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Infosportpagine
Rivista Mensile N. 10 - Novembre 2013
“nel nome di chi non può parlare”
Eterofobia
Perché non può esistere il matrimonio gay nel nostro ordinamento giuridico (e non serve)
Che cosa è “omofobia”?
Intervista a S.E.R. Athanasius Schneider, Vescovo di Astana, Kazakistan
- Sommario -
Notizie
Editoriale 3 Notizie dall’Italia Notizie dal mondo
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Primo Piano Il matrimonio non è un diritto
Direttore Responsabile Francesca Lazzeri
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Direttore Editoriale Francesca Romana Poleggi
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Direttore Amministrativo Beniamino Iannace
Giacomo Rocchi
Lo strano concetto di “omofobia”
Editore MP cooperativa giornalistica Sede legale Via Marlengo 49/b, 39012 Merano (BZ) Autorizzazione Tribunale BZ N6/03 dell’11/04/2003 Codice ROC MP 12603
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Tommaso Scandroglio
Che cosa è “omofobia”?
Testata Infosportpagine-ProVita
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Federico Catani
Matrimonio gay: impossibile e non necessario
N. 10 - NOVEMBRE 2013
Redazione Mario Palmaro, Antonio Brandi, Alessandro Fiore, Andrea Giovanazzi. Largo della Caffarelletta 7, 00179 Roma. Tel/fax: 06-3233035
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Shadan Bassiri
Una cosa è il peccato, un’altra il peccatore
RIVISTA MENSILE
Carlo Manetti
Segretaria di Redazione Camilla Tincani Progetto grafico Massimo Festini
Attualità Vuoto a perdere
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Tipografia Aesse Stampa, Via Pirandello 12, 82100 Benevento
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Distribuzione MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova Rapida Vis, Via Cadlolo 90 - 00136 Roma
Chiara Mantovani
Curare la sindrome di Down Pierluigi Strippoli
Un “miles Christi” kazako
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Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero Chiara Atzori, Shadan Bassiri, Antonio Brandi, Federico Catani, Cristina Carturan, Giorgio Falcon, Luca Galantini, Corrado Gnerre, Carlo Manetti, Chiara Mantovani, Giacomo Rocchi, Tommaso Scandroglio, Giampaolo Scquizzato, Pierluigi Strippoli.
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per un aggiornamento quotidiano:
Antonio Brandi
Scienza e Morale Verità scomode sul suicidio assistito Giampaolo Scquizzato
Sì all’aborto, e perché no all’infanticidio?
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Corrado Gnerre
ONU e diritti umani: una feroce ideologia contro l’uomo 19 Luca Galantini
www.prolifenews.it Prezzo: 3,50 euro
Famiglia ed Economia Come ti erudisco il pupo, 1
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Chiara Atzori
Come ti erudisco il pupo, 2
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Cristina Carturan
Farmacisti di coscienza Giorgio Falcon
Seguici su Facebook ProlifeNews
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Abbonamenti: Semplice 30,00 euro Sostenitore 60,00 euro Benefattore 100,00 euro Patrocinatore 250,00 euro
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Editoriale
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Editoriale
Eterofobia
Durante un torrido inizio di Agosto, la Camera dei Deputati ha discusso la proposta di legge contro l’omofobia e la transfobia. I promotori della legge dicono che le libertà di espressione e di religione saranno protette ma, invece, cercano di far approvare la legge in tutta fretta, con l’aula mezza vuota, nel bel mezzo delle vacanze e senza un dibattito pubblico sul tema. Grazie alla mobilitazione di diverse testate giornalistiche e di varie associazioni come la Nuova Bussola Quotidiana, Tempi, Notizie Pro Vita, la Manif pour Tous Italia, Cultura Cattolica, i Giuristi per la Vita, e, soprattutto, grazie all’impegno di parlamentari come Pagano, Roccella, Giovanardi e Molteni, che hanno usato logica e ragione, l’approvazione della legge è slittata al mese di Settembre ed è avvenuta senza quella schiacciante maggioranza che i promotori si attendevano. Al Senato ci sarà battaglia. Quando verranno lette queste righe, probabilmente sapremo se avrà vinto la ragione o l’ideologia. Perché di pura ideologia si tratta. Anche i registri per le unioni di fatto si sono rivelati un flop: ma il tentativo dispotico ed elitario di una rivoluzione antropologica, di stampo orwelliano, è tuttora incombente. Basti leggere gli articoli sulla “Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” del Dipartimento per le Pari Opportunità, che abbiamo pubblicato in
questo numero. Tutto ciò che non è approvazione e acclamazione per ogni pretesa della lobby LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e trans) è omofobia. Il caso Barilla e le violenze perpetrate a Casale Monferrato sono più che probanti. È in atto un vero e proprio lavaggio del cervello - di cui sono vittime soprattutto i più giovani, ma non solo - un indottrinamento contro la famiglia naturale, che presenta qualsiasi “orientamento sessuale” come cosa legittima. Già diversi psichiatri americani di grido come Van Gijseghem e Quinsey ritengono che la pedofilia debba considerarsi un orientamento sessuale come altri. In paesi che si vantano di lunga tradizione democratica come l’Inghilterra e la Francia, sono state multate o arrestate persone che hanno espresso opinioni “omofobiche”; cose analoghe accadono in Germania, in Canada e negli Stati Uniti. Dietro questo potente attacco delle lobby internazionali contro la Vita e la Famiglia ci sono le vecchie teorie razziste ed eugenetiche di Malthus e della Sanger (fondatrice di International Planned Parenthood), finanziate da potenti come Bill Gates, ben rappresentati all’ONU e nelle sue agenzie, che auspicano la diminuzione della popolazione a vantaggio dei ricchi, dei sani e dei bianchi. Siamo tutti chiamati a partecipare a questa battaglia, fra natura e contro-natura, fra famiglia e anti-famiglia: credenti e non credenti; perché si tratta di far valere la ragione e il buon senso; perché le dottrine sull’identità di genere e ciò che ne consegue portano a un capovolgimento dei parametri antropologici su cui ha sempre gravitato la società umana, e quindi all’infelicità e all’autodistruzione del genere umano. Speriamo che questa non sia l’ultima volta che possiamo esprimere legalmente la nostra opinione, speriamo che non si instauri una vera e propria dittatura eterofobica nel nostro paese. Antonio Brandi
Notizie dall’Italia
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4 COMBATTI PER LA VITA CON NOI! Noi di Notizie Pro Vita combattiamo una battaglia culturale per la Vita e per la Famiglia naturale, senza se e senza ma. Organizziamo anche proiezioni di film, come October Baby, spettacoli teatrali, come Il Mondo di Lucy, dibattiti nelle scuole e nelle Parrocchie per educare alla Vita e sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto i giovani, nella speranza di prevenire aborti e così salvare vite. Aiutaci a diffondere Notizie Pro Vita: regala abbonamenti ai tuoi amici, sostienici mediante una donazione tramite il Conto Corrente c/o Banca Popolare di Puglia e Basilicata IBAN IT94X 0538515000000000003442 oppure il CCP n. 1009388735 intestati a M.P. Società Cooperativa Giornalistica a.r.l. Avanti per la Vita!
Notizie Pro Vita ha organizzato una campagna di raccolta firme per sottoscrivere una lettera a Papa Francesco affinché infonda coraggio ai politici cattolici che devono pronunciarsi in Senato sulla legge Scalfarotto. Andiamo in stampa senza conoscere l’esito di questa iniziativa, ma con la speranza che il nostro appello abbia raggiunto il Santo Padre. È stato un successo, a Milano, nell’auditorium intitolato a Papa Giovanni Paolo II, il convegno sulla legge contro l’omofobia, promosso da Alleanza Cattolica. Erano presenti circa quattrocento persone ed è stato seguito in diretta streaming da quasi duemila video ascoltatori. Una notevole presenza di polizia e carabinieri è stato il deterrente di eventuali contromanifestazioni violente tipo quelle di Casale Monferrato. Una simile manifestazione, organizzata da “Cattolici in Movimento” e con la partecipazione di Notizie Pro Vita, ha avuto luogo lo stesso giorno al Teatro Golden di Roma. A Milano, i primi di ottobre, nell’eccellente ospedale Niguarda, Lucia Reis Mariano, di 37 anni, muore dopo un aborto chirurgico. Qualche giorno prima a Bologna avviene una tragedia analoga. Chissà: forse l’aborto legale non è poi così sicuro...? Presso la chiesa dell’Arciconfraternita di S. Giovanni Battista a Caserta, almeno 40 persone, dalle 9.30 di mattina alle 13, hanno testimoniato con la preghiera e la propria presenza la loro contrarietà all’aborto. Nel santuario di Sant’Anna, la settimana precedente aveva preso il via l’evento “Un’ora di adorazione eucaristica in riparazione dell’aborto”. Le iniziative, volte a sensibilizzare i cattolici (e non solo) sul dovere morale, oltre che sociale, di difendere la vita dall’aborto, sono state organizzate dal movimento referendario “No194”.
La ballerina e pittrice Simona Atzori sta presentando il suo libro “Cosa ti manca per essere felice” in giro per l’Italia. Recentemente è stata accolta dall’I.I.S. Marconi di Piacenza, dove la sua testimonianza è stata letteralmente travolgente. La Atzori convive con un handicap fisico molto pesante, poiché è nata senza entrambe le braccia. A Lecco, Manuela Migliaccio, 29 anni, ha battuto un record mondiale camminando per quasi 11 chilometri in 5 ore e mezzo con ReWalk, l’esoscheletro pensato per chi ha gli arti inferiori paralizzati. Manuela a 25 anni ha perso l’uso delle gambe, dopo essere precipitata da una scogliera. L’anno scorso ha partecipato a una mini Maratona di 6 chilometri, mentre poco più di due settimane fa ha vinto il campionato italiano di triathlon per persone in carrozzina.
L’Associazione “Ora et Labora in difesa della Vita” e la “No 194” organizzano regolarmente degli incontri di preghiera davanti agli ospedali dove si praticano aborti. Da ultimo gli è stato vietato l’incontro davanti alla clinica Mangiagalli di Milano: dov’è la libertà di riunione garantita dall’art.17 Cost.? Finché non gli consentiranno di riprenderli, l’impavido Presidente, Giorgio Celsi, ogni mercoledì – col permesso della questura – distribuisce volantini contro l’aborto, proprio lì davanti, nonostante gli insulti e i gesti violenti d’intolleranza che subisce costantemente. Un nuovo macchinario per la dialisi, “Carpe diem”, inventato all’ospedale San Bortolo di Vicenza due anni fa, ha contribuito a salvare la vita di un bambino. Affetto da una grave insufficienza respiratoria e con un quadro clinico preoccupante, i medici, guidati dal prof. Ronco, dopo 22 trasfusioni di sangue in 36 ore, hanno collegato il neonato al “Carpe Diem”: dopo tre settimane il fegato si è normalizzato e i reni hanno ricominciato a lavorare. Adesso il bimbo respira autonomamente.
Notizie dal mondo
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Durante l’ultima maratona di preghiera contro l’aborto che si è tenuta negli USA e che s’intitola “40 giorni per la Vita”, i volontari hanno registrato 83 operatori sanitari di cliniche abortive che hanno deciso di lasciare il loro posto di lavoro: molti di loro si sono uniti alle veglie di preghiera seduta stante. Altri hanno chiesto esplicitamente ai volontari di pregare per loro. Michel Teychenné, uno dei fondatori dell’associazione “Omosessualità e socialismo”, già deputato europeo e consulente del governo francese, ha presentato a Vincent Peillon, Ministro dell’Educazione Nazionale, il suo rapporto sulle discriminazioni LGBT-fobiche nella scuola, e auspica – nonostante i sondaggi rivelino la contrarietà della maggioranza del popolo – che fin dalle scuole primarie si educhino i bambini alla sessualità affinché non si considerino più i rapporti eterosessuali come normali: sarebbe questa, secondo lui, una forma di violenza e discriminazione nei confronti degli altri orientamenti sessuali. Il mainstream dei mass media si è ben guardato dall’informare l’opinione pubblica che la giovane e bellissima Megan Young, Miss Mondo 2013, si è espressamente dichiarata pro life, contro l’aborto, contro il divorzio ed ha affermato che “il sesso è per il matrimonio”. In Inghilterra sono sempre più diffusi gli aborti sesso – selettivi, soprattutto nell’ambito della comunità di origine asiatica che si è radicata nel Vecchio Continente con la tradizionale preferenza per i figli maschi. Negli ambienti politicamente corretti nessuno grida al “femminicidio”, anzi si giustifica l’indifferenza dei giudici per la questione, con la solita scusa del rispetto per “l’autodeterminazione” della donna. E le bambine eliminate, non sono donne?
Di fronte al Sidra Medical and Research Centre, in Qatar, sono state esposte 14 grandi sculture in bronzo dell’artista inglese Damien Hirst, intitolate “Il viaggio miracoloso”, che raffigurano le principali fasi di sviluppo del bambino nel grembo materno. La Qatar Museums Authority (QMA), che ha commissionato le sculture, ha detto che la mostra permanente vuole essere un inno alla vita, dedicato al popolo del Qatar. Un editoriale sulla rivista scientifica Journal of Family Planning and Reproductive Health Care invita le case farmaceutiche a superare i presunti ostacoli di natura politica e religiosa e a procedere senza indugio nello sviluppo di quello che viene presentato come un “contraccettivo post fertilizzazione”, la “pillola del mese dopo”. La sostanza, infatti, sarebbe in grado di uccidere fino a un mese dopo il rapporto sessuale, quando l’embrione è già sviluppato.
La Segreteria nazionale per l’Infanzia, l’Adolescenza e la Famiglia dell’Argentina (Senaf) ha fatto istanza affinché il Registro Civile riveda la propria opposizione e permetta a un bambino di sei anni la modifica del sesso sul proprio Documento Nazionale d’Identità (DNI). La madre del bambino sostiene che il figlio si è sempre “sentito” una bambina. La Comunità Omosessuale Argentina (CHA), ha scritto una lettera alla presidentessa Cristina Fernandez affinché sostenga la sua causa.
La nostra rivista, Notizie Pro Vita, si può acquistare presso i seguenti punti vendita Priorato S. Pio X-Via Trilussa, 45-Albano Laziale (RM) Antica Rampa Libreria Caffè-Via San Giovanni, 31-Badia Polesine (RO) Libreria Ancora Brescia-Via Tosio, 1-Brescia Parrocchia di Sant’Anastasio Martire-Via Don Luigi Villa-Cardano al Campo (Varese) Parrocchia S. Marco-Via San Giovanni, 2-Civezza (Imperia) Fondazione D’Ettoris -Via F.A. Lucifero, 38-Crotone (KR) Chiesa Ognissanti-Borgo Ognissanti, 42-Firenze Libreria Don Bosco - Elledici-Via Gioberti, 37/A-Firenze Centro Distribuzione CLC-C.da Vazzano snc Complesso Motta-Motta S. Anastasia (CT) Libreria San Paolo Gregoriana-Via Roma, 37-Padova Libreria “La Goliardica”-Via Calderai, 67/69-Palermo Parrocchia di Borgotrebbia-Via Trebbia, 89-Piacenza Le Querce di Mamre Onlus-Via Trebbia, 89-Piacenza (PC) Libreria Edizioni Paoline -Via Capponi, 6-Pisa Libreria Ancora Roma-Via della Conciliazione, 63-Roma Libreria Aquisgrana-Via Ariosto, 28-Roma Libreria Centro Russia Ecumenica-Borgo Pio, 141-Roma Libreria San Paolo-Via della Conciliazione, 16/20-Roma Parrocchia S. Bernardo da Chiaravalle-Via degli Olivi, 180-Roma Parrocchia di San Corbiniano-Via Ermanno Wolf Ferrari, 201-Roma Parrocchia Sacra Famiglia-Via di Villa Troili, 56-Roma (RM) Libreria Salesiana-Via Provinciale Calcesana, 458-San Giuliano Terme (PI) Priorato Madonna di Loreto-Via Mavoncello, 25-Spadarolo (Rimini) Libreria Ancora Trento-Via Santa Croce, 35-Trento Vuoi che Notizie Pro Vita venga diffuso anche nella tua città? Chiama la Redazione allo 06 3233035 o scrivi a redazione@prolifenews.it
Notizie dal mondo
Le proteste della Francia moderata contro le nozze gay non sono finite: ventimila tra sindaci e vicesindaci hanno firmato una petizione per il diritto di rifiutarsi di celebrare matrimoni che non sentono come legittimi. La questione dell’obiezione di coscienza è finita davanti al Consiglio Costituzionale. Secondo i ricorrenti le sanzioni previste dalla legge Taubira contro gli ufficiali di stato civile che rifiutano di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso violano la libertà di coscienza che è appunto garantita dalla Costituzione.
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Vuoto a perdere La cultura della morte pretende che la Vita, il nascere e il morire, siano del tutto controllabili: conseguentemente l’uomo diviene un oggetto disponibile. E chi ha il potere di disporre degli altri? I più forti.
L
a notizia/domanda è comparsa su una rivista per specialisti, il New England Journal of Medicine dell’Aprile 2013: Made-to-Order Embryos for Sale - A Brave New World? (Embrioni in vendita, fatti su ordinazione – un nuovo mondo coraggioso?). Gli autori rispondono che, giacché gli embrioni si possono distruggere, logica vuole che si possano anche vendere.
La morte è diventata un presidio terapeutico, un’opzione tra le altre, talvolta addirittura un indice di progresso.
Altro non ci si può aspettare da una mentalità che ha fatto dell’uomo un oggetto e che ormai non è più in grado di distinguere le cose dalle persone: la persona può essere trattata come un vuoto a perdere. Quando il contenuto gradevole per cui la si è generata (il desiderio di maternità, la piacevolezza delle sensazioni, la corrispondenza di amorosi sensi) dovesse finire o nascondersi troppo, a che servirebbe il contenitore? Analogamente, quando la coscienza, l’autonomia o la salute dovessero scomparire dal contenitore “corpo”, verrebbe meno anche la ragione per cui continuare a vivere e a far vivere. La morte diventa così un presidio terapeutico, un’opzione tra le altre,
talvolta addirittura un indice di progresso. La natura, però, si ribella e genera sconforto, disperazione e depressione: le stigmate della modernità. L’insistenza con cui taluni vogliono imporre i registri civili per legittimare ogni aspetto privato e personale della vita, dal provare affetto per un altro, al decidere le cure da ricevere, ci dice proprio di una terribile paura che nasce dalla disistima del bene “vita umana”. Oggi, qualcuno sente l’esigenza di andare dal notaio per essere certo che bisogna voler bene alla mamma? In Italia ancora no, ma in Cina da poco una legge obbliga i figli a non abbandonare i genitori e a far loro visita. Forse anche a non praticare l’eutanasia? Questo non so: se l’abbandono di ampie fasce di popolazione anziana - a fronte di pochi giovani decimati dalla feroce politica del figlio unico - crea problemi sociali, forse l’eutanasia può essere vista come una soluzione, non come un problema. La società ha bisogno di legittimare ogni desiderio. Deve offrire per tutto un rimedio, persino per la morte: basta sceglierla anziché subirla. Il libro della Sapienza (1, 16), parla di persone
Se gli embrioni si possono congelare e distruggere, logica vuole che si possano anche vendere. che ritenendo amica la morte, “si consumano per essa, e con essa concludono alleanza, perché sono degni di appartenerle”. Non cercano più di essere salvati, la rincorrono come amica. L’olocausto abortivo ne è prova tremenda. Ma la spinta eutanasica non è da meno: l’Olanda ha approvato l’eutanasia per i bambini neonati con malformazioni (nel 2004 il famigerato protocollo di Groningen). Ma la novità terribile è del giugno di quest’anno, sempre dai medici olandesi con il dott. Veraghen a capofila: fino a 14 anni si può uccidere un bambino se la sua sofferenza ne impone una troppo dura ai genitori. Così la cultura della morte prova a decidere con propria legge ciò che è giusto; ma, ricordava Benedetto XVI nella Spe salvi: “Un mondo che si deve creare da sé la sua giustizia è un mondo senza speranza” (n°42.) Quando ancora il latte si vendeva in bottiglie fornite dal cliente, anche la bottiglia aveva un benché minimo valore in sé. Una volta vuota era, appunto, a rendere. Oggi gli uomini valgono meno delle bottiglie vuote: non si pensa neppure più a restituirli al loro Creatore. Semplicemente, si buttano. Chiara Mantovani
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Curare la sindrome di Down
I
La ricerca di una cura per la sindrome di Down fa passi avanti: nuovi progetti sono in corso nel Laboratorio di Genomica dell’Università di Bologna. Ce ne parla il dottor Strippoli, professore associato di Biologia applicata in quell’ateneo.
l grande genetista francese Jérôme Lejeune (1926-1994) era profondamente convinto che fosse possibile trovare una cura per la sindrome di Down, la più frequente alterazione genetica umana, dopo aver scoperto nel 1959 che è causata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule (trisomia 21). Recentemente abbiamo riscoperto le sue idee e i suoi scritti, che hanno ispirato un rilancio delle nostre ricerche sul cromosoma 21 nel Laboratorio di Genomica del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna. Il primo progetto prende le mosse da un esempio proposto dal Prof. Lejeune, quello del genoma paragonato a un’orchestra sinfonica in cui ogni gene è come un musicista che deve esprimersi insieme a tutti gli altri, ed è come se la ricerca dovesse scoprire, tra migliaia, il musicista che va fuori tempo. Stiamo utilizzando un nostro programma di bioinformatica, TRAM (“Transcriptome Mapper”) proprio per identificare i geni del cromosoma 21 maggiormente attivi nel cervello e in particolare quelli la cui attività non procede al “ritmo” degli altri geni nelle persone trisomiche, e che possa quindi spiegare alcuni dei loro disturbi. Un secondo progetto prevede lo studio sistematico di alcune decine di bambini con sindrome di Down, in collaborazione con il neonatologo Prof. Guido Cocchi dell’Università di Bologna. Come
Jérôme Lejeune
affermato da Lejeune già nel 1987, “il tedioso e laborioso confronto dei dati clinici e della decifrazione del DNA è, attualmente, il punto di partenza di qualsiasi schema patogenetico”. Nonostante i recenti grandi progressi delle tecniche e delle conoscenze relative al genoma umano, tutt’oggi è difficile collegare la presenza del cromosoma 21 in eccesso agli specifici sintomi della sindrome di Down. Noi vogliamo raccogliere e integrare nel modo più approfondito possibile dati clinici, biochimici, genetici e bioinformatici per comprendere meglio i meccanismi molecolari alla base della sindrome e individuare quindi nuove
Purtroppo i fondi per la ricerca sono indirizzati al miglioramento della diagnosi preimpianto, con scopo eugenetico, piuttosto che alla ricerca per la cura della trisomia 21.
possibilità di cura. Mentre la tecnologia necessaria è già disponibile presso la nostra Università, per l’avvio in concreto dello studio è necessario ottenere fondi, dato che l’analisi mediante “sequenziamento massivo del DNA” costa alcune migliaia di Euro per ogni soggetto. Infine abbiamo iniziato lo studio accurato dell’opera scientifica di Lejeune. I suoi articoli, anche se pubblicati alcuni decenni fa, risultano di straordinaria originalità e attualità e contengono suggerimenti sul possibile ruolo di specifiche vie metaboliche nello sviluppo dei sintomi della trisomia 21. Queste idee potrebbero essere verificate con i metodi di ricerca e con le banche dati oggi disponibili per lo studio del genoma umano. Riteniamo che queste ricerche possano fornire una base razionale all’individuazione di strategie per migliorare la disabilità intellettiva tipica della sindrome di Down. Il finanziamento di questi progetti risente però certamente dell’indirizzamento prevalente degli studi verso la diagnosi prenatale della sindrome, invece che verso la sua cura. Per questo abbiamo lanciato un’iniziativa di raccolta di fondi in forma di donazioni (il link è in fondo alla pagina: http://apollo11.isto. unibo.it/), dal cui esito dipenderà la nostra possibilità di realizzare i progetti data la difficoltà di reperire risorse adeguate attraverso altri canali. Pierluigi Strippoli
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Un “miles Christi” kazako Intervista a S.E.R. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, Kazakistan
E
ccellenza, sembra che il numero degli aborti sia altissimo nel Kazakistan, anche se si tratta di un paese musulmano: la legge sull’aborto non è cambiata?
Purtroppo il numero degli aborti nel Kazakistan è ancora altissimo. Questa è la triste eredità di 70 anni d’ideologia marxista, atea e materialista. Come sappiamo l’Unione Sovietica fu il primo stato nella storia dell’umanità che legalizzò l’uccisione dei bambini non nati, logica conseguenza del marxismo e del materialismo. Sembra che una tale ideologia totalizzante abbia soffocato la voce della coscienza nelle anime di tante persone che hanno praticato e continuano a praticare l’aborto nei paesi ex sovietici in un modo spaventoso, come un semplice mezzo di contraccezione. Parlando però con le donne che hanno fatto l’aborto, si può nondimeno verificare un profondo rimorso di coscienza. Questa è la chiara dimostrazione della verità: non si può soffocare o uccidere la legge naturale, che Dio Creatore ha iscritto nella stessa natura umana. Il Kazakistan non è formalmente un paese musulmano, ma, come si dice, un paese secolare. La religione musulmana non ha ancora la forza necessaria per influenzare il cambiamento di un’eredità materialista così profondamente radicata nella società.
logi con dei pretesti pseudoscientifici, con delle minacce non fondate su eventuali pericoli della salute e della vita della madre e del nascituro. Tutto questo è uno specchio della mentalità materialista passata e della nuova mentalità edonista importata dall’Occidente. L’aborto non è solamente un crimine verso Dio ma danneggia anche l’economia e la natalità; qual è l’impatto dell’aborto sulla società Kazaka? È evidente che l’impatto dell’aborto e la mentalità anti concezionista hanno un’influenza disastrosa sulla demografia. Nella popolazione campesina nativa dei kazaki, la coscienza della legge naturale è ancora profondamente presente e perciò le famiglie kazake campesine sono più numerose e là sono più rari i casi di aborto. I matrimoni e le adozioni gay sono ancora vietati in Kazakistan, teme sviluppi negativi?
Vi sono delle restrizioni sull’aborto o l’aborto è “su richiesta”? Purtroppo c’è l’aborto “su richiesta”. Spesso l’aborto è persino consigliato dagli stessi gineco-
Mons. Schneider
Fintantoché lo stato kazako conserva la sovranità e una certa indipendenza dalla pressione ideologica dell’ideologia del “gender” proveniente dall’EU e dall’ONU, tutta l’agenda gay non avrà successo. Nei popoli dell’Oriente la legge naturale sul sesso e sul matrimonio tra uomo e donna è così profondamente ancorata che l’ideologia omosessualista non avrà una chance reale o significativa, a meno che non l’imponesse una dittatura statale con violenza, o con minacce di nuovi tipi di campi di concentramento, di nuovi “gulag”. Le lobby internazionali “pro morte” e “pro gay” sono molto attive in Kazakistan? Esistono forti movimenti per la Vita? Le lobby internazionali “pro gay” purtroppo operano anche in Kazakistan. Ma a causa della mentalità della legge naturale ancora forte, non hanno un’influenza di grandi dimensioni. Esistono alcuni movimenti per
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“Non si può soffocare o uccidere la legge naturale, che Dio Creatore ha iscritto nella stessa natura umana”. la vita in alcune comunità cristiane. Anche la Chiesa cattolica fa un apostolato per la vita. Tutto questo, però, è molto modesto e con mezzi modesti. Spesso Dio usa mezzi modesti. Importante è che si salvi una vita, e per aver salvato anche soltanto la vita di un bambino, dobbiamo ringraziare Dio, poiché davanti agli occhi di Dio una sola anima è come un mondo intero. Esistono leggi che sostengono, anche economicamente, la famiglia naturale nel paese? Il governo tenta di migliorare la situazione della famiglia, però ci vorrebbero ancora misure più efficaci. I Successori di Pietro sono sempre stati chiari contro l’aborto denunciandolo per quello che è: un omicidio. Nonostante ciò molti cattolici in Europa sono timidi e dubbiosi sul tema della Vita e spesso non hanno il coraggio di prendere una posizione netta. Qual è la sua opinione al riguardo? La questione dell’aborto è prima di tutto una questione di
“Nella popolazione campesina nativa dei kazaki, la coscienza della legge naturale è ancora profondamente presente”.
legge naturale, iscritta da Dio nell’anima di ogni uomo: “uccidere è male” e ancora peggio è uccidere un innocente. Questa legge naturale Dio l’ha iscritta anche nei Suoi 10 comandamenti. Per un’anima con coscienza retta e ancora di più per un’anima credente in Dio e nella rivelazione Divina in Gesù Cristo, non ci dovrebbe essere la minima ombra di dubbio circa l’immoralità di qualsiasi tipo di aborto, cioè una diretta uccisione e distruzione della vita umana che inizia dal primo momento del suo concepimento. Purtroppo lo spirito di questo mondo, lo spirito del relativismo dottrinale e morale è anche entrato negli ambienti della vita della Chiesa e nella vita dei cattolici. Il Magistero della Chiesa ha parlato e parla ancora su questo tema con un linguaggio chiarissimo e non c’è un margine di dubbio, basti leggere per esempio l’Evangelium vitae, o lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica. Il diritto all’aborto non è contemplato nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Tuttavia la Corte europea ha cercato di costringere la Polonia e l’Irlanda a liberalizzare l’aborto: cosa ne pensa? I tentativi da parte delle istituzioni dell’UE di costringere uno stato sovrano in una materia così grave come lo è l’aborto, sono un segno evidente dell’esistenza di strutture anti-democratiche e totalitarie nella stessa UE. Costatiamo un pericolo reale di perdita della piena sovranità dei paesi europei, dei valori nazionali, culturali, morali e religiosi dei popoli europei; c’è il pericolo di perdere tutte queste ricchezze umane e spirituali che la fede cristiana ha prodotto nel continente europeo durante due mila anni. È
necessario cercare mezzi effettivi da parte dei paesi e popoli europei per difendersi da un nuovo sistema totalitario che impone un unico modello sociale ideologico, marginalizzando i veri valori sociali e umani della legge naturale e della fede cristiana. Viviamo in un tempo certamente ostile a tutto ciò che è legato con Dio e con la Sua rivelazione in Cristo e nella Sua santa Chiesa. Allo stesso tempo, questa situazione significa anche un privilegio per poter confessare coraggiosamente la legge di Dio e la fede cattolica. Questo tempo ci rivela sempre più chiara-
“Purtroppo lo spirito di questo mondo, lo spirito del relativismo dottrinale e morale è anche entrato negli ambienti della vita della Chiesa e nella vita dei cattolici”. mente che costituiamo qui in terra la Chiesa militante. Siamo tutti chiamati, ognuno nel suo posto e secondo le sue possibilità a essere un “miles Christi”, un “confessor Christi”, e questo fa il vero discepolo di Cristo. Vogliamo sempre più vivere con la convinzione che Cristo è l’unico vincitore, apparteniamo al partito dei vincitori. Alle volte oggi sembra che la Chiesa e i valori cristiani siano sconfitti, ma se agli occhi del mondo siamo sconfitti, agli occhi di Dio siamo vincitori, giacché questa, che è una verità e allo stesso tempo una preghiera, dovrebbe inspirarci sempre: “Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!”. Antonio Brandi
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Il matrimonio non è un diritto Che due persone si amino non implica per nulla che si debbano sposare. Il matrimonio è qualcosa di molto di più dell’amore fra due persone. E non esiste il diritto ad avere un bambino, né per le coppie omosessuali, né per quelle etero.
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iceva Chesterton: “L’attuale sistema sociale, che nella nostra epoca e nella nostra cultura industriale subisce seri attacchi ed è afflitto da problemi penosi, è tuttavia normale”. I seri attacchi che mirano alle fondamenta esistenziali dell’uomo prendono forma di norme legislative nell’Europa apostata. L’autore si riferiva all’idea che “la comunità è costituita da alcuni piccoli regni nei quali un uomo e una donna diventano il re e la regina esercitando un’autorità ragionevole, soggetta al buon senso della comunità, finché coloro che essi educano diventano adulti e fondano regni simili ed esercitano a loro volta un’autorità simile. Questa è la struttura sociale dell’umanità (...) e i tentativi di modificarla sono solo parole al vento e baggianate”. L’ultima baggianata italiana è la legge Scalfarotto sull’omofobia che palesa la sua totale inutilità sul piano legale in tema di discriminazione degli omosessuali. Esistono già gli strumenti giuridici previsti dal codice penale per tutti i cittadini, contro qualunque
forma d’ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. L’approvazione della legge sull’omofobia, invece, in Italia sarebbe il naturale viatico per rivendicare il diritto al matrimonio omosessuale e all’adozione com’è accaduto in Francia. La legge Scalfarotto potrebbe determinare l’incriminazione per chi sostenesse per esempio l’unicità del matrimonio tra uomo e donna. Occorre dunque ribadire con forza che il matrimonio non è il riconoscimento di un amore, ma un’istituzione che sancisce l’alleanza di un uomo e di una donna per consentire la continuità delle generazioni. Il fatto che due persone si amino non implica per niente che si debbano sposare, siano essi omosessuali o etero. Il matrimonio è qualcosa di molto più completo dell’amore fra due persone. Non c’è un diritto ad avere un bambino, né per le coppie omosessuali né per quelle etero. Il bambino non è un oggetto di diritto, ma soggetto di diritto. È evidente che dietro a queste violente e colossali campagne culturali si nasconde l’obiettivo, celato forse agli stessi detrattori, di uno svilimento integrale della persona. Un’antropologia negativa che spezzi la relazione dialogica e creaturale insita
Il matrimonio non è il riconoscimento di un amore, ma un’istituzione che sancisce l’alleanza di un uomo e di una donna per consentire la continuità delle generazioni. in ogni uomo. Non è esagerato dire che viviamo un tempo drammatico. Il tasso spaventoso di suicidi specialmente tra i giovani (ma non solo) è la conseguenza di una società secolarizzata che inganna e confonde gettando le persone in uno stato di solitudine e non senso. La famiglia come luogo irrinunciabile dove la persona si struttura e impara a relazionarsi è il bersaglio sensibile dell’attacco diabolico. Dopo il divorzio è il tempo delle famiglie allargate o con due padri o due madri. Un colpo micidiale per le generazioni che subiranno ferite mortali da un disordine che assume sempre più i contorni di “struttura di peccato”. Il legame filiale è un vettore psichico che è fondante per il senso d’identità del ragazzo. Su matrimonio omosessuale e diritto all’aborto la Chiesa si è già espressa in maniera chiara. La Chiesa conosce profondamente l’uomo e le sue ansie. Una forma sublime di amore è dire sempre la Verità sull’uomo e sul senso della sua esistenza. Shadan Bassiri
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Una cosa è il peccato, un’altra è il peccatore.
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Anche per quanto riguarda l’omosessualità, la Chiesa proclama e difende la legge naturale, che dice al cuore dell’uomo cosa è Bene e cosa è Male.
iviamo un periodo storico difficilissimo, in cui si vogliono sovvertire i fondamenti stessi dell’ordine naturale. Quello che fino a qualche decennio fa era considerato ovvio, ossia che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, oggi è messo in discussione. La propaganda omosessualista dilaga e chiunque vi si opponga rischia di essere punito dalla legge per il presunto reato di omofobia. Cosicché, qualora un cattolico, citando la Sacra Scrittura, i santi e il Magistero della Chiesa, facesse notare la peccaminosità degli atti omosessuali, verrebbe sottoposto a processo. Sembra tutto surreale e fantascientifico. Eppure è la dura realtà. Inutile dire che il principale bersaglio delle potentissime lobby gay (che certo non rappresentano molti omosessuali, contrari alla loro falsa propaganda) è la Chiesa. Eppure quel che sta scritto nel Catechismo e nei documenti magisteriali non è solo espressione di una dottrina religiosa, ma soprattutto difesa di quella legge morale universale inscritta nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. Quando il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC n. 2357) afferma che gli atti omosessuali “sono contrari alla legge naturale”, che “precludono all’atto sessuale il dono della vita” e che “non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale”, ribadisce un’ovvietà. Ed è proprio per i motivi suddetti, squisitamente legati alla retta ragione e al buon senso, che tali
comportamenti “in nessun caso possono essere approvati”. Sostenere il contrario è semplicemente folle. Così com’è insensato pretendere il riconoscimento legale di unioni o matrimoni tra persone dello stesso sesso in nome dell’uguaglianza e della giustizia. La Chiesa e quegli Stati che si oppongono a tale riconoscimento giuridico altro non fanno, infatti, che applicare i princìpi di uguaglianza e di non discriminazione, secondo cui bisogna trattare in maniera simile casi simili e in modo diverso situazioni diverse. Tutto qui. Tra l’altro, lo stesso Catechismo (n. 2358) raccomanda di accogliere gli omosessuali “con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio d’ingiusta discriminazione”. Certamente, come nota la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Homosexualitatis problema (1986), questo “non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata” (n. 10). Tuttavia, la Chiesa ribadisce che gli omosessuali, chiamati alla castità, possono e devono avvicinarsi alla perfezione cristiana (cfr. CCC 2359). Anzi, essendo l’omosessualità una prova, “tali
persone sono chiamate (…) a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione” (CCC 2358). Condizione che comunque, rispetto alla non discriminazione, non è paragonabile alla razza, al sesso o all’età. Infatti, come precisato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in genere chi ha tendenze omosessuali e conduce una vita casta non mette in mostra il proprio orientamento sessuale. Conseguentemente non si pone alcun problema. Chi invece si dichiara è perché ritiene lo stile di vita omosessuale buono e degno di approvazione pubblica. E allora è giusto, in tal caso, prendere provvedimenti per la salvaguardia del bene comune, perché un comportamento oggettivamente sbagliato non può essere legittimato per legge. Federico Catani
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Matrimonio gay: impossibile e non necessario Il “matrimonio” omosessuale non può esistere giuridicamente e non è necessario praticamente. Secondo la Costituzione, in Italia non si può introdurre il matrimonio gay: ma non per questo gli omosessuali sono discriminati nei loro diritti fondamentali, nonostante le chiacchiere che si sentono in giro. Essi non hanno la capacità giuridica di accedere al matrimonio, proprio a motivo della condizione che vivono. E ciò in rispetto al principio di uguaglianza. A seguire una scheda elenca i diritti che comunque le coppie conviventi (gay o etero) hanno: per cui il matrimonio gay non è neanche sostanzialmente necessario.
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el nostro ordinamento la convivenza è solo tollerata. La Costituzione italiana prevede all’art. 29 solo il matrimonio “naturale”, tra uomo e donna. Tutte le altre convivenze – eterosessuali o omosessuali che siano – sono solo tollerate dallo Stato, che ai conviventi non riconosce diritti particolari. Il vigente assetto costituzionale è quindi pro matrimonio, anche se ci sono una ventina di eccezioni in leggi che già danno ai conviventi molti diritti (si veda la scheda seguente). La maggior tutela del matrimonio è dovuta al fatto che i coniugi si assumono particolari doveri che si riverberano positivamente sulla collettività: “l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia” (art. 143 cc). Gli omosessuali che non possono sposarsi sono discriminati nei loro diritti fondamentali? No: i diritti fondamentali sono quei diritti che devono essere riconosciuti alla per-
sona in quanto persona, cioè al di là del suo credo, età, sesso, razza, stato di salute, ecc. per esempio il diritto alla vita, alla libertà, all’educazione. I diritti fondamentali vengono riconosciuti – e non attribuiti – dallo Stato. Gli altri diritti sono accessori e sussistono qualora si verifichino delle circostanze
Ai coniugi sono riconosciuti dei diritti perché si assumono dei doveri che hanno un’utilità per tutta la società, innanzi tutto nel generare ed educare nuovi cittadini.
determinate dalle norme giuridiche (ad es. il diritto di voto al raggiungimento della maggiore età). La mancata attribuzione di un diritto accessorio non intacca la dignità umana (ad es. non attribuire al 14enne il diritto al voto non lo discrimina in quanto persona). Il diritto di coniugio non è un diritto fondamentale: l’incapace che non è in grado di esprimere un consenso valido, per esempio, non viene leso nella sua dignità sebbene non abbia il diritto di sposarsi. Il principio di uguaglianza vuole che situazioni uguali siano trattate in modo uguale e situazioni diverse in modo diverso. A tutti gli uomini devono essere riconosciuti gli stessi diritti fondamentali perché tutti uguali, in quanto tutti gli
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I diritti fondamentali dei gay non sono lesi in alcun modo, dal vigente ordinamento. uomini hanno la medesima natura umana; ma devono essere attribuiti diritti accessori diversi perché tutti diversi per età, responsabilità, condizioni di salute, formazione, condizioni sociali… sarebbe ingiusto far pagare a tutti le tasse in modo uguale! Agli omosessuali è negato il diritto accessorio di coniugio perché non sono “capaci”- in senso tecnico–giuridico - di contrarre matrimonio. Infatti, il matrimonio ha tre fini naturali: l’amore vicendevole dei coniugi, la procreazio-
ne e l’educazione dei figli. Su tutti e tre questi fini il diritto positivo si pronuncia, anche sul fine c. d. unitivo: ad es. è previsto l’obbligo di fedeltà dei coniugi, e la fedeltà è un effetto dell’amore. Ora: un elemento necessario dell’amore è la complementarità. Tale requisito comporta che le due persone unite nel matrimonio siano differenti (appunto “etero”) e non uguali (“omo”). Gli omosessuali sono incapaci di un amore complementare, non solo da un punto divista fisico – che è evidente – ma anche da un punto di vista psichico: la sessualità non si riduce alla genitalità e comporta delle differenze oggettive tra maschio e femmina che sono, appunto, complementari. Inoltre le coppie omosessuali non possono fisiologicamen-
te, naturalmente e necessariamente avere figli (le coppie eterosessuali sterili o infertili sono solo patologicamente ed eventualmente, impossibilitate). Lo Stato disciplina una relazione che per sua natura non potrà dare figli: il matrimonio omosessuale non può contribuire a perpetuare la vita di una nazione. Inoltre, in merito all’educazione dei figli, esistono una sessantina di studi scientifici pubblicati negli ultimi vent’anni che provano che i figli affidati a coppie omosessuali hanno una probabilità molto più alta di soffrire di gravi disturbi psicologici, di avere un’autostima bassa, una maggiore propensione alla tossicodipendenza, ad autolesionarsi, minori successi scolastici e una maggior inclinazione alla violenza.
Diritti che l’ordinamento attribuisce al convivente. Alcuni diritti sono peculiari del rapporto matrimoniale e perciò non sono riconosciuti ai conviventi. Per esempio la Corte costituzionale [461/2000] ha negato loro la pensione di reversibilità perché non è un diritto fondamentale e la sua concessione esige certezza di rapporto che solo il matrimonio può dare. Molti altri diritti, però, sono di fatto riconosciuti dal diritto comune o dalla giurisprudenza. Ecco l’elenco di tutti i casi in cui il convivente è equiparato al coniuge: • possibilità di scelta tra regime di comunione o separazione dei beni, con scrittura privata attraverso la contestazione dei beni:
33.305 del 2002). Oltre a questo nulla vieta di stipulare polizze sulla vita il cui beneficiario è l’altro convivente;
• diritto d’uso dell’abitazione (affitto o proprietà) per convivente superstite o per cessata convivenza: il subentro automatico è permesso dalla legge (D.m. 30/06/94) e dalla giurisprudenza (C. Cost. 404/88;166/98; 559/89; Cass. n. 100.034 del 2000);
• possibilità che sia il convivente a decidere per interventi clinici quando l’altro convivente è impossibilitato a prendere autonome decisioni: c’è già l’istituto dell’amministratore di sostegno (legge 6/2004). Tra l’altro è bene ricordare che nel caso in cui Tizio non è più capace di intendere e volere e non è stato nominato né un tutore, né un amministratore di sostegno, sulle cure decide solo il medico – ed eventualmente il magistrato chiamato a intervenire – nemmeno il coniuge;
• donazione testamentaria (il beneficiario può essere chiunque); • nella successione il convivente concorre con figli di precedente matrimonio, o coniuge divorziato (C. Cost. 23/10/2000) e con gli ascendenti; • la risarcibilità del danno patrimoniale e non patrimoniale in caso di morte del convivente per il fatto illecito di terzi (Cass. nn. 2.988 del 1994;
• legge n. 91/99 sui trapianti: obbligo del medico di informare anche il convivente del quadro clinico del compagno trapiantato. Il medico inoltre può chiedere a lui il permesso per l’espianto dal compagno morto;
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14 • assicurazioni: già ora le casse sanitarie professionali o le agenzie assicurative permettono che il beneficiario della polizza (vita, infortuni etc.) sia chiunque; • il convivente può astenersi dal deporre contro il partner (art. 199 cpp.); e può chiedere la grazia (art. 681 cpp.) • per gli abusi tra conviventi c’è già equiparazione legale con i coniugi (art. 572 c.p.) • la corresponsione della pensione di guerra (l. 313/1968) e l’assistenza economica per i figli naturali che il padre, caduto in guerra, non ha potuto riconoscere (l. 356/1958); • le prestazioni assistenziali fornite dai consultori (l. 405/1975); • il permesso per il convivente di uscire dal carcere, in caso d’imminente pericolo di vita del partner (art. 30, l. 354/1975); • il diritto ai colloqui in carcere (ibidem); • la partecipazione ai procedimenti abortivi (art. 5, l. 194/1978); • l’adozione nei casi speciali per i non coniugati (art. 44, l. 184/1983); • la remunerazione per il lavoro continuativamente prestato nell’impresa familiare (art. 230 bis c.c.); • gli strumenti posti a tutela delle lavoratrici madri (d. lgs. 151/2001) e i sussidi di disoccupazione per le madri di famiglia, previsti dalle amministrazioni locali; • tre giorni annui di permesso lavorativo per malattia o decesso del convivente (l. 53/2000); • i congedi per l’assistenza ai figli naturali (ibidem); • il convivente allontanato dall’abitazione familiare si vede riconosciuto un diritto di possesso azionabile, anche se non equipollente al diritto di proprietà del partner; • a prescindere dalla titolarità, la Corte Costituzionale ha stabilito l’assegnazione della casa al genitore affidatario dei figli (o al genitore presso cui i figli sono collocati prevalentemente, in caso di affidamento condiviso): sent. 166/1998; • l’assegnazione dell’alloggio nelle case di edilizia popolare: Corte Cost., sent. 559/1989;
• equiparazione alla famiglia legittima in relazione alla fattispecie penale di maltrattamenti (art. 572 c.p., già ante riforma); analogamente la l. 154/2001 sugli abusi familiari prevede l’allontanamento del convivente la cui condotta pregiudichi il nucleo familiare, e la sua eventuale condanna al versamento di un assegno di mantenimento (ordini di protezione: artt. 342-bis e ter c.c.); • sussistono incompatibilità per i magistrati, ai sensi della legge sull’ordinamento giudiziario (r.d. 12/1941, così come applicato nelle apposite Circolari); • l’accesso alla fecondazione artificiale (art. 5, l. 40/2004): tra l’altro la facilità di aggirare il divieto di fecondazione eterologa permette già ora alle coppie omosessuali di avere un loro figlio (loro per metà almeno, dal punto di vista genetico) senza bisogno di chiedere l’accesso all’istituto dell’adozione per le coppie omosessuali; • la successione nella posizione di socio di cooperativa, se mancano figli minorenni (l. 179/1992); • le elargizioni a conviventi di vittime del terrorismo o della criminalità organizzata (l. 302/1990); • la Corte Costituzionale (sent. 377/1994) ha ammesso la successione legittima, cioè in assenza di testamento, tra fratelli e sorelle naturali. Ricordiamo infine l’art. 1322 c.c. in base a cui le parti possono creare contratti non previsti dal Codice, e quindi regolare in modo atipico rapporti che intercorrono tra di esse. Tommaso Scandroglio
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Che cosa è “omofobia”?
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L’incertezza delle fattispecie di reato è un grave vulnus nell’ordinamento giuridico di un paese civile.
l disegno di legge sul contrasto all’omofobia e alla transfobia pone una questione interpretativa molto delicata. Il problema è che “omofobia” e “transfobia” non sono per niente concetti con una definizione chiara e condivisa. Ma una norma penale, sulla base della quale le persone rischiano di finire in prigione, deve essere tassativa: la condotta che viene punita deve essere descritta in modo chiaro e preciso, senza lasciare discrezionalità al giudice nell’individuarla; solo in questo caso l’accertamento della responsabilità sarà effettuato in base a criteri certi, oggettivi (come avviene, ad esempio, quando una persona viene sorpresa durante un furto) e non su criteri soggettivi del magistrato. Questo è ancora più necessario quando si tratta di valutare episodi in cui il soggetto manifesta le sue convinzioni. Si potrebbe obiettare: lo stesso discorso vale per il razzismo o per l’odio religioso! E in effetti alcune recenti sentenze della Cassazione fanno comprendere come sia alto il rischio di un’interpretazione arbitraria della legge.
A Verona viene affisso un manifesto del seguente tenore: “No ai campi nomadi. Firma anche tu per mandare via gli zingari”. Un’iniziativa dai toni censurabili, ma estremamente asciutta nei contenuti e relativa a un problema reale vissuto dalla città. Una sentenza della Cassazione (Sez. 4, n. 41819 del 10/07/2009, Rv. 245168) ha confermato la condanna ai sensi del decreto Mancino: i giudici hanno “interpretato” le frasi del manifesto, ritenendo che esse esprimessero un’idea fondata sulla “diversità” degli zingari e non sul loro comportamento discutibile. Una sentenza più recente (Sez. 1, n. 47894 del 22/11/2012, Rv. 254074) ha giudicato un consigliere comunale di Trento che durante un dibattito in Consiglio aveva lamentato che, nell’asilo nido realizzato nel campo nomadi, tutti gli abitanti del campo utilizzavano la mensa a spese del bilancio comunale, mentre i bambini normalmente non frequentavano l’asilo. Il consigliere si era lasciato sfuggire espressioni molto forti contro l’etnia Rom, affermando che molti di loro sono delinquenti o assassini e comunque animati da pigrizia, furore e vanità. L’intervento era infelice e censurabile, ma i giudici di merito non lo avevano punito, ravvisando una forte avversione verso i Rom, ma non idee di superiorità e odio razziale; per di più avevano escluso che un intervento in Consiglio Comunale integrasse la condotta di “propaganda”. La Cassazione ha ribaltato le decisioni: prescindendo dal merito della questione dell’uso della mensa, ha “interpretato” l’atteggiamento del consigliere come espressione di un sentimento di
Se la condotta da punire non è descritta in modo chiaro e preciso, la libertà dei cittadini è rimessa all’arbitrio del giudice. “superiorità” e il suo intervento come “propaganda” di opinioni razziste. Come si vede perfino il concetto di razzismo, pure da tutti condannato, può essere diversamente interpretato. Per emettere le sentenze, i giudici devono discettare sulle “intenzioni”, sulle “idee” che muovono gli imputati: inevitabilmente gli esiti possono essere opposti, a seconda del giudice che pronuncia. Cosa succederà quando i giudici dovranno decidere se una determinata frase pronunciata in pubblico è espressione di “omofobia”? Quando qualcuno esprimerà il parere che i diritti delle persone sposate non possono essere estesi alle coppie omosessuali? Sostenere che i bambini hanno bisogno di un padre o di una madre esprime forse “un’idea fondata sulla diversità degli omosessuali” o piuttosto sul loro comportamento? Ecco: con la nuova legge ci potrebbe essere un giudice penale che valuterà, frase per frase, il vostro discorso e vi dirà (mandandovi in carcere): “Le tue parole manifestano un’idea discriminatoria fondata sulla diversità; sei un omofobo e, quindi, devi essere punito perché hai parlato pubblicamente”. Giacomo Rocchi
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Lo strano concetto di «omofobia» L’uso strumentale e arbitrario del linguaggio e la forzatura del significato delle parole servono a cambiare le idee e a distorcere la realtà.
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iamo, molto probabilmente, alla vigilia dell’approvazione della legge contro la cosiddetta «omofobia». Diciamo cosiddetta «omofobia» e non omofobia tout court, perché il concetto appare di per sé irreale e, quindi, ideologico. Letteralmente, dal greco ομός (omòs) = simile, uguale e φόβος (fobos) = spavento, significherebbe paura del simile, dell’uguale e, per metonimia, odio derivante dalla paura per il simile, l’uguale. Questo significato, però, non corrisponde a quello voluto dai creatori del lemma, perché, nel caso di specie, il suffisso «omo», non significa uguale, ma è l’abbreviazione di «omosessuale». Il significato diviene, quindi, quello di odio derivante da paura nei confronti dell’omosessuale. Anche questo senso, tuttavia, è solo il significato di base, partendo dal quale si deve giungere al significato “vero”, che è quello di favor verso qualunque discriminazione e/o giudizio negativo nei confronti non solo dell’omosessuale come persona, ma della sua stessa condizione, vale a dire della stessa omosessualità e, con un ulteriore passaggio “logico”, del comportamento omosessuale: per impercettibili derive semantiche, si è giunti a definire «omofobia» ogni condanna o, anche solo, ogni accezione negativa dell’omosessualità praticata. Questo processo linguistico racchiude una serie di criminalizzazioni ideologiche ed è premessa pseudo-
scientifica della persecuzione penale di verità non gradite. Innanzi tutto, come abbiamo visto, confonde la condizione personale con il comportamento: una cosa è provare attrazione sessuale per persone del medesimo sesso e un’altra è avere rapporti contro natura. Questa confusione è strumentale a far passare il concetto dell’irrilevanza, quando non dell’inesistenza, della volontà umana: la persona è costretta, secondo questa visione, a seguire ogni appetito istintivo, senza possibilità di opporsi, soprattutto in campo sessuale. Ne consegue che non esiste libertà, perché non esiste responsabilità personale e personale possibilità di scelta. Ulteriore conseguenza di ciò è l’impossibilità di dare un giudizio etico sui comportamenti sessuali, posti tutti su un piano di assoluta parità, con il corollario, inevitabile, che da condannare sia ogni valutazione morale, definita discriminazione, dei medesimi. Si pensi, a titolo di esempio, alla nascita di movimenti di pensiero, quando non di partiti, in difesa della pedofilia o dell’incesto.
Picasso, Il Bacio
Perché, se l’omosessualità è sempre esistita, mai nella Storia e presso nessun popolo si è mai perseguita penalmente la condanna della medesima? Da quanto detto, appare evidente che l’accettazione stessa dello pseudo concetto di «omofobia» sia l’anticamera della sua repressione penale, di cui il progetto di legge presentato al Parlamento italiano e quelli già approvati in vari Stati occidentali sono il primo atto, in attesa che l’opinione pubblica sia pronta ad accettare ben più pesanti repressioni. Nel Regno Unito, ad esempio, si è già arrestata una persona soltanto perché leggeva San Paolo, considerato omofobo. Già il progetto di legge al vaglio delle nostre Camere potrebbe considerare reato penale tutta la morale cattolica, che condanna i comportamenti omosessuali come «peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio». Una domanda rimane da porsi: perché, se l’omosessualità è sempre esistita, mai nella Storia e presso nessun popolo si è mai perseguita penalmente la condanna della medesima? Perché ciò avviene solo a partire dalla fine del XX secolo e solo in Occidente? Carlo Manetti
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Verità scomode sul suicidio assistito
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Il suicidio assistito e l’eutanasia si stanno diffondendo illegalmente, soprattutto nei paesi dell’Europa del nord. I media fanno la loro propaganda politicamente corretta e come sempre, però, non dicono tutto quello che ci sarebbe da dire.
o scorso 5 luglio, sul sito “National Right to Life News”, il dottor Peter Saunders ha svelato l’ipocrita ideologia che sta alla base della cultura eutanasica. Con un articolo dal titolo “20 cose che forse non sapete sul suicidio assistito in Europa”, il dottor Saunders sottolinea come i media britannici stiano incentivando la programmazione “pro-death”: il Sunday Times, ad esempio, pubblicizzando il suicidio assistito del britannico Peter Smedley, mentre l’arcinota BBC allietando il popolo televisivo con le pillole di saggezza dello scrittore Terry Pratchett, malato di Alzheimer, che dal 2009, imperversa sulla principale rete britannica pontificando la sua scelta per il suicidio assistito. Il rischio paventato è che tali trasmissioni portino al cosiddetto “effetto Werther”, il rischio cioè che questa spudorata apologia dell’eutanasia sfoci in un’ininterrotta spirale di suicidi. Tali programmi si presentano vieppiù palesemente unilaterali, senza contraddittorio, celando molti aspetti che il distratto telespettatore non deve sapere, così da facilitare l’eventuale adesione all’opzione suicida. Naturalmente nel programma non si dice che il suicidio assistito e l’eutanasia sono illegali in tutti i paesi europei ad eccezione di 4 dei 50 Stati sovrani (tra cui Belgio e Svizzera): id est, facciamo di tutta l’erba un fascio! Altri aspetti fanno veramente inorridire: quasi la metà degli infermieri belgi ha ammesso di aver ucciso senza consenso del paziente; nei Paesi Bassi si è inoltre proditoriamente diffusa la procedura di utilizzo degli organi delle vittime di eutanasia, il che
Giacomo Borlone De Buschis, Danza Macabra (1485)
risulta paradossale anche perché il suicida continuerebbe così a “sopravvivere”, con ogni organo sano e trapiantabile presente nel suo corpo. E la monocorde programmazione eutanasica della BBC non dice neanche che decine di bambini disabili sono stati illegalmente uccisi in Olanda. Rimane occulto anche il piano politico, economico e culturale per diffondere la “dolce morte”: Jacques Attali, ex presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ha detto che “l’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future, in quanto non appena si va al di là di 60-65 anni di età l’uomo vive oltre la sua capacità di produrre, e costa alla società un sacco di soldi”: darwinismo in salsa moderna, selezione eutanasica della specie. Anche in Svizzera se ne vedono delle belle. Soraya Wernli, impiegata alla Dignitas tra il 2003 e il 2005, ha accusato l’organizzazione di essere una “linea di produzione di morte il cui unico interesse è solo il profitto”: anche questo non s’ha da dire. Né alcuna menzione
si fa del fatto che l’impianto della Dignitas ha dovuto spostarsi dalla zona condominiale in cui si trovava dopo che i residenti si sono lamentati dei sacchi con i cadaveri negli ascensori. Tra le cose censurate - attenzione a trascorrere le vacanze in Svizzera: nel lago di Zurigo potreste imbattervi in qualche brandello umano visto che almeno 300 urne cinerarie contenenti resti umani sono state scaricate nelle acque suddette, nelle adiacenze degli impianti della Dignitas: scene da film horror! Sembra quasi tornata di moda la convinzione del filosofo Albert Camus paladino della corrente nichilista-esistenzialista: “Vi è solo un problema filosofico realmente serio, quello del suicidio”. Con buona pace dei telespettatori, dopo il bombardamento a grappolo sull’aborto e a quello in actu sull’omofobia e la transfobia, è pronta un’indigestione culturale e mediatica pro eutanasia. Ma badiamo bene a quello che ci propinano, memori di tutte le cose che mai ci diranno. Giampaolo Scquizzato
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Sì all’aborto: e perché no all’infanticidio? Che senso ha commuoversi perché medici finiscono impietosamente dei sopravvissuti all’aborto se poi si urla: l’aborto non si tocca?
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ertamente non si può parlare del male in termini assoluti. Sbagliano coloro che affermano (forse per fare bella figura nei confronti del “politicamente corretto”) che qualcosa possa definirsi come “male assoluto”. Di assoluto c’è solo il bene (che è Dio), tutto il resto non può che essere relativo. Ciò però non vuol dire che nella prospettiva del male non possa esserci una sorta d’incontrovertibile penetrazione e approfondimento; lo spiega la logica: una volta che si parte da certe premesse è del tutto naturale che si arrivi a determinate conseguenze; quando si sbagliano le premesse, l’arrivo a esiti sempre più infelici e nefasti è in un certo qual modo inevitabile. Dico questo perché quando si sente parlare di soppressione di bambini appena abortiti e ancora vivi c’è uno scandalo che non ha una piena giustificazione. Ovviamente non mi riferisco al merito: c’è indubbiamente da scandalizzarsi a conoscere certe cose; mi riferisco piuttosto al fatto che, una volta ammessa la legittimità della soppressione della vita nel grembo materno, non si vede perché questa stessa vita non
possa e non debba essere sopprimibile anche qualche minuto dopo l’esecuzione dell’aborto. Se è sopprimibile prima, lo può essere anche dopo; se non è sopprimibile dopo, non lo può essere prima… tertium non datur avrebbero detto i latini, cioè non c’è una terza possibilità. Proprio a proposito degli antichi romani, per loro era del tutto lecito praticare l’infanticidio; ne parla finanche Plinio: il pater familias prendeva il bambino appena partorito dalla matrona e lo elevava verso l’alto in ringraziamento agli dèi, ma quando si accorgeva che il bambino era deforme oppure femmina (nelle famiglie romane non si andava oltre le due-tre bambine), lo scaraventava a terra uccidendolo all’istante oppure dava ordine di esporlo nelle pubbliche cloache dove moriva di stenti o addirittura roso dai topi. Oggi invece ci scandalizziamo. Certo, chi è contro l’aborto ha le carte in regola per potersi scandalizzare, ma chi è favore no, non può scandalizzarsi. Il caso di Gianna Jessen ha fatto il giro del mondo. La stessa Rai in un programma pomeridiano la invitò a dare una testimonianza, ma anche in quel caso tanta emozione, sentimento, condivisione, senza che però (ovviamente mi riferisco non alla Jessen ma agli organizzatori del programma) si arrivasse ai principi. Perché rammaricarsi dell’aborto salino, perché discutere dei sopravvissuti all’aborto che portano (come nel caso
Il passo tra la giustificazione dell’aborto e la giustificazione dell’infanticidio è breve. della Jessen) sui propri corpi i segni della violenza subita, accettando nello stesso tempo la legittimità dell’interruzione volontaria della gravidanza? Accecamento dell’intelligenza? Senz’altro, ma dovuto a cosa? Al fatto che non si può coniugare l’inconiugabile, non si può forare la diga e poi pretendere con le mani di arginarne la distruzione. Sulla rete c’è un bel video della Jessen che parla ad alcuni politici conservatori australiani; a un certo punto nel suo discorso la giovane donna richiama la responsabilità dei politici e degli intellettuali che sono chiamati a dare “forma” alla società. Ella dice di essere stanca di fare ciò che dovrebbero fare loro, che non è il suo compito, che Dio non ha conferito a lei ma a costoro i talenti per questo tipo di missione. Ecco il punto. C’è una latitanza che spaventa, c’è un’assenza ingombrante e un silenzio troppo rumoroso: è l’assenza e il silenzio della cultura dell’Occidente che ha deciso di suicidarsi rinnegando la logica elementare e il senso comune. Che senso ha parlare dei diritti dell’uomo se non si riconosce il diritto primario alla vita? Che senso ha commuoversi perché medici finiscono impietosamente dei sopravvissuti all’aborto se poi si urla: l’aborto non si tocca? Corrado Gnerre
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ONU e diritti umani: una feroce ideologia contro l’uomo
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Da tempo è in atto un’aggressiva campagna di guerra tesa a scardinare radicalmente i principii della ragione umana, del diritto naturale e della fede cristiana che hanno contribuito nei secoli a gettare le radici della convivenza civile.
l grande polverone sollevato in questi mesi in Italia sul tema dell’estensione in campo legislativo del matrimonio e dei diritti delle coppie eterosessuali anche alle coppie gay in realtà è la punta locale dell’iceberg di una più ampia, aggressiva strategia in materia di diritti umani posta in essere oramai da anni dalle principali organizzazioni internazionali, ONU in primis. Il giurista che per ragioni professionali si trovi a maneggiare documenti, relazioni e risoluzioni dell’ONU in materia di diritti della persona umana non può fare a meno di costatare come da tempo sia in atto un’aggressiva campagna di guerra tesa a scardinare radicalmente i principii della ragione umana, del diritto naturale e della fede cristiana che hanno contribuito nei secoli a gettare le radici della convivenza civile secondo il principio della centralità della persona umana. Tutto ciò accade con la complicità ostentata della maggioranza delle cancellerie occidentali (l’amministrazione Obama ne è un pre-
claro esempio) e purtroppo con la pigra rassegnata connivenza dei tanti parlamentari cattolici che nelle assise legislative si piegano a compromissorie riforme normative che rendono sempre più relativista e nihilista la società civile; per dirla con il sociologo Zygmun Bauman una società liquida che rifiuta a priori di riflettere sui presupposti etici comuni della legge in nome di un’ideologia ferocemente individualista e quindi contro l’uomo. L’ONU e le organizzazioni internazionali a essa legata sono, infatti, la punta di lancia ideologica al servizio di politiche in grado di condizionare le legislazioni interne dei singoli stati grazie alla gestione d’immense risorse economiche. Da decenni, infatti, in seno a questi organismi internazionali, nei vertici decisionali, negli esperti e consulenti che elaborano politicamente le linee-guida, è predominante un’ideologia laicista, relativista, profondamente intollerante della sfera religiosa, che ha radicalmente modificato la nozione di diritti dell’uomo.
Il Palazzo di Vetro a New York, sede dell’ONU
Infatti, alla nozione di diritto fondata da Aristotele e innervata nel pensiero cristiano, la cui base sono i concetti etici di bene e giustizia secondo la ragione comune, se n’è sostituita un’altra di tipo individualista e nichilista, eugenetico e anti-natalista. Essa nasce da una combinazione di più di un filone di pensiero: la critica al concetto di natura umana immutabile a favore dell’identità mutabile o transessuale di genere; il disconoscimento del matrimonio come istituzione legale in cui si stabilizzano naturalmente affetto coniugale, identità biologica sessuale per la procreazione della specie umana a favore della sterilità della relazione omosessuale, preoccupazioni pseudo-scientifiche sulla c.d. bomba demografica e le paure che ne derivano circa le future condizioni di vita del pianeta. Da tutto questo, deriva quella che è una vera e propria ossessione degli organismi internazionali a favore di ogni tipo di controllo delle nascite per cui cospicui finanziamenti sono erogati a tutti gli stati che introducono ogni sorta di pratica antinatalista: matrimonio omosessuale, sterilizzazione e quella forma efferata di soppressione della vita umana che è l’aborto. Opporsi con le armi del dialogo tra fede e ragione, secondo la magistrale lezione di Benedetto XVI, affinché il diritto riconosca di essere debitore della legge naturale comune e non già strumento di pretese nichilistiche è una battaglia di civiltà a cui non è lecito sottrarsi. Luca Galantini
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Come ti erudisco il pupo, 1 La dottoressa Atzori lavora presso l’Ospedale L. Sacco di Milano. Ci illustra il documento dell’UNAR che è all’origine della legge sull’omofobia.
L
a formale riunione del 2012, organizzata dall’ex ministro Fornero, delle associazioni LGBT (acronimo per lesbiche gay bisessuali transessuali), è esitata in un documento pubblicato nel 2013 dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali): “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. 51 pagine scritte con una terminologia che è un coagulato di neologismi gender, in cui l’identità di genere, a prescindere dal dato biologico, è diventata un “diritto” costruibile (e decostruibile) a piacere. Documento interministeriale non discusso pubblicamente né votato in parlamento, ma che aderisce alla Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, CM REC 5 -2010, questo progetto è il frutto delle pressioni del
mainstream progressista, femminista e omosessualista internazionale che vuole il superamento della visione antropologica fondata sulla differenza (oggettiva e oggettivabile) tra uomo-donna a favore dell’introduzione di nuove categorizzazioni che suddividono gli esseri umani in base alle loro preferenze sessuali: LGBT, senza escludere neppure il Q, cioè il “queer”, variante opzionabile, fluida di ogni gender variants, con insignificanza del sesso. La finalità dichiarata è “dare un forte impulso a quel processo di cambiamento culturale così fortemente auspicato” (pag. 4). Nei vari capitoli vengono presentati il contesto normativo europeo e italiano, una stima delle persone LGBT in Italia, gli assi della strategia (ramificati in campo educativo, scolastico, lavoro, sicurezza e carceri, comunicazione e media), e la “governance” costituita solo da sigle dell’attivismo militante di stampo gay, lesbico e transessuale. Il primo grave errore è terminologico: la caratteristica accessoria del desiderio erotico soggettivo dell’individuo, cioè l’orientamento sessuale, è trasformato in identità “ontologica” e “diritto” da tutelare. I “generi” sostituiscono “maschio e femmina”, uomini e donne. Secondo aspetto assai preoccupante è la pretesa che le associazioni LGBT diventino consulenti ufficia-
li del Ministero dell’Istruzione, per un vero e proprio indottrinamento pro-gender nelle scuole di vario ordine e grado. Una violazione alla libertà di opinione, del diritto di educazione e di convincimento religioso. Poiché questa pretesa non trova il consenso invocato, l’attivismo LGBT denuncia “un retrogrado ritardo culturale” e nel documento viene previsto un meccanismo di “sorveglianza del discorso dell’odio”: si predispone una rete di vigilanza sulle dichiarazioni che “possono essere ragionevolmente interpretate come atteggiamenti di odio o di discriminazione”. Il dissenso sul gender da chi verrà interpretato? Una persona convinta che il fondamento dei diritti umani è l’esistenza di esseri umani di pari dignità, uomini e donne (questi oggettivamente esprimono una differenza, tutelata dal diritto), che pacatamente e ragionevolmente si rifiuti di aderire all’ideologia LGBT può essere accusata di “discorso dell’odio”, di omofobia, di essere affetta da “paradigma etero sessista” e perciò sanzionata. Il documento dell’UNAR è estremamente criticabile da molti punti di vista ed è stato adottato senza alcuna pubblica e aperta discussione dei concetti e dei termini utilizzati. È frutto del pensiero delle sole associazioni dell’attivismo gender, pretende di essere pilota unico ed esperto di una strategia che mira “per legge” alla modifica dell’approccio culturale del concetto di “sesso” (maschile e femminile) a favore dei “generi”. Ci stiamo avviando a grandi passi verso una nuova dittatura del pensiero. Chiara Atzori
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Come ti erudisco il pupo, 2 Vogliono indottrinare i nostri figli sin dalla più tenera età, attraverso la scuola, all’ideologia antiumana e contro natura che promuove la teoria del gender: vedere la strategia proposta dal Dipartimento delle Pari Opportunità, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
C
ome genitori leggiamo con viva preoccupazione l’intenzione del Dipartimento delle Pari Opportunità di promuovere le ideologie di genere e l’indifferenza dell’orientamento sessuale nelle scuole italiane di ogni ordine e grado sin dagli asili nido. Mi riferisco alla “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)” pubblicata il 30 aprile 2013 sul sito dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Dipartimento per le Pari Opportunità). Lo scopo di queste linee guida sembrerebbe essere quello universalmente condiviso di contrastare la discriminazione, ma di fatto colpirà il cuore della famiglia, nella sua componente più innocente, i bambini. Le ideologie di genere post-moderne sostengono che il sesso biologico è irrilevante, ciò che conta è “quello che voglio essere”. L’idea è che i sessi non sono due, ma molti. Possiamo essere maschi e femmine, cioè essere in una dimensione di transizione, fluida, tra una sessualità e l’altra. Ne consegue che anche l’orientamento sessuale è indifferente, l’omosessualità, l’eterosessualità, la bisessualità sono indifferenti. In base a queste teorie utopiche e prive
di fondamento scientifico si vogliono indottrinare i nostri figli sin dalla più tenera età, peraltro attraverso la principale agenzia educativa che è la scuola. E se passerà in Italia la legge sull’omofobia, non si potrà protestare: verrà limitata, pena il carcere, anche la libertà di parola, di religione e di coscienza dei genitori e quindi il diritto a educare i figli secondo le proprie convinzioni, diritto garantito dalla Costituzione Italiana. La libertà di educazione è oggi drammaticamente ferita in Europa. In Germania dal 2006 al 2011 si sono contati 35 genitori incarcerati per essersi rifiutati di mandare i propri figli, frequentanti le primarie, ai corsi di “educazione” sessuale previsti obbligatoriamente dall’ordinamento scolastico. Nel marzo e aprile 2013 i bambini croati hanno subito nelle scuole primarie corsi di sessualità, redatti secondo il metodo Kinsey, in cui si rappresentano
situazioni di sesso esplicito (sospesi a maggio 2013 dalla Corte Costituzionale, per fortuna). Negli Stati Uniti, il Massachusetts impone alle scuole di permettere ai bambini di decidere da sé se sono maschi o femmine, e quindi sono prescrivibili trattamenti che inibiscono la pubertà e lo sviluppo delle caratteristiche sessuali per prepararli al cambiamento di sesso. In California sono state condannate delle istituzioni scolastiche perché impedivano ai bambini di usare gli spogliatoi delle bambine e vice versa. E purtroppo le notizie di questo tipo si moltiplicano ogni giorno. “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e onore lo hai coronato”, dice il Salmo. E noi come possiamo contrastare questa cultura relativistica, che nega la bellezza e la dignità dell’Uomo? Testimoniamo la Verità, difendiamo la realtà. Ha scritto Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, al n. 68: “Tutti costruiscono il proprio “io” sulla base di un sé che ci è stato dato. Non solo le altre persone sono indisponibili, ma anche noi lo siamo a noi stessi. Lo sviluppo della persona si degrada, se essa pretende di essere l’unica produttrice di se stessa” (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 68). Cristina Carturan
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Farmacisti di coscienza Il dott. Giorgio Falcon, Delegato Regionale dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani per il Veneto, ci invita a riflettere sulla delicata questione dell’obiezione di coscienza in farmacia.
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n quest’ultimo periodo si è tornato a parlare di obiezione di coscienza di medici e farmacisti, spesso con intenzione non troppo velata di demolire la legittimità e il valore di questo strumento, espressione di libertà e di civiltà, segno di rispetto per la vita umana. Se per i medici l’obiezione è legalmente riconosciuta e il loro codice deontologico prevede una clausola di coscienza, per i farmacisti il suo riconoscimento sta seguendo una via lunga e tortuosa, non essendo assistiti ancor oggi da una vera tutela giuridica, né da regolamenti di principio. Nel febbraio 2011 il Comitato Nazionale di Bioetica ha approvato, a maggioranza, un documento nel quale si esprime a favore dell’applicabilità dell’obiezione di coscienza per i farmacisti, sottolineando la sua fondatezza costituzionale. Tutti i membri del CNB, anche coloro che si sono dichiarati contrari al documento, hanno ammesso “l’assoluta correttezza deontologica ed etica del farmacista che invochi la clausola di coscienza”. Peccato che la FOFI (Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani) in questi anni non abbia mai proferito considerazioni in questi termini e non sia prevista alcuna clausola di coscienza nel codice deontologico professionale, che solo afferma nell’art. 3: “Il farmacista deve operare in piena autonomia e coscienza professionale, conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto della vita”. Tutto questo non è sufficiente per avere delle vere e proprie
tutele legislative: poiché vi sono altre normative che possono ostacolarne l’applicazione, l’obiezione di coscienza deve essere normata da una legge ad hoc, una legge che tuteli il farmacista obiettore per colmare quella lacuna con gli altri operatori sanitari che francamente è molto difficile da comprendere. In generale l’obiezione di coscienza dei farmacisti non sembra destare grande interesse, ma a ben vedere vi sono degli aspetti che dovrebbero essere valutati attentamente. Il farmacista svolge il proprio ruolo professionale in un ambiente pubblico, a stretto contatto con il paziente-cliente che
Il Comitato Nazionale di Bioetica ha ammesso l’assoluta correttezza deontologica ed etica del farmacista che invochi la clausola di coscienza, ma non c’è alcuna tutela normativa per gli obiettori.
ha di fronte, rapportandosi con le altre persone presenti nella farmacia. Anche nel rispetto della privacy, il suo comportamento nel ruolo professionale che esplica, è costantemente sotto lo sguardo e il giudizio dell’interlocutore e di tutti i presenti. Il rapporto con il paziente non potrà mai essere completamente privato e le sue azioni saranno sempre assolte sotto gli occhi di tutti. In quest’ottica l’obiezione di coscienza, che ha un particolare significato di testimonianza di fede e di rispetto per la vita umana, può assumere una valenza maggiore proprio perché svolta in pubblico, in un luogo di vitale importanza per la salute dei cittadini. Invece il rapporto tra paziente e medico è esclusivamente personale, strettamente privato e confidenziale, svolto lontano dagli sguardi di estranei. Questo permette un’obiezione di coscienza accompagnata da un’informazione più diretta ed esaustiva che ne rappresenta la caratteristica peculiare. Da quanto detto è facile capire che gli ambiti di applicazione dell’obiezione di coscienza di medici e farmacisti sono diversi, perché differenti sono i ruoli, ma il loro contributo può diventare complementare e rafforzarsi reciprocamente. La vita umana non ha prezzo e così salvare anche un solo bambino rappresenta uno scopo da perseguire senza arretrare e senza compromessi, cercando la collaborazione, non il conflitto. “Quel poco che siamo, se condiviso, diventa ricchezza” (Papa Francesco). Giorgio Falcon
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Letture consigliate
Michel Schooyans ll complotto dell’ONU contro la vita
Chiara Atzori Il binario indifferente. Uomo e donna o GLBTQ?
EFFEDIEFFE
Sugarco Edizioni
In tutto l’Occidente si è preso a legiferare su nozze omosessuali, omofobia, e roba simile. Tutti i problemi economici e sociali sono passati in seconda linea. Questo rientra in un progetto ben definito: Schooyans, docente di filosofia politica in varie università e da ultimo all’università Cattolica di Lovanio, da decenni analizza le strategie delle Nazioni Unite per «fabbricare» una nuova etica «invertita»: è in atto il tentativo di creare un “nuovo uomo”, non più cittadino politicamente responsabile, libero e detentore di sovranità democratica, ma un essere di “genere” indeterminato, egoista all’ennesima potenza, volto ai suoi piaceri privatissimi, elevati al rango di diritti, destinato a una profonda infelicità.
Quando parliamo di persona umana, ci riferiamo ad una realtà ontologicamente sessuata, descrivibile, oggettivabile, o ad un’identità astratta, a un soggetto astratto, indefinibile, connotato primariamente dalla direzione del suo orientamento sessuale, dal suo desiderio a prescindere dal biologico e, in virtù di questo essere desiderante, portatore di diritti? Evidenziando la trappola della falsa opposizione tra «natura e cultura», il testo vuole rimettere a tema la formazione dell’identità sessuata di ogni uomo e di ogni donna, smascherando le irragionevoli pretese dell’indifferenza del binario maschile/femminile portate avanti dall’ideologia gender.
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