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Rivista Mensile N. 5 - Maggio 2013
Infosportpagine
“nel nome di chi non può parlare”
Gaude, Mater Polonia!
Sente dolore il feto nel pancione? Risponde Carlo Bellieni
In Belgio, eutanasia per tutti
Intervista a Pavel Wosicki, leader pro-life: “Gli attacchi ingiustificati delle lobby internazionali hanno l’effetto contrario sul popolo polacco”
- Sommario -
Notizie
Editoriale 3 Notizie dall’Italia Notizie dal mondo
4 5
Primo Piano La Polonia e la Vita
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Antonio Brandi
Sente dolore il feto nel pancione?
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Carlo Bellieni
Eutanasia per tutti, grandi e piccoli
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Irene Bertoglio
RIVISTA MENSILE N. 5 - MAGGIO 2013 Testata Infosportpagine-ProVita Editore MP cooperativa giornalistica Sede legale Via Marlengo 49/b, 39012 Merano (BZ) Autorizzazione Tribunale BZ N6/03 dell’11/04/2003 Codice ROC MP 12603 Redazione Mario Palmaro, Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi. Largo della Caffarelletta 7, 00179 Roma. Tel/fax: 06-3233035 Direttore Responsabile Francesca Lazzeri Direttore Editoriale Francesca Romana Poleggi
Attualità
Direttore Amministrativo Beniamino Iannace
Suicidio e gravidanza
6
Marta Buroni
Uguaglianza che uccide
7
Alberto Calabrò
La Vigna di Rachele, la forza salvifica del perdono
8
Marco Respinti
Aborto in caso di stupro? No, grazie
9
Virginia Lalli
Per salvare una vita, basta volerlo
10
Anna Maria Pacchiotti
Negli USA il partito pro aborto sta perdendo terreno
per un aggiornamento quotidiano:
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Erica de Ponti
Una responsabilità collettiva, una posizione cosciente 18 Don Matteo Graziola
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Francesca Romana Poleggi
Evangelium Vitae, seconda parte
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Mons. Giuseppe Tonello
Famiglia ed Economia Ripartire dall’educazione
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Irene Frondoni
I piccoli davanti a Internet Giorgia Petrini
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Distribuzione MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova Rapida Vis, Via Cadlolo 90 - 00136 Roma
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Aldo Vitale
La notizia che non fa notizia
Tipografia Eticart srl, via Garibaldi 5, 73011 Alezio
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Carlo Bellieni, Antonio Brandi, Irene Bertoglio, Marta Buroni, Erica de Ponti, Alberto Calabrò, Irene Frondoni, Virginia Lalli, Don Matteo Graziola, Anna Maria Pacchiotti, Francesca Romana Poleggi, Giorgia Petrini, Marco Respinti, Palma Scolieri, Mons. Giuseppe Tonello, Aldo Vitale.
Scienza e Morale Naprotecnologie
Progetto grafico Massimo Festini
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Palma Scolieri
Perché la bioetica
Segretaria di Redazione Camilla Tincani
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www.prolifenews.it Prezzo: 3,50 euro Abbonamenti: Semplice 30,00 euro Sostenitore 60,00 euro Benefattore 100,00 euro Patrocinatore 250,00 euro
Per abbonamenti, acquisti e donazioni Conto Corrente presso Banca Popolare di Puglia e Basilicata IBAN IT94 X053 8515 0000 0000 0003 442 oppure Conto Corrente Postale n.1009388735 intestati a M.P. Società Cooperativa Giornalistica a.r.l. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali, involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.
Editoriale
Notizie
3
Editoriale
Gaude, Mater Polonia!
“Gioisci, Madre Polonia!” è un inno del medioevo che i cavalieri polacchi avevano l’usanza di cantare dopo una battaglia vittoriosa. Abbiamo deciso di dedicare questo numero alla Polonia perché il terzo millennio la vede sul fronte della Vita. Come disse il Beato Giovanni Paolo II: “La Polonia è la patria di oltre 35 milioni di connazionali, è al centro dell’Europa, è una nazione battezzata più di mille anni fa, è un mare di sofferenze, di errori e di sconfitte, ma anche di vittorie, di successi e spesso di idee e compimenti esemplari nella famiglia umana. Non è possibile accogliere tale eredità se non in ginocchio”. Nel Giugno del 2011 grande successo ha avuto una petizione che ha raccolto quasi mezzo milione di firme in un paio di settimane per chiedere il divieto di aborto: un numero quasi cinque volte superiore al necessario per le petizioni popolari. Purtroppo la legge non è passata al Sjm, il parlamento Polacco, per soli 5 voti: le lobby omosessualiste, femministe e abortiste sono forti e ricche anche in Polonia! Pavel Wosicki, presidente delle organizzazioni Pro Life polacche, denuncia, nella sua intervista alle pagine 13 e 14, che i grandi media cercano di presentare la Polonia come un paese arretrato, per il suo spirito pro vita. Nonostante che il diritto all’aborto non sia contemplato nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Corte di Strasburgo, appoggiata dai media, cerca di costringere la Polonia a passare una legge che renda più agevole l’aborto in ogni circostanza ed ha già condanna-
to lo Stato Polacco a pagare 61.000 euro a una giovane, che ha abortito secondo le regole vigenti, per essere stata sottoposta “a trattamento inumano e degradante”. L’ultimo Governo purtroppo si è mostrato piuttosto sensibile alle sirene politicamente corrette e conformiste che dominano in ambito U.E. Per esempio, il Ministero polacco della Pubblica Istruzione e quello della Salute hanno organizzato con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e Planned Parenthood un convegno per dettare le linee guida delle nuove “Norme di educazione sessuale in Europa”, che promuovono in modo nefasto la sessualizzazione precoce dei bambini. Nonostante queste enormi pressioni, il popolo polacco preferisce la Vita. Le ultime statistiche indicano, infatti, che il sostegno a favore del diritto alla vita è fortemente aumentato e gli attacchi delle lobby internazionali hanno l’effetto contrario sui Polacchi, provocandone la fiera indignazione. Nel 1992, il 26% dei polacchi approvava l’aborto, oggi solo il 16%. In Polonia, i cattolici sono veri cattolici, non hanno paura di battersi per la Verità, seguono l’insegnamento di S.E. Il Cardinale di Cracovia, Stanislaw Dziwisz quando dichiara che “La Chiesa insegna chiaramente che i cattolici sono obbligati a non accettare il compromesso, ma a puntare alla protezione totale della Vita”. Tuttavia non ci stanchiamo di ripetere che la battaglia per la Vita non è un monopolio cattolico ma di tutti gli uomini veri. Ricordiamo cosa disse Mahatma Gandhi: “Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l’aborto è un crimine”, e cosa disse il non credente Pier Paolo Pasolini: “Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio.” Superiamo le nostre differenze e battiamoci tutti - cristiani, credenti di altre religioni e non credenti contro l’aborto, che è il più ignobile degli omicidi, perché perpetrato contro una persona inerme, incapace di difendersi. Antonio Brandi
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4 Il 27 aprile, l’Ospedale Civile Fornaroli di Magenta ha ospitato il convegno: “Il tempo del dono: scienza, etica e diritto per la vita nascente” organizzato dalla scuola itinerante di formazione dell’AIGOC, l’Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici, presieduta dal Prof. G.Noia. Lo scopo del convegno è stato quello di riflettere sul “talento del tempo” che abbiamo ricevuto e di cui dobbiamo rendere conto e sul dono inestimabile della vita, coniugando la ragione scientifica, giuridica ed etica, insieme alla ricerca della verità della persona umana, della sua preziosità e bellezza, con onestà intellettuale, contro approssimazioni e falsità ideologiche. Il Timone, noto mensile di apologetica cristiana che si è sempre schierato senza se e senza ma dalla parte della Vita, organizza delle giornate di formazione molto interessanti. Prossimamente, a Roma, la “Giornata del Timone” si terrà il 15 giugno presso il Centro Nazareth, in via Portuense 1019. Sarà coordinata dal Centro Culturale “Amici del Timone Fides et Ratio” (www.iltimone.org), in collaborazione col CAV Palatino. La Santa Messa, alle 11.30, sarà celebrata da S. E. R. Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nel pomeriggio interverranno la scrittrice Costanza Miriano, e Mons. Gino Reali, Vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina. Al termine della giornata il direttore Gianpaolo Barra consegnerà il premio “Testimoni” allo scrittore e giornalista Rino Cammilleri. Dopo il caso del San Paolo di Bari, anche nel reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Perrino di Brindisi tutti i medici sono diventati obiettori di coscienza. Prendiamo nota del fatto con immensa soddisfazione e con buona pace delle vibrate proteste della Fp Cgil di Brindisi.
La Società Internazionale per la Ricerca sulle Cellule Staminali (ISSCR), presieduta da Shinya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012, ha diffuso un comunicato ufficiale in cui critica apertamente il decreto legge caldeggiato dal ministro Balduzzi che autorizza i trattamenti con il metodo cd. Stamina. Il metodo basato su cellule staminali mesenchimali (embrionali) secondo il Nobel, manca di sicurezza e di efficacia scientifica. E di fondamento etico. Presso la Biblioteca comunale di Giaveno, il Centro Accoglienza alla Vita “L’Annunciazione” ha organizzato un seminario di formazione dal titolo “L’aborto fa male: a chi? Perché?”. Marilena Ruiu, psicologa e psicoterapeuta, partendo dalla conoscenza e accettazione di sé, ha affrontato i temi riguardanti l’affettività, il dono di sé all’altro e quindi i figli. A volte però, questi doni vengono visti come ostacoli e scogli insormontabili. Si sceglie quindi la via apparentemente più semplice dell’aborto. Ma l’aborto in verità comporta conseguenze devastanti per la mamma. E per il padre del bambino.
“Le nuove frontiere dell’aborto: le pillole di emergenza” questo il tema trattato nell’incontro pubblico organizzato dal Centro di Aiuto alla Vita di Pesaro nello scorso mese a Palazzo Montani Antaldi. Ha partecipato la dott.ssa Emanuela Lulli, ginecologa e segretario nazionale dell’associazione Scienza & Vita, che ha spiegato gli effetti e i rischi connessi all’uso delle pillole abortive, vista la scarsissima conoscenza del loro meccanismo d’azione. La conferenza ha concluso il corso di formazione intitolato “Incontrare la vita”, promosso dal Cav in collaborazione con “Scienza e Vita”, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e il sostegno del CSV Marche. Il numero di aprile del Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa, pubblicato dall’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan (www.vanthuanobservatory. org), è incentrato sull’ideologia del genere che è definita come “la fine del genere umano”. Essa, infatti, mina non solo le fondamenta della famiglia ma la stessa concezione della natura umana. Segnaliamo ai nostri lettori, in particolare, i contributi della biologa Marisa Levi, di Elizabeth Montfort, presidente dell’Association Nouveau Féminisme Européen, della professoressa e giornalista Assuntina Morresi, della dottoressa Chiara Mantovani, di Scienza e Vita, e di don André-Marie Jerumanis, professore di teologia a Lugano.
Il Centro di Aiuto alla Vita dell’Ospedale Mangiagalli di Milano da giugno rischia di chiudere: il Comune non versa un solo euro per sostenerlo. Sei donne su dieci abortiscono per motivi economici, anche perché spesso non trovano nessuno disposto a dare loro una mano. Finora il CAV, fondato nel 1984, ha salvato almeno 19 mila bambini, anche se i volontari preferiscono sottolineare che coloro che hanno salvato quelle vite veramente sono state le madri: donne coraggiose che si sono lasciate aiutare a scegliere la vita, e mai se ne sono pentite. Il Tribunale civile di Milano ha provato a dare l’ennesima spallata non solo alla legge 40, ma all’antropologia che la sottende, ricorrendo alla Suprema Corte: tale norma lederebbe la possibilità di ogni coppia di avere una libera vita familiare, perché non consente la fecondazione eterologa, neanche alle coppie portatrici sane di gravi patologie. La legge deve sancire il diritto all’autodeterminazione della coppia: ma avere un figlio è un diritto? O è un diritto non averlo più, quando non se ne abbia più voglia? Oppure, il figlio non è come lo vogliamo davvero, e quindi “abbiamo il diritto” di buttarlo via?
Notizie dal mondo
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Abby Johnson, direttrice della clinica per aborti di College Station, Texas, per anni, con sdegno, ha assistito dalla finestra del suo ufficio alle veglie di preghiera organizzate dall’associazione “40 Days for life”. Poi un giorno, come un miracolo, si è licenziata e – sinceramente pentita – è divenuta un’attivista pro life. Almeno altre 45 persone, come Abby, negli ultimi 6 mesi hanno abbandonato l’industria dell’aborto, grazie a “40 Days for Life”, o meglio, grazie alla preghiera.
Tutti ricordano la foto del braccino di Samuel Armas, che stringeva il dito del dottore che lo operava mentre era ancora nell’utero: anche Annabelle Hall, che ora ha 6 mesi, è stata operata per una cisti all’interno dei polmoni, quando era ancora nel grembo materno, al Children’s Hospital di Colorado. In questo caso, però, la bimba è stata quasi completamente estratta dall’utero, e dopo l’operazione riposizionata felicemente al suo posto. Dai primi anni ’80 gli interventi sui bimbi in utero sono stati sempre più perfezionati: oggi un centro specializzato come l’ospedale pediatrico di Colorado, ne opera circa una dozzina l’anno. Il governo in Spagna ha annunciato una prossima riforma volta a limitare il diritto all’aborto, previsto nella legge approvata nel 2010 dal precedente esecutivo socialista. Promessa in campagna elettorale dal capo del governo Mariano Rajoy, la riforma sarà presentata “rapidamente’’, ha detto il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Gallardon, secondo il quale la vita “è un diritto inalienabile’’ e “il rischio per la sanità fisica e psichica non può essere considerato un pretesto per non proteggere la vita dei neonati’’.
Due lesbiche australiane hanno pubblicato le foto del figlio adottivo di sei anni travestito da ragazza su Facebook. Il tribunale dei minori del New South Wales ha immediatamente tolto l’affidamento alla coppia, rimosso le immagini da Facebook e avviato un’indagine sull’agenzia di adozioni che ha permesso l’assegnazione del minore alle due donne. A esse era stata affidata anche una bambina più grande, di 12 anni, che da subito aveva rifiutato la convivenza con le due signore. La madre naturale del bambino aveva tentato di riottenerne la potestà, ma le era stata negata.
Gli ovuli umani sono probabilmente il bene più prezioso del pianeta, ormai. A donne universitarie molto intelligenti e belle vengono offerti 50.000 dollari americani o più per i loro ovuli. Se le femministe fossero davvero “per” le donne dovrebbero inorridire e far sentire la loro voce di fronte all’ennesima mercificazione delle donne e del loro corpo. Già le povere, nel mondo in via di sviluppo, sono vittime di questo sfruttamento che comporta gravi pericoli di salute, senza che nessuno dei “politicamente corretti” parli in loro favore. Intanto la California sta discutendo una proposta di legge per aprire un mercato di ovuli umani per l’uso in biotech (attualmente non consentito). Nuovi dati statistici emersi da un sondaggio nazionale rivelano che il 53% degli Americani sono contrari al 99% degli aborti. Il sondaggio è stato commissionato dal Comitato National Right to Life alla Polling Company. La società ha svolto le interviste tra il 28 febbraio e il 3 marzo scorsi: hanno risposto 1000 persone. Anche coloro che si definivano pro choice (circa la metà degli intervistati), di fatto si sono dichiarati contrari alla pratica dell’aborto. La prestigiosa università di Yale, negli Stati Uniti, sta preparando una conferenza che riunisce attivisti per i diritti degli animali, e appassionati di “potenziamento umano” che sono interessati ai diritti dei robot e degli alieni. “Personalità oltre l’umano” sarà patrocinato dall’Istituto per l’Etica e le Tecnologie Emergenti, il Nonhuman Rights Project e il Centro Interdisciplinare di Yale per la Bioetica. Tra i relatori Peter Singer e un leader dei diritti degli animali, Steven M. Wise. Come commentare una tale notizia? Forse si può solo consigliare agli organizzatori di invitare anche qualche bravo padre esorcista.
Notizie dal mondo
I giudici irlandesi che hanno indagato sul caso di Savita Halappanavar, morta il 28 ottobre scorso nell’ospedale di Galaway, hanno concluso le indagini confermando quello che le persone in buona fede dicevano fin dall’inizio: la tragica morte della signora, incinta di 17 settimane, è avvenuta per una grave infezione che non è stata rilevata in tempo da apparecchiature mal funzionanti, mal gestite dai medici responsabili: il presunto “aborto negato” non c’entra proprio niente. Anche il perito di parte, assunto dal vedovo della signora Savita, è giunto alle stesse conclusioni.
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Attualità
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Suicidio e gravidanza La legge 194 e le ideologie che la pervadono permettono l’aborto in caso di pericolo di vita della madre, comprendendo nella fattispecie l’ipotesi di suicidio. A una simile norma l’Irlanda si oppone con dati scientifici.
C
he la minaccia di suicidio di una mamma in attesa sia da considerare un fattore di rischio per la vita della madre e autorizzi quindi il ricorso all’aborto, è una delle ipotesi affacciatesi, con il sostegno di alcuni politici, nel dibattito in corso per l’apertura legislativa della cattolica Irlanda all’aborto, “limitato” ai casi in cui la donna sia in grave pericolo di vita. Si tratta di un orientamento aperto da una sentenza della Corte Suprema nel 1992, senza che la regolamentazione in materia fosse mai stata portata a termine, e che ora il Governo riprende nella volontà di definire una legge sull’interruzione di gravidanza, illegale in Irlanda per Costituzione. Ma tra i casi in cui una donna possa effettivamente considerarsi in pericolo di vita, vi è anche il suicidio annunciato o minacciato? La legalizzazione dell’aborto che contempli anche questo tra i fattori di rischio si teme possa aprire nuovi
scenari: se basterà che una donna minacci di suicidarsi per ottenere un aborto legale, di fatto, si rischia di autorizzare l’aborto ‘a richiesta’. E «l’aborto non può essere una risposta all’intenzione suicidaria», hanno osservato i vescovi cattolici irlandesi. Per la comunità medica irlandese l’interruzione di gravidanza non è «medicalmente necessaria per salvare la vita di una madre» e il divieto di aborto non influisce in alcun modo sulla disponibilità di fornire cure ottimali per le donne in stato di gravidanza: numerosi studi hanno messo in luce come il tasso di mortalità materna sia correlato non già alla legalizzazione dell’aborto, bensì alla qualità delle cure e dei servizi alla maternità. E, infatti, l’Irlanda è uno dei Paesi che vanta tra i più bassi tassi di mortalità materna a livello internazionale (al primo posto nel 2005, al terzo nel 2008). E dove si hanno elevati standard di assistenza sanitaria e di protezione della mamma e del feto. La professoressa Patricia Casey, docente di Psichiatria presso l’University College Dublin, in risposta al Committee on Health and Children on abortion and suicide, ha spiegato che il suo Paese non ha bisogno di una legge del genere: ha dimostrato statisticamente in uno studio condotto su tre ospedali di maternità a Dublino che in sessanta anni, dal 1950 e al 2011, non vi sono stati casi di suicidi per gravidanza e che gli unici 5 suicidi di donne incinte non sono correlati con la gestazione. Questo dimostra anche che le donne ottengono le cure ne-
L’aborto non può essere una risposta all’intenzione suicidaria. cessarie, quando sono depresse e che hanno intenzioni suicidiarie. E i Colleghi del St. Patrick’s University Hospital, il principale ospedale psichiatrico irlandese, sostengono che non ci sono prove che «l’interruzione di gravidanza sia un trattamento efficace per un disturbo o una difficoltà di salute mentale». In 40 anni di esperienza clinica del dottor John Sheehan del Rotunda Maternity Hospital, l’aborto non poteva servire neanche «per un solo caso di donna con l’istinto suicida». Ancor più, come sostenuto da Kevine Malone psichiatra del St. Vincent Hospital, in considerazione del fatto che il suicidio non è prevedibile con la precisione necessaria al legislatore, una legge di tal fatta piuttosto porterebbe a «legittimare inspiegabilmente e normalizzare il suicidio a determinate condizioni, solo per le donne». L’aborto dunque non è un trattamento per alcun problema di salute psichica o di comportamento ed è un inganno per le donne far credere che sia l’unica soluzione in risposta a intenzioni suicide. Soprattutto quando è dimostrato, piuttosto, che l’aborto in se stesso può portare a pensieri suicidari e problemi di salute mentale. Marta Buroni