Provita gennaio 2015

Page 1

POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003

Rivista Mensile N. 26 - Gennaio 2015

“nel nome di chi non può parlare”

Padova CMP Restituzione

DIVORZIO “L’UOMO NON SEPARI CIÒ CHE DIO HA UNITO” Matt. 19;6

L’ora della “resistenza culturale” - Intervista a S.E. Mons. Giusti

La legalizzazione del divorzio in Italia

Il matrimonio e il bene comune

Contributo € 2,80

Notizie


Editoriale Editoriale

- Sommario - Sommar Sommario S o m m a rio rio -

Notizie Notizie 3 3

Lo sapevi che... che...

4

N. 26 T-AGENNAIO RIVIST MENSILE2015

Primo Piano Primo Piano Dalle unioni di fatto etero ai matrimoni gay

11

Federico F e ederico Catani

La legalizzazione del divorzio in Italia I conviventi hanno tanti diritti. Solo diritti

11 13

1974 -2014: un anniversario da celebrare? La Babele moderna

13 16

Giulia Tanel Gianfranco Amato

Danilo Quinto Emmanuele uele W Wundt undt

Sovvertire la realtà naturale vuol dire distruggere l uomo 1 7 Una pessima legge 15 Giovanni Reginato Gian Paolo Babini

Unioni (in)civili, imposte dai giudici Divorzio fai-da-te Francesca F rrancesca rances Romana P Poleggi oleggi Rodolfo de Mattei

Il matrimonio e il bene comune

Direttore responsabile editoriale Direttore Francesca Romana Poleggi Antonio Brandi

19

Direttore editoriale ProVita Onlus Direttore Andrea Giovanazzi Francesca Romana Poleggi

Ricordiamoci dei più piccoli, tra le rovine del divorzio Una preghiera inerme, eppure insopportabile Maike Hickson

21 6

L’ora della “resistenza F econdazione eterologaculturale”: a S.E. Giusti eintervista anonimato dei Mons. venditori di gameti

23 8

Adrea Mazzi

Virginia Antonio Lalli Brandi

Rodolfo de Mattei

Come smascherare certe bugie

Attualità Giuliano Guzzo

10

Quando è in gioco la salute: scienza e coscienza del medico obiettore 6

Scienza e Morale Claudia Cirami

“Sequestione il bambinodella nasce, non starà con te!” 8 21 La fecondazione artificiale AndreaIgnacio Mazzi Barreiro Caràmbula Mons.

24

Non credenti pro life Claudia Cirami

La buona notizia: Ginevra

Famiglia ed Economia Paola Paola Bonzi

25

Il genocidio dei bambini Down Newlife “Licenziata perché incinta”

26 26

Sara Alessandrini

Comitato non si tocca la famiglia

28

Eleonora Rossi

Pace, vita, famiglia

30

Federico Catani

N. 26 - GENNAIO 2015 N. 23 - OT OTTOBRE TOBRE 2014

Progetto grafico copertina Direttore ProVita Onlus Gloria Ferraro Andrea Giovanazzi Progetto grafico Impaginazione Massimo F estini Festini T ipografia Tipografia Flyeralarm SrL, Viale Druso 265, 39100 Bolzano Editorial and Packaging Solution

9

Drogati di sesso

2 2

Editore N. 23 - OTTOBRE 2014 ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 Editore 38068 Rovereto (TN) ProVita Codice Onlus ROC 24182 Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Redazione Codice 24182 AntonioROC Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) Redazione redazione@notizieprovita.it - Tel. 329 0349089 Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi. Direttore responsabile Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) Antonio Brandi redazione@notizieprovita.it -T Tel. el. l 329 0349089

19 17

Alessandro Fiore Attualità

al! Bee ssoocciial! B

“nel nome di chi non può parlare” nel nome di chi non può parlare RIVISTA MENSILE

Distribuzione Distribuzione MOPA AK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova Hanno collaborato Hanno collaboratodi questo numero alla realizzazione alla realizzazione questo Gianfranco Amato, Pdi aola Bonzi,numero Sara Alessandrini, Gian Paolo Babini, Antonio Brandi, Mons. Ignacio Barreiro Caràmbula, Federico Catani, Federico Catani, Claudia Cirami, Rodolfo de Mattei, Claudia Cirami, Rodolfo de Mattei, Giuliano Guzzo, Alessandro Fiore, Maike Hickson, Andrea Mazzi, Virginia Lalli, Andrea Mazzi, Newlife, Danilo Quinto, Eleonora Rossi, Giulia Tanel Francesca Romana Poleggi, Giovanni Reginato, Emmanuele Wundt.

Sostieni le nostre attività di solidarietà sociale, al fine di difendere il diritto alla vita e gli interessi delle famiglie, dei bambini e delle madri, richiedi l’abbonamento al mensile Notizie ProVita (11 numeri). • € 20,00 contributo studenti e disoccupati • € 30,00 contributo ordinario • € 60,00 contributo sostenitore • € 100,00 contributo benefattore • € 250,00 contributo patrocinatore Per contributi e donazioni, intestati a “ProVita Onlus”: c/c postale n. 1018409464 oppure bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina, IBAN IT89X0830535820000000058640, indicando nome cognome indirizzo e CAP. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, L editore è a disposizione degli aventi diritto nonché per eventuali, involontarie omissioni o con i quali non gli è stato possibile comunicare, inesattezze nella citazione delle fonti omissioni e/o delle foto. nonché per eventuali, involontarie o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.

Seguici su Facebook Seguici su Facebook NotizieProVita NotizieProVita

! dwww.notizieprovita.it e n u t ! y Sttaay tunedwww.notizieprovita.it S


Notizie

Editoriale

Editoriale

Divorzio Il 2014 appena concluso ha segnato il quarantesimo anniversario del referendum che, il 13 maggio 1974, ha visto la conferma popolare della legge n. 898 del ’70 che aveva introdotto il divorzio in Italia. L’Italia si è così adeguata ai tempi e a quella cultura divorzista che, piuttosto che cercare un modello di società che sappia garantire in modo più avanzato l’alleanza naturale tra uomo e donna, ha costruito un sistema che mette i due sessi l’uno contro l’altro, esaltando le ragioni egoistiche di ciascuno: complice il femminismo radicale e le ideologie sottese alla rivoluzione “culturale” e sessuale del ’68. Dopo pochi decenni, chi sa osservare la realtà senza pregiudizi si rende conto che in definitiva la gente oggi divorzia così facilmente soltanto perché può farlo: presentato con l’esigenza di legalizzare situazioni (pietose) eccezionali, il divorzio è diventato un diritto insindacabile della persona. La famiglia è stata subordinata all’egoismo degli individui. Il desiderio è diventato diritto e le responsabilità vengono spesso ignorate. Questo ha moltiplicato il disgregarsi dei matrimoni, a cui non può non ricondursi il numero enorme dei fatti di sangue connessi, le dipendenze da alcool o droga, le violenze domestiche in aumento e il malessere diffuso tra le nuove generazioni: chi ha pagato e paga il male del divorzio sono soprattutto i figli, soprattutto dei divorziati risposati. Nella società di oggi, i genitori hanno spesso difficoltà a presentarsi come modelli di vita e a trasmettere una visione valoriale densa di significati per i propri figli. Nei casi di separazione o divorzio, i figli sono ancor più sacrificati ed esposti a una costante e pervasiva opera di influenza sul loro sviluppo che non viene dal cuore benevolo dei genitori, ma da esigenze di tipo consumistico, commerciale ed edonistico. Ma alla fine pagano anche gli adulti: potrete leggere le evidenze scientifiche e statistiche a proposito, ma chiunque, guardandosi intorno tra i colleghi e tra i conoscenti, avrà senz’altro presenti episodi di depressione legati al

divorzio. Chi frequenta gli ambienti scolastici sa dei Bisogni Educativi Speciali (BES) che i Consigli di Classe devono evidenziare e trattare con riguardo: si tratta quasi sempre di ragazzi di famiglie disgregate. Il libro di Fiorin, consigliato in terza di copertina, rivolge alla cultura occidentale l’invito pressante a riscoprire il valore del ruolo della famiglia, del matrimonio, del padre e della madre; ai politici e ai giuristi l’invito a ripensare le normative e le procedure che finora hanno banalizzato quello che comunque resta un dramma psicologico, sociale ed economico, sia per gli adulti che - e soprattutto - per i bambini e i ragazzi. La teoria del divorzio come male minore, nella maggior parte dei casi, rappresenta solo un falso pregiudizio per offrire un alibi alla coscienza di chi quel divorzio lo vuole. Però è proprio quel pregiudizio che attira milioni di persone e i loro figli nel tritacarne divorzista. Il più delle volte, senza che alcuno di essi riesca mai a incontrare, dall’inizio della crisi fino ai suoi esiti più rovinosi, qualcuno che sia in grado di offrire in modo credibile un’alternativa. Per tutta risposta si parla di “divorzio breve” ed è stato approvato il “divorzio facile”. Continua l’opera diseducativa che induce a considerare sempre più facile e indolore un atto che dovrebbe essere grave ed estremo. Il rimangiarsi la parola data ci rende più deboli e psicologicamente fragili. E’ “una conquista di civiltà”? Della “civiltà” liquida e relativista in cui l’uomo è destinato a scomparire. Antonio Brandi

N. 26 - GENNAIO 2015

3


Notizie

Lo sapevi che... COMBATTI PER LA VITA CON NOI! La Famiglia è il fulcro e il fondamento​della società umana fin da​lle origini della civiltà. È “famiglia”, atta a generare, educare e custodire la Vita, dall’inizio alla sua fine naturale, solo se c’è la complementarietà tra due coniugi, che promettono stabilmente di sostenersi a vicenda. O ​ ggi la Famiglia e la Vita subiscono attacchi continui, volti a distruggere l’umanità. Dai il tuo contributo alla buona battaglia in difesa della Famiglia! Aiutaci a difendere la Vita! Per agire a difesa della vita, della famiglia, dei bambini, aiutaci a diffondere Notizie ProVita: regala abbonamenti ai tuoi amici, sostienici mediante una donazione intestata a “ProVita Onlus”: c/c postale n. 1018409464 oppure bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina, IBAN IT89X0830535820000000058640 (indica sempre nome cognome indirizzo e CAP). Avanti per la Vita! Uno degli argomenti più potenti a favore della legalizzazione dell’aborto è stato quello della tutela della vita e della salute delle donne che morivano di aborto clandestino come mosche, secondo una certa leggenda metropolitana. Tutti sanno ormai che le cifre sbandierate all’epoca da radicali & co. erano totalmente false e inventate. A riprova di ciò abbiamo oggi l’esperienza del Cile che è ormai ventennale. Il Paese aveva l’aborto legale dal 1931 e l’ha dichiarato fuori legge nel 1989. L’attuale legge cilena è una delle più restrittive del mondo. Non consente l’aborto neanche in caso di stupro. Ebbene: i dati statistici ufficiali vedono in progressiva diminuzione il numero non solo delle morte, ma anche dei ricoveri per complicazioni post aborto, non solo clandestini, ma anche spontanei e gli indicatori del grado di salute delle donne e delle madri sono in costante miglioramento: l’aborto legale NON SERVE alla “salute sessuale” delle donne.

Il mito di Salvador Allende, come un eroe della libertà e della democrazia, comincia a crollare. Negli archivi dell’ex-Germania Democratica sono stati trovati documenti che svelano come Allende fosse fervente seguace delle teorie eugenetiche di stampo nazista, al punto di proporre nel 1938 un progetto di legge per sterilizzare i malati di mente. Era antisemita dichiarato e fautore dell’eutanasia. E coautore di accordi segreti fra il governo del Fronte Popolare e la Germania nazista, che dimostrano un imbarazzante connubio fra i socialisti cileni e gruppi hitleriani.

La realtà scientifica evidenzia il dimorfismo cerebrale del cervello maschile e femminile. Questa diversità non significa inferiorità dell’uno o dell’altra, ma predisposizione e complementarietà, in vista della riproduzione della specie. Poi, poiché il cervello umano è plastico, cioè si arricchisce di conoscenze e di esperienze nel corso della vita, l’uomo e la donna possono acquisire le stesse capacità: per questo esistono donne meccanico e uomini capaci di preparare ottimi pranzetti. Le diversità principali tra il cervello maschile e femminile riguardano la lateralizzazione delle funzioni superiori, soprattutto il

4

N. 26 - GENNAIO 2015

linguaggio, che nel maschio è rigidamente a sinistra, e le connessioni interemisferiche, che sono più ricche nella femmina. Le interconnessioni neuronali tra emisfero destro e sinistro del cervello femminile, più scarse in quello maschile, sono la ragione della differenza nel modo di costruire il pensiero: nel maschio si parla di “pensiero lineare”, in grado di aprire e gestire meglio un solo file alla volta; nella donna di “pensiero circolare”, in grado di aprire e gestire più file contemporaneamente.

Una sentenza di qualche mese fa in Polonia ha ordinato a due attivisti pro life di scusarsi per le loro manifestazioni davanti a un ospedale che effettua gli aborti, durante le quali dicevano che l’aborto è l’uccisione di un bambino. L’ospedale li ha accusati di diffamazione. La sentenza ha quindi sancito che non si può dire che nei luoghi dove si fanno aborti, si uccidono bambini. Attendiamo a breve la sentenza della Corte d’Appello.

Stati Uniti e Regno Unito stanno consentendo alle cliniche per la fertilità il “trasferimento mitocondriale”, cioè la creazione di embrioni figli di tre genitori, “assemblati” con uno spermatozoo, il nucleo dell’ovocita di una madre e il mitocondrio di un’altra. La ragione ufficiale per questa sperimentazione è la necessità di “sostituire” i mitocondri difettosi. Ma la verità è che ”la sostituzione mitocondriale” in realtà è sostituzione del nucleo: quello dell’uovo “malato” viene trapiantato in un uovo “sano” a cui è stato tolto il nucleo originario. Il vero nome di quello che di fatto si sta sperimentando è “clonazione”, la tecnica di trasferimento nucleare che ha prodotto la pecora Dolly. Se questa cosa non viene immediatamente bloccata, apriamo il vaso di Pandora dell’ingegneria genetica germinale umana: non sappiamo cosa ne verrà fuori, e qualsiasi cosa ne esca non sarà possibile rimetterla dentro.

Silvio Dissegna è un bambino piemontese morto il 24 settembre 1979, a soli 12 anni, stroncato da un terribile cancro alle ossa. Papa Francesco, lo scorso 7 novembre, ha riconosciuto le virtù eroiche di questo


Notizie

Lo sapevi che... fanciullo, dichiarandolo venerabile. Ora se ne attende la beatificazione che, stando a voci ben informate, non tarderà. I suoi genitori e familiari ricevevano addirittura conforto e coraggio da lui. Chiunque lo andasse a trovare, usciva dalla sua cameretta commosso ed edificato. Molti decisero di cambiare vita. Silvio, che sognava di fare il maestro, lo era diventato per davvero: maestro di vita. Silvio non ha chiesto la “dolce morte”, l’eutanasia, non ha imprecato contro nessuno, non si è fatto vincere dalla disperazione. Ma, pur nel dolore, ha saputo testimoniare la bellezza della vita. Ha veramente saputo morire con dignità, e non era né un religioso, né un teologo, né un mistico, ma solo un bambino di 12 anni. Qui stanno la sua eroicità e la sua santità. Qui sta il valore della sua testimonianza, esempio anche per chi non crede.

Le lobby LGBT, che pretendono di entrare nelle scuole dei nostri figli per insegnare la tolleranza, l’uguaglianza, la non discriminazione, attraverso i Governi di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Germania, Norvegia, attraverso la Banca Mondiale, le agenzie dell’ONU, e persino Amnesty International, vigliaccamente condizionano gli aiuti economici all’emanazione di norme gay-friendly. E’ la stessa vecchia strategia che finora è stata impiegata per propagandare nel Terzo Mondo aborto, contraccezione e sessualizzazione precoce. Anche i Padri sinodali hanno rilevato le gravi ingerenze e prepotenze dei governi e delle associazioni “umanitarie”, infiltrate dalle lobby LGBT, verso i paesi in via di sviluppo. Allora ci chiediamo: gli Africani vanno rispettati, “tollerati”, accettati nella loro diversità di pelle, di cultura, di mentalità, o no? Hanno diritto a un’indipendenza vera, dopo secoli di sfruttamento, sì o no?

Il laicissimo British Journal of Obstetrics and Gynecology ha dato la notizia che oggigiorno, a 23 settimane di gravidanza, il numero di bambini che sopravvive a un aborto è pari al 10%. Sulla strage dimenticata di tutti questi piccoli – nati vivi, ma

che muoiono in stato d’abbandono tra i rifiuti ospedalieri - alla faccia della “Giornata internazionale per i diritti dei bambini”, celebrata nel novembre scorso, è stato interpellato il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, il quale ha risposto che non è di sua competenza. Quindi ha dato un tacito consenso all’infanticidio e a trattamenti inumani proprio un’autorità che dovrebbe essere preposta a difendere i diritti di tutte le persone.

Le cosiddette Femen sono l’espressione del nichilismo distruttivo di tutto ciò che è considerato un valore: la Vita, la pace, la serenità personale, la crescita equilibrata in una famiglia e la sensibilità religiosa. Come abbiamo scritto sul portale www.notizieprovita.it, non è possibile tacere: ProVita e i Giuristi per la Vita hanno presentato alla Procura della Repubblica una denuncia contro le attricette (prezzolate) del gruppo Femen, la giornalista Giulia Innocenzi e tutti i soggetti responsabili della programmazione e messa in onda della puntata di Announo per il reato di offesa ad una confessione religiosa mediante vilipendio di persone (art. 403 Codice Penale) e per offesa ad una confessione religiosa mediante vilipendio di cose (art. 404 Codice Penale).

Una grande banca britannica, la Royal Bank of Scotland (Rbs), ha introdotto un nuovo prefisso per i clienti che si definiscono transgender: “Mx”. I tradizionali “Mr”, “Ms”, “Mrs” non bastano più. Il termine “Mx” fu coniato l’anno scorso dalla municipalità di Brighton in favore di coloro che non si sentono né maschi né femmine, che hanno una sessualità incerta. La Banca ha dichiarato anche che presterà più attenzione nella richiesta dei documenti per l’apertura del conto corrente, avendo cura di non richiedere il nome del “padre” e della “madre” del correntista, in considerazione di coloro che si trovano in situazioni di omogenitorialità.

Notizie ProVita è ora disponibile in tutte le città d’Italia! Vuoi maggiori informazioni sul centro di distribuzione più vicino? O vuoi ricevere comodamente a casa tua Notizie ProVita?

Chiama la Redazione al 329 0349089 o scrivi a redazione@notizieprovita.it N. 26 - GENNAIO 2015

5


Notizie

Attualità

Claudia Cirami

Siciliana, ha una laurea in filosofia e il magistero in Scienze Religiose. È insegnante di religione cattolica. * sorrialba@gmail.com

Nessuno osa criticare chi fa obiezione di coscienza agli esperimenti di laboratorio sulle cavie.

Quando è in gioco la salute: scienza e coscienza del medico obiettore Abbiamo intervistato la dottoressa Concetta Sinopoli, che ci racconta la sua esperienza di medico obiettore di coscienza, impegnata sul fronte della bioetica, e che smentisce la diceria politicamente corretta secondo cui gli obiettori sarebbero una casta privilegiata. di Claudia Cirami

M

olti media danno risonanza a coloro che affermano che i medici non obiettori non hanno possibilità di fare carriera. Cosa ne pensa? Non ci sono dati scientifici a supporto di simili affermazioni: sin dagli anni ’90, ho sempre incontrato resistenze all’obiezione anche in ospedali cattolici non sospetti, proprio a causa della non “spendibilità” dell’obiezione, che riduce la possibilità di essere assunti senza pregiudizi. Quando, appena iscritta all’Ordine, ho cercato a chi e dove dichiarare la mia obiezione, sembrava che nessuno ne sapesse qualcosa, né ci fosse un referente: ho dovuto chiedere al Sottosegretario alla Salute in carica come e dove esercitare ciò che era ed è un diritto. Gli obiettori, quindi, rifiutano di prescrivere ormoni e praticare aborti per coscienza o per convenienza? Non si esercita l’obiezione a piacimento: può e deve essere soggetta a verifica ‘qualitativa’. Lavorando con colleghi in contesti diversi ho dovuto confrontare il mio

6

N. 26 - GENNAIO 2015

operato con il loro, per verificare la validità scientifica della mia scelta, approfondendo le questioni sui libri, concludendo che la prudenza dell’obiettore è davvero a salvaguardia della persona, del “diritto” del paziente, ed evita una serie di danni certi alla salute di chi interpella il medico. Innumerevoli volte sono stata costretta a inviare giovani donne in Pronto Soccorso per emorragie imponenti e accertamenti di natura ginecologica necessari a causa di Norlevo e RU 486 prescritte senza accertamenti preliminari. Ho dovuto constatare e registrare, da parte di giovani donne con problemi psichici, la costante assunzione della pillola del giorno dopo: è stata data

Solo chi tradisce la propria coscienza può rischiare di provocare un’emorragia oggi e qualche scompenso ormonale domani, con vantaggio solo per l’industria farmaceutica.

persino due volte in una settimana a ragazze di 16-17 anni, in ospedali pubblici, senza adeguato consenso informato e con estrema leggerezza, con conseguente aggravamento delle problematiche psichiche pregresse o indotte da improvvise modificazioni ormonali. Qual è la sua esperienza sull’obiezione? Chi si dichiara obiettore viene emarginato poiché pone interrogativi e limitazioni a una prassi sbrigativa e di soddisfazione del paziente ormai ‘cliente’. Neppure un anno fa, avendo dichiarato troppo presto la mia obiezione, mi sono state ‘consigliate’ altre scelte lavorative: ho dovuto rinunciare a una paga migliore e a un lavoro preferibile a quello attuale (precario, senza alcuna previdenza in caso di malattia…). Che differenza c’è tra l’obiezione di coscienza al servizio militare, quella alla sperimentazione sulle cavie di laboratorio e quella all’aborto? L’obiezione dovrebbe essere ormai accettata quale scelta personale e socio-culturale fondata su validi presupposti, primo fra


Notizie

Attualità

Le pillole abortive vengono date con estrema leggerezza, senza adeguato consenso informato e spesso causano problemi seri alle pazienti. tutti la responsabilità e non ultimo la libertà di opinione, tanto invocata in altri contesti. Invece manca il rispetto delle opinioni e dei valori etici, umani e professionali altrui. Non si ricerca più, socialmente, il bene comune. La presa di coscienza del valore della vita dovrebbe accomunare gli esseri umani, sia che si tratti del non uccidere chi mi si oppone in guerra, sia che si tratti di non far soffrire inutilmente esseri viventi di qualunque specie, sia che si tratti di prevenire la morte di un essere umano. Il primo ‘animale’ da custodire con cura dovrebbe essere l’uomo, almeno per solidarietà di specie. Invece si pretende che il medico viva nella contraddizione: invece di facilitare la vita, curarla e sostenerla, la deve sopprimere. In realtà però, sopprimere ‘la vita’ comporta altri problemi, vero? L’aborto e la denatalità hanno portato all’invecchiamento della popolazione italiana, all’incremento, nelle donne, di depressione e disturbi psichici, molto spesso causati – oltre che dall’aborto dall’assunzione di contraccettivi ormonali per anni. La prescrizione di un farmaco che non serve a ‘curare’ può nuocere gravemente. Chi non tradisce la propria coscienza non può rischiare di provocare anche

L’obiettore verifica costantemente la validità scientifica della sua scelta: la sua prudenza è davvero a salvaguardia della salute dei pazienti.

“Pinocchio saltò su tutt'infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo-parlante”: troppi medici, oggi, sono istigati a fare lo stesso…

solo un’emorragia oggi e qualche scompenso ormonale domani, con vantaggio solo per l’industria farmaceutica.

e freni saldi perché l’accelerazione senza riflessione ha già spalancato baratri senza ritorno.

Allora qual è oggi il compito del medico? Oggi c’è anche chi invoca la libera scelta di morire!

E dunque cosa riguarda oggi l’obiezione?

La professione medica ha subito notevoli pressioni e trasformazioni negli ultimi decenni. Spesso il paziente neppure riferisce tutti i sintomi o le patologie di cui ha sofferto o soffre, si cura da sé. Al medico curante non richiede più l’arte medica, ma quella di guaritore; molti interpellano il medico perché “esaudisca un desiderio”, pena la denuncia mediatica e la richiesta di risarcimenti senza fondamento, avallata da legali privi di scrupoli. Il sistema italiano non tutela i medici aggrediti in modo ingiusto e temerario. Il ruolo del medico è sempre di più pilotato da interessi e sovraccaricato da incombenze estranee alla professione, e questo implica anche la necessità di discernimento da parte del medico su proposte e offerte. A ciò si aggiungono direttive selezionate secondo criteri spesso ideologici. Occorre vigilare eticamente sulla professionalità del medico: l’attualità impone scelte ponderate

L’obiezione per me riguarda ogni pratica contro la vita e la salute della persona che mi trovo di fronte. Nessuno può interferire con la mia decisione medica se essa è basata su prudenza e convinzione scientifica. Non è manipolando le masse o il linguaggio dei bugiardini che si informa realmente il cittadino. Esiste poi un’altra obiezione: quella di non lasciare morire anziani e malati senza idratazione. Qui trovi solidali colleghi islamici che si accorgono quando questo avviene e si attivano per richiedere accertamenti, ma le risorse servono a perseguire gli obiettori non a garantire i cittadini…

L’obiezione di coscienza, oggi, riduce la possibilità di essere assunti senza pregiudizi.

N. 26 - GENNAIO 2015

7


Notizie

Attualità

“Se il bimbo cresce, non starà con te!” La legge 194 lascia la donna sola davanti ai suoi problemi. L’aborto non è quasi mai una libera scelta: spesso la donna subisce pressioni e minacce indegne. Siamo lieti di ricominciare ad ospitare le testimonianze che denunciano queste situazioni e che ci giungono dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII. di Andrea Mazzi

N

ei mesi scorsi ho parlato dei casi di mamme invitate dai servizi sociali ad abortire, in quanto gli assistenti ritenevano che la cosa giusta da fare per la mamma fosse quella. La gravidanza era certamente indesiderata, ma dagli assistenti, non dalle mamme! L’operatore che dà questo consiglio lo fa perché non si è mai fermato a pensare che sta giocando con la vita di un bambino, perché l’aborto è legale: non spingerebbe una persona a fare una cosa se fosse proibita dalla legge. E poi ritiene lui di sapere cosa è giusto e cosa non lo è: lo sa lui molto di più di chi ha di fronte. Ma alcuni assistenti sociali vanno anche oltre e arrivano a minacce e ricatti: minacciano la madre di portarle via il figlio che deve nascere, di negare il ritorno in famiglia di altri figli già dati in affido, oppure minacciano di dare in affidamento i figli che stanno con la mamma, o, ancora, di tagliare gli aiuti economici prestati. A quanto ci risulta, si tratta - grazie a Dio - di pochi casi, ma è grave che non avvengono di nascosto. Quindi sono indice di una cultura diffusa tra gli operatori del servizio pubblico. Ma questi assistenti sociali non hanno il compito di prendersi carico delle persone bisognose? E perché

8

N. 26 - GENNAIO 2015

allora non cercano di difendere questi bambini anziché sopprimerli? Anche in questi casi l’aborto per la donna diventa una strada quasi obbligata, la possibilità di scelta è annullata, qualcun altro ha già deciso per lei. In proposito ascoltiamo la storia di Susanna, una ragazzina sedicenne, raccontata da un membro della Comunità Papa Giovanni XXIII.

“Avevo saputo che Susanna era rimasta incinta solo da qualche giorno e che però aveva già “deciso” di abortire. L’ho vista crescere e ho seguito la sua famiglia, speravo dunque di poter fare qualcosa. In quel tempo Susanna si trovava in una struttura di accoglienza per minori e quando l’assistente sociale venne a sapere della gravidanza, disse subito: “Come farai a crescere questo figlio? Sei troppo giovane, non hai né casa né lavoro. E poi, pensa: non potrai più andare a divertirti, a ballare in discoteca o in giro con gli amici … E comunque, se scegliessi di partorirlo, non potrà stare con te, ti verrà subito tolto per essere dato in adozione!!!”. Con queste ed altre simili intimidazioni ha facilmente indotto Susanna a pensare che l’unica soluzione possibile fosse quella di disfarsi della creatura. E così fu fissata la data per l’aborto, dopo aver avuto il consenso dei genitori.

Da parte nostra c’è stata la richiesta di un incontro per rimettere in discussione la scelta ed offrirle un’alternativa con l’accoglienza in una casa famiglia, ma è stato tutto inutile: non ce l’hanno concesso. Ho deciso di accompagnare la mamma di Susanna all’ospedale nel giorno fissato per l’aborto, ma mi sono trovata subito di fronte allo sguardo inquisitorio ed indispettito della “educatrice” della comunità che accompagnava Susanna, che con toni sostenuti mi ha ripresa dicendo che quell’incontro non era stato autorizzato! Ma quale incontro? In un ambiente pubblico come l’ospedale, non si ha la libertà di visitare i pazienti? Quello che più mi ha sconvolto però è stato lo sguardo della piccola Susanna: visibilmente scossa e confusa, gli occhi pieni di terrore. In questa tragica vicenda ho incontrato la tristezza, la paura e l’angoscia di Susanna, la prepotenza delle figure istituzionali preposte alla tutela dei minori, ma non ho percepito nemmeno un palpito di libertà.” Facciamo in modo che tutto questo finisca. Se venite a conoscenza di casi di istigazione all’aborto, segnalateli al numero verde 800.035.036.


Cosa aspetti?! Regala un abbonamento a Notizie ProVita! Ritaglia il modulo o scrivici una mail a redazione@notizieprovita.it

ABBONATI A NOTIZIE PROVITA E SOSTIENI LE NOSTRE ATTIVITÀ! (abbonamento annuale: 11 numeri) L’Associazione di di lucro, al al fine di L’Associazione ProVita ProVita Onlus Onlussvolge svolgeattività attivitàdidisolidarietà solidarietàsociale, sociale,senza senzafine fine lucro, fine difendere e sostenere la cultura della Vita, gli famiglie, interessi delle famiglie,edei bambini madri.il di difendere e sostenere gli interessi delle dei bambini delle madri.e delle Mediante Mediante il nostro mensile “Notizie ProVita” ed il sito www.notizieprovita.it informiamo e nostro mensile “Notizie ProVita” informiamo e sensibilizziamo l’opinione pubblica, i media e le sensibilizziamo l’opinione pubblica, i media istituzioni. Perminimo, fare ciò grazie abbiamo bisogno anche istituzioni. Per fare ciò abbiamo bisogno di eunletuo contributo al quale riceverai di un tuo contributo. Potrai così ricevere mensilmente, per 11 mesi, il mensile Notizie ProVita anche il mensile Notizie ProVita.

q € 20,00 contributo studenti e disoccupati 20,00 contributo ! € 30,00 ordinario 30,00 q € 30,00 contributo ordinario ! € 60,00 contributo sostenitore q € 60,00 contributo sostenitore q 60,00 ! € 100,00 contributo benefattore q € 100,00 100,00 contributo benefattore q q 250,00 contributo q € 250,00 contributo patrocinatore ! € 250,00 patrocinatore Le attività organizzate dall’associazione ProVita Onlus, in prima linea per la difesa della Vita e Organizziamo anche proiezioni di film, spettacoli teatrali e dibattiti nelle scuole e nelle della Famiglia e della società naturale fondata sul matrimonio, hanno risonanza a livello parrocchie per diffondere la cultura della Vita e della Famiglia naturale basata sul matrimonio nazionale: abbiamo presentato ricorsi, denunce e petizioni; organizziamo convegni, conferenze fra uomo e donna. Ogni somma che deciderai di destinare alla nostra Associazione sarà e cineforum. Ogni somma che deciderai di destinare alla nostra Associazione sarà importante e importante e rappresenterà una incitazione a procedere, con impegno e dedizione, per le rappresenterà un’incitazione aaprocedere con impegno e dedizione, per le famiglie le madri eche un’incitazione procedere con impegno e dedizione, per le perefamiglie le famiglie e le madri che hanno scelto la Vita. hanno scelto la Vita. madri che hanno scelto la Vita.

Nome __________________________________________________________ Nome _____________________________________________________________________

Indirizzo ___________________________________________________________________ Indirizzo __________________________________________________________ Paese _____________________________________ CAP _________________ Prov _____ Email __________________________________________________________ Email _____________________________________________________________________ Telefono ___________________________________________________________________ Telefono __________________________________________________________ Data e firma Firma

________________________________________________ __________________________________________________

Spunta la di modalità di offerta che hai scelto: Modalità pagamento: q Diretto - Diretto al al nostro nostrorappresentante rappresentante q Tramite c/oc/o CASSA RURALE ALTA VALLAGARINA, - Tramite Conto ContoCorrente CorrenteBancario Bancario CASSA RURALE ALTA VALLAGARINA, IBAN IT89X0830535820000000058640, IBAN IT89X0830535820000000058640, intestato a “ProVita Onlus”, indicandoinincausale causale intestato a “ProVita Onlus”, indicando “Contributo abbonamento Notizie ProVita, “Abbonamento annuale aannuale Notizie aProVita, indirizzoindirizzo e CAP”;e CAP”; q Tramite n.n. 1018409464, intestato a “ProVita Onlus”, indicando in causale - Tramite Conto ContoCorrente CorrentePostale Postale 1018409464, intestato a “ProVita Onlus”, indicando in causale “Abbonamento “Contributo abbonamento Notizie ProVita, annuale, aannuale, Notizie aProVita, indirizzoindirizzo e CAP”.e CAP”.

Ti ringrazio per il sostegno.

Antonio Brandi



Notizie

Primo piano

Giulia Tanel

Laureata in Filologia e Critica Letteraria. Scrive per passione. Collabora con libertaepersona.org e con altri siti internet e riviste; è inoltre autrice, con Francesco Agnoli, di Miracoli - L’irruzione del soprannaturale nella storia (Ed. Lindau).

La legalizzazione del divorzio in Italia Sono trascorsi più di 40 anni dalla legalizzazione del divorzio in Italia. E’ interessante ripercorrere il cammino di quella legge disgraziata, soprattutto per i più giovani che non c’erano o non ricordano. di Giulia Tanel

P

artiamo da un dato di fatto: il divorzio è uno dei danni più grandi che si possano infliggere alla società, in quanto va a minare la solidità del suo nucleo fondamentale, la famiglia, e introduce il concetto che il matrimonio sia un fatto essenzialmente privato. Questa affermazione, a prima vista forse troppo forte, trova la propria giustificazione nella constatazione che è dalla negazione dell’unione indissolubile tra un uomo e una donna che hanno spesso origine l’aborto, l’individualismo edonistico, il proliferare della promiscuità e della contraccezione, la mancanza di certezze attorno alla propria identità sessuale, la crisi educativa… E, in tale ottica, è impossibile non rilevare come profetica l’affermazione, datata 1974, di Amintore Fanfani sul Corriere della Sera: “Vogliono il divorzio, poi vorranno l’aborto, poi vorranno il matrimonio tra omosessuali”. Volendo ripercorrere brevemente la storia dell’approvazione del divorzio in Italia, va detto che, a livello politico, l’approvazione della legge sul divorzio ha interessato quasi una decina d’anni. Il primo ottobre del 1965 il deputato del Partito socialista Loris Fortuna presentò alla Camera dei deputati il proprio progetto di legge sull’istituzione del divorzio, cui venne associata la proposta pre-

sentata dal liberale Antonio Baslini. I lavori parlamentari furono lunghi e segnati da molte controversie. Anche a livello sociale la discussione attorno a questo tema fu molto accesa, in relazione al clima rovente che ha contraddistinto gli anni Sessanta e Settanta, segnati da un’esplosione di intolleranza nei confronti di diversi principi posti alla base del vivere sociale: la famiglia, la vita, l’educazione... Infine, sotto il governo del democristiano Emilio Colombo, il primo dicembre del 1970 il Parlamento giunge alla conclusione dei lavori e il presidente della Camera dei deputati, il socialista Sandro Pertini, annuncia l’approvazione definitiva della legge Fortuna-Baslini. Nel nome del progresso e della libertà di scelta, la famiglia viene colpita nella sua solidità e nulla sarà più come prima. Assieme all’approvazione del divorzio venne approvata anche una

Nel 1974, fu profetico Amintore Fanfani, sul Corriere della Sera: “Vogliono il divorzio, poi vorranno l’aborto, poi vorranno il matrimonio tra omosessuali”.

legge che precisò le norme per attuare i referendum. Ed è così che alcune personalità – di estrazione cattolica e non – decisero di portare avanti un referendum abrogativo sul divorzio. Venne istituito un Comitato nazionale in tal senso, presieduto dal cattolico Gabrio Lombardi e in pochi mesi vennero raccolte ben 1.370.134 firme per chiedere l’indizione della consultazione, che fu fissata per il 12 e 13 maggio del 1974: chi votava “Sì” avrebbe cancellato la legge in vigore, chi votava “No” l’avrebbe confermata. La maggioranza dei partiti si schierarono per questa seconda ipotesi, mentre solo la Dc, il Msi e i monarchici erano per il “Sì”. I risultati della consultazione furono 40,7% “Sì” e 59,3% “No”: il divorzio venne confermato. Con l’introduzione del divorzio ha cominciato a diffondersi una nuova mentalità. Il giornalista Piero Ottone, già direttore del Corriere della Sera, sei anni prima che venisse approvata la legge Fortuna-Baslini scriveva: “Il divorzio ha il vantaggio [sic!] di riparare l’errore di un matrimonio sbagliato e permette di ricominciare. D’accordo. Ma presenta anche uno svantaggio che è, a mio avviso, ancora maggiore. Esso uccide, o riduce fortemente, la volontà dei coniugi di compiere ogni possibile sforzo per salvare un matrimonio pericolante. […] La possibilità di uscire da una stan-

N. 26 - GENNAIO 2015

11


Notizie

Primo piano

za in cui si sta scomodi genera un potente, quasi irresistibile desiderio di uscire, senza tentare di rendere quella stanza, quanto più possibile, comoda e abitabile. E ogni indebolimento della volontà dei coniugi è gravissimo, anzi fatale, perché, nei matrimoni davvero pericolanti, solo un grande sforzo da parte di entrambi, senza indecisioni e incertezze, può salvarli. Ne consegue che l’istituto del divorzio, anche se ha il vantaggio di sanare di tanto in tanto le situazioni insostenibili, ha il gravissimo difetto di indebolire la fibra morale dei cittadini. Esso fa di loro, uomini e donne, persone che fuggono davanti alle difficoltà, e non persone che le affrontano con coraggio. Il danno si ripercuote su tutta la vita sociale”. Un dato di fatto troppo spesso tenuto in scarsa considerazione nel momento in cui vengono approvate le leggi è, infatti, quello che esse contribuiscono in maniera determinante a forgiare il modo di pensare e di comportarsi delle persone. Per limitarsi al divorzio - ma si potrebbe dire lo stesso dell’aborto - alcune ricerche accertano come esso abbia concorso a determinare la diminuzione del numero di matrimoni, nonché il venir meno della responsabilità unitiva. La possibilità di sciogliere l’unione matrimoniale, che era stata concepita come una tutela in determinate situazioni di emergenza, si è ben presto tramutata in una sorta di “diritto inalienabile

12

N. 26 - GENNAIO 2015

della persona”, la quale ha così acquisito il pieno diritto di far prevalere la logica egoistica del piacere personale rispetto a qualsivoglia esigenza dettata da principi sociali o morali. Oltre a determinare una conseguenza sul piano socio-culturale, legata alla concezione del matrimonio, il divorzio porta con sé anche un triste bagaglio di conseguenze ad altri livelli. Vediamone solamente alcune, a titolo d’esempio: dal punto di vista economico lo scioglimento dell’unione coniugale genera costi spesso molto ingenti, in molti casi quasi interamente scaricati sulle spalle di una sola parte; sul piano sociale dà vita a ‘famiglie’ composte da una sola persona e crea nuove sacche di problemi sociali, come quelli dei ‘padri separati’; sul piano demografico provoca una diminuzione delle nascite, in relazione all’instabilità dell’unione; sul fronte educativo sono mol-

Da quel primo dicembre del 1970, con l’approvazione definitiva della legge Fortuna-Baslini, la famiglia viene colpita al cuore nella sua solidità e nulla sarà più come prima.

ti i bambini e ragazzi che soffrono per la perdita dell’unità familiare e che crescono riponendo scarsa fiducia nelle relazioni durature (in riferimento al 2012 sono stati ben il 66,2% dei divorzi che hanno riguardato coppie con figli); sul piano sanitario le ricerche attestano come il divorzio comporti spesso problemi di salute fisica, di depressione, di alcolismo e finanche aumenti i tassi di morte prematura e di suicidio; sul piano interiore aumenta il senso di instabilità e mina alla base i benefici determinati dall’avere un legame affettivo rilevante che aiuti ad affrontare la quotidianità. In Italia, rileva l’Istat, nel 2012 ogni 1.000 matrimoni si sono registrate 311 separazioni e 174 divorzi. Ma perché la gente divorzia? I motivi sono indubbiamente di varia natura e alcuni sono già stati posti in evidenza. Tuttavia, quello che forse maggiormente incide è il progressivo venir meno della predisposizione al sacrificio e all’obbedienza al quotidiano, nella certezza che le cose più importanti sono quelle che spesso comportano una maggiore fatica. Per concludere citiamo la scrittrice britannica Jane Howard, personalità non tacciabile di bigottismo e che ebbe diversi matrimoni, la quale afferma: “Chiamatelo clan, chiamatela rete sociale, chiamatela tribù, chiamatela famiglia. Comunque la chiamiate, chiunque siate, ne avete bisogno”.


Notizie

Primo piano

Danilo Quinto

Dopo aver lavorato per vent’anni nella struttura amministrativa del Partito Radicale, per grazia di Dio, riconosce l’esistenza della Verità, lascia quella congrega, sopporta persecuzioni giudiziarie e danni economici incalcolabili e ora collabora con diverse testate giornalistiche, scrive saggi e pubblica libri che andrebbero letti da tutti.

I Radicali sono i principali promotori del relativismo etico oggi imperante.

1974 - 2014: un anniversario da celebrare? La legge sul divorzio ha aperto la strada a quell’ideologia anti-umana che come una valanga, per quarant’anni, ha travolto tutto - compreso il principio che nessuna legge umana può contrastare la legge divina - consegnando alla “coscienza” individuale la distinzione tra il bene e il male. di Danilo Quinto

Q

ualche mese fa, Marco Pannella, intervistato da “Vatican Insider”, ha ricordato così il 13 maggio del 1974, il giorno del referendum sul divorzio: «Sembra ieri: eravamo quattro gatti, ci venne dietro il Paese. Eppure avevamo nemici insospettabili, come oggi… Abbiamo avuto in Roncalli un interlocutore attento, come poi, fuori da ogni protocollo, in Wojtyla e oggi in Francesco (…)». Pannella, quando parla della Chiesa – salvo poi tentare costantemente di distruggerla, facendo presentare ricorsi all’Unione europea sul pagamento dell’ICI e dell’IMU relativi ai beni di proprietà ecclesiastica – è sempre molto suadente ed enfatico. Continuava sulla stessa linea, in quell’occasione: «La campagna anti-divorzista fu politica, non religiosa. Si opponevano a noi gli eredi di coloro che fecero coincidere la missione della Chiesa con la difesa del potere temporale dello Stato pontificio e che scomunicarono il Risorgimento, condotto in gran parte da cattolici. Insomma avevamo contro i seguaci del “Sillabo” sconfitti dal Vaticano II (…). Dopo essere stati messi fuori gioco dalla primavera conciliare di Giovanni XXIII, le frange più clericali cercarono nella difesa del loro potere sullo Stato

l’ultima trincea contro l’evoluzione della Chiesa secondo la coscienza dell’immensa maggioranza dei fedeli. Volevano far coincidere la sacralità di un sacramento, che deve vincolare la coscienza dei credenti, con l’uso dei carabinieri per imporre fedeltà confessionali. Come se fossimo regolati dal diritto canonico e non da un diritto laico e statuale». Come la “coscienza” ha fatto migliorare l’Italia da quel 13 maggio? Ogni due matrimoni che si celebrano, uno viene meno. Aumentano i bambini che nascono fuori del matrimonio e si vogliono ridurre i tempi dell’attesa per il divorzio. Per l’aborto, siamo nella media europea: uno ogni 25 secondi. L’età media della maternità è ritardata quasi fino ai 30 anni e la pillola ru486 sta divenendo il più formidabile sistema di controllo delle nascite. Diminuisce la natalità, consolidando la prospettiva che più volte si è determinata nella storia: la morte delle società che non fanno figli. Si fa na-

Dove la libertà si dissocia dalle responsabilità e non conosce un limite, semplicemente non esiste.

scere la vita nei laboratori. Si maltratta l’istituto della famiglia, equiparata a una qualunque delle scelte delle relazioni intersociali, che sono considerate in riferimento ai gusti, alle opzioni e ai liberi arrangiamenti privati. Cresce il desiderio di tutelare improbabili unioni tra persone dello stesso sesso, alle quali si vorrebbero affidare i bambini. Si sdogana l’omosessualità come propensione “naturale” dell’essere umano e, di pari passo, ci si appresta ad aprire un grande dibattito sull’eutanasia e sulla pedofilia. La legge sul divorzio ha aperto la strada a quell’ideologia antiumana che come una valanga, per quarant’anni, ha travolto tutto - compreso il principio che nessuna legge umana può contrastare la legge divina - consegnando alla “coscienza” individuale la distinzione tra il bene e il male e consentendole tutto. Quest’ideologia, nata grazie al ’68, ha prima vilipeso e poi demolito gli istituti tradizionali della società, il matrimonio, la famiglia, la scuola e poi, ancora, il principio dell’autorità, quello della responsabilità e del merito, insieme alla dignità, al rispetto, all’onore. I principi che, in una parola, sorreggevano l’etica. La cosa più grave è stata però un’altra, senza la quale non si comprende la sua forza di-

N. 26 - GENNAIO 2015

13


Notizie

Primo piano Già nel 1975, Moro rinuncia pubblicamente alla difesa dei principi non negoziabili.

struttiva. La distruzione riguardò proprio il principio di libertà. Può sembrare un paradosso, ma in realtà è accaduto proprio questo. Dove la libertà si dissocia dalle responsabilità e non conosce un limite, semplicemente non esiste. Dove la libertà è ridotta alla conquista di un desiderio, viene uccisa. Dove la libertà si rende schiava della materia, delle risorse e dei miti che questa fornisce, viene privata del suo connotato di natura, che deve essere cancellato. Il tempo della fede e della Chiesa era considerato finito, diceva il teologo Ratzinger. Egli intendeva dire che l’essere umano del ’68, per affermare il suo piacere e i suoi desideri, ha bisogno di distruggere se stesso, la sua natura di essere creato a immagine e somiglianza di Dio e per fare questo ha necessità di distruggere millenni di storia di fede e di Chiesa. La fede in Dio e la Chiesa di Dio avevano consegnato e tramandato all’essere umano - a qualsiasi essere umano - i principi naturali, scritti nella sua anima, insieme al libero arbitrio, la possibilità di rispettarli o no, di farli vivere o di annullarli, nella sua coscienza e nella sua vita.

Dove la libertà è ridotta alla conquista di un desiderio, viene uccisa.

14

N. 26 - GENNAIO 2015

Quelli che si chiamano oggi principi non negoziabili erano le norme che Mosè trascrisse sul Monte Sinai, mentre Dio gliele dettava. Erano le Tavole della Legge, di quella Legge per amore della quale Dio stesso era diventato Uomo e si era fatto crocifiggere per la salvezza dal peccato originale dell’intera umanità. Quelle regole avevano formato la civiltà occidentale. Ora, quei principi sarebbero stati definitivamente compromessi. In Italia, questo è accaduto, in maniera peculiare, grazie al Movimento radicale, protagonista assoluto del relativismo etico e grazie ai sedicenti cattolici che non hanno combattuto seriamente, sin dall’inizio, questa deriva, che avrebbe portato, dopo pochi anni, all’approvazione della legge sull’aborto. Dopo la risibile opposizione alla legge sul divorzio, i cattolici si arresero alla campagna radicale sull’aborto. Scriveva, a questo proposito, Mario Palmaro, su Il Timone n. 26 del luglio/agosto 2003 che pochi ricordano che la 194 è l’unica legge sull’aborto al mondo che porti la firma esclusivamente di uomini politici cattolici. Quando viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 22 maggio del 1978, essa porta in calce la firma di cinque politici dello Scudo crociato: il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti e i ministri Tina Anselmi, Francesco Bonifacio, Tommaso Morlino e Filippo Maria Pandolfi. I membri dell’esecutivo della Dc avrebbero potuto dimettersi piuttosto che firmare una legge assolutamente inaccettabile, ma rimasero al loro posto ‘per il bene del Paese’. Il Capo dello Stato, anch’egli democristiano, Giovanni Leone, avrebbe potuto rimandare la legge 194 alle Ca-

I principi che avevano formato la civiltà occidentale sono stati definitivamente compromessi dalla legalizzazione del divorzio

mere per sospetta incostituzionalità, senza nemmeno dover rassegnare le dimissioni, in base all’articolo 74 della Costituzione. Invece, dopo soli quattro giorni firmò. Purtroppo non fu solo la paura, o l’attaccamento al potere, a portare al tradimento gli uomini della Dc. Da anni era in atto una trasformazione del partito, che gettava le basi per un disimpegno progressivo sulle questioni più scomode e cruciali. Il 20 luglio del 1975, al Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, il premier in carica Aldo Moro prende la parola: ‘La ritrovata natura popolare del partito induce a chiudere nel riserbo delle coscienze alcune valutazioni rigorose, alcune posizioni di principio che sono proprie della nostra esperienza in una fase diversa della vita sociale, ma che fanno ostacolo alla facilità di contatto con le masse e alla cooperazione politica. Vi sono cose che, appunto, la moderna coscienza pubblica attribuisce alla sfera privata e rifiuta siano regolate dalla legislazione e oggetto di intervento dello Stato. Prevarranno dunque la duttilità e la tolleranza’. La linea politica era dunque tracciata, nel segno della resa e del rinnegamento dell’identità sulle ‘cose che contano’.

Dove la libertà si rende schiava della materia, delle risorse e dei miti che questa fornisce, viene privata del suo connotato di natura, che deve essere cancellato.


Notizie

Primo piano

Gian Paolo Babini

Avvocato, è membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Giuristi per la Vita, della quale è uno dei soci fondatori. E’ altresì curatore del blog maipiucristianofobia.org, che raccoglie materiali sulle discriminazioni dei cristiani nel mondo.

Una pessima legge La legge che ammette il divorzio è frutto di un processo di scristianizzazione cominciato secoli fa e che ha compimento, oggi, col “divorzio facile”, voluto con “necessità e urgenza” da un Governo presieduto da un sedicente cattolico. Qui ce ne parlano i Giuristi Per la Vita. di Gian Paolo Babini

N

on separi l’uomo ciò che Dio unisce” è la frase pronunciata agli sposi che celebrano il matrimonio con rito religioso. Sono parole che esaltano la natura sacramentale della loro unione, non affidata alla precarietà del sentimento, ma alla Grazia del Signore. In questa prospettiva, l’indissolubilità del matrimonio non è certo una prigione, come l’attuale pensiero dominante vorrebbe far credere, bensì è la roccia sulla quale posano le fondamenta della famiglia: i coniugi che si affidano a Dio possono infatti contare su una duratura reciproca solidarietà, che - a sua volta - consente ai figli di beneficiare della loro costante presenza. Poiché l’indissolubilità del matrimonio è frutto dell’insegnamento di Cristo, non sorprende che una delle più gravi fratture dell’unità della Chiesa Cattolica sia derivata proprio da una crisi coniugale, vale a dire da quella tra Enrico VIII di Inghilterra e Caterina d’Aragona, a cui è seguito lo scisma anglicano, che ha contribuito in maniera decisiva al diffondersi del Protestantesimo e, con esso, del pensiero relativista. Nei secoli successivi, segnati da progressiva scristianizzazione, è

stato introdotto il matrimonio civile, che – eliminando la rilevanza di Dio – ha privato i coniugi della dimensione trascendente della loro relazione. In tal modo, marito e moglie si sono trovati in balia delle proprie passioni e debolezze, cosa che ha fatto progressivamente percepire l’indissolubilità del matrimonio come un vincolo intollerabile, con conseguente diffusione del divorzio nei vari ordinamenti statali. In Italia il divorzio – la separazione esisteva già – è stato introdotto dalla legge n. 898 del 1970. Al riguardo, è interessante rilevare come, sino alla riforma approvata lo scorso novembre, le norme giuridiche - almeno in teoria - mostravano una certa preferenza per il componimento della crisi dei coniugi rispetto alla rottura definitiva della relazione. Ancora oggi, prima di poter addivenire al divorzio, deve essere pronunciata la separazione dei coniugi, che è un periodo di riflessione non inferiore a tre anni, durante il quale il

Nella prassi, i tentativi di conciliazione non sono seriamente svolti, sono mere formalità.

vincolo matrimoniale permane, sebbene con doveri attenuati. In caso di riconciliazione, la convivenza può essere ristabilita senza formalità e, in presenza di una nuova crisi coniugale, occorreranno almeno altri tre anni di separazione per poter divorziare. Indipendentemente dal fatto che la separazione sia consensuale o giudiziale (vale a dire contenziosa), il Presidente del Tribunale deve tentare di riconciliare i coniugi. Tentativo che va eseguito anche nell’eventuale successiva procedura di divorzio. Come si vede, stando al mero dato normativo, divorziare non dovrebbe essere una cosa facile, poiché sono previsti meccanismi astrattamente finalizzati a ripristinare l’unità coniugale. Nella prassi, però, i tentativi di conciliazione non sono seriamente svolti, cosicché si riducono a mere formalità, mentre la normativa – per il fatto solo di esistere - ha favorito lo sviluppo di una cultura contraria alla famiglia. Sul piano sociale, le conseguenze di questa mentalità sono state devastanti, a cominciare dal fatto che separazioni e divorzi, provocando un aumento delle spese personali a fronte di redditi invariati, sono una delle principali cause di povertà. E’ il caso, ad esempio, del

N. 26 - GENNAIO 2015

15


Notizie

Primo piano

La normativa - per il fatto solo di esistere - ha favorito lo sviluppo di una cultura contraria alla famiglia. marito che deve allontanarsi dalla casa coniugale, gravata magari da un mutuo, e cercare un’abitazione in affitto. In tali condizioni, nemmeno la moglie assegnataria di quella casa coniugale navigherà in buone acque: le maggiori spese che dovrà affrontare il marito faranno sì che la somma che potrà essere da lui erogata, quale contributo al mantenimento suo e/o dei figli, sarà necessariamente più contenuta della quota di reddito che lei beneficiava durante la convivenza coniugale. Accade poi che le persone separate o divorziate creino nuove relazioni affettive e da queste nascano dei figli, cosicché l’eventuale prole del primo matrimonio dovrà condividere il reddito del genitore con i nuovi fratelli. Separazione e divorzio sono dunque un “lusso” che solo i benestanti si possono semmai permettere, anche perché la frattura del rapporto tra i genitori, oltre ad essere fonte di grave sofferenza psicologica per i figli, molto spesso penalizza la loro realizzazione personale. Così, ad esempio - in presenza di scarse risorse reddituali, soprattutto in periodi di contrazione dello stato sociale - hanno minori possibilità di frequentare corsi di istruzione adeguati alle loro potenzialità. La mancanza di un padre o di una madre costantemente presen-

L'aula di Montecitorio, progettata da Ernesto Basile

ti, in molti casi, può poi facilitare negli adolescenti il consumo di stupefacenti, l’abuso di alcool, il bullismo ed altre condotte “a rischio” (come spiegano bene gli studi descritti a pag. 19). La provvisorietà del legame matrimoniale è, peraltro, espressione dell’odierno relativismo: se non esiste una verità assoluta, non ci può essere neppure un rapporto indissolubile. I coniugi dovranno pertanto prendere atto della precarietà del loro rapporto, così come i figli non avranno certezza della stabile presenza di entrambi i genitori al loro fianco. In tale contesto molti hanno iniziato a ritenere che non abbia senso sposarsi, in quanto si assumono dei doveri che non esisterebbero in una semplice convivenza. Questo sentimento è una delle cause della crescita esponenziale della coppie di fatto, statisticamente meno feconde di quelle sposate, cosa non certo positiva nell’attuale contesto di grave calo demografico. Il nostro legislatore si è però dimostrato insensibile a questo quadro sconfortante e, lo scorso novembre, ha addirittura ritenuto di dover accelerare l’iter delle separazioni e dei divorzi. Così, in caso di procedure consensuali (come potete approfondire a pag.17), dal dicembre 2014, i coniugi che non intendono Loris Fortuna e Antonio Baslini sono stati i primi firmatari ricorrere al Tribunale della legge 898 del ’70 che ha introdotto il divorzio in Italia possono affidarsi ai

16

N. 26 - GENNAIO 2015

loro avvocati che, dopo un improbabile tentativo di conciliazione, trasmettono l’atto di separazione o di divorzio al Comune per le annotazioni di legge. Con questa modalità, il controllo dell’Autorità Giudiziaria si riduce ad una mera verifica formale da parte del Pubblico Ministero che, solo nel caso di accordi contrari all’interesse della prole non autosufficiente, è tenuto a comunicare l’atto al Presidente del Tribunale, per la convocazione dei coniugi. In assenza di prole e di trasferimenti patrimoniali, i coniugi possono addirittura dichiarare la loro volontà all’Ufficiale di Stato Civile, senza obbligo di assistenza dei legali. E’ una procedura molto rapida, che non richiede null’altro, se non vi sono condizioni concordate. In presenza di queste ultime, la coppia viene semplicemente invitata a ripresentarsi, per la conferma dell’accordo, non prima di trenta giorni. Occorrono ancora tre anni tra la separazione ed il divorzio (c’è però un progetto di legge che vorrebbe ridurre sensibilmente tale periodo), ma il venir meno dell’esclusiva competenza del Tribunale, nell’eventualità di procedure consensuali, evidenzia come, per lo Stato, il matrimonio stia assumendo i connotati di una relazione dal modesto rilievo pubblicistico. Sconcerta che simili novità normative siano state introdotte con un decreto legge, al quale – secondo la nostra Costituzione – si dovrebbe ricorrere solo in casi straordinari di urgenza e necessità. Sconcerta ancora di più che siano state volute da un premier che si dice cattolico.


Notizie

Primo piano

Rodolfo de Mattei

Laureato in Scienze Politiche, è Amministratore di RdMedia Srl, società attiva nel settore della comunicazione e di Internet. E’ autore di Gender Diktat (Solfanelli)

Divorzio fai-da-te Al momento di andare in stampa è stato fermato il “divorzio breve” che riduce i tempi tra separazione e scioglimento del matrimonio. Ma la legge che ne semplifica modalità e strumenti è passata. Si banalizza ancor di più un atto che dovrebbe essere grave ed estremo. di Rodolfo de Mattei

I

n attesa del “divorzio breve”, è arrivato anche in Italia il cosiddetto “divorzio fai-da-te”, fortemente voluto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando e dal Governo Renzi. Dall’11 dicembre divorziare sarà molto più semplice, basterà recarsi davanti al Sindaco evitando le noiose trafile burocratiche nei tribunali e non sarà nemmeno più necessario avvalersi di un avvocato. Lo scorso 6 novembre il Parlamento italiano con il Decreto Legge n. 132/2014 recante «Misure urgenti di degiurisdizionalizzazione e altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile», convertito con modificazioni in Legge n. 162/2014, ha, infatti, introdotto nel nostro ordinamento giuridico “disposizioni idonee a consentire, da un lato, la riduzione del contenzioso civile, attraverso la possibilità del trasferimento in sede arbitrale di procedimenti pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria, d’altro lato, la promozione, in sede stragiudiziale, di procedure alternative alla ordinaria risoluzione delle controversie nel processo”. Le nuove misure mirano a facilitare le procedure di separazione e divorzio attraverso la risoluzione dei conflitti e delle controversie in via

stragiudiziale, tramite il particolare istituto della negoziazione. D’ora in avanti, i coniugi, oltre al normale procedimento davanti al giudice, avranno a disposizione un iter semplificato che gli permetterà di separarsi direttamente davanti al sindaco o firmando un accordo presso lo studio dell’avvocato. Il Decreto Legge convertito, perseguendo l’obiettivo del miglioramento della complessiva efficienza del processo civile attraverso lo snellimento delle procedure amministrative, disciplina le novità riguardo gli istituti del divorzio e della separazione al capo II del provvedimento, rubricato sotto il titolo “Procedura di negoziazione assistita da un avvocato”, all’art. 6, e al capo III che reca il titolo “Ulteriori disposizioni per la semplificazione dei procedimenti di separazione personale e di divorzio”, al successivo art. 12. Il “Corriere della Sera”, riportando le novità della riforma civile ap-

Una riforma improntata sul relativismo etico che non tiene in nessun conto il valore unico e specifico dell’istituto familiare.

pena varata, scrive: “La negoziazione è estesa a separazioni e divorzi, anche in presenza di figli minori o portatori di handicap grave. In quest’ultimo caso, oltre al vaglio del Procuratore della Repubblica si aggiunge il possibile passaggio dinanzi al Presidente del Tribunale. L’accordo raggiunto è equiparato ai provvedimenti giudiziali.” Con l’intenzione di tutelare la prole, infatti, il legislatore ha escluso il ricorso alla negoziazione assistita in presenza di figli minori, maggiorenni non ancora economicamente autosufficienti e portatori di handicap grave; tuttavia è prevista una scappatoia: l’articolo 6 del decreto legge - come specifica, infatti, il quotidiano online “Lettera43.it” - stabilisce che: “in caso di rottura consensuale, i coniugi possono decidere le condizioni con l’assistenza degli avvocati, lasciando poi ai legali l’incombenza di trasferire gli atti entro 10 giorni al procuratore della Repubblica. A quest’ultimo spetta la constatazione dei presupposti per il divorzio, la conformità dell’accordo raggiunto all’interesse dei figli e l’ok finale. Se il procuratore dovesse trovare il patto non congruo, si torna invece al procedimento tradizionale, con tanto di giudice e convocazione in tribunale dei due coniugi”. Grazie alle innovazioni normative introdotte dal decreto, non sarà

N. 26 - GENNAIO 2015

17


Notizie

Primo piano Un problema attuale che pare interessare poco o niente ai giudici e ai legislatori è quello dei padri divorziati che a volte sono discriminati e ingiustamente impediti a frequentare i figli.

quindi più necessario recarsi da un giudice che verifichi l’irreversibilità della crisi coniugale prima di decretare lo scioglimento del legame, ma sarà sufficiente la mediazione di un legale. Per arrivare alla rottura di un matrimonio non è più nemmeno indispensabile l’avvocato. I due coniugi potranno infatti procedere direttamente presso l’ufficiale di stato civile del Comune (il sindaco o chi da lui delegato) e formalizzare l’accordo. Trascorsi 30 giorni di riflessione la coppia si dovrà ripresentare per confermare le proprie intenzioni altrimenti l’accordo si intenderà non raggiunto. A tal proposito, sempre il “Corriere della Sera”, precisa: “Il provvedimento contiene ulteriori semplificazioni: i coniugi (senza figli minori o portatori di handicap) possono comparire innanzi all’ufficiale di stato civile del Comune per concludere un accordo di separazione, o di scioglimento del matrimonio, o di cessazione degli effetti civili o, infine, di modifica delle condizioni di separazione o

18

N. 26 - GENNAIO 2015

di divorzio. L’assistenza dei legali non è obbligatoria. L’accordo non può contenere atti con cui si dispone il trasferimento di diritti patrimoniali. È previsto, al fine di promuovere una maggiore riflessione sulle decisioni in questione, un doppio passaggio dinanzi al sindaco in qualità di ufficiale di Stato civile, a distanza di 30 giorni”. Come anticipato all’inizio, è più corretto parlare di “divorzio fai-date” o “divorzio semplificato” piuttosto che di “divorzio breve” in quanto il decreto legge n. 132/2014 non incide sulle tempistiche della procedura. Il testo originale che prevedeva una riduzione a sei mesi in caso di separazione consensuale e dodici in caso di separazione non consensuale ha subito delle modificazioni e dunque il periodo che dovrà trascorre tra la separazione e l’ottenimento del divorzio rimane fermo a tre anni. La strategia dei piccoli passi avanza per gradi e dunque il “divorzio breve” diventa a questo punto la prossima frontiera dell’attacco al matrimonio e alla famiglia.

La riforma della giustizia appena varata, presentata come un importante passo in avanti, che agevolerà gli iter processuali, evitando di sovraccaricare di lavoro le cancellerie dei tribunali per questioni dove sarà sufficiente una rapida prassi amministrativa, costituisce un ennesimo durissimo colpo al già martoriato istituto della famiglia. Una riforma improntata sul relativismo etico che non tiene in nessun conto il valore unico e specifico dell’istituto familiare come cellula vitale della società da salvaguardare e tutelare con tutte le forze. Se non per il bene dei coniugi almeno per quello dei figli, vere incolpevoli vittime di tale processo rivoluzionario. Il “divorzio fai-da-te” oggi e il “divorzio breve”, “sprint” o “express” domani, apparentemente presentate come conquiste civili imprescindibili data la complessità sociale contemporanea, rappresentano in realtà provvedimenti ideologici che concorrono al processo di distruzione della famiglia naturale. L’ulteriore indebolimento del legame coniugale, attraverso l’approvazione del decreto legge n.132/2014, riflette la fragilità valoriale sulla quale si fonda il dominante “pensiero debole” odierno. Un pensiero fondato sul’immediato presente che, rivendicando ogni diritto e l’illimitata libertà dell’individuo non ammette punti fermi e valori assoluti trascendenti. A guardarlo bene, in realtà, un pensiero molto forte che, in nome di falsi ed ideologici principi, sta smantellando, una ad una, le strutture portanti della nostra società.

L’interesse dei figli non è proprio calcolato per niente: anche in presenza di figli minori o portatori di handicap grave, l’art. 6 del decreto prevede una scappatoia per poter ricorrere ugualmente all’iter semplificato.


Notizie

Primo piano

Alessandro Fiore

Primo di 11 figli, è laureando in giurisprudenza e ha svolto studi anche in storia, filosofia e teologia. È Direttore delle Comunicazioni di Pro Vita Onlus e Caporedattore della nostra Notizie ProVita.

Statua di genitori con un figlio, in via Hrobakova, a Bratislava (Rep. Ceca).

Il matrimonio e il bene comune L’impressionante studio del professor Fernando Pliego Carrasco, della Universidad Nacional Autónoma de México, è una metanalisi delle 351 ricerche statisticamente più significative che dimostrano che la famiglia naturale fondata sul matrimonio produce più benessere per tutti. di Alessandro Fiore

M

entre i governi discutono se riconoscere o no le unioni di fatto, le unioni tra persone dello stesso sesso, se ammettere o meno il divorzio breve, et similia, uno studio del professore messicano Fernando Pliego Carrasco, ci obbliga a guardare la verità in faccia: le “famiglie” non sono tutte uguali; le diverse strutture familiari non hanno lo stesso effetto sul benessere della società; solo una struttura familiare merita di essere promossa dallo Stato: quella composta da mamma e papà biologici uniti in matrimonio. Il professor Pliego ha pubblicato i risultati delle sue ricerche nel mese di settembre 2013, nello studio “Le famiglie in Messico” e in un libro intitolato “I tipi di famiglia e il benessere di bambini e adulti”, realizzando poi una seconda edizione dei suoi lavori nel mese di giugno 2014. Pliego si propone di analizzare le conseguenze che le diverse forme di “famiglia” hanno sul benessere degli adulti e dei bambini che le compongono. Il punto di forza del suo studio (che lo rende più unico che raro) è il seguente: Pliego svolge la metanalisi

di tutti gli studi più rappresentativi dal 1995 fino a oggi. La sua preoccupazione di ammettere solo ricerche dotate di una forte rappresentatività statistica lo ha spinto ad esigere che ciascuna ricerca si basasse su un minimo di 800 casi. Pliego ha così trovato ben 351 pubblicazioni accademiche o ufficiali, basate su inchieste altamente rappresentative (alcune si basano su più di 100mila casi) o su statistiche coinvolgenti tutta la popolazione di un paese. In più, le ricerche analizzate hanno una rappresentatività che potremmo dire “mondiale” visto che provengono da 13 paesi democratici, anche molto diversi tra di loro: Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Spagna, Stati Uniti, Olanda, Giappone, Messico, Norvegia, Perù e Gran Bretagna.

Gli indicatori di benessere favoriscono in modo significativo le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici, 71 volte di più (84,9 / 1.2) rispetto agli altri tipi di famiglia.

I dati rilevati dalla metanalisi sono impressionanti per la loro chiarezza e univocità: la famiglia composta da padre e madre, uniti in matrimonio, e figli biologici, è sempre, sistematicamente, costantemente migliore di ogni altra, non importa quale tipo di “indicatore” di benessere si guardi. E più ci si allontana dalla forma tradizionale di famiglia (unioni di fatto, coppie di divorziati risposati, genitori dei quali uno non è quello biologico, padre o madre soli, coppie dello stesso sesso, ecc.) più sono gravi le conseguenze, da ogni punto di vista, sia per i figli che per gli adulti coinvolti. Riportiamo solo qualche esempio: la donna in una unione di fatto ha il doppio della probabilità di essere vittima di violenza fisica rispetto a una donna sposata; rispetto alla famiglia tradizionale, la probabilità che i bambini siano vittime di abusi sessuali è di 5 volte superiore nelle coppie di fatto, 19 volte nelle famiglie composte dal padre e da altra persona in unioni di fatto, 5 volte in famiglie con un solo genitore. Statistiche simili valgono anche per le violenze fisiche sui bambini. La probabilità, rispetto alla famiglia tradizionale, che i figli adolescenti abbandonino la scuola è doppia nelle famiglie in cui la madre è divorziata o separata, e tripla e quadrupla ri-

N. 26 - GENNAIO 2015

19


Notizie

Primo piano Il professor Pliego Carrasco

spettivamente nelle unioni lesbiche e gay. Anche la quantità di droghe consumate dalle donne aumenta nelle diverse situazioni familiari: rispetto alle donne sposate, il consumo di droghe da parte di donne in coppie di fatto è 3,1 volte superiore, 2,5 volte per le donne separate o divorziate e 2,8 volte per le donne sole che non si sono mai sposate. In paragone alle persone sposate, il rischio di depressione aumenta del 49% nelle persone divorziate o separate, e del 103% nelle persone rimaste singole e non sposate. Lo studio permette anche di sfatare alcuni luoghi comuni: “Per garantire ai figli lo stesso livello di benessere basta l’amore di due persone (qualsiasi)”. Falso: tutti gli studi considerati mostrano esattamente il contrario. Non è indifferente quanto al benessere dei figli che il ruolo genitoriale venga ricoperto dalla mamma e dal papà biologico oppure da altre persone. “Due genitori sono

Lo Stato deve giustamente “discriminare” tra le forme di unione, favorendo il matrimonio, e non favorendo altri tipi di unioni che, come minimo, fanno diminuire il benessere della società in tutti i sensi.

20

N. 26 - GENNAIO 2015

sempre meglio di uno”: questo è rigorosamente vero solo nel caso dei genitori biologici sposati mentre in altre ipotesi non è sempre vero (ad esempio quanto al pericolo di abusi sessuali e violenze fisiche sui bambini, al rischio di abbandonare la scuola, alla probabilità che la donna consumi droghe, ecc). Potremmo prendere uno ad uno tutti gli “indicatori di benessere”: educazione; sicurezza fisica; relazioni tra genitori e figli; funzionamento della coppia; salute sessuale e riproduttiva; salute mentale; salute fisica; reddito e lavoro; qualità dell’abitazione; dipendenze; livello di soddisfazione (benessere soggettivo) … in tutti i casi la famiglia composta da mamma e papà sposati e dai figli stravince. Diamo la parola al professor Pliego perché ci riassuma le sue conclusioni: “l’84,9% dei record [Pliego ne conta ben 3318 nei 351 studi analizzati, n.d.r.] indica che le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici, hanno un benessere maggiore e statisticamente significativo, in tutti gli indicatori, senza distinzione tra un paese e l’altro.… Invece, solo l’1,2% dei record mostra una tendenza inversa [benessere minore e significativo, n.d.r.]”. E continua: “Riassumendo, notiamo che gli indicatori di benessere favoriscono in modo significativo le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici, 71 volte di più (84,9 / 1,2) rispetto agli altri tipi di famiglia. Differenza notevole! … Si può costa-

tare che in questo tipo di famiglia [naturale fondata sul matrimonio, n.d.r.] c’è meno violenza contro le donne e i bambini; gli indicatori di salute fisica sono migliori; i problemi di salute mentale si verificano in misura minore; i redditi sono più alti e la disoccupazione meno frequente; le condizioni abitative sono più favorevoli; c’è una maggiore cooperazione nelle relazioni di coppia; i legami tra genitori e figli sono più positivi; il consumo di droga, alcool e tabacco è statisticamente minore; il comportamento sociale dei bambini è più cooperativo e ci sono tassi inferiori di criminalità tra i minori; il rendimento scolastico dei bambini è migliore …”. E tutto ciò è vero qualsiasi sia il paese analizzato: “il tipo di paese non è rilevante: possono essere anglosassoni o latini, orientali o occidentali; in forte, media o bassa crescita economica; con sistemi politici democratici consolidati o recenti. In ogni caso, le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici dimostrano livelli più elevati di benessere rispetto ad altre possibili situazioni familiari o di coppia”. Insomma la famiglia naturale fondata sul matrimonio è quella che garantisce l’essere e il benessere dei bambini, degli adulti e della società tutta. E’ per questo che essa viene riconosciuta dallo Stato come sua cellula fondamentale, ed è per questo che lo Stato deve giustamente “discriminare” tra le forme di unione, favorendo il matrimonio, e non favorendo altri tipi di unioni che, come minimo, fanno diminuire il benessere della società in tutti i sensi. Questa è l’unica scelta politica possibile. Ogni altra sarebbe non solo innaturale ma anche anti-scientifica.

I risultati degli studi del professor Pliego sono pubblicati in un libro, “I tipi di famiglia e il benessere di bambini e adulti”, che è già alla seconda edizione.


Notizie

Primo Piano

Maike Hickson

Nata in Germania, ha studiato Storia e Letteratura Francese all’Università di Hannover e vissuto per diversi anni in Svizzera dove ha scritto la sua tesi di dottorato. E’ sposata e madre di due bambini. E’ una casalinga felice che ama scrivere quando il tempo glielo permette.

Ricordiamoci dei più piccoli, tra le rovine del divorzio Grazie a Vita Umana Internazionale (Human Life International), pubblichiamo una testimonianza di una nota blogger cattolica che - da credente - spiega l’effetto devastante del divorzio sui bambini, anche riguardo alla loro vita di fede. di Maike Hickson

N

ella discussione in corso anche nella Chiesa - sul divorzio, ciò che mi colpisce è quanto poco l’attenzione venga data ai bambini, che sono quelli che ne soffrono maggiormente e che prima o poi si chiedono: “Perché i miei genitori non mi amano abbastanza per stare insieme e quindi per stare con me?” Ho vissuto il divorzio dei miei quando ero bambina e so il male che fa. Distrugge la fiducia nei rapporti umani. Distrugge l’idea che ci sia qualcosa sulla terra che sia affidabile e duraturo. E’ come quando un uccellino implume è spinto troppo presto fuori dal nido. Un bambino vuole stare con la madre e con il padre. Ma dopo un divorzio ciò non è più possibile. Chi è la mia famiglia? - un bambino poi si chiede. Dove è il posto in cui posso sempre ritornare, il focolare dove posso trovare calore, nella malattia e nella sfortuna? Anche da adulto, si porta dietro una ferita psi-

cologica che rimarrà per sempre. Nella maggior parte dei casi, il divorzio significa che la madre deve mettersi a lavorare o intensificare il lavoro, diminuendo l’attenzione verso i figli. Molto spesso, il padre è tagliato fuori, non solo come presenza, ma anche nel ricordo. Ciò significa che anche mezza identità del bambino è improvvisamente rifiutata. E fa male sentirsi fare dei rim-

proveri come “Questo è proprio lo sbaglio che ha sempre fatto tuo padre!”, perché un figlio, in effetti, porta normalmente in sé delle somiglianze di carattere e di atteggiamenti con tutti e due i genitori. La famiglia è il luogo dove di solito si minimizzano le debolezze e le eccentricità dei suoi membri: è il luogo dell’accoglienza per eccellenza. La famiglia è il luogo dove l’amore smussa gli angoli e non permette ai problemi di soffocare la felicità dello stare insieme. Essa implica uno sforzo per impegnarsi insieme verso il bene comune più grande, il bene della famiglia, appunto, e, infine, in termini cristiani, verso la felicità eterna. Quando si sfascia la famiglia i bambini non solo perdono questa opportunità e questo insegnamento di vita, ma spesso sono usati dai genitori per farsi ripicche l’un l’altro, in una guerra legale ed economica che fa male, nel profondo, a tutti. Oppure vengono istigati a parteggiare per l’uno o l’altra per ottenere regali

N. 26 - GENNAIO 2015

21


Notizie

Primo piano

Perché i miei genitori non mi amano abbastanza per stare insieme e quindi per stare con me?

o - peggio - più “amore”. Questo fenomeno si chiama “sindrome di alienazione genitoriale”: i figli dei genitori divorziati sono spesso abituati a criticare il genitore assente, in violazione della legge divina e della legge naturale. Perché per natura il bambino ama entrambi i genitori (nonostante i loro difetti) e li idealizza. Il divorzio, invece, costringe il bambino a lasciarne uno, e ciò significa fargli tradire l’amore, la riconoscenza, il ricordo. L’idea recentemente espressa dal Cardinale Walter Kasper che vorrebbe un vincolo matrimoniale meno forte, perché di fatto ci sono tanti (troppi) matrimoni sfasciati, potrebbe essere paragonata alla decisione di uno Stato che deliberasse di ammorbidire le leggi nei confronti di alcuni reati perché il tasso di criminalità è in crescita. La Chiesa, invece, sa che la fede si trasmette principalmente in e per mezzo della famiglia. Quanto ciò sia importante è ricordato dalle stesse parole di Cristo: “Lasciate che i bambini vengano a me”; e si potrebbe anche citare il più inquietante: “Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli”. La Chiesa sa che molte persone, proprio a causa del divorzio dei loro genitori, hanno perso o abbandonato per negligenza la fede, o ad essa non sono stati mai educate. La fede e la famiglia sono strettamente dipendenti l’una dall’altra. E uno Stato buo-

Benedetto sia colui che ha salvato il cuore di un bambino dalla disperazione.

22

N. 26 - GENNAIO 2015

no con un governo giusto e capi virtuosi dipende da entrambe. Insegnare e vivere la fede necessita di pazienza e di pace, di uno stile di vita calmo e radicato che dia lo spazio necessario per domande e meditazioni. Quando nella mia vita sono scossa, nervosa e sradicata, come posso trasmettere tutte le diverse sfaccettature della nostra ricca fede che sgorgano dalla consapevolezza della vita e morte di Cristo per noi? Pertanto, si potrebbe dire che il vincolo coniugale e la sua salvaguardia è un altro cardine per la promozione e la difesa della fede. Infatti la Chiesa insegna che scopo essenziale del matrimonio è la procreazione dei figli e la loro educazione nella fede, fino al loro ingresso nella vita eterna. Questa missione altissima, che è contraria a qualsiasi fraintendimento egoistico del matrimonio inteso come un mero mezzo di “appagamento” reciproco, aiuta i coniugi, piuttosto, a disciplinarsi e a considerare insieme il benessere spirituale e materiale dei loro figli.

Poiché il dovere principale e il ruolo della Chiesa è conservare la fede e trasmetterla intatta ai fedeli per la salvezza delle loro anime, essa deve fare tutti gli sforzi necessari per proteggere il matrimonio e con esso i parvuli, i piccoli di Cristo. Facendo ciò, essa mostra misericordia verso questi che non possono combattere da soli. Essa ricorda agli adulti che hanno un importante dovere e responsabilità verso l’altro e verso la prole. E, per chiudere, possiamo ricordare la Nona Beatitudine presentata in modo così intenso dal romanziere francese George Bernanos nel commovente romanzo Diario di un curato di campagna (1937): “Benedetto sia colui che ha salvato il cuore di un bambino dalla disperazione”. (traduzione con adattamenti a cura di Marcello Riccobaldi)


Notizie

Primo Piano

Antonio Brandi

Imprenditore di professione, si dedica alla difesa dei diritti dei più deboli per passione. Per dar voce a chi non ha voce ha fondato e dirige Notizie ProVita.

Mons. Giusti

L’ora della “resistenza culturale”: intervista a S.E. Mons. Giusti S.E. Monsignor Simone Giusti, Vescovo di Livorno, ci ha rilasciato un’intervista piena di saggezza, da cui traspare un profondo amore pastorale per i suoi diocesani e per l’umanità minacciata dalle nuove ideologie relativiste e distruttive che vanno oggi di moda. di Antonio Brandi

E

ccellenza, oggi, soprattutto in Occidente, è in corso una profonda crisi della famiglia naturale con moltissimi divorzi, separazioni, convivenze di fatto e aborti. Come mai, secondo Lei? Il tutto si può sintetizzare in una parola: scristianizzazione. E’ in atto un deliberato processo culturale volto a promuovere una radicale svolta antropologica ancor più profonda di quella tentata e non riuscita, dal marxismo. Alla radice di questo profondo mutamento di visione della vita vi è sempre la stessa matrice culturale ottocentesca la quale tenta, da ormai più di due secoli, di promuovere una società neo pagana a prescindere, se non contro, l’evento cristiano e la sua visione dell’uomo e del mondo, del presente e del futuro. Non sono bastati i fallimenti storici dello scientismo, del marxismo, del nazismo, del pensiero marcusiano; non sono stati sufficienti i deliri neo pagani del XX secolo con il suo corteo di distruzione e morti. Dopo il crollo dell’utopia comunista invece di una riscoperta delle radici cristiane che da sempre hanno innervato e dato forza all’Europa è

montata, questa volta da ovest, dagli Stati Uniti, una nuova ideologia, quella del “gender”, ancor più folle delle precedenti: essa mira alla completa destrutturazione dell’uomo. Si è capito poi che l’unica forza capace di opporsi a questo progetto è la Chiesa Cattolica, unico soggetto a statura mondiale e ovunque ramificato; pertanto si sta sviluppando una vera e propria campagna denigratoria verso di essa, i suoi valori, i suoi sacerdoti. Si propugna una scienza e più in generale una cultura fenomenologica, ma poi i fenomeni in atto non si vogliono valutare né ci si vuole domandare quali siano le radici culturali che li hanno prodotti: crisi ecologica senza pari, crisi demografica da tempi di carestia e o da peste nera,

Oggi c’è bisogno di “partigiani” della vita, dei bambini non nati, di partigiani della famiglia. Dell’unica famiglia possibile: quella formata da uomo, donna e figli.

perdita del senso della vita, infelicità diffusa tamponata da dosi sempre più massicce di piaceri, droghe e psicofarmaci. Accanto a questo processo culturale, e a volte proprio per il fine attacco che hanno ricevuto soprattutto nell’ultimo secolo, c’è stata l’implosione di non poche chiese nazionali (protestanti prima e cattoliche poi) le quali invase dalla teologia liberale ai primi del novecento e da una sempre più accentuata mondanizzazione nella seconda parte del novecento, sono divenute cocchiere della cultura dominante o sono rimaste greggi impauriti. Anche in Italia e in altri paesi europei, dove la Chiesa è ancora realtà di popolo, la sfida è in atto: si pensi al martellamento sulle questioni del gender e sui relativi capitoli delle unioni civili e dei matrimoni omosessuali, per non parlare dell’eutanasia. Cosa si può fare per fronteggiare e arrestare questa crisi? Non avere paura e vivere quella che Giovanni Paolo II chiamava “resistenza culturale”. Oggi c’è bisogno di “partigiani” della vita, dei bambini non nati, di partigiani della famiglia. Dell’unica famiglia possibile: quella formata da uomo, donna e

N. 26 - GENNAIO 2015

23


Notizie

Primo piano

“Il motto che ho scelto per il mio episcopato è: Virtus non timet. Ovvero, in una spiegazione certamente non letterale, “dobbiamo confidare nel Signore e non temere mai”. Lo stemma avrà il mare in riferimento alla città di Livorno e al Battesimo, le colline in riferimento all'entroterra della diocesi e alle colline della fede, speranza e carità (i valori che contano appunto) e una stella in riferimento alla Madonna di Montenero.”

figli. C’è bisogno di uomini e donne che consapevoli della folle ubriacatura culturale relativistica in atto, abbiano lucidità e coraggio per opporsi a quella che Benedetto XVI chiama, dittatura del relativismo. E’ necessaria una resistenza popolare alla dittatura relativistica, fatta da cristiani ed ebrei, musulmani e persone laiche di buona volontà le quali, non temendo di essere derise, picchiate, insultate o, come sta già avvenendo in diversi paesi anche europei, incarcerate, facciano rete, si uniscano e diano voce alle ragioni evidenti della vita, della famiglia, della civiltà dell’Amore, come affermava Paolo VI. Sicuri che le idee sono l’arma più rivoluzionaria che esista, occorre sgretolare dalle fondamenta il nuovo

Moloch dai piedi d’argilla. Come è crollato il marxismo presto crollerà anche questa nuova ideologia. L’enorme movimento popolare, nato spontaneamente nella laica Francia, insegna e dà grande speranza. Quale è la situazione nella sua Diocesi? È simile al resto d’Italia, ma sta crescendo e non di poco, il popolo della vita e diverse battaglie sono state vinte. Vero motore di questa rinascita è il Progetto Culturale della Diocesi. E’ questa un’intuizione di Giovanni Paolo II al Convegno Ecclesiale di Palermo del 1995. Occorre fare cultura, far conoscere un cristianesimo che diventa cultura e quindi sapienza e saggezza per la vita quo-

tidiana. Il resto lo fa l’intelligenza di ogni uomo. Vi sono consultori cattolici? La Diocesi è collegata con Centri di Aiuto alla Vita o associazioni volte a prevenire l’aborto o a curare il trauma post aborto? Sta nascendo un Consultorio promosso dalla Consulta Diocesana di Pastorale Familiare e dalla Caritas, ed è è un consultorio per la vita. Vuole essere un luogo dove una mamma, che desidera far nascere il suo bambino, possa trovare tutte le competenze e gli aiuti necessari affinché ciò si possa realizzare. Sarà una casa dove qualunque donna in difficoltà possa trovare aiuto. Da anni in Diocesi, nel mese di febbraio, a cavallo della Giornata Nazionale per la vita promossa ogni anno dalla CEI, si tengono iniziative a favore di una cultura della vita in stretta collaborazione con tutte le associazioni o movimenti pro vita. I Parroci sono sensibili e sensibilizzano i fedeli verso le questioni di bioetica e la rivoluzione antropologica in atto?

Il porto di Livorno

24

N. 26 - GENNAIO 2015

Lo sono, se ne sono informati: perché oggi si tenta di far passare una serie di provvedimenti contro la vita e la famiglia, come pura affermazione di “giusti” diritti individuali. Anche per questo è nato un quotidiano on-line della Diocesi. Dinanzi all’asservimento alla cultura del gender da parte dei media locali, la Diocesi di Livorno ha


Notizie

Primo Piano

La chiesa di Santa Maria del Soccorso, a Livorno

fondato un quotidiano “La settimana tutti i giorni” il quale sta registrando una crescita continua di lettori.

Oggi sembra che ogni desiderio debba trasformarsi in un diritto. Cosa ne pensa?

Nella sua Diocesi vi è una pastorale verso i transessuali e gli omosessuali?

Purtroppo la Carta dei Diritti dei cittadini Europei mette proprio il desiderio quale fonte del diritto nell’Europa Comunitaria. Non più il bene, il vero, il giusto ma la realtà più individualistica che esiste: il desiderio. Il “baco”, come già detto, è culturale. E’ necessaria la nascita di un sempre più forte movimento popolare il quale fra l’altro faccia comprendere che la gravissima crisi economica che attraversiamo è prima di tutto culturale e che non sarebbe mai avvenuta se si fosse costruita una società e in particolare un’Europa basata sul bene comune e non sul desiderio e i conseguenti diritti individuali. Un rovo produce spine per tutti e poche bacche per pochi, una vite grappoli d’uva per tutti e spine per nessuno.

Sì, c’è un diacono permanente, che è anche psicologo, che la sta portando avanti.

Non sono bastati i fallimenti storici dei deliri neo pagani del XX secolo, con il suo corteo di distruzione e morti: dopo il crollo dell’utopia comunista invece di una riscoperta delle radici cristiane, è montata, questa volta da ovest, dagli Stati Uniti, una nuova ideologia, quella del “gender”, ancor più folle delle precedenti: essa mira alla completa destrutturazione dell’uomo.

Nelle scuole della sua Diocesi, le risulta che venga propagandata l’ideologia gender? Ha avuto lamentele di genitori? Certo che viene propagata l’ideologia del gender, occorre essere vigili e in nome della Costituzione Italiana intervenire prontamente denunciando abusi e sopraffazioni.

A Livorno il Comune aveva tentato di escludere da alcuni bandi per il mondo della scuola, un’associazione pro-famiglia, ma dopo una serie di articoli su Avvenire, non su quotidiani locali asserviti sovente alle lobby LGBT, hanno dovuto rivedere le loro posizioni. I professori di religione come si comportano? La Diocesi ha modo di formarli e monitorarli? I professori di IRC si stanno comportanto bene e, debitamente formati, sanno essere una presenza molto positiva: vanno formati, questo sì. Pensa sia utile promuovere conferenze e dibattiti nelle Parrocchie? E’ indispensabile informare e formare: per questo ogni anno la Diocesi si dà un mese, come già dicevamo, per sensibilizzare parrocchie e cittadinanza sul tema della Vita. Ringraziamo Sua Eccellenza per il tempo che ha voluto dedicarci. Speriamo che le sue parole, sagge, profonde ed equilibrate, siano di aiuto e di sprone per tutti i Pastori che - travolti da questo processo culturale distruttivo - non hanno avuto finora coraggio o forza per reagire.

N. 26 - GENNAIO 2015

25


Notizie

Famiglia ed economia

Sara Alessandrini

Laureata in giornalismo ed editoria. Addetta stampa e blogger. Cattolica e inguaribile ottimista. Ama la vita, chi gliel’ha donata e suo marito.

“Licenziata perché incinta” Anche se la normativa italiana che garantisce i congedi parentali alle madri (e anche ai padri) è tra le più evolute del mondo, le donne sono ingiustamente discriminate nel mondo del lavoro e spesso perdono il posto quando restano incinta. di Sara Alessandrini

L

e donne sono ormai costrette a lavorare. Il secondo stipendio è spesso indispensabile per pagare l’affitto o il mutuo. L’introduzione del divorzio – e la sua recente semplificazione – ha creato una diffusa instabilità di fondo, per cui anche nella coppia più affiatata la moglie preferisce una certa autonomia e indipendenza economica… Comunque la nostra Costituzione, all’art. 37, assicura la parità di retribuzione e di trattamento a uomini e donne, a parità di lavoro. Poi nel secondo comma recita: “Le condizioni di lavoro devono consentire (alla donna) l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adegua-

Secondo i dati Istat solo quattro madri su dieci tra quelle costrette a lasciare il lavoro, ha poi ripreso l’attività, ma con valori diversi nel Paese: una su due al Nord e soltanto poco più di una su cinque nel Mezzogiorno.

26

N. 26 - GENNAIO 2015

ta protezione”. Di qui la legge che assicura i congedi parentali (anche al padre) che - bisogna riconoscere ­- è una delle più moderne e garantiste del mondo. Nonostante ciò, il numero delle donne “costrette” a rinunciare al lavoro per la maternità aumenta in maniera proporzionale alla diminuzione delle opportunità lavorative. Siamo in un Paese dove il tasso di natalità è tra i più bassi del mondo occidentale, il tasso di occupazione femminile ugualmente fra i più bassi, e continua a scendere come confermano gli ultimi dati dell’Istat, oltre il 46,4%. La donna che ha appena scoperto di essere incinta si pone il classico problema del “se” e “come” dirlo al proprio datore di lavoro, dal quale non sarebbe ben vista per via dell’imminente vuoto nell’organico che, inevitabilmente, lascerà. Un figlio, oggi, in Italia è considerato un ostacolo e non una ricchezza. Roberta Martignago, giovane biologa leccese e madre di un bimbo di 11 mesi, licenziata da un’azienda farmaceutica dopo essere rimasta incinta, è solo una tra le tante donne che costantemente vengono congedate dal proprio datore di lavoro perché in stato di gravidanza. Roberta ha 32 anni, un compagno e un figlio, Matteo. Il suo per-

Non si riusciranno a ridurre gli aborti se anche il mondo del lavoro non valorizza le donne incinte e le neo mamme anziché discriminarle. corso è simile a quello di tante altre donne, un percorso che fa riflettere e che conferma quanto sia contraddittorio e pieno di ostacoli il mondo del lavoro al giorno d’oggi. La giovane donna è stata congedata dalla sera alla mattina: “Ero in macchina quando ho ricevuto la chiamata del capo d’area che mi diceva come l’azienda non avesse preso bene questa notizia e che io non avevo avuto sensibilità nei loro confronti”. La telefonata si è ripetuta, dopo qualche ora, e Roberta ha registrato la conversazione con il suo referente, che ha ribadito l’assenza di “sensibilità” della donna nei confronti dell’azienda, il fatto di non aver chiesto loro un parere, più alcune frasi intimidatorie con cui volevano obbligarla a rimettere il mandato in 24 ore, pena la sottrazione della quota di anticipo sulle provvigioni e la restituzione delle provvigioni stes-


Notizie

Famiglia ed economia

La precarietà segna il nostro Paese ed è inutile fare retorica sulla valorizzazione del ruolo della donna, su impegno e potenzialità inespresse, la realtà è che spesso non sono tutelati in alcun modo i diritti fondamentali. se. Inoltre, nella chiamata, anche una sorta di chiarimento su quale avrebbe dovuto essere l’iter da affrontare prima di diventare madre, in quella azienda. La casa farmaceutica si è poi giustificata dichiarando che altre collaboratrici, pur avendo portato avanti delle gravidanze, sono rimaste al loro posto. Quindi, Roberta non sarebbe stata licenziata per questa ragione, ma solo per “scarso rendimento” e “poca produttività”. Roberta ha sporto denuncia e sono in atto sia una causa civile che una penale. La giustizia farà il suo corso anche se i tempi sono lunghi. Purtroppo, il pensiero comune del: “Vabbè, di cosa ti sorprendi? Siamo in Italia” è toppo radicato, e la vicenda non fa notizia: come se essere licenziata perché incinta fosse una cosa normale o un avvenimento inevitabile. Roberta, poi, è stata fortunata: ha trovato un altro lavoro, e ora si occupa di prodotti nel settore pediatrico. Ma ricorda ancora quelle notti in cui non dormiva per la preoccupazione di essere rimasta senza lavoro. La storia di Roberta è a lieto fine. Ma purtroppo viviamo in una società intransigente, dove la conciliazione tra lavoro e maternità non è mai stata agevolata con vera attenzione. Nei paesi del nord Europa, invece, l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro fin dagli anni ‘50 ha visto un impegno forte nelle politiche sociali e dei servizi. Allarmante l’analisi che emerge dal rapporto “Mamme in crisi” effettuato da Save The Children: in Italia mancano le misure di conciliazione tra famiglia e lavoro, infatti il nostro Paese è

tra le nazioni che meno investono dannato un’azienda, specializzata sui servizi per le famiglie e i bam- nella produzione di particolari rivebini. Solo il 13,5% dei bambini fino stimenti e finiture per l’edilizia, che a tre anni viene preso in carico dai aveva licenziato Cathy, una delle servizi. Il congedo parentale è uti- proprie dipendenti, “colpevole” di lizzato solo per il 6,9% da padri. essere incinta. La precarietà segna questa soUna vera e propria ingiustizia. cietà ed è inutile fare retorica sul- Ma Cathy non si è persa d’animo la valorizzazione del ruolo della e ha deciso di lottare e di denundonna, su impegno e potenzialità ciare il datore di lavoro per far vainespresse: la realtà è che il secon- lere i suoi diritti: diritti che le sono do comma dell’art. 37, che abbiamo stati riconosciuti pienamente. Cathy visto prima, è sostanzialmente inap- aveva sempre eseguito in modo plicato. Oggi, si fanno meno figli an- impeccabile il suo lavoro, pertanto, che per evitare di perdere il lavoro. la Corte d’appello di Montpellier, E invece non si dovrebbe chiedere ha decretato che dovrà essere ad una donna di scegliere tra lavoro riassunta dall’azienda nella stessa e maternità, come se fossero per- posizione di prima e con le stesse corsi di vita sempre inconciliabili. mansioni. Inoltre l’azienda le deve Secondo i dati Istat solo quat- corrispondere un risarcimento tro madri su dieci tra quelle co- danni pari a 240.000,00 euro. strette a lasciare il lavoro, ha poi Non si può licenziare una donripreso l’attività, ma con valori di- na, semplicemente per il fatto che versi nel Paese: una su due al Nord questa sia in dolce attesa, questo il e soltanto poco più di una su cinque motivo di questa dura sentenza. Il nel Mezzogiorno. Le interruzioni responsabile della sezione lavoro imposte dal datore di lavoro, ri- è convinto che questa decisione guardano più spesso le donne farà “giurisprudenza” ed ha digiovani: si passa infatti dal 6,8% chiarato che servirà di monito alle delle donne nate tra il 1944 e il 1953 “aziende non sanno ancora come al 13,1% di quelle nate dopo il 1973. gestire la gravidanza delle donTriste la prospettiva per le ragazze, ne e continuano a discriminarle”, nel caso in cui non abbiano conse- come nel caso di Cathy. guito la laurea e siano in possesso Una sentenza memorabile, che, del solo diploma, poiché fanno i ci auguriamo, possa essere di conti con un tasso di occupazione esempio anche per le aziende ben inferiore a quello dei coeta- italiane. nei di sesso maschile: 37,2% contro il 50,8%. Una situazione, questa, che pesa sulle chance di rendersi autonome dalla famiglia di origine e di realizzare il desiderio di diventare madri. Dei 3 milioni e 855mila donne fra i 18 e i 29 anni, il 71,4% vive infatti con i genitori. La situazione appare drammatica, ma è importante non perdere la speranza e armarsi di pazienza. Abbiamo esempi in cui la giustizia fa il suo corso. In Francia, per esempio, una ditta è stata condannata a risarcire una donna incinta licenziata senza giusta causa. La Corte d’appello di Montpellier ha con"We Can Do It!", poster di J. Howard Miller, 1943

N. 26 - GENNAIO 2015

27


Notizie

Famiglia ed economia

Eleonora Rossi

Laureata in lettere classiche, master in neuropsichiatria infantile, insegnante saltuaria, moglie e madre di 3 figli per professione.

Il logo dell’associazione “Non si tocca la famiglia”

Non si tocca la famiglia La società civile si mobilita, i padri e le madri si ribellano all’indottrinamento gender e omosessualista che si vorrebbe praticare ai bambini. Abbiamo già presentato ai nostri lettori il “Comitato articolo 26” lo scorso mese. Oggi presentiamo l’associazione “Non si tocca la famiglia” di Eleonora Rossi

E

h no la famiglia non si tocca! La cellula fondante della società, l’unica forza economicamente prospera, deve essere tutelata in ogni suo aspetto. Eppure, in questi tempi così bizzarri, sembra che il concetto di famiglia sia obsoleto, travisato a tal punto da volerle far perdere la sua natura feconda. E’ addirittura mal tollerata, aggredita nella sua unicità… Sì, la famiglia oggi va difesa più che mai. In questo panorama è nata un’associazione: NON SI TOCCA LA FAMIGLIA per tutelarne i diritti, per promuoverne il rispetto e la salvaguardia, specialmente riguardo al diritto di educazione dei fanciulli. NON SI TOCCA LA FAMIGLIA, infatti, ha come scopo primario quello di contrastare l’avanzata dell’ideologia gender nelle scuole. Ma che cosa è l’ideologia gender? Quali sono i suoi dettami? Nato dapprima come pensiero filosofico, tra i cui antesignani c’era Simon de Beauvoir (1908-1996), che lancia lo slogan: ‘donna non si nasce ma si diventa!’, il gender diventa velocemente ideologia, promuovendo una rivoluzione culturale, antropologica, sessuale che

28

N. 26 - GENNAIO 2015

mira ad azzerare le differenze naturali, rifiutando il dualismo classico della categoria maschio/femmina. Il sesso biologico, empiricamente osservabile e sperimentabile, determinato dall’ultima coppia di cromosomi (XX o XY, rispettivamente per donne e uomini), non ha più alcun valore. Questo concetto è ritenuto “obsoleto” e “retrogrado”, per cui viene sostituito dal più moderno e à la page concetto di “genere”. Il genere dipende solo ed esclusivamente dalla percezione psicologica personale che ne ha il soggetto, indipendentemente da ogni realtà preesistente e sussistente. I connotati sessuali del corpo non hanno alcun ruolo nella determinazione del genere, idem per il DNA, per la conformazione

In collaborazione con il regista Pupi Avati, l’associazione “Non si tocca la famiglia” ha ideato un progetto destinato alle scuole medie e superiori, che si intitola “Amare le differenze, per un amore che fa la differenza’’.

del cervello oppure per gli ormoni: l’oggettività viene sic et simpliciter reputata inutile, se non dannosa, al fine della libera espressione del proprio genere; da qui il noto acronimo che si arricchisce di tanto in tanto di una nuova lettera: LGBTQI (lesbica, gay, bisessuale, transessuale, queer, intersessuale). Il genere è fluido, può cambiare più volte nel corso della vita, degli anni, e perfino della stessa giornata. Proteggere i nostri figli da una cultura del genere diventa doveroso. Si fa allora spazio a convegni e corsi di formazione per docenti e genitori che devono essere formati e informati. Tra gli specifici progetti educativi che l’associazione propone a insegnanti, educatori e genitori, ne segnaliamo uno, in particolare, in collaborazione con il regista Pupi Avati, destinato alle scuole medie e superiori, che si intitola “Amare le differenze, per un amore che fa la differenza’’. Dopo la visione del film del famoso regista, “Un matrimonio”, l’associazione propone un percorso di riflessione teso alla rivalutazione della bellezza dell’istituto matrimoniale, quale cellula veramente umana ed intrinsecamente prodigiosa, che partecipa alla creazione della vita.


Notizie

Famiglia ed economia volezza dell’identità facile manipolabilità, di instabilità di genere... Né vor- psicologica e di scarso sostegno ranno far giocare economico. i bambini all’asilo E già Cicerone rilevava che la con bambole dotate famiglia è seminarium rei publicae, di genitali ben evi- vivaio della cosa pubblica, quando denti, addirittura co- osservava che i cuccioli d’uomo lorati di grigio per gli hanno bisogno di un luogo sicuro anziani e di nero per in cui crescere e sperimentare le i giovani, al fine di relazioni sociali; hanno cioè bisoconsentire un’esplo- gno di una società in miniatura. razione dettagliata La famiglia dev’sessere proprio della sessualità. questo: un universo in cui i bamNon tutti, poi, bini possano apprendere la vastità vorranno che si leg- e la delicatezza dei rapporti intergano le fiabe omo- personali, in tutta la complessità sessuali, avallate, che gli è propria, ovvero quella del purtroppo, dalla pro- rapporto uomo-donna, così simili, paganda omosessua- eppure così diversi. lista divenuta perIn Italia la questione rischia di vasiva su ogni tipo aggravarsi da un momento all’altro. di mass media, dai Seguendo i progetti dell’OMS, i noI libri omosessualisti che girano per gli asili italiani sono giornali alla tv. stri figli riterranno normale definirsi diseducativi anche perché menzogneri, come si legge È quindi per pre- di un gender o di un altro, chiamenelle pagine qui riprodotte. venire questi attac- ranno “omofobo” chiunque si dica L’associazione, poi, organiz- chi ignobili che si deve dare spazio contrario ai matrimoni tra persone za giornate dedicate alla famiglia, a questa associazione, ricordia- dello stesso sesso, sentiranno conconsolidando l’unità della struttu- mo, apartitica e aconfessionale. sigli su come toccare i genitali prora familiare nella condivisione e Non si può accettare che i bambi- pri e altrui già alla scuola materna. È giusto, quindi, ribadire che la nell’aggiornamento di tematiche ni e i giovani siano sottoposti ad importanti ed attuali, creando spazi un’ideologia del pensiero unico, famiglia è fondata sull’unione nasignificativi per l’ascolto e momenti si deve promuovere la libertà di turale di un uomo e di una donespressione e promuovere i diritti na, aperti naturalmente alla vita, e ludici per i figli. Ecco, l’Associazione NON SI costituzionali di libertà senza im- profondamente incarnati in quel progetto che la società umana ha TOCCA LA FAMIGLIA intende, bavagliare le coscienze. Ben vengano quindi, quei pro- da sempre riconosciuto, appunto, appunto, sostenere il ruolo prioritario ed insostituibile dei genitori getti che esaltano le differenze come “famiglia”. Alessandro Barbato, direttore nell’educazione dei figli, come re- sessuali e che segnalano i pericocita la dichiarazione universale dei li connessi alla varietà di modelli de “Il Mattino” in un illuminante edidiritti dell’uomo, sottoscritta nel ’48 di convivenze, che oggi si tenta di toriale, ci ricorda che la “famiglia” è ormai un “patrimonio perduto”, anche dall’Italia: “I genitori hanno equiparare alla famiglia. Ben venga la dura opposizione bersagliata come è da leggi inique diritto di priorità, nella scelta dell’ial nuovo lessico del gender, che e dal sempre maggior numero di struzione di impartire ai loro figli”. Certamente i genitori non pos- prevede l’eliminazione dal voca- divorzi, nonché dai continui attacsono essere d’accordo coi dettami bolario di quei termini così ricchi di chi al diritto di educazione dei figli dell’OMS (l’Organizzazione Mondia- storia e di profondità sentimentale secondo il proprio credo. Ecco… associazioni come NON le della Sanità) che ritiene opportu- quali “padre e madre” al posto di no avviare il bambino alla mastur- un più banale e asettico “genitore SI TOCCA LA FAMIGLIA sono delbazione infantile precoce (da 0 a 4 1” e “genitore 2” (e rimane il dub- le importanti risorse in una società anni!), al riconoscimento dei propri bio su quale genitore sia il primo e alla deriva. Evitiamo, quindi, di perdere ogni speranza... informiamoci genitali nei dettagli e alla consape- quale il secondo). Ben venga un’associazione e contrastiamo! che intende riaffermare i ruoli naturali presenL’Associazione Non ti all’interno del nucleo si tocca la famiglia familiare, contrastando L’associazione “Non si tocca la intende sostenere la forzata ed artificiosa famiglia” è su Facebook e può omologazione delle preil ruolo prioritario ed essere contattata all’indirizzo tese “nuove famiglie”. insostituibile dei genitori nonsitoccalafamiglia@hotmail.com Sappiamo bene che nell’educazione dei figli. legami familiari fragili, infatti, sono sinonimo di

N. 26 - GENNAIO 2015

29


Notizie

Famiglia ed economia

Federico Catani

L​aureato in scienze politiche ed insegnante di religione, è attualmente laureando in scienze religiose. È giornalista pubblicista.

Pace, vita, famiglia La via della pace passa per la tutela della vita, dal concepimento alla fine naturale, e per il riconoscimento dei diritti dell’unica famiglia, quella naturale. di Federico Catani

S

pesso si sente dire che non ci si dovrebbe occupare troppo di aborto e matrimoni omosessuali, perché ben altre sarebbero le priorità, come l’attenzione ai poveri o la promozione della pace, che tra l’altro sono tematiche meno divisive. Certamente tutto è importante, ma se un nascituro è privato del diritto alla vita o del diritto ad avere un papà e una mamma, il resto viene automaticamente meno. Se si considera l’embrione un oggetto di cui disporre a piacimento, manipolandolo o sopprimendolo senza alcuna remora, o se si utilizza una donna come un’incubatrice che mette a disposizione il proprio utero per accontentare i capricci di una coppia gay, sarà difficile poi parlare di rispetto e amore per gli altri. Ebbene, chi ha tanto a cuore pace e giustizia sociale dovrebbe dare un’occhiata al messaggio scritto appena due anni fa da Benedetto XVI per la 46ª Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2013). Nel messaggio, il Papa ricordava che «via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale». Pertanto, non è coerente chi partecipa alle marce pacifiste e poi tollera o approva leggi abortiste.

30

N. 26 - GENNAIO 2015

Benedetto XVI proseguiva affermando che «ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente». Parole che fanno tornare alla mente quanto affermò Madre Teresa di Calcutta nel 1979, durante la cerimonia in cui venne insignita del Premio Nobel per la pace: «L’aborto è il peggior male e il peggior distruttore della pace». Papa Ratzinger, poi, sottolineava come sia ingiusto «codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita». Quante volte, infatti, viene ripetuto che l’interruzione di gravidanza è una conquista e un sacrosanto diritto di ogni donna, la quale deve

Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale.

poter disporre liberamente del proprio corpo? Quante volte i diritti del più forte prevaricano su quelli del più debole e indifeso, ovvero il concepito, proprio in nome della democrazia e dello Stato di diritto? Ecco allora che, secondo Benedetto XVI, «è un’importante cooperazione alla pace che gli ordinamenti giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano il diritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia». Eppure oggi alcuni vorrebbero limitare tale diritto, violando la coscienza altrui in nome di una falsa libertà. La lotta per la pace, inoltre, implica pure la difesa della famiglia. Per Papa Ratzinger, «anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale». Onde per cui, introdurre nella legislazione statale il matrimonio omosessuale o qualche suo surrogato è un attacco alla verità della persona umana e dunque una minaccia alla giustizia e alla pace, che è prima di tutto conformità all’ordine naturale. Chi ha orecchi per intendere, intenda.


Per un approfondimento quotidiano, visita il sito

www.notizieprovita.it Contributi e commenti sono benvenuti, scrivere a: redazione@notizieprovita.it

Letture consigliate Rodolfo de Mattei Gender Diktat Edizioni Solfanelli L’ideologia gender è alla base dell’omosessualismo e del tentativo in atto di limitare la libera manifestazione del pensiero attraverso la legge contro l’omofobia. Questo libro ce ne spiega in modo chiaro le origini e le conseguenze pratiche, nella nostra quotidianità. Ne emerge una realtà coerente con quella che Benedetto XVI ha chiamato dittatura del relativismo, antitetica ai princìpi dell’ordine naturale e cristiano. E’ un “manuale” necessario per chi voglia conoscerla e combatterla.

Massimiliano Fiorin La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia San Paolo Edizioni Fino a che punto il divorzio ha trasformato la società italiana? Che ne è rimasto del matrimonio tradizionale, e quali sono le prospettive future della famiglia? E’ anche per rispondere a queste domande che questo libro descrive la realtà delle separazioni coniugali e dell’affidamento dei figli, in Italia, nel primo decennio del XXI secolo. Si tratta di elementi utili per un bilancio ormai non rinviabile visto il numero enorme dei fatti di sangue connessi alla disgregazione dei nuclei familiari, e i malesseri gravi di cui soffrono le persone coinvolte, a cominciare dai minori.

Aiutaci a diffondere Notizie ProVita: regala abbonamenti ai tuoi amici, sostienici mediante una donazione intestata a “ProVita Onlus”: c/c postale n. 1018409464 oppure bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina IBAN IT89X0830535820000000058640, indicando sempre nome cognome indirizzo e CAP.

ProVita organizza convegni, dibattiti, presenta denunce in difesa della Vita e della Famiglia. La nostra maggiore fonte di risorse sono le vostre donazioni e gli abbonamenti alla nostra rivista.


Notizie

Web www.notizieprovita.it E-mail redazione@notizieprovita.it

www.notizieprovita.it

Seguici su Facebook NotizieProVita


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.