Dalla rivoluzione sessuale in poi la neolingua ha trasformato delle parole "belle", che rimandano a valori sani, profondi e sacri, in parole quasi impronunciabili. Una di queste è "pudore". È ormai inteso nella migliore delle ipotesi come "vergogna", che di per sé ha un’accezione piuttosto negativa, oppure come "bigotteria".
Se invece ci fermiamo a ragionare con la nostra testa, possiamo riscoprire il giusto valore del pudore. [...] il pudore è una sana riservatezza, il ritegno a sbandierare a tutti le cose davvero preziose che si vuole custodire gelosamente per persone e occasioni speciali (proprio perché preziose).
Il pudore, perciò, è certamente connesso alla sfera sessuale, ma non solo. Riguarda il sesso e il corpo, in quanto sesso e corpo sono essenziali all’identità della persona, tutt’uno con lo spirito; ma riguarda anche gli affetti e i sentimenti.