Provita novembre 2014

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Contributo € 2,80 POSTE ITALIANE S.p.A. Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD In caso di mancato recapito inviare al CMP di PADOVA per la restituzione al mittente previo pag. rel. tariffa resi

Rivista Mensile N. 24 - Novembre 2014

“nel nome di chi non può parlare”

Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003

PEDOFILIA

FIGLI: UN DONO, NON UN DIRITTO

“FARE IL BENE FA BENE A CHI LO FA” INTERVISTA A “...MEGLIO PER LUI SAREBBE CHE GLI FOSSE APPESA AL COLLO UNA MACINA DA MULINO E FOSSE GETTATO IN FONDO AL MARE.” (MATTEO 18,6)

PADRE NICOLAE TANASE


-- Sommar Sommario S o m m a rio r i o -Sommario

Notizie Notizie

Editoriale Editoriale

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Lo sapevi che... Lo sapevi che... Primo Piano

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Federico F e ederico Catani

I conviventi hanno tanti diritti. Solo diritti 13 Omosessualità e pedofilia: un nesso logico-ideologico 11 Gianfranco Amato Rodolfo de Mattei

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La Babele moderna NVD: uele il partito dei pedofili Emmanuele W Wundt undt

Antonio Brandi Sovvertire la realtà naturale vuol dire distruggere l uomo 17 Giovanni Reginato Psichiatri, artisti e giuristi, amici degli orchi 15 Unioni (in)civili, 19 Gianfranco Amato imposte dai giudici Francesca F rrancesca rances Romana P Poleggi oleggi

Il Forteto: l’orrore continua…

17

Alessandro Fiore

Pedofilia: un problema della Chiesa? Attualità

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Giuliano Guzzo

Scene e retroscena Una preghiera inerme, eppure insopportabile

20 6

Adrea Mazzi Giovanni Reginato

Fecondazione eterologa e anonimato dei venditori di gameti

Editore Editore ProVita Onlus ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) 38068 Rovereto (TN) Codice Codice ROC ROC 24182 24182 Redazione Redazione Antonio Antonio Brandi, Brandi, Alessandro Alessandro Fiore, Fiore, Andrea Andrea Giovanazzi. Giovanazzi. Piazza Piazza Municipio Municipio 3 3 -- 39040 39040 Salorno Salorno (BZ) (BZ) redazione@notizieprovita.it Tel. el. l 329 redazione@notizieprovita.it -- T Tel. 329 0349089 0349089 Direttore Direttore responsabile responsabile Antonio Antonio Brandi Brandi Direttore Direttore editoriale editoriale F rancesca Romana P oleggi Francesca Poleggi Direttore ProV ita Onlus ProVita Andrea Giovanazzi Progetto grafico Massimo F estini Festini

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Tipografia T ipografia Flyeralarm SrL, Viale Druso 265, 39100 Bolzano

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Distribuzione Distribuzione MOPA AK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova MOPAK SRL, Via Prima Strada 66 - 35129 Padova Hanno collaborato Hanno collaboratodi questo numero alla realizzazione alla realizzazione questo Gianfranco Amato, Pdi aola Bonzi,numero Sara Alessandrini, Gianfranco Amato, AntonioCatani, Brandi, Mons. Ignacio Barreiro Caràmbula, Federico Claudia Cirami, Cirami, Rodolfo Rodolfo de de Mattei, Mattei, Giuliano Omar Ebrahime, Claudia Guzzo, Alessandro Venere Fiorenza, Virginia Lalli,Fiore, Andrea Mazzi, Newlife,Flora Gualdani, Giuliano Guzzo, Giovanni Reginato, Stefana Totorcea. F rancesca Romana Poleggi, Giovanni Reginato, Emmanuele Wundt.

Virginia Lalli

Attualità Drogati di sesso

Editorial and Packaging Solution

Rodolfo de Mattei

Come certe bugie 10 ItaliAid:smascherare solidarietà, servizio, edificazione 6 Giuliano Guzzo Venere Fiorenza

Fare il bene fa bene a chi lo fa 7 Stefana Totorcea

Il martirio del cuore e delle idee 9

Scienza e Morale Flora Gualdani

La questione della fecondazione artificiale

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Mons. Ignacio Barreiro Caràmbula

Non credenti pro life Scienza e Morale

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Claudia Cirami

La buona notizia: Ginevra Aborto e coscienza Paola Paola Bonzi

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Omar Ebrahime

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Il genocidio dei bambini Down Newlife

Famiglia ed Economia Figli: un dono non un diritto

24

Sara Alessandrini

Tutto incluso

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Claudia Cirami

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RIVIST TA MENSILE RIVISTA MENSILE N. 23 - OTTOBRE 2014 N. 24 - NOVEMBRE 2014

Dalle unioni di fatto etero ai matrimoni gay Primo Piano

ll!! a i c o a s i c e o B Be s

nel “nel nome nome di di chi chi non non può può parlare parlare”

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N. OTTOBRE TOBRE 2014 N. 23 24 -- OT NOVEMBRE 2014

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Editoriale

Editoriale

Pedofilia Ci vogliono far credere che l’omosessualità è “naturale”, e così anche la pedofilia. Se ancora qualcuno tra i nostri lettori pensa che siamo eccessivamente allarmisti, legga con attenzione gli articoli che trova in Primo Piano (magari integrandoli con la mole veramente imponente di documenti pubblicati on line su www.notizieprovita.it): ci stiamo avviando a grandi passi verso la legalizzazione della pedofilia. Illustri professori, sociologi e psichiatri, educatori, assistenti sociali, intellettuali e politici, pubblicamente e apertamente, in consessi di prestigio internazionale (da ultimo una conferenza a Cambridge dell’estate scorsa), sostengono apertamente che la pedofilia è normale, per uomini normali. Se non c’è violenza, e con la dovuta “educazione”, per i bambini è piacevole e naturale intrattenere rapporti sessuali, anche con gli adulti. I pedofili sono una categoria ingiustamente demonizzata. Se Richard Dawkins sostiene che una “moderata pedofilia” non dovrebbe essere giudicata severamente, l’American Psychiatric Association l’ha derubricata da malattia, a disturbo, e da disturbo a preferenza sessuale. Anzi, al termine “pedofilo” va sostituita l’espressione “adulto attratto da minore”: bisogna evitare gli stereotipi e le stigmatizzazioni sociali (!). Associazioni apertamente pedofile come NAMBLA e B4U-ACT o il partito pedofilo olandese Stitching Martijn, hanno mano libera: invano, Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’ OSMOCOP (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia e la pedopornografia) e dell’associazione Meter, da più di 20 anni denuncia che migliaia di bambini, anche neonati, subiscono cose indescrivibili, e le

loro immagini vengono pubblicate su internet per soddisfare l’eccitazione malata di orchi e affini. Anche l’arte viene utilizzata come alibi per sdoganare la pedofilia: le sculture pedopornografiche dei fratelli Chapman sono esposte nei musei e spettacoli con scene erotiche tra adulti e bambini sono applauditi dagli intellettuali di grido che frequentano i festival Gender Bender. L’ILGA e l’Istituto Kinsey, ricevono regolarmente finanziamenti anche con denari pubblici dell’UE (quindi soldi miei e vostri), e sono accreditati tra i consulenti dell’ONU. La loro opera è stata utile a stilare i famosi “Standard per l’educazione sessuale in Europa” dell’OMS, diretti a insegnare ai bambini da 4 anni in su a masturbarsi, a toccarsi, a cambiare sesso… Ma a chi giova, in pratica, la sessualizzazione precoce dei bambini? Per i media i pedofili sono esecrabili solo quando sono sacerdoti: in tutti gli altri casi coperture politiche e cortina di fumo mediatica impediscono che si faccia luce e si puniscano con la dovuta severità i responsabili di crimini bestiali: lo scandalo del Forteto, in Toscana, è solo un esempio. Aborto, destrutturazione della famiglia, ideologia gender, omosessualismo, incesto e pedofilia, sono tra loro collegati. Occorre quindi agire in maniera organica con una battaglia a tutto campo, su tutti i fronti. Il sesso da o con i bambini è solo un altro confine repressivo da spazzare via, in nome della rivoluzione sessuale e libertaria che, contro ogni buon senso, contro la ragione e la legge naturale, si presenta con lo slogan obamiano “love is love”: basta che ci sia “l’amore”. Antonio Brandi

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Lo sapevi che... COMBATTI PER LA VITA CON NOI! La Famiglia è il fulcro e il fondamento​della società umana fin da​lle origini della civiltà. È “famiglia”, atta a generare, educare e custodire la Vita, dall’inizio alla sua fine naturale, solo se c’è la complementarietà tra due coniugi, che promettono stabilmente di sostenersi a vicenda. O ​ ggi la Famiglia e la Vita subiscono attacchi continui, volti a distruggere l’umanità. Dai il tuo contributo alla buona battaglia in difesa della Famiglia! Aiutaci a difendere la Vita! Per agire a difesa della vita, della famiglia, dei bambini, aiutaci a diffondere Notizie ProVita: regala abbonamenti ai tuoi amici, sostienici mediante una donazione intestata a “ProVita Onlus”: c/c postale n. 1018409464 oppure bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina, IBAN IT89X0830535820000000058640 (indica sempre nome cognome indirizzo e CAP). Avanti per la Vita! Siamo lieti di segnalare ai nostri lettori che da qualche mese è nato il “Comitato Articolo 26”. Il nome richiama l’art.26 della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo che prevede il diritto della famiglia alla libera educazione dei figli. Il Comitato ha come motto “Famiglia e scuola, insieme per educare”, ed è composto da genitori, docenti e da professionisti dell’educazione, psicologi, pedagogisti ed operatori culturali. Il Comitato è disponibile per richieste di informazioni, analisi di singole situazioni problematiche o dubbi in merito ai progetti educativi presentati nelle scuole e tante altre forme di cooperazione. Per informazioni e adesioni, visitate il sito www.comitatoarticolo26.it. Raccomandiamo a tutti i lettori la visione del cortometraggio di tre giovani neolaureati, Antonio Losa, Mattia Conti e Gabriele Lodi Pasini, “Le Prepersone”, ispirato all’omonima opera di Phil K. Dick. Un racconto distopico che descrive un mondo in cui i bambini, finché non sono in grado di risolvere equazioni di secondo grado, non vengono considerati giuridicamente “persone”, ma solo “pre-persone”, e possono quindi essere abortiti. Il nostro mondo non somiglia forse a quello descritto da Dick? Il tema dell’ aborto post natale era fantascientifico ai tempi di Phil Dick, ma non è così lontano dalla nostra realtà. Potete vedere - e far vedere - il film sul nostro sito: www.notizieprovita.it/ filosofia-e-morale/prepersone-un-cortometraggio-perragionare-sullaborto. Ha fatto clamore la discussione sul disegno di legge contro l’ omofobia presentato alla Provincia autonoma di Trento dalla maggioranza di centrosinistra composta anche di partiti autonomisti e partiti sedicenti cattolici - con la consulenza dell’Arcigay. Si prevedeva l’inserimento nell’orario curricolare scolastico di lezioni tenute da esperti inviati dalle varie associazioni LGBT; corsie lavorative preferenziali per i transessuali; eventi di promozione culturale e pubblica dell’ideologia gender. Il tutto, naturalmente, a spese della Provincia. La minoranza ha preso coraggio, grazie anche alle dichiarazioni chiare e inequivocabili del Vescovo, S.E. Monsignor Bressan. L’impegno e la tenacia di consiglieri come Rodolfo Borga (Civica Trentina) hanno fatto rimandare la discussione del disegno di legge a data da determinarsi, nonostante le pressioni giunte da ogni parte, compresa una telefonata personale - pare - di Berlusconi. La guerra non è finita, ma la battaglia è

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vinta: la sua importanza è data dal fatto che il Trentino doveva essere il banco di prova di ciò che potrebbe accadere al Parlamento quando si discuterà in Senato il disegno di legge Scalfarotto. Il Ministro dell’Interno Alfano ha emanato una circolare che richiama all’ordine i sindaci “politicamente corretti” che - in Comuni grandi e piccoli - hanno introdotto la pratica di registrare i matrimoni gay contratti all’estero: “Nessuna azione, nessuna attività, nessuna decisione, nessuna direttiva dei sindaci, in materia di stato civile, può prescindere dal quadro normativo vigente nel nostro Paese”. A ragione, quindi, ProVita e Giuristi per la Vita , con un loro esposto, hanno sollevato il caso relativo al Comune di Empoli. Nel momento in cui andiamo in stampa, alcuni Sindaci hanno dichiarato che continueranno a violare la legge “serenamente”, per ossequio alle proprie convinzioni ideologiche o di partito. Vedremo quali saranno le conseguenze. Bisogna che tutti conoscano i contenuti della mozione conclusiva dell’XI Congresso dell’Associazione Luca Coscioni, al quale sia il Presidente della Repubblica, sia il Presidente della Camera hanno plaudito. Questo documento apre “una nuova stagione delle libertà civili” perché si realizzino una serie di “riforme laiche per l’autodeterminazione individuale contro ogni rischio di controriforme partitocratiche e corporative”. Ecco di quali riforme si tratta: la liberalizzazione della ricerca sugli embrioni e l’accesso di pazienti non sterili alla fecondazione assistita o alla diagnosi genetica pre-impianto; la calendarizzazione in Parlamento della proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale e l’interruzione delle terapie (come auspicato dalla Boldrini e da Napolitano); rimuovere gli ostacoli burocratici alla prescrizione, già legale, dei derivati della cannabis a fine terapeutico; garantire l’accesso senza ostacoli alla contraccezione, anche d’emergenza, e all’aborto per tutte le donne, evitando che l’obiezione di coscienza possa impedirne la realizzazione. L’aborto moltiplica i rischi di sviluppare il cancro al seno. Ovviamente la notizia è censurata dai media, dalla cultura della morte, e dalla comunità scientifica politicamente corretta, anche da quelli che blaterano ogni tre per due di “diritto alla salute”, soprattutto delle donne. Da ultimo, si sono aggiunti 12 studi scientifici provenienti dall’India, a confermare il «Link ABC» (lega-


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Lo sapevi che... me tra Aborto e Breast Cancer, cancro al seno). Secondo questi, considerando che una donna di per sé può essere più o meno predisposta al tumore, un aborto volontario aumenta di 5 volte le possibilità che il tumore si sviluppi. Noi continuiamo a ripetere: chi veramente fosse “femminista” dovrebbe essere contrario all’aborto: da quasi 40 anni, la 194 e la cultura mortifera che l’ha prodotta e che la sostiene, non ha fatto altro che banalizzare l’aborto: a discapito non solo dei bambini, ma anche delle madri. Continua la protesta a Bologna del gruppo femminista “Mujeres Libres” , per le quali dovrebbe essere vietato pregare per le vittime dell’aborto. I volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, che pregano davanti all’Ospedale Sant’Orsola, sono descritti come turbolenti facinorosi che “violentemente impediscono” alle donne di esercitare liberamente la loro scelta. Non sanno, fingono di non sapere, o forse non vogliono sapere, le femministe inviperite, che troppo spesso le donne non sono affatto “libere” di abortire, ma costrette da persone (partner, parenti, amici... assistenti sociali e medici!) che dovrebbero porgere loro sostegno, aiuto e solidarietà. Dovrebbero sapere che i “casi limite” sono paradossalmente quelli più facili da risolvere: la stragrande maggioranza delle donne che abortisce lo fa pur non essendo in una situazione di emergenza, come dimostrano le statistiche del Ministero della Salute. Inoltre, le vittime dell’ aborto non sono solo - ovviamente - i bambini ammazzati: la profonda intrinseca violenza del gesto contro natura comporta conseguenze fisiche e psichiche per le madri di una gravità sottaciuta e raramente considerata dalla cultura della morte dominante. Chi prega fuori dagli ospedali che praticano l’ aborto lo fa e PER le madri e PER i bambini. E di tanto in tanto salva qualche vita. E sa benissimo che chi salva i bambini, salva le madri. La Camera ha approvato un disegno di legge per consentire alle persone di cambiarsi il cognome: un altro modo per indebolire e relativizzare i legami familiari. La Corte di giustizia europea aveva chiesto che i bambini potessero portare il nome del padre e il nome della madre. Invece il testo approvato è andato oltre: in sostanza toglie al cognome il suo significato

proprio. Lo dice anche l’etimologia: “con” e “nome” indica, appunto, il nome che portiamo insieme con altri, non da soli, e ci colloca nell’ordine della parentela e della comunità di appartenenza. Solo la madre è certa, dicevano gli antichi (oggi - ahinoi - neanche più quella): il cognome paterno serve a legare il padre alla sua creatura. Se la nuova legge passa al Senato, questo legame potrà essere ulteriormente dimenticato, comunque viene indebolito. Anche l’on. Binetti ha parlato di “liquidazione della famiglia” e di “schiaffo alla famiglia”, evidenziando i costi che dovrebbe sostenere lo Stato quando - per esempio - a 18 anni un ragazzo decida di cambiare il cognome del padre con quello della madre: dovrebbe cambiare gli atti dello stato civile, il codice fiscale.... Speriamo che il Senato ripari il guasto: il bicameralismo, in casi come questo, meno male che c’è. La contraccezione chimica ha molti effetti collaterali e mette a rischio la salute delle donne. Lo abbiamo scritto e ripetuto in molte occasioni. Le case farmaceutiche, che ci guadagnano profumatamente, e i cultori della morte, figli della rivoluzione sessuale del ‘68, hanno sempre negato e sottaciuto. Ma le donne sanno informarsi, evidentemente. Per lo meno in Francia. Infatti, “Le Monde” ha pubblicato un’interessante inchiesta da cui risulta che le donne francesi fanno uso in modo sempre più massiccio dei metodi di regolamentazione della fertilità naturali, non certo spinte da motivi religiosi, nella Francia dove la laicité e il secolarismo sono imperanti. Sappiamo bene quello che è costato alla Chiesa e alla persona stessa di Papa Paolo VI la pubblicazione dell’enciclica Humanae Vitae. Le donne francesi sono arrivate col tempo, in circa 40 anni, alle stesse conclusioni del Magistero ecclesiale. E ci sono arrivate, non per atto di fede, ma per un desiderio - quasi ecologista - di rispetto della natura e del loro corpo. Evidentemente chi dice che il Cristianesimo è l’unica religione (vera), perché incarna perfettamente le norme del diritto e della ragione naturale, non ha tutti i torti. Ma, intanto, l’inganno perdura in Italia e nel resto del mondo: nei paesi in via di sviluppo, le associazioni umanitarie portano contraccezione e kit per aborti prima che cibo e acqua. Quante ragazzine si devono ancora avvelenare con l’illusione di guadagnare la libertà?

La nostra rivista, Notizie ProVita, si può acquistare presso i seguenti punti vendita Priorato S. Pio X, Via Trilussa, 45-Albano Laziale (RM) - Ufficio di Vita Umana Internazionale, P.le Gregorio VII, 22, int.2, Roma - Antica Rampa Libreria Caffè, Via San Giovanni, 31-Badia Polesine (RO) - Libreria Ancora Brescia, Via Tosio, 1-Brescia - Parrocchia di Sant’Anastasio Martire, Via Don Luigi Villa-Cardano al Campo (Varese) - Parrocchia S. Marco, Via San Giovanni, 2-Civezza (Imperia) - Fondazione D’Ettoris, Via F.A. Lucifero, 38-Crotone (KR) - Chiesa Ognissanti, Borgo Ognissanti, 42-Firenze - Libreria Don Bosco, Elledici-Via Gioberti, 37/A-Firenze - Centro Distribuzione CLC, C.da Vazzano snc Complesso Motta-Motta S. Anastasia (CT) - Libreria San Paolo Gregoriana, Via Roma, 37-Padova - Libreria “La Goliardica”, Via Calderai, 67/69-Palermo Parrocchia di Borgotrebbia, Via Trebbia, 89-Piacenza - Le Querce di Mamre Onlus, Via Trebbia, 89-Piacenza (PC) - Libreria Edizioni Paoline, Via Capponi, 6-Pisa - Libreria Ancora Roma, Via della Conciliazione, 63-Roma - Libreria Aquisgrana, Via Ariosto, 28-Roma - Libreria Centro Russia Ecumenica, Borgo Pio, 141-Roma - Libreria San Paolo, Via della Conciliazione, 16/20-Roma - Parrocchia S. Bernardo da Chiaravalle, Via degli Olivi, 180-Roma - Parrocchia di San Corbiniano, Via Ermanno Wolf Ferrari, 201-Roma - Parrocchia Sacra Famiglia, Via di Villa Troili, 56-Roma (RM) - Libreria Salesiana, Via Provinciale Calcesana, 458-San Giuliano Terme (PI) - Priorato Madonna di Loreto, Via Mavoncello, 25-Spadarolo (Rimini) - Libreria Ancora Trento, Via Santa Croce, 35-Trento - Santuario Nostra Signora de La Salette, piazza XXIV Maggio, 2 - Viù (TO) - Parrocchia S. Andrea Apostolo, Piazza Municipio, 3 - Salorno (BZ) Vuoi che Notizie ProVita venga diffuso anche nella tua città? Chiama la Redazione al 329 0349089 o scrivi a redazione@notizieprovita.it

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Attualità

Fiorenza Venere

volontaria della onlus Steadfast (www.steadfastfoundation.com), che svolge azione di mediazione, senza scopo di lucro, tra le istituzioni pubbliche e territoriali e i soggetti direttamente coinvolti in richieste di adozione, al fine di tutelarne la dignità e la sicurezza.

ItaliAid: solidarietà, servizio, edificazione Nasce ItaliAid, il nuovo progetto di Steadfast Onlus: al via le nuove Sezioni Steadfast di Aprilia e Castelli Romani di Fiorenza Venere

L

a Steadfast Onlus è un’organizzazione con scopo umanitario, nata nel gennaio del 2013 con il progetto NigeriAid, che vede un’azione di cooperazione in Nigeria e verso tutti i Paesi con gravi difficoltà economiche, sanitarie e sociali. Da quest’anno avvia il nuovo progetto ItaliAid. Il Presidente e fondatore della Steadfast Onlus, Emmanuele Di Leo, nei due incontri avuti al Borgo Vecchio di Nettuno e alla RSA San Michele di Aprilia ha proposto a un gruppo di persone e di ragazzi di entrare a far parte dell’Organizzazione, spiegando le motivazioni per cui essa è nata e quali obiettivi si propone. La maggior parte dei partecipanti ha aderito ed ha formato un polo composto da due gruppi: il primo che opera nella zona dei Castelli Romani, che avrà come sede Genzano, il secondo sul litorale che avrà come sede Aprilia. Il giorno 1 settembre 2014 presso una sede provvisoria, il gruppo progettuale del litorale ha deliberato di iniziare la propria attività. È stato deciso, in quella sede, di proporre alla cittadinanza, il giorno 7 settembre 2014, dalle ore 7,30 alle ore 9,30 una colazione solidale nei confronti di tutte le persone in difficoltà, coinvolgendo le attività commerciali della zona. Questa è stata la prima azione del progetto ItaliAid che ha visto impegnata la Steadfast in azioni solidali e di aiuto nei confronti dei più emarginati ed indifesi.

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Sono state distribuite vivande, con l’autorizzazione del Consorzio Lupetta, nel giardino consortile di Viale delle Azalee, a Lido dei Pini (Ardea), in provincia di Roma. Hanno pubblicizzato l’evento, con le locandine appositamente preparate, i negozianti del luogo e le suore della Casa Famiglia “Mater Amabilis”, che attualmente distribuiscono alimenti ai bisognosi che bussano alla loro porta. Il giorno 7 settembre, quindi, il gruppo Steadfast, ha preparato uno stand con tutto il necessario e ha accolto tutti coloro che si sono presentati. La Steadfast ha concordato, inoltre, la distribuzione di colazioni solidali due volte al mese e, nel prosieguo,

La Steadfast Onlus promuove iniziative culturali, umanitarie e di raccolta fondi nei Paesi che versano in costante disagio economico. Attua progetti in campo socio sanitario, a favore dell’imprenditoria giovanile, a difesa del diritto alla vita di ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale.

offrire periodicamente pasti caldi ai bisognosi. Tuttavia, l’obiettivo principale consiste sì nel servire ma, soprattutto, nell’edificare, pertanto, una volta stabilito un contatto empatico con le persone che si presentano agli incontri, si cerca di liberarle dallo stato di indigenza in cui versano, insegnando loro come muoversi ed agire. Diventa necessità fondamentale instaurare un contatto diretto con i cittadini per sensibilizzarli sulle tematiche attinenti ai bisogni primari degli indigenti. Per adempiere a questa iniziativa si avrà bisogno di dare impulso al Servizio civile volontario come esperienza di formazione globale personale. Man mano che la Steadfast si infoltirà di volontari, sarà cura del gruppo alimentare il senso di appartenenza alla vita sociale e civile e, attraverso il contatto diretto con le persone in situazione di disagio, arrivare a comprendere, nella giusta maniera, anche i problemi complessi, sia a livello cittadino a livello nazionale e globale. A questo punto, nel fornire una forte esperienza di servizio verso gli ultimi, la sezione Steadfast di zona comincerà ad edificare, anche, influenzando lo stile di rapporti interpersonali e orientando ai valori della solidarietà e dell’accoglienza. Come ha detto il Presidente: “Quando incontreremo persone e ci ascolteranno, si sentiranno coinvolte e manifesteranno interesse a contribuire alle finalità della Fondazione”.


Notizie

Attualità

Stefana Totorcea

Nelle riunioni importanti, mentre le persone si guardano negli occhi, sono quella che dice le cose che nessuno ha il coraggio di dire. È forse per questo che mi hanno scelta come giornalista prolife. * stefana.totorcea@gmail.com stefana.totorcea : www.familynews.ro - www.stiripentruviata.ro

Padre Tanase

Fare il bene fa bene a chi lo fa In Romania i movimenti pro life stanno fiorendo. Un’esponente di “Studenti per la Vita” ci ha inviato un’intervista a padre Tanase, un sacerdote ortodosso, che ha fondato e dirige uno dei più grandi centri d’accoglienza per mamme e bambini dell’Europa orientale. Riportiamo l’intervista che ci ha rilasciato, ma avvisiamo i lettori: lui - ancora - ritiene che la donna sia “l’angelo del focolare”… di Stefana Totorcea

N

el 1990, Padre Nicolae Tanase, curato di Valea Plopului, un villaggio a circa 100 km a nord di Bucarest, in Romania, ha iniziato ad accogliere donne gravide in difficoltà e bambini indesiderati. Così ha cominciato una delle opere di accoglienza della Vita più grandi di tutta l’Europa orientale. Questo prete ortodosso, occhialuto e barbuto, predicava alle donne che non dovevano abortire e che l’aborto era male di fronte a Dio e agli uomini. Ben presto, però, si è trovato di fronte alla necessità di agire con i fatti: le parole delle prediche non bastavano. Oggi le case-famiglia di Valea Plopului, e il vicino villaggio di accoglienza Valea Screzii, accolgono bambini, anziani, vittime di violenza familiare, donne e persone cresciute negli orfanotrofi che non hanno potuto integrarsi nella società. Una delle donne che mi ha colpito di più è arrivata qui dopo essere stata violentata, picchiata e lasciata incinta di un bambino, che lei ora alleva con tutto il cuore. Chiama Padre Tanase “Daddy”, un po’ imbarazzante per un prete serio che in estate porta i capelli intrecciati o a coda di cavallo [ma Manzoni direbbe: “Om-

nia munda mundis”, N.d.T.]. Questa donna è il simbolo dei tanti drammi, delle tante e profonde sofferenze, che segnano le persone accolte da Padre Tanase. Ma è anche un emblema della grande e fiduciosa speranza che regna tra queste persone che la società non vuole più. Abbiamo chiesto come prima cosa a Padre Tanase di raccontarci come è cominciato tutto questo. “Dopo la caduta del comunismo, nel 1990, abbiamo scoperto che c’erano così tanti aborti che gli ospedali dovevano smaltire i corpicini nei crematori pubblici. Mi sono unito ad un’associazione pro life avviata dal compianto poeta e studioso Alexandru Ioan. Ogni settimana ci riunivamo per pregare sulla tomba di Constantin Brancoveanu, nella chiesa di Gheorghe Nou. Poi da lì ci recavamo nelle cliniche, dove cercavamo di convincere le donne a non abortire.

Cosa tiene insieme tutte queste persone ? Le persone in difficoltà imparano ad essere solidali.

In un solo giorno abbiamo salvato 13 mamme e 13 bambini, con la promessa che ci saremmo presi cura di loro. Mi ci sono voluti due giorni e una notte per trovare le famiglie disposte ad accogliere i bambini nel mio villaggio. E da allora i bambini continuavano ad arrivare. Nel 1997, ne avevamo oltre 80: nel frattempo avevamo costruito le case per accoglierli.” Perché ha scelto proprio la tomba del principe Constantin Brancoveanu, che è il patrono della vostra associazione? “È stata un’eccellente intuizione. Il nostro patrono spirituale, canonizzato (dalla chiesa ortodossa romena, N.d.T.) nel 1992, ha avuto 11 figli - quattro maschi e 7 femmine - e sotto il suo regno la Valacchia è fiorita. Nel 1714, fu decapitato a Costantinopoli, insieme a tutti i suoi quattro figli e uno dei suoi generi, per essersi rifiutato di convertirsi all’Islam.” Quanti bambini sono ora nelle casefamiglia di Valea Plopului e Valea Screzii? “Ora abbiamo il più alto numero di persone che siano mai state assistite nella storia di questo posto: 417, di cui 22 anziani e 26 madri

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Attualità

Tutti gli imperi crollano quando perdono le madri.

con vari problemi di salute, anche mentale, ma che non hanno ucciso i loro figli. In totale, abbiamo assistito oltre 3.500 bambini che successivamente sono stati restituiti alle loro famiglie: ad uno dei loro genitori o ai nonni. Abbiamo anche ospitato i bambini di strada, giovani donne cresciute negli orfanotrofi di Ceausescu [i lettori forse non sanno che erano veri e propri lager, dove i bambini vivevano in condizioni disumane. Quando sono stati chiusi, però, i piccoli senza famiglia sono finiti a cercare riparo nelle fogne, N.d.T.] È una sfida gestire tutto questo. Come si fa a trovare le risorse? Nel momento in cui abbiamo iniziato, l’ urgenza era tale che non ci siamo seduti a fare conti. Purtroppo, lo Stato non fornisce alcuna risorsa. Molti Rumeni aiutano, di solito con pochi soldi, proporzionati alle loro possibilità economiche. La situazione economica della Romania non è così prospera, e noi abbiamo bisogno di 1.100 pagnotte di pane al giorno: per grazia di Dio riceviamo sponsorizzazioni e donazioni anche dall’estero, anche in natura. Se riceviamo donazioni di cibo, possiamo usare il denaro per materiali da costruzione. Quali difficoltà ha dovuto affrontare? “I momenti più difficili sono quando siamo costretti a vivere in poco spazio: continuiamo tuttora a costruire case. Abbiamo anche avuto a che fare con le indagini delle au-

Gli uomini non sono stati dotati del potere di portare la vita: è per questo che la salvezza si trova nelle donne. 8

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torità locali: non capivano che c’era una grande differenza tra vivere nel sistema fognario e quello che potevamo offrire noi ai bambini. Continuavano a dire che serviva una certa cubatura, un certo grado di luce, una adeguata pavimentazione, bagni piastrellati. Ma dovevamo lasciare che i bambini vivessero nelle fogne, finché non avessimo costruito tutto in regola? Cosa tiene insieme tutte queste persone ? “Le persone in difficoltà imparano ad essere solidali”. Che piani avete per il futuro? “Abbiamo solo 26 dipendenti, e invece ne dobbiamo assumere altri: dobbiamo arrivare a 100 per migliorare la qualità delle cure. Non vogliamo cose straordinarie. Dopo tutto, viviamo in un villaggio. Ma abbiamo bisogno di più insegnanti e più assistenti”. Ci sono molti volontari: cosa spinge gli americani, tedeschi, olandesi a lasciare le comodità dei loro paesi d’origine e a venire qui, nella campagna rumena, per settimane o mesi, a lavorare nei cantieri edili o a prendersi cura dei bambini? “Fa bene fare del bene. Fa bene a chi lo fa; previene problemi psicologici. È un principio secolare riscoperto dalla psichiatria di oggi e possiamo solo gioire di questo. E ciò che attrae i volontari stranieri qui è esattamente il fatto che essi non vivono negli standard. La loro chiamata proviene dai loro cuori. Vogliono dare qualcosa. I nostri primi volontari sono stati una famiglia svizzera. Nel 1993, dopo che si sono sposati, sono venuti qui e hanno dedicato il primo anno della loro vita coniugale ai nostri figli. Hanno fatto tutti i tipi di lavoro.” Cosa pensa della “liberazione” della donna che per lavorare non mette su famiglia e non fa figli? “In questo modo le donne dimenticano la natura che Dio ha dato loro: l’ “angelo del focolare”. Oggi le donne lavorano per portare soldi

La maternità e il parto rendono la donna superiore all’uomo. Così come, il sacerdozio è una prerogativa dell’uomo, la maternità è prerogativa della donna, che la rende “sacerdotessa dell’amore”: ciascuno ha il suo ruolo, ciascuno la sua importanza. a casa, ma poi in casa continuano a lavorare, magari mentre il marito è impegnato nello zapping tra i canali televisivi, bevendo birra. Se le donne non lavorassero, l’uomo sarebbe costretto a lavorare di più. E i nostri figli sarebbero meglio istruiti. Tutti gli imperi crollano quando perdono le madri…” Che cosa ti dà la forza di andare avanti? Concludiamo con un messaggio di ottimismo! “Essere ottimisti è una qualità, il pessimismo è un difetto. Ed essere utopisti è un disastro. Utopia significa sperare l’impossibile e sognare. L’uomo ha bisogno di svegliarsi. Per capire che noi siamo “tutto” la corona, il vertice, della creazione di Dio, ma siamo anche “niente”, come peccatori e persone imperfette. C’è speranza per l’umanità solo se riscopriamo i valori cristiani. Continuare a pensare che una parte della popolazione debba scomparire in modo che gli altri siano in grado di vivere bene è inaccettabile. Fidiamoci di Dio, che è padre misericordioso di tutte le sue creature. [traduzione a cura della Redazione]

“Un marito ideale, una moglie ideale” è l’ultimo libro scritto da Padre Tanase


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Attualità

Flora Gualdani

ostetrica, fondatrice di Casa Betlemme (Arezzo), ha dedicato tutta la vita alla difesa dei piccoli innocenti e a sostenere le madri in difficoltà.

Casa Betlemme è un luogo di preghiera, casa di accoglienza, centro di formazione sul Vangelo della vita: un’opera spirituale, sociale, culturale, alle porte di Arezzo, dove vengono offerti momenti di spiritualità, percorsi formativi e servizi di consulenza sul tema della procreazione. Una fraternità di laici che, insieme ad un’attività di sostegno alle “maternità difficili”, coniugano un cammino di fede con lo studio e la divulgazione della bioetica e della teologia del corpo alla luce del magistero della Chiesa cattolica.

Il martirio del cuore e delle idee Non si riflette abbastanza sul numero di bambini che vengono uccisi con la fecondazione artificiale. Ma i professionisti che lavorano in quel campo, come i ginecologi che praticano l’aborto, se ne rendono conto e vivono seri problemi di coscienza. di Flora Gualdani

A

proposito di tutte le piccole vite umane innocenti che vengono sacrificate con l’aborto ed in provetta, ci sono vari aspetti su cui riflettere. Uno riguarda i ginecologi tormentati nella coscienza. Certe storie sono molto significative e vanno divulgate. Nel 2002, in uno dei corsi di bioetica che ho frequentato a Roma, c’era tra i docenti il dott. Orazio Piccinni, un pioniere pugliese delle tecniche di fecondazione artificiale, successivamente “pentito” e appassionato difensore del Magistero. Anche lui era un ginecologo abituato a scartare gli embrioni per impiantare solo i “golden embryo”: poi un giorno si trovò ad impiantare l’unico embrione (brutto) che aveva a disposizione il quale, nascendo bello, lo mandò in crisi aprendo una profonda breccia nella sua coscienza. Lui parla di una “conversione al microscopio”: trovò il coraggio di abbandonare la carriera e quel grande business, ma ritrovò il rapporto con la fede e con la famiglia. Della sua storia ne parlarono, ai tempi del referendum sulla legge 40, sia Tempi che Il Foglio. Credo che sia il momento di ritirare fuori certe testimonianze dal mondo dei ginecologi, per farle conoscere. Dopo una lunga esperienza professionale, vorrei dare anch’io una piccola testimonianza su questo

aspetto specifico: il tormento dei ginecologi. Ho passato tutta la vita accanto a loro dentro i reparti di ostetricia, negli ospedali di varie città. Quando arrivò la legge 194, diversi ginecologi inizialmente aderirono all’applicazione della legge, «voluta dal popolo»: ubriacati dall’ideologia del 1968, non si sentivano personalmente responsabili di tutto quel sangue innocente. Con il tempo però alcuni di loro, chi prima e chi dopo, sono entrati in crisi e alla fine hanno preferito cambiare strada: qualcuno l’ho visto cambiare ospedale, qualcun altro cambiare specializzazione. Il sangue caldo che cola sui guanti di lattice - racconta chi l’ha provato - è qualcosa che ustiona l’anima oltre che la pelle. Chi invece ha continuato a fare gli aborti, l’ho visto farlo sempre più malvolentieri. Tanto che, nella preparazione degli orari di turno, quando facevano il calendario mensile, ognuno cercava il modo di evitare le mattine dedi-

Il sangue caldo che cola sui guanti di lattice - racconta chi l’ha provato - è qualcosa che ustiona l’anima oltre che la pelle.

cate alle IVG. Esattamente lo stato d’animo opposto che provavamo all’uscita dalla sala parto, con il “bimbo in braccio” a condividere la gioia delle famiglie. In certe circostanze ho sentito il dovere morale e professionale di scontrarmi (talvolta in modo molto forte) con i ginecologi abortisti, anche se erano i miei primari. Quando li rimproveravo energicamente, richiamandoli alle loro gravissime responsabilità, sentivo che gli toccavo la coscienza e che gli facevo del bene. Mi davano ragione, ma mancava loro il coraggio di disobbedire alle “alte protezioni” che avevano alle spalle. Capivo la loro debolezza, perché quel coraggio può venire soltanto dalla forza della fede. A quasi quarant’anni di distanza, devo dire con stupore che ho incontrato lungo i decenni molta più stima professionale (e personale) proprio da parte di quei ginecologi con cui mi ero scontrata apertamente in reparto, piuttosto che da parte di quelli cattolici che avrebbero dovuto sostenermi ma preferivano il dialogo tiepido e conciliante. Tutta questa riflessione io la riassumo nel concetto di “martirio del cuore e delle idee”, cioè bisogna imparare a rinunciare a carriera, indice di gradimento e amicizie (a volte le più care) se si vuol rimanere fedeli alla verità tutta intera. Dolorosamente, ma in letizia francescana.

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Rodolfo de Mattei

laureato in Scienze Politiche, è Amministratore di RdMedia Srl, società attiva nel settore della comunicazione e di Internet. È autore di Gender Diktat di imminente pubblicazione (Solfanelli)

Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale (part.), Cappella Sistina (S.C.V.)

Omosessualità e pedofilia: un nesso logico-ideologico Una delle accuse che gli attivisti LGBT e i promotori dell’ideologia del gender rifiutano con più fermezza e disdegno è l’imputazione dell’evidente nesso logico e fattuale tra le loro teorie e la pedofilia. Però ammettono tutte le tendenze sessuali… di Rodolfo de Mattei

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l sempre più complesso e ampio acronimo con il quale si identifica il movimento omosessuale, LGBT, è rivelatore della sua schizofrenia e anarchia sessuale senza limiti di sorta. Ad oggi, la sua stesura completa corrisponde, infatti, a LGBTQIA, dove le ultime tre lettere stanno ad indicare le persone Queer (Bizzarre), Intersessuali e Asessuali, e la sigla cresce, giorno dopo giorno, di pari passo con le loro folli pretese ideologiche. Il fondamento primario della teoria del gender consiste, infatti, nella rivendicazione di qualsivoglia tendenza sessuale al di là del dato biologico e naturale. Messa da parte la natura ciò che conta è il desiderio e l’istinto individuale che deve essere libero di potersi volgere verso chiunque. Un pericoloso giro mentale che spalanca evidentemente le porte a qualsiasi tipo di relazione tra persone disponibili e consenzienti. In tal senso, il passaggio dall’orientamento omosessuale all’orientamento pedofilo è un iter logico e naturale che fa rabbrividire, ma non stupisce. La conferma riguardo l’esistenza di un legame ideologico tra omosessualità e pedofilia ci viene data dalle

storie personali di alcuni tra i principali teorici e promotori della rivoluzione sessuale della seconda metà del secolo scorso: Harry Hay, Alfred Kinsey, John Money e Mario Mieli, tutti noti e dichiarati sostenitori della pedofilia. Il sessuologo americano Alfred Kinsey (1894-1956), famoso per i suoi “Kinsey Reports” e per aver teorizzato la cosiddetta “Scala di Kinsey”, era ossessionato dal sesso e, come racconta la ricercatrice americana Judith Reisman, autrice nel 1998 di un rapporto di denuncia, Kinsey: Crimes and Consequences, fin dalla giovane età «era un dipendente da

“North American Man/ Boy Love Association - NAMBLA”, è un’associazione per la difesa del diritto dei minori ad avere rapporti sessuali con uomini adulti, così come la B4U-ACT. Basta cercare queste sigle in google per leggere con i propri occhi.

masturbazione violentemente masochista e un predatore sessuale» (J. A. Reisman, Sexual Sabotage, WND Books, 2010, p. 36.). Egli fu un convinto sostenitore della pedofilia e dell’abrogazione delle leggi che tutelavano i bambini dai rapporti sessuali con uomini adulti. Interrogata sull’argomento, la dott.ssa Reisman ha dichiarato: «Kinsey riteneva che tutte le pratiche sessuali fossero legittime: la pedofilia, il bestialismo, l’incesto, l’adulterio, la prostituzione, il sesso di gruppo, il travestitismo, il sadomasochismo, e lavorò per abbattere tutte le leggi che proibivano una qualsiasi di queste perversioni». I rapporti del dott. Kinsey hanno costituito, successivamente, le fondamenta teoriche delle idee propugnate dalla “Mattachine Society”, la prima associazione statunitense in difesa dei diritti civili degli omosessuali fondata nel 1950 a New York da Harry Hay (1912-2002), un militante comunista e convinto marxista, considerato uno dei primi attivisti per la difesa dei diritti della comunità gay negli Stati Uniti. Dopo lo scioglimento, nel 1961, della “Mattachine Society”, Hay continuò la sua attività all’interno del movimento omosessuale divenendo un ammiratore della “North American Man/Boy Love Associa-

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Primo piano Hyeronimous Bosch, Cristo portacroce, 1515 (part.). Il grande Fiammingo raffigura Cristo che porta la Croce tra esseri demoniaci come quelli raffigurati in questo particolare: c’è speranza di redenzione anche per i più cattivi.

tion - NAMBLA”, un’associazione per la difesa del diritto dei minori ad avere rapporti sessuali con uomini adulti, fondata a Boston nel 1978. La “NAMBLA” negli anni Ottanta entrò a far parte dell’”ILGA” (International Lesbian and Gay Association), la più potente organizzazione omosessualista internazionale, partecipando anche alla stesura della sua costituzione. Ne fece parte fino al 1994, quando l’”ILGA”, ottenuto il riconoscimento di “status consultivo” presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), fu costretta, in seguito alle pesanti critiche e polemiche sorte, a troncare ogni rapporto con l’associazione pedofila. Uno dei discepoli più fedeli al dott. Kinsey fu il dott. John Money (19212006), professore di pediatria alla prestigiosa Johns Hopkins University di Baltimora, considerato il precursore dell’ideologia del gender e divenuto tristemente famoso per la tragica storia dei gemelli Reimer. Come mette in luce la professoressa Dina Nerozzi, nel suo interessante libro “L’uomo nuovo”, «egli era l’araldo di un nuovo mondo, una nuova era, che privilegiava la sessualità ricreativa, una sessualità privata di tutti quei divieti arcaici imposti dalle religioni intolleranti e bigotte che da sempre deprivavano l’uomo delle gioie che la vita potrebbe concedere al genere umano. La nuova etica del sesso ricreativo». Anche Money, come Hay e il suo amico Kinsey, era un convinto sostenitore della necessità di avviare i bambini in età precoce all’esperienza sessuale. Ciò avrebbe isolato sul nascere la componente aggressiva dell’umanità di modo che le future generazioni, secondo lo slogan del tempo, avrebbero fatto l’amore invece della guerra. Nel 1980, in un’intervista al “Time Maga-

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zine”, il sessuologo americano, a tale proposito, affermò: «un’esperienza sessuale infantile, come l’essere partner di un parente o di una persona più grande, non ha necessariamente effetti negativi sul bambino» e, undici anni più tardi, nel 1991, interrogato sempre sul tema dal periodico pro-pedofilia “The Journal of Pedophilia” espresse il proprio parere professionale sulla pedofilia con queste parole: «se io mi imbattessi nel caso di un ragazzo di dieci o undici anni che avesse una forte attrazione erotica per un uomo fra i venti e i trenta, se la relazione fosse assolutamente reciproca e l’instaurarsi del legame , autenticamente, assolutamente reciproco […] allora io non lo definirei affatto patologico». Infine in Italia le idee rivoluzionarie provenienti da oltre oceano furono promosse da Mario Mieli (19521982) che, nel 1971 fondò il “Fuori!” (Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani), la prima espressione organizzata del movimento omosessualista italiano. Teorico di una rivoluzione gay in chiave marxista, Mieli, il cui motto di battaglia parlava chiaro, “Lotta dura, contronatura!”, espresse il suo pensiero nel suo libro pubblicato nel 1977 Elementi di critica omosessuale che, in quegli anni, divenne un punto di riferimento per la diffusione delle teorie di genere in Italia. Secondo Mieli, «la società agisce repressivamente sui bambini, tramite l’educastrazione, allo scopo di costringerli a rimuovere le tendenze sessuali congenite che essa giudica perverse». Tuttavia i bambini possono “liberarsi” dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro “perversità poliforme” grazie ai pedofili, specie se omosessuali. In tal senso, in Elementi di critica omosessuale Mieli scrive: «Noi checche

rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica». Un albero cattivo non dà frutti buoni. Kinsey, Hay, Money e Mieli rappresentano i “padri fondatori” delle odierne teorie del gender, propugnate dai maggiori organismi internazionali e sempre più drammaticamente imposte, attraverso deliranti programmi di educazione sessuale, all’interno dei nostri istituti scolastici. Il filo ideologico che accomuna i “teorici del gender” consiste nell’ottuso rifiuto del dato di realtà e di qualsiasi superiore legge naturale in nome della suprema e illimitata libertà dell’individuo. Una ribellione distruttiva, contro l’uomo stesso e contro la natura che idealmente ammette qualsiasi pulsione soggettiva, dall’incesto al bestialismo, corrompendo la società e le incolpevoli nuove generazioni. Kinsey, Hay, Money e Mieli sono stati quattro rami di un albero marcio da sradicare sul nascere.

Kinsey, Hay, Money e Mieli , apologeti della pedofilia, se non pedofili essi stessi, sono tra i “padri fondatori” delle odierne teorie del gender, propugnate dai maggiori organismi internazionali e sempre più drammaticamente imposte, attraverso deliranti programmi di educazione sessuale, all’interno dei nostri istituti scolastici.


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Antonio Brandi

imprenditore di professione, si dedica alla difesa dei diritti dei più deboli per passione. Per dar voce a chi non ha voce ha fondato e dirige Notizie ProVita.

NVD: il partito dei pedofili Da diversi anni, a livello internazionale, si sta facendo strada un’ideologia perversa che punta alla “normalizzazione” della pedofilia. Ecco a voi - senza commenti, perché non servono - un’antologia di dichiarazioni rese pubblicamente da noti politici italiani (reperibili su internet, da fonti neutre). di Antonio Brandi

S

iamo nel 2006. Nasce in Olanda il primo partito apertamente pedofilo. Si chiama NVD, acronimo di “Amore del prossimo, libertà e diversità”. I suoi obiettivi: la liberalizzazione della pornografia infantile, ridurre da 16 a 12 anni l’età minima per avere rapporti sessuali (per poi eliminare col tempo ogni divieto), legalizzare la zoofilia (il sesso con gli animali), la libertà assoluta di circolare nudi in pubblico, oltre la legalizzazione di tutte le droghe. Qualcuno ha il coraggio di sostenere il diritto di esistere di simili congreghe. C’è addirittura chi, pubblicamente e senza vergogna, si dice convinto che se la pedofilia fosse regolata da leggi, “non ci sarebbe violenza, ma soltanto amore” e difende il diritto dei pedofili olandesi ad avere il loro partito. È di antica data la propensione dei radicali ad occuparsi in un certo modo di pedofilia. Marco Pannella l’ha rivendicato più volte. Ad esempio, in una dichiarazione del 28 maggio 2001: “Quando noi radicali abbiamo avuto l’onestà intellettuale e l’intelligenza di occuparci di questo fenomeno di massa - dichiarò Pannella - mettendo a pubblico confronto opinioni qualificate e autore-

voli in proposito, portandolo quindi finalmente alla luce della conoscenza, della riflessione, della presa di coscienza civile, si è ripetuta immediatamente la vecchia, logora, sconcia operazione già attuata con il divorzio, l’aborto, la persecuzione antiomosessuale: i tenutari della Sacra Rota, dell’immensa industria degli aborti clandestini, industria di massa, di classe, clericale, gli oppressori e i negatori della libertà e della responsabilità nell’amore, nella vita sessuale, hanno avuto l’impudicizia di ergersi ad accusatori di coloro che operavano per superare i flagelli morali e sociali che essi stessi avevano creato e promuovevano, e promuovono”. Tre anni prima, il 27 ottobre dl 1998, l’ex deputato radicale Roberto Cicciomessere, insieme a Daniele

Per Pannella noi siamo “negatori della libertà e della responsabilità nell’amore, nella vita sessuale” e abbiamo creato e promuoviamo “flagelli morali e sociali”, perché condanniamo la pedofilia.

Capezzone - che di lì a poco sarebbe diventato segretario dei Radicali Italiani, per poi essere nominato da Silvio Berlusconi, portavoce di Forza Italia - avevano promosso un convegno dal titolo: “Pedofilia e Internet: vecchie ossessioni e nuove crociate”. Nel programma, si leggeva: “Obiettivo del convegno è analizzare e denunciare le pericolose conseguenze sulle libertà personali, sul diritto alla privacy e sullo sviluppo delle nuove tecnologie telematiche delle iniziative legislative e giudiziarie condotte sotto la spinta della recente campagna aperta - con patenti falsificazioni della verità - nei confronti della pedofilia in generale e del binomio ‘Internet-pedofilia’ in particolare. Con il pretesto di perseguire in forme nuove e ‘definitive’ gli antichi fenomeni degli abusi sessuali sui minorenni, della prostituzione e della pornografia minorile che avrebbero trovato nella rete Internet l’occasione e lo strumento congeniale e ‘connivente’ per diffondersi nel mondo e in Italia, è in corso una campagna politica e giornalistica basata su premesse false, che ha già prodotto gravissime violazioni e restrizioni alle libertà personali e al diritto alla riservatezza e rischia di pregiudicare lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione basati sulla rete Internet. (…).

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Primo piano

La disinformazione sulla realtà del drammatico problema degli abusi contro i minori, le ossessioni sessuofobiche che ancora caratterizzano la parte vincente della cultura politica italiana e l’irriducibile avversione a ogni mezzo di comunicazione che - come Internet - appaia indisponibile a forme di controllo corporativo o istituzionale sono le componenti costitutive di questa crociata politica e giornalistica contro il nuovo demone della ‘pedofilia telematica’ (…). Contestare le forme di questa crociata antipedofila non significa riconoscere il ‘buon diritto’ di qualcuno a intrattenere relazioni sessuali con bambini in tenera età; si tratta di difendere il ‘buon diritto’ di ciascuno a non essere giudicato e condannato solo sulla base della riprovazione morale suscitata dalle proprie preferenze sessuali. Nessuno sembra rendersi conto dei rischi connessi a una normativa, che autorizza ogni sorta di sospetto, e consente ogni sorta di persecuzione giudiziaria o di criminalizzazione pubblica nei confronti di individui non già responsabili di atti concreti, ma “colpevoli” di sentimenti o desideri giudicati - a torto o a ragione - anomali, deviati, perversi e patologici. D’altra parte, cosa intendiamo parlando di pedofilia e, soprattutto, di violenza sessuale contro minori? Certo, esistono casi in cui è evidente una coercizione fisica o psicologica dei minori ad attività sessuali, cui essi non possono consentire in modo consapevole. Ma siamo certi, come osserva Gianni Vattimo, che gli adolescenti a cui in molti Paesi del mondo attribuiamo la capacità di rispondere in giudizio delle proprie azioni non abbiano invece pari consapevolezza e responsabilità nell’ambito sessuale? In ogni caso in uno Stato di diritto essere pedofili, proclamarsi tali o anche sostenerne la legittimità non può essere considerato reato; la pedofilia, come qualsiasi altra preferenza sessuale, diventa reato

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nel momento in cui danneggia altre persone. È invece certo che criminalizzare i pedofili in quanto tali come ‘categoria’ - non sulla base dei loro comportamenti ma della loro ‘condizione’, non è ulteriormente tollerabile, e alimenta forme di psicosi sociale, e accessi di intolleranza che non costituiscono un argine alla violenza contro i minori, ma uno stimolo a una caccia agli ‘untori’ letteralmente devastante sul piano civile o politico”. Daniele Capezzone chiarisce meglio il pensiero radicale in una dichiarazione del 5 dicembre del 2000: “Nessun ordinamento, se non un ordinamento nazista o comunista - dice Capezzone - può criminalizzare un orientamento sessuale in quanto tale, come ‘stato’, come ‘condizione’, come ‘essere’. Ogni orientamento sessuale, ogni preferenza, ogni scelta potranno e dovranno invece essere perseguiti se e quando si tradurranno in comportamenti violenti e dannosi per altre persone, minori o maggiori che siano. Criminalizzare i ‘pedofili’ in quanto tali, al contrario, non serve certo a ‘tutelare i minori’ (che dovrebbero piuttosto essere tutelati da chi immagina questo tipo di tutele), ma

Per i radicali bisogna contestare la crociata antipedofila e difendere il ‘buon diritto’ di ciascuno a non essere giudicato e condannato solo sulla base della riprovazione morale suscitata dalle proprie preferenze sessuali.

solo a creare un clima incivile, né umano né - vorremmo dire - cristiano”. “Cristiana” è invece la proposta di legge depositata dalla senatrice radicale Donatella Poretti, che chiede l’abrogazione degli articoli 564 e 565 del Codice penale sui reati contro la morale della famiglia. L’articolo 564 del Codice penale prevede la reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un fratello o con una sorella. In un’intervista realizzata dal sito www. losai.eu del 13 luglio 2013, consultabile su internet, Marco Pannella spiega così le posizioni radicali: “Si continua a ritenere - dice - il minorenne, minorato. Si continua a ritenere il ragazzo, il ragazzino, privo di una sua personalità. Mentre sappiamo che anche il neonato, anche dentro la pancia, ha istinti di carattere sessuale”.


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Gianfranco Amato

avvocato, saggista, Presidente dei Giuristi Per la Vita, dedica la sua professionalità e il suo spirito ardente per la buona battaglia, per la Verità e per il Bene. : www.giuristiperlavita.org

Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale (part.), Cappella Sistina (S.C.V.).

Psichiatri, artisti e giuristi, amici degli orchi. È ormai considerato un punto di arrivo ineludibile. Dopo lo sdoganamento culturale, politico e giuridico dell’omosessualità, ora tocca alla pedofilia. Diversi sono, purtroppo, i segnali che da tempo fanno apparire sempre più verosimile questo scenario agghiacciante. di Gianfranco Amato

L

e ideologie radical - libertarie e materialiste che minano la nostra civiltà si sono prepotentemente infiltrate nella cultura dominante. Nel campo delle arti, della scienza e del diritto, si è affermato l’omosessualismo, si fa strada l’ideologia del gender e ora prende piede la pedofilia. È tristemente nota la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, del dicembre 2013, che già mi sono trovato a dover commentare sulla “Bussola” e in diverse altre sedi: la Corte sollecita l’applicazione dell’attenuante del «caso di minore gravità» di cui all’art. 609-quater, quinto comma, del Codice Penale, per un’ipotesi di plurimi rapporti sessuali completi tra un sessantenne ed una bimba di undici anni, sulla considerazione che tra autore del reato e vittima vi era un “rapporto amoroso”, e che la vittima era innamorata dell’adulto. Tale pronuncia è inaccettabile sotto il profilo giuridico, poiché ammette la possibilità di una relazione amorosa tra un uomo di sessant’anni ed una undicenne, rischiando quindi di offrire il destro a quella preoccupante deriva ideologica che tende a fare riconoscere la pedofilia non quale grave e depravata patologia, ma come semplice orientamento sessuale.

L’esperienza insegna che i provvedimenti giudiziari in questa delicata materia rischiano di destabilizzare l’opinione pubblica se non sono adeguatamente soppesati e valutati. Lo scorso 2 aprile 2013, la sentenza della Corte d’Appello olandese di Arnhem-Leeuwarden, in riforma della decisione di primo grado, ha stabilito di non doversi disporre lo scioglimento del gruppo di ispirazione pedofila Stitching Martijn, che propone la liberalizzazione dei contatti sessuali tra adulti e minori. Mentre al Parlamento italiano è stata da tempo depositata la proposta di depenalizzazione dell’incesto, non sono incoraggianti i segnali che giungono dai Paesi europei ove è in atto un dibattito sull’abbassamento dell’età mi-

L’arte non può essere utilizzata come alibi per sdoganare l’esecrabile e odioso fenomeno che va sotto il nome di pedofilia. I fratelli Chapman e tutti gli esponenti di questo abominevole filone “artistico” se ne facciano una ragione.

nima per il consenso sessuale, come dimostra, ad esempio, il caso discusso nel Regno Unito a seguito della proposta di portare il limite a 13 anni: anche laddove il consenso fosse maturo e responsabile, siamo certi che esso di per sé sia sufficiente per qualificare un gesto come moralmente lecito e legittimo? Possiamo definire inquietante il fatto che l’American Psychiatric Association (APA) lo scorso 30 novembre 2013 abbia rettificato l’ultima versione del Dsm-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), pubblicata quest’anno, in cui la pedofilia era stata declassata da “disordine” ad «orientamento sessuale» (dieci anni fa nel Dsm-4 era già stata derubricata da «malattia» a «disordine»). L’Apa, poi, distingue tra pedofilia e atto pedofilo, nel senso che considera il desiderio sessuale nei confronti dei minori un orientamento come gli altri, mentre ritiene l’atto sessuale “disordinato” solo per gli eventuali effetti negativi che può determinare nei confronti degli stessi minori. È una distinzione assai pericolosa che ricorda da vicino il ragionamento surrettizio che ha portato allo sdoganamento dell’omosessualità. Né si può dimenticare il controverso studio intitolato, A Meta-Analytic Examina-

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Primo piano tion of Assumed Properties of Child Sexual Abuse Using College Samples pubblicato nel luglio del 1998 sul prestigioso Psyichological Bulletin della stessa APA, e redatto dal Dr. Bruce Rind del Dipartimento di Psicologia della Temple University, dal Dr. Philip Tromovich della Graduate School of Education presso la University of Pennsylvania, e dal Dr. Robert Bauserman del Dipartimento di Psicologia della University of Michigan. In quello studio si è ridefinito il concetto di «abuso sessuale sui minori», partendo dalla considerazione che «le classificazioni scientifiche dei comportamenti sessuali devono prescindere da criteri di ordine legale e morale», e definendo come «alquanto modeste» le conseguenze derivanti dagli abusi sessuali subiti da minori di ambo i sessi, ritenute comunque «non produttive di conseguenze negative di lunga durata». Secondo i tre accademici, infine, «Il sesso consensuale tra bambini e adulti, e tra adolescenti e bambini, dovrebbe venire descritto in termini più positivi…». Ancora più inquietante è il dibattito che si è svolto lo scorso 14 febbraio presso la Queen’s University tra il Dr. Vernon Quinsey, professore emerito di psicologia della medesima università e il Dr. Hubert Van Gijseghem, ex professore di psicologia presso l’Università di Montreal, in cui si è “scientificamente” sostenuto come la pedofilia debba essere considerata un orientamento sessuale paragonabile all’eterosessualità e all’omosessualità. Roberto Marchesini nel suo ottimo articolo Pedofilia “variante naturale della sessualità umana”?, pubblicato su Libertà e Persona, commenta: «L’OMS finirà per dichiarare che la pedofilia è una “variante naturale della sessualità umana”», e il «Ministero per le pari opportunità farà delle campagne per combattere la “pedofobia”, mentre nei corsi di educazione sessuale si insegneranno le tecniche con le quali i bambini possono soddisfare sessualmente gli adulti». In campo artistico Conchita Wurst, il transgender noto come “donna barbuta”, canta davanti al Parlamento Europeo, mentre dobbiamo tollerare che la direttrice del museo di “arte” contemporanea

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Il desiderio sessuale nei confronti dei minori è considerato dall’American Psychiatric Association un orientamento sessuale come gli altri. Maxxi di Roma difenda la scultura “Piggyback”, da lei esposta, perché: «La crudezza fa parte del lavoro dei fratelli Chapman… che denunciano una realtà malata, che mettono in discussione la falsa moralità e vogliono suscitare dibattito, e crediamo fermamente e sosteniamo la libertà di espressione degli artisti»: libertà che consiste nel rappresentare figure adolescenziali nude alle prese con organi genitali maschili… Per questa oscenità, i “Giuristi per la Vita” e l’associazione “Pro Vita Onlus” hanno inoltrato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma; così come, nell’ottobre dell’anno scorso, avevano denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna la coreografia intitolata “Victor”, presentata in occasione dell’undicesima edizione del noto festival gay - lesbico “Gender Bender”, durante la quale un adulto e un bambino quasi com-

pletamente nudi danzavano avvinghiandosi… Eppure nel 2012 il legislatore italiano, con la legge del 1 ottobre, n. 172, aveva ratificato la “Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale”, detta anche “Convenzione di Lanzarote”. In ossequio all’art. 4 di tale Convenzione è stata creata una nuova fattispecie criminosa, quella prevista dall’art. 414 bis c. p. (istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia), in base alla quale, tra l’altro, «non possono essere invocate, a propria scusa, ragioni o finalità di carattere artistico, letterario, storico o di costume». Poiché non intendono assistere passivamente a questa degenerazione da incubo, i Giuristi per la Vita hanno lanciato un appello «a tutte le competenti Istituzioni Pubbliche affinché non vengano introdotte nell’ordinamento giuridico disposizioni normative tali da attenuare la gravità sociale dell’odioso fenomeno della pedofilia, né vengano adottati provvedimenti giurisdizionali che possano apparire non rigorosamente severi nei confronti del predetto fenomeno». E si sono dichiarati disposti ad «opporsi in ogni sede e con ogni mezzo, a qualunque tentativo di legittimare, per via legislativa o giudiziaria, ogni forma o espressione riconducibile all’abominevole fenomeno della pedofilia».


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Alessandro Fiore

Primo di 11 figli, è laureando in giurisprudenza e ha svolto studi anche in storia, filosofia e teologia. È Direttore delle Comunicazioni di Pro Vita Onlus e Caporedattore della nostra Notizie ProVita.

Il Forteto: l’orrore continua... Riportiamo in breve i fatti, che anche le “Iene”, in TV, qualche tempo fa, hanno denunciato, di fronte ai quali si registra una inquietante indifferenza - che sa di connivenza - da parte delle istituzioni e delle autorità preposte a reprimere e a prevenire gli abusi sui minori. di Alessandro Fiore

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bbiamo già affrontato su questa rivista, nel numero di luglio-agosto 2013, la triste vicenda de “Il Forteto”, cooperativa agricola fondata nel ’77 da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, diventata presto un’associazione infernale, teatro di pedofilia e di violenze fisiche su bambini e disabili, nella quale vigeva un regime radicale di omosessualismo gnostico. “Omosessualismo”, perché i rapporti omosessuali venivano sistematicamente incoraggiati, le relazioni eterosessuali demonizzate e i rapporti dei bambini con la famiglia d’origine spezzati, a favore dell’inserimento in “famiglie funzionali” spesso coinvolte negli abusi. “Gnostico”, perché l’omosessualità veniva vista come una liberazione dalla schiavitù della materia e concepita come amore “puro”, fino al punto che i bambini venivano sottoposti periodicamente al rito dei “chiarimenti”, una specie di confessione pubblica nella quale dovevano essere rivelati gli atti o persino i pensieri eterosessuali, considerati come intrinsecamente cattivi (segno, questo, di una totale inversione morale che non esitiamo a definire “satanica”). Regime “gnostico” anche perché capo ca-

rismatico della comunità del Forteto era Rodolfo Fiesoli che si faceva chiamare “Il Profeta”: colui, in altre parole, che rivela una conoscenza superiore con funzione salvifica. Salvezza offerta a pochi attraverso una conoscenza esoterica che invita a liberarsi dalla schiavitù della corporeità e della materia: è proprio questo il nucleo centrale dello gnosticismo che permane sotto le infinite varianti. La storia della “comunità degli abusi” ha avuto recenti sviluppi. Il processo che vede come imputati ben 23 membri della comunità, compreso il Fiesoli, per maltrattamenti, abusi sessuali su minori e violenza sessuale di gruppo, continua la sua strada, ma con qualche incidente di percorso che evidenzia uno dei più inquietanti problemi legati al Forteto: il fatto che l’as-

Una comunità infernale, teatro di pedofilia e di violenze fisiche su bambini e disabili, nella quale vigeva un regime radicale di omosessualismo gnostico

sociazione abbia sempre goduto dell’inspiegabile e scandaloso sostegno e copertura di una parte importante del mondo politico italiano e della magistratura. Già la relazione della commissione d’inchiesta regionale del gennaio 2013 faceva i nomi di alcuni politici e magistrati che frequentavano il Forteto o che avevano in varie occasioni sostenuto la cooperativa, nonostante le condanne ripetute dei tribunali: nel ’79 Fiesoli venne condannato per atti di libidine violenta, corruzione di minorenne e maltrattamenti, condanna che divenne definitiva nel ’85 (ma il giorno stesso della sua scarcerazione fu affidato alla comunità un ragazzo disabile!); con sentenza del 13 luglio 2000 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condannò l’Italia, per l’affidamento di due bambini al Forteto, a risarcire 200 milioni di lire per danni morali. All’inizio del mese di luglio di quest’anno, il Governo Renzi ha sorprendentemente rifiutato di commissariare il Forteto, nonostante il fatto che una richiesta in questo senso venisse dagli stessi ispettori ministeriali e che la relazione regionale del 2013 avesse già reso chiaro quale inferno si nascondesse sotto le sembianze della cooperativa agricola “esem-

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plare”. Grazie al lavoro dei tribunali e degli ispettori, e al coraggio delle vittime, la serie di testimonianze agghiaccianti andava crescendo: “P.C., disabile psichico, era costretto a nutrirsi di cibo per ruminanti portato apposta dalla stalla: il ragazzo inghiottiva, vomitava e si doveva rimangiare il vomito” … “Una volta a scuola non ci andai per tre giorni da quanto ero pesta - confessa M.C. - avevo i segni qua sul collo, poi la Elena mi truccò un pochino” … “Portavi la colazione a Rodolfo (Fiesoli) e...- racconta M.G., arrivato al Forteto all’età di 5 anni - mani nelle mutande, baci sul collo anche davanti alla mia madre affidataria. Cioè, mi ci portava lei: ma lasciati andare! Rodolfo lo fa con tutti, è normale, ti leva questa materialità”. Del resto, in piena coerenza con l’omosessualismo gnostico sopra accennato, il “Profeta” Fiesoli ad alcuni ragazzi spesso diceva: “ti devi liberare dalla materialità, devi diventare omosessuale”. È giunta però, prima delle vacanze estive, la notizia che la Corte d’Appello di Firenze aveva accolto l’istanza di ricusazione del giudice Marco Bouchard presentata dai difensori di Rodolfo Fiesoli. Questo fatto straordinario, destinato ad allungare i tempi del processo, rischia di far cadere in prescrizione alcuni dei reati contestati agli imputati. Inoltre, al primo giudice rischia ancora di subentrare (nel momento in cui scriviamo) il giudice Maradei, sospetto per i suoi legami con il potere politico, e la decisione della Corte d’Appello ha avuto come relatrice l’ex giudice del Tribunale

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per i Minorenni di Firenze: tribunale che per oltre tre decenni ha continuato ad affidare bambini al Forteto, nonostante le condanne! Infine, la Regione Toscana, parte civile nel processo sul Forteto, ha fatto sapere che non presenterà ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di ricusare il giudice. Troppi elementi, dunque, per poter parlare di “coincidenze”. Per fortuna, a questi eventi è seguita qualche reazione: una serie di importanti personalità (tra cui un ex sindaco di Firenze) e una trentina di intellettuali fiorentini hanno sottoscritto un appello all’Associazione Nazionale Magistrati affinché venga tutelato il prestigio, la correttezza e l’imparzialità del giudice ricusato Marco Bouchard. In più la procura generale di Firenze, in parallelo al legale di parte civile Barbara Londi (che ha contestato l’ammissibilità della ricusazione), ha depositato un ricorso in Cassazione contestando duramente il provvedimento della Corte d’Appello basato, secondo la procura, su una “Motivazione carente, inido-

Il problema più inquietante è l’inspiegabile sostegno e la copertura di una parte importante del mondo politico italiano e della magistratura

nea e contraddittoria”. D’altra parte, il consigliere regionale Gabriele Chiurli ha fatto appello alla Presidenza della Repubblica, sostenendo come sia “paradossale che il presidente della corte possa essere giudicato inadatto al ruolo da un giudice coinvolto, seppur indirettamente, nella vicenda Forteto”. Il Presidente Napolitano ha risposto invitando gli appellanti a rivolgersi al Consiglio Superiore della Magistratura. Nel frattempo ProVita Onlus veniva a sapere, da fonti sicure, che ancora attualmente si trovano nel Forteto alcuni minorenni e un disabile. Per questo motivo ProVita ha lanciato una petizione, sottoscritta da più di 10mila persone, chiedendo alle autorità competenti di “promuovere una maggiore attività di controllo e verifica delle comunità alloggio presenti sul territorio nazionale … laddove siano emerse responsabilità e negligenze dei servizi sociali, applicare gli opportuni provvedimenti sanzionatori” e infine di allontanare immediatamente dal Forteto “i minori e disabili che ancora vi si trovano”. A fine settembre la petizione è stata consegnata alle autorità, tra le quali possiamo menzionare la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Interno e il Ministro della giustizia. Su suggerimento di ProVita, inotre, il senatore Giovanardi ha posto sulla questione una formale interrogazione parlamentare. Ora non resta che sperare (ma non ci facciamo illusioni) che alcune di queste autorità facciano il loro dovere, in modo da porre un termine a questo incubo!


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Giuliano Guzzo

laureato in Sociologia e Ricerca Sociale, collabor​a​con diverse riviste e portali web fra i q​uali Tempi.it, Libertaepersona.org, Campariedemaistre.com, ​Cogitoetvolo.it, Uccronline.it e Corrispondenzaromana.it. È membro dell’Equipe Nazionale Giovani del Movimento per la Vita italiano * giulianoguzzo@email.com @GiulianoGuzzo : www.giulianoguzzo.com

In questa base ONU di Port Salut, ad Haiti, un ragazzo ha denunciato alcuni membri delle forze di pace per molestie e violenza sessuale.

Pedofilia: un problema solo della Chiesa? Lo scandalo dei pedofili preti ha fatto il giro del mondo e mediaticamente ha avuto una tale risonanza che ha infangato anche l’onore di persone ed istituzioni sante e innocenti. Non altrettanta risonanza hanno avuto gli scandali sessuali che hanno coinvolto altre categorie di soggetti: insegnanti, medici, militari, politici… di Giuliano Guzzo

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lcuni uomini di Chiesa non sono purtroppo estranei al problema della pedofilia; lo lo hanno ammesso anche Papi come Papa Francesco e Benedetto XVI, e lo dimostrano tutta una serie di episodi verificatisi nel corso del tempo e talvolta non gestiti in modo esemplare. L’entità del fenomeno è stata comunque ingigantita, soprattutto grazie ad una insistita campagna mediatica anticattolica. Urge quindi, non già per sminuire la gravità della cosa all’interno della Chiesa, ma solo per evitare incaute generalizzazioni, tentare di inquadrare il fenomeno - che rimarrebbe orribile anche se vi fosse stato un solo caso di pedofilia. Anche perché dei dati li abbiamo, ed anche molto attendibili. Stando per esempio agli Stati Uniti, dove lo scandalo della pedofilia nella Chiesa è esploso con particolare forza, le quasi 300 pagine di The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States 1950-2002 (Washington, D.C. 2004), imponente studio a cura del prestigioso John Jay College of Criminal Justice, ci dicono come, su un totale di 109.694, siano stati 4,392 - ossia il 4% del totale - i preti accusati di violenza e, di questi, quelli condannati siano stati meno

di duecento (cioè meno dello 0,2% del totale). A livello europeo i dati, sconfessando certo allarmismo, sono meno alti di quanto si potrebbe credere; la percentuale di preti accusati di abusi per esempio in Germania - ha ricordato Christian Pfeiffer, Direttore del Kriminologisches Forschungsinstitut Niedersachsen - si aggira sullo 0,1% del totale, ed oggi, secondo il sociologo Massimo Introvigne, le parrocchie e scuole cattoliche risultano, per chi le frequenta, mediamente sedici volte più sicure rispetto al rischio di abusi delle altre istituzioni che ospitano minori. Rammentando dette risultanze - lo ribadiamo a scanso d’equivoci - non si vuole negare l’esistenza della questione pedofilia all’interno della Chiesa, ma solo fare in modo che si consideri il fenomeno nelle sue reali dimensioni e che s’inizi magari a parlare di pedofili preti anziché di preti pedofili, espressione che quasi suggerisce un nesso causale fra l’appartenenza alla fede cattolica e il fatto di rendersi autori di abusi sessuali. Abusi che purtroppo alcuni preti hanno commesso, ma che - qui sta il paradosso - hanno commesso anche soggetti appartenenti a realtà che, in questi anni, non hanno perso occasione per processare la Chiesa cattolica. Pensiamo all’Onu, la cui Commissione per i Diritti dell’infanzia nei mesi

scorsi si è detta «profondamente preoccupata per il fatto che la Santa Sede non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi» dimenticando di quando, in Africa, più di 300 dipendenti Onu furono accusati di abusi sessuali con quei minori che dovevano proteggere e il tutto finì con poco più di venti licenziamenti, o di quando, nel 2006, uscì un rapporto secondo cui ad Haiti i casi di stupro su donne e bambine nei due anni precedenti sarebbero stati 32.000, e in almeno il 25% dei casi i responsabili erano membri della polizia locale e soldati Onu (The Lancet, 2006). Oppure pensiamo alla Bbc, emittente in prima linea nel denunciare (spesso ingigantendoli) i crimini dei pedofili preti, ma al tempo stesso luogo di lavoro per molti anni di tale Jimmy Savile (1926-2011), uno oggi accusato di oltre 200 violenze sessuali - numero sufficiente a smontare l’ipotesi di un grosso equivoco - e che non si esclude possa aver goduto di coperture eccellenti, forse persino da parte di Scotland Yard. Insomma, se si vuole affrontare il problema della pedofilia non occorre certo prendersela con la Chiesa che, anzi, rappresenta una delle poche realtà che, sia sotto il profilo giuridico che quello umano, più ha fatto e sta facendo per contrastarlo e per prestare reale aiuto alle vittime di abusi. Di tutti gli abusi.

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Giovanni Reginato

Trevigiano, free lance, scrive per passione e con passione per la Verità e per la Vita.

Il francobollo dedicato al pedofilo Harvey Milk, passato alla storia come eroe e martire per la libertà.

Scene e retroscena Un breve excursus sui troppi casi di pedofilia che in tutto il mondo “civile” sono stati scoperti, insabbiati e messi a tacere. C’è una lobby potente alle spalle dei pedofili. C’è un’ideologia perversa che i nostri lettori ben conoscono. di Giovanni Reginato

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’arresto in USA del 65enne W. L. Williams non è quello di un uomo qualunque da annoverare in una percentuale “fisiologica” di perversi attratti dai bambini: da tempo ricercato dalle autorità federali, insegnava presso una prestigiosa università della California; antropologo, esperto di gender studies, viaggiava spesso in Asia per le proprie “ricerche”: bieco turismo sessuale. Si è dichiarato colpevole per abusi sessuali su bambini e ragazzi fra 9 e 17 anni. Aveva persino fatto dono agli ONE National Gay and Lesbian Archives di quanto è stato definito dall’accusa come “lascive rappresentazioni grafiche di minori”. Nel pubblico, la “gola profonda” della NSA R. Tice ha fornito gli indizi di un decennale lavoro di occultamento di scandali pedofili nell’amministrazione USA, e di una fitta rete di copertura e di complicità ad alti livelli. Non sorprende, quindi, che l’amministrazione Obama abbia emesso un francobollo dedicato ad Harvey Milk, famoso per essere stato il primo omosessuale dichiarato eletto ad una carica amministrativa pubblica: era un pedofilo, abusava dei ragazzini, ma tutte le storie delle sue vittime, sono state sistematicamente silenziate e insabbiate. Nel Regno Unito, lo scandalo partito dalle indagini sul presentatore della

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BBC J. Savile ha presto evidenziato una rete organizzata di pedofili, che ha coinvolto nelle indagini circa 40 parlamentari britannici, fino a toccare ambienti vicini alla Corona nella persona di Cyril Smith, colpevole di ripetuti abusi a partire dagli anni ’60. Sono oggi entrambi deceduti, ma è accertato che vari decenni di coperture abbiano insabbiato più di una denuncia contro varie personalità nel corso degli anni. Il Premier inglese si è recentemente impegnato a richiedere chiarezza sui fatti e su eventuali connivenze e occultamenti di prove: il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Theresa May, ha ripreso le fila del dossier Dickens, che coinvolgeva politici e diversi notabili, chiedendo ragione della cortina di silenzio che ha connotato questi ultimi tre decenni, ma molti dei documenti raccolti negli anni ’80 sono misteriosamente scomparsi. Per parte sua, è rimasto coinvolto in

Non è difficile ritrovare nelle dichiarazioni pubbliche di numerosi ideologi della Rivoluzione sessuale del ‘68 una delle matrici dello sdoganamento attuale degli abusi sui minori.

uno scandalo simile anche il National Health Service, e non sono cessate le polemiche circa il fatto che nel 2012 è stata mantenuta la licenza professionale a 32 medici, nonostante le condanne per pedofilia. Ancora in Inghilterra, l’attività della Paedophile Information Exchange era sostenuta dal National Council for Civil Liberties, il che ha posto nell’occhio del ciclone diversi personaggi pubblici (fra i quali due donne) che dirigevano la struttura. In Olanda era stato sciolto nel 2010 il “Partito dell’Amore fraterno, della libertà e della diversità” che promuoveva l’impunibilità dei rapporti sessuali con minori a partire dai 12 anni, ma la corte d’appello ha ritenuto legittima, pochi mesi fa, l’attività della fondazione “Stitching Martijn” che promuove la pedofilia, condannata in primo grado allo scioglimento d’autorità. Per i giudici d’appello, il materiale promozionale esplicito e il fatto che alcuni dei suoi membri siano stati condannati per reati sessuali, non va connesso agli obiettivi della fondazione. In Belgio, la rete di pedofili e assassini, in cui pare fossero coinvolti politici, poliziotti e alte personalità, che era dietro le spalle di Marc Dutroux, il mostro di Marcinelle, non è stata scalfita: la moglie, condannata come complice, è già stata scarcerata (aveva chiesto di essere ospitata in un convento in Italia, per scontare la libertà vigilata).


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Primo Piano In America e in Germania, diverse associazioni pro life hanno denunciato inutilmente almeno un centinaio di casi in cui le cliniche Planned Parenthood hanno fatto abortire ragazzine, in stato di gravidanza sospetta, accompagnate da adulti molto più gno delle istan grandi di loro. Tra i casi più eclatanti vi è quello di una quattordicenne abusata sessualmente dal fidanzato della madre che l’ha costretta ad abortire per ben 3 volte: in nessuna delle cliniche è stato mai sollevato alcun dubbio. Live Action è riuscita a dimostrare, con una telecamera nascosta, che gli operatori sanitari di una clinica PP in Indiana istigavano una tredicenne a non dire che il suo “fidanzato” di 31 anni voleva farla abortire a tutti i costi e a recarsi in uno Stato limitrofo dove “la procedura” si sarebbe potuta svolgere più agevolmente e con meno formalità legali. In Italia, era attivo negli anni ’90 il “Gruppo P”, semiclandestino, ramificato in tutto il Paese, il quale pubblicava un periodico, il “Corriere dei pedofili”, che allegava copie della rivista americana del NAMBLA (l’associazione per “l’amore tra uomini e ragazzi”, espulsa persino dalla rete LGBT “ILGA”, dopo lunga convivenza). Del gruppo era membro un giornalista della rivista gay “Babilonia” la cui redazione dichiarò, al suo arresto “non si può negare alle minoranze il diritto ad esprimere idee diverse”. Il “Gruppo P” aveva steso un proprio manifesto “politico” a difesa e soste ze pedofile. Del vergognoso caso del Forteto e delle collusioni politiche dei suoi responsabili avete letto su queste pagine. Qui sottolineiamo solo che Fiesoli ha scontato pochissimi anni di galera: la libertà vigilata gli impone alcuni

I pedofili sono definiti seduttori e stupratori di bambini; loro invece sanno che le loro esperienze sono spesso affettuose e sincere.( Ken Plummer, professore emerito di sociologia alla Essex University)

Francisco de Goya, Saturno che divora i suoi figli, 1823

limiti di circolazione e di soggiorno, ma sostanzialmente può fare ciò che vuole. E poi, una viscida apertura alla pedofilia, dietro l’ipocrita patina dell’apparente uguaglianza e parità di diritti, è stata applaudita trasversalmente dai parlamentari italiani quando, l’anno scorso, hanno abolito il divieto di riconoscimento dei figli incestuosi. Questi già ricevevano adeguata tutela sostanziale a livello di diritti al mantenimento, all’educazione, all’istruzione e alla successione. Ora, al grido di “evviva: tutti i figli sono uguali”, è diventato legale per chi abusa dentro casa di una ragazzina sua parente (padre, nonno, zio), riconoscere all’anagrafe il frutto della violenza come figlio, ed esercitare quindi - degnamente! - su di lui la patria potestà. Intanto è stata già depositata una proposta di legge per la depenalizzazione dei delitti contro la morale della famiglia e quindi l’esplicita legalizzazione dell’incesto. A questo punto è necessario tirare alcuni fili per comprendere non tanto la diffusione della pedofilia, quanto le coperture e l’omertà che circondano il fenomeno. Non è difficile ritrovare nelle dichiarazioni pubbliche di nu-

merosi ideologi della Rivoluzione sessuale una delle matrici dello sdoganamento degli abusi sui minori. La classe dirigente di oggi, una generazione intera di politici, giornalisti, uomini di potere, di spettacolo, appartiene a un movimento, prima che di liberazione politica, di rovesciamento valoriale; a partire dal rinnegamento di ogni “tabù”, primi fra tutti quelli sessuali: dall’esempio di Daniel Cohn-Bendit, il maître à penser del maggio francese che ancora difende se stesso dall’accusa imputando (e non senza torto!) allo spirito rivoluzionario dei tempi l’esaltazione delle pratiche pedofile che egli stesso si attribuì alcuni anni dopo, alle affermazioni di Mario Mieli, oggi icona LGBT, il quale rivendicava nell’ottica della liberazione la liceità del rapporto carnale fra bambini e adulti, agli attuali tentativi nel mondo “scientifico” di legittimare attraverso il ricorso a un diritto mitologico e ad un indifferentismo radicale e libertario ogni “orientamento sessuale” come legittimo e naturale, per il semplice fatto di esistere. È necessario prendere consapevolezza, e riflettere su quanto il ’68 e gli anni successivi hanno prodotto in Occidente.

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Omar Ebrahime

Scienza e morale

Studioso di Dottrina sociale e storia contemporanea, co-fondatore del gruppo civico-culturale delle Serate di San Pietroburgo: www.recensioni-storia.it/leserate-di-san-pietroburgo.

Aborto e coscienza Un libro ci racconta la battaglia pro life di Mons. Pietro Fiordelli, “inventore” della Giornata Nazionale per la Vita. di Omar Ebrahime

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hi ricorda l’“inventore”, nel 1979, di quella Giornata nazionale per la vita che, ancora oggi, è celebrata ogni anno, la prima domenica di febbraio, in molte parrocchie e associazioni d’Italia? Eppure è stato addirittura un vescovo, Mons. Pietro Fiordelli (19162004), subito dopo la legalizzazione dell’aborto (con la famigerata legge n. 194 del 1978), a proporre e realizzare questa doverosa iniziativa per convincere tutti gli Italiani a non abbandonare la battaglia per la difesa della vita umana innocente. Ne parla l’ultimo libro di Giuseppe Brienza, La difesa sociale della famiglia. Diritto naturale e dottrina cristiana nella pastorale di Pietro Fiordelli, Vescovo di Prato (con Invito alla lettura di Mons. Luigi Negri, Postfazione di Antonio Livi), Casa editrice Leonardo da Vinci, interamente dedicato a questa esemplare figura di pastore che, fra l’altro, è anche il “padre” della pastorale familiare della Chiesa in Italia. Alla guida per lunghi anni dopo il Concilio Vaticano II del Comitato Episcopale per la Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il coraggioso vescovo di Prato (Fiordelli ha retto questa diocesi della “Toscana rossa” dal 1954 al 1991), una volta perso il referendum anti-divorzista nel 1974 e non appena le varie proposte di legge di-

rette a ottenere la depenalizzazione dell’aborto iniziarono ad acquisire una certa rilevanza, accentuò il suo intervento pubblico per scongiurare tale infausta degenerazione, etica e giuridica, della nostra società. Lo fece in primo luogo, come ricorda Brienza, «cercando di svegliare le coscienze, soprattutto dei cattolici, e intensificando le iniziative di formazione. Tenne, in particolare, nel 1975 un ciclo di conferenze ai dirigenti delle associazioni cattoliche della sua diocesi sul tema dell’aborto, i cui testi furono poi raccolti in un efficace libretto, intitolato “L’aborto e la coscienza. Perché non venga la legge, ma se venisse la legge rimanga la coscienza”». La prima edizione di questo “testo di battaglia”, che dovrebbe essere uno dei libri di riferimento dei pro life italiani, è riprodotta in Appendice, con-

Mons. Pietro Fiordelli (1916-2004), subito dopo la legalizzazione dell’aborto istituì la “Giornata Nazionale della Vita”, per ricordare a tutti gli Italiani di non abbandonare la battaglia per la difesa della vita umana innocente.

servando la suddivisione nei sette capitoli originari, i cui titoli sono già tutto un programma: La triste storia, Il nodo del problema: il nascituro chi è? Aborto e legge di aborto, Le motivazioni degli abortisti, La soluzione è a monte, Le posizioni dei Partiti alla vigilia del dibattito Parlamentare e, infine, Dalla parte di Abele. Prima che sul piano teologico e morale, la prospettiva offerta in questo libro da Mons. Fiordelli ai cattolici e agli uomini di buona volontà intenti a difendere il futuro della propria patria e la vita umana innocente sul fronte dell’aborto, è di carattere storico-politico. Meglio, diremo quasi che è una prospettiva di teologia della storia. In Italia, infatti, scrive il vescovo di Prato fin dal primo capitolo, è andata in scena sul tema dell’aborto una storia davvero triste. Nonostante alcune voci “profetiche”, quando i cattolici combattevano in difesa del matrimonio indissolubile contro il divorzio, «[…] ammonivano che il divorzio sarebbe stato solo un primo passo verso un permissivismo legale sempre più aggressivo e allettante. Dicevano che dopo il divorzio sarebbe venuto l’aborto, poi la liberalizzazione della droga, poi l’eutanasia, cioè la soppressione indolore di persone sofferenti, inguaribili o “inutili”. Chi parlava così era accusato di interessato allarmismo». E non stiamo vivendo anche oggi dentro questo “film”?

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Famiglia ed economia

Sara Alessandrini

Mark Regnerus Laureata in giornalismo ed editoria. Addetta stampa e blogger. Cattolica e inguaribile ottimista. Ama la vita, chi gliel’ha donata e suo marito.

Figli: un dono e non un diritto La posizione di psicanalisti e sociologi sulla crescita di un figlio all’interno di una coppia omosessuale. di Sara Alessandrini

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iviamo un momento di radicali trasformazioni e l’opinione pubblica si divide su un argomento sempre più dibattuto: figli di coppie gay sani e felici? Note testate giornalistiche affermano che un bambino cresciuto all’interno di una coppia mamma-mamma o papà-papà, sarà un adulto sereno. Ma la realtà è ben diversa: molti psicanalisti e sociologi si sono pronunciati sull’argomento. La rivista scientifica “Social Science Research”, per esempio, ha pubblicato degli studi sulle problematiche che affiggono i piccoli cresciuti in una coppia “arcobaleno”. Lo studio più rappresentativo è stato pubblicato da un sociologo dell’Università del Texas, Mark Regnerus, il quale si è servito di un sistema metodologico inedito quantitativamente e qualitativamente, sia perché basato sul più grande campione rappresentativo casuale a livello nazionale, sia perché per la prima volta ha ascoltato le testimonianze dei “figli”, ormai adulti, di genitori omosessuali, dimostrando che il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spes­so seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai

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coetanei cresciuti da coppie etero­ sessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità. Con questo studio, Regnerus non aveva intenzione di esprimere un giudizio sulle capacità genitoriali delle coppie gay, bensì desiderava prendere semplicemente atto di una diversità di questi figli, che si traduce spesso in un problema. Regnerus riconosce che gli studi pubblicati finora, che sostengono la teoria della “nessuna differenza” tra bambini cresciuti in famiglie etero e gay, «si basano su dati non casuali e non rappresentativi, utilizzano campioni di piccole dimensioni che non consentono la

Gli studi pubblicati finora, che sostengono la teoria della “nessuna differenza” tra bambini cresciuti in famiglie etero e gay, si basano su dati non casuali e non rappresentativi, non consentono la generalizzazione alla popolazione più ampia di famiglie gay.

generalizzazione alla popolazione più ampia di famiglie gay». Anche lo psicanalista Claudio Risè, sociologo e già docente di Psicologia dell’Educazione all’Università di Milano ed esperto nel campo educativo, ha preso posizione sulla nuova moda di affidare un bambino ad un coppia omosessuale: «l’essere umano non viene più considerato come una persona con un suo corpo, ma solo come un oggetto prefabbricato. Qui si sta organizzando la produzione di bambini come adorabili oggetti di consumo». In Italia sarebbero circa un centinaio le coppie di omosessuali maschi che si recano all’estero per ricorrere alla maternità “surrogata”: in pratica nell’utero di una donna che offre a pagamento il proprio corpo viene inserito un embrione formato dall’ovocita comprato da una “donatrice” (virgolette d’obbligo) e il seme di uno dei due “padri”. Costoro pensano, così, a soddisfare i propri ‘’diritti’’: peccato che - come ha spiegato Risè - «in assenza del genitore del proprio sesso, sarà molto difficile per quel bambino sviluppare la propria identità psicologica corrispondente. La psiche maschile e quella femminile sono molto diverse e l’identità complessiva si forma anche a partire dalla propria identità sessuale. Nel caso di maternità surrogata, lo sviluppo psicologico, affettivo, cognitivo di una bimba con due genitori di sesso


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In assenza del genitore di uno dei due sessi, sarà molto difficile per un bambino sviluppare l’identità psicologica corrispondente. La psiche maschile e quella femminile sono molto diverse e l’identità complessiva si forma anche a partire dalla propria identità sessuale.

maschile sarebbe in forte difficoltà: avrebbe problemi a riconoscersi nel proprio sesso. Lo stesso accade al piccolo maschio». Lo psicanalista ha sottolineato che non esiste un padre che può svolgere il ruolo della madre perché «la vita umana è inscritta in due ordini: il dato naturale, biologico, e quello simbolico che il bambino ha iscritto nella propria psiche, conscia e inconscia. Entrambi presiedono allo sviluppo, alla manifestazione di una capacità progettuale, alla crescita di un’affettività equilibrata. Il padre è un individuo di genere maschile che ha scritto nel suo patrimonio genetico, antropologico, affettivo e simbolico la storia del proprio genere. Proprio perché è un maschio e non è una donna, non può avere né il sapere naturale profondo, né quello simbolico materno. I due codici simboli-

ci, paterno e materno, sono molto diversi: la madre è colei che soddisfa i bisogni, il padre è colui che dà luogo al movimento e propone il limite: indica la direzione e stabilisce dove non si può andare». Risè ha citato diversi studi localizzati in area anglosassone e nordeuropea dove sono più frequenti i casi di coppie omosessuali con figli, i quali provano che la mancanza di genitori di sesso diverso è fonte di problemi, soprattutto perché «l’esperienza del contatto fisico con la madre, nella cui pancia si è stati, è riconosciuta dalla psichiatria e dalla psicanalisi come fondativa della personalità, e della stessa corporeità». Questa tesi trae le mosse dalla teoria freudiana della divisione dei ruoli, che si fonda sulla nota favola dell’Edipo. Nonostante le criticità della teoria freudiana e le derive pansessualiste a cui si presta, essa porta gli psicanalisti oggi a schierarsi generalmente contro il concetto di “omogenitorialità”, poiché riconoscono l’importanza fondamentale della presenza di entrambi i sessi nello sviluppo fisico e psicologico del figlio. L’identità sessuale si afferma, non in astratto, ma attraverso una «messa in atto» dei ruoli e delle funzioni che impegna tanto la psiche quanto il corpo e non può essere irrilevante che esso sia maschile o femminile e che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale. D’altro canto il professor Gabriel Levi, neuropsichiatria infantile dell’università

Non esiste un padre che può svolgere il ruolo della madre, né una madre che può svolgere il ruolo paterno, perché i due codici simbolici, paterno e materno, sono molto diversi: la madre è colei che soddisfa i bisogni, il padre è colui che dà luogo al movimento e propone il limite… «La Sapienza» di Roma, ha dichiarato: «Un bambino non è solo una persona in formazione, destinataria di una educazione, ma è da subito un soggetto attivo titolare di diritti… tutti lo dicono e lo sottoscrivono ma non sempre tutti lo ricordano quando si dovrebbe. La condizione ideale è indubbiamente una coppia di genitori in buona salute, giovani, che possibilmente vadano d’accordo, psicologicamente maturi e motivati. Più ci si allontana da quel punto e da quella ipotesi, più la forbice si allarga magari in nome di interventi legislativi, più oggettivamente si rischia di non rispettare quel diritto supremo e prevalente del bambino, cioè di crescere nelle migliori possibilità». In conclusione dovremmo ricordare che i figli non sono un esperimento in grado di appagare i vuoti di un coppia nella speranza di attestarne la “normalità”, ma sono un dono prezioso che va preservato e salvaguardato.

Un bambino è soggetto attivo titolare di diritti: tutti lo dicono , ma molti lo dimenticano all’atto pratico.

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Claudia Cirami

siciliana, ha una laurea in filosofia e il magistero in Scienze Religiose. È insegnante di religione cattolica. * sorrialba@gmail.com

Tutto incluso (tranne il vero bene del figlio) Un viaggio virtuale tra i siti delle cliniche per la fecondazione artificiale, per constatare con mano che gli affari sono affari, i migliori servizi sono garantiti, la merce… è un bambino. Ma questo poco importa. di Claudia Cirami

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nzo Paolo Turchi ha dichiarato ad un settimanale femminile: «Ora la nostra vita ha un senso». Si riferiva all’arrivo della figlia, nata per vie non naturali. Per capire quanto può essere forte il desiderio di avere un figlio, partiamo proprio da questa dichiarazione del ballerino e coreografo, marito della showgirl Carmen Russo. Queste parole svelano il travaglio interiore di coppie che vorrebbero avere un bambino e non riescono a concepirlo naturalmente. È un dolore profondo che non va disprezzato, né minimizzato. Tuttavia, non deve essere necessariamente “placato” tramite una nascita, e il senso della vita di una persona non può essere ricondotto soltanto alla generazione di un figlio. Un giro on line per i siti delle cliniche che presentano le varie tecniche per avere un bambino è indicativo di come l’evento sia diventato un affare redditizio dietro la scusa dei buoni sentimenti. Senza alcun riguardo per chi nasce. Capita così di imbattersi negli auguri della clinica per la madre single che, all’età di 66 anni, ha dato alla luce due gemelli. Pazienza se questi bimbi si troveranno accanto più una nonna che una madre e non avranno un padre: l’importante è il buon esito della vicenda con soddisfazione da entrambe

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le parti. Che dire poi dei programmi riguardo gli uteri in affitto che leggiamo sempre nei suddetti siti? Intanto, il linguaggio tradisce la vera natura del fatto: si tratta di un “servizio” che ha un suo “costo” a seconda che l’offerta preveda maternità surrogata o maternità surrogata più donazione di ovociti o solo donazione di ovociti. Inoltre, viene data la possibilità alla coppia di scegliere la donante e la madre surrogata: così, dunque, il prodotto finale risulterà, almeno apparentemente, più simile ai futuri “genitori”. Una specie di creazione con l’uomo al posto di Dio, insomma. Fanno poi pensare certe espressioni usate, come “offerta speciale”, “pacchetti vantaggiosi”, “la quota comprende”: via il mistero d’amore, tipico di ogni nascita, e avanti quello che è a tutti gli effetti un accordo commerciale. Tutto è, infine, previsto al dettaglio (o quasi, visti alcuni recenti casi di cronaca) e il patto è stipulato, mettendo

Fecondazione artificiale: un affare redditizio dietro la scusa dei buoni sentimenti. Senza alcun riguardo per chi nasce.

d’accordo futuri “genitori”(in realtà, compratori), madri che affittano il grembo, o venditori di gameti, e chi offre le prestazioni scientifiche. Un tutto incluso, tranne, ovviamente, il vero bene del figlio. Che sarà privato fin da subito della certezza di radici ben definite. Di recente, durante un corso di bioetica, una madre che non può avere bambini e ha scelto di non usufruire di queste possibilità offerte dalla scienza, ha detto: «siamo arrivati ad un punto in cui, proprio per le pesanti ricadute etiche che certe “possibilità” recano, prima di tutto per il bambino, una madre dovrebbe dire a quel figlio che vorrebbe con tutto il cuore “ti vorrei perché già ti amo, ma proprio perché ti amo rinuncio a te”». Parole coraggiose che ci indicano l’esistenza di un’altra scelta, veramente liberante e d’amore. Perché un figlio non può essere snaturato, nel suo valore di persona, per essere ridotto ad oggetto. Ha scritto Mario Adinolfi, autore di Voglio la Mamma, che è «reazionaria e regressista una cultura che vuole trasformare le persone in cose, cioè in oggetti acquistabili, desiderabili, eventualmente eliminabili se il “prodotto” non raggiunge certi standard». Chi pensa che stiamo andando verso un futuro radioso della scienza dovrebbe meditare sul reale passo indietro che c’è dietro presunti balzi in avanti.


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Letture consigliate Michel Schooyans La profezia di Paolo VI. L’enciclica Humanae vitae (1968). Edizioni Cantagalli A quarant’anni dalla sua pubblicazione, l’Enciclica Humanae vitae continua a provocare reazioni appassionate. Nel ‘68, molti si attendevano che il Pontefice avrebbe seguito la moda e il mondo e che avrebbe ammesso la contraccezione. Egli invece riafferma che non bisogna separare le due finalità dell’unione coniugale: la fecondità e l’amore. Questo gli costa un potente linciaggio mediatico. Nessuno nota che è anzitutto la ragione a giustificare la posizione di Paolo VI. Oggi sappiamo che cosa vuol dire separare l’atto unitivo dall’atto procreativo: bambini in provetta, aborto, utero in affitto…

Paolo Morandi Felice sessualità nella vita cristiana E-book disponibile su http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/saggistica/felice-sessualitamorandi.html#.VBxUvvl_tqW “Felice sessualità nella vita cristiana”: la sessualità in se stessa è una salutare e indubbia costante della nostra esistenza. Pertanto, chiunque riesca ad apprenderne la corretta gestione, potrà poi sempre avvalersi di autentica gioia e notevole slancio vitale. L’autore - con semplicità e scorrevolezza di stile - ne indica il modo, positivo ed insolito, pur sempre rimanendo nell’ambito della tradizionale dottrina cristiana e degli insegnamenti magisteriali della Chiesa Cattolica.

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