POSTE ITALIANE S.p.A. | Spedizione in AP - D.L. 353/2003 | (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) | art. 1, comma 1, NE/PD | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00
Padova CMP Restituzione
“nel nome di chi non può parlare” Anno V | Rivista Mensile N. 41 - Maggio 2016
il
IN UNA GOCCIA
cuore CURA E CONFORTO PERINATALE
Non vuoi finanziare gli aborti?
OSA: OBIEZIONE ALLE SPESE ABORTIVE
Notizie
- Sommario Editoriale: Il Cuore in una Goccia
®
3
“nel nome di chi non può parlare” RIVISTA MENSILE
Lo sapevi che...
4
N. 41 - MAGGIO 2016
Scienza e Morale
Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182
Giuseppe Noia
Redazione
Curare gli incurabili: la comfort care neonatale 8
Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ)
L’Hospice perinatale: un nuovo modo di medicina condivisa per dare speranza 6
Elvira Parravicini
Le cure palliative neonatali 10 Patrizia Papacci
Malformazioni del sistema nervoso centrale: aspetti diagnostici
11
Lucia Masini
Malformazioni del sistema nervoso centrale: aspetti neurochirurgici
12
Massimo Caldarelli
La storia naturale di malformazioni life-limiting del distretto urinario
Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi www.notizieprovita.it/contatti - Tel. 329 0349089
Direttore responsabile Antonio Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Impaginazione grafica Francesca Gottardi Tipografia
14
Carlo Manzoni
Distribuzione MOPAK SRL, via Prima Strada 66 - 35129 Padova
Famiglia ed Economia
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: I Professori: Massimo Caldarelli, Carlo Manzoni, Lucia Masini, Giuseppe Noia, Patrizia Papacci, Elvira Parravicini; la Comunità Papa Giovanni XXIII: Stefano Gasparini, Daniela Giorgis, Andrea Mazzi, Laila Simoncelli; Alba Mustela e Francesca Romana Poleggi.
OSA! Obiezione alle Spese Abortive
17
Daniela Giorgis
Schema esplicativo dell’OSA 20 Comunità Papa Giovanni XXIII
L’obiezione che nasce dalla condivisione 23 Stefano Gasparini
Lo Stato finanzi il sostegno alla vita anziché l’uccisione di bambini
24
Don Oreste Benzi
Aspetti legali dell’obiezione di coscienza fiscale all’aborto 25 Laila Simoncelli
La testimonianza di un obiettore fiscale
26
Andrea Mazzi
Quanto costa l’aborto all’estero?
28
Francesca Romana Poleggi
Famiglia = Mum, Dad & Kids: firma e fai firmare Alba Mustela
30
Sostieni le nostre attività di solidarietà sociale, al fine di difendere il diritto alla vita e gli interessi delle famiglie, dei bambini e delle madri, richiedi l’abbonamento al mensile Notizie ProVita (11 numeri).
• € • € • € • € • €
20,00 30,00 60,00 100,00 250,00
contributo studenti e disoccupati contributo ordinario contributo sostenitore contributo benefattore contributo patrocinatore
Per contributi e donazioni ProVita Onlus c/c postale n. 1018409464 oppure bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina, IBAN IT89X0830535820000000058640, indicando nome cognome indirizzo e CAP.
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.
Editoriale
Editoriale
CC0 Public Domain
Siamo onorati di pubblicare, nella prima parte di questo numero di Notizie ProVita, alcuni degli abstract degli interventi dei relatori che partecipano, il 25 di questo mese di maggio, a un Convegno all’Università Cattolica del Sacro Cuore – presso il Policlinico Gemelli di Roma, dal titolo: “Custodire la vita: l’hospice perinatale come risposta scientifica, etica e umana alla diagnosi prenatale”. L’evento è patrocinato dal Polo per la Salute della Donna e del Bambino, dalla Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia e dal Centro di Ateneo per la Vita. In questa occasione viene presentata la Fondazione “Il Cuore in una Goccia”, voluta dai fondatori Prof. Giuseppe Noia, Anna Luisa Noia e Angela Bozzo. L’ente ha lo scopo di favorire, sostenere e promuovere l’attività di ricerca scientifica e una cultura scientifica e testimoniale, impegnandosi in iniziative di servizio, formazione, ricerca e diffusione di una cultura preconcezionale, prenatale e postnatale che tuteli la vita e la salute della madre e del bambino. La Fondazione, a carattere interdisciplinare, si rivolge a ostetrici, ginecologi, medici, psicologi, psicoterapeuti, operatori sanitari e anche a persone non facenti parte del mondo medico che, come singoli o come famiglie, incoraggiano e sostengono l’opportunità di integrare la conoscenza professionale, le competenze e l’esperienza testimoniale con la Fede legata al Magistero della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Notizie
Il Cuore in una Goccia
3
“Il Cuore in una Goccia” si impegna a sostenere concretamente tutte le donne, in gravidanza e non, attraverso tre braccia operative – il braccio medico-scientifico, quello di supporto familiare e testimoniale e la preghiera –, in tre aree di intervento – l’ambito preconcezionale, l’ambito prenatale, l’ambito postnatale – e operando a livello di prevenzione, informazione, terapia e accompagnamento. Nella seconda parte di questo numero approfittiamo del momento dedicato alla denuncia dei redditi per invitare i nostri Lettori ad aderire alla campagna “Obiezione alle Spese Abortive” (OSA), che da più di vent’anni è promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Siamo votati alla difesa della Vita, senza se e senza ma. Ci impegniamo in modi diversi, anche molto concreti, per tale fine, ma poi tutti indistintamente contribuiamo con i nostri soldi al finanziamento dell’aborto e della fecondazione assistita: è il momento di dire basta. Possiamo e dobbiamo osare un gesto di disubbidienza civile, certamente simbolico (perché si tratta di rifiutarsi di pagare pochi euro a testa), ma dall’alto valore. È questo un modo forte per dimostrare che, dal basso, il popolo italiano si oppone alla cultura della morte: sa che la Vita è il bene più prezioso, che va tutelato, protetto in modo radicale, soprattutto laddove le persone sono più vulnerabili, deboli e senza voce. L’obiezione fiscale di cinque o dieci euro è certamente solo una goccia, ma anche in quella goccia c’è un grande cuore: e tante gocce formano il mare…
4
N. 41 - MAGGIO 2016
Lo sapevi che... Buone notizie dalla Polonia: il partito di maggioranza, Prawo i Sprawiedlywosc (Diritto e Giustizia) ha annunciato pubblicamente di voler l’abolizione della legge sull’aborto. La premier, Beata Szydlo, e il deputato Jaroslaw Kaczynski sono al centro della ‘preoccupazione’ dei cultori della morte, soprattutto dell’Unione Europea, che lanciano strali politici e mediatici appuntiti e avvelenati. Del resto il Governo ha detto chiaramente, come promesso agli elettori, di voler restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della Vita e di voler prendere le distanze dal comodo mainstream dell’Europa secolarizzata. La legge attualmente in vigore in Polonia prevede la possibilità di abortire in caso di stupro, di malformazioni gravi del bambino, oppure nel caso in cui la madre versi in pericolo di vita. Gli studi scientifici dimostrano che la gravidanza è un’esperienza triplice: la mamma entra in una più profonda relazione con se stessa; tra mamma e figlio, nel grembo, si costruisce progressivamente un legame biunivoco, psichico e fisico, meraviglioso e complesso; infine, la mamma cerca il sostegno dell’uomo che l’ha resa gravida. La scienza spiega che il bambino comincia immediatamente a dialogare con la madre, anche prima dell’annidamento in utero. Il riconoscimento della presenza di un altro in sé, nella donna incinta, è l’intessere progressivamente un legame tra la sua sessualità, la sua capacità di procreare e l’arrivo del bambino in lei. Non esiste dunque la possibilità di un non coinvolgimento della madre con ciò che le accade, cioè con se stessa (alla faccia di chi vorrebbe l’utero in affitto); neppure esiste la possibilità che il bambino non crei un legame profondo con colei che lo nutre e lo accoglie. La quale, a sua volta, naturalmente cerca la condivisione e il sostegno del padre del piccolo: nella gestante le alterazioni vissute dal suo corpo e dalla sua psiche generano un aumento vertiginoso della sua sensibilità affettiva. E tutti e due sanno da sé quanto sia utile per il feto una ‘interazione comunicativa’ attraverso carezze, parole, canzoni… Ogni concepimento e ogni nascita è dunque un trionfo della relazionalità e dell’alleanza uomo-donna-bambino. La propaganda LGBTQIA(…) viaggia sempre più veloce, percorrendo la nostra Penisola da nord a sud su binari preferenziali. A fine gennaio la Gaystapo si scagliò contro Italo, in quanto la compagnia aveva deciso di applicare uno sconto del 30% alle famiglie che si recavano a Roma per partecipare al Family Day.
Ma ecco la rivincita di Trenitalia: la rivista di bordo – La Freccia – riporta un articolo dal titolo: “Modern Family. La società cambia, la famiglia pure: allargata, monogenitoriale o arcobaleno”, con il quale introduceva i passeggeri nel mondo delle ‘famiglie’ rainbow. La nuova famiglia italiana modello, per Trenitalia, pare dunque essere composta anche da due mamme o da due papà, con tanto di prole al seguito. Sì perché secondo Francesco Remotti, docente di Antropologia all’Università degli Studi di Torino, citato nello scritto, la famiglia “è un prodotto culturale: può assumere forme diverse in relazione alla società, ai suoi orientamenti, valori e concezioni. E possono essere differenti le funzioni che le si attribuiscono: dalla cooperazione tra adulti, alla gratificazione sessuale, dalla procreazione all’allevamento dei figli”. James Parker, ex omosessuale (come Di Tolve, come Joseph Sciambra, un ex porno-divo, e tanti altri) ha riscoperto la sua eterosessualità latente. Una storia di abusi da parte di adulti quando era bambino, gay convinto e dichiarato già nella prima adolescenza (accettato sia dai propri genitori che dai compagni di scuola), una forte dipendenza dall’alcol, tentativi di suicidio, una relazione stabile con un uomo, e poi l’incontro con Gesù Cristo. James racconta che, dopo aver vissuto un periodo di castità, forte dell’aiuto della preghiera, ha potuto sviluppare numerose amicizie, sia con uomini che con donne. “Più la mia amicizia con gli uomini – racconta James – diventava profonda, vera, meno gli uomini mi apparivano misteriosi. [...] E più iniziavo a desiderare un rapporto che contenesse qualcosa che per me fosse misterioso: così ho cominciato a vedere le donne in una maniera in cui non le avevo mai viste”. Così James comincia a frequentare una ragazza, si fidanza, si sposa e ora è felicemente padre. Un articolo recentemente pubblicato nel Journal of Medical Ethics sostiene la necessità di consentire l’eutanasia dei pazienti malati con l’espianto degli organi necessari per la ‘donazione’. In un Paese come il Belgio vige la regola del ‘consenso presunto’ per l’espianto degli organi da donare: quando tre medici convengono sulla dichiarazione di morte di un paziente (che però ha ancora il cuore che batte), al medico curante è legalmente consentito espiantarne gli organi, anche senza un’espressa dichiarazione di volontà del soggetto interessato.
Lo sapevi che...
Notizie
5
La vignetta del mese
di Francesca Gottardi
Questa prassi, unita alla mentalità eutanasica che regna in quei luoghi – dove molto facilmente si arriva anche a ‘presumere’ il desiderio di morire dei malati, dei depressi, dei pazienti psichiatrici –, rende queste persone veri e propri magazzini di pezzi di ricambio: i loro organi servono a persone la cui vita è considerata ‘degna d’essere vissuta’. Ma chi decide se la vita del ‘ricevente’ è più degna di essere vissuta di quella del ‘donante’? Il Governatore della Florida Rick Scott ha promulgato una legge che revoca il finanziamento pubblico, ottenuto con i soldi dei contribuenti, alle cliniche Planned Parenthood e agli altri centri affiliati che forniscono aborto. La Florida è il dodicesimo Stato federato ad adottare un provvedimento di questo tipo, dopo gli ennesimi scandali che hanno coinvolto la Planned Parenthood Federation. Ricordiamo infatti che, oltre ad essere stata colta in flagrante nella vendita illegale di feti abortiti, anche senza il consenso delle madri, la Planned Parenthood da anni riceve denunce per il basso standard igienico-sanitario e per la scarsa qualità dei servizi offerti, nonché per un’altra serie di attività svolte ai limiti della legalità, profumatamente finanziate dai contribuenti americani. La legge reindirizza i fondi pubblici ad altri centri che offrono servizi di sostegno alla maternità e all’infanzia. I pro-life americani, che considerano questa legge un passo avanti per la tutela reale della salute delle donne, sono tuttora impegnati a livello nazionale affinché una legge simile a quella della Florida sia adottata a livello federale. L’ultima notizia gayfriendly sul panorama internazionale riguarda la pubblicazione, da parte dell’Organizzazione Mondiale degli Psichiatri (WPA), di un documento contenente una serie di Azioni – naturalmente di carattere inclusivo e relativista – sul tema dell’orientamento sessuale. Da questo documento si evince che l’omosessualità sarebbe innata (anche se i genetisti dicono che non esiste un gene che possa giustificare tale tendenza). Noi ci domandiamo: è possibile dissentire da una conclusione del genere? La scienza non dovrebbe cedere ai ricatti dell’ideologia, ma rimanere fedele ai dati e alle evidenze. Inoltre, come non ricordare che anche le teorie sulla razza di Hitler erano suffragate da studi ‘scientifici’ di illustri studiosi ed evoluzionisti?
L’Almanacco delle scienze del CNR, nel numero di marzo 2016 riporta un articolo sulle differenze tra il cervello dei maschi e quello delle femmine. Elisabetta Menna, dell’Istituto di neuroscienze del CNR, riassume in questi termini lo status delle ricerche: “Di differenze ve ne sono a livello sia strutturale, sia funzionale. In generale gli uomini hanno più neuroni (materia grigia) e le donne hanno maggiori connessioni (materia bianca)”. Questo significa, per semplificare al massimo, che le donne sono intuitive e multitasking, mentre gli uomini sono logici e razionali ma fanno una sola cosa per volta. Non è questa l’intuizione peregrina di chi ha esperienza di vita familiare: è la scienza che dimostra come uomo e donna siano diversi in tutto – dai genitali agli ormoni, e persino nel cervello –, e proprio per questo siano complementari. Come a dire che solo con entrambi i cervelli, quello maschile e quello femminile, è possibile leggere la realtà a 360 gradi. Il buon senso lo insegna e le neuroscienze lo confermano: camminando a braccetto, maschio e femmina, vedono più chiaro. Errata Corrige (n.40) Nello scorso numero di aprile di Notizie ProVita è stato omesso di dire che la conferenza precedente la Marcia per la Vita, a Roma il 7 maggio, è stata organizzata dal Comitato Verità e Vita, oltre che da Vita Umana Internazionale.
6
N. 41 - MAGGIO 2016
Giuseppe Noia
Direttore dell’UOC Hospice Perinatale - Centro per le cure palliative prenatali della Fondazione Policlinico Gemelli, è clinico, docente e ricercatore. In questa sede lo ricordiamo come uno dei fondatori de Il Cuore in una Goccia, come strenuo difensore della Vita e come un carissimo amico di ProVita.
L’Hospice perinatale: un nuovo modo di medicina condivisa per dare speranza
Dalla legalizzazione dell’aborto in poi la mentalità eugenetica si è fatta sempre più strada. Contemporaneamente però, anche la medicina fetale e la cura del bambino in utero hanno fatto enormi progressi di Giuseppe Noia Il panorama prenatale degli ultimi quarant’anni ha mostrato luci e ombre nella difesa della vita nascente e nella custodia di un valore la cui preziosità dovrebbe essere trasversale a ogni ideologia e a ogni differenza di valutazione antropologica. Questo “essenziale invisibile agli occhi” dovrebbe essere l’obiettivo primario di ogni aggregazione umana esattamente come la fotosintesi clorofilliana che, pur non essendo visibile, viene riconosciuta come la fonte primaria di energia universale. In Italia, se da una parte abbiamo registrato un atteggiamento eugenistico verso la vita fragile e gravata da malformazioni (il tasso di aborto volontario eugenetico dopo le dodici settimane, cioè dopo il terzo mese, è passato dallo 0,5 % del 1981 al 4,2% del 2013), negli stessi anni abbiamo diffuso e sviluppato il concetto di ‘medicina fetale’, cioè la possibilità di curare il bambino in utero anche in condizioni di gravi patologie (Noia G. et al., Le Terapie Fetali Invasive, Società Editrice Universo, Roma 1998; Noia G. et al., Terapie Fetali, Poletto Editore, Vermezzo, Milano 2009). Al Policlinico Gemelli, già negli anni Ottanta, una sinergia tra ginecologici, neonatologi e altre figure mediche come neurochirurghi infantili, cardiologi pediatri e chirurghi pediatri, ha portato avanti l’idea che il feto è un paziente a tutti gli effetti. Meeting interdisciplinari venivano organizzati per ottimizzare le terapie e gli interventi prenatali, ecoguidati e interventi perinatali specifici per ogni tipo di affezione fetale. In tutto il mondo le tecniche ultrasonografiche sono diventate elemento basilare per guidare approcci invasivi verso un compartimento fetale e per apportare una serie di atti diagnostici e terapeutici finalizzati a trattare il feto come un paziente a tutti gli effetti, con una giusta valutazione etica e scientifica del rischio-beneficio. Questa è la terapia fetale.
Nel nostro Centro l’approccio intravascolare (prelievo di sangue fetale dal cordone ombelicale in caso di anemia fetale e correzione della stessa attraverso la medesima via con trasfusioni fetali ecoguidate) ha portato la sopravvivenza dal 40 al 92%. In 32 casi sono state eseguite curarizzazioni fetali per bloccare l’estrema mobilità del feto e permettere la trasfusione.
I risultati ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del Gemelli con la terapia fetale integrata dimostrano che anche in gravi patologie ci sono possibilità di intervento e che si può ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta Approcci intramniotici, come l’amnioinfusione (immissione di soluzione salina nella cavità amniotica dopo rottura delle membrane), hanno migliorato la sopravvivenza dallo 0 al 50%, mentre i drenaggi e le aspirazioni di cisti ovariche fetali di grosse dimensioni (circa 4 cm), hanno impedito la torsione e la perdita dell’ovaio in 30 casi di bambine che sono nate con ovaie integre e preservate. Anche l’approccio intraurinario, con aspirazioni e drenaggi dalla cavità pielica o dalla vescica, hanno migliorato la sopravvivenza dal 20 al 65% e, nei casi di idrope fetale non immunologica (condizione severa per cui il feto evidenzia presenza di liquidi nel torace e nell’addome come espressione di scompenso emodinamico), i trattamenti integrati e multipli hanno portato la sopravvivenza dal 12 al 48% e i follow up a lunga distanza evidenziano un ottimo outcome nel 79% dei bambini nati.
Scienza e Morale
Questi sono solo alcuni esempi appartenenti a una casistica di circa 8.000 procedure effettuate negli ultimi trent’anni nel nostro Centro. Accanto a queste procedure invasive si è sviluppata anche la palliazione fetale, cioè quell’insieme di procedure che mirano ad accompagnare interventi invasivi che attraversavano il corpo fetale per evitare il dolore al feto. Tale trattamento mirava a fare un’analgesia (palliazione nocicettiva), ma l’insieme di questi atteggiamenti terapeutici miravano anche a detendere le sierose (peritoneo e pleura) al fine di evitare la distensione delle stesse, ricchissime di terminazioni nervose, e quindi a evitare la sofferenza cronica da distensione (palliazione clinica). Considerando che la percezione del dolore da parte del feto inizia già dalla 18° settimana e che la capacità di gestire il dolore (pain modification system) si completa alla 27° settimana, si capisce molto bene l’importanza di questi trattamenti palliativi, analgesici e/o clinici per limitare il danno che la percezione del dolore da parte del feto può creare allo sviluppo anatomico e neuro-fisiologico del sistema nervoso centrale del futuro bambino.
7
Negli ultimi anni diversi autori (Calhoun BC et al., J Reprod Med., 2003; 48(5):343-8 – D’Almeida M et al., Journal of American Physicians and Surgeons, 2006; 11(2):52-55 – Breeze AC et al., Arch Dis Child Fetal Neonatal, Ed. 2007;92(1):F56-8 – Leuthner S et al., Fetal Concerns Program. MCN Am J Matern Child Nurs, 2007;32(5):272-8) hanno studiato in maniera frontale il problema delle condizioni life-limiting, riportando diverse casistiche di condizioni eleggibili come patologie life-limiting. Nell’esperienza riportata, le percentuali di continuazione della gravidanza variavano dal 37% all’87%. Nei venticinque anni di accompagnamento alla vita debole, nel nostro Centro abbiamo individuato 432 casi eleggibili per condizioni life-limiting dal 1990 al 2015, verificando l’accettazione a proseguire la gravidanza nel 94% dei casi. La percezione dell’importanza delle cure per condizioni life-limiting sta crescendo sempre più, come riferito da Ortigoza Escobar et al., Global Congress of Maternal and Infant Health, 2010. Su 116 medici specialisti in ostetricia e ginecologia in sei ospedali di III° livello a Barcellona è cresciuta dal 31.9 al 52.6%. In conclusione, l’Hospice perinatale ha un impatto culturale fra due modi di pensiero antropologicamente opposti: il primo vive dell’illusione che, eliminando il sofferente, si possa eliminare la sofferenza; il secondo invece vive nel rispetto più totale della preziosità della vita umana, senza guardare alle dimensioni dell’essere umano ma solamente al suo valore. Questa prospettiva cerca di prevenire le malattie, cerca di curarle, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie, cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica, forte dell’assunzione di tre metodologie per affrontare la sofferenza umana: “I prevent, I cure, I relief” (“Prevengo, curo, lenisco il dolore”). Ma tutto questo esprime il concetto della solidarietà umana, della medicina condivisa, e si traduce in un’unica espressione: “I care” (“Mi prendo cura di te”). CC0 Public Domain
Nel rispetto più totale della preziosità della vita umana, senza guardare alle dimensioni dell’essere umano ma solamente al suo valore, l’Hospice perinatale fa opera di prevenzione e di cura, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie e cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica
I risultati ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del Gemelli, attuando la cosiddetta terapia fetale integrata, dimostrano che anche in gravi patologie feto-neonatali, o in condizioni di terminalità o life-limiting ci sono possibilità di intervento per ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta. Il terzo aspetto, che è consequenziale a questa cultura del prenatale ma che ne è ineludibilmente l’evoluzione terapeutica, è l’aspetto dell’accompagnamento e tutto ciò viene definito Hospice Perinatale, che non è solo un luogo in un ambiente medico, con interventi di tipo medico fatti da medici con esperienza in tal campo, ma anche un modo di medicina condivisa, in cui anche le famiglie giocano un ruolo di sostegno (Noia G. et al., Il Figlio Terminale, Nova Millennium Romae, Roma 2007; Noia G. et al., La Terapia dell’accoglienza, IF PRESS, Morolo (FR) 2010). Nella letteratura internazionale noi sappiamo che la mortalità infantile entro il primo anno riconosce nelle malformazioni la prima causa di mortalità (1.2 per milleNational Vital Statistics Reports, 2011, CDC – USA).
Notizie
N. 41 - MAGGIO 2016
CC0 Public Domain
8
Elvira Parravicini
Si è laureata in Medicina all’Università di Milano nel 1981. Specializzata in Pediatria e Neonatologia, ha lavorato all’ospedale San Gerardo di Monza e con una ONG italiana, l’AVSI, a Lagos in Nigeria. Dal 1994 vive e lavora negli Stati Uniti, dove ha acquistato la cittadinanza.
Curare gli incurabili: la comfort care neonatale A volte i neonati soffrono di patologie che limitano la vita (life-limiting) oppure versano in condizioni terminali: non c’è speranza di guarigione, ma non devono essere abbandonati di Elvira Parravicini Certamente il goal primario della neonatologia è la cura del neonato in terapia intensiva con la speranza della guarigione. A volte ci troviamo però di fronte a piccoli pazienti che, purtroppo, non possono trarre beneficio dalla terapia intensiva, in quanto affetti da patologie cosiddette life-limiting oppure in quanto sono in condizioni terminali, magari dopo settimane e settimane di cure specifiche. Quando l’impossibilità della sopravvivenza diventa palese si profila un grosso rischio: quello dell’abbandono del paziente e della sua famiglia. Questi bimbi, dunque, che avranno una vita molto breve, richiedono un trattamento medico e infermieristico specifico e alternativo, appropriato per la loro condizione, che definiamo comfort care neonatale. La dottoressa Parravicini lavora dal 2001 come neonatologa alla Columbia University Medical Center. Il suo interesse primario, in termini di clinica e di ricerca, riguarda la diagnosi prenatale e la cura post-natale di neonati affetti da malattie life-limiting (che limitano la vita). Nel 2008 ha fondato il programma di Comfort Care Neonatale, del quale rimane il direttore medico. Questo programma è multidisciplinare e si prende cura di neonati con malattie life-limiting oppure in condizioni di fine-vita, nonché delle loro famiglie.
I candidati per la comfort care sono neonati affetti da condizioni tali per cui l’uso della rianimazione e della ventilazione meccanica risulta futile. Esempi possono essere l’agenesia renale bilaterale con ipoplasia polmonare, l’anencefalia, l’idrope fetale grave, la limb-body wall complex. Altri candidati per la comfort care sono i neonati che, dopo essere stati trattati in terapia intensiva magari per lungo tempo, entrano nello stato terminale.
A volte i neonati soffrono di patologie che limitano la vita (life-limiting), oppure versano in condizioni terminali: non c’è speranza di guarigione, ma non per questo vanno abbandonati Ma in cosa consiste precisamente la comfort care? Questa espressione è usata in campo medico con significati molto differenti e talora ambigui. È veramente triste il riscontro che la comfort care può essere ridotta alla mera interruzione di cure mediche e/o infermieristiche. La nostra proposta innovativa si basa su un trattamento multidisciplinare incentrato sul raggiungimento di uno stato di comfort per il paziente.
Scienza e Morale
Un punto molto importante è che questi neonati avranno un’esistenza breve, ma la lunghezza della loro vita non può essere prevista con certezza e la responsabilità degli operatori sanitari è di seguire il corso della loro vita assicurando uno stato di comfort. Solo l’attenta e affettuosa osservazione e cura di ogni paziente, senza dare nulla per scontato, porta ogni volta a riconoscere il percorso giusto da intraprendere. Non è il medico che impone una strada, ma è piuttosto il paziente che lo guida. Il comfort care è certamente un trattamento medico e infermieristico, ma si avvale anche dell’aiuto di altri servizi. I membri del team multidisciplinare includono la specialista dell’alimentazione, l’assistente sociale, il personale di Child Life e il cappellano. Ognuno di loro ha un compito specifico nell’assicurare il benessere del bimbo e della sua famiglia, inclusi i fratellini, ma si lavora insieme. Nel corso di questi anni abbiamo anche voluto valutare il nostro lavoro. Abbiamo pubblicato gli outcomes dei primi quattro anni di attività del nostro programma e, con grande sorpresa, abbiamo visto che, quando la diagnosi di malattia life-limiting è confermata dopo la nascita, i bimbi trattati con la comfort care nel nostro progravmma hanno una durata di vita simile a bimbi con le stesse patologie ma trattati con terapia intensiva.
9
Quando la diagnosi di malattia life-limiting è confermata dopo la nascita, i bimbi trattati con la comfort care hanno una durata di vita simile a quella di bimbi con le stesse patologie ma trattati con terapia intensiva
I capisaldi della comfort care consistono nella soddisfazione di alcuni bisogni primari. Il neonato ha bisogno di essere accolto, di essere tenuto al caldo, di non soffrire la fame o la sete e di non soffrire dolore. Sono bisogni semplici, ma che richiedono tutta la nostra capacità ed esperienza medica per ricevere risposte adeguate. Infatti, il tipo di terapia che proponiamo per aiutare il bimbo e i suoi genitori a ‘sentirsi bene’ vengono da osservazioni evidencebased sulla cura del dolore nei neonati. Questi bisogni primari, che ho elencato, sono tipici di ogni neonato, ma ci sono necessità mediche particolari, per ogni paziente, a seconda della diagnosi e delle condizioni cliniche. È qui che il medico, l’infermiera e gli altri membri del team multidisciplinare hanno un ruolo fondamentale, perché devono sviluppare un piano di cura personalizzato incentrato sul raggiungimento di uno stato di benessere.
Questi risultati ci hanno portato alla conclusione che la cura personalizzata e attenta che offriamo a questi bimbi non accorcia affatto la lunghezza della loro vita, tuttavia risparmia loro inutili sofferenze. Abbiamo anche voluto verificare se i neonati trattati con la comfort care erano, di fatto, in uno stato di benessere. Abbiamo deciso di interrogare i loro genitori tramite questionari anonimi. Questi i risultati dello studio effettuato su trentasette famiglie: la stragrande maggioranza dei genitori riporta che il loro bimbo è stato trattato con rispetto e amore dagli operatori sanitari e che hanno potuto prendersi cura direttamente del loro bimbo, nutrendolo e tenendolo in braccio e facendo così l’esperienza della genitorialità. Tutti i genitori hanno confermato che il loro bimbo ha vissuto in uno stato di benessere. CC0 Public Domain
Il comfort care neonatale è un trattamento medico e infermieristico specifico e alternativo, appropriato per la condizione clinica dei neonati che non hanno speranza di guarigione
Notizie
CC0 Public Domain
10 N. 41 - MAGGIO 2016
Patrizia Papacci
Neonatologa, ricercatrice e docente universitaria (tra le sue ultime pubblicazioni Allogeneic Umbilical Cord Blood Red Cell Concentrates: An Innovative Blood Product for Transfusion Therapy of Preterm Infants). In questo anno accademico il suo insegnamento verte su “Dolore, analgosedazione e cure palliative neonatali”.
Le cure palliative neonatali
Nascono sempre più bambini prematuri, a rischio di ‘abbandono terapeutico’ o di ‘accanimento terapeutico’: ma anche la loro vita è sacra e anche la loro morte dev’essere dignitosa di Patrizia Papacci A fronte dei progressi fatti nella ginecologia, la prevalenza delle nascite pre-termine non mostra una tendenza alla riduzione nel tempo, anche per l’emergenza di nuove condizioni: fecondità delle donne in età più avanzata, procreazione artificiale, fenomeni immigratori e trattamenti di malattie materne un tempo ritenute incompatibili con la gestazione. La neonatologia, dal canto suo, grazie alla ricerca scientifica e all’elevata tecnologia, consente la sopravvivenza di neonati di età gestazionale e peso estremamente bassi. Tuttavia, proprio in questa categoria di neonati, la sopravvivenza può essere gravata da disabilità anche grave. Ne consegue che la neonatologia si trova più di ogni altra disciplina medica di fronte a dilemmi eticoclinici, per il rischio di ‘abbandono terapeutico’ o di ‘accanimento terapeutico’. Per abbandono terapeutico s’intende “un’azione o un’omissione che di sua natura, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore”. Per accanimento terapeutico s’intende l’ostinazione in trattamenti futili – dai quali non si possa cioè ragionevolmente attendere un beneficio per la salute e/o un miglioramento della qualità di vita –, oppure in trattamenti i cui possibili benefici non sono proporzionati alla gravosità dei mezzi utilizzati, specie quando tali mezzi sono straordinari. La nostra Costituzione (art. 32) tutela i diritti del bambino che viene al mondo prima del termine, riconoscendogli la necessità dei trattamenti e dell’assistenza come per qualsiasi altra persona in condizioni di rischio; resta tuttavia aperto il problema dell’accanimento terapeutico. Il Centro di Bioetica e la Neonatologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno elaborato, nel 2007, delle linee guida per la prevenzione dell’accanimento terapeutico, le cui raccomandazioni generali sono: 1) È imperativa la necessità di esaminare caso per caso, tenendo conto del rispetto della persona, della sacralità della vita e della dignità della morte
2) In ogni scelta assistenziale il criterio di giudizio deve basarsi sulla considerazione dell’adeguatezza medica ed etica dei mezzi e degli interventi, e questo richiede che: a) Il piano assistenziale e gli interventi terapeutici siano ‘proporzionati’ alla situazione oggettiva del paziente (l’efficacia); b) L’entità dell’intervento e la sua gravosità consentano comunque un beneficio per il piccolo paziente sotto l’aspetto umano complessivo (adeguatezza etica) 3) Il piano di assistenza e le scelte terapeutiche devono essere messe in atto ottemperando ai seguenti aspetti: a) Preservare il paziente dal dolore e dalla sofferenza; b) Preservare il paziente da trattamenti inutili, o perfino dannosi, e da trattamenti che, prolungando il processo del morire, violino la dignità stessa della morte come evento connesso con la natura umana; c) Preservare la famiglia da illusorie aspettative che potrebbero produrre ulteriore difficoltà nell’accettazione dell’evento morte del proprio figlio e un aggravio di sofferenza 4) L’ evidenza o la possibilità di esiti a distanza di tipo neuro-comportamentale e neuro-sensoriale non possono costituire fattore condizionante l’assistenza e gli interventi terapeutici. Pertanto, il giudizio di accanimento terapeutico non include una disamina sulla qualità della vita, ma solo sulla possibilità di vita. A supporto della scelta terapeutica più adeguata in particolari condizioni, viene in aiuto sempre la normativa italiana, nella legge 38 del 15 marzo 2010, che tutela il diritto del cittadino alla terapia del dolore e alle cure palliative e che include anche l’età pediatrica e neonatale. Le cure palliative neonatali hanno delle peculiarità dovute al fatto che l’evoluzione scientifica e tecnologica possono modificare le prognosi, la palliazione può riattivare risorse in neonati esageratamente esposti ad assistenza intensiva e che sono andati incontro a esaurimento. Le cure palliative in condizioni di prognosi quoad vitam incerta, in attesa di definizione diagnostica, non costituiscono abbandono terapeutico e quelle in condizioni ‘limite’ per la sopravvivenza possono essere le cure più appropriate, per sostegno e risorsa vitale.
Scienza e Morale
Notizie
11
Malformazioni del sistema nervoso centrale: aspetti diagnostici I progressi effettuati dal Day Hospital Ostetrico dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nella diagnosi e nella cura delle malformazioni del sistema nervoso centrale di Lucia Masini La diagnosi prenatale (DP) ecografica di malformazione rappresenta un evento di grossa sofferenza e preoccupazione per le coppie cui viene sospettata o diagnosticata un’anomalia del feto. In particolare, quando questa anomalia coinvolge il sistema nervoso – il ‘cervello’ – del bambino non nato, l’angoscia dei futuri genitori diventa particolarmente forte perché in epoca prenatale è molto difficile valutare quale potrà essere l’effetto di questa anomalia sul futuro sviluppo neurologico del bambino. In alcune condizioni, quali i difetti del tubo neurale e in particolare la spina bifida (SB), ormai esistono ragionevoli certezze sulle possibilità diagnostiche e sulla prognosi. L’esperienza del nostro Day Hospital Ostetrico riguarda 222 casi di spina bifida fetale diagnosticati tra il febbraio del 1980 e il dicembre del 2015. In questi anni si è avuto un miglioramento sia della precocità della diagnosi, sia della sua accuratezza, grazie anche al progresso tecnico delle apparecchiature ecografiche (ad esempio con l’introduzione delle tecniche di ecografia tri- e quadri-dimensionale, 3D e 4D) e all’affiancamento con altre metodiche di imaging, quali la risonanza magnetica (RM) fetale. Questo ha comportato che, se dividiamo i casi di SB da noi osservati in 2 gruppi (A – 72 casi dal febbraio 1980 al dicembre 1994; B – 150 casi dal gennaio 1995 al dicembre 2015), nel gruppo A la DP è stata effettuata nel III trimestre nel 66.7% dei casi, mentre nel gruppo B è avvenuta nel 65.3% dei casi nel II trimestre e la percentuale di casi non diagnosticati si è ridotta dal 9.7% del gruppo A al 2.1% del gruppo B. Questo miglioramento della DP ha purtroppo comportato un aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza, eseguite in altre struutre, in alcune delle pazienti che hanno avuto la DP nel II trimestre (7% dei casi nel gruppo A e 23% dei casi nel gruppo B). La prognosi riguardo alla sopravvivenza dei neonati con SB è migliorata negli anni (globalmente l’82% dei
Lucia Giuliano Masini Guzzo
Specialista in Ginecologia e Ostetricia, è professore aggregato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Pronto Soccorso Ostetrico-ginecologico.
La spina bifida è una malformazione del tubo neurale che viene sempre più efficacemente preveduta, diagnosticata e curata, anche in utero.
nati vivi è sopravvissuto, il 73% dei nati del gruppo A e l’86% dei nati del gruppo B). Anche l’esito a lungo termine dei nati con SB è migliorato nel tempo tanto che, globalmente, in 130 bambini con età superiore ai due anni, il follow-up a lungo termine (2-25 anni) ha messo in evidenza un normale sviluppo psico-intellettivo in circa l’80% dei casi. Le capacità motorie risultano gravemente alterate nel 39% dei casi (uso di sedia a rotelle), mentre il 61% dei bambini è in grado, con l’aiuto di tutori o meno, di camminare autonomamente.
La spina bifida spesso compromette le capacità motorie e il sistema urinario dei soggetti colpiti, ma sono sempre più concreti i progressi della diagnosi precoce e della cura in grado di consentire un miglioramento della qualità di vita Sicuramente le difficoltà maggiori si riscontrano in merito al normale funzionamento dell’apparato urinario e gastroenterico, in particolare degli sfinteri, che risultano malfunzionanti in circa il 70% dei casi. In conclusione, la sopravvivenza dei bambini con SB è aumentata e la loro prognosi – grazie ad un’attenta gestione multidisciplinare prenatale, alla pianificazione del timing e delle modalità del parto e all’assistenza neonatale – è migliorata. Tuttavia è necessario intensificare gli sforzi per la prevenzione primaria di questa condizione, sicuramente ottenibile con la supplementazione preconcezionale di acido folico, e per incrementare le possibilità della correzione in utero del difetto, poiché la chirurgia prenatale sembra ridurre la necessità di interventi neurochirurgici post-natali e migliorare, almeno a breve termine, le funzioni motorie.
CC0 Public Domain
12 N. 41 - MAGGIO 2016
Massimo Caldarelli
È primario dell’Unità di Neurochirurgia Pediatrica, ricercatore e docente presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica. È inoltre responsabile della Struttura Semplice “Malformazioni Congenite del Sistema Nervoso Centrale”.
Malformazioni del sistema nervoso centrale: aspetti neurochirurgici
Una disamina delle principali malformazioni del sistema nervoso centrale, diagnosticabili in utero, che richiedono – quasi sempre urgentemente – l’intervento del neurochirurgo di Massimo Calderolli Stati disrafici I difetti di chiusura del tubo neurale rappresentano probabilmente il più vasto e noto capitolo delle malformazioni congenite d’interesse neurochirurgico, e sicuramente quello che meglio compendia il carattere di multidisciplinarietà proprio di queste forme morbose. Inoltre, sono le condizioni che meglio si prestano a un precoce riconoscimento ecografico e che più frequentemente richiedono una consulenza prenatale da parte del neurochirurgo. Le più importanti manifestazioni cliniche sono la spina bifida (aperta o occulta) e l’encefalocele, espressione di un errore di sviluppo che si verifica durante la neurulazione. Mielomeningocele È la più comune tra le malformazioni afferenti alla spina bifida ed è caratterizzato da una schisi dei rivestimenti dorsali del midollo spinale (cute, sottocute, arco vertebrale e meningi), con evidenza del sottostante midollo malformato (placca neurale). Dal punto di vista funzionale, la malformazione comporta l’interessamento della muscolatura degli arti inferiori, con quadri variabili da un deficit limitato a pochi gruppi muscolari fino alla completa paraplegia. In ogni caso, anche nelle forme più lievi, è presente un interessamento degli sfinteri con quadri variabili di vescica ‘neurogena’.
Entro le prime 48 ore di vita – nella maggior parte dei casi con parto programmato, il che permette tempi più rapidi –, il neonato affetto deve essere sottoposto a intervento di plastica della malformazione. Scopo dell’intervento è essenzialmente quello di minimizzare i rischi di complicanze infettive derivanti dall’esposizione delle strutture nervose. Un secondo motivo è quello di impedire l’ulteriore danno neurologico che conseguirebbe alla prolungata esposizione del tessuto nervoso malformato agli agenti fisici. I bambini con MMC sono anche portatori di malformazioni associate a livello cranico, in particolare l’idrocefalo e la malformazione di Chiari di tipo II. La causa di queste anomalie è da ricercare fondamentalmente nella ristrettezza della fossa cranica posteriore, insufficiente a contenere le strutture nervose in essa normalmente racchiuse. Entrambe le anomalie possono essere diagnosticate in epoca prenatale.
Scienza e Morale
Notizie
13
Immagine ecografica di un bambino a 12 settimane di gravidanza (3 mesi)
L’idrocefalo associato al MMC, pur presente in oltre il 70% dei casi, non rappresenta quasi mai un’emergenza chirurgica e solo nel 10% dei casi, nella nostra esperienza, viene effettuato nella prima settimana di vita. Per quanto riguarda la malformazione di Chiari, solo in una minima percentuale di bambini (<8%) si manifesta con un quadro clinico drammatico (disturbi della respirazione, della deglutizione, deficit dei nervi cranici) e che richiede un immediato trattamento chirurgico. Comunque, nella maggior parte dei casi, essa rimane solo un’anomalia anatomica senza correlato clinico. Per quanto concerne la prognosi, attualmente circa l’85% dei bambini con spina bifida presenta uno stato neurologico ‘competitivo’, se confrontati con coetanei normali, e il trattamento precoce consente di stabilizzare i deficit neurologici preesistenti e di evitare danni aggiuntivi. Spina bifida occulta A differenza della forma ‘aperta’, le anomalie spinali afferenti alla spina bifida ‘occulta’ sono condizioni molto più benigne e non richiedono un intervento urgente di plastica, non essendoci né rischi infettivi, né di deterioramento neurologico. Considerando la prognosi, la totalità dei bambini con spina bifida ‘occulta’ è competitiva con i loro coetanei normali; infatti, le minime disfunzioni neurologiche derivanti dalla loro condizione non impediscono una soddisfacente qualità della vita.
Encefalocele L’encefalocele è una malformazione caratterizzata dalla protrusione del contenuto endocranico (cervello e rivestimento meningeo) attraverso un difetto osseo della teca cranica. Sede più frequente della malformazione è l’occipitale, seguita dalla sincipitale (fronto-orbitaria e fronto-nasale) e dalla basale (etmoidale, sfenoidale). Il trattamento chirurgico precoce (solo eccezionalmente urgente) è indicato nelle forme con grossolana erniazione del tessuto nervoso e si prefigge di asportare il tessuto malformato e di effettuare un’accurata plastica durale e dei tessuti di rivestimento. Nel caso di lesioni di piccole dimensioni, la correzione chirurgica viene effettuata più tardivamente. La prognosi dell’encefalocele è legata alla sede, alle dimensioni e al contenuto della malformazione. A una prognosi del tutto favorevole in caso di forme anteriori o di piccole dimensioni, corrisponde una prognosi meno favorevole per le forme occipitali e frontali, specie se di cospicue dimensioni, cui si associa una perdita delle specifiche funzioni corticali svolte dalle aree interessate.
ASBI Onlus è un’associazione che da oltre vent’anni opera per prevenire la spina bifida nei neonati e per garantire una qualità di vita migliore alle persone affette daquesta grave patologia e ai loro familiari. La campagna di sensibilizzazione si fa ogni anno a ottobre. La corretta assunzione di acido folico da parte della futura mamma previene fino al 70 % dei casi di spina bifida.
14 N. 41 - MAGGIO 2016
Carlo Manzoni
Classe 1955, è specialista in Chirurgia Pediatrica e Urologia. Ha lavorato a Londra, Marsiglia e Goteborg. Insegna presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Pediatrica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma. È autore di oltre 250 pubblicazioni, di capitoli di libri e vanta diverse partecipazioni a Congressi.
La storia naturale di malformazioni life-limiting del distretto urinario
Le malformazioni del distretto urinario possono essere estremamente gravi, in particolare la cosiddetta ‘megavescica’ di Carlo Manzoni Le anomalie ostruttive dell’apparato urinario si distinguono in alte (ostruzioni del giunto pielo ureterale-idroenfrosi), a livello della giunzione ureterovescicale (idroureteronefrosi ostruttive) e post vescicali (agenesia od ostruzione dell’uretra – valvole – o anomalie genitourinarie o, ancora, forme ‘funzionali’ come la Prune Belly Sindrome o displasia dell’uretra). Tutte queste patologie possono associarsi frequentemente a patologia Sindromica la più varia e ad altre anomalie (intestinali, toraciche cardiache, scheletriche, della parete addominale, genitorurinarie, del SNC).
Le ricerche del prof. Manzoni hanno rilevato che, nonostante il ‘sintomo’ megavescica, segue una sopravvivenza con una funzione renale buona/discreta in più dei 2/3 dei casi In sede di diagnosi prenatale sarà importante una valutazione renale (anomalie di numero, sede, volume, vascolarizzazione e del parenchima), una valutazione della vescica, oltre che delle vie urinarie e dell’apparato genitourinario. Andrà inoltre valutata attentamente la presenza o meno di altre anomalie e inoltre (molto importante) il valore del liquido amniotico. Generalmente le ostruzioni alte (idronefrosi) e della giunzione ureterovescicale (idroureteronefrosi) non sono bilaterali, nel senso che non vi è una gravità
estrema bilateralmente, e questo ha una grande influenza sulla diagnosi. Nel caso invece di ostruzione post vescicale, il quadro può essere di una grave compromissione funzionale renale bilaterale, anche e soprattutto per la presenza di oligo-anidramnios che porta a un mancato sviluppo polmonare, con conseguente grave distress respiratorio post-natale, talvolta non superabile neanche con l’intubazione selettiva post-natale. Frequente, nel caso di ostruzione post vescicale, è il riscontro di megavescica. Si definisce megavescica un riscontro, tra la 10a e la 14a settimana di gestazione, di una vescica con un diametro longitudinale rispettivamente maggiore di 7 e 15 mm. Generalmente il riscontro di megavescica è considerato un dato prognostico grave, tale da indurre all’interruzione di gravidanza. In presenza di megavescica, le possibilità diagnostiche sono varie: dalle valvole dell’uretra posteriore, all’atresia uretrale, al reflusso vescico ureterale bilaterale di alto grado, alla sindrome megacisti, microcolon ipoperistalsi intestinale, ad anomalie genitourinarie, alla Prune Belly Sindrome o a forme di displasia uretrale incompleta. L’Autore riporta la sua casistica di megavesciche osservate in collaborazione con i Colleghi dell’Istituto di Ginecologia e Ostetricia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il follow up totale di questa casistica di varie patologie, accumunate dal ‘sintomo’ megavescica, vede una sopravvivenza con una funzione renale buona/discreta in più dei 2/3 dei casi. L’Autore confronta questi dati con i risultati esistenti in letteratura.
Associazione ONLUS
DESTINA IL TUO 5x1000 A PROVITA ONLUS! CHE COS'È 5x1000? Puoi destinare il tuo 5×1000 dell’IRPEF a sostegno di organizzazioni no profit. Questa scelta non comporta nessuna spesa per te essendo una quota d’imposta a cui lo Stato rinuncia. Se non effettuerai alcuna scelta, il 5×1000 resterà allo Stato. PERCHÉ DONARE IL TUO 5x1000 A PROVITA? Grazie al tuo contributo, potremo continuare a difendere le donne ed i bambini, informarTi quotidianamente con il nostro portale www.notizieprovita.it, denunciare attività contrarie alla Famiglia ed alla decenza, diffondere il mensile Notizie ProVita, organizzare incontri ed eventi di sensibilizzazione sulla Vita e per la Vita. COME DEVOLVERE IL TUO 5x1000 A PROVITA? È davvero semplice! Compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico e nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale” indica il
codice fiscale di ProVita: 94040860226 ED ORA TOCCA A TE! Destina il tuo 5 x 1000 a ProVita Onlus e passaparola tra i tuoi amici, colleghi e parenti! Diffondi questo volantino e aiutaci a crescere nella battaglia per la Vita!
DONA IL TUO CINQUE PER MILLE A PROVITA ONLUS CODICE FISCALE 94040860226 Associazione ProVita Onlus, Via della Cisterna 29, 38068 Rovereto (TN). CF 94040860226 www.notizieprovita.it | redazione@notizieprovita.it |
notizieprovita |
@ProVita_tweet
Regala un abbonamento a Notizie ProVita! Ritaglia il modulo o scrivici una mail a redazione@notizieprovita.it pagamenti@notizieprovita.it
ABBONATI A NOTIZIE PROVITA E SOSTIENI LE NOSTRE ATTIVITÀ! (abbonamento annuale: 11 numeri) L’Associazione lucro, al al fine di L’Associazione ProVita ProVita Onlus Onlussvolge svolgeattività attivitàdidisolidarietà solidarietàsociale, sociale,senza senzafine finedi di lucro, fine difendere e sostenere la cultura della Vita, gli interessi delle famiglie, dei bambini e delle madri. di difendere e sostenere gli interessi delle famiglie, dei bambini e delle madri. Mediante il Mediante il nostro mensile “Notizie ProVita” ed il sito www.notizieprovita.it informiamo e nostro mensile “Notizie ProVita” informiamo e sensibilizziamo l’opinione pubblica, i media e le sensibilizziamo l’opinione pubblica, i media e le istituzioni. Per fare ciò abbiamo bisogno anche istituzioni. Per fare ciò abbiamo bisogno di un tuo contributo minimo, grazie al quale riceverai di un tuo contributo. Potrai così ricevere mensilmente, per 11 mesi, il mensile Notizie ProVita anche il mensile Notizie ProVita.
q € 20,00 contributo studenti 30,00 contributo ordinarioe disoccupati ! € 30,00 ordinario q € 30,00 contributo sostenitore ordinario q € 60,00 ! € 60,00 contributo sostenitore q € 100,00 60,00 contributo benefattore sostenitore ! € 100,00 contributo benefattore 100,00 contributo patrocinatore benefattore q € 250,00 q € 250,00 contributo patrocinatore ! € 250,00 contributo patrocinatore Le attività organizzate dall’associazione ProVita Onlus, in prima linea per la difesa della Vita e Organizziamo anche proiezioni di film, spettacoli teatrali e dibattiti nelle scuole e nelle della Famiglia e della società naturale fondata sul matrimonio, hanno risonanza a livello parrocchie per diffondere la cultura della Vita e della Famiglia naturale basata sul matrimonio nazionale: abbiamo presentato ricorsi, denunce e petizioni; organizziamo convegni, conferenze fra uomo e donna. Ogni somma che deciderai di destinare alla nostra Associazione sarà e cineforum. Ogni somma che deciderai di destinare alla nostra Associazione sarà importante e importante e rappresenterà una incitazione a procedere, con impegno e dedizione, per le rappresenterà un’incitazione aaprocedere con impegno e dedizione, per le famiglie le madri eche un’incitazione procedere con impegno e dedizione, per le perefamiglie le famiglie e le madri che hanno scelto la Vita. hanno scelto la Vita. madri che hanno scelto la Vita.
Nome __________________________________________________________ Nome _____________________________________________________________________
Indirizzo ___________________________________________________________________ Indirizzo __________________________________________________________ Paese _____________________________________ CAP _________________ Prov _____ Email __________________________________________________________ Email _____________________________________________________________________ Telefono ___________________________________________________________________ Telefono __________________________________________________________ Data e firma Firma
________________________________________________ __________________________________________________
Spunta la di modalità di offerta che hai scelto: Modalità pagamento: q Diretto - Diretto al al nostro nostrorappresentante rappresentante q Tramite c/oc/o CASSA RURALE ALTA VALLAGARINA, - Tramite Conto ContoCorrente CorrenteBancario Bancario CASSA RURALE ALTA VALLAGARINA, IBAN IBAN IT89X0830535820000000058640, intestato a “ProVita Onlus”, indicandoinincausale causale IT89X0830535820000000058640, intestato a “ProVita Onlus”, indicando “Contributo abbonamento Notizie ProVita, “Abbonamento annuale aannuale Notizie aProVita, indirizzoindirizzo e CAP”;e CAP”; q Tramite n.n. 1018409464, intestato a “ProVita Onlus”, indicando in causale - Tramite Conto ContoCorrente CorrentePostale Postale 1018409464, intestato a “ProVita Onlus”, indicando in causale “Contributo abbonamento Notizie ProVita, “Abbonamento annuale, aannuale, Notizie aProVita, indirizzoindirizzo e CAP”.e CAP”.
Ti ringrazio per il sostegno.
Antonio Brandi
di Daniela Giorgis La nostra è una società abortista, in cui si preferisce uccidere il figlio inaspettato che pone un problema, anziché trovare risorse umane ed economiche per permettergli di nascere in condizioni dignitose. Per l’aborto invece i soldi ci sono sempre e per tutti, anche quando chi lo chiede appartiene alle classi sociali più abbienti o, al contrario, non avrebbe il diritto di usufruire di prestazioni sociali dallo Stato in quanto in situazione irregolare. Purtroppo manca quasi completamente la considerazione sociale della maternità: fare figli è diventato un fatto privato, un lusso che esaudisce un desiderio personale; alla società non interessa quanto viene fatto al bambino nel grembo materno e se una mamma sceglie di continuare la gravidanza è una scelta sua e che non deve pesare sulla collettività, pertanto viene lasciata sola.
Come possiamo accettare che i soldi che paghiamo con le tasse siano usati per sopprimere delle vite umane innocenti e per alimentare una cultura di morte che genera morte? Chi conosce da vicino le difficoltà che affrontano le gestanti, sa che il ricorso all’aborto molto spesso non è una scelta libera e consapevole, come si vuol far credere con la propaganda dell’autodeterminazione, ma è la drammatica conseguenza della solitudine, di condizionamenti, di pressioni esterne, di ricatti, di mancanza di politiche sociali e d’informazione che offrano alternative serenamente percorribili.
Tutti paghiamo di tasca nostra gli aborti: questo meccanismo si regge sul fatto che nessuno fa nulla per contestarlo. Fino a quando qualcuno non deciderà di togliere il proprio sostegno, rischiando anche di pagare in prima persona, il finanziamento pubblico all’aborto rimarrà in piedi L’aborto è una guerra non dichiarata contro persone impossibilitate a difendersi, i cui diritti sono sistematicamente violati (compreso quello alla privacy, dato che con la diagnosi prenatale si va a verificare se il bambino risulta portatore di qualche patologia, e in tal caso può essere abortito fino alla 24a settimana, se non oltre), e provoca un numero di vittime impressionante, soprattutto tra i figli dei poveri e tra i bambini ‘imperfetti’. In Italia, nel solo 2014, sono stati uccisi con l’aborto di Stato 97.535 bambine e bambini (circa 270 ogni giorno), numero che sale a sei milioni dall’approvazione della legge 194/78. Senza contare le innumerevoli e indeterminabili vittime delle varie pillole ‘assassine’ oggi in commercio (tra le quali rientra anche la ‘pillola del giorno dopo’, che nel caso di avvenuta fecondazione è abortiva). L’aborto, inoltre, procura una ferita incancellabile alle mamme che lo hanno praticato: esse ne restano segnate per tutta la vita, portatrici di un dolore scomodo che spesso non si vuole ascoltare e ammettere. Diverse e pesanti sono le possibili conseguenze a livello fisico (l’aborto può provocare, tra le altre cose, il cancro al seno, ma nessuno lo dice), psicologico e psichiatrico (sindrome post-aborto), le quali possono emergere anche a distanza di anni. La sindrome post-abortiva può colpire anche i papà e persino i fratelli, le sorelle, i nonni e gli operatori sanitari.
ne all
e
spese
In questa sezione di Notizie ProVita dedicata a “Famiglia ed Economia”, invitiamo i nostri Lettori ad aderire alla campagna OSA – Obiezione alle Spese Abortive, promossa già da venticinque anni dalla Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. L’OSA consiste nel rifiutarsi di pagare una parte (simbolica) del debito d’imposta allo Stato e versarlo a un’associazione pro-life (come ProVita, o come la stessa Comunità Papa Giovanni XXIII, o come un CAV, etc.) Qui di seguito pubblicheremo una serie di articoli e uno schema che approfondiscono meglio di cosa si tratta. Ringraziamo pubblicamente gli amici della Comunità Papa Giovanni XXIII per i contributi che ci hanno fornito e raccomandiamo a tutti di compilare, fotocopiare e spedire (assieme ai necessari documenti annessi) il volantino allegato al presente numero della nostra rivista. Oltre all’OSA ci sono anche altre strade per protestare contro il finanziamento pubblico dell’aborto. Ad esempio si può presentare un’istanza all’Agenzia delle Entrate, entro diciotto mesi dal pagamento delle imposte, chiedendo il rimborso della cifra versata per la vita; oppure si possono organizzare raccolte di firme, promuovere petizioni ed elaborare proposte di legge atte a chiedere il riconoscimento dell’obiezione fiscale alle spese per l’aborto, o quanto meno il riconoscimento della cosiddetta ‘opzione fiscale’.
io
e
OSA! Obiezione alle Spese Abortive
o biez
17
o rtiv
Notizie
ab
Famiglia ed Economia
18 N. 41 - MAGGIO 2016
In Italia gli aborti avvengono in strutture pubbliche e sono interamente finanziati con i soldi dei contribuenti. Per ogni aborto le Regioni rimborsano alle strutture ospedaliere (siano esse pubbliche o cliniche private convenzionate) mediamente 1.100 euro ad aborto (DRG n° 380, aborto chirurgico in day hospital). Dunque, facendo un rapido conto, solamente i costi diretti dei 97.535 aborti eseguiti nel 2014 assommano a circa 107 milioni di euro. A questo vanno aggiunti le spese per le visite mediche e per gli esami precedenti e successivi all’intervento stesso. Questi soldi provengono dal gettito fiscale delle Regioni: addizionale Irpef, Irap, bollo auto e altre tasse. Le Istituzioni sostengono economicamente anche altre azioni che comportano la morte dei bambini non ancora nati. Medici, ostetriche, infermieri – nei Pronto Soccorso ginecologici e nei consultori – dedicano tempo a fare visite e certificazioni per i cosiddetti contraccettivi d’emergenza (che ora si comprano in farmacia anche senza ricetta medica, nonostante le serie controindicazioni per le donne soprattutto se li assumono indiscriminatamente), le spirali e i sistemi anticoncezionali a lungo termine (Depo-Provera), che hanno possibile effetto abortivo. Lo Stato italiano, poi, finanzia attraverso l’Unione Europea e le Agenzie dell’ONU programmi di ricerca che prevedono la distruzione di embrioni umani e organizzazioni internazionali che praticano aborti e/o ne promuovono la diffusione. È dunque ragionevole ipotizzare che, complessivamente, la spesa annuale italiana per il sostegno alle pratiche abortive possa essere almeno doppia della cifra sopraindicata (quindi circa 220 milioni di euro).
Tutto questo meccanismo si regge sul fatto che nessuno fa nulla per contestarlo. Fino a quando qualcuno non deciderà di togliere il proprio sostegno, rischiando anche di pagare in prima persona, il finanziamento pubblico all’aborto rimarrà in piedi. La donna che abortisce non spende nulla, nemmeno i soldi di un ticket, anche se fosse la donna più ricca d’Italia. Paghiamo tutto noi cittadini, al 100%. Anche un ginecologo che esercita il diritto all’obiezione di coscienza sul luogo di lavoro, riconosciuto dalla legge, paga coi suoi soldi quegli stessi aborti che si rifiuta di praticare.
L’aborto molto spesso non è una scelta libera e consapevole, come si vuol far credere con la propaganda dell’autodeterminazione, ma è la drammatica conseguenza della solitudine, di condizionamenti, di pressioni esterne, di ricatti, di mancanza di politiche sociali e d’informazione che offrano alternative serenamente percorribili
Nessuno di noi darebbe un centesimo a chi ci chiedesse soldi per uccidere dei bambini, eppure siamo costretti a pagare di tasca nostra queste spese di morte.
Inoltre, oggi centinaia di migliaia di bambine e bambini vengono uccisi anche nelle pratiche di fecondazione artificiale, che riducono l’uomo a un prodotto industriale e nelle quali la maggior parte degli embrioni prodotti sono destinati a morte certa (almeno il 90% di quelli concepiti). Infatti, le tecniche di fecondazione artificiale non sempre sono inserite nei L.E.A. (‘Livelli Essenziali di Assistenza’), ma esiste un fondo statale di 6.8 milioni di euro istituito dalla Legge 40/2004 (art. 18) per favorire l’accesso a queste tecniche, oltre ad ulteriori stanziamenti delle Regioni per pagare i costi legati a queste prestazioni. Infatti, a seconda delle Regioni queste prestazioni sono gratuite o in regime di compartecipazione, perciò è difficile quantificare l’importo esatto di questi costi, che variano di luogo in luogo. Riguardo a queste pratiche omicide, le leggi che le permettono “non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave e preciso obbligo di opporsi a esse mediante obiezione di coscienza” (Evangelium Vitae, n. 73). Concetto ribadito anche da papa Francesco e concetto valido anche per i filosofi e per i giuristi dei tempi antichi: Cicerone o Sofocle certamente non possono dirsi cattolici.
Ribellarsi è giusto ed è possibile! Con l’Obiezione di coscienza alle Spese Abortive (OSA) si attua un’azione non violenta di pressione sulle Istituzioni pubbliche che, andando a contestare alla radice l’assurdità di finanziare l’uccisione della vita nascente, chiede che esse cessino ogni sostegno economico alla pratica abortiva e che dirottino i relativi fondi per sostenere la maternità difficile e tutelare la vita umana nascente. È un gesto di disobbedienza civile con cui una persona trattiene una cifra dalle tasse dovute alla Regione (addizionale Irpef, bollo auto, Irap) e la versa a un’associazione pro-life.
Le leggi che permettono aborto e fecondazione artificiale “[...] non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave e preciso obbligo di opporsi a esse mediante obiezione di coscienza” (Evangelium Vitae, 73) Attualmente l’obiettivo minimo da raggiungere consiste nel riconoscimento della cosiddetta ‘opzione fiscale’: chiedere che sia data ai contribuenti la possibilità di scegliere, al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi, se destinare una quota parte delle loro tasse per coprire i costi degli aborti e delle fecondazioni artificiali oppure per dare maggiori aiuti alle gestanti, analogamente a quanto già avviene per il 5 per mille e per l’8 per mille. La scelta dell’obiezione alle spese abortive si concretizza in tre azioni precise, che saranno schematizzate nelle pagine seguenti: A) Versamento di una cifra a favore di una realtà che opera in difesa della vita nascente B) ‘Autoriduzione’ della medesima cifra al momento del pagamento di una tassa destinata alla Regione (addizionale Irpef o bollo auto) C) Invio di una ‘dichiarazione di obiezione’ al Presidente della Repubblica, al Presidente della propria regione, all’Agenzia delle Entrate e all’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Riguardo alla cifra da obiettare, si suggerisce l’importo di almeno 5 euro, che è quello che ogni contribuente destina mediamente agli aborti, calcolato rapportando i fondi che lo Stato eroga per le pratiche abortive (circa 220 milioni di euro annui) al numero dei contribuenti italiani (circa 41 milioni). L’obiezione dev’essere un atto pubblico, quindi è bene che ogni obiettore dia massima risonanza al proprio gesto presso amici, conoscenti e la stampa locale.
ne all
e
spese
L’obiezione di coscienza è un diritto umano fondamentale, tra quelli riconosciuti e garantiti dall’art. 2 della nostra Costituzione. Sta a ognuno di noi esercitarlo, pagandone le eventuali conseguenze. Anche perché, d’altro canto, le forme di sostegno economico specifiche per le maternità difficili sono d’importo modesto e limitate solo a casi particolari, in violazione alla Costituzione (artt. 2, 3, 31, 32).
io
e
o biez
19
o rtiv
Notizie
ab
Famiglia ed Economia
20 N. 41 - MAGGIO 2016
Schema esplicativo dell’OSA Comunità Papa Giovanni XXIII
Obiezione alle Spese Abortive (OSA): come fare? Se anche tu non sei d’accordo che lo Stato finanzi l’uccisione dei bambini nel grembo materno (e con la fecondazione artificiale) SEGUI LO SCHEMA
Vuoi protestare in modo forte, con un gesto di disobbedienza civile, e sei pronto a pagarne le conseguenze?
NO
SÌ Devi fare la dichiarazione dei redditi e hai redditi non solo da lavoro dipendente per i quali sei a debito?
NO
SÌ
Devi pagare il bollo auto?
Puoi obiettare alle imposte dirette!
SÌ
NO
Puoi obiettare al bollo auto!
CASO A
- ProVita (www.notizieprovita.it/contatti)
CASO B
CHI AVESSE DUBBI CONTATTI:
- Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ambito di condivisione ‘Maternità difficile e Vita’ Andrea: 348-261.27.71, Daniela: 349-333.93.77;
Numero Verde: 800.035.036, E-mail: campagna_osa@apg23.org;
L’indirizzo per spedire la posta cartacea è:
Segreteria Campagna Obiezione alle Spese Abortive
c/o ass. Comunità Papa Giovanni XXIII
zona Cuneo, Via Villafalletto 24 – 12045, Fossano (CN)
CASO C
Famiglia ed Economia
Notizie
CASO A: Obiezione alle imposte dirette Quando? In occasione del pagamento delle imposte dirette (maggio/giugno)
Decidi la somma da obiettare (si consiglia una cifra attorno a 5-10 euro) Si veda il volantino OSA allegato alla rivista
Versa la cifra a una realtà pro-life. Fai il versamento specificando nella causale: “Erogazione liberale a Onlus – Campagna OSA – Per maternità difficile”
Compila il modello di dichiarazione OSA (si veda volantino allegato), barrando la prima delle due caselle proposte
Compila la dichiarazione dei redditi utilizzando il Modello Unico (non il 730)
Compila manualmente il modello F24 e indica come importo da pagare la differenza tra l’importo delle tasse (riportato sul Modello Unico) e la cifra versata per la vita. Effettua il pagamento
Fai quattro fotocopie della dichiarazione e della ricevuta di versamento e inviale: all’Agenzia delle Entrate competente al Presidente della Repubblica al Presidente della tua Regione alla segreteria della Campagna OSA
Conserva gli originali di tutto!
21
22 N. 41 - MAGGIO 2016
CASO B: Obiezione al bollo auto
Quando? In occasione del pagamento annuale del bollo (gennaio/maggio/settembre)
Decidi la somma da obiettare (si consiglia una cifra attorno a 5-10 euro) Si veda il volantino OSA allegato alla rivista Versa la cifra a una realtà pro-life. Fai il versamento specificando nella causale: “Erogazione liberale a Onlus – Campagna OSA – Per maternità difficile” Compila il modello di dichiarazione OSA (si veda volantino allegato), barrando la prima delle due caselle proposte Cerca il c/c postale della tua Regione per il pagamento del bollo Vai in posta (non in tabaccheria, né all’ACI) ed effettua un pagamento con un bollettino intestato al c/c della Regione, indicando come somma da pagare la differenza tra l’importo del bollo e la cifra versata per la vita Fai quattro fotocopie della dichiarazione e della ricevuta di versamento e inviale: all’Agenzia delle Entrate competente al Presidente della Repubblica al Presidente della tua Regione alla segreteria della Campagna OSA Conserva gli originali di tutto!
CASO C: Sostegno all’obiezione Scegli una cifra (libera) da versare per sostenere una realtà pro-life Fai il versamento specificando nella causale: “Erogazione liberale a Onlus – Campagna OSA – Per maternità difficile” Compila il modello di dichiarazione OSA (si veda volantino allegato), barrando la seconda delle due caselle proposte Fai tre fotocopie della dichiarazione e della ricevuta di versamento e inviale: al Presidente della Repubblica al Presidente della tua Regione alla segreteria della Campagna OSA Conserva gli originali di tutto per poter portare in detrazione, nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, il versamento effettuato (è una strada ammessa dalla legge!)
Famiglia ed Economia
Notizie
23
L’obiezione che nasce dalla condivisione
“Va riscoperta la dimensione profetica del cristiano laico capace di andare contro corrente non solo nel ribadire i concetti astratti, ma nel fare scelte quotidiane coerenti al Vangelo, pagate sulla propria pelle” (don Oreste Benzi) di Stefano Gasparini La Comunità Papa Giovanni XXIII ha da sempre promosso e sostenuto la cultura della Vita, della pace, della giustizia e della solidarietà. E questo non tanto con teorizzazioni o discorsi generici, ma nella quotidianità di gesti normali di vita e nella realizzazione di scelte operative: dall’affidamento familiare, alle case famiglia; dal sostegno materiale e psicologico alle madri in difficoltà, all’accoglienza di donne incinte presso famiglie o comunità dove poter portare a termine serenamente la gravidanza ed evitare di essere costrette ad abortire; dall’accoglienza di persone disabili, barboni e immigrati, alle comunità terapeutiche per tossicodipendenti; dalla presenza e il sostegno al popolo rom e sinto, alla solidarietà nei confronti dei carcerati; fino al contrasto della tratta delle donne schiavizzate costrette alla prostituzione. Ha promosso, sin dagli anni Settanta, il servizio civile, l’anno di volontariato, fino a costituire con ‘Operazione Colomba’, una presenza nonviolenta in zone di conflitto. Si impegna anche con la preghiera fuori dagli ospedali dove si praticano aborti, sopportando spesso le aggressioni – anche violente – dei pro-choice.
Una delle ingiustizie più radicali che possono essere compiute verso la persona umana è certamente l’aborto Per vocazione specifica, i membri della Comunità sono chiamati a vivere la condivisione diretta con i poveri e gli ultimi. Dall’amore a costoro nasce tutta l’azione che porta la Comunità Papa Giovanni XXIII a cercare di togliere le cause che provocano il bisogno e a impegnarsi seriamente nel sociale, con un’azione nonviolenta per un mondo più giusto e per essere la voce di chi non ha voce.
Stefano Giuliano Gasparini Guzzo
Sessant’anni, sposato e con cinque figli, è educatore professionale. Dal 1977 è membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, all’interno della quale ha rivestito ruoli di responsabilità educativa e gestionale. È stato anche segretario personale di don Oreste Benzi. Cura l’archivio storico della Comunità e la collana “Vivere in Gesù” per l’Editore Sempre.
don Oreste Benzi
È stata proprio la presenza e la riflessione provocata da tanti giovani obiettori in Servizio Civile presso la Comunità che ha portato già nei primi anni Ottanta ad affrontare al suo interno la scelta di aderire alla Campagna Nazionale di obiezione alle spese militari (OSM), culminata nel 1991 con una lettera aperta di don Oreste Benzi dal titolo: “Fermare la guerra”. Nella lettera viene proposto a tutti di praticare l’OSM: “Va riscoperta la dimensione profetica del cristiano laico – scriveva don Oreste –, capace di andare controcorrente non solo nel ribadire i concetti astratti, ma nel fare scelte quotidiane coerenti al Vangelo, pagate sulla propria pelle”. È così che a partire dal 1992 la Comunità Papa Giovanni XXIII, oltre a sostenere e promuovere l’OSM, si è fatta direttamente promotrice – su iniziativa del suo fondatore, don Oreste Benzi – di una Campagna di obiezione di coscienza alle spese abortive (OSA), da affiancare alla prima. L’ingiustizia è sempre causa di guerra e una delle ingiustizie più radicali che possono essere compiute verso la persona umana è certamente l’aborto. Da qui il rifiuto di contribuire con le proprie tasse a finanziare l’uccisione della vita nascente, destinando invece la quota corrispondente a progetti di aiuto e sostegno alle mamme incinte in difficoltà. Con forza don Oreste affermava: “L’obiezione fiscale alle spese abortive è il minimo che possa fare chi crede nel comando di Dio: ‘Non uccidere’”. Centinaia di persone hanno aderito negli anni a questa Campagna, sia nella forma di disobbedienza civile che – nei casi in cui non si è in posizione di debito verso lo Stato – come gesto concreto di sostegno, versando somme di denaro a favore dei progetti gestiti dalla Comunità per favorire e sostenere la nascita di tanti bambini altrimenti destinati a non venire alla luce. E l’impegno continua...
24 N. 41 - MAGGIO 2016
Lo Stato finanzi il sostegno alla Vita anziché l’uccisione di bambini
Ecco il testo della lettera inviata da don Oreste Benzi all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, al Presidente del Consiglio Giuliano Amato, al Presidente del Senato Nicola Mancino e al Presidente della Camera Luciano Violante di Don Oreste Benzi
Egregio Presidente, le scrivo a nome di 51 cittadini italiani che soffrono nel loro cuore e che non possono più tollerare che il nostro Paese sia teatro di una gravissima ingiustizia. Questi cittadini si ribellano all’idea che ogni anno, in Italia, 140.000 bambine e bambini siano uccisi nel grembo materno col consenso dello Stato, grazie a una legge che rende legale l’aborto volontario di un bambino, e a spese dello Stato medesimo; e si ribellano allo stesso modo al fatto che un altro numero, imprecisato, di bimbi piccolissimi viene ucciso nei laboratori in cui si attuano le pratiche di fecondazione artificiale […]. Essi si impegnano in diversi modi affinché queste uccisioni non avvengano e affinché le mamme e le coppie in difficoltà trovino un valido sostegno che condivida la loro situazione e li aiuti nella soluzione dei loro problemi. Riesce insopportabile per essi pensare che lo Stato – che è il primo garante dei diritti dei suoi cittadini, a partire da quelli fondamentali – collabori invece attivamente alla soppressione di alcuni di essi, per di più i più deboli e indifesi, violando con ciò la stessa Costituzione, che stabilisce che lo Stato deve tutelare i diritti inviolabili dell’uomo (art. 2), garantire pari dignità a tutti i cittadini (art. 3), proteggere l’infanzia (art. 31) e tutelare la salute dei suoi cittadini (art. 32). Di fronte a questi fatti la loro coscienza si ribella ed essi, proprio in quanto persone che rispettano lo Stato e le sue leggi, si oppongono a leggi e comportamenti profondamente ingiusti e si impegnano per modificarli.
In particolare essi si oppongono al fatto che l’intervento di interruzione volontaria della gravidanza sia interamente finanziato dallo Stato, che si fa carico delle spese sostenute dalle strutture sanitarie per il ricovero e per l’intervento chirurgico, così come siano finanziati, con i soldi dei contribuenti, diversi centri in cui effettuano pratiche di fecondazione artificiale. [...] Lo Stato, scegliendo nella medesima legge di finanziare l’aborto (art. 10), fornisce un incentivo che favorisce la scelta dell’uccisione del bambino. Pertanto queste 51 persone hanno scelto di aderire alla Campagna di Obiezione alle Spese Abortive, che la nostra Comunità Papa Giovanni XXIII propone da diversi anni; alcuni tra loro hanno operato anche un atto di disobbedienza civile, portando in detrazione dalla dichiarazione dei redditi IRPEF una cifra da essi versata a sostegno della vita nascente, per evitare che con le proprie tasse fosse finanziata l’uccisione di questa vita. Con il loro gesto essi non intendono rifiutare l’idea di Stato, né l’autorità di chi ci governa, ma esercitare il loro diritto-dovere di cittadini di protestare di fronte a così gravi violazioni della Costituzione e dei principi etici elementari che dovrebbero essere alla base di ogni ordinamento giuridico, in particolare quello del rispetto della vita umana sempre e comunque. Essi credono fermamente nella dignità inviolabile della persona umana in cui è riflesso il mistero di Dio e quindi, per coerenza, non possono dare a chicchessia soldi che andranno per la soppressione della vita nascente; e sanno che la coscienza dell’uomo, in casi in cui è in gioco la vita e la morte dei suoi simili, è superiore a qualsiasi legge e ordinamento umano. Ovviamente essi cesseranno immediatamente la loro protesta fiscale qualora lo Stato cessi ogni finanziamento alle pratiche di aborto e di fecondazione artificiale e al loro posto scelga di finanziare, per una cifra equivalente, interventi a sostegno delle gravidanze difficili, quali punti di ascolto delle mamme/coppie che sappiano farsi carico delle loro situazioni, case-famiglia che accolgano mamme in difficoltà, corsi di formazione dedicati alla vita prenatale [...].
Famiglia ed Economia
Notizie
25
Aspetti legali dell’obiezione di coscienza fiscale all’aborto
Un riconoscimento normativo dell’obiezione fiscale alle spese abortive sarebbe un necessario e conseguente corollario all’art. 9 della legge 194/78, che riconosce il diritto all’obiezione di coscienza al personale sanitario di Laila Simoncelli
L’attualità e la rilevanza della questione dell’obiezione di coscienza fiscale alle spese abortive rende necessario anzitutto distinguere le diverse di tipologie di rifiuto all’obiezione di coscienza. L’obiezione fiscale alle spese abortive, che si traduce in un ‘mancato gettito fiscale’, è qualificabile come obiezione sine o contra legem. Questa forma di obiezione è una forma di disobbidienza civile, in cui chi obietta si richiama a un valore – il diritto e la tutela della Vita – che ha un robusto e palese aggangio ai principi del nostro ordinamento giuridico. A tal proposito la giurisprudenza ha già da tempo escluso il dolo per evasione fiscale, la sussistenza del reato di cui all’art. 415 c.p. (Istigazione alla disobbedienza), nonchè altri reati tributari specifici. Dunque obiettare è oggi un illecito amministrativo (nella species tributaria) non riconducibile a conseguenze penali, ma piuttosto a sanzioni di tipo pecuniario. Le principali criticità che ne rendono arduo un riconoscimento legislativo (a differenza dell’obiezione al servizio militare o all’obiezione dei medici) attengono essenzialmente alla difficile estrinsecazione delle modalità, che vanno, de facto, a interferire con gli obblighi costituzionalmente sanciti all’art. 53 (Dovere dei cittadini di pagare le tasse) e con all’art. 81 (Approvazione del Bilancio dello Stato quale funzione del Parlamento). Vi è infatti una evidente difficoltà di cristallizzare i criteri di ripartizione delle spese di bilancio a fronte dell’obbligo al gettito fiscale – che complessivamente concorre in una massa inscindibile alle spese statuali – e, contestualmente, resta difficile pensare a una obiezione di coscienza fiscale che esoneri il cittadino non tanto da adempimenti normativi, ma piuttosto da allocazioni di bilancio di natura politica (principio dell’universalità e dell’unicità del gettito tributario).
Laila Simoncelli
Classe 1968, di Pesaro, avvocato. Sin dai primi anni Novanta si è impegnata al fianco degli obiettori di coscienza alla leva e nell’aiuto umanitario nel conflitto dei Balcani. Missionaria in India e in Africa per un decennio a favore della tutela internazionale dell’Infanzia, è rientrata in Italia nel 2008, dove esercita la professione forense.
Marc Chagall, La donna incinta -1913
Le difficoltà suesposte tuttavia potrebbero efficacemente essere superate con due ordini di considerazioni. La prima riguardo l’unità della massa fiscale raccolta: l’approvazione del bilancio non è un mero atto politico, ma è anche un atto giuridico di autorizzazione – senza o contro il quale gli organi del potere esecutivo non possono gestire la spesa pubblica, né riscuotere le entrate –, e che quindi cristalizza gli stanziamenti entro un limite giuridicamente definito con forza di legge e pertanto suscettibile comunque di quantificazione vincolata. La seconda considerazione è relativa alla meritevolezza di protezione della coscienza del cittadino con una diversa riallocazione fiscale del suo gettito: una peculiare dignità all’ambito e alla finalità pro vita dell’obiezione è già stata conferita, ai sensi dell’art. 9 della legge 194/78 sull’aborto, al personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie; pertanto un riconoscimento normativo all’obiezione fiscale alle spese abortive risulterebbe un necessario e conseguente corollario a quanto il nostro ordinamento già offre tutela specifica. L’approfondimento per una praticabilità giuridica è senza dubbio auspicabile. Forme ‘alte’ di resistenza alla leggi possono essere annoverate tra le migliori espressioni della pratica e della teoria delle democrazie liberali. E nel nostro Paese si sono rivelate anche essere – ad esempio con il servizio civile sostitutivo alla leva obbligatori – un rimedio utile per aprire le istituzioni alla dialettica politica e/o per aprire nell’attività legislativa positivi orizzonti di cambiamento.
26 N. 41 - MAGGIO 2016
Andrea Mazzi
Sposato e padre di famiglia, membro dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, punto di riferimento nell’associazione per la campagna di obiezionie di coscienza alle spese abortive.
La foto di Andrea Mazzi nella sua automobile, pubblicata dalla Gazzetta di Modena il 19 gennaio 2013
La testimonianza di un obiettore fiscale
Un membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha esercitato il diritto all’obiezione fiscale alle spese abortive, racconta in prima persona la sua esperienza di Andrea Mazzi Il mio incontro con Gesù e con la Parola di Dio è stato decisamente precoce, e questo mi ha segnato fortemente. Uno degli aspetti che mi ha colpito di più del Vangelo è la scelta non violenta: Gesù chiede a chi lo segue di rinunciare a ogni forma di violenza, anzi di vincere ogni violenza con l’amore. Per questo, diventato maggiorenne, ho ritenuto coerente scegliere di obiettare sia al servizio militare sia alle spese militari, aderendo alla campagna che da pochi anni era stata lanciata.
È dal 1985 che pratico una qualche forma di obiezione fiscale, detraendo ogni anno una cifra simbolica dal pagamento dell’Irpef (attualmente 25 euro + 25 euro) e versandola ad associazioni impegnate a promuovere la pace e la vita L’incontro con la Comunità Papa Giovanni XXIII, alcuni anni dopo, mi ha fatto scoprire anche l’obiezione alle spese abortive, che ho subito abbracciato. Dunque è dal 1985 che pratico una qualche forma di obiezione fiscale, detraendo ogni anno una cifra simbolica dal pagamento dell’Irpef (attualmente 25 euro + 25 euro) e versandola ad associazioni impegnate a promuovere la pace e la vita.
È naturale che lo Stato, seppure dopo anni, sia intervenuto. Dopo aver ricevuto diverse cartelle esattoriali, a fine 2006 mi arriva una comunicazione da Equitalia: se entro venti giorni non pagavo il mio debito (complessivamente di circa 200 euro), mi sarebbe stato applicato il fermo amministrativo dell’automobile e non potrò più usarla. Mi reco preso la sede di Equitalia, parlo con la direttrice, e ottengo così una sospensione del provvedimento, nella speranza di trovare per vie legali o attraverso contatti con l’Agenzia delle Entrate di Modena una qualche via d’uscita. Ma strade non se ne trovano e così nell’ottobre del 2008 apprendo che il fermo è scattato. Ma la Provvidenza ci vede bene: proprio poche settimane prima una parente di mia moglie, avanti con gli anni, non aveva rinnovato la patente e dunque non usava più la sua utilitaria, che accetta di darmi per poter almeno portare i miei figli a scuola e recarmi al lavoro. Nel frattempo continuo la mia protesta, sostenuto dalla Comunità GPXXIII. Alla fine di gennaio del 2009 esce un Comunicato a sostegno della mia scelta, che viene ampiamente ripreso dalla stampa: nei giorni seguenti si occupano del mio caso diversi quotidiani locali e nazionali e vengo intervistato anche da Mattino 5. Per quindici minuti mi sono così trovato a confronto con Barbara D’Urso, che mi ha tempestato di domande, soprattutto perché non capiva come io potessi oppormi all’aborto in maniera così netta. Io ho cercato di parlarle della preziosità di queste piccole vite. L’episodio è stato allietato dal fatto che una mamma che aveva l’appuntamento per l’IVG il giorno dopo, avendo seguito quell’intervista, ha scelto – pur in mezzo alle difficoltà – di continuare la gravidanza (e ci ha mandato una lettera davvero commovente)!
Famiglia ed Economia
Molti sono stati colpiti, allora, dall’obiezione fiscale alle spese abortive. Pochissimi, fino a quel momento, sapevano di questa campagna e soprattutto pochi si erano fermati a riflettere sul fatto che l’aborto – anche delle donne ricche o molto ricche – è pagato con i nostri soldi. Pochi giorni dopo, con un gruppo di sostenitori della Comunità GPXXIII, organizziamo una manifestazione pacifica davanti all’Agenzia delle Entrate, nel corso della quale consegno simbolicamente le chiavi della macchina all’Agenzia.
Ho subìto il fermo amministrativo della mia autovettura ma, con tempo e pazienza, ne sono venuto a capo: mi hanno riconosciuto la qualità di ‘obiettore’ e non di ‘evasore’ Nonostante il significativo interesse mediatico, però, non si aprono strade per un riconoscimento legale del diritto all’obiezione. Ho avuto diversi incontri con il direttore dell’Agenzia delle Entrate e con alcuni parlamentari sensibili, ho anche scritto al Ministro delle Finanze, ma non sembra ci possa essere via d’uscita. Nel frattempo Equitalia va avanti per la sua strada e, nel maggio di quello stesso anno, procede all’azione esecutiva e al prelievo forzoso della cifra di cui ero debitore dal mio stipendio, come previsto dalla legge. Questo mi consente quanto meno di rientrare in possesso dell’automobile, che l’esattoria teneva ferma nella speranza di costringermi a pagare. E la mia coscienza è a posto: io non ho mai pagato, è lo Stato che si è preso quei soldi con la forza.
Notizie
27
Tutto finito? Certamente no, perché negli anni seguenti ho continuato ad obiettare. E quindi neppure Equitalia è restata ferma. Due anni dopo, nella primavera 2011, mi arriva una nuova comunicazione: ancora una volta, se non pago mi fermano l’auto. Ma ecco la novità: quando mi reco all’esattoria la direttrice mi dice che ora sa che io non sono un evasore, ma un obiettore; la mia situazione è diversa, pertanto dispone la sospensione del procedimento di fermo. E, in effetti, da allora non ho più subito conseguenze negative per il mio gesto. Un primo, anche se timido, riconoscimento pubblico di un gesto di coscienza che chiede innanzitutto rispetto! Nel frattempo, con il supporto del servizio legale della Comunità GPXXIII, ho promosso un ricorso in Commissione Tributaria contro una cartella esattoriale che mi era arrivata. Dopo aver perso in primo grado, siamo ora in attesa dell’udienza di secondo grado. Se dovesse essere rigettata anche questa volta, è nostra intenzione interpellare la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel complesso questa scelta di obiezione è stata dunque fruttuosa: ha fatto conoscere a tante persone l’ingiustizia del finanziamento pubblico delle spese per la morte degli innocenti e ha ottenuto un primo riconoscimento circa la posizione di ‘obiettore’, ben distinta da quella di ‘evasore’. È stato necessario pagare in prima persona, ma d’altra parte se non si è disposti a rischiare qualcosa, nessun cambiamento può avvenire! E comunque non mi sono mai sentito solo: il sostegno di Dio e della mia Comunità ci sono sempre stati.
28 N. 41 - MAGGIO 2016
Wikicommons: Tom Morris
Francesca Andrea Romana Mazzi Poleggi
adre di tre figli, moglie, insegnante, M fa parte del movimento ecclesiale “Fede e Luce”. Dal 2008 è impegnata sul fronte dei diritti umani con la Laogai Research Foundation. Co-fondatrice di ProVita Onlus, è direttore editoriale di questa Rivista.
Quanto costa l’aborto all’estero?
Abbiamo svolto una rapida indagine tra i nostri corrispondenti esteri sui costi dell’aborto al di là delle Alpi e abbiamo scoperto che gli italiani sono quelli cui l’aborto costa di più di Francesca Romana Poleggi
Nella foto in questa pagina si vede una delle cliniche (in Minnesota) della Planned Parenthood Federation of America, l’organizzazione miliardaria internazionale che è il principale fornitore d’aborto e contraccezione negli USA e che viene profumatamente sovvenzionata dal Governo. I pro life americani sono impegnati in una battaglia annosa per tagliarle i finanziamenti pubblici. In dodici Stati federati l’hanno vinta, sulla scia degli scandali che hanno recentemente coinvolto la PPF: infatti, non solo essa fornisce servizi di qualità igienicosanitaria mediocre, ma negli ultimi mesi i dirigenti della PPF sono stati colti in flagrante nel commercio illegale di feti abortiti. Nonostante questo, a livello nazionale la legge per tagliare i fondi alla PPF incontra il veto di Obama, la cui riforma previdenziale vorrebbe costringere anche gli enti religiosi a rimborsare le spese per l’aborto dei propri dipendenti. In Italia, come si è visto, un aborto chirurgico mediamente costa ai contribuenti 1.100 euro. Quanto costa all’estero? Ecco i risultati della nostra indagine. Ci hanno risposto anche dalla Lettonia, dove l’aborto è consentito, su richiesta, fino a dodici settimane di gravidanza. L’unico Paese in cui è pagato dalla donna interessata, anche se povera. Un aborto farmacologico costa circa 80 euro, uno chirurgico ne costa circa 500. In Serbia l’aborto in una struttura pubblica costa 35 euro; in una clinica privata i 200 euro necessari sono pagati dalla richiedente. Nonostante ciò è estremamente semplice ottenere l’intervento, anche senza prenotazione, il giorno dopo la richiesta. La nostra corrispondente a Belgrado dice che è una piaga sociale di dimensioni enormi. In Spagna l’aborto è praticato per lo più (nel 97% dei casi) in cliniche private, ma è finanziato prevalentemente dallo Stato. Anche gli spagnoli hanno intrapreso una campagna tesa all’obiezione di coscienza fiscale: è possibile approfondire su www.impuestoporlavida.org.
Lo scopo principale della legge spagnola del 2010 è quello di ottenere che l’aborto venga pagato al 100% con denaro pubblico. Anche qui, comunque, l’intervento costa molto meno rispetto all’Italia: un aborto chirurgico nel primo trimestre comporta una spesa che si aggira tra i 350 e i 450 euro. Un prezzo medio simile l’abbiamo riscontrato in Germania: si spendono circa 350-400 euro. In teoria, in casa Merkel, ognuno dovrebbe pagare per sé, salvo espressa indicazione del medico o di un giudice. Solo le donne povere dovrebbero ottenere l’aborto gratis. Ma non c’è un reale controllo sul reddito della richiedente, perciò in tutta la Germania la quasi totalità degli aborti sono pagati dalle compagnie di assicurazione, che poi ottengono il rimborso dallo Stato. In realtà, quindi, anche in Germania i contribuenti pagano gli aborti (in totale circa 40-60 milioni di euro l’anno). In Belgio il costo di un aborto è, più o meno, di 450 euro, rimborsati dall’INAMI (la locale previdenza sociale). Alla donna l’intervento costa solo 2.50 euro, nel caso in cui si rivolga a un centro di pianificazione familiare. In Austria, in generale, sono le madri a pagare l’aborto. I costi sono circa di 500-700 euro per intervento. A Vienna lo Stato contribuisce solamente in casi particolari. In Svezia ci sono circa 35.000-38.000 aborti l’anno, dei quali circa l’83% sono indotti nel primo trimestre attraverso la somministrazione di ‘farmaci’. In questo Paese la donna è libera di abortire fino alla fine della 18a settimana di gravidanza, per qualsiasi motivo. Successivamente, fino alla 22a settimana, può ottenere il permesso dal Consiglio Nazionale della Sanità e del Welfare (Socialstyrelsen). La quota a carico della donna è di circa 200-300 SEK (circa 21-31 euro). I costi effettivi dell’aborto vanno dagli 8.399 SEK (887 euro) nel 1° trimestre, a 14.529 SEK (1.535 euro) dopo la 12a settimana. Una straniera per abortire in Svezia paga 8.000 SEK (845 euro). I prezzi svedesi sono paragonabili a quelli italiani. L’Italia, comunque, rimane il Paese più caro. Sempre posto che la vita non ha prezzo.
BLUDENTAL® ITALIA
PULIZIA DENTI
€ 45,00
€ 498,00
SOPRATTUTTO QUALITA’. VISITA DIAGNOSTICA ORTOPANORAMICA DIGITALE E TAC-DENTASCAN 3D
Per uso interno
GRATIS
Ambulatori e Studi aderenti: Roma Tuscolana:
Aut. Reg. n° B09791 del 28/12/2012
Viale dei Consoli, 81 Tel. 06.765532 Cell. +39 331.2426370 Roma Balduina:
Aut. Com. ASL RM/E n°933/SISP del 06/02/2007
P.zza Carlo Mazzaresi, 30 Tel. 06.35497835 Cell. +39 392.9595552 Roma Marconi:
Sudio Dentistico Dott. D.Ciampaglia
Via A. Lo Surdo, 18 Tel.06.5562331 Cell. +39 331.2207758
Roma Conca D’oro: Studio Dentistico Dott. G. Smecca
Via Val Maggia, 66 Tel. 06.88643211 Cell. +39 331.4391335 Roma Casilina: Studio Dentistico Dott. G. Smecca
Via delle Robinie,29 Tel. 06. 24301164 Cell. 324.8105822 Ostia: Studio Dentistico Dott. D.Ciampaglia
Via delle Baleari, 280/296 Tel. 06.5691694 Cell. +39 345.6720920
www.bludental.it - info@bludental.it
30 N. 41 - MAGGIO 2016
Famiglia = Mum, Dad & Kids Firma e fai firmare
ProVita e il Comitato Difendiamo i Nostri Figli invitano a firmare on line in difesa della famiglia e del matrimonio, aderendo all’iniziativa popolare europea “Mum, Dad & Kids”. di Alba Mustela La cultura della morte si è infiltrata nei centri di potere economico e politico della comunità internazionale. La mentalità divorzista, abortista, e antinatalista è capillarmente diffusa. L’ideologia che punta alla destrutturazione dell’essere umano (ipersessualizzazione e indifferentismo sessuale, omosessualismo) è molto ben rappresentata e finanziata. Una delle vittime più colpite da questa mentalità distruttiva è la famiglia (e quindi il matrimonio che la fonda), perché la famiglia è il luogo in cui la persona si forma, cresce, si fortifica e si crea una struttura interiore che la rende capace di affrontare la vita e di perpetuare la specie. Chi segue il nostro portale, www.notizieprovita.it, viene puntualmente informato sui documenti e sulle attività dell’ONU e delle sue agenzie, capitanati dai Paesi più ricchi, viziosi, viziati e decadenti dell’Occidente, in questa direzione. Stessa cosa per quanto concerne l’Unione Europea. Ma nello stesso tempo, l’azione delle persone di buona volontà e di buon senso oppone una fiera resistenza a questa deriva. In questo contesto, la resistenza a difesa della famiglia e del matrimonio ha cominciato una raccolta di firme per l’iniziativa popolare europea Mum, Dad & Kids.
La crescente frammentazione dei concetti di famiglia e matrimonio pone un problema interpretativo. Bisogna usare queste parole in modo univoco in tutti i documenti normativi che valgono in tutti i Paesi dell’Unione Questa non è una semplice petizione, ma un atto ufficiale dell’Unione Europea. Una specie di iniziativa legislativa popolare. Come potrete vedere collegandovi sul sito dedicato (http://www.mumdadandkids.eu/it) per firmare occorre trascrivere anche gli estremi di un documento di identità. Perché firmare? • Per sostenere il matrimonio e la famiglia in Europa: il matrimonio, inteso come unione permanente e fedele tra un uomo e una donna col proposito di fondare una famiglia. • la famiglia, intesa come un padre, una madre e i loro figli. È una relazione familiare, la relazione legale tra due sposi o tra un genitore e un figlio; la famiglia è fondata sul matrimonio e/o sulla discendenza.
Sappiamo bene come queste semplici definizioni non siano più per nulla scontate: il comitato promotore, allora, vorrebbe si addivenisse in sede UE a un regolamento applicabile in tutti i Paesi membri che definisca il significato di matrimonio e di famiglia nell’ambito del diritto dell’UE. Definizione che deve essere comune a tutti, sia a quei Paesi che ammettono le unioni gay, che a quelli che non le ammettono. Se l’iniziativa passasse, quindi, in tutti gli atti UE quando si parla di famiglia si intenderà solo la famiglia. Se ci si vorrà riferire alle altre convivenze bisognerà specificarlo. Leggerete sul sito dove andrete a firmare: “La crescente frammentazione dei concetti di famiglia e matrimonio pone un problema per l’UE. La legislazione dell’UE fa riferimento a entrambi i termini, ma il loro significato è sempre più opaco, e vi sono definizioni divergenti in diverse direttive dell’UE. La presente iniziativa è intesa a porre rimedio a tale situazione mediante l’adozione di una definizione a livello UE di entrambi i termini che sia compatibile con la legislazione di tutti gli Stati membri. In linea con l’articolo 9 della Carta dei diritti fondamentali, l’iniziativa rispetta pienamente la competenza di ciascuno Stato membro a legiferare in materia di matrimonio e di famiglia.” La tutela dei dati personali è garantita. La procedura, prevista dalle norme dell’UE per presentare l’iniziativa popolare, consiste nel raccogliere in un anno un milione di firme da almeno sette Paesi membri. Coraggio: firmiamo e facciamo firmare. ProVita e il Comitato Difendiamo i Nostri Figli hanno appoggiato ufficialmente la petizione in una Conferenza Stampa al Senato, lo scorso 11 aprile.
Per un approfondimento quotidiano, visita il sito
www.notizieprovita.it
Contributi e commenti sono benvenuti, ti aspettiamo su www.notizieprovita.it/contatti
Letture consigliate Agostino Nobile Anticristo Superstar Edizioni Segno Questo libro presenta un confronto serrato, una sorta di botta e risposta, con il saggio di Nietzsche intitolato, appunto, L’Anticristo. L’Anticristo ha persuaso l’uomo che potrà essere felice solo quando soddisferà liberamente i propri istinti, eliminando i concetti di Bene e di Male. Il peccato, si sa, pesa, e l’idea di liberarsene una volta per tutte, oggi più che mai, è diventata una vera mania. Nel secolo scorso l’Avversario ci convinse che Dio è morto, per poi eliminare milioni di esseri umani. Oggi ci ha intruppati in una nuova ideologia – il gender – per annullare la natura stessa dell’uomo. Oggi l’Anticristo è diventato il Referente imprescindibile di tutti i governi occidentali.
Antonio Morra PornoTossina Edizioni Verso la meta La pornografia inquina la mente, le relazioni e la società: questo libro analizza il problema e trova la soluzione, partendo dalla scienza e arrivando alla fede. È un libro che ha il coraggio e la forza di denunciare qualcosa che nella nostra società è quasi diventato una normalità: la pornografia, uno dei problemi principali che affligge i giovani del Terzo Millennio, con tutto quanto ne consegue a livello psico-fisico e non solo. Le sofferenze provocate dalla dipendenza dalla pornografia si tuttavia possono superare. E, a tal fine, l’Autore non offre solo consigli teorici, ma anche delle vere e proprie armi pratiche su come rinnovare la mente e su come tagliare la dipendenza.
Aiutaci a diffondere Notizie ProVita:
regala abbonamenti ai tuoi amici, sostienici mediante una donazione intestata a ProVita Onlus: c/c postale n. 1018409464 oppure bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina IBAN IT89X0830535820000000058640, indicando sempre nome cognome indirizzo e CAP. ProVita conduce una battaglia culturale, formando e informando, attraverso questa rivista ed il portale web www.notizieprovita.it; organizza convegni e dibattiti; promuove importanti petizioni; crea e diffonde materiale audiovisivo di carattere bioetico; presenta denunce e ricorsi per difendere a livello legale la Vita e la Famiglia. Per informare la popolazione intraprende campagne di sensibilizzazione a mezzo stampa, organizza cineforum, conferenze stampa e dà sostegno a madri in difficoltà con figli disabili, nonché ad organizzazioni che aiutano mamme con gravidanze difficili.
La nostra maggiore fonte di risorse sono le vostre donazioni e gli abbonamenti alla nostra rivista!
Notizie
www.notizieprovita.it
Be social! Facebook NotizieProVita
Twitter @ProVita_tweet
YouTube ProVita_Video