ProVita Giugno 2016

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Padova CMP Restituzione

“nel nome di chi non può parlare” Anno V | Rivista Mensile N. 42 - Giugno 2016

Politiche per la

Intervista esclusiva col Ministro Novák

L’adulterio in provetta Seconda parte

FAMIGLIA: l’esempio ungherese


Notizie

- Sommario Editoriale Politiche per la famiglia: l’esempio ungherese Lo sapevi che...

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“nel nome di chi non può parlare” 3 RIVISTA MENSILE

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Attualità Benedetta segreteria telefonica!

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Anna Maria Pacchiotti

La sesta Marcia Nazionale per la Vita, senza compromessi 8 Daniele Sebastianelli

Paladini della famiglia in ambito internazionale 10 Teresa Moro

In corsa alla Casa Bianca ci sarà un candidato pro-life? 12 Federico Catani

N. 42 - GIUGNO 2016 Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182 Redazione

Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ)

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Direttore responsabile Antonio Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Impaginazione grafica Francesca Gottardi Foto Copertina © Halfpoint

Primo piano Politiche ungheresi per la famiglia: fatti, non parole

Tipografia

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Antonio Brandi

Distribuzione MOPAK SRL, via Prima Strada 66 - 35129 Padova Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:

Scienza e Morale Metodi naturali vs provetta: vittoria schiacciante

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Claudia Cirami

Anticristo Superstar

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Francesca Romana Poleggi

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Francesco Agnoli

Grandi imprese contro l’omofobia al WC (ma solo dove conviene) Alba Mustela

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Famiglia ed Economia L’adulterio in provetta (seconda parte)

Francesco Agnoli, Antonio Brandi, Federico Catani, Claudia Cirami, Teresa Moro, Alba Mustela, Anna Maria Pacchiotti, Francesca Romana Poleggi, Daniele Sebastianelli

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L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.


Editoriale

Editoriale

Nel secondo numero di questa rivista, nel novembre 2012, avevamo informato i nostri lettori della politica pro vita intrapresa dal Governo ungherese: essa comprendeva, tra l’altro, dei manifesti su cui era scritto: “Mamma capisco che tu non sia pronta per me, ma ti prego dammi in adozione, lasciami vivere”; manifesti che avevano fatto inferocire i potenti che siedono all’Unione Europea. Già allora, infatti, Victor Orban, il premier ungherese, era uno dei politici più odiati, denigrati e infangati dalla propaganda politicamente corretta. L’epiteto più gentile con cui viene etichettato è ‘fascista’. Forse perché ha contrastato i ‘poteri forti’ della finanza internazionale, rendendo all’Ungheria e alla sua Banca Centrale la sovranità monetaria? O forse perché nella Costituzione ungherese è stata introdotta la protezione della vita, dal concepimento alla morte? Recita, infatti, l’art. 2: “La dignità umana è inviolabile. Ogni essere umano ha il diritto alla vita e alla dignità umana; la vita dell’embrione e del feto sono da proteggere dal momento del concepimento”. In Ungheria, poi, le politiche pro vita e pro famiglia non sono solo chiacchiere, alle quali qui in Italia siamo ormai assuefatti, ma sono realtà concrete, fatte di aiuti economici veri e sostanziali, di assistenza sociale efficace e diffusa. Ce le ha illustrate, in un’intervista esclusiva,

Notizie

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Politiche per la famiglia: l’esempio ungherese Katalin Novák, Ministro per la Famiglia e le politiche per la Gioventù del Governo ungherese. In sede internazionale, poi, il Governo ungherese ha bloccato diverse iniziative di propaganda omosessualista e ipersessualista, poiché fa parte di quel fronte che si va rafforzando e compattando, anche in sede ONU, per difendere la famiglia e i bambini, cioè il futuro dell’umanità (potete vedere a p. 10). Questa compagine è essenziale per controbilanciare la politica statunitense: leggerete, infatti, come i candidati in lizza per la Casa Bianca non offrano alcuna garanzia di voler rispettare la vita e la dignità umana. La cosa non sorprende se si guarda alla mole economica delle imprese che in ogni occasione (se conveniente al business, a dire il vero) si schierano sulle posizioni dell’attivismo LGBT più estremo. In queste pagine, avrete poi modo di riflettere ancora sulle conseguenze della fecondazione artificiale e sulla bontà dei metodi naturali di cura dell’infertilità e, infine, chi non lo conosce avrà la possibilità di incontrare Agostino Nobile, musicista e scrittore tutto da scoprire. Anche questo numero di Notizie ProVita, quindi, è pieno di spunti interessanti per capire, riflettere e considerare che c’è del bene in questo mondo e che le persone di buona volontà e di buon senso possono far molto perché si diffonda – nonostante tutto – la verità e la cultura della Vita.

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Antonio Brandi


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N. 42 - GIUGNO 2016

Lo sapevi che... Hanna Simpson è una ragazza ventiduenne affetta da sindrome di Down che danza fin da quando era bambina. Ad accorgersi di questo suo talento è stata la madre, che ha deciso di portarla alla Stogap Dance Company, una scuola che offre corsi e tutor specifici per ballerini disabili. Trascorso oltre un decennio, Hanna non ha ancora lasciato la scuola: infatti, ora è diventata insegnante. Il suo talento l’ha portata a girare il mondo per fare spettacoli e, oggi, il suo nome e i video delle sue lezioni viaggiano sul web in tutto il mondo.

ProVita ha aggiornato il dossier che raccoglie le denunce giunte da tutta Italia, relative ai progetti e alle iniziative che coinvolgono soprattutto i bambini e i ragazzi in età evolutiva, che risultano più sensibili all’indottrinamento. In modo spesso accorto e sottile i cultori dell’ideologia gender, figlia della cultura della morte, continuano a indottrinare. Il dossier è scaricabile dalla home page del nostro portale www.notizieprovita.it. Esso contiene anche un elenco di libri che contengono messaggi che possono influire negativamente sulla formazione della personalità dei ragazzi. Come al solito ricordiamo di non eccedere nell’esagerato allarmismo che può screditare, poi, le denunce serie. Ma è comunque importante per genitori ed educatori continuare a vigilare tenendo alta la guardia. Ci sono episodi (e libri) smaccatamente ideologizzati, facili da riconoscere e denunciare, dai quali è relativamente semplice tenere alla larga i propri bambini. Ma ci sono tanti casi di progetti (e libri) che dicono e non dicono, subdolamente insinuano. In molti di questi casi essi appaiono tutto sommato come messaggi ‘neutri’ (a volte addirittura positivi: la solita lotta al bullismo e alle discriminazioni ingiuste), che però si prestano ad essere ‘usati’ dalle persone ‘giuste’ in modo ‘sbagliato’. Insomma, ripetiamo: ci vuole attenzione e tanto buon senso. Ripetiamo anche quanto sia importante confrontarsi con gli altri genitori, per farsi coraggio (perché di solito chi protesta viene subito ‘democraticamente’ messo all’indice, bullizzato, stigmatizzato come omofobo, clericale e passatista); è importante anche chiedere consiglio e aiuto rivolgendosi alle Associazioni, e invitiamo tutti a scriverci per segnalarci eventuali altri casi.

“Con l’aborto non si uccide nessun bambino, perché i nascituri non sono persone”: a esprimere questo concetto delirante è stata il sindaco di Madrid Manuela Carmena, la cui visione politica è ferma a quella dei ‘rossi’ degli anni Trenta. Gli stessi che hanno provocato la guerra civile. Al programma televisivo El Gato al Agua, la signora Carmena ha dichiarato che si tratta di un diritto della donna, della libertà di scegliere in merito alla propria discendenza. E ha sottolineato che con l’aborto non si uccidono bambini, semplicemente perché il feto non è una persona. Affermazioni drammatiche, prima ancora che imbarazzanti, del tutto contrarie alla ragione, oltre che al senso di umanità. Stesso discorso, ça va sans dire, vale per Hillary Clinton, che ha rilasciato dichiarazioni simili. E pretende di diventare presidente degli Stati Uniti. Ovviamente, non è difficile dimostrare come da tali presupposti si arrivi logicamente alla giustificazione dell’infanticidio o, più in generale, dell’omicidio per ‘giusti’ motivi. Se non riconosco che il diritto alla vita pre-esiste allo Stato e che pertanto non dipende dalla volontà del legislatore, ogni aberrazione è ammessa. Quando l’ordinamento politico si arroga il diritto di definire chi è persona e chi no, chi merita di vivere e chi no, allora poniamo le premesse del totalitarismo.

Davvero inquietante la notizia riportata da Il Giornale su due bambini – affetti, a quanto pare, da una patologia genetica – presi in cura dai servizi sociali e allontanati dalla famiglia perché “eccessivamente premurosa”. Il provvedimento è del Tribunale di Minori di Gorizia e ci auguriamo che sia fondato su motivi più che validi. I genitori – un medico e una casalinga – sono stati, però, finora giudicati premurosi ed affettuosi. Poi, dice Il Giornale, pare si siano innescati degli attriti con i sevizi sociali. Si è giunti persino alle intercettazioni telefoniche e i genitori sono stati portati all’esasperazione. Intanto in un Paese ‘civile e democratico’ come la Norvegia, alla famiglia pentecostale Bodnariu sono stati tolti ben cinque figli (il più piccolo, che era ancora allattato al seno, dopo qualche tempo è stato riconsegnato ai genitori) perché gli veniva impartita un’educazione eccessivamente religiosa…


Lo sapevi che...

Non abbiamo elementi per giudicare nel merito il caso di Gorizia. Magari poi si scopre che in effetti quei genitori erano indegni. Ma se – come dice Il Giornale – era necessario fare esami ed indagini specialistiche sui bambini, non potevano essere fatte prima di allontanarli dalla famiglia? E se poi le indagini non provano alcuna stranezza da parte dei genitori, chi riparerà l’inevitabile ferita loro inferta? E soprattutto quella procurata a due bambini, già malati per giunta? In altri tempi, quando si presumeva la buona fede del padre e della madre, quando non erano diffusi pregiudizi ideologici contro l’istituto della famiglia, un caso di allontanamento di minori dai genitori avrebbe avuto un sapore diverso. Oggi, con l’aria che tira, una vicenda siffatta ci induce una certa sgradevole inquietudine.

L’European Centre for Law and Justice (ECLJ) è stato invitato dal Gruppo di Lavoro sulla Bioetica e la Dignità dell’Uomo del Partito Popolare Europeo ad esporre i risultati delle sue ricerche sull’infanticidio neonatale in Francia e in Europa e ha rivelato le pratiche criminali diffuse in tutta Europa, testimoniate da medici e ostetriche che hanno assistito all’abbandono o alla soppressione dei neonati che “per errore” sopravvivono all’aborto. Ricordiamo che anche in Italia, sono finiti sui giornali episodi di bambini sopravvissuti ad aborto tardivo e morti sul tavolo operatorio tra i rifiuti ospedalieri, come a Firenze e a Rossano Calabro. Proseguendo di questo passo, prima o poi si arriverà a legittimare l’infanticidio tout court. Se infatti, come avviene in molti Paesi europei, si consente l’aborto anche oltre la ventesima settimana di gravidanza, quando cioè il bambino è già in grado di respirare e sopravvivere fuori dal grembo materno, perché mai dovrebbe essere vietata l’uccisione dei neonati?

La tecnologia sa essere ‘buona’, inclusiva, davvero votata a superare gli ostacoli che impediscono a persone di pari dignità, le stesse opportunità di sviluppare la propria personalità: due giovani studenti americani hanno inventato un paio di guanti parlanti, per dare voce a chi non ne ha. Li hanno chiamati SignAloud e consentono di fare una traduzione simultanea del linguaggio dei segni in un testo parlato o in un testo scritto.

Notizie

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La tecnologia funziona grazie alla dotazione di sensori disposti sui due guanti che trasmettono i dati relativi ai movimenti delle mani ad un computer. Quindi, il software installato nel pc processa i dati ricevuti e li traduce in un testo parlato o in un testo scritto. I due studenti frequentano l’Università di Washington, e si chiamano Navid Azodi e Thomas Pryor. Grazie al loro SignAloud hanno vinto un premio di diecimila dollari, il prestigioso Lemelson - MIT Student Prize. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”, disse l’Ulisse di Dante ai suoi compagni: l’uomo dai tempi del fuoco e della ruota grazie all’ingegno che gli è proprio crea modi sempre nuovi e sempre più sofisticati per superare se stesso. Purtroppo l’applicazione tecnica delle scoperte scientifiche può dar luogo a tecnologia indirizzata a fini buoni o a fini cattivi: la libera scelta fra il bene e il male è un altro tratto distintivo dell’umano. E così, la pietra affilata può tradursi nel bisturi che salva la vita al malato, o nel pugnale del sicario. Fossero tutte le invenzioni come SignAloud!

La vignetta del mese di Francesca Gottardi


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Attualità

Notizie

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Benedetta segreteria telefonica!

Ancora una storia di vita vissuta, la testimonianza fresca e verace di una volontaria di un CAV, il presidente dell’Associazione Onora la Vita di Anna Maria Pacchiotti

Il ruolo dei Centri di Aiuto alla Vita non dovrebbe essere solo quello di distribuire aiuti concreti. Lo scopo principale dovrebbe piuttosto essere quello di dissuadere le donne dall’aborto, aiutandole anche psicologicamente a vivere serenamente la gravidanza.

La situazione economica, invece, non le dà alcun problema. Lei è molto incerta: sa di avere tutta la vita davanti e teme di commettere un errore irreparabile. La risposta viene da sé: le spiego che i suoi genitori, almeno in un primo momento, potrebbero rimanere sorpresi e anche contrariati; tuttavia successivamente diventeranno protettivi nei confronti della figlia incinta e del nipotino. E, con molta probabilità, i futuri nonni vivranno questa gravidanza, inizialmente non voluta, con ansia e allegria a un tempo. Quando poi il bambino nascerà, la gioia in famiglia sarà grande. La felicità di tenerlo fra le braccia sarà impagabile. Le spiego che non è sola: oltre ai suoi genitori ci siamo noi del Centro di Aiuto alla Vita, pronti ad aiutarla a risolvere qualsiasi difficoltà si possa presentare. Per quanto riguarda il ragazzo fuggito, le spiego che spesso gli uomini, quando vengono a conoscenza di essere diventati padri, ne sono fieri: iniziano a maturare e a riprendere il giusto senso della loro virilità. Potrebbe anche assumersi le sue responsabilità (“A volte ritornano!”). L’aborto, invece, è sempre un male: uccide il bambino, ma anche la mamma nel più profondo del cuore. Spesso è esso stesso causa di separazione, anche se i genitori sono sposati. Vedo con gioia che la ragazza inizia a rilassarsi e a convincersi che quello che le sto dicendo è la verità. Guarda con tenerezza i corredini che teniamo a disposizione delle mamme bisognose... Dopo il colloquio usciamo assieme per un gelato, da buone amiche. Mi promette di pensarci, di chiamarmi in serata e, nel caso la sua decisione sia per la vita, di ripassare al Centro con i suoi genitori, in modo da far sì che comprendano meglio la situazione. Grazie al Cielo, così avviene. I futuri nonni danno la loro totale e commossa disponibilità. Lo sto scrivendo con le lacrime agli occhi per la gioia. Benedetta segreteria telefonica! Evviva la Vita!

L’aiuto psicologico alle donne in difficoltà è spesso più importante dell’aiuto economico e materiale Mi trovavo a Pinerolo. Lo sportello del CAV apriva alle 10, quindi arrivavo almeno mezz’ora prima per sistemare tutto: controllare gli appuntamenti e preparare i sussidi da distribuire. Prima di ogni altra cosa, ascoltavo la segreteria telefonica: ci si trova di tutto, persino le pubblicità, ma non bisogna scoraggiarsi. Ascolto e cancello, ascolto e cancello, finché una voce giovanile, incerta e piangente, dice di avere un problema. Richiamo all’istante il numero di cellulare, e fortunatamente lei mi risponde. Molto spesso chi non trova nessuno da noi va direttamente al Consultorio, dove nessuno le informa, né tanto meno le aiuta. L’iniqua legge 194 consente di andare in sala operatoria a uccidere il proprio piccino nel giro di pochi giorni. Il problema di quella ragazza è molto diffuso: giovani coppie che confondono sesso e amore, lei che rimane incinta e lui che fugge appena lo viene a sapere. Dal disordine in cui tutti – ma soprattutto i Giuliano giovani – viviamo non nasce nulla di buono.

Guzzo

fra i quali Tempi.it, Libertaepersona.org, Campariedemaistre.com, Cogitoetvolo.it, Uccronline.it e Corrispondenzaromana.it. Le fisso un appuntamento È membro dell’Equipe Nazionale Giovani per del il pomeriggio stesso. Mi spiega di provare vergogna e di non voler confessare Movimento per la Vita italiano

la gravidanza ai genitori; non sa cosa fare, non riesce * giulianoguzzo@email.com @GiulianoGuzzo a provare affetto per il frutto di un rapporto avuto con www.giulianoguzzo.com il:ragazzo che l’ha abbandonata, pensa a un figlio che non avrà un padre...

Anna Maria Pacchiotti

Anna Maria Pacchiotti

Presidente dell’associazione

“Onora la Vita Onlus”. presidente Anna Maria Pacchiotti, : www.onoralavita.it dell’associazione “Onora la Vita onlus”.

: www.onoralavita.it

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L’aborto è un male, sempre: uccide il bambino e uccide la laureato in Sociologia e Ricerca Sociale, mamma, profondo del cuore collabora con diverse rivistenel e portali web


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N. 42 - GIUGNO 2016

Daniele Daniele Sebastianelli Sebastianelli

Laureato in Laureato in Comunicazione ComunicazioneIstituzionale Istituzionale alla alla Pontificia PontificiaUniversità Universitàdella dellaSanta SantaCroce, Croce, collabora ha collaborato collaborato con la collaboracon con HLI HLI ee ha con la Sala Sede e con l’Ufficio SalaStampa Stampadella dellaSanta Santa Sede e con l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana. Conferenza Episcopale Italiana.

La sesta Marcia Nazionale per la Vita

La sesta Marcia Nazionale per la Vita, senza compromessi Il 7 e l’8 maggio si è svolta una due giorni dedicata alla difesa della vita innocente: il convegno “Per la Vita senza compromessi” alla LUMSA e la Marcia Nazionale per la Vita 2016 di Daniele Sebastianelli “Saluto i partecipanti alla Marcia per la Vita”: con queste parole di papa Francesco, pronunciate al termine del Regina Coeli in Piazza San Pietro, si è conclusa domenica 8 maggio la sesta edizione della Marcia Nazionale per la Vita, che ha fatto registrare – secondo gli organizzatori – la partecipazione di circa 30mila persone e che quest’anno aveva come slogan: “Per la Vita senza compromessi”. Un successo, nonostante il cambio all’ultimo momento del luogo di partenza della Marcia, inizialmente previsto al Colosseo e poi spostato dal Comune a Piazza della Bocca della Verità. Movimenti ecclesiali, gruppi di pellegrini, attivisti pro-life, famiglie, bambini, sacerdoti e singoli cittadini si sono riuniti con striscioni e cartelloni sotto il palco adibito per l’occasione, per ascoltare le testimonianze che si sono susseguite prima della partenza. Migliaia di persone, animate dal coraggio della verità, hanno poi marciato colorate, allegre e composte lungo il percorso che si snodava nel centro di Roma, rallegrato per l’occasione anche da bandiere e stendardi delle diverse associazioni. Di grande rilievo la partecipazione del Card. Raymond Burke, presente ogni anno, di Mons. Luigi Negri e di Mons. Schneider che, rosario alla mano, hanno camminato lungo tutto il percorso seguiti da una folta schiera di sacerdoti. Al loro fianco anche don Shenan Boquet, presidente di Human Life International (la più grande organizzazione internazionale pro-life, presente in ottanta Paesi nel mondo), venuto appositamente dagli Stati Uniti per supportare la causa della Vita.

Giovani generazioni pro-life provenienti da tutta Italia, con i rappresentanti di centinaia di Associazioni straniere provenienti da tutto il mondo (particolarmente nutrita, come ogni anno, la rappresentanza polacca) e di realtà italiane, tra le quali ProVita, hanno mostrato con la loro presenza che il cambiamento è possibile, dando un’iniezione di speranza a una società che sembra arida e triste. Come ha ricordato dal palco Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia, la legge 194 si può abrogare: questo è il compito che spetta alle nuove generazioni. Il giorno precedente la Marcia, sabato 7 maggio, si è tenuto un convegno dal titolo medesimo, “Per la Vita senza compromessi”, organizzato da Vita Umana Internazionale (ufficio di Roma di Human Life International) e dal Comitato Verità e Vita. Presenti oltre 200 persone, il convegno è stata un’occasione per svegliare le coscienze assopite e per mobilitarle in un improcrastinabile impegno culturale di ricostruzione della cultura della Vita e nella battaglia per contrastare gli attentati ‘legali’ alla vita umana debole ed indifesa e i tentativi di distruzione della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ad aprire il Convegno, Don Francesco Giordano, Direttore di Vita Umana Internazionale, insieme a Don Shenan Boquet e Joseph Meaney, Direttore del Coordinamento Internazionale di Human Life International, i quali hanno dato un respiro internazionale all’evento, portando la testimonianza della difesa della vita umana innocente nei diversi paesi del mondo nei quali si recano costantemente come missione di vita. Con loro ha moderato gli interventi la professoressa Marisa Orecchia, vicepresidente del Comitato Verità e Vita.


Attualità

Tra i relatori, Angelo Filardo – Ginecologo, Presidente del Comitato Verità e Vita e Segretario Nazionale dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC) –, che ha trattato il tema degli “Attentati alla vita nascente”, illustrando con dovizia di particolari l’enorme inganno che si cela sotto i numeri degli aborti perpetrati ogni anno in Italia. I numeri ufficiali, ha mostrato Filardo, non tengono conto delle vittime della fecondazione artificiale e degli aborti indotti dalla spirale e dalle sostanze chimiche come la ellaOne, la pillola del giorno dopo, la minipillola e la pillola progestinica, che vengono venduti con la dicitura di ‘antiovulatori’, quando – invece – sono ‘antinidatori’: se si verifica il concepimento, provocano l’aborto. Mistificare il linguaggio per nascondere il possibile effetto abortivo della contraccezione d’emergenza serve anche a erodere il diritto all’obiezione di coscienza dei medici. Giacomo Rocchi, Magistrato della Corte di Cassazione, ha quindi illustrato “Le applicazioni giurisprudenziali in atto sulla vita umana” imbevute di positivismo che compromettono il bene e la giustizia. “Oggi – ha affermato Rocchi – esiste questa tendenza che è molto frequente: i giudici stanno, di fatto, ridefinendo la realtà a colpi di sentenze”. Un caso emblematico, ha ricordato, è stato quello di Eluana Englaro. Maria Pia Baccari, Docente di Diritto Romano presso la LUMSA, ha ripercorso “La storia e l’attualità del curator ventris”, cioè “colui che anticamente dava voce al silenzioso protagonista della vita, il bimbo nel grembo materno”. Questo istituto “serviva per aiutare, tutelare e proteggere i più deboli, già dal I secolo a.C. – ha spiegato la professoressa – per il bene del bambino, della madre e della Res Publica”. L’istituto è sopravvissuto nei secoli fino alla riforma del diritto di famiglia del ’75, che l’ha abrogato. Stefano Fontana – Direttore della Rivista Diocesana Vita Nuova di Trieste e Direttore dell’Osservatorio Internazionale “Card. Van Thuân” – ha invece tenuto una relazione sull’indisponibilità della vita umana, ammonendo con forza che “accettare compromessi sulla vita significa accogliere percorsi di corrosione del senso” e che, “se tutto perde senso, si perde di vista la realtà”. “La nostra missione allora – ha spronato Fontana – è quella del recupero dei valori, di restituire senso al non senso”.

Notizie

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Presenza d’eccellenza è stata quella di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo della Diocesi di Ferrara Comacchio e Abate di Pomposa, che è andato al nocciolo della questione della crisi odierna. “L’Europa – ha affermato – oggi è in crisi perché ha rifiutato l’antropologia cristiana. L’uomo ormai basta a se stesso, nega Dio, nega la famiglia, è emancipato”. “Questo atteggiamento – ha proseguito il prelato – produce una sottrazione di spazio dalla sfera privata dell’uomo da parte dello Stato, che così finisce per regolare lui tutti i rapporti lasciati liberi, con una ripresa della tentazione di deriva totalitaria”. La risposta non può che venire dal recupero dell’esperienza vissuta in prima persona. “Il cristianesimo – ha ricordato il vescovo – è un’esperienza concreta di vita nuova. Esperienza che si traduce nel recupero della tradizione e della storia stessa della Chiesa, perché la coscienza del proprio passato rende forte il presente”. Mons. Livio Melina, Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, ha concentrato l’attenzione sulla profezia e l’attualità della Humanae Vitae ai nostri giorni, denunciando come “il suo appello oggi non sia stato ancora accolto”. La conseguenza, fa notare Melina, ha portato “alla separazione tra procreazione e sessualità che ha condotto al deserto demografico che di fatto è il suicidio dell’Occidente”. “Si tratta, allora – ha proseguito il Monsignore – di riconoscere in fondo il carattere personale dell’amore umano”. Concetto ripreso anche da Don Stefano Tardani, Fondatore del Movimento dell’Amore Familiare, che ha parlato della “Dimensione spirituale della persona”: nulla possono l’uomo e la società prescindendo dallo spirito.

Le bandiere di ProVita alla Marcia Nazionale per la Vita


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10 N. 42 - GIUGNO 2016

Paladini della famiglia in ambito internazionale All’ONU la cultura della morte imperversa da decenni, ma la ‘resistenza’ riesce a riportare significative vittorie di Teresa Moro Nel prossimo numero di questa rivista parleremo di quel che resta del comune senso del pudore e allora illustreremo in modo più approfondito il progetto sull’Educazione Sessuale Globale (CSE, Comprehensive Sexuality Education), che rientra nell’agenda ONU per il prossimo futuro. I nostri Lettori già conoscono i tristemente noti Standard per l’educazione sessuale in Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sanno bene, quindi, che alle Nazioni Unite vengono continuamente proposti documenti programmatici che promuovono ‘diritti sessuali’ quanto mai controversi, specie laddove auspicano una educazione sessuale radicale anche per i bambini molto piccoli. Quindi possono facilmente immaginare in cosa consista la CSE. In questa sede, però, vogliamo dare una notizia confortante: anche nelle sedi internazionali la resistenza è in atto. Contro la deriva mortifera che punta alla decostruzione dell’individuo, attraverso la distruzione della famiglia, la propaganda gender dell’omosessualismo e del transessualismo; contro la propaganda dell’aborto e della contraccezione in chiave neomaltusiana, combattono diverse realtà associative accreditate all’ONU (come – per esempio – Family Watch International), che riescono di tanto in tanto a ottenere qualche significativa vittoria, grazie all’aiuto dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani, e dei Paesi europei che non hanno completamente perso il binario del rispetto della dignità umana,

della concezione dello Stato al servizio dell’uomo e soprattutto della tutela dei più deboli, come l’Ungheria della quale leggerete più avanti. In questo caso, per esempio, il tentativo di includere l’educazione sessuale globale in un recente documento delle Nazioni Unite non è riuscito. Tutti i riferimenti alla CSE sono stati rimossi dal documento finale della Commissione delle Nazioni Unite sulla Popolazione e lo Sviluppo (Commission on Population and Development - CPD); la stessa cosa era avvenuta qualche settimana prima in occasione della seduta della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne (Commission on the Status of Women - CSW).

Alle Nazioni Unite vengono continuamente proposti documenti programmatici che promuovono ‘diritti sessuali’ quanto mai controversi, specie laddove auspicano un’educazione sessuale radicale anche per i bambini molto piccoli Ha prevalso, infatti, la coalizione forte e crescente di governi (da ogni parte del mondo), che hanno compreso i pericoli della CSE.


Attualità

Si va delineando, in sede ONU, una coalizione forte e crescente di governi e associazioni (da ogni parte del mondo) che hanno compreso i pericoli connessi alla propaganda dei dis-valori e che si oppone alla deriva nichilista in atto Veramente? Non solo l’esperienza comune, ma anche le ricerche scientifiche dimostrano che è vero il contrario. Il sesso promiscuo non è per nulla sano, vista la recrudescenza delle epidemie di malattie sessualmente trasmissibili, proprio nei Paesi che più diffondono le politiche OMS per l’educazione sessuale delle nuove generazioni. Il preservativo non è la soluzione. Anzi, l’esperienza dimostra che, sentendosi ‘protette’ dal condom, le persone moltiplicano i comportamenti a rischio e le infezioni si diffondono in modo esponenziale. La ‘salute sessuale’, quella vera, passa attraverso un’educazione ai valori, al rispetto, alla valorizzazione dell’alta dignità della persona e del suo corpo (che sono un tutt’uno), che non va mai considerato uno strumento, un mezzo, ma sempre un fine. Solo così, in un’ottica oblativa, esclusiva, nel contesto del matrimonio, i rapporti sessuali diventano davvero soddisfacenti, in quanto coinvolgono tutta la dimensione psico-affettivadell’essere umano, e non solo la dimensione fisica.

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C’è anche un altro dato da registrare come un vero successo del fronte pro-vita e pro-famiglia. Nel documento della CPD c’è un paragrafo che insiste sul principio di sussidiarietà: il rispetto della sovranità degli Stati e dei loro valori religiosi e culturali. Valori che invece diversi governi e agenzie delle Nazioni Unite vorrebbero scavalcare per forzare la loro propaganda pro morte nei Paesi in via di sviluppo. Annie Franklin, direttrice di Family Watch International, ha sottolineato il ruolo centrale della famiglia nello sradicare la povertà e la fame, nel raggiungere l’istruzione primaria universale, nel valorizzare le donne, nel ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna e la lotta contro l’HIV, la malaria e altre malattie. Per questo FWI auspica che l’ONU voglia mettere la famiglia al centro dell’agenda sviluppo post-2015 delle Nazioni Unite. Questo auspicio è anche il nostro. Sappiamo bene che la famiglia è il primo e fondamentale ammortizzatore sociale. La famiglia conviene, anche economicamente, allo Stato. Oggi si fa un gran parlare solo delle famiglie in crisi, separate, allargate, o addirittura degeneri, dove – purtroppo – avvengono abusi e violenze. Si vuole presentare queste disfunzioni come questioni ordinarie. Si vuol far dimenticare che, invece, nella stragrande maggioranza dei casi resta il luogo principe in cui le persone, soprattutto i giovani e i giovanissimi, ma anche i vecchi, i malati e gli handicappati, trovano naturale accoglienza e conforto, cura e comprensione. Ovviamente, in famiglia si sbaglia. Le persone comuni commettono errori, proprio perché sono ‘comuni’. Ma, mediamente, nelle famiglie comuni c’è una dimensione affettiva che sfugge alla professionalità degli psicologi, degli psichiatri, dei sociologi e dei pedagogisti ‘laureati’: nelle famiglie comuni ci si aiuta, magari si sbuffa e si litiga, sì, ma ci si ritrova sempre, perché in famiglia – nonostante tutto – ci si vuole bene.

La famiglia è dove la vita comincia e l’amore non finisce mai

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Purtroppo è rimasto il riferimento ai tristemente noti ‘diritti riproduttivi’. D’altro canto la pressione della cultura della morte è potente. Ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel rapporto del 2015, ribadisce che la ‘salute sessuale’ presuppone l’accesso all’aborto a richiesta e fa propaganda della sessualità intesa come un gioco che dà piacere fisico fine a se stesso. Questa nozione di ‘rapporto sessuale a scopo ludico’ implica l’oggettivizzazione del corpo proprio e altrui, ed è il primo passo verso la strumentalizzazione dell’altro (la ‘donna oggetto’ tanto deprecata dall’ideologia femminista), con il solo fine di avere esperienze sessuali ‘piacevoli’. Una filosofia perfettamente in linea con l’individualismo più sfrenato che degenera nel nichilismo e nell’autodistruzione dell’umano di cui sopra. Tutti, infatti, sanno quanto il sesso fine a se stesso, senza un coinvolgimento emotivo, sentimentale, davvero globale, sia un piacere effimero che lascia alla lunga profondamente delusi e insoddisfatti. Ed è facile capire che laddove si giustifichi l’uso del corpo altrui per il proprio piacere, si consente alla sopraffazione dei soggetti più deboli. L’OMS, inoltre, insiste che la varietà di rapporti sessuali contribuisce al senso generale di benessere e alla salute delle persone.

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12 N. 42 - GIUGNO 2016

Federico Catani

Giornalista pubblicista, laureato in scienze politiche e scienze religiose, è insegnante di religione.

In corsa alla Casa Bianca ci sarà un candidato pro­-life?

I probabili candidati alla Presidenza degli Stati Uniti, se saranno Trump e la Clinton, non offrono garanzie al movimento pro­-life americano di Federico Catani Recentemente, in treno, ho conosciuto una giovane statunitense. Mi ha detto di essere una pro-life convinta, tanto che le sue scelte politiche sono orientate dalla difesa dei valori non negoziabili. Le ho domandato allora cosa penserà di fare in vista delle presidenziali del prossimo novembre. Mi ha risposto che molto probabilmente non andrà a votare, o che comunque non opterà per nessuno dei due sfidanti in gara.

I ‘poteri forti’ dell’alta finanza e delle multinazionali sposano e promuovono la prospettiva gender e sanno che i cosiddetti diritti dei gay fruttano un grande business. Ebbene, il clan Clinton tutto questo lo sa e ne approfitta… Insomma, né il repubblicano Donald Trump, né la democratica Hillary Clinton danno garanzie al movimento pro-life americano. L’imprenditore newyorkese Trump a suo tempo finanziò il Partito Democratico e certamente non si è mai interessato di embrioni, aborto e ‘matrimoni gay’. Quando lo ha fatto, in genere, è stato dalla parte dei pro-choice e dei liberal. La sua campagna elettorale è molto semplice e per questo riscuote successo: dice, infatti, quello che molti americani vogliono sentire, ovvero il contrario di quanto detto da Obama finora. Sui temi etici, però – aborto in primis – Trump è ambiguo e vago, a differenza del suo principale sfidante repubblicano Ted Cruz.

Il tycoon si è poi schierato contro la legge del North Carolina che impedisce ai transgender o ai gender fluid di usufruire indifferentemente, in base a come si sentono, dei bagni maschili o di quelli femminili nei locali pubblici. E non dimentichiamo che nel 2005 si felicitò con Elton John per il suo ‘matrimonio’. Questo giusto per sottolineare quanto possa essere affidabile Trump in tema di diritto alla vita e difesa della famiglia naturale. Ma se il peccato principale del candidato repubblicano è l’ambiguità, senza dubbio è molto più inquietante pensare a una presidenza in mano ad Hillary Clinton, perché il suo pensiero purtroppo è ben noto. Per averne un’idea generale, basti ricordare che il suo primo impegno politico fu, alla fine del liceo (1964), come volontaria per la campagna elettorale del senatore dell’estrema destra repubblicana Barry Goldwater il quale, guarda caso, negli anni a seguire fu sempre un sostenitore dei diritti dei gay e dell’aborto. All’università, poi, Hillary si appassionò alle idee di Saul David Alinsky, grande ispiratore della sinistra populista nordamericana. Alinsky teorizzò una ‘rivoluzione populista’ che, sotto lo slogan “Power to the people”, avrebbe dovuto suscitare tante piccole rivoluzioni a livello locale, col trasferimento del potere dalle istituzioni alle People’s Organizations da lui create. Queste avrebbero dovuto mettere in pratica la democrazia diretta e l’autogestione comunitaria, come insegnato da Marx ed Engels. Così scriveva il mentore dell’attuale candidata alla Casa Bianca: “La forza rivoluzionaria deve esercitare la violenza, urlando: ’Dobbiamo bruciare il sistema fino alle fondamenta!’. Il rivoluzionario non deve avere nessuna illusione sul sistema”.


Attualità

American Life League

E, ancora: “Se esiste una vita dopo la morte, io sceglierei risolutamente di andare all’inferno. L’inferno sarebbe il paradiso per me. I dannati sono la mia gente”. Ancora, nel 1993, la allora first lady dichiarò al Washington Post: “Io penso che, fondamentalmente, Alinsky avesse ragione nel suo approccio ai problemi sociali”. Nonostante che negli ultimi decenni, per ragioni di immagine, abbia messo nel cassetto queste affermazioni, l’anima rivoluzionaria e mortifera ancora riemerge. Totalmente favorevole ai ‘matrimoni’ tra persone omosessuali e prona all’agenda delle lobby LGBT, quello della Clinton sarebbe un mandato ancora più arcobaleno di quanto non lo sia stato quello di Barack Obama. Del resto, i ‘poteri forti dell’alta finanza e delle multinazionali sposano e promuovono l’ideologia gender e sanno che i cosiddetti diritti dei gay fruttano un grande business. Ebbene, il clan Clinton tutto questo lo sa e ne approfitta… Ma è sulla questione dell’aborto che la candidata democratica ha mostrato il suo vero volto. L’anno scorso negli Stati Uniti è scoppiato il caso di Planned Parenthood. Si è scoperto, grazie ad una strepitosa inchiesta giornalistica di David Daleiden (dell’Ong Center for Medical Progress), che la grande multinazionale abortista fa mercimonio degli organi dei feti abortiti. Daleiden per due anni e mezzo ha ripreso ciò che avveniva dietro le quinte della Planned Parenthood. Alla fine ha realizzato ben 12 video. “Abbiamo pronunciato le ‘parole magiche’, ossia che volevamo acquistare alcune parti di feti – ha spiegato – e così abbiamo ottenuto l’accesso ai più alti livelli della Planned Parenthood”. E quanto documentato è tutto terribilmente vero. La multinazionale avrebbe anche mentito sui moduli con cui chiedeva il consenso alle donne a donare le parti del corpo dei feti abortiti per la ricerca, affermando – falsamente – che queste sarebbero state usate per trovare le cure per importanti malattie. Era solo un modo per alimentare il traffico illegale di organi, perché in merito non è prevista alcuna sperimentazione sui feti abortiti, come confermano molti ricercatori in tutto il mondo.

David Daleiden

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Tuttavia, anziché Planned Parenthood, a finire sotto inchiesta è stato David Daleiden, incriminato per falsificazione di documenti e per tentato acquisto di organi umani. Il giornalista è ancora sotto processo e sta subendo una vera e propria persecuzione giudiziaria. Davanti a tali fatti è bene sapere che la signora Clinton continua a difendere incondizionatamente Planned Parenthood, la quale, per ringraziarla, sta finanziando con milioni di dollari la sua campagna elettorale. Nei mesi scorsi, il Congresso e il Senato USA, a maggioranza, hanno votato per tagliare drasticamente le risorse economiche destinate a questo ente di morte che si spaccia per filantropico. Il presidente democratico Obama, però, ha posto il veto e ha difeso Planned Parenthood. Ora è più chiaro come la pensa il Partito Democratico statunitense in tema di aborto?

L’anno scorso negli Stati Uniti è scoppiato il caso di Planned Parenthood. Si è infatti scoperto, grazie ad una strepitosa inchiesta giornalistica di David Daleiden, che la grande multinazionale abortista fa mercimonio degli organi dei feti abortiti. Ma a essere processato è Daleiden... Se questo non fosse ancora sufficiente, a togliere ogni dubbio ci ha pensato ancora una volta la stessa Hillary Clinton. Durante le primarie, in un’intervista ha affermato che un bambino, anche poche ore prima della nascita, non ha diritti costituzionali, tra cui quello alla vita, e che l’unica che può decidere se ucciderlo o no è la madre: “The unborn person doesn’t have constitutional rights”. Ecco, a un politico che parla così non si dovrebbero affidare le chiavi di casa, figuriamoci l’amministrazione pubblica... Tali dichiarazioni sono spaventose e mostrano molto bene quanto poco la Clinton tenga in considerazione la vita umana innocente (però le è sfuggito il termine ‘persona’!, ndR). Per questo è pure un’accesa sostenitrice della necessità di diffondere aborto, contraccezione e sterilizzazione nei Paesi poveri. Nell’ordinamento giuridico americano, però, esiste un ‘Emendamento Helms’, del 1973, che vieta l’impiego dei fondi pubblici statunitensi per finanziare l’aborto all’estero. Per questo la signora si preoccupa di agire eventualmente attraverso le Ong, e questo spiega anche perché le agenzie ONU, tipo l’UNFPA, siano particolarmente attive nello spargere la morte nel mondo, visto che il Governo USA per legge non può agire in modo diretto. Questo è lo scenario statunitense oggi. Se ci si aggiunge la morte del giudice conservatore della Corte Suprema Antonin Scalia, strenuo oppositore di aborto e ‘matrimoni gay’, non c’è proprio nulla di buono da sperare.


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Ti ringrazio per il sostegno.

Antonio Brandi


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Politiche ungheresi per la famiglia: fatti, non parole

Congedi parentali, sussidi per la maternità, bonus bebè mensili, asili nido, politiche di conciliazione maternità-lavoro: un Ministro del governo ungherese ci illustra le azioni concrete a favore della famiglia in atto nel suo Paese. di Antonio Brandi Siamo lieti e onorati di poter presentare ai nostri Lettori l’intervista che ci ha rilasciato Katalin Novák, Ministro per la famiglia e le politiche per la gioventù del governo ungherese, alla quale abbiamo chiesto di illustrarci le azioni concrete per la famiglia e per i bambini poste in essere nel suo Paese.

Quali sono le misure finanziarie e di sostegno specifiche che il Governo ha varato per aumentare il tasso di natalità? Sussidi per le famiglie che hanno più di un figlio? La politica ungherese sostiene ogni famiglia, non solo quelle con più di un figlio. Vediamo qualche esempio: 1. I genitori hanno diritto al congedo parentale fino al terzo compleanno del bambino. Nelle prime 24 settimane dopo il parto la madre che è in regola con i contributi previdenziali (almeno 365 giorni di lavoro negli ultimi due anni) può beneficiare di sussidi di maternità (chiamati CSED), che equivalgono quasi all’ultimo stipendio netto. 2. Dopo questo periodo, e fino al secondo compleanno del bambino, entrambi i genitori possono beneficiare di un bonus mensile per la custodia del bambino (chiamato GYED) pari al 70% dei loro guadagni, con un limite massimo di 500 euro al mese. 3. Nel gennaio del 2014 è stato introdotto anche un bonus aggiuntivo per la cura dei bambini (GYED Extra), che consente ai giovani genitori di impegnarsi nel mondo del lavoro senza restrizioni e ricevere contemporaneamente anche le prestazioni di maternità per il bambino, fino all’età di sei mesi. Questo pacchetto contiene misure articolate per favorire le nascite. Il GYED e il GYED Extra sono fruibili contemporaneamente nel caso in cui nasca un fratellino e i sussidi permangono, in qualche forma, fino a che i ragazzi frequentano la scuola superiore.

La protezione e il sostegno alla famiglia si trovano al centro della politica del governo ungherese. Uno degli obiettivi principali è quello di implementare una svolta duratura nelle tendenze demografiche. Per questo motivo sono stati posti in essere tutti gli sforzi necessari per dare il massimo aiuto alle famiglie e garantire che tutti i bambini possano nascere. In Ungheria il numero medio di figli desiderati è di circa due per famiglia, tuttavia il numero effettivo di bambini nati è notevolmente inferiore, attestandosi sull’1,44. Le giovani coppie incontrano molti ostacoli nel mettere su famiglia: noi facciamo di tutto per rimuoverli, o per aiutarli a superarli. A tal fine ci siamo impegnati non solo nel fornire aiuti economici, ma abbiamo anche dedicato particolare attenzione alle politiche sociali per la conciliazione tra famiglia e lavoro. Pertanto la politica familiare del governo è, da un lato, motivata da considerazioni demografiche e, comunque, dalla volontà di ridurre gli oneri legati alla nascita dei figli. La popolazione dell’Ungheria è in calo continuo dal 1981, ma le variazioni degli indicatori demografici negli ultimi anni sono incoraggianti. Il tasso di fertilità è aumentato dall’1,26 del 2010 (anno in cui ha vinto per la prima volta le elezioni il governo Orban, ndR), all’1,44 del 2015 (il valore più alto dal 1997 a oggi). La Legge Fondamentale dello Stato pone particolare attenzione sull’importanza delle famiglie, protegge l’istituzione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna, afferma che la base dei legami familiari sono il matrimonio e il rapporto genitori-figli e dichiara esplicitamente che l’Ungheria deve incoraggiare le famiglie ad avere figli.

Antonio Brandi

Imprenditore di professione, si dedica alla difesa dei diritti dei più deboli per passione. Per dar voce a chi non ha voce ha fondato e dirige Notizie ProVita.

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Ministro, per prima cosa ci potrebbe spiegare le ragioni principali che hanno motivato le politiche del governo ungherese per la protezione e lo sviluppo della famiglia?


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4. È anche importante il fatto che i bonus sono cumulabili quando nascono altri figli: il GYED Fratelli. Queste misure sono determinanti anche per consentire ai genitori di tornare a lavoro. 5. I genitori o i nonni che si prendono cura dei bambini di età inferiore a tre anni e i genitori di tre o più figli ricevono un assegno chiamato GYES. In caso di nascite multiple l’indennità viene moltiplicata per il numero di bambini nati. Viene concessa anche ai genitori che adottano. 6. In aggiunta a tali indennità, che sono disponibili per i genitori che lavorano, ci sono anche altri tipi di sussidi per l’infanzia. C’è un assegno familiare mensile che varia tra i 40 e gli 85 euro e che dipende da diversi fattori, come il numero di figli, il numero dei genitori e la condizione di salute dei bambini. Questo supporto è disponibile fino a quando il figlio è in età scolare (18 anni). Ci sono anche misure fiscali a sostegno delle famiglie? In Ungheria alle famiglie è offerto un supporto eccezionale: il Paese spende il 4% del suo PIL per tale scopo, molto di più rispetto alla media OCSE, che è del 2,55% (Fonte: 2011, OECD Family Database). Uno strumento emblematico del sistema di sostegno della famiglia in Ungheria è il ‘Beneficio fiscale per la famiglia’, introdotto nel 2011, che è stato esteso gradualmente a una fascia sempre più ampia di cittadini. L’elemento più significativo per il bilancio dello Stato, nell’insieme di questi interventi, è l’assegno familiare, che viene offerto sulla base di un diritto soggettivo personale, individuale per ogni bambino. Di recente, il sistema di benefici fiscali per la famiglia ha subito grandi cambiamenti. Prima del 2011 solo le famiglie con tre o più figli avevano diritto a un benefit di 14-16 euro per bambino al mese. Dal gennaio del 2011 il sussidio viene assegnato ai genitori in attesa del loro primo figlio dal 91° giorno della gravidanza. La detrazione fiscale è dedotta sia dal padre, sia dalla madre. Per un bambino la detrazione è di 36 euro al mese; per due figli la detrazione mensile è di 80 euro;

per tre o più figli arriva fino a 118 euro al mese. Il governo ungherese è fortemente determinato a incoraggiare le famiglie a generare un secondo figlio: è per questo che è previsto un aumento costante dei benefici fiscali per i genitori con due figli. E questo fino al 2019, data in cui è previsto che nel reddito delle famiglie vi saranno circa 130 euro in più ogni mese. Un’altra misura messa in atto prevede che, a partire dal 2014, il beneficio fiscale della famiglia potrà essere dedotto anche dai contributi pensionistici e sanitari, oltre che dall’imposta sul reddito personale. Questo significa che un maggior numero di individui possono trarre beneficio da esso e che i cittadini con un reddito relativamente basso si trovano in una posizione più favorevole. Complessivamente questa misura – alla fine – sta agevolando circa il 95% delle famiglie ungheresi.

I benefici fiscali e le detrazioni stanno agevolando circa il 95% delle famiglie ungheresi, ed è previsto che aumentino almeno fino al 2019 La detrazione d’imposta per le nuove coppie alle prime nozze è un nuovo strumento introdotto nel 2015. Questa misura ha lo scopo di incoraggiare le giovani coppie a sposarsi: uno sgravio fiscale di 16 euro al mese. La coppia continua a beneficiare dell’indennità per un massimo di due anni, o fino alla nascita del primo figlio. Questo intervento prevede una spesa pubblica che va dai 6,4 ai 9,7 milioni di euro l’anno, a partire dal 2016, a vantaggio di circa 30.000 coppie. Fino alla fine del 2015, più di 12mila coppie hanno potuto fruire dello sgravio per un totale di 1,3 milioni di euro. Dal 2010 al 2016 lo Stato ha speso un totale di 3,5 miliardi di euro per il sostegno a 1,2 milioni di famiglie con bambini. Questo significa che ogni famiglia ha ricevuto in media circa 3.070 euro in più durante questi sei anni.


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Esistono forme di prestiti e finanziamenti specifici per le famiglie a condizioni finanziarie vantaggiose? Possedere una casa di dimensioni adeguate è un fattore chiave per avere figli. Per questo motivo le politiche per l’abitazione destinate alle giovani coppie che hanno in programma di avere figli e per le famiglie con bambini sono un’alta priorità per noi. La ‘Sovvenzione per dare una casa alle famiglie’ (acronimo ungherese: CSÓK) è un finanziamento a fondo perduto per le famiglie che hanno, o che intendono avere, tre figli nei prossimi dieci anni. La sovvenzione dipende solo dal numero di figli. Il valore o la dimensione della casa acquistata non sono rilevanti. Le famiglie con tre o più figli (sia che li abbiano già, sia che si impegnino ad averli nei prossimi dieci anni) possono beneficiare per la costruzione o l’acquisto di una nuova casa di 32.270 euro di finanziamento e possono accendere un mutuo con un tasso di interesse preferenziale del 3%, per venticinque anni. Inoltre, sono state prese diverse misure per aiutare le persone con i prestiti in valuta estera (ad esempio moratorie sull’evizione, conversione dei prestiti in valuta estera in valuta locale, opportunità di rimborso del prestito in anticipo) per migliorare la situazione finanziaria delle famiglie indebitate. Quali politiche per gli asili nido nelle città e nelle campagne? A partire dal gennaio 2017 il sistema dei nidi per bambini di età inferiore ai tre anni subirà una trasformazione al fine di ridurre le disparità tra le diverse regioni e garantire la presenza di servizi per l’infanzia ovunque sia necessario. Saranno infatti introdotti, come Servizi di asilo nido, una nuova istituzione (mini-nido) e due nuovi servizi (nidi sui posti di lavoro e nidi familiari). I Comuni li attiveranno se il numero di bambini sotto i tre anni supererà i quaranta o se riceveranno almeno cinque richieste. La priorità del governo ungherese è quella di aumentare ulteriormente il numero di posti nido. Sono già aumentati del 17%, dovranno salire del 25% entro il 2018: un notevole stanziamento di bilancio è disponibile per raggiungere questo obiettivo.

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Ecco perché il governo ungherese sostiene anche progetti, programmi e corsi di formazione delle comunità e delle chiese che lavorano per e con le famiglie; incoraggia, riconosce e autorizza le associazioni dedicate alla famiglia, i media e le imprese che supportano le famiglie. Per esempio, a partire dal 2011, ogni anno viene pubblicato un bando di gara dal titolo “Promozione di idee e cultura pro-famiglia”. Il numero dei partecipanti è in costante crescita. Nel 2015 più di 500 piccole, medie e grandi imprese e istituzioni finanziarie hanno presentato le loro offerte nel progetto “Famiglia luogo di lavoro”. Alle quarantasette migliori sono stati concessi gli aiuti statali per l’attuazione dei loro programmi family-friendly sui posti di lavoro.

La Costituzione ungherese recita: “Noi riteniamo che la famiglia e la nazione costituiscano il quadro principale della nostra convivenza e che i nostri valori coesivi fondamentali siano la fedeltà, la fede e l’amore” In Occidente vi è una crescente pressione per introdurre i cosiddetti ‘matrimoni gay’: qual è la situazione in Ungheria? Le coppie dello stesso sesso non sono autorizzate a sposarsi (ma possono registrare la convivenza, ai sensi di una legge varata nel 2009 dal Governo dell’epoca). Per questo abbiamo modificato la Legge Fondamentale dell’Ungheria che ora afferma che: “L’Ungheria deve proteggere l’istituzione del matrimonio come unione volontaria di un uomo e una donna, e la famiglia come base per la sopravvivenza della nazione”. Stiamo promuovendo i valori della famiglia tradizionale sia sul piano nazionale, sia su quello internazionale. Vorremmo che le famiglie fossero numerose e che non fossero discriminate o svantaggiate. Crediamo che i bambini siano il bene più prezioso, non solo per le loro famiglie ma anche per il futuro di tutta la società.

Quali altre misure ha emanato, o intende emanare, il governo ungherese per sostenere la famiglia naturale? Prima di tutto la Costituzione ungherese e la legge cardine sulla protezione delle famiglie recitano: “Noi riteniamo che la famiglia e la nazione costituiscano il quadro principale della nostra convivenza e che i nostri valori coesivi fondamentali sono la fedeltà, la fede e l’amore”; “La famiglia è la base della sopravvivenza della nazione”. I diritti e le responsabilità dei genitori e dei figli sono frutto di queste leggi. La famiglia naturale è la base di tutte le società, ma in questi tempi è sotto attacco e deve quindi essere protetta. Un approccio particolarmente attento alle esigenze delle famiglie è da strutturare e promuovere in tutte le aree della società. Katalin Novák



Scienza Primo e Morale Piano

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Metodi naturali vs provetta: vittoria schiacciante

I metodi naturali di cura dell’infertilità sono molto più efficaci e sani della fecondazione artificiale per risolvere problemi di fertilità di Claudia Cirami Non sono rischiosi per la salute, sono economici e contribuiscono a risolvere il problema dell’infertilità alla radice. Stiamo parlando dei metodi naturali di cura dell’infertilità. Ne ha scritto Lorenza Perfori, in un ottimo articolo uscito sul sito dell’Associazione Libertà&Persona (www.libertaepersona.org) il 1 marzo 2016. È intitolato “I Metodi Naturali sconfiggono la provetta su tutta la linea” e ne offriamo qui un’ampia sintesi. Scrive la Perfori che i problemi etici, come i rischi per la salute di donne e bambini, “[...] possono essere evitati facendo ricorso ai metodi naturali di cura dell’infertilità.

In queste condizioni i genitori sono spossessati del loro diritto di dare la vita e diventa arduo parlare di un bambino nato da un atto di amore, come con troppa facilità si usa dire”. Chiosa giustamente l’Autrice dell’articolo: “I metodi naturali, quindi, non si limitano solamente ad affrontare il problema dell’infertilità alla radice, a evitare i problemi e i rischi per la salute e la vita a carico di donne e nascituri, a non defraudare i genitori del ruolo fondante di datori di vita, ma costituiscono anche la miglior prova d’amore per il bambino”. Non dimentichiamo poi, come si diceva inizialmente, che questi metodi costano poco o nulla dal punto di vista economico. Proprio questo, secondo la Perfori, è il motivo della loro scarsa diffusione: se venissero promossi su larga scala, il ricorso alla Fiv diminuirebbe in maniera considerevole e la lobby della fecondazione artificiale non potrebbe più continuare a prosperare e ad arricchirsi sulla pelle delle coppie infertili. Le testimonianze e i dati che porta a supporto di questa tesi sono importanti: dalla Roccella che racconta dei ricorsi contro la legge 40 proprio da parte dei centri per la fecondazione assistita, alle cifre citate da padre Giorgio Maria Carbone, docente di bioetica, e dal neurochirurgo Massimo Gandolfini (solo per fare un esempio: un ciclo di Fiv, che ha una percentuale di successo pari al 15% – quindi è difficile che ne basti uno solo perché il concepimento vada a buon fine –, va dai 5mila ai 16mila euro).

Contrariamente alla fecondazione in vitro (Fiv), che di fatto non fa altro che bypassare il problema dell’infertilità di coppia, i metodi naturali procedono innanzitutto individuando le cause responsabili dell’incapacità a concepire, intervenendo poi con una cura mirata che permetta alla coppia di avere un bambino in modo spontaneo”. Occorre poi non sottovalutare che la Fiv diventa il terzo incomodo nella vita di relazione dei due coniugi, come spiegava nel numero di aprile di Notizie ProVita Francesco Agnoli. A supporto di questa tesi, nell’articolo viene citato Michele Aramini, docente di Teologia ed Etica sociale, che in La Procreazione Assistita (Paoline, Milano 1999, p. 177) sostiene: “Nella Fivet, l’intrusione della tecnica è così penetrante che l’intervento del medico, o del biologo (il terzo), è assolutamente essenziale: è lui che chiama i nuovi esseri all’esistenza, è lui che controlla la qualità degli embrioni e decide chi far vivere e chi far morire.

Claudia Cirami

Siciliana, ha una laurea in filosofia e il magistero in Scienze Religiose. È insegnante di religione cattolica. * sorrialba@gmail.com

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Contrariamente alla fecondazione in vitro (Fiv), che di fatto non fa altro che bypassare il problema dell’infertilità di coppia, i metodi naturali procedono innanzitutto individuando le cause responsabili dell’incapacità di concepire, intervenendo poi con una cura mirata che permetta alla coppia di avere un bambino naturalmente


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20 N. 42 - GIUGNO 2016

Riguardo a sterilità e infertilità risultano rilevanti, prima di tutto, alcuni fattori di prevenzione. Si dovrebbe, innanzitutto, considerare l’età della donna. Spiega la Perfori che un primo elemento, se così si può dire, di prevenzione dell’infertilità è quello di non procrastinare troppo in là negli anni la genitorialità. La dottoressa Elisabetta Chelo, del Centro Demetra per la fecondazione assistita di Firenze, ribadisce: “Si è creata la convinzione, complici anche noi medici, che il desiderio di maternità possa venire sempre soddisfatto. Quando dico a una paziente: ‘Signora lei ha il 10% di possibilità di riuscire a restare incinta’, che non è neanche avere un figlio, vedo quasi tutte le donne mettersi dalla parte di quel 10 per cento. Nell’altro 90% ci andrà qualcun’altra” (Daniela Natali, Fecondazione assistita, non tutto è possibile e non è possibile sempre, ll Corriere della Sera, 27.01.2013). Ma l’orologio biologico continua inesorabilmente a segnare il tempo. Prosegue l’Autrice dell’articolo spiegando che il secondo fattore di prevenzione è quello di evitare tutti quei comportamenti forieri di sterilità sia nell’uomo che nella donna, un fenomeno che per diversi motivi si dimostra in crescita nel mondo Occidentale. Salvatore Mancuso, presidente del Comitato etico del Policlinico Gemelli, punta l’indice contro l’inquinamento... Altre cause foriere di sterilità sono da ricondurre alle scelte dei singoli e agli stili di vita come: abuso di alcool, droga, fumo, vita sedentaria, stress, contraccezione artificiale, aborti volontari. In che modo, tra gli altri, contraccezione artificiale e aborto volontario possono essere ostacoli al concepimento naturale? Per quanto riguarda la prima, accade “sia perché – viene spiegato nell’articolo – aumenta il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, foriere di infertilità e, se trascurate,

di sterilità; sia per la sua azione di blocco forzoso dell’ovulazione che può pregiudicare il funzionamento degli organi riproduttivi femminili; sia perché favorisce le infiammazioni, con conseguenti effetti deleteri sulla capacità riproduttiva maschile e sull’apparato genitale femminile”. E l’aborto? “L’aborto farmacologico (con la RU486), in particolare, può compromettere future gravidanze perché aumenta il rischio di gravidanze extrauterine, di chiusura di una tuba, di aborti spontanei ed endometriosi”. Anche l’aborto chirurgico può causare la sterilità a causa di infezioni o perforazioni uterine.

I metodi naturali costano poco o nulla dal punto di vista economico. Proprio questo è il motivo della loro scarsa diffusione: se venissero promossi su larga scala, il ricorso alla Fiv diminuirebbe in maniera considerevole e la lobby della fecondazione artificiale non potrebbe più continuare a prosperare e ad arricchirsi sulla pelle delle coppie sterili Dopo la prevenzione è poi “[...] necessario un iter diagnostico approfondito e un approccio al problema di tipo globale, affinché gli ostacoli che precludono il concepimento non siano semplicemente bypassati – come nel caso della fecondazione artificiale – ma rimossi”.


Scienza Primo e Morale Piano

Tra le cause foriere di sterilità, molte sono da ricondurre alle scelte dei singoli e agli stili di vita, come ad esempio: abuso di alcool, droga, fumo, vita sedentaria, stress, contraccezione artificiale, aborti volontari Spiega ancora la Perfori che tali metodi si caratterizzano per “un approccio più umano e meno tecnico”, fatto anche di tempo dedicato all’ascolto e all’accompagnamento della coppia. Sulla stessa linea è citato il pensiero di Giancarla Stevanella, presidente della Confederazione italiana Centri RNF (Regolazione Naturale della Fertilità) e presidente di Iner Italia (Istituto per l’Educazione alla Sessualità e alla Fertilità), che afferma: “Le coppie con problemi di fertilità […] arrivano con un atteggiamento piuttosto sfiduciato nei confronti della tecnica medica, perché ormai c’è questo pensiero diffuso che la medicina risolva sempre tutto e non sono preparati al fallimento. Per questo la prima cosa che facciamo è fargli ritrovare il rispetto di se stessi, la serenità. Chiediamo di fermarsi e di ritrovarsi, di fare un percorso che li aiuti a distinguere tra fertilità biologica e fecondità, che invece è un concetto molto più ampio e apre a scoprire la vocazione della coppia stessa” (cit. in Emanuela Vinai,

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“Ascolto e accettazione: così si cura una coppia sterile”, Avvenire, 28 febbraio 2014). Su questa stessa linea di successi, l’articolo riporta poi altri interventi significativi e soprattutto spiega che il ramo più giovane tra i metodi naturali per la cura dell’infertilità è quello della naprotecnologia (“Tecnologia per la procreazione naturale”), ideata dal ginecologo e chirurgo americano Thomas Hilgers, direttore dell’Istituto Paolo VI per gli studi sulla riproduzione umana a Omaha, nel Nebraska. “La naprotecnologia si basa sul modello Creighton, cioè l’osservazione rigorosa e scientifica del funzionamento del ciclo femminile […] L’interpretazione dei dati […] aiuta a fornire la diagnosi delle cause dell’infertilità e, quindi, la terapia più appropriata per curarla che, a seconda dei casi, può essere farmacologica, chirurgica o endocrinologica. Il risultato finale è una percentuale di nati vivi fra il 50 e il 60% del totale delle coppie”. Cosa fare allora? Lo Stato “dovrebbe promuovere e incentivare tali metodi con tutti i mezzi a sua disposizione – conclude la Perfori –, smettendola, una volta per tutte, di fare unicamente gli interessi (anche dal punto di vista legislativo) di pochi gruppi lobbistici che si arricchiscono sulla pelle delle persone e a discapito, appunto, del bene comune”. CC0 Public Domain

A questo proposito nell’articolo viene presentato l’operato dell’ISI, l’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità del Policlinico Gemelli. Con un’équipe formata da ginecologo, andrologo, endocrinologo, chirurgo della riproduzione e psicologo, molte coppie sono state curate perché arrivassero al concepimento naturale e questo è accaduto almeno nel 15% dei casi dal 2003 ad oggi. Le patologie curate sono in molti casi relative alle tube o all’endometriosi, che è presente nel 7-10% delle donne in età fertile; ci sono poi problemi alla tiroide o di ovulazione. Se per le prime è necessario l’intervento chirurgico, per le seconde sono necessarie delle cure. Buoni risultati sono stati raggiunti anche per l’uomo, se presentava pochi spermatozoi o dotati di una ridotta mobilità. Secondo la dottoressa Paola Pellicanò, ginecologa del Centro studi e ricerche per la regolazione naturale della fertilità dell’ISI, citata nell’articolo: “In queste situazioni i metodi naturali forniscono un prezioso approccio di prevenzione e di diagnosi, perché già dalle semplici osservazioni della donna si possono individuare eventuali alterazioni nel ciclo che facciano sospettare patologie specifiche, consentendo di affrontarle precocemente e quindi con un migliore risultato terapeutico, nonché di indirizzare in modo più mirato ad accertamenti di livello superiore”.

Notizie


22 N. 42 - GIUGNO 2016

Francesca Romana Poleggi

​ adre di tre figli, moglie, insegnante, fa parte M del movimento ecclesiale “Fede e Luce”. ​ Dal 2008 è impegnata sul fronte dei diritti umani con la Laogai Research Foundation. Co-fondatrice di ProVita Onlus, è ​ direttore editoriale di questa Rivista​.

Anticristo Superstar

Agostino Nobile

Abbiamo intervistato Agostino Nobile, ‘un tipo irrequieto’, autore di un pamphlet che parla di valori e disvalori, di Nietzsche e della cultura della vita e della morte: Anticristo Superstar di Francesca Romana Poleggi Agostino Nobile, musicista, conoscitore dei popoli e delle culture, scrittore... come si vuole presentare ai Lettori di Notizie ProVita? Diciamo che sono sempre stato un tipo irrequieto, una tendenza che si è rivelata la mia fortuna. Se così non fosse non avrei mai abbandonato l’orchestra sinfonica e l’insegnamento. A un certo punto della mia vita ho contattato due impresari e sono partito per il mondo come pianista-bar e cantante. Una volta iniziata la mia nuova attività ho approfondito la conoscenza delle altre culture. Viaggiavo con due valige, una riservata agli effetti personali e l’altra ai libri. Per chi non ama la solitudine questo lavoro lo sconsiglio vivamente, ma per chi vuole un po’ di tempo per riflettere e per vedere il mondo senza filtri mediatici è una professione fantastica. Le realtà socio-culturali in cui ha vissuto hanno a cuore quei ‘valori non negoziabili’ che qui nell’Occidente opulento e decadente non considera più nessuno? Il rispetto per l’essere umano dal suo concepimento alla morte naturale, è un valore che appartiene al cristianesimo. Ma il diritto dei figli ad avere il padre e la madre, nonché il matrimonio tra uomo e donna, nelle altre culture non pensano nemmeno di definirli ‘valori non negoziabili’. Semplicemente perché sono valori essenzialmente antropologici. In tutte le culture del mondo, di tutti i tempi, la famiglia è formata da padre, madre e figli. Quindi non è una “fissazione cattolica”.

È un fatto naturale. Nei Paesi atei come la Cina, il Vietnam e la Corea del Nord, l’omosessualità non è certo - per usare un eufemismo - la benvenuta. Dunque non c’è nemmeno bisogno di un dio per capire che la famiglia si stabilisce con il patto legale tra un maschio e una femmina. La famiglia non si fonda solo per l’aspetto affettivo, ma soprattutto per il peso sociale che rappresenta. È la colonna portante della società. Per quanto riguarda la decadenza dell’Occidente, essa non è causata dal fattore opulenza, anche se quest’aspetto non è da sottovalutare, bensì dalla mancanza di una vera guida cristiana. Lo prova il grande numero di nobili che durante i secoli hanno abbandonato le ricchezze di questo mondo per entrare negli ordini religiosi. Allora c’erano monaci e preti capaci d’infondere una fede granitica. Molti di loro possedevano una grande cultura, conoscevano a memoria il Magistero e affrontavano le immancabili eresie che nascevano come funghi, confutandole con argomentazioni rigorose. E la politica laicista, che definisce i cattolici fuori dal tempo? I politici e gli intellettuali che accusano i cattolici di essere retrogradi e oscurantisti, se non peccano di un’ignoranza crassa, utilizzano i vecchi metodi delle dittature. Come sappiamo, le ideologie per imporsi e sopravvivere hanno bisogno di un capro espiatorio, e il cattolico è la vittima perfetta. Dopo anni di calunnie e di lavaggi cerebrali, operati attraverso i testi scolastici


Scienza Primo e Morale Piano e i mezzi di comunicazione, il cattolico, travolto dalle menzogne, vive contrito in sensi di colpa totalmente infondati. Tanto più che non pochi ecclesiastici sono caduti nella stessa trappola. Ignorano che la Chiesa è sempre stata portatrice di sviluppo in tutti i campi dell’umano. Il concetto di sviluppo non è stato diffuso dai cinesi, dagli indiani o dagli arabi, ma dagli europei. Non perché figli dell’Illuminismo, come vogliono farci credere, ma in quanto cristiani. Il processo di sviluppo è iniziato nell’Alto Evo, grazie ai monaci benedettini, e profuso nel Medio e Basso Evo. Senza la Cristianità, che ha ripreso e sviluppato il meglio delle culture Romana e Greca, oggi vivremmo ai livelli del Terzo Mondo. Se si toglie dalla storia il Cristianesimo, si torna alla società senza diritti, senza scienza e tecnologia, dove non esiste il bene comune e il forte ne fa di cotte e di crude al più debole.

Notizie

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Uno tsunami che ha investito tutte le classi sociali. Stimolando le debolezze dell’uomo hanno realizzato una trappola per umani. La trappola si chiama libertà, o meglio, ‘falsa libertà’. Una gustosa polpetta che, abbrutendo metodicamente la vita, avvelena l’amore e la compassione. Cosa resta di umano senza questi sentimenti? Ed è chiaro che alla base di questo processo mortifero c’è l’inganno. È per rispetto alla donna che si legalizza l’aborto, è per rispetto alla libertà individuale che si sessualizzano i bambini nelle scuole. Il disprezzo oggi si chiama amore.

Il rispetto per l’essere umano è un valore che appartiene al cristianesimo. Ma il diritto dei figli ad avere il padre e la madre, nonché il matrimonio tra uomo e donna sono valori essenzialmente antropologici, che pervadono anche le culture ‘atee’

È vero. Questo lo asseriscono anche antropologi e ricercatori agnostici, come Rodney Stark... La difesa della vita dall’inizio, nel grembo materno, alla sua fine naturale; la difesa dei più deboli, specialmente dei bambini, dei disabili, degli anziani, sembrano non avere più senso. Sembra quasi che sia per ‘il loro bene’ che coloro che soffrono o che potrebbero soffrire, debbano essere eliminati. I più piccoli sono ‘di proprietà’ dei più grandi?

La cultura della morte, il relativismo etico, la dittatura del pensiero unico, sembra – davvero – che offrano la libertà: libertà (anche sessuale) di raggiungere sempre il massimo piacere individuale. In cambio cosa chiedono?

Non dobbiamo pensare che questo terremoto nichilista sia casuale. C’è un progetto ben definito, che mira alla dissoluzione della famiglia naturale e dei diritti della persona. La massoneria e il marxismo hanno stabilito che la famiglia ha un’influenza negativa nella società, e l’unico modo per renderla irrilevante è quello di ‘liberalizzare’ la donna e ridicolizzare la figura del padre. Come in una corsa a staffetta, il liberalismo ha realizzato il sogno massonico-marxista. Sappiamo che, dagli anni della rivoluzione sessuale – gli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso –, i media e la scuola sono stati gli interpreti principali di questa rivoluzione. Il femminismo era in prima fila per acquisire il diritto all’aborto, mentre i figli iniziavano a mettere in discussione l’autorità del padre e della scuola.

Vogliono una civiltà formata da caste e una moltitudine senza legami affettivi per isolare la persona. Più o meno dei lobotomizzati, che producono, spendono e si autodistruggono con piaceri che portano all’insoddisfazione cronica. Quando la droga sarà legalizzata saremo già condannati a una vita insignificante. E, dato che questo stato di cose incrementerà il numero dei suicidi, si è pensato alla cosiddetta ‘dolce morte’, l’eutanasia. Un modo semplice e pratico per lucrare sia sui suicidi, sia sugli organi espiantati alle vittime. Non si vorrà mica uscire dalla società senza pagare il pedaggio? Il pensiero unico ha stabilito un traguardo: ridurre il numero della popolazione mondiale. Infatti, le nuove leggi antiuomo hanno in comune il rifiuto della vita. Il matrimonio gay non genera, l’eutanasia e l’aborto uccidono.

Copertina Libro: Anticristo Superstar


24 N. 42 - GIUGNO 2016

In Anticristo Superstar riporto documenti e nomi di alcune organizzazioni sponsorizzate dall’Onu, che provano in maniera inconfutabile quanto affermo. Le ‘nuove famiglie’ tolgono qualcosa alla famiglia naturale? E ai bambini? Non sono tanto le ‘nuove famiglie’ che insidiano la famiglia naturale, quanto la ‘nuova coscienza’. Una volta che l’omosessualismo viene sostenuto dalle leggi, ci ritroviamo con le coppie gay che, per esempio, si baciano e si tengono per mano nei parchi pubblici dove giocano i bambini. Non è necessario spiegare a chi ha figli gli effetti devastanti che questi comportamenti producono sugli innocenti. Comunque, le famiglie gay non hanno storia, perché saranno i loro figli legali che reagiranno a questa immensa ingiustizia. Aspettiamo qualche anno e ne vedremo delle belle. L’innaturale e il trasgressivo all’inizio possono sembrare allettanti, danno la sensazione di cambiare l’aria pesante di casa, ma poi, se non si cade miseramente, arriva la disperazione. Con la natura non si scherza, non possiamo cambiarla a colpi di leggi o con disquisizioni politiche, filosofiche e psicologiche. L’ideologia relativista, se non viene fermata a tempo, è un bubbone che renderà la società una colossale fogna a cielo aperto. Milioni di innocenti ci rimetteranno la coscienza e la pelle. Ma il fetore insopportabile che aleggerà in tutti gli spazi vitali ci costringerà a ritornare al buon senso. Dobbiamo comunque sempre alzare le barricate, perché le lobbies multimiliardarie che si muovono dietro le quinte – come descrivo nel mio recente libro Quello che i cattolici devono sapere – hanno già deciso di arginare qualsiasi tipo di reattività. Dato che il programma procede con una sequenza calibrata per renderlo indolore (dagli anni Settanta a oggi abbiamo assistito alla legalizzazione del divorzio, dell’aborto, della sessualizzazione, dell’omosessualizzazione,

del matrimonio gay, dell’utero in affitto, dell’eutanasia e dell’eugenetica), appare evidente che se continuiamo ad accettare l’aborto e tutto il resto come un dato acquisito, ci impianteranno biochips come fosse una necessità salva-vita o per proteggerci dalla criminalità informatica. Qui non si tratta di fede o meno, in questa persecuzione al buon senso non esistono distinguo tra atei e credenti, tra etero e omo. Gli utili-idioti che oggi sostengono l’ideologia relativista faranno una fine peggiore di chi vi si oppone. L’ideologia è sempre stata feroce, soprattutto con i suoi sostenitori. La storia del secolo scorso ce lo conferma. Lei ha scritto che neanche Nietzsche sperava in una società come quella descritta nel suo Anticristo Superstar... A fine Ottocento, quando il filosofo tedesco scrive L’Anticristo, siamo in pieno Romanticismo decadente e le emozioni primeggiano su tutti gli aspetti sociali. Forse, consapevolmente o meno, era cosciente del fatto che una società senza etica è destinata all’estinzione. Ma davvero “Dio è morto”? Diciamo che l’uomo si è distratto. Invece di pensare al senso della vita e guardare in alto, cerca di capire il senso della pancia e giù di lì. Allora, aspettiamo la fine del mondo, o possiamo ancora sperare? Da come stanno andando le cose in Europa, è più probabile una guerra civile. Se poi la domanda si riferisce agli ultimi tempi profetizzati, al credente non fanno paura. Chi ha qualcosa da temere è l’ateo che, appena si sente vicino alla sofferenza e alla morte, si sente come un novello trapezista appeso nel vuoto.

Luca Signorelli, Predica e fatti dell’Anticristo, 1502, Cappella di San Brizio, Duomo di Orvieto


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Francesco Agnoli

Bolognese d’origine, risiede a Trento. Sposato, è in attesa del quarto figlio. Storico e saggista, è docente di Liceo e collabora, tra gli altri, con Il Timone, Radio Maria e Libero. Autore di diversi libri, nel 2013 ha ricevuto il premio “Una penna per la Vita”.

“Stai pensando di donare i tuoi ovuli? Pensaci bene!” ­www.fuorilemanidallenostreovaie.com

L’adulterio in provetta – Seconda parte

La fecondazione artificiale, anche omologa, uccide un numero altissimo, imprecisato e imprecisabile, di bambini e provoca inoltre ai figli e alle ‘donatrici’ di ovuli, disagi fisici e psichici notevoli di Francesco Agnoli In Italia la fecondazione artificiale eterologa è stata vietata dalla legge 40/2004, ma la Corte Costituzionale ha sentenziato che essa è un diritto. Tralasciamo, in questa sede, la questione giuridica e continuiamo l’esame dei problemi psicologici, medici e sociali per i soggetti coinvolti. Nello scorso numero di aprile abbiamo spiegato le conseguenze che la fecondazione artificiale può avere all’interno del rapporto di coppia e sui genitori. Ora ci soffermeremo sui figli (quelli sopravvissuti) che nascono da gameti non appartenenti a uno (o a entrambi) i ‘genitori’ e sulla figura dei ‘donatori”, fornitori di sperma e/o di ovuli.

Nei figli (sopravvissuti) nati con fecondazione artificiale si riscontrano problemi fisici e psicologici anche gravi. E ancora è presto per definirli del tutto, visto che i primi bambini concepiti in provetta non hanno ancora quarant’anni È difficile immaginare cosa succede a dei ragazzi che, una volta cresciuti con o senza mamma o papà, apprendono di essere figli biologici di un estraneo? Se sì, è sufficiente guardare cosa accade nei Paesi dove l’eterologa è praticata da anni. Citiamo, a titolo d’esempio, il Corriere della Sera del 23.11.2010: “Solo negli Stati Uniti sono più di trentamila i figli nati da donatore sconosciuto che hanno affidato al Web la ricerca delle proprie radici. Figli in provetta che, attraverso blog o community dedicate, cercano non solo di risalire al padre biologico, ma anche di ritrovare fratellastri e sorellastre con cui condividere storie e sentimenti… ‘Sono il prodotto di un donatore anonimo’ – dice nel suo blog Lindsey Greenawalt – e ora che sono adulta sto cercando risposte a costo di alzare la voce’. Perché, spiega, ‘se avessi potuto scegliere tra una vita a metà e una non vita avrei scelto quest’ultima’.

Sempre su Internet, tra i tanti siti di annunci ‘cerco papà’ o ‘cerco fratelli’, c’è poi il gruppo ‘famiglie del donatore 1476’: tutti biondi, tutti con gli occhi azzurri e tutti con la stessa voglia di trovare quella metà di se stessi che manca”. Leggere le testimonianze che vengono postate su siti come Anonymous US spezza letteralmente il cuore. Ma non ci sono solo rischi psicologici, bensì anche fisici. Tante ricerche dimostrano che i nati da fecondazione artificiale, omologa o eterologa, sono maggiormente esposti a mortalità perinatale, diabete, ipertensione, malformazioni genetiche e morbilità. Per i bambini, concepiti artificialmente, aumenta considerevolmente il rischio di parto pretermine. In generale si riscontra una maggior difficoltà di sviluppo del feto e dopo la nascita si riscontrano più facilmente problemi di crescita, sia fisici che intellettivi e psichici. Non è, infatti, la stessa cosa venir concepiti in una provetta di vetro o nella tuba uterina; e non è la stessa cosa nascere da un ovulo venuto a maturazione naturalmente, o da uno dei vari ovuli di un’estranea portati a maturazione attraverso un’iperstimolazione ovarica, cioè un trattamento ormonale. Né è la stessa cosa essere concepiti da uno spermatozoo che naturalmente arriva (con fatica!) a fecondare l’ovocita, piuttosto che da uno selezionato da un medico e portato con una pipetta fino al nucleo con cui congiungersi…

Le donne che vendono gli ovuli corrono rischi elevatissimi per la loro salute, dei quali spesso non sono informate. Ma pochi sanno che anche le donne in cui vengono impiantati gli embrioni concepiti in vitro ne corrono. Soprattutto se gli ovuli non sono i propri Ma se la sofferenza possibile delle coppie e quella certa dei bambini nati con queste pratiche è reale, oggettiva, cosa rende la fecondazione artificiale così diffusa e sponsorizzata? Il mercato!


Famiglia ed Economia

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ProVita, lo scorso febbraio, ha denunciato pubblicamente in una Conferenza Stampa al Senato il mercato degli ovociti che minaccia concretamente la salute delle donne. Donne che, anche nei Paesi cosiddetti civili, vengono spesso ingannate e non informate degli effetti collaterali che comporta quella vendita che la neolingua si ostina a chiamare ‘donazione’, come denuncia il documentario Eggsploitation (Sfruttamento degli ovociti) prodotto da Jennifer Lhal. Nell’occasione il professor Pino Noia – ginecologo, docente di medicina prenatale al Policlinico Universitario Gemelli e Primario dell’Hospice Perinatale – ha illustrato dal punto di vista scientifico i danni che subiscono non solo le donne che si sottopongono alla iperstimolazione ovarica, necessaria per prelevare gli ovuli, ma anche le donne riceventi. Ecco alcuni dei dati che ben poco sono divulgati dall’informazione politicamente corretta, alla quale – evidentemente – poco importa della salute femminile: • La fecondazione artificiale fa aumentare significativamente, per le ‘donatrici’, il rischio di tumore al seno (confermato da studi e metanalisi olandesi e norvegesi). • Dopo l’iperstimolazione ovarica circa il 10% delle donne soffrono di complicazioni immediate, soprattutto della ‘sindrome da iperstimolazione’, e più del 10% sono divenute sterili. • Per le riceventi, durante una gravidanza ottenuta con ovodonazione aumenta il rischio di gestosi grave, gravidanze plurime e parti pretermine. • Se l’ovulo fecondato apparteneva a un’altra donna, questi rischi si moltiplicano (ma sussistono anche in caso di fecondazione omologa). Si aggiunge inoltre il rischio di ipertensione gestazionale e anomalie placentari. • Anche in donne giovani e in ottima salute aumentano significativamente i rischi suddetti e in più il rischio di emorragie post partum, placenta ritenuta, parto cesareo. • Per la ‘donatrice’ di ovuli le emorragie interne e il sovradimensionamento delle ovaie hanno portato, in alcuni casi, anche alla morte. Tutti coloro che denunciano in modo altisonante i vari ‘femminicidi’ e le varie forme di violenza e di abuso sul corpo delle donne, sono incredibilmente silenti di fronte a questi gravi e concreti rischi cui esse sono sottoposte.

Il mercato degli ovuli muove cifre molto più alte: infatti, la cosiddetta ovodonazione è assai pericolosa. Le donne che vendono i loro ovuli vivono sulla loro pelle una pratica altamente invasiva. Le denunce di questo crescono di continuo nei paesi in cui l’eterologa è legale da tempo. Ma “pecunia non olet”: già nel 2004 molti centri per la fertilità americani proponevano cataloghi di ovuli con un costo tra i 3000 e gli 8000 dollari! CC0 Public Domain

Qual è, infatti, l’elemento più evidente di questa invasione del mercato nella filiazione? La nascita delle banche degli ovuli e del seme, inevitabile laddove vi sia fecondazione artificiale eterologa, e la figura del ‘donatore’. Banche e ‘donatore’. La prima parola indica la verità delle cose: stiamo parlando di compravendita, relativamente all’uomo. La seconda, ‘donatore’, è una creazione orwelliana: a parte pochissimi casi di donatori ideologici, l’uomo e la donna che seminano figli loro in giro per il mondo sono venditori che s’inseriscono nel ricco mercato alimentato dalla disperazione e dal capriccio. Debora Spar, docente di Business Administration alla Harvard Business School, ha scritto un testo, Baby Business (Sperling & Kupfer), nel quale descrive in modo asettico il mercato del seme, degli ovuli, degli uteri in affitto, soprattutto negli Usa. Riguardo al venditore di seme, di solito costui viene attirato tramite materiale promozionale cartaceo, oppure attraverso proclami in rete, e riceve circa 70-80 dollari per volta. Ogni campione di seme è sufficiente per 3-6 fiale, ognuna delle quali viene rivenduta per una cifra tra i 250 e i 400 dollari, con un margine di guadagno per le banche di circa il 2000 per cento. Quanti poveri figli – ‘nati’ da una masturbazione a pagamento, invece che da un atto d’amore – può spargere in giro il poveretto? In Italia, prima della legge 40, vi furono persone, in qualche caso malati di Aids, che arrivarono a donare centinaia di volte; e, quanto alle donne, “esisteva un vero e proprio mercato di ovociti rubati, e anche molti embrioni cambiavano proprietario” (Chiara Valentini, La fecondazione proibita, Feltrinelli, 2004).

Gli effetti sulla salute delle nuove generazioni del ‘cibo spazzatura’ li stiamo riscontrando ora, cinquant’anni dopo l’invenzione dei fast food. Gli effetti della fecondazione artificiale sono ancora poco conosciuti, dato che i primi concepiti in vitro non hanno ancora quarant’anni


28 N. 42 - GIUGNO 2016

Grandi imprese contro l’omofobia al WC (ma solo dove conviene)

Alcuni Stati federati americani hanno varato leggi a tutela dell’obiezione di coscienza e della libertà di separare i bagni degli uomini da quelli delle donne (!), suscitando lo sdegno e il boicottaggio da parte di alcune grandi imprese di Alba Mustela

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I paladini dei ‘diritti’ LGBTQIA(...) che combattono attivamente e strenuamente contro l’omofobia sembrano mossi da alti ideali di uguaglianza, di non discriminazione, di inclusività... “Sembrano…”. Infatti, sono molte le grandi imprese che si indignano per l’omofobia dei governi federati, negli Stati Uniti, e che si dichiarano votate al rispetto dei ‘diritti civili’, ma che fanno affari d’oro fuori dagli Stati Uniti, in Paesi che vantano record piuttosto negativi quanto a tutela dei diritti umani, in generale. E in particolare operano e prosperano anche in luoghi dove l’omosessualità è addirittura reato, passibile di condanna a morte. In America il governo del Mississippi, per esempio, ha emanato norme a favore della libertà di coscienza, quindi norme contro la discriminazione di coloro che non condividono la ‘morale’ LGBTQIA(...). La legge s’intitola Protecting Freedom of Conscience from Government Discrimination Act (Legge per la protezione della libertà di coscienza dalle discriminazioni governative) e – a differenza del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili – garantisce il diritto all’obiezione di coscienza per tutta una serie di soggetti ed enti che non desiderano essere coinvolti nella celebrazione dei ‘matrimoni gay’. Per esempio, le organizzazioni religiose non possono essere costrette a utilizzare le loro strutture per festeggiare o celebrare matrimoni che esse non riconoscono come tali; le organizzazioni religiose, le università e organizzazioni che dispensano servizi sociali possono continuare a tenere il personale, le politiche abitative e i programmi in materia di aborto, educazione sessuale, orientamento

LGBTQIA(...) Sanno bene i nostri lettori che l’acronimo vuol dire Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer (“strani”), Intersessuali, Asessuali. I puntini tra parentesi stanno a indicare che i generi sono tanti e tanti di più: vorremmo completare questo acronimo, ma davvero non ne veniamo a capo....

sessuale, etc., che riflettono le loro convinzioni morali; le agenzie per l’adozione possono continuare a operare secondo quello che per loro è il sommo bene degli adottandi e quindi possono rifiutare di affidare i bambini alle coppie non sposate, ai single o agli omosessuali; pasticceri, fotografi e fiorai e comunque coloro che servono l’allestimento dei matrimoni possono rifiutarsi di servire coppie omosessuali. I dipendenti statali non possono essere licenziati o perseguiti o imprigionati per aver espresso le loro opinioni sul matrimonio; possono inoltre scegliere di non redigere e firmare licenze matrimoniali per coppie gay (fintantoché questo non ritardi o impedisca la celebrazione); medici, paramedici e assistenti sociali non possono essere obbligati a partecipare all’iter di cambiamento del sesso, fermo restando la garanzia per chiunque alle cure di emergenza e al diritto alla visita degli ammalati; le imprese private e le scuole, e non i burocrati, decideranno come organizzare bagni e spogliatoi nelle loro strutture. Questi soggetti, in questi contesti, ha detto il Governatore del Mississippi Phil Bryant, vanno protetti da leggi e


provvedimenti governativi punitivi che li costringano a compiere atti contrari alle proprie credenze morali e religiose. Evitare l’interferenza del governo nella vita privata della gente non toglie diritti a nessuno e non impedisce nemmeno la celebrazione dei “matrimoni” gay legittimata dalla Corte Suprema. Le minacce di boicottaggio e di ‘delocalizzazione’ da parte delle grandi imprese, dei cineasti di Hollywood e degli enti sportivi, però, hanno fatto desistere altri governi, per esempio quello del West Virginia e della Georgia, dal promulgare norme analoghe, già approvate dai rispettivi Parlamenti. Chissà se anche qui da noi prevarrà il buon senso e il diritto alla libertà di opinione e di religione, come in Mississippi. Molti dei nostri Primi Cittadini hanno sollevato il problema dell’obiezione di coscienza alla celebrazione del ‘matrimonio gay’, in occasione della discussione alla Camera del ddl Cirinnà. ProVita ha presentato in una conferenza stampa al Senato la richiesta ufficiale dei primi cento Sindaci che hanno aderito alla protesta. Considerando la scarsa attitudine democratica dimostrata in più occasioni dal Governo e dalla Pubblica Amministrazione italiana, il dubbio che tale istanza venga ascoltata è più che legittimo. C’è poi la tragicomica guerra dei gabinetti e degli spogliatoi, che imperversa negli USA: come in Mississippi anche in altri Stati (ad esempio il Nord Carolina) sono state emanate norme sulla libertà di allestire bagni per uomini e donne separati. Queste hanno fatto indignare gli attivisti LGBTQIA(…) perché essi pretendono che ognuno sia libero di andare nello spogliatoio o nel bagno ‘che si sente’: un uomo che apparentemente ha gli attributi da uomo, ma che ‘si sente donna’ deve poter andare nello spogliatoio (o nel bagno) delle donne. La cosa ha dell’incredibile, ma è vera e seria. Sul nostro portale www.notizieprovita.it potete approfondire la questione e riscontrare le ovvie conseguenze degenerative delle ‘nuove regole democratiche e inclusive’ in questione: le famiglie americane sono preoccupate, mentre molestatori e guardoni se la spassano. In America, a quanto pare, ci sono molti più autori di reati a sfondo sessuale che persone transgender, per cui le donne e le bambine sono sempre più a rischio di abusi e di violenze con queste assurde leggi sui bagni unisex. Un uomo a Seattle è entrato in uno spogliatoio di una piscina e si è denudato davanti alle ragazzine della squadra di nuoto, rivendicando il diritto di farlo nel quadro delle politiche transgender. In Ontario un predatore sessuale recidivo è stato arrestato in una toilette per donne, dove era entrato dichiarandosi trans. In Missouri un uomo è stato arrestato perché colto sul fatto mentre filmava le donne in uno spogliatoio. In Pennsylvania un uomo è stato colto a spiare una bambina di dieci anni nella stanza da bagno. È stato poi trovato in possesso di materiale pedopornografico.

Notizie

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CC0 Public Domain

Famiglia ed Economia

Nei college e nelle università, sia statunitensi che canadesi, dove la goliardia si mischia con gli ormoni dei ragazzi, si può facilmente immaginare cosa accade, né ci si può stupire se gli studenti vengono colti nell’atto di filmare con i telefonini le ragazze che fanno la doccia. Eppure diverse società, di chiara fama internazionale, rifiutano o minacciano di rifiutare di fare i loro affari in Stati ‘omofobi’ come il Mississippi e il Nord Carolina. Tuttavia, come dicevamo all’inizio, le stesse imprese che in patria si ergono a paladine dei ‘diritti civili’, all’estero sembrano piuttosto sorde alle istanze dei diritti umani e dei ‘nuovi diritti’ LGBTQIA(…). Ecco un elenco di sedici aziende che pubblicamente hanno attaccato le misure volte alla tutela della libertà religiosa (e alla libertà nel WC) degli Stati federati summenzionati, in USA (dove il ‘no all’omofobia’ rende bene), ma che contestualmente operano in modo felice e lucroso in Paesi dove l’omofobia è di casa (dove il ‘no omofobia’ evidentemente non rende quattrini). A tutte è stato chiesto un commento su tale contraddizione. Nessuna ha risposto. 1. Unilever: il CEO di Unilever, Paul Polman ha twittato il suo “No all’omofobia” della Georgia, ma in Nord Africa e in Oriente ha impianti di produzione in Paesi come la Tunisia e l’Algeria, oppure in Vietnam: Paesi stigmatizzati pubblicamente come omofobi dal rapporto 2015 dalla “International LGBTI”. 2. Microsoft: il gigante tecnologico offre i suoi servigi alla potente censura su internet operata dalla dittatura in Cina, dove i diritti umani sono un’utopia e i ‘diritti’ LGBT non sono neanche lontanamente pensabili. Human Rights Watch ha segnalato la cosa, Microsoft non ha risposto. 3. Intel: idem come sopra. 4. Live Nation: ha annullato gli spettacoli di Springsteen e Adams negli Stati federati ‘omofobi’, ma ospita eventi e gestisce sedi in Paesi, tra cui gli Emirati Arabi dove i comportamenti omosessuali sono puniti severamente dal codice penale.


30 N. 42 - GIUGNO 2016

Alessandro Fiore, portavoce di ProVita, e Mario Agnelli, portavoce dei Sindaci che hanno sollevato obiezione di coscienza alle unioni civili.

5. La Weinstein Co., un grande studio cinematografico, ha minacciato che non avrebbe mai più girato un film in Georgia, ma gira e produce Shanghai, in Cina; No Escape in Tailandia. 6. AMC Networks Inc., produttrice della fortunata serie The Walking Dead, lavora in Russia, Paese ‘omofobo’ per eccellenza. 7. Time Warner: non avrebbe lavorato mai più in Georgia, ma a Singapore sì (un altro Paese che vieta penalmente l’attività omosessuale, secondo l’ International LGBTI). 8. La Walt Disney Co.: e la sua controllata Marvel Entertainment sono ‘aziende inclusive’, ma continuano ad espandersi in Cina, dove tra l’altro investono 5.5 miliardi di dollari per un parco a tema a Shanghai.

Molte grandi imprese si indignano per ‘l’omofobia’ dei governi federati (che riconoscono il diritto all’obiezione di coscienza), ma che fanno affari d’oro fuori dagli USA, in Paesi dove l’omosessualità è addirittura reato, passibile di condanna a morte

9. General Electric Co., si dà da fare in Arabia Saudita, un Paese che criminalizza il comportamento omosessuale (nel 2014, un uomo saudita è stato condannato a tre anni di carcere e 450 frustate: aveva usato Twitter per organizzare incontri con uomini). 10. The Coca-Cola Co.: nel 2006, gli impianti di imbottigliamento della Coca-Cola sono stati accusati di interferire con i problemi di irrigazione nelle regioni dell’India e America Latina che soffrono per scarsità d’acqua. Più di recente, la Coca-Cola è stata accusata di rifornirsi di zucchero beneficiando di espropri non etici. Il sito della Coca-Cola, però, elenca la bio-diversità, la tutela dei diritti delle popolazioni locali, la sostenibilità come valori fondamentali (oltre che ‘l’inclusività’). Anche essa ha levato vibrata protesta contro le leggi omofobe della Georgia ecc. 11. PayPal addirittura è intervenuta nella polemica sulla legge per i bagni unisex. Ma PayPal continua a

offrire servizi in Mauritania, Arabia Saudita, Yemen, Somalia, in altri paesi dove l’omosessualità può essere punita con la pena di morte, e in Nigeria, dove il comportamento omosessuale può essere punito con la fustigazione, la prigione, o la morte per lapidazione. 12. Salesforce, una società di software, ha minacciato che avrebbe ridotto gli investimenti in Georgia. Ma Salesforce opera serenamente in India dove Human Rights Watch spiega che il codice penale ha rafforzato l’idea che la discriminazione e i maltrattamenti delle persone LGBT sono accettabili. 13. Apple Inc.: protesta negli USA, ma produce in Cina e vende nei Paesi Arabi. 14. National Basketball Association (NBA): è preoccupata per l’omofobia in USA, ma organizza manifestazioni sportive in Sud Africa, dove il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha scritto in una relazione della sua preoccupazione per il razzismo e la xenofobia. 15. Netflix, leader mondiale della TV via Internet, ‘è una società inclusiva’, dice. Ma offre i suoi servizi per esempio in Libia, la patria delle violazioni del diritto internazionale. 16. Sony: ha un ufficio in Kazakhstan, dove Amnesty International segnala che si pratica la tortura e dove le libertà di espressione, associazione e riunione pacifica sono limitate.

Gli attivisti LGBTQIA(...) pretendono che ognuno sia libero di andare nello spogliatoio o nel bagno ‘che si sente’: un uomo che apparentemente ha gli attributi da uomo, ma che ‘si sente donna’ dovrebbe poter andare nello spogliatoio (o nel bagno) delle donne Insomma, sappiamo bene quanto sia faticoso, per tutte queste grandi imprese, barcamenarsi tra gli ideali e il portafoglio. Ma, alla fine, tutto sommato pare che conti di più il dio quattrino, non è vero?


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Philippine oggi ha sette anni. Prima che nascesse i medici avevano riscontrato una lesione cerebrale molto grave che non le avrebbe consentito di vivere – sostenevano – “una vita degna d’essere vissuta”. Nonostante questo pronostico, i suoi genitori hanno rifiutato di abortire e, contrariamente alle previsioni, Philippine è sopravvissuta, pur restando in una condizione di grave dipendenza. In questo agile libro la mamma racconta il posto speciale che sua figlia oggi ha nella sua esistenza e in quella della famiglia. Grazie a una scrittura limpida e diretta, questa testimonianza semplice ed essenziale scardina molti pregiudizi, rovescia tanti luoghi comuni sul senso della vita, mostra come l’accettazione della fragilità di Philippine trasformi a poco a poco i suoi genitori e li renda migliori, in tutti i sensi.

Federico Catani e Florian Kolfhaus Il cuore che non ha mai smesso di battere. Perché la Madonna non è morta Edizioni Cantagalli Questo libro è la tesi della seconda laurea di un giovane redattore di ProVita, Federico Catani. Per questo, anche se non è un testo di bioetica e anche se ProVita non è un’associazione religiosa, consentiteci, per questa volta, di fargli un po’ di pubblicità… La Madonna è morta? La Chiesa ha proclamato il dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, ovvero del suo ingresso corpo e anima in Paradiso. Come è avvenuto questo passaggio? Maria è morta e poi è risuscitata, oppure la sua anima non si è mai separata dal corpo? I teologi discutono questo mistero da anni e, al riguardo, si sono divisi tra mortalisti e immortalisti. In questo libro i due autori affrontano tutti i risvolti di questo dogma di fede indagando su uno dei più grandi misteri della religione cattolica.

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