ProVita Ottobre 2016

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“POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN” | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00

Trento CMP Restituzione

Notizie

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

“Nel nome di chi non può parlare” Anno V | Rivista Mensile N. 45 - Ottobre 2016

- La scomparsa dell’infanzia - Tanto sesso, poca felicità

guardiamo al futuro:

PROTEGGIAMO I BAMBINI


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

SOMMARIO

Notizie

EDITORIALE

RIVISTA MENSILE N. 45 - Ottobre 2016

Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182

Guardiamo al futuro: proteggiamo i bambini

LO SAPEVI CHE... ARTICOLI

Redazione Toni Brandi, Federico Catani, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 329 0349089

«L’aborto legale è una vigliaccata»

Giulia Tanel

Il genocidio delle persone Down

Giuliano Guzzo

Direttore responsabile Toni Brandi

L’illegittimità dell’utero in affitto

Aldo Vitale

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

Obiezione di coscienza, libertà, democrazia

Renzo Puccetti

Progetto e impaginazione grafica

La televisione rovina la famiglia?

Fabrizio Cannone

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PRIMO PIANO

Tipografia

Il pericolo dell’ipersessualizzazione dei bambini

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La scomparsa dell’infanzia

Roberto Marchesini

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Distribuzione

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Fabrizio Azzolini, Fabrizio Cannone, Federico Catani, Giuliano Guzzo, Roberto Marchesini, Dina Nerozzi, Renzo Puccetti, Giacomo Rocchi, Marco Scicchitano, Giulia Tanel, Aldo Vitale

Giacomo Rocchi

La “scienza” e la sessualità dei bambini

Dina Nerozzi

I “padri nobili” del sesso per minori

Federico Catani

La voce dei genitori

Fabrizio Azzolini

Tanto sesso, poca felicità

Marco Scicchitano

L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.

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EDITORIALE

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uardiamo al futuro: proteggiamo i bambini. Nello scorso numero di luglio abbiamo visto come sia stato stravolto e annichilito quel “comune senso del pudore” che serve a tutelare l’alto valore e la dignità di ogni persona: spesso, oggi, la donna è ridotta a mero oggetto di piacere e il sesso a un redditizio prodotto commerciale. Abbiamo anche visto come le agenzie dell’ONU – oramai imbevute dell’ipersessualismo di matrice sessantottina – promuovano una “educazione sessuale globale” che è stata definita come una vera e propria “guerra contro i bambini”. Alcuni fatti recenti, tuttavia, ci hanno indotto a tornare sul tema e ad approfondirlo. In particolare la pubblicazione di una Raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che, incredibilmente, è intervenuta invitando gli Stati membri a prestare attenzione per evitare l’ipersessualizzazione dei bambini. Abbiamo chiesto, allora, a un illustre giurista di commentare il documento (p. 16), a una psichiatra e a due psicoterapeuti di aiutarci nuovamente a riflettere sulla perniciosità del “sesso per bambini” (pp. 19, 21 e 26) e al presidente di una nota Associazione di farsi portavoce dell’opinione dei genitori (p. 24). Sui pericoli del sesso per bambini è bene stare all’erta, perché il lavorio mefitico di chi vuole realizzare una vera e propria rivoluzione antropologica, che porterebbe solo alla degradazione dell’essere umano, è instancabile e ben foraggiato (i documenti di Soros lo dimostrano molto chiaramente). Infatti, i rapporti dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali del 2014 mostrano che il record degli abusi contro le donne e i bambini è detenuto dai Paesi del Nord Europa, quelli sessualmente più spregiudicati. Ma anche da noi basta guardare le pubblicità e la TV per rendersi conto dei messaggi distorti che arrivano ai nostri piccoli. Essi promuovono l’uso del corpo – proprio e altrui – come strumento di piacere fine a se stesso, e nient’altro. La dimensione sessuale è naturalmente importante per ogni essere umano. Tuttavia “importante” non vuol dire “totalizzante”, né vanno prospettate ai bambini questioni psico-fisiche che non sono in grado di affrontare. Forse gli adulti, tramite il sesso, vogliono riempire il vuoto esistenziale dovuto alla mancanza di valori e di relazioni profonde… ma, per favore, lasciamo in pace i bambini! Toni Brandi

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LO SAPEVI CHE... FAMIGLIA

I single sono sempre più numerosi: in Italia le “mono-famiglie” (ecco un altro termine coniato dalla neolingua, che confonde le menti e promuove concetti falsi) sarebbero circa il 30%. In Svezia raggiungono addirittura il 50%. Vi è chi vive la propria situazione di single con sofferenza o disagio, ma vi sono quelli che vivono la loro singletudine con orgoglio, ostentando la loro libertà, responsabili solamente di se stessi. Anche l’American Psychological Association sostiene che le persone single sono più dinamiche, più presenti alla realtà, con più relazioni e – in definitiva – più felici. Lo psicologo Tonino Cantelmi risponde, invece, che la singletudine è un fenomeno legato alla rinuncia a quella che egli chiama la “progressione magnifica”: essa permette di partire da un Io (l’“esserci”), per passare ad un Tu (l’“esserci-con”) e infine giungere a un Noi (l’“esserci-per”), dimensione ultima e sola che apre alla generatività, alla creatività e all’oblatività. La decostruzione della famiglia e l’idolatria della solitudine realizzano la demolizione dell’“esserci”, cioè del punto di partenza. È il trionfo dell’individualismo. E forse anche dell’infelicità.

GENDER Le manifestazioni di piazza possono sconfiggere gli ideologi gender. Un milione di colombiani sono scesi in piazza, negli scorsi mesi, contro il tentativo, da parte del Governo, di imporre nelle scuole la teoria gender in nome della tolleranza e del rispetto. L’esecutivo ha reso noto che, per il momento, qualunque tentativo di violare il diritto 4

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prioritario dei genitori di educare i figli in base ai propri valori verrà cassato. Il presidente Santos ha promesso che il Ministero dell’Istruzione, guidato dal ministro Gina Parody, attivista lesbica, non promuoverà alcuna politica basata sull’ideologia gender. Le polemiche sono nate da un manuale (Orientamenti sessuali e identità sessuali non egemoniche nella scuola) che aveva il sigillo dell’esecutivo ed era stato elaborato con la collaborazione di Unfpa e Unicef (ovvero dalle Nazioni Unite). I “poteri forti” hanno i piedi d’argilla: non sempre riescono a vincere. Se ad avversarli vi sono realtà e associazioni senza doppi fini, ben organizzate, unite e compatte, i prepotenti tremano, vacillano e alcune volte cadono pure.

LOBBY LGBT Dietro l’agenda delle lobby Lgbt c’è il grande capitale: lo abbiamo detto in tante occasioni e ora i documenti di George Soros lo provano indiscutibilmente. La fuga di notizie ha – tra le altre cose – rivelato come il magnate intende «supportare la società civile nel mondo». Dai database della sua Open Society Foundation, con cellule e società affiliate in tutto il mondo, risulta che tra il 2013 e il 2014 – in pratica in vista delle elezioni europee – Soros si è occupato dell’Italia e ha dato ben 100.000 dollari (per l’esattezza 99.690$) all’Arcigay, nel contesto del progetto “LGBT Mob-Watch Italy-Europe 2014”. Emerge nitidamente, inoltre, che la crisi economica è considerata positivamente: le persone, preoccupate di sbarcare il lunario, avranno meno tempo e meno voglia di lottare per la dimensione valoriale. Non è un caso quindi se proprio ora cercano di farci digerire ideologia gender,


pseudo-matrimoni omosessuali, adozioni gay e utero in affitto. Sanno che questo è un momento favorevole. PRINCIPI NON NEGOZIABILI Un autorevole rappresentante dell’Islam in Italia ha chiesto di legalizzare la poligamia: si può non essere d’accordo con matrimonio gay e poligamia (e poliandria, perché no…), ma la legge è legge, le “famiglie” sono tante e «love is love». Il ragionamento è coerente. Da parte laica, di sinistra, e libertaria la cosa ha creato un certo imbarazzo. Chi ha sempre predicato: «Basta che ci sia il consenso informato e si può fare tutto» (del resto tutto è contratto, no? Il matrimonio, la maternità, la produzione e vendita di figli…), e anche: «Se due uomini si amano e si sposano a te che male fanno?», oggi s’industria a rispolverare la vecchia categoria giuridica dei “diritti non disponibili”, non alienabili, non limitabili, nè modificabili o cedibili persino da parte dello stesso titolare. Quei “principi non negoziabili” che non consentono il lavoro schiavistico o il commercio degli organi o ogni altra degradazione della dignità personale, anche qualora vi fosse il consenso dei diretti interessati. E allora come possono continuare a giustificare l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione artificiale, l’utero in affitto, il commercio dei gameti e il matrimonio gay?

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sperma, o di ovuli, scambi di embrioni, difetti genetici “procurati”, negli Stati Uniti, nell’ultimo anno, sono stati numerosissimi. I controlli sulla qualità dei servizi sono insufficienti, si limitano a valutare le condizioni igieniche e non badano alla tenuta dei registri… Allora l’American Society for Reproductive Medicine ha emanato una sorta di codice di autoregolamentazione, secondo il quale le cliniche della fecondazione artificiale si dovrebbero impegnare a informare i clienti degli errori non appena vengono scoperti, dovrebbero promuovere “una cultura della verità”. Chissà: forse bisognerebbe rendersi conto che è la fecondazione artificiale a essere sbagliata. Quando i paletti dell’etica cominciano a saltare uno a uno, per quale motivo bisogna mantenere in piedi proprio il logoro, vecchio e bigotto dovere di dire la verità?

FECONDAZIONE ARTIFICIALE E VERITÀ Le cliniche specializzate in fecondazione artificiale e le relative banche del seme sono dei veri e propri supermarket di gameti, che molto spesso vengono accusate (in sordina: non c’è mai tanta pubblicità su queste cose, chissà perché) di negligenza e di fornire “prodotti” (= bambini) non rispondenti alle aspettative. I casi di proteste, azioni legali, e richieste di risarcimento per confusione o perdita di fiale di

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OMOSESSUALITÀ E OMOSESSUALISMO Lo scrittore Giorgio Ponte ha recentemente affermato in un’intervista: «L’omosessualità non è un’identità, perché è mutevole e non innata. Fondamentalmente, è un’attrazione per persone dello stesso sesso che ha delle ragioni psicologiche. Oggi viene considerata “gabbia” qualsiasi cosa rappresenti un limite al nostro desiderio. La natura stessa, in questo senso, è la più grande delle gabbie. Da qui nasce una visione negativa di ogni tipo di ordine, morale, civile e religioso. Perciò i “diritti gay” fanno comodo a molti, anche a chi non ha tendenze omosessuali: a chi desidera vivere una sessualità senza regole. I gruppi Lgbt più aggressivi strumentalizzano i bisogni delle persone, le loro ferite, le loro paure. Il senso di persecuzione, di inferiorità e di disagio è infatti spesso correlato al desiderio omosessuale, a prescindere da quanto effettivamente un individuo sia stato o meno perseguitato. [...] Negli anni l’autostima lesa ci ha fatto interiorizzare l’idea di essere inferiori, e che il mondo fosse contro di noi. I gruppi Lgbt alimentano questo vittimismo e questo senso d’inferiorità, invece di aiutare i loro associati a riconoscere la menzogna che si cela in esso. In questo modo si genera tutta l’aggressività e il bisogno di ostentazione che spesso vediamo. Poiché chi si sente vittima, prima o poi diventa carnefice». Ottobre 2016 - n. 45

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Giulia Tanel

«L’ABORTO LEGALE È UNA VIGLIACCATA» Intervista a Silvana De Mari, medico e scrittrice fantasy

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a dottoressa Silvana De Mari è medico e psicoterapeuta. Ha esercitato la professione in Italia e, come volontaria, in Etiopia. Scrittrice di successo anche fuori dai confini nazionali, pluripremiata, racconta soprattutto di elfi, di orchi e di folletti. Le siamo grati per averci rilasciato questa intervista.

Silvana De Mari, Lei è medico e scrittrice (principalmente) fantasy. Un binomio professionale inconsueto? In realtà i medici che scrivono sono moltissimi, anche perché la narrazione – e soprattutto quella fantastica – può essere considerata uno dei primi mezzi di terapia. Quando si racconta una storia, si vanno a modificare i neurotrasmettitori di chi ascolta. Quando si racconta una fiaba a un bambino, egli produce endorfine, neurotrasmettitori che diminuiscono la percezione del dolore, aumentano le difese immunitarie, potenziano il sistema cognitivo e che, infine, fanno scivolare verso il sonno. Una terapia basata sulla narrazione è l’effetto placebo. Come la mamma che dice al bimbo: «Oh, ti sei fatto la bua! Ti do un bacino, così ti passa». La narrazione e la scrittura sono dunque un gesto medico.

Questa è dunque la Silvana De Mari di oggi. Ma la sua vita è iniziata in salita... La mia nascita è andata benissimo, parliamoci chiaro. È vero, il parto è stato difficile dal punto di vista ostetrico. Inoltre sono nata di sette mesi, con problemi respiratori e dopo una gravidanza difficile... ma sono in pista! E questo anche grazie alla mia mamma, alle mie due nonne e alla mia sorellina che pregavano e facevano il tifo per me. All’inizio, proprio il primissimo periodo, non sono stata desiderata: sono una figlia della cosiddetta maternità “accidentale”, o “irresponsabile”. Sono stata accolta – come molti altri bambini nel contesto socio-economico del dopoguerra – con un: «Oh no! Eppure avevamo fatto attenzione!». Ma, a dispetto di questo primo momento, sono poi stata accettata e desiderata, e anzi i miei genitori hanno speso molto per effettuare le cure necessarie per portare avanti la gravidanza. Il fatto di non essere stata voluta fin dal primo istante non mi è mai stato nascosto. Anzi, i miei genitori me l’hanno sempre raccontato come una potenzialità, come segno che nella vita avrei potuto affrontare qualsiasi battaglia: ero partita in salita, potevo farcela! Ancora oggi li ringrazio per questa narrazione. Questa esperienza di vita, così intima e profonda, la porta oggi ad affermare che «L’aborto legale è una vigliaccata». Uccide un bambino e segna per sempre la vita di una mamma (e, con lei, di tutte le persone che sono legate a questa nuova creatura), nel nome di una presunta volontà – libera e umana – che è tuttavia molto debole... Nel parlare di aborto lasciamo perdere la religione. Guardiamo alla biologia: se può, una creatura vivente tende a sopravvivere e a riprodursi. L’aborto è un evento terribile, oggi troppo banalizzato. Si tratta di un suicidio differito che, proprio come il suicidio diretto, pone fine a una vita e trasmette all’inconscio della donna un messaggio devastante: «Io non valgo nulla».

La dottoressa Silvana De Mari

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A fine luglio ha fatto scalpore la dichiarazione di Marina Abramovich [un’artista contemporanea, la cui “arte” è opinabile], la quale ha affermato con fierezza di aver abortito tre volte per potersi dedicare alla carriera... Ovviamente, come giustamente sostenevano le femministe, non si possono avere bambini e nello stesso tempo fare la Cappella Sistina. Ma il punto è proprio qui: la maternità è una cosa immensa, che supera ogni creatività. Gli uomini hanno compensato la mancanza di maternità donando all’umanità opere straordinarie, ma sono opere fatte da uomini e se un terrorista islamico farà esplodere la Cappella Sistina, qualcun altro la dipingerà di nuovo. Invece nessuno è in grado di “fabbricare” un bambino, essere unico e irripetibile.

Gli uomini hanno fatto opere straordinarie, ma solo le donne possono dare alla luce un bambino, essere unico e irripetibile

Quanto odia se stessa, l’Abramovich! Le sue performance sono torture, sono piene di dolore e di morte. E lei porta al collo un crocefisso capovolto.

C’è un altro punto che vorrei sottolineare: i satanisti. Molti di noi sono convinti che il satanismo si riduca a una manciata di tizi tatuati che sgozzano un capretto in un casolare di periferia. Non è così, purtroppo. La straordinaria antropologa Cecilia Gatti Trocchi – grande esperta di esoterismo, occultismo, nuove religioni e sette – sosteneva che un gran numero di persone ha fatto ricorso ai tarocchi, ma che il satanismo è enormemente più potente. I satanisti hanno un programma ufficiale, che consiste nel distruggere l’umanità facendo leva su aborto, droga, suicidio e sodomia. Poniamoci dunque questa domanda: tutti noi, di fatto, stiamo collaborando alla

distruzione dell’umanità proprio come hanno in mente persone psicotiche, quali i satanisti? Quale proposta avanzerebbe per contrastare l’aborto e favorire una cultura della vita? In Italia abbiamo un tasso di 1,3 figli per donna. In sostanza stiamo distruggendo noi stessi e ci stiamo avviando verso l’estinzione. E questo perché viviamo in una specie di “dittatura” dell’aborto. Forse una società non può obbligare una donna a tenere il bambino che porta in grembo, ma non è lecito che tappezzi la città di cartelloni in favore dell’aborto... Anche considerato che nessuno parla mai del post-aborto, che può arrivare a generare psicosi molto gravi.

Per questo sono solita affermare che le vere donne, quelle che si amano, non abortiscono. Ad abortire sono quante hanno rinnegato il loro essere donne, che in qualche modo devono poi ricostruire con l’assunzione della responsabilità e della colpa, ma anche con la riparazione: dare un nome al bambino non nato, accendere per lui una candela e accogliere un altro bambino; oppure aiutare una mamma in difficoltà, affinché almeno lei possa fare la scelta giusta.

L’aborto pone fine a una vita e trasmette all’inconscio della donna un messaggio devastante: «Io non valgo nulla»

Il mio prossimo libro, Hania, sarà dedicato ai folletti, esseri che si differenziano dagli gnomi in quanto sono incorporei. La mitologia europea è piena di folletti. E, in un certo senso, i folletti sono le anime dei bimbi morti a causa dell’aborto, o per infanticidio: le loro voci rimangono, continuano a essere sentite... Per combattere tutto questo è necessario parlare in maniera chiara con le donne che vogliono abortire e – con una sincerità che in pochi oggi hanno, come mi dimostrano le pazienti che ho in terapia – dire loro: «Signora, lei potrebbe rimpiangere questo gesto». È una frase importante, che potrebbe salvare una vita. Diciamola! Nel concludere, quale messaggio vorrebbe lasciare ai bambini e ai giovani di oggi, che spesso non hanno valori solidi cui aggrapparsi (la vita, la famiglia...) e che faticano a incontrare sul loro cammino adulti che possano essere per loro maestri credibili? «La Verità vi renderà liberi». La verità! Non il politicamente corretto, che è la più delirante forma di abbattimento del pensiero che sia mai esistita.

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Giuliano Giuliano Guzzo Guzzo

laureato in Sociologia e Ricerca Sociale, collabora con diverse riviste e portali web fra i quali Tempi.it, Libertaepersona.org, Campariedemaistre.com, Cogitoetvolo.it, Uccronline.it e Corrispondenzaromana.it. È membro dell’Equipe Nazionale Giovani del Movimento per la Vita italiano * giulianoguzzo@email.com @GiulianoGuzzo : www.giulianoguzzo.com

IL GENOCIDIO DELLE PERSONE DOWN

Anna Maria Pacchiotti

Anna Maria Pacchiotti, presidente dell’associazione “Onora la Vita onlus”. : www.onoralavita.it

Cosa accade nell’Europa della “convivenza pacifica”, dell’“uguaglianza” e dei “diritti”?

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ella celebrata Europa della “convivenza pacifica”, dell’“uguaglianza” e dei “diritti”, si sta consumando – nell’indifferenza, se non persino con l’esplicita complicità delle Istituzioni – l’eliminazione sistematica di una categoria di persone: quella dei disabili, in particolare di coloro che sono affetti dalla sindrome di Down. Un’eliminazione drammatica non solo perché, come vedremo subito, di vastissime proporzioni, ma anche perché invisibile, dal momento che viene per lo più portata avanti nel ventre materno, con l’aborto eugenetico. Accade così che in Europa si abbiano, da un lato, Paesi come la civilissima Danimarca, che conta di agguantare entro il 2030 – a suon di aborti e diagnosi prenatali, come si diceva – l’agghiacciante primato di primo Paese al mondo «Down Syndrome Free»; e dall’altro Paesi come Inghilterra e Galles, dove nel 1990 le diagnosi prenatali di sindrome di Down erano state 1.075, mentre nel 2008 hanno toccato quota 1.843 (+70%): una crescita considerevole alla quale, in conseguenza di un massiccio ricorso alla pratica abortiva, non è però corrisposto un aumento delle nascite, che invece sono addirittura calate di un punto percentuale, passando da 752 a 743. Recentemente lo statistico Roberto Volpi si è 8

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occupato di questo fenomeno – ignorato dagli stessi media, che pure non esitano, con una buona dose di Giulia faccia tosta, a proporre servizi televisivi sistematicamente Tanel strappalacrime, quando trattano di persone affette dalla trisomia 21 – in un recente saggio significativamente intitolato La sparizione dei bambini Down (Lindau).

Laureata in Filologia e Critica Letteraria. Scrive per passione. Collabora con libertaepersona.org e conche altri da siti internet e Lo studioso ha messo in luce l’amaro paradosso riviste; è inoltre autrice, con Francesco Agnoli, una parte vede, a livello generale, migliorata e in via di Miracoli - L’irruzione del soprannaturale nella di continuo miglioramento lastoria qualità della vita delle (Ed. Lindau).

persone Down, che in Occidente hanno raggiunto una speranza di vita che sfiora i sessant’anni; ma, dall’altra, la selezione eugenetica dei Down sempre più elevata e la loro accettazione sempre più difficile e sporadica. In tutto questo, il punto drammatico è che non solo la scomparsa dei Down è consentita, ma in alcuni casi anche rivendicata come traguardo da raggiungere al più presto. Si pensi al deputato francese Olivier Dussopt – vicepresidente del gruppo socialista in seno all’Assemblée nationale – il quale, quando sente «che “purtroppo” il 96% delle gravidanze con sindrome Down finisce con l’aborto», si chiede pubblicamente «perché ne rimane il 4%». La “caccia alle streghe”, su cui tante bufale storiche si sono diffuse, ha insomma lasciato spazio alla “caccia ai Down”, senza che nessuno – o quasi – ne denunci l’orrore.


Un orrore eugenetico che, va detto, non interessa la sola sindrome di Down, dato che – come hanno avuto modo di spiegare gli specialisti che si sono occupati del fenomeno – esiste «un trend in aumento di diagnosi prenatale e di aborti di feti che sarebbero nati con disabilità» anche lievi (Med. Humanities 2006; 32 (1):38-42).

informazione Mosul Eye – era iniziata a circolare proprio nelle stesse ore di un’altra notizia italiana di tenore non molto più allegro, vale a dire quella dell’avvenuta condanna, da parte della Corte di Cassazione, di un ginecologo di Mantova il quale, non essendo andato oltre gli esami indispensabili come il bi-test, con la propria condotta ha sostanzialmente concorso a far venire al mondo – cosa terribile, evidentemente – un bambino Down, che invece i genitori, se pienamente informati delle sue condizioni di salute, avrebbero abortito (cfr. Cass. Civ. Sent. n. 24220, 27.11.2015).

Così l’eugenetica ha preso piede al punto che, per assurdo, nemmeno quando un bimbo disabile riesce a sopravvivere allo screening prenatale e a venire al mondo è al sicuro, dal momento che, com’è emerso da alcuni studi, c’è il rischio che riceva minori attenzioni rispetto agli altri. Per non parlare, chiaramente, dell’eutanasia neonatale.

Notizie

Infosportpagine

“nel nome di

L’eliminazione dei bambini Down, come si fa in Europa, è comandata a tutti i miliziani dell’ISIS, in una fatwa emessa nel Califfato di Al Baghdadi

Ad ampliare il raggio dell’eugenetica prenatale, da alcuni anni, c’è poi la diagnosi preimpianto, tecnica che consente di selezionare, come fossero oggetti, gli embrioni privi di malattie genetiche e dunque utili alla fecondazione extracorporea. Un abominio, questo, ampiamente prevedibile e previsto, dato che già tre anni dopo il lancio del Progetto Genoma, mirato alla mappatura del patrimonio genetico umano (genoma), il biologo Bertrand Jordan scriveva: «L’impatto del Progetto Genoma sulla società è lungi dall’essere insignificante. Le nuove conoscenze che abbiamo ottenuto conducono all’eliminazione degli embrioni attraverso la diagnosi prenatale e la possibile interruzione della gravidanza» (Travelling Around the Human Genome, Inserm 1993, p. 168).

Come Italia, come Europa e come Occidente faremmo dunque bene – alla luce di un simile, agghiacciante parallelismo – a chiederci se, più che uno scontro di civiltà di huntingtoniana memoria, quello che oggi vede protagonista l’ISIS in realtà non sia che l’ultima puntata di un processo di implosione di civiltà, di un collasso valoriale purtroppo separa Rivista che Mensile N. 12 - Febbraio 2013 Berlino, Parigi e Roma dal Califfato in modo molto più chi non può parlare” sottile di quanto si pensi. E se la risposta a questo inquietante quesito fosse positiva, se davvero l’eugenetica targata ISIS risultasse consustanziale a quella praticata in Europa, ieri dal regime nazionalsocialista (a sua volta anticipato, in questo, da alcuni Stati americani) e oggi in Stati apparentemente civili, la prossima volta che sentiremo esaltare l’Europa della “convivenza pacifica”, dell’“uguaglianza” e dei “diritti” faremmo bene, prima di accodarci a certi entusiasmi, a pensarci due volte.

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Spediz (convertito

La vita è sempre degna di essere vi

La civilissima Danimarca conta – a suon di aborti – di agguantare entro il 2030 l’agghiacciante primato di primo Paese al mondo «Down Syndrome Free»

Il mondo di èLucy, L’aspetto paradossale, in questa vicenda, che a praticare l’eliminazione dei bambini Down come fa l’Europa, è futuro quello che oggi sembra essere il suo un principale nemico: l’ISIS. Pare difatti provato che nel Califfato di Al Baghdadi di speranza sia stata emessa una fatwa che autorizza «i miliziani a

B in

uccidere sui territori amministrati i fanciulli Down o nati con malformazioni fisiche e psichiche. […] I miliziani avrebbero già trucidato con iniezioni letali, o per soffocamento, una quarantina di bambini di età compresa fra una settimana e tre mesi e nati con qualche handicap» (Il Giornale, 15.12.2015, p. 13). A rendere ulteriormente evidente questo paradosso c’è il fatto che questa notizia – ripresa dai giornali di tutto il mondo e diffusa in primo luogo dal blog iracheno di

La Quercia

sugl eug con Ottobre 2016 - n. 45

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Aldo Vitale

L’ILLEGITTIMITÀ DELL’UTERO IN AFFITTO Anche il Comitato Nazionale per la Bioetica ha dichiarato illegittima la vergognosa pratica dell’utero in affitto

Il CNB ha così statuito: «Il CNB ricorda che la maternità surrogata è un contratto lesivo della dignità della donna e del figlio sottoposto come un oggetto a un atto di cessione. Il CNB ritiene che tale ipotesi di commercializzazione e di sfruttamento del corpo della donna nelle sue capacità riproduttive, sotto qualsiasi forma di pagamento, esplicita o surrettizia, sia in netto contrasto con i principi bioetici fondamentali».

L’affitto dell’utero è un contratto lesivo della dignità della donna e del figlio, sottoposto come un oggetto a un atto di cessione

Inoltre l’utero in affitto, ricorda sempre il CNB, è una diretta violazione di alcuni principi e di specifiche tutele cristallizzate in diverse carte internazionali di tutela dei diritti della persona. In questo senso, infatti, i contratti di maternità surrogata violano direttamente l’art. 21 della Convenzione di Oviedo del 1997, ai sensi del quale «il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto»; e l’art. 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, ai sensi del quale «ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: il divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone; il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro». 10

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Il CNB, del resto, aveva già ribadito negli anni precedenti, in pregressi documenti appositi, che la commercializzazione del corpo o delle sue parti costituisce una grave lesione della dignità dell’essere umano, come nel caso della compravendita di organi umani a fini di trapianto, o nel caso di compravendita di ovociti, o del traffico di organi umani tra viventi.

«L’uomo non può disporre di se stesso poiché non è una cosa; egli non è una proprietà di se stesso […] nella misura in cui è una persona» (E. Kant)

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n considerazione della pressante diffusione a livello dell’opinione pubblica, del dibattito politico e della discussione giuridica, è bene ricordare che la scorsa primavera il Comitato Nazionale per la Bioetica – organo consultivo del Governo italiano composto da illustri docenti e studiosi dei temi bioetici di ogni orientamento (secolare, cattolico, ebraico, ecc.) – ha redatto, con un consenso quasi unanime dei suoi componenti, una pubblica mozione in tema di utero in affitto.

L’utero in affitto, infatti, non può essere considerato un caso diverso dalla compravendita di organi ma una specificazione di questa, in quanto consiste nella dazione di una determinata somma di danaro (pattiziamente stabilita e che varia a seconda che la gestante sia una donna occidentale – aggirandosi in tal caso intorno al valore di circa 100.000-130.000 dollari –, oppure una donna dei Paesi del sud-est asiatico – aggirandosi in tal caso intorno al valore ben più basso di circa 15.00025.000 dollari) contro la dazione dell’uso di un organo – l’utero – o, nel peggiore dei casi, del neonato stesso (integrando in quest’ultima evenienza un vero e proprio caso di acquisto di essere umano). Sebbene negli Stati Uniti vi sia chi (L. Gostin, A civil liberties analysis of surrogacy arrangements, in Law Medicine & Health Care, 16/1988) ritiene che nell’ambito dei contratti di maternità surrogata e delle relative prestazioni (cioè consegna del nato contro consegna del denaro), si dovrebbe distinguere il pagamento per i servizi di gestazione, dal pagamento per l’acquisto dell’infante, ritenendo, eticamente e giuridicamente, ammissibile il primo e inammissibile il secondo; in entrambi i casi non si può che ritenere che si violi la dignità della persona, sebbene della sola donna gestante nella prima ipotesi e anche del neonato nella seconda.


Tutto ciò vale, ovviamente, prescindendo dall’orientamento sessuale della coppia committente, quindi sia nel caso in cui si tratti di coppia eterosessuale, sia nel caso in cui si tratti di coppia omosessuale. In quest’ultima circostanza, cioè qualora la coppia committente sia omosessuale, la pratica della maternità surrogata non costituisce il momento di liberazione e affrancazione della coppia, come in genere si ritiene, ma semmai il momento ulteriore di sfruttamento del corpo della donna e di violazione della sua dignità umana, come comprova, tra i tanti esempi citabili, quanto scritto dalla stessa nota femminista Julie Bindel: «Il boom di accelerazione della maternità surrogata per coppie gay non è una vittoria per la libertà o l’emancipazione. Al contrario, essa rappresenta una diapositiva inquietante dello sfruttamento brutale di donne, che di solito provengono dal mondo in via di sviluppo e spesso sono vittime di bullismo o costrette a vendere i loro uteri per soddisfare i capricci egoistici di ricchi occidentali gay o lesbiche». Non a caso, dunque, in Italia la tanto vituperata legge 40/2004, disciplinante le tecniche di procreazione medicalmente assistita, al comma 6 dell’articolo 12, sanziona la pratica della surrogazione di maternità perfino con la reclusione, poiché si tratta, senza ombra di dubbio, di un interesse pubblico e generale alla tutela e alla salvaguardia della dignità e dell’integrità della persona umana, parimenti a tutti gli altri atti che integrano i reati contro la persona.

Un divieto simile a quello sancito dalla suddetta legge 40/2004, del resto, si inserisce e risponde perfettamente all’ordinamento giuridico nazionale, nel quale non è appunto permesso sfruttare economicamente o mutilare l’integrità fisica del proprio corpo; e questo non solo quando si tratta di una diminuzione permanente della stessa, ma anche nel caso dell’utero dato in affitto, cioè di un atto contrario alla legge, all’ordine pubblico e al buon costume, come ricorda proprio il tenore normativo dell’art. 5 del Codice civile italiano: «Gli atti di disposizione del

proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume». La disciplina dell’articolo 5 costituisce un presidio di tutela della dignità della persona, come unione della dimensione morale e di quella corporea, che traduce una sensibilità giuridica espressione della maturità della civiltà giuridica occidentale. Non a caso uno dei padri della scienza giuridica italiana, Francesco Santoro-Passarelli, ha avuto modo di insegnare proprio questo nelle sue lezioni di teoria del diritto: «Non esiste e non è neppure concepibile, malgrado ogni sforzo dialettico, un diritto sulla propria persona o anche su se medesimo, o sul proprio corpo, stante l’unità della persona, per la quale può parlarsi soltanto di libertà, non di potere rispetto a se medesima».

La dignità della persona umana, dunque, impedisce che si possa usare di sé o di un altro, anche soltanto limitatamente alla dimensione corporea, senza violare e ledere proprio la stessa dignità che sta a fondamento di principi, norme, divieti e sanzioni di carattere giuridico, sia di rilievo nazionale che internazionale. In questo senso il CNB ha potuto ribadire che la pratica dell’utero in affitto è senza dubbio illecita moralmente e giuridicamente, anche qualora la legge decidesse di non sanzionarla. Il tutto, ovviamente, alla luce della pura ragione giuridica, filosofica ed etica, cioè di quella manifestazione della geometria del pensiero umano che lascia scorgere i principi morali che promanano dalla legge di natura. Del resto proprio un filosofo illuminista come Immanuel Kant, nelle sue Lezioni di etica aveva cristallizzato: «L’uomo non può disporre di se stesso poiché non è una cosa; egli non è una proprietà di se stesso […] nella misura in cui è una persona […]. In base a ciò l’uomo non può disporre di se stesso. Non gli è consentito vendere un dente o un’altra parte di se stesso».

Fotografia©Luca Fornaciari

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OBIEZIONE DI COSCIENZA, LIBERTÀ, DEMOCRAZIA

Renzo Puccetti

Il fatto che le leggi inique siano emanate democraticamente attesta la vastità dell’oscuramento morale di un popolo Come mai nessuno osa criticare il diritto all’obiezione di coscienza di chi si rifiuta di fare esperimenti sulle cavie di laboratorio?

S

i chiama legge 1564 ed è stata appena firmata dal governatore dello Stato dell’Illinois, il repubblicano Bruce Raune. La norma obbliga ogni medico obiettore di coscienza all’aborto, a indirizzare, trasferire, o fornire una lista di medici non obiettori a ogni donna che voglia abortire. Si tratta di una legge talmente iniqua che provvedimenti analoghi introdotti in Texas, Baltimora, Maryland e New York sono già stati bocciati nelle aule di tribunale americane. In Italia abbiamo un esempio della stessa strategia nel tentativo attuato in sede europea di ottenere la condanna dell’Italia per non garantire con sufficiente ampiezza l’accesso all’aborto, e aprire così allo sbarco nel nostro paese delle multinazionali della morte in utero. Voglio dirlo chiaramente, mi obbliga la verità e la conoscenza degli aspetti tecnici che sottendono questo genere di processi: quantunque diversi soggetti si siano adoperati per sventare questo attacco politico alla libertà di coscienza, se c’è una persona che è riuscita ad impedire la riuscita del piano, se c’è un nome da ringraziare, quella persona è Assuntina Morresi. Questo non deve però fare abbassare la guardia, né portare a fermarsi in una battaglia che potrà essere vinta solo quando la coscienza di ogni uomo e di ogni donna proverà orrore al solo pensiero dell’uccisione di un bambino nel ventre della madre.

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Se guardiamo la strategia del movimento abortista nel suo complesso, ci accorgiamo che la maschera liberale con cui si presentava quando chiedeva la legalizzazione – «Nessuno è obbligato a farlo, ma non si deve impedire ad altri di poterlo fare», dicevano, oggi è stata sostituita dal suo autentico volto totalitario: «Qualsiasi sia il tuo pensiero, la tua morale, il tuo credo religioso, se ti viene chiesto un aborto devi garantire l’aborto», è la posizione di oggi. L’aborto, l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano totalmente inerme, indifeso, la cui sola “colpa” addebitabile è l’esistenza, è rivendicato, difeso e preteso come un diritto umano “di libertà”, la cui barbarie è celata sotto la coltre ipocrita della dissimulazione linguistica che lo indica con l’espressione “diritti riproduttivi”. Ma quando questa supposta libertà incontra la libertà di un’altra persona che dice «No, non voglio avere niente a che fare con questo abominio», ecco che improvvisamente questa libertà diventa intollerabile, inconcepibile, dunque sopprimibile, perché tale rifiuto nega l’assoluzione derivante dal consenso generale. E ciò avviene in barba al principio liberale che il filosofo John Stuart Mill esprimeva nella massima: «Su se stesso, sulla propria mente e sul proprio corpo l’individuo è sovrano», rivendicato dagli abortisti per la loro scelta, ma negato dagli stessi quando si tratta della scelta pro life.


La maschera liberale di chi chiedeva la legalizzazione dell’aborto è caduta: comunque la si pensi, lo di deve praticare o favorire

Osservando più attentamente ci accorgiamo che la natura del giudice è condannare il colpevole e assolvere l’innocente; la natura dell’ingegnere è costruire edifici stabili; e dunque la natura della madre è proteggere il figlio, così come la natura del medico è salvare la vita. Poiché la natura del soldato è combattere i nemici e non quella di trucidare inermi civili, fu possibile perseguire i criminali nazisti, quantunque autorizzati da precisi ordini dei superiori. La legge non è l’istanza suprema, ma uno strumento volto a servire un bene a essa superiore, la giustizia. Il giurista tedesco Richard Radbruch, se nel 1933 concordava che i giudici adottassero la massima «Gesetz ist Gesetz» («La Legge è Legge»), nel 1946 – dopo sei milioni di ebrei assassinati per ordine della suprema autorità germanica – affermava anche che «[…] quando nel porre il diritto positivo viene di proposito negata quell’uguaglianza che costituisce il nucleo della giustizia, allora la legge non è soltanto “diritto ingiusto”, piuttosto non è affatto diritto».

Pietro Perugino, Prudenza e Giustizia sopra sei savi antichi, 1496-1500

Si viola il principio di uguaglianza sia quando si tratta in maniera uguale ciò che è disuguale, come nel “matrimonio” gay, sia quando si tratta in maniera disuguale ciò che è uguale, come quando si nega ad alcuni esseri umani il padre e la madre e ad altri esseri umani innocenti il diritto alla vita.

La legge non è l’istanza suprema, ma uno strumento volto a servire un bene a essa superiore, la giustizia

L’argomento invariabilmente sollevato da chi vuole conculcare la libertà di coscienza è ancora una volta una fattispecie considerata fallace dai propugnatori delle istanze libertarie in materia di aborto, eutanasia, nozze gay. Mi riferisco alla china scivolosa: «Se lo Stato ammette la libertà di coscienza per l’aborto, perché non dovrebbe ammettere la libertà di coscienza in qualsiasi altro campo? Cosa rimarrebbe dell’obbligo di rispettare la legge?». Questa prospettiva è il frutto iuspositivista di un ideologico scetticismo circa l’esistenza di una natura delle cose, del fine in essa racchiuso cui contrappone, con prometeica tracotanza, la presunzione del padrone che fa e disfa a proprio piacimento.

Queste leggi che violano in maniera così intollerabile il principio di uguaglianza costituiscono quel “diritto ingiusto” che la Chiesa – in continuità con Agostino, Tommaso, Giovanni Paolo II – ha definito “legge iniqua” e “corruzione della legge”, che generano «grave e preciso obbligo di opporsi a esse mediante obiezione di coscienza» (EV, 73).

Uno Stato che decide attraverso il proprio ordinamento di violare il principio di uguaglianza in maniera così plateale, quand’anche lo fa col consenso di una larga maggioranza dei propri cittadini, non è per questo meno tirannico. Il fatto che le leggi inique siano il distillato di un processo democratico non costituisce alcun merito, ma semmai attesta la vastità dell’oscuramento morale di un determinato popolo. La potenza di condizionamento e persuasione dei mezzi di comunicazione oggi disponibili rende più semplice traviare le coscienze, ribaltando la verità morale. Per la macchina del pensiero unico ogni voce dissonante costituisce quel granellino che minaccia di bloccare ingranaggi apparentemente infallibili. Mantenere integro il giudizio morale, conservare viva la capacità d’indignazione, allenare la volontà di resistere all’emarginazione e alla persecuzione è requisito irrinunciabile per conservare la natura di uomini liberi, per noi stessi e per i nostri figli.

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Fabrizio Cannone

LA TELEVISIONE ROVINA LA FAMIGLIA?

Non si possono trascurare gli effetti deleteri della TV: per i contenuti che propina, ma anche per come lo fa

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ppare evidente come l’informazione sia diventata, sempre più a partire dall’ultimo dopoguerra e dal Sessantotto, un vero potere politico nelle mani di banche ed enti sovranazionali e internazionalisti, legati quasi tutti, in un modo o in un altro, alla medesima ideologia dominante relativista e ateista. Questa ideologia (anarchica e liberale insieme) sostiene il progressismo, il femminismo, l’omosessualismo, la teoria gender, l’animalismo, il dogma del riscaldamento globale, il veganismo, l’industria del porno, la libera prostituzione, la diffusione della droga e altre devastanti devianze contemporanee.

È possibile la fruizione di programmi né indecenti né inutili: ma spopolano i programmiimmondizia di ogni tipo e senza censura alcuna

In particolare la televisione resta il tipico esempio di strumento che, volens nolens, ha contribuito alla perdita di quei valori essenziali come la famiglia, l’altruismo, la fede, la generosità e la creatività. E infatti le storiche battaglie del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, delle 14

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unioni civili e dell’adozione a coppie gay sono state perse – o si perderanno – proprio a causa dell’influenza nefasta dei mass media che indottrinano orwellianamente, in modo soft, le masse ignare e inconsapevoli. Non si tratta ovviamente di criminalizzare chi possiede un apparecchio televisivo, chi va in edicola ogni giorno o chi naviga spesso sul periglioso mare del web. Giova però essere cauti e consapevoli, soprattutto se si hanno dei figli e se si vuole promuovere una cultura sana, che non sia improntata all’individualismo, al consumismo sfrenato e alla volgarità. Quanto alla televisione, resta ancora oggi uno dei più tenaci nemici della famiglia e uno dei più grandi veicoli di disinformazione, intossicazione intellettuale e inquinamento morale. Il fatto che sia astrattamente possibile la fruizione di programmi né indecenti, né inutili non cancella il problema: come mai, infatti, tra i moltissimi che dichiarano di essere contrari alla televisione spazzatura, quasi nessuno riesce a evitarne del tutto gli effetti tossici? Come mai, accanto a documentari più o meno interessanti e formativi, o di svago, spopolano i programmiimmondizia di ogni tipo e senza censura alcuna? Anche attraverso la trasmissione cosiddetta impegnata, il dibattito culturale e il programma dichiarato scientifico, le anime vengono a poco a poco come ipnotizzate e narcotizzate dall’apparecchio, bombardate di messaggi pubblicitari in


Le anime vengono a poco a poco come ipnotizzate e narcotizzate dalla televisione, bombardate di messaggi in cui oscenità e consumismo sono legge

La sua documentata ricerca ha come scopo quello di mostrare le conseguenze psicologiche della televisione sui bambini e gli adolescenti (e secondariamente sugli adulti). Tra le conseguenze citate nello studio si segnalano l’aumento dell’incapacità di essere attenti e sereni, l’eccitamento alla violenza, fobie diverse, comportamenti irrazionali e nevrotici, pigrizia, obesità, passività, ozio, etc. Anche l’abbassamento del livello scolastico è una tendenza tipica della “dittatura dei mass-media”. Ancora più gravi e drammatiche sono le conseguenze della televisione se le analizziamo dal punto di vista morale, ben sapendo dello spazio crescente sugli schermi per ogni tipo di immoralità, di libertinismo, di voyeurismo, di pornografia e di perversione. Questa però non è la strada percorsa dall’Autore, il quale si limita ai soli problemi psicologici e fisiologici legati alla visione televisiva quotidiana, specie se prolungata. Si sarebbe potuto sperare in una diminuzione drastica del tempo medio passato davanti alla TV grazie alla concorrenza di internet, Facebook, smartphone, etc. È accaduto il contrario: «Negli Stati Uniti il 79% delle famiglie possiede tre televisori e oltre il 70% dei bambini dagli otto anni in su ha una televisione in camera».

Negli anni Cinquanta solo l’1% delle famiglie americane aveva un apparecchio in casa. In pochi anni la presenza della televisione è passata dall’1% al 99,99%! D’altra parte, «un adolescente che guardava la TV 2 ore al giorno si troverà a guardarla per 3 ore e 30 se l’avrà nella propria camera». Conseguenza matematica: «Uno dei primissimi effetti della TV è di ridurre drasticamente il volume e la qualità delle relazioni genitori-figli». Secondo lo studioso è evidente che la televisione e «gli altri media elettronici influenzino negativamente il benessere mentale e fisico dei bambini». È stato calcolato che uno spettatore medio passa davanti allo schermo acceso 3 ore e 40 minuti ogni giorno, ovvero 1.338 ore complessive ogni dodici mesi: quasi due mesi l’anno! In conclusione, Desmurget dimostra come «la TV sia un fattore di isolamento sociale ed espone lo spettatore a dei rischi morbosi per la sua propensione a favorire la sedentarietà, il declino cognitivo, la comparsa di patologie cerebrali degenerative (Alzheimer) e i comportamenti a rischio (tabacco, alcol, violenza, sessualità sfrenata)».

cui oscenità e consumismo sono legge, e le famiglie risultano scompaginate a causa della universale regola domestica odierna: “tot capita, tot TV”. Una testimonianza autorevole: «Sono un ricercatore. In quanto tale, appaio nel repertorio di diffusione dei principali giornali scientifici [...]. Ad ogni nuova uscita, questi giornali mi inviano il sommario delle pubblicazioni, in modo da permettermi di identificare i lavori di mio interesse. Da quindici anni non è passata una settimana che io non abbia reperito almeno uno o due pezzi relativi agli effetti deleteri della televisione sulla salute psichica, cognitiva e somatica del bambino». Con queste parole altamente significative inizia la lunga inchiesta sulla televisione curata dallo studioso Michel Desmurget, il quale ha esplorato praticamente tutta la letteratura scientifica in materia, specialmente in lingua francese e inglese (Cfr. Michel Desmurget, TV LOBOTOMIE. La veritéé scientifique sur les effets de la Télévision, éditions Max Millo, Paris 2012).

Le famiglie risultano scompaginate a causa della universale regola domestica odierna: “tot capita, tot TV”

Il filosofo Pascal Bruckner scrisse: «La TV non esige dallo spettatore che un atto di coraggio – ma esso è sovrumano – quello di spegnerla». Certamente anche gli altri mass media (radio, giornali, web) hanno delle contro-indicazioni, ma essi, come la stampa quotidiana ad esempio, fanno meno leva sull’emotività e sulla passività e possono essere usati più facilmente con il discernimento richiesto. Chi vuole difendere la famiglia e la sana educazione dei giovani deve prendere coscienza di tutto ciò, onde favorire un uso del tempo più oculato, razionale, altruista e meno condizionato da logiche di consumismo, di mondanità e di sterile impigrimento domestico. Ottobre 2016 - n. 45

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Giacomo Rocchi

IL PERICOLO

DELL’IPERSESSUALIZZAZIONE DEI BAMBINI Si è pronunciato il Consiglio d’Europa: un autorevole giurista ne rileva le contraddizioni, ma nutre speranza

L

a Risoluzione n. 21119 del 21 giugno scorso del Parlamento del Consiglio d’Europa segnala il pericolo dell’ipersessualizzazione dei bambini e propone misure concrete per combatterla: è un allarme che non può essere fatto cadere, benché il documento non sia vincolante per gli Stati membri.

L’ipersessualizzazione dei bambini è un pericolo per la loro salute fisica e mentale e talvolta è causa di violenza sessuale

I parlamentari sottolineano che questo fenomeno dilagante può danneggiare gravemente i bambini, incidendo su autostima, benessere e pari opportunità, ma anche sulla qualità delle relazioni che instaurano e, infine, sui risultati scolastici: un pericolo per la salute fisica e mentale dei bambini che talvolta porta anche a episodi di violenza sessuale. 16

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Chi sono i “colpevoli” di questo fenomeno? La Risoluzione risponde che, accanto ai predatori sessuali (pedofili, produttori di pedopornografia, sfruttatori di prostituzione minorile), grande responsabilità hanno i media, la pubblicità e internet. Per questi settori vengono fatte raccomandazioni specifiche, ma – in un passaggio rivelatore – i Parlamentari ricordano le «pressioni sessuali a volte sottili che i bambini di oggi devono affrontare nella nostra società ipersessualizzata».

Ecco la questione: non siamo solo davanti a pochi adulti pervertiti, da catturare e punire severamente quando mettono in pericolo l’integrità dei nostri figli; è la società occidentale a essere ipersessualizzata, a esaltare modelli libertari, a negare pervicacemente l’importanza di una famiglia stabile e di un matrimonio fondato su fedeltà e amore esclusivi, a rivendicare una libertà di espressione assoluta che prescinde dai contenuti. La Risoluzione, quindi, è un apprezzabile tentativo di insinuarsi in un sistema di valori in cui tutto è permesso e tutto deve essere permesso: senza limiti, senza rimorsi o preoccupazioni morali e con enormi somme di denaro in gioco. Ma i risultati auspicabili per contrastare questa deriva, sono assai difficili da raggiungere.

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La Risoluzione sollecita gli Stati a promuovere politiche che diano ai bambini la consapevolezza delle indebite pressioni cui sono sottoposti, aiutandoli a resistere a tali tendenze: ma non immagina nemmeno di vietare la diffusione della pornografia; cosicché ai bambini dovrà essere impedita la visione e il consumo di pornografia online che è facilmente accessibile e, soprattutto, pienamente lecita per tutti e addirittura esaltata (si pensi agli attori di film pornografici divenuti personaggi di successo). Come sigarette e alcool (e forse, in futuro, la cannabis) dovranno aspettare qualche anno per poi “tuffarsi” in quel mondo malvagio che, per di più, ha tra le sue perversioni più diffuse proprio il coinvolgimento dei bambini nelle attività sessuali; come stupirsi dei fallimenti? Per i media e la pubblicità la Risoluzione propone «limiti all’inadeguata rappresentazione dei bambini», che spesso contiene «immagini che ritraggono donne, uomini e, in alcuni casi anche i bambini, come oggetti sessuali»; ma deve essere garantito «il rispetto del diritto fondamentale alla libertà di espressione garantito dall’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo»; una eccezione che rischia di travolgere ogni regola! Per di più, non basta impedire la rappresentazione di bambini “sessualizzati” nelle pubblicità o in TV; occorre

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impostare i programmi televisivi e i messaggi pubblicitari tenendo conto della visione da parte dei bambini: quindi evitare anche la “ipersessualizzazione” degli adulti. Ma la società libertaria e la concorrenza sfrenata tra media e tra aziende impedisce il rispetto di questa regola!

Al di là dei predatori sessuali, hanno grande responsabilità i media, la pubblicità e internet

Un primo esempio: la pornografia in internet.

Viene correttamente evocata la responsabilità educativa dei genitori: ma l’unica proposta concreta è l’educazione sessuale nelle scuole, spesso strumento per una sessualizzazione deviata dei bambini fin dalla tenera età (la Risoluzione non manca di criticare gli “stereotipi di genere”), con l’espropriazione del ruolo dei genitori da parte dello Stato. In questo quadro contraddittorio e difficile si devono cogliere gli aspetti positivi della Risoluzione: la preoccupazione per il futuro dei nostri figli e per i pericoli che corrono è sincera; i Parlamentari del Consiglio d’Europa si dimostrano più responsabili di molti governanti.

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Il quadro normativo in Italia presenta luci e ombre. La normativa penale in materia di pedopornografia e di ostacoli all’accesso dei minorenni alla pornografia è molto severa e articolata ed è stata rafforzata da pochi anni, con l’aggiunta del reato di adescamento di minori anche attraverso internet e del divieto di mostrare loro materiale pornografico: tuttavia questa giusta repressione riguarda solo i casi più gravi (coinvolgimento di minori in attività sessuali esplicite o rappresentazione di organi sessuali).

Viene evocata la responsabilità educativa dei genitori, poi l’educazione sessuale nelle scuole tende a prevaricarli

Le difficoltà emergono nella “zona grigia” in cui operano i media e la pubblicità, quella dei riferimenti sessuali anche espliciti, che riguardano sia adulti, sia minori e con cui i bambini vengono a contatto; il regime di autoregolamentazione previsto per la pubblicità e (in sostanza) per la televisione, di fatto è fallito. 18

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Il Codice di autodisciplina pubblicitaria contempla una norma a tutela di bambini e adolescenti, ma le sanzioni irrogate per pubblicità scorrette sotto questo profilo sono quasi assenti (salvo la grottesca pronuncia che ha impedito la pubblicità di pannolini su misura per maschi e femmine perché proponevano “stereotipi di genere”…); analogamente risulta affidato alla buona volontà degli operatori – mai sanzionati dall’Autorità garante – l’applicazione della norma che vieta «le trasmissioni televisive che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, e in particolare i programmi che presentano scene di violenza gratuita o insistita o efferata ovvero pornografiche», come ciascuno può constatare; secondo alcuni, proprio l’adozione del “parental control”, il dispositivo pensato per assicurare l’esclusione dei minori dalla visione di contenuti dannosi, ha favorito la deresponsabilizzazione delle emittenti e consentito la divulgazione di contenuti nocivi anche nella “fascia protetta” e in quella della “tv per tutti”, contraddistinti per di più da una segnaletica insufficiente. In definitiva, c’è ancora molto da fare: la Risoluzione potrebbe aiutare i cittadini e i governanti a prendere coscienza della situazione, a ricordare che i bambini sono il futuro della nostra società, ma anche a ripensare agli effetti disastrosi di una cultura individualista e libertaria.

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Roberto Marchesini

LA SCOMPARSA DELL’INFANZIA

Il bambino non è un adulto in miniatura, che deve crescere solo dal punto di vista fisico

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no dei problemi educativi del mondo contemporaneo è la scomparsa dell’infanzia. Si vedono sempre più spesso genitori che – complice l’ennesima moda pedagogica – fanno grandi discorsi ai bambini: spiegano, si giustificano, vogliono che i figli “capiscano”, che “sviluppino il loro senso critico”. L’idea che si cela dietro questi comportamenti è che il bambino è un adulto in miniatura, che deve crescere solo dal punto di vista fisico. Un nano temporaneo, praticamente.

La differenza tra la sessualità di bambini e quella degli adulti sta nella mancanza dell’impulso sessuale, ossia la spinta al piacere sessuale

Non è così: i bambini hanno anche uno sviluppo cognitivo. Esistono categorie (come quella dell’ironia) o schemi cognitivi (il pensiero astratto, il futuro, il pensare dal punto di vista degli altri) che i bambini non possiedono. Li acquisiranno nel tempo, in virtù di quello sviluppo cognitivo che spesso gli adulti identificano esclusivamente con il prendere buoni voti a scuola. Ma, per il momento, non li hanno.

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La stessa cosa avviene dal punto di vista delle pulsioni sessuali. Persino Freud (che vedeva il bambino come un «perverso polimorfo») ammise l’esistenza di una “fase di latenza”, tra i sei anni e la pubertà, nella quale i piccoli non provano pulsioni sessuali. Per inciso, l’esistenza della pubertà, ossia la coincidenza del risveglio ormonale (un fatto biologico) e delle pulsioni sessuali (un fatto psicologico), dovrebbe far sorgere qualche dubbio ai sostenitori del gender. Ma torniamo in argomento. In questo periodo – la fase di latenza – i bambini non manifestano spontaneamente un interesse per la sessualità, né l’associano ai significati che essa ha per il mondo adulto. La fase di latenza non significa che i bambini siano «puri o senza malizia»; è ovvio che i bambini sono in grado di avere pensieri cattivi, sebbene in modo diverso dagli adulti. Non significa nemmeno che non abbiano curiosità riguardanti la riproduzione e/o la sessualità, né che non siano in grado di reagire a stimoli sessuali. I bambini, infatti, talvolta sono incuriositi dal corpo degli adulti, sessualmente maturo, e talvolta utilizzano la masturbazione in funzione consolatoria. La differenza tra la sessualità di bambini e quella degli adolescenti e degli adulti sta nella mancanza dell’impulso sessuale (determinato dagli ormoni sessuali), ossia la spinta al piacere sessuale. Ottobre 2016 - n. 45

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Chiaramente l’impulso sessuale è una spinta così forte da condizionare le relazioni con gli altri. Ed è così forte da distrarre bambini e adolescenti dal loro compito principale: crescere, diventare delle persone, da esseri umani che sono. L’esoterista Georges Gurdjieff, nel suo libro Incontri con uomini straordinari (Adelphi, 1977), racconta l’influenza che ebbe su di lui un sacerdote ortodosso, padre Borsh (che Gurdjieff chiama «Il mio primo maestro»). Questo è l’insegnamento che padre Borsh impartì al giovane George a proposito della sessualità: «Se un adolescente soddisfa la propria concupiscenza, non fosse che una volta, prima della maggiore età, gli capiterà la stessa cosa che capitò a quell’Esaù della storia che, per un piatto di lenticchie, vendette il suo diritto di primogenitura, cioè il bene di tutta la sua vita. Perché se l’adolescente soccombe una sola volta a questa tentazione, egli perde per tutta la propria vita la possibilità di essere realmente un uomo degno di stima. Soddisfare la propria concupiscenza prima della maggiore età ha lo stesso effetto che versare dell’alcool nel mosto di Mollavaly. Come il mosto nel quale si è versata anche una sola goccia di alcool può diventare soltanto aceto, così la soddisfazione della concupiscenza prima della maggiore età fa dell’adolescente, sotto ogni rispetto, una specie di mostro. Quando l’adolescente diventa adulto, egli può fare tutto ciò che gli aggrada, come il mosto diventato vino può sopportare qualsiasi dose di alcool: non soltanto non si guasterà, ma potrà raggiungere una qualsiasi gradazione».

Nonostante questo, è almeno un secolo che eminenti scienziati e organizzazioni sovranazionali cercano di avvicinare i bambini alla sessualità. Ricordiamo, per esempio, le Linee guida dell’OMS per l’educazione sessuale nell’infanzia; oppure i corsi di “educazione sessuale” nel Regno Unito (nati con lo scopo di arginare gli “effetti indesiderati” di altri corsi proposti ai giovanissimi). Proprio a causa della forza dell’impulso sessuale, le centrali della manipolazione del pensiero hanno spesso utilizzato la sessualità e

Il primo approccio con la sessualità crea un imprinting, traccia un solco destinato a influenzare (non a determinare) la vita sessuale futura

È questo impulso che dà alla sessualità quei significati sconosciuti ai bambini: concupiscenza o dono, ossia usare l’altro per il proprio bene (il proprio piacere), oppure donare se stessi per il bene dell’altro. Nel primo caso, nell’usare gli altri come oggetti per il proprio piacere sessuale, consiste la malizia della quale i bambini sono privi.

le droghe per distogliere i giovani dalle grandi domande della vita. La Scuola di Francoforte, ad esempio, si proponeva di utilizzare la sessualità per “manipolare le masse”; l’OMS di Chisolm di utilizzare l’educazione sessuale per sradicare dalle coscienze infantili l’idea di morale; Kinsey condusse esperimenti sessuali (talvolta vere e proprie torture) sui bambini per avvallare il suo “grande piano” di eliminazione della morale sessuale...

Al di là delle discutibili intenzioni di questi personaggi, al di là del fatto che un’esposizione precoce dei bambini a materiale sessuale non rispetta il loro naturale (sottolineo questo termine) sviluppo, bisogna considerare un’altra cosa, spesso taciuta: il primo approccio con la sessualità crea un imprinting, traccia un solco destinato a influenzare (non a determinare) la vita sessuale futura. Questo è il motivo per cui persone che da bambini hanno subito abusi sessuali, tendono a ritrovarsi in situazioni abusanti: quello è il volto che per loro ha la sessualità. L’Italia, secondo l’Eurispes, è il Paese europeo nel quale è maggiore il numero di bambini che possiede un cellulare: il 62% di loro, tra i nove e i dieci anni, ha un cellulare. Probabilmente è questo il motivo per cui l’età nella quale i ragazzi incontrano per la prima volta la pornografia si è abbassata dalla pubertà (le medie) all’infanzia (le elementari). Il primo incontro di questi bambini con la sessualità è di carattere pornografico. Per tutta la loro vita queste immagini saranno quelle che loro hanno associato per prime alla sessualità, e questo condizionerà la loro vita affettiva futura. È davvero questo che vogliamo per i nostri piccoli?

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Georges Gurdjieff (1866 - 1949)

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LA “SCIENZA” E LA SESSUALITÀ DEI BAMBINI

Dina Nerozzi

Le teorie sulla sessualità dei bambini di Freud, Fliess e Guyon hanno davvero solide basi scientifiche?

Attualmente il rispetto dovuto all’infanzia è sotto assedio da parte dei cultori dei nuovi “diritti soggettivi” e da quanti ritengono che l’uomo sia l’unico dio in terra e l’unica fonte di legittimazione dell’agire umano. Secondo costoro basta cambiare la legge positiva (dello Stato), che è l’unica legge che riconoscono, e quello che un tempo era considerato un crimine diventa una cosa socialmente accettabile.

A creare le premesse per questa “evoluzione” culturale è stato Sigmund Freud, che ha messo in dubbio l’innocenza dell’infanzia, e lo ha fatto indossando i panni della “scienza”.

La verità della scienza è quella che prende in esame la realtà delle cose, e non quella politicamente corretta che insegue il volere degli uomini al comando

L

a rivoluzione culturale cui stiamo assistendo ha bisogno di essere compresa nelle sue linee essenziali, per trovare una strategia difensiva in grado di preservare una visione del mondo in sintonia con le leggi di natura e con quanto ci è stato tramandato da un processo culturale plurimillenario fondato sul principio di realtà. Uno degli ultimi tabù sopravvissuto alla devastazione della morale giudaico-cristiana è il rispetto dell’infanzia, che nasce dal rispetto della legge naturale. Nel bambino l’apparato sessuale/riproduttivo non è ancora maturo – né dal punto di vista biologico, né da quello psicologico – ed è questa la ragione per la quale è giusto che i bambini vengano lasciati in pace, a vivere la loro infanzia spensierata.

A suo giudizio, lungi dall’essere puri e innocenti, i bambini sarebbero sessualmente attivi fin dalla nascita, come mette in luce la sua teoria della masturbazione del lattante, e sarebbero anche inclini a una sessualità perversa polimorfa. La sessualità perversa polimorfa sarebbe il modo di agire spontaneo degli esseri umani prima di essere ingabbiati dentro una morale che pretende di soffocare le pulsioni sessuali.

Sigmund Freud e Wilhelm Fliess

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Lasciati liberi di agire, gli esseri umani metterebbero in pratica la sessualità perversa polimorfa che, secondo l’ideologia progressista, avrebbe un duplice aspetto positivo: la maggior gratificazione sessuale possibile e, dato che gli incontri sessuali “naturali” sarebbero sporadici, si otterrebbe anche l’ambito obiettivo di ridurre la popolazione mondiale. Sempre da Sigmund Freud arriva una ulteriore motivazione secondo la quale sarebbe bene lasciare che i bambini esprimessero liberamente la loro sessualità: in questo modo verrebbe neutralizzata l’aggressività propria dell’essere umano e si otterrebbe un mondo di persone più gratificate sessualmente, più felici e, dunque, più pacifiche. «Sex by eight or it is too late» («Sesso entro gli otto anni o è troppo tardi») era il motto di René Guyon, giurista francese seguace delle teorie freudiane, che incoraggiava i rapporti tra adulti e bambini allo scopo di avviarli a una vita sessuale gratificante e foriera di pace nel mondo. Date queste premesse, appare chiaro che chi si ostina a insistere sulla necessità di seguire la legge naturale, iscritta nella morale giudaico-cristiana, viene individuato e stigmatizzato come una persona che si rende responsabile di accrescere l’aggressività negli esseri umani e anche la mole della popolazione mondiale: due peccati mortali secondo la “religione umanistica”, da scontare con la messa al bando dalla comunità. Poiché il sistema scolastico è governato dallo Stato che mette in pratica la “religione umanistica”, non fa meraviglia

che si cerchi di far passare attraverso le aule scolastiche la nuova morale destinata a creare un mondo pieno di pace e di felicità per tutti attraverso l’uso della sessualità precoce. Chi sperava che la memoria delle tragedie del secolo scorso potesse servire a preservare l’umanità dal doversi confrontare con una nuova edizione dello Stato etico, vede infrangersi la speranza nel momento in cui i bambini vengono presi di mira da un sistema scolastico che pretende di forgiarne la struttura morale all’insaputa dei genitori, e spesso contro il loro volere. Come rispondere a questa sfida epocale? Come difendere i bambini da chi ha in animo di mettere in atto un esperimento sociale sull’intera popolazione mondiale? Con l’unica strada possibile: la verità della scienza, quella che prende in esame la realtà delle cose, e non quella politicamente corretta che insegue il volere degli uomini al comando.

L’immaturità biologica e psicologica dei bambini è un dato di fatto e non un’opinione. Sulla teoria della sessualità infantile, che mira a giustificare culturalmente l’atteggiamento predatorio degli adulti, è bene inoltre far sapere che il vero scopritore di questa nuova realtà “scientifica” non fu Sigmund Freud, bensì Wilhelm Fliess: un otorino berlinese definito dallo stesso Freud «un malato mentale di grado elevato», ma solo dopo che gli aveva sottratto la primogenitura della scoperta della sessualità infantile.

EMMA ECKSTEIN È stata un’attiva femminista socialista viennese. Nel 1887 si recò da Freud per curare disturbi di stomaco e depressione legati alle mestruazioni e questi le diagnosticò un’isteria dovuta alla “nevrosi nasale riflessa”, malattia scoperta e curata dal suo amico e collaboratore, otorinolaringoiatra, Wilhelm Fliess. Questi trattava la nevrosi cauterizzando l’interno del naso. Per anestetizzare i pazienti usava la cocaina e riscontrava che la cauterizzazione funzionava, dato che i pazienti risultavano meno depressi. Operò quindi diverse persone tra cui lo stesso Freud. La Eckstein, però, contrasse una terribile infezione perché Fliess non aveva rimosso della garza alla fine dell’intervento. Fu operata di nuovo e rimase sfigurata. Al di là di questo, Freud ribadì la sua convinzione che la “nevrosi nasale riflessa” e l’eccessiva masturbazione fossero la causa dell’isteria che dava alla donna il mal di stomaco e la depressione. La Eckstein divenne psicologa ella stessa, la prima psicologa donna, e nel 1904 pubblicò un libro sulla educazione sessuale dei bambini, con il plauso di Freud.

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Federico Catani

I “PADRI NOBILI” DEL SESSO PER MINORI

Una certa cultura (progressista) ha deciso da decenni di usare il sesso come arma di cambiamento culturale

S

e oggi l’ipersessualizzazione e la sessualizzazione precoce dei bambini vengono addirittura inserite nei programmi scolastici, con la raccomandazione degli organismi internazionali, è perché per attuare una vera e propria rivoluzione antropologica bisogna partire dall’infanzia. Tutto è iniziato negli anni Sessanta, quando il mondo progressista ha deciso di usare il sesso come arma di cambiamento culturale. Il movimento sessantottino, i cui slogan più utilizzati erano quelli del «Vietato vietare» e dell’amore libero, sviluppò l’idea che anche i bambini hanno diritto alla propria libertà sessuale, arrivando in tal modo a giustificare la pedofilia. Daniel Cohn Bendit, leader del Sessantotto francese, firmò un manifesto in difesa della pedofilia su Liberation, insieme ad altri intellettuali. Gerd Koenen, altro teorico del Sessantotto, diceva che negli asili infantili le attività sessuali sarebbero dovute diventare parte integrante dei giochi. In quegli stessi anni Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault e Jack Lang (futuro ministro francese), tutti nomi celebri dell’area progressista, firmarono una petizione in cui si reclamava la legalizzazione dei rapporti sessuali con minori. Sempre in quel fatidico 1968, Shulamith Firestone, una delle ideologhe del movimento femminista, nel suo La dialettica dei sessi, rivendicava la legittimità di incesto e pedofilia: gli adulti potevano avere rapporti sessuali con minori, purché questi ultimi fossero consenzienti e avessero organi sessuali di dimensioni tali da consentire l’atto. Non solo: raccomandava persino che la prima fellatio al bambino fosse praticata dalla madre.

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Non si può non vedere uno stretto legame tra queste teorie e l’ideologia gender oggi imperante. Quest’ultima annovera tra i suoi fondatori Alfred Kinsey e John Money, che proclamavano la legittimità – e addirittura l’utilità! – della pedofilia. Kinsey sosteneva, se così si può dire, una pedofilia soft. Mentre nel caso di Money si arriva a una vera e propria apologia: a suo parere, uno degli scopi dell’umanità futura sarebbe stato la sessualizzazione dell’infanzia. Venendo in casa nostra, non possiamo non menzionare laRepubblica.it, che riporta tra le dichiarazioni di Aldo Busi anche quella secondo cui: «Non c’è nulla di scandaloso se un ragazzo compie atti sessuali con un adulto e semmai sono i bambini a corrompere gli adulti, e non viceversa». O ancora, sempre sul medesimo quotidiano on-line, Nichi Vendola, che in una vecchia intervista (mai smentita) ha dichiarato: «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti». Tutti sanno che Vendola ha recentemente comprato un “figlio” tramite l’utero in affitto…

E poi c’è Mario Mieli, ancora oggi punto di riferimento del movimento Lgbt: «Noi checche rivoluzionarie – diceva – sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro». Ecco chi sono i “padri nobili” dell’educazione che si vorrebbe imporre ai nostri figli.

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LA VOCE DEI GENITORI

Fabrizio Azzolini

Siamo lieti di pubblicare un contributo del Presidente Nazionale dell’A.Ge. (Associazione Genitori) a proposito dell’educazione sessuale nelle scuole

«L

a prego, Presidente, di essere molto attento a quello che succede in merito all’emanazione da parte del MIUR delle Linee Guida sull’attuazione del comma 16 della Legge 107/2015, non vorrei che il MIUR approfittasse del periodo estivo per ultimare il lavoro sulle Linee Guida tenendo fuori le Associazioni dei genitori ed in particolare la nostra che è molto sensibile a questi temi». Questo è uno dei più pressanti appelli che ho ricevuto in qualità di Presidente Nazionale dell’A.Ge. dalla Presidente di una nostra Associazione componente, nella sua Regione, anche del Fo.R.A.G.S. - Forum Regionale Associazioni Genitori Scuola. I nostri associati mai si potrebbero riconoscere in un’antropologia fondata sull’indifferentismo sessuale e si sentirebbero traditi se l’Associazione cui appartengono non si opponesse a Linee Guida non rispettose del primato educativo dei genitori e di questi valori. I nostri associati ci chiedono due punti fermi: - le Linee Guida devono chiarire che quando nel comma 16 della Legge 107/2015 si parla di “genere” si intende “sesso”, ed eliminare così qualsiasi possibilità di introduzione di generi diversi che non siano quello maschile e quello femminile. L’esistenza di vari generi oltre a quello maschile e femminile non è scienza, ma ideologia, che non può avere ingresso nelle

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scuole. Su questo il MIUR si è espresso con la nota del 15 settembre 2015 a firma del Capo Dipartimento Dott.ssa Rosa De Pasquale; - le Linee Guida devono prevedere il consenso informato preventivo dei genitori. Se il MIUR non è disponibile in questo senso, allora significa che la finalità è quella dell’indottrinamento e l’intento è quello di limitare la libertà educativa: su questo A.Ge. deve essere irremovibile. L’A.Ge. ha preparato – a fine 2015 e inizio 2016, con un Progetto dal titolo “Il Valore della Famiglia” – cento suoi soci, suddivisi in due corsi, uno tenutosi a Roma e un altro a Brescia, perché questi fossero in grado di partecipare a una formazione specifica atta a divenire educatori nelle scuole, proprio per fronteggiare il dilagare dell’ideologia di genere e per ristabilire e/o rinsaldare tra la scuola e la famiglia quell’alleanza educativa necessaria e indispensabile per la formazione socio-educativa dei nostri giovani. Purtroppo la famiglia valoriale, che afferma il primato dell’uomo e della donna, combatte ad armi impari contro chi vuole l’indifferentismo sessuale. La nostra Associazione in questi anni ha attraversato questa “bufera sessuale”, cercando l’equilibrio che le è proprio dai suoi fondamenti valoriali e dall’etica cristiana cui si ispira all’art. 4 del proprio Statuto Nazionale, che non significa bigottismo cattolico ma discernimento laico-cattolico.

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I nostri genitori sono molto preoccupati di ciò che si svolge nelle scuole, specialmente nelle primarie, ma anche nelle scuole dell’infanzia, dove con artifizi e raggiri propri della parola “truffa” vengono edotti i bambini non nell’affettività, che sarebbe plausibile e quanto mai opportuna in un momento così particolare della nostra società ove la famiglia disgregata non offre al bambino serenità di rapporti affettivi, ma li si affabula con libretti e storie particolari sull’ideologia di genere. Crediamo che a ogni età vi sia il giusto insegnamento e che non si debba approfittare della supremazia partitica del gestore per indottrinare giovani virgulti.

Per favore, giù le mani dai bambini!

Purtroppo la famiglia valoriale che afferma il primato dell’uomo e della donna combatte ad armi impari contro chi vuole l’indifferentismo sessuale

È il grido che noi Associazione facciamo e che i nostri soci ripetono all’unisono. A Cracovia, Papa Francesco ebbe a dire ai Vescovi Polacchi sul tema dell’ideologia gender: «In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche – oggi ai bambini, ai bambini! –: a scuola si insegna che il sesso ognuno lo può scegliere. E questo è terribile. Dio ha creato

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l’uomo e la donna e noi stiamo facendo il contrario». Non si tratta di essere cattolici o meno, si tratta di puro e semplice discernimento, non di fantasiose ideologie che portano all’indifferentismo dell’essere umano che sfocia il più delle volte nella mancanza di affetti: l’ideologia di genere la si affianca all’affettività? No! L’ideologia di genere rifiuta l’affettività, rendendo l’uomo e la donna sterili negli affetti. La nostra speranza e l’augurio che facciamo alle giovani famiglie è quello di non accettare tutto ciò che viene propinato anche dalle istituzioni scolastiche pubbliche, ma che siano in grado di essere, esse stesse, linee guida per i propri figli. Il fondatore dell’A.Ge. Ennio Rosini, che non era un docente ma un farmacista (e genitore), nel 1968 pensò che nella nostra società, pur così articolata, non c’era un luogo (in senso figurato) in cui i genitori “in quanto tali” potessero incontrarsi per dibattere e approfondire i problemi connessi al loro impegnativo ruolo di responsabili dell’educazione dei figli; non c’era, soprattutto, un modo di far udire negli ambienti che contano la voce dei genitori “in quanto tali”.

Continuava ancora Rosini: «La risposta più semplice e più vera da dare a questi dubbiosi è di offrire ai genitori il modo di passare, nella società, dalla condizione di oggetti a quella di soggetti, da elementi passivi a elementi attivi; offre il modo di concorrere alla costruzione, in continuo divenire, della società in quel campo di fondamentale importanza che è la formazione delle nuove generazioni, offre il modo di non essere più tra quelli che subiscono la storia, ma di essere tra quelli che fanno la storia». È tutto questo che consola il nostro quotidiano lavoro a difesa della libertà di non “subire”, ma di “essere”. Ottobre 2016 - n. 45

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Marco Scicchitano

TANTO SESSO, POCA FELICITÀ

L’ipersessualizzazione diminuisce l’interesse per il sesso, oppure lo rende meno soddisfacente

Questo è il resoconto, tratto dal diario di terapia di un ragazzo di vent’anni, di un possibile utilizzo di Tinder, l’App per incontri più diffusa del momento. Mai come in questa epoca il sesso è stato a portata di mano, immediato. Dal Sessantotto in poi nella cultura occidentale sono progressivamente caduti diversi impedimenti che si frapponevano tra la pulsione sessuale e l’atto sessuale: pudore, decoro, cultura religiosa, moralità, timore dell’ostracismo sociale e sacralità. 28

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A questo va aggiunta la diffusione su larga scala dei sistemi contraccettivi e abortivi che eliminano, in parte, anche l’impedimento dovuto al timore che all’atto sessuale possa far seguito una gravidanza indesiderata. Ora, grazie anche alle applicazioni e alle risorse social che le nuove tecnologie hanno portato, trovare un partner per avere dei rapporti sessuali occasionali è enormemente più semplice di quanto non fosse dieci anni fa.

Diversi studi mostrano che chi ha un rapporto sessuale motivato – implicitamente o esplicitamente – da bisogni di automedicamento, tende a ricavare dall’atto minore piacere

«H

o appena mandato l’ultima mail e chiuso l’ufficio. Sono in metro, in direzione di casa; la partita a calcetto con gli amici è saltata: ho una serata libera e tanta voglia di scaricarmi un po’, così apro Tinder. Scorro le immagini dei profili delle ragazze, velocemente, e di alcune leggo la descrizione. Ne scelgo una con la quale ho già avuto qualche scambio di cuori e chat e le mando un messaggio, sperando che si colleghi spesso… tra poco arrivo a casa. Ecco, si è collegata. Abbiamo uno scambio veloce di messaggi e riesco a fissare un appuntamento per stasera. Ho il tempo di fare una bella doccia, mangiare qualcosa e poi avrò la mia serata, che spero di concludere con successo».

«Però è ripetitivo e un po’ mi annoia», mi comunica durante la seduta il mio paziente. Nel caso specifico, ossia di un ragazzo venuto in terapia per problemi di ansia e attacchi di panico, parte del problema risiedeva

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nell’uso del sesso come “medicamento” che il paziente si autosomministrava in quanto impossibilitato ad attingere ad altre risorse. Il malessere, l’ansia, l’angoscia della solitudine, venivano gestite attraverso l’atto sessuale, per poi ripresentarsi nuovamente in un ciclo di dipendenza che ad ogni giro assottigliava il piacere e la significatività che l’incontro sessuale rappresentava. Diversi studi mostrano che chi ha un rapporto sessuale motivato, implicitamente o esplicitamente, da bisogni di automedicamento, tende a ricavare dall’atto minore piacere. Al di là del caso specifico, è inoltre possibile riscontrare una tendenza evidenziata in alcune ricerche che descrive l’attività sessuale come meno attraente per la generazione dei giovani, più di quanto non lo fosse per le precedenti generazioni. Secondo un report del 2015 del National Center for Health Statistics degli Stati Uniti, i ragazzi tra i 15 e i 19 anni che dichiarano di aver avuto rapporti sessuali sono diminuiti, se confrontati con dati delle generazioni precedenti. Mentre uno studio ancora più recente, condotto su 26.707 adulti statunitensi di età compresa tra i 18 e i 96 anni, rileva che «i ragazzi nati dopo il 1990 hanno una vita sessuale molto meno attiva rispetto a quella che i loro genitori avevano alla stessa età». Ad esempio il 15% dei ragazzi tra i 20 e i 24 anni non ha avuto partner sessuali da quando ha compiuto 18 anni: per i nati dopo il 1960, invece, questo accadeva solo nel 6% dei casi. Secondo questi dati, sembrerebbe che avere un rapporto sessuale abbia perso attrattiva, che interessi meno. È meno significativo. Oppure, in altri casi estremi, si hanno rapporti sessuali spesso ma senza un corrispondente e continuativo senso di soddisfacimento che motivi il perdurare del comportamento che, invece, viene sostenuto da reiterazioni di atti automedicativi e dalla dipendenza comportamentale. Disinteresse in alcuni casi, distorsione in altri. Il punto che permane, in ogni caso, è che il sesso è diventato una pratica, un bisogno, un atto da fare con cognizione dei rischi di malattie infettive e gravidanze indesiderate, oppure un atto di autosoddisfacimento consumistico come tanti altri. Sembra dunque essere sparita l’essenza della sessualità. Sensazione di vacuità,

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insoddisfazione e confusione rischiano di far perdere di vista ciò che della sessualità è centro e ciò che le dà pieno significato: l’incontro con l’altro. Altro e diverso da me. Il sesso esiste, perché esistono due sessi: maschi e femmine. Rimanendo su un piano molto “immanente”, il dimorfismo sessuale permette che la generazione futura di esseri umani venga al mondo con DNA totalmente nuovi, frutto della combinazione del patrimonio genetico dei suoi genitori, maschio e femmina. E questo ci permette di avere buone e originali difese contro i più feroci nemici dell’umanità, i germi. Secondo accreditate ipotesi del perché esista il dimorfismo sessuale, la diversità sessuale permette che le nuove generazioni – non essendo appunto semplici replicanti, ma nuovi individui, con patrimonio genetico originale – abbiano notevoli vantaggi adattivi. La diversità è un punto essenziale della sessualità. Una cosa certa è che la diade maschile femminile esiste proprio per permettere una relazione tra diversi, che trovano ragione della loro differenza nel fatto che esiste un corpo complementare con il quale, unendosi sessualmente, è possibile generare una nuova vita. Un corpo maschile, un corpo femminile e la generazione. L’istinto sessuale è presente nella psiche umana come forma di attrazione motivazionale orientata al rapporto sessuale. Essendo l’uomo ben più che istinto, qualsiasi suo comportamento – anche quando motivato da una pulsione ben precisa come quella sessuale – è portatore della complessità che nell’uomo risiede. Istinti, emozioni, sentimenti, affetti, pensieri, storia di vita e relazioni primarie, autodeterminazione e coscienza sono alcune delle dimensioni psicologiche che interagiscono e s’influenzano reciprocamente, dando alla sessualità e al comportamento sessuale una miriade di possibilità di significati e vissuti, dei quali è necessario tener conto. Per questo motivo è molto importante, sia nella pratica clinica, sia in quella di educatore e formatore, considerare in modo comprensivo e complesso la sessualità umana. Per ritrovare le parole e ridare valore alla sessualità è necessario quindi ripartire da ciò che le dà pieno significato: l’incontro tra persone differenti, la diversità sessuale e la generazione. Ripartire dal centro, senza dimenticare la complessità. Forse, oggi, tra i nostri giovani, ci sono sempre più “passeri solitari”?

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#STOP UTEROINAFFITTO

ProVita lancia #STOPuteroinaffitto: una grande campagna di sensibilizzazione per fermare la compravendita dei bambini e lo sfruttamento delle donne. Aiutaci con una donazione, per realizzare questa campagna e agire legalmente contro le agenzie di surrogazione che promuovono l’utero in affitto in Italia.

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LETTURE CONSIGLIATE «Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi; o, come fanno gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere!» (Gustave Flaubert) Gerard van den Aardweg

LA SCIENZA DICE NO - L’inganno del “matrimonio” gay

Solfanelli

Il dottor Gerard van den Aardweg è uno psicoterapeuta di fama internazionale che da più di cinquanta anni tratta persone con tendenze omosessuali. In questo saggio smonta sistematicamente le falsità che la propaganda omosessualista tenta di inculcare nell’opinione pubblica, a cominciare da quelle per cui «gay si nasce» e che l’orientamento omosessuale «è naturale». Il dottore, con rigore scientifico e ampia documentazione, riporta l’origine dell’omosessualità a una nevrosi che prende piede soprattutto nel periodo dell’adolescenza. E soprattutto, con buona pace di chi vuol vietare per legge le terapie riparative, il dottore dimostra che chi vive con disagio la condizione di omosessuale può felicemente e liberamente uscirne.

Silvana De Mari

HANIA - IL REGNO DELLE TIGRI BIANCHE

Giunti

Beffarda, sarcastica, acida, realistica, bellissima, con un coraggio da leone, Hania, è una bambina strega, una bambina chiusa in un silenzio totale e nell’odio per il mondo che ha il compito di annientare. Conosce il linguaggio, ma le mancano parole fondamentali come “amore”, “amicizia”, “allegria” e “compassione”. Per lei sono solo suoni. Hania è aspra, caustica, sarcastica, chiusa in una disperata solitudine. La compassione di sua madre le salva la vita e la potenza virile delle narrazioni del Cavaliere di Luce salvano la sua anima: perché lei ha un’anima, all’inizio minuscola, che poi cresce e si fortifica e dà rami e frutti, come un albero di melograno nato da un unico grano seminato nel deserto.


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Avviso a paga

DIFENDI LA

FAMIGLIA

E I TUOI FIGLI

SOSTIENI

Alessandro Fiore, portavoce di ProVita, e Mario Agnelli, Il bene comune può essere realizzato solo attraverso la promozione senza compromessi della Vita portavoce dei Sindaci che hanno sollevato obiezione di coscienza alle unioni civili. e della Famiglia naturale fondata sul matrimonio. Notizie ProVita ha pubblicato un “Patto per la famiglia naturale” con il quale i candidati Sindaci nei capoluoghi di Provincia e i candidati Sindaci e Consiglieri nei capoluoghi di Regione si impegnano

a difendere la Famiglia, la Vita e Saudita, i bambini e a lavorare nell’interesse e per il maggior bene di tutto offrire servizi in Mauritania, Arabia Yemen, il popolo della realtà territoriale in cui sono candidati. Somalia, in altri paesi dove l’omosessualità può essere Vai sul sito www.notizieprovita.it per leggere il “Patto per la famiglia naturale” e conoscere i nomi dei candidati “nel nomeche di lo chihanno nonsottoscritto! può parlare” punita con la pena di morte, e in Nigeria, dove il WWW.NOTIZIEPROVITA.IT comportamento omosessuale può essere punito con la fustigazione, la prigione, o la morte per lapidazione. 12. Salesforce, una società di software, ha minacciato che avrebbe ridotto gli investimenti in Georgia. Ma Salesforce opera serenamente in India dove Human Rights Watch spiega che il codice penale ha rafforzato l’idea che la discriminazione e i maltrattamenti delle persone LGBT sono accettabili. 13. Apple Inc.: protesta negli USA, ma produce in Cina e vende nei Paesi Arabi. 14. National Basketball Association (NBA): è preoccupata per l’omofobia in USA, ma organizza manifestazioni sportive in Sud Africa, dove il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha scritto in una relazione della sua preoccupazione per il razzismo e la xenofobia. 15. Netflix, leader mondiale della TV via Internet, ‘è una società inclusiva’, dice. Ma offre i suoi servizi per esempio in Libia, la patria delle violazioni del dirittoUTERO internazionale. SPECIALE IN AFFITTO di donne e bambini tollerato dalla “società civile” 16. Sony: ha un ufficio inIl mercato Kazakhstan, dove Amnesty International segnala che si pratica la tortura e dove le libertà di espressione, associazione e riunione pacifica sono limitate. POSTE ITALIANE S.p.A. | Spedizione in AP - D.L. 353/2003 | (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) | art. 1, comma 1, NE/PD | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00

Padova CMP Restituzione

Anno IV | Rivista Mensile N. 37 - Gennaio 2016

PROVITA

Chi salva i bambini,

salva le madri Una testimone davvero eccezionale: Margherita Borsalino Garrone

Proposta di legalizzare l’eutanasia alla Camera

Molte grandi imprese si indignano per ‘l’omofobia’ dei governi federati (che riconoscono il diritto all’obiezione di coscienza), ma che fanno affari d’oro fuori dagli USA, in Paesi dove l’omosessualità è addirittura reato, passibile di condanna a morte

9. General Electric Co., si dà da fare in Arabia Saudita, un Paese che criminalizza il comportamento omosessuale (nel 2014, un uomo saudita è stato condannato a tre anni di carcere e 450 frustate: aveva usato Twitter per organizzare incontri con uomini). 10. The Coca-Cola Co.: nel 2006, gli impianti di imbottigliamento della Coca-Cola sono stati accusati di interferire con i problemi di irrigazione nelle regioni dell’India e America Latina che soffrono per scarsità d’acqua. Più di recente, la Coca-Cola è stata accusata di rifornirsi di zucchero beneficiando di espropri non etici. Il sito della Coca-Cola, però, elenca la bio-diversità, la tutela dei diritti delle popolazioni locali, la sostenibilità come valori fondamentali (oltre che ‘l’inclusività’). Anche essa ha levato vibrata protesta contro le leggi omofobe della Georgia ecc. 11. PayPal addirittura è intervenuta nella polemica sulla legge per i bagni unisex. Ma PayPal continua a

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Gli attivisti LGBTQIA(...) pretendono che ognuno sia libero di andare nello spogliatoio o nel bagno ‘che si sente’: un uomo che apparentemente ha gli attributi da uomo, ma che ‘si sente donna’ dovrebbe poter andare nello spogliatoio (o nel bagno) delle donne

Insomma, sappiamo bene quanto sia faticoso, per tutte queste grandi imprese, barcamenarsi tra gli ideali e il portafoglio. Ma, alla fine, tutto sommato pare che conti di più il dio quattrino, non è vero?

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“nel nome di chi non può parlare”

5. La Weinstein Co., un grande studio cinematografico, ha minacciato che non avrebbe mai più girato un film in Georgia, ma gira e produce Shanghai, in Cina; No Escape in Tailandia. 6. AMC Networks Inc., produttrice della fortunata serie The Walking Dead, lavora in Russia, Paese ‘omofobo’ per eccellenza. 7. Time Warner: non avrebbe lavorato mai più in Georgia, ma a Singapore sì (un altro Paese che vieta penalmente l’attività omosessuale, secondo l’ International LGBTI). 8. La Walt Disney Co.: e la sua controllata Marvel Entertainment sono ‘aziende inclusive’, ma continuano ad espandersi in Cina, dove tra l’altro investono 5.5 miliardi di dollari per un parco a tema a Shanghai.

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