Il fine vita
Vorremmo poter parlare di “sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare”, con il rispetto, massimo, dovuto a un mistero doloroso. Un mistero che merita d’esser contemplato e comunque: come chi crede sa, pur restando doloroso, non ha l’ultima parola. Invece questo numero della nostra Rivista si trova ad affrontare il problema della assoluta mancanza di rispetto per il dolore e per la morte che caratterizzano l’orgoglio luciferino della volontà di potenza nichilista e relativista che pervade la nostra società decadente e materialista.
Nel nord Europa e in alcuni Stati americani e canadesi la cultura della morte, la stessa che ha introdotto il divorzio, la contraccezione e l’aborto, ha ormai diffuso e radicato nell’opinione pubblica la mentalità eutanasica.
Hanno cominciato con il “caso limite”, il gesto “pietoso” di porre fine alla sofferenza, sempre e solo in casi di libera autodeterminazione del libero soggetto, col testamento biologico…