ProVita Maggio 2016 - Anteprima

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POSTE ITALIANE S.p.A. | Spedizione in AP - D.L. 353/2003 | (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) | art. 1, comma 1, NE/PD | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00

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“nel nome di chi non può parlare” Anno V | Rivista Mensile N. 41 - Maggio 2016

il

IN UNA GOCCIA

cuore CURA E CONFORTO PERINATALE

Non vuoi finanziare gli aborti?

OSA: OBIEZIONE ALLE SPESE ABORTIVE


Notizie

- Sommario Editoriale: Il Cuore in una Goccia

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“nel nome di chi non può parlare” RIVISTA MENSILE

Lo sapevi che...

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N. 41 - MAGGIO 2016

Scienza e Morale

Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182

Giuseppe Noia

Redazione

Curare gli incurabili: la comfort care neonatale 8

Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ)

L’Hospice perinatale: un nuovo modo di medicina condivisa per dare speranza 6

Elvira Parravicini

Le cure palliative neonatali 10 Patrizia Papacci

Malformazioni del sistema nervoso centrale: aspetti diagnostici

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Lucia Masini

Malformazioni del sistema nervoso centrale: aspetti neurochirurgici

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Massimo Caldarelli

La storia naturale di malformazioni life-limiting del distretto urinario

Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi www.notizieprovita.it/contatti - Tel. 329 0349089

Direttore responsabile Antonio Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Impaginazione grafica Francesca Gottardi Tipografia

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Carlo Manzoni

Distribuzione MOPAK SRL, via Prima Strada 66 - 35129 Padova

Famiglia ed Economia

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: I Professori: Massimo Caldarelli, Carlo Manzoni, Lucia Masini, Giuseppe Noia, Patrizia Papacci, Elvira Parravicini; la Comunità Papa Giovanni XXIII: Stefano Gasparini, Daniela Giorgis, Andrea Mazzi, Laila Simoncelli; Alba Mustela e Francesca Romana Poleggi.

OSA! Obiezione alle Spese Abortive

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Daniela Giorgis

Schema esplicativo dell’OSA 20 Comunità Papa Giovanni XXIII

L’obiezione che nasce dalla condivisione 23 Stefano Gasparini

Lo Stato finanzi il sostegno alla vita anziché l’uccisione di bambini

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Don Oreste Benzi

Aspetti legali dell’obiezione di coscienza fiscale all’aborto 25 Laila Simoncelli

La testimonianza di un obiettore fiscale

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Andrea Mazzi

Quanto costa l’aborto all’estero?

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Francesca Romana Poleggi

Famiglia = Mum, Dad & Kids: firma e fai firmare Alba Mustela

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L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.


Editoriale

Editoriale

CC0 Public Domain

Siamo onorati di pubblicare, nella prima parte di questo numero di Notizie ProVita, alcuni degli abstract degli interventi dei relatori che partecipano, il 25 di questo mese di maggio, a un Convegno all’Università Cattolica del Sacro Cuore – presso il Policlinico Gemelli di Roma, dal titolo: “Custodire la vita: l’hospice perinatale come risposta scientifica, etica e umana alla diagnosi prenatale”. L’evento è patrocinato dal Polo per la Salute della Donna e del Bambino, dalla Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia e dal Centro di Ateneo per la Vita. In questa occasione viene presentata la Fondazione “Il Cuore in una Goccia”, voluta dai fondatori Prof. Giuseppe Noia, Anna Luisa Noia e Angela Bozzo. L’ente ha lo scopo di favorire, sostenere e promuovere l’attività di ricerca scientifica e una cultura scientifica e testimoniale, impegnandosi in iniziative di servizio, formazione, ricerca e diffusione di una cultura preconcezionale, prenatale e postnatale che tuteli la vita e la salute della madre e del bambino. La Fondazione, a carattere interdisciplinare, si rivolge a ostetrici, ginecologi, medici, psicologi, psicoterapeuti, operatori sanitari e anche a persone non facenti parte del mondo medico che, come singoli o come famiglie, incoraggiano e sostengono l’opportunità di integrare la conoscenza professionale, le competenze e l’esperienza testimoniale con la Fede legata al Magistero della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Notizie

Il Cuore in una Goccia

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“Il Cuore in una Goccia” si impegna a sostenere concretamente tutte le donne, in gravidanza e non, attraverso tre braccia operative – il braccio medico-scientifico, quello di supporto familiare e testimoniale e la preghiera –, in tre aree di intervento – l’ambito preconcezionale, l’ambito prenatale, l’ambito postnatale – e operando a livello di prevenzione, informazione, terapia e accompagnamento. Nella seconda parte di questo numero approfittiamo del momento dedicato alla denuncia dei redditi per invitare i nostri Lettori ad aderire alla campagna “Obiezione alle Spese Abortive” (OSA), che da più di vent’anni è promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Siamo votati alla difesa della Vita, senza se e senza ma. Ci impegniamo in modi diversi, anche molto concreti, per tale fine, ma poi tutti indistintamente contribuiamo con i nostri soldi al finanziamento dell’aborto e della fecondazione assistita: è il momento di dire basta. Possiamo e dobbiamo osare un gesto di disubbidienza civile, certamente simbolico (perché si tratta di rifiutarsi di pagare pochi euro a testa), ma dall’alto valore. È questo un modo forte per dimostrare che, dal basso, il popolo italiano si oppone alla cultura della morte: sa che la Vita è il bene più prezioso, che va tutelato, protetto in modo radicale, soprattutto laddove le persone sono più vulnerabili, deboli e senza voce. L’obiezione fiscale di cinque o dieci euro è certamente solo una goccia, ma anche in quella goccia c’è un grande cuore: e tante gocce formano il mare…


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N. 41 - MAGGIO 2016

Lo sapevi che... Buone notizie dalla Polonia: il partito di maggioranza, Prawo i Sprawiedlywosc (Diritto e Giustizia) ha annunciato pubblicamente di voler l’abolizione della legge sull’aborto. La premier, Beata Szydlo, e il deputato Jaroslaw Kaczynski sono al centro della ‘preoccupazione’ dei cultori della morte, soprattutto dell’Unione Europea, che lanciano strali politici e mediatici appuntiti e avvelenati. Del resto il Governo ha detto chiaramente, come promesso agli elettori, di voler restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della Vita e di voler prendere le distanze dal comodo mainstream dell’Europa secolarizzata. La legge attualmente in vigore in Polonia prevede la possibilità di abortire in caso di stupro, di malformazioni gravi del bambino, oppure nel caso in cui la madre versi in pericolo di vita. Gli studi scientifici dimostrano che la gravidanza è un’esperienza triplice: la mamma entra in una più profonda relazione con se stessa; tra mamma e figlio, nel grembo, si costruisce progressivamente un legame biunivoco, psichico e fisico, meraviglioso e complesso; infine, la mamma cerca il sostegno dell’uomo che l’ha resa gravida. La scienza spiega che il bambino comincia immediatamente a dialogare con la madre, anche prima dell’annidamento in utero. Il riconoscimento della presenza di un altro in sé, nella donna incinta, è l’intessere progressivamente un legame tra la sua sessualità, la sua capacità di procreare e l’arrivo del bambino in lei. Non esiste dunque la possibilità di un non coinvolgimento della madre con ciò che le accade, cioè con se stessa (alla faccia di chi vorrebbe l’utero in affitto); neppure esiste la possibilità che il bambino non crei un legame profondo con colei che lo nutre e lo accoglie. La quale, a sua volta, naturalmente cerca la condivisione e il sostegno del padre del piccolo: nella gestante le alterazioni vissute dal suo corpo e dalla sua psiche generano un aumento vertiginoso della sua sensibilità affettiva. E tutti e due sanno da sé quanto sia utile per il feto una ‘interazione comunicativa’ attraverso carezze, parole, canzoni… Ogni concepimento e ogni nascita è dunque un trionfo della relazionalità e dell’alleanza uomo-donna-bambino. La propaganda LGBTQIA(…) viaggia sempre più veloce, percorrendo la nostra Penisola da nord a sud su binari preferenziali. A fine gennaio la Gaystapo si scagliò contro Italo, in quanto la compagnia aveva deciso di applicare uno sconto del 30% alle famiglie che si recavano a Roma per partecipare al Family Day.

Ma ecco la rivincita di Trenitalia: la rivista di bordo – La Freccia – riporta un articolo dal titolo: “Modern Family. La società cambia, la famiglia pure: allargata, monogenitoriale o arcobaleno”, con il quale introduceva i passeggeri nel mondo delle ‘famiglie’ rainbow. La nuova famiglia italiana modello, per Trenitalia, pare dunque essere composta anche da due mamme o da due papà, con tanto di prole al seguito. Sì perché secondo Francesco Remotti, docente di Antropologia all’Università degli Studi di Torino, citato nello scritto, la famiglia “è un prodotto culturale: può assumere forme diverse in relazione alla società, ai suoi orientamenti, valori e concezioni. E possono essere differenti le funzioni che le si attribuiscono: dalla cooperazione tra adulti, alla gratificazione sessuale, dalla procreazione all’allevamento dei figli”. James Parker, ex omosessuale (come Di Tolve, come Joseph Sciambra, un ex porno-divo, e tanti altri) ha riscoperto la sua eterosessualità latente. Una storia di abusi da parte di adulti quando era bambino, gay convinto e dichiarato già nella prima adolescenza (accettato sia dai propri genitori che dai compagni di scuola), una forte dipendenza dall’alcol, tentativi di suicidio, una relazione stabile con un uomo, e poi l’incontro con Gesù Cristo. James racconta che, dopo aver vissuto un periodo di castità, forte dell’aiuto della preghiera, ha potuto sviluppare numerose amicizie, sia con uomini che con donne. “Più la mia amicizia con gli uomini – racconta James – diventava profonda, vera, meno gli uomini mi apparivano misteriosi. [...] E più iniziavo a desiderare un rapporto che contenesse qualcosa che per me fosse misterioso: così ho cominciato a vedere le donne in una maniera in cui non le avevo mai viste”. Così James comincia a frequentare una ragazza, si fidanza, si sposa e ora è felicemente padre. Un articolo recentemente pubblicato nel Journal of Medical Ethics sostiene la necessità di consentire l’eutanasia dei pazienti malati con l’espianto degli organi necessari per la ‘donazione’. In un Paese come il Belgio vige la regola del ‘consenso presunto’ per l’espianto degli organi da donare: quando tre medici convengono sulla dichiarazione di morte di un paziente (che però ha ancora il cuore che batte), al medico curante è legalmente consentito espiantarne gli organi, anche senza un’espressa dichiarazione di volontà del soggetto interessato.


Lo sapevi che...

Notizie

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La vignetta del mese

di Francesca Gottardi

Questa prassi, unita alla mentalità eutanasica che regna in quei luoghi – dove molto facilmente si arriva anche a ‘presumere’ il desiderio di morire dei malati, dei depressi, dei pazienti psichiatrici –, rende queste persone veri e propri magazzini di pezzi di ricambio: i loro organi servono a persone la cui vita è considerata ‘degna d’essere vissuta’. Ma chi decide se la vita del ‘ricevente’ è più degna di essere vissuta di quella del ‘donante’? Il Governatore della Florida Rick Scott ha promulgato una legge che revoca il finanziamento pubblico, ottenuto con i soldi dei contribuenti, alle cliniche Planned Parenthood e agli altri centri affiliati che forniscono aborto. La Florida è il dodicesimo Stato federato ad adottare un provvedimento di questo tipo, dopo gli ennesimi scandali che hanno coinvolto la Planned Parenthood Federation. Ricordiamo infatti che, oltre ad essere stata colta in flagrante nella vendita illegale di feti abortiti, anche senza il consenso delle madri, la Planned Parenthood da anni riceve denunce per il basso standard igienico-sanitario e per la scarsa qualità dei servizi offerti, nonché per un’altra serie di attività svolte ai limiti della legalità, profumatamente finanziate dai contribuenti americani. La legge reindirizza i fondi pubblici ad altri centri che offrono servizi di sostegno alla maternità e all’infanzia. I pro-life americani, che considerano questa legge un passo avanti per la tutela reale della salute delle donne, sono tuttora impegnati a livello nazionale affinché una legge simile a quella della Florida sia adottata a livello federale. L’ultima notizia gayfriendly sul panorama internazionale riguarda la pubblicazione, da parte dell’Organizzazione Mondiale degli Psichiatri (WPA), di un documento contenente una serie di Azioni – naturalmente di carattere inclusivo e relativista – sul tema dell’orientamento sessuale. Da questo documento si evince che l’omosessualità sarebbe innata (anche se i genetisti dicono che non esiste un gene che possa giustificare tale tendenza). Noi ci domandiamo: è possibile dissentire da una conclusione del genere? La scienza non dovrebbe cedere ai ricatti dell’ideologia, ma rimanere fedele ai dati e alle evidenze. Inoltre, come non ricordare che anche le teorie sulla razza di Hitler erano suffragate da studi ‘scientifici’ di illustri studiosi ed evoluzionisti?

L’Almanacco delle scienze del CNR, nel numero di marzo 2016 riporta un articolo sulle differenze tra il cervello dei maschi e quello delle femmine. Elisabetta Menna, dell’Istituto di neuroscienze del CNR, riassume in questi termini lo status delle ricerche: “Di differenze ve ne sono a livello sia strutturale, sia funzionale. In generale gli uomini hanno più neuroni (materia grigia) e le donne hanno maggiori connessioni (materia bianca)”. Questo significa, per semplificare al massimo, che le donne sono intuitive e multitasking, mentre gli uomini sono logici e razionali ma fanno una sola cosa per volta. Non è questa l’intuizione peregrina di chi ha esperienza di vita familiare: è la scienza che dimostra come uomo e donna siano diversi in tutto – dai genitali agli ormoni, e persino nel cervello –, e proprio per questo siano complementari. Come a dire che solo con entrambi i cervelli, quello maschile e quello femminile, è possibile leggere la realtà a 360 gradi. Il buon senso lo insegna e le neuroscienze lo confermano: camminando a braccetto, maschio e femmina, vedono più chiaro. Errata Corrige (n.40) Nello scorso numero di aprile di Notizie ProVita è stato omesso di dire che la conferenza precedente la Marcia per la Vita, a Roma il 7 maggio, è stata organizzata dal Comitato Verità e Vita, oltre che da Vita Umana Internazionale.


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N. 41 - MAGGIO 2016

Giuseppe Noia

Direttore dell’UOC Hospice Perinatale - Centro per le cure palliative prenatali della Fondazione Policlinico Gemelli, è clinico, docente e ricercatore. In questa sede lo ricordiamo come uno dei fondatori de Il Cuore in una Goccia, come strenuo difensore della Vita e come un carissimo amico di ProVita.

L’Hospice perinatale: un nuovo modo di medicina condivisa per dare speranza

Dalla legalizzazione dell’aborto in poi la mentalità eugenetica si è fatta sempre più strada. Contemporaneamente però, anche la medicina fetale e la cura del bambino in utero hanno fatto enormi progressi di Giuseppe Noia Il panorama prenatale degli ultimi quarant’anni ha mostrato luci e ombre nella difesa della vita nascente e nella custodia di un valore la cui preziosità dovrebbe essere trasversale a ogni ideologia e a ogni differenza di valutazione antropologica. Questo “essenziale invisibile agli occhi” dovrebbe essere l’obiettivo primario di ogni aggregazione umana esattamente come la fotosintesi clorofilliana che, pur non essendo visibile, viene riconosciuta come la fonte primaria di energia universale. In Italia, se da una parte abbiamo registrato un atteggiamento eugenistico verso la vita fragile e gravata da malformazioni (il tasso di aborto volontario eugenetico dopo le dodici settimane, cioè dopo il terzo mese, è passato dallo 0,5 % del 1981 al 4,2% del 2013), negli stessi anni abbiamo diffuso e sviluppato il concetto di ‘medicina fetale’, cioè la possibilità di curare il bambino in utero anche in condizioni di gravi patologie (Noia G. et al., Le Terapie Fetali Invasive, Società Editrice Universo, Roma 1998; Noia G. et al., Terapie Fetali, Poletto Editore, Vermezzo, Milano 2009). Al Policlinico Gemelli, già negli anni Ottanta, una sinergia tra ginecologici, neonatologi e altre figure mediche come neurochirurghi infantili, cardiologi pediatri e chirurghi pediatri, ha portato avanti l’idea che il feto è un paziente a tutti gli effetti. Meeting interdisciplinari venivano organizzati per ottimizzare le terapie e gli interventi prenatali, ecoguidati e interventi perinatali specifici per ogni tipo di affezione fetale. In tutto il mondo le tecniche ultrasonografiche sono diventate elemento basilare per guidare approcci invasivi verso un compartimento fetale e per apportare una serie di atti diagnostici e terapeutici finalizzati a trattare il feto come un paziente a tutti gli effetti, con una giusta valutazione etica e scientifica del rischio-beneficio. Questa è la terapia fetale.

Nel nostro Centro l’approccio intravascolare (prelievo di sangue fetale dal cordone ombelicale in caso di anemia fetale e correzione della stessa attraverso la medesima via con trasfusioni fetali ecoguidate) ha portato la sopravvivenza dal 40 al 92%. In 32 casi sono state eseguite curarizzazioni fetali per bloccare l’estrema mobilità del feto e permettere la trasfusione.

I risultati ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del Gemelli con la terapia fetale integrata dimostrano che anche in gravi patologie ci sono possibilità di intervento e che si può ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta Approcci intramniotici, come l’amnioinfusione (immissione di soluzione salina nella cavità amniotica dopo rottura delle membrane), hanno migliorato la sopravvivenza dallo 0 al 50%, mentre i drenaggi e le aspirazioni di cisti ovariche fetali di grosse dimensioni (circa 4 cm), hanno impedito la torsione e la perdita dell’ovaio in 30 casi di bambine che sono nate con ovaie integre e preservate. Anche l’approccio intraurinario, con aspirazioni e drenaggi dalla cavità pielica o dalla vescica, hanno migliorato la sopravvivenza dal 20 al 65% e, nei casi di idrope fetale non immunologica (condizione severa per cui il feto evidenzia presenza di liquidi nel torace e nell’addome come espressione di scompenso emodinamico), i trattamenti integrati e multipli hanno portato la sopravvivenza dal 12 al 48% e i follow up a lunga distanza evidenziano un ottimo outcome nel 79% dei bambini nati.


Scienza e Morale

Questi sono solo alcuni esempi appartenenti a una casistica di circa 8.000 procedure effettuate negli ultimi trent’anni nel nostro Centro. Accanto a queste procedure invasive si è sviluppata anche la palliazione fetale, cioè quell’insieme di procedure che mirano ad accompagnare interventi invasivi che attraversavano il corpo fetale per evitare il dolore al feto. Tale trattamento mirava a fare un’analgesia (palliazione nocicettiva), ma l’insieme di questi atteggiamenti terapeutici miravano anche a detendere le sierose (peritoneo e pleura) al fine di evitare la distensione delle stesse, ricchissime di terminazioni nervose, e quindi a evitare la sofferenza cronica da distensione (palliazione clinica). Considerando che la percezione del dolore da parte del feto inizia già dalla 18° settimana e che la capacità di gestire il dolore (pain modification system) si completa alla 27° settimana, si capisce molto bene l’importanza di questi trattamenti palliativi, analgesici e/o clinici per limitare il danno che la percezione del dolore da parte del feto può creare allo sviluppo anatomico e neuro-fisiologico del sistema nervoso centrale del futuro bambino.

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Negli ultimi anni diversi autori (Calhoun BC et al., J Reprod Med., 2003; 48(5):343-8 – D’Almeida M et al., Journal of American Physicians and Surgeons, 2006; 11(2):52-55 – Breeze AC et al., Arch Dis Child Fetal Neonatal, Ed. 2007;92(1):F56-8 – Leuthner S et al., Fetal Concerns Program. MCN Am J Matern Child Nurs, 2007;32(5):272-8) hanno studiato in maniera frontale il problema delle condizioni life-limiting, riportando diverse casistiche di condizioni eleggibili come patologie life-limiting. Nell’esperienza riportata, le percentuali di continuazione della gravidanza variavano dal 37% all’87%. Nei venticinque anni di accompagnamento alla vita debole, nel nostro Centro abbiamo individuato 432 casi eleggibili per condizioni life-limiting dal 1990 al 2015, verificando l’accettazione a proseguire la gravidanza nel 94% dei casi. La percezione dell’importanza delle cure per condizioni life-limiting sta crescendo sempre più, come riferito da Ortigoza Escobar et al., Global Congress of Maternal and Infant Health, 2010. Su 116 medici specialisti in ostetricia e ginecologia in sei ospedali di III° livello a Barcellona è cresciuta dal 31.9 al 52.6%. In conclusione, l’Hospice perinatale ha un impatto culturale fra due modi di pensiero antropologicamente opposti: il primo vive dell’illusione che, eliminando il sofferente, si possa eliminare la sofferenza; il secondo invece vive nel rispetto più totale della preziosità della vita umana, senza guardare alle dimensioni dell’essere umano ma solamente al suo valore. Questa prospettiva cerca di prevenire le malattie, cerca di curarle, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie, cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica, forte dell’assunzione di tre metodologie per affrontare la sofferenza umana: “I prevent, I cure, I relief” (“Prevengo, curo, lenisco il dolore”). Ma tutto questo esprime il concetto della solidarietà umana, della medicina condivisa, e si traduce in un’unica espressione: “I care” (“Mi prendo cura di te”). CC0 Public Domain

Nel rispetto più totale della preziosità della vita umana, senza guardare alle dimensioni dell’essere umano ma solamente al suo valore, l’Hospice perinatale fa opera di prevenzione e di cura, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie e cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica

I risultati ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del Gemelli, attuando la cosiddetta terapia fetale integrata, dimostrano che anche in gravi patologie feto-neonatali, o in condizioni di terminalità o life-limiting ci sono possibilità di intervento per ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta. Il terzo aspetto, che è consequenziale a questa cultura del prenatale ma che ne è ineludibilmente l’evoluzione terapeutica, è l’aspetto dell’accompagnamento e tutto ciò viene definito Hospice Perinatale, che non è solo un luogo in un ambiente medico, con interventi di tipo medico fatti da medici con esperienza in tal campo, ma anche un modo di medicina condivisa, in cui anche le famiglie giocano un ruolo di sostegno (Noia G. et al., Il Figlio Terminale, Nova Millennium Romae, Roma 2007; Noia G. et al., La Terapia dell’accoglienza, IF PRESS, Morolo (FR) 2010). Nella letteratura internazionale noi sappiamo che la mortalità infantile entro il primo anno riconosce nelle malformazioni la prima causa di mortalità (1.2 per milleNational Vital Statistics Reports, 2011, CDC – USA).

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