35 i sogni che volano stamperia d'arte albicocco 1974 - 2013
Francesca Agostinelli
istamperia sogni che volano d'arte albicocco 1974 - 2013
Copertina, Carla Accardi, azzurro, rosso su nero, acquatinta, 344x493 mm, 2012.
Centosettanta opere di grafica d’arte contemporanea. Si riferiscono a trentacinque artisti che rappresentano quanto negli ultimi quaranta anni si è ricercato, ipotizzato, sperimentato e realizzato intorno a un mondo, quello della grafica d’arte, che si presenta nell’esposizione di grande apertura, possibilità, fascino. Una stanza è dedicata a Santomaso, una a Vedova, una a Zec, una a Giuseppe Zigaina e ancora s’incontrano opere di Carla Accardi e Tremlett e via con gli “storici” da manuale. Non mancano poi i talenti di una generazione successiva come Nunzio, Pignatelli, Frangi, Venuto, Pizzi Cannella, Omar Galliani, Petrus e i più giovani, quelli della generazione dei Settanta, che timidamente si affacciano tra lastra e foglio. Ma in questo straordinaria esposizione gli artisti sono solo comprimari, perché il vero protagonista è lo stampatore, che esce dal riserbo della stamperia per dare immagine, con una grande mostra, ai suoi quaranta anni di lavoro. Lo stampatore è Corrado Albicocco, ed è a lui che la regione FVG dedica l’esposizione che nella storica Villa Manin di Passariano (UD) celebra una professionalità dalla forte connotazione artistica, ma che si qualifica nel panorama della piccola impresa del nord-est come un caso d’eccellenza per ricerca, qualità di prodotto, marchio, interesse. La mostra è intitolata “I sogni che volano”
e di vivere con loro la trepidazione del foglio che esce dal torchio.
Corrado Albicocco, perchè questo titolo, perché i sogni che volano? Perché io sono un sognatore e se non avessi così intensamente sognato, se fossi nella mia vita rimasto con i piedi per terra, non avrei fatto questo mestiere.
Quarant’anni di lavoro non sono pochi. Vedo che dagli anni Settanta stampi autori che non hanno più abbandonato la tua stamperia. Qual è il segreto dello stampatore Albicocco? Io mi sento di dire la pazienza. Senza la pazienza lo stampatore non esiste. E poi la passione. E’ quella che mi porta a fare e rifare le cose, finché tutto non è come dico io. Anche adesso che potrei lavorare su quello che ho già imparato, ogni volta mi rimetto in gioco. Quest’ultima incisione di Carla Accardi per esempio, difficilissima, è stata per me una battaglia. Oppure la grande acquatinta di Tremlett … sono le ultime che ho fatto, ho sessantacinque anni e ne ho fatte di prove e tirature ma non mi accontento ancora.
E cosa sognavi? Sin da ragazzo sognavo di aprire una stamperia d’arte, sognavo di lavorare per artisti importanti
Albicocco in Stamperia a Udine.
Tutto nasce a Urbino Sì, alla scuola del libro, dove mi sono formato e dove ho iniziato a trattare gli inchiostri e le tarlatane, le lastre, le carte e i torchi. La scuola di Urbino è una scuola prestigiosa, che mi ha dato molto e che ha accolto e formato incisori, illustratori, stampatori importanti. Avevo per maestro Piacesi, e di lì sono passati Castellani, Battistoni, Valentini, Ciarrocchi, Fiume, Brindisi… Nella mostra ci sono autori grandissimi. Cosa ha significato per te lavorare con loro? Beh, inizialmente ha significato paura di sbagliare, grande soggezione, ma poi la consapevolezza di una grande opportunità per imparare, opportunità ogni volta irripetibile. Ma cosa si impara da questi grandi autori? Innanzitutto s’impara a essere professionali, s’impara la serietà del mestiere e il rigore di dover essere sempre all’altezza. Solo guardandoli lavorare si apre un mondo che va dalle considerazioni più alte sino al piccolo gesto che devi fare tuo e acquisire come fatto naturale. E soprattutto condividendo il lavoro ho capito quanto era importante per me non deluderli mai.
Dal punto di vista tecnico cosa metti in gioco di così particolare e importante? Mah, non lo so, l’importante sai sono gli artisti…, se proprio dovessi dire, forse mi aiuta l’attenzione per i materiali che adopero. I materiali sono sempre di grande qualità. Ogni fase del mio lavoro merita il materiale appropriato e un’uguale dedizione. Poi succeda quel che succeda, nel controllo dei mezzi e della tecnica, io sono pronto a giocarmi l’imprevisto.
meta osservatorio
Francesca Agostinelli Quanto conta l’artista nel tuo lavoro? L’artista per me è tutto, c’è poco da fare. C’è chi mi dice “ma tu qui ci metti del tuo”. Certo, è naturale. Ma l’artista è l’artista, io sono il tecnico. Io li guardo e riguardo questi maestri ancor prima di condurli alla lastra e cerco di immedesimarmi nel loro lavoro per portarli alla tecnica più congeniale, per farli arrivare prima. Mi sembra molto importante… Non lo so, ma capirai che è inutile far lavorare all’acquaforte un artista che nella sua carriera ha usato solo il pennello. Guarda Pignatelli. Nella pittura lavora a campiture larghe, allora ho cercato di consigliargli questa tecnica, vedi, di maniera zucchero che lui ha adottato. Frangi: anche lui maniera zucchero. Ma quando gli ho fatto vedere le possibilità del carborundum si è orientato diversamente, per poi magari tornare alla partenza… Pizzi Cannella: un peccato fermare un autore così su una tecnica lenta. Bisogna mettere gli artisti a proprio agio, nella condizione ottimale perché si possano esprimere. Quale futuro prevedi per la grafica d’arte? Sinceramente la grafica sta soffrendo molto. Manca humus: il vivaio è ridotto, il collezionismo, seppure oggi raffinatissimo, è calato rispetto a un tempo, la cultura grafica è decisamente alta, ma poco diffusa. Manca insomma un entroterra largo che consenta alla grafica di vivere. Eppure i grandi pittori si trovano esattamente come un tempo. Però Afro, Vedova, Picasso, Zigaina sono anche grandi incisori. Oggi invece gli artisti non pensano proprio alla grafica. I più giovani poi non amano i campi specifici e non coltivano dedizione tecnica, non gli è propria la pazienza del fare. Manca infine, anche proprio nell’esercizio della grafica, quel livello amatoriale che è importante nella definizione culturale del settore. E tu in questo senso lavori nel ruolo di editore. Si, lavoro nella realizzazione ed edizione dei libri d’artista e nell’edizione di una rivista dedicata esclusivamente alla grafica d’arte. Il titolo? Prova d’artista. Due numeri l’anno. E’ una rivista finalizzata alla ricerca, lo studio, la critica, la diffusione della cultura incisoria. Hai un figlio che segue le tue orme. Non so cosa dire. Gianluca è laureato in economia, lo sa che la stamperia richiede molto e che la dedizione deve essere totale. Eppure è qui.
Come ti immagini la tua stamperia tra venticinque anni? Quali saranno gli artisti e come si lavorerà? Cosa cambierà? Credo sinceramente cambierà molto poco. La stamperia è un luogo di saperi lenti. Da quando è nata le carte, gli inchiostri, le vernici, le tecniche sono cambiate molto poco. Può forse cambiare l’aspetto tecnologico. Adesso per esempio con Gianluca, di fronte alle difficoltà delle composizioni geometriche, stiamo sperimentando la possibilità tagliare le lastre di rame col laser e ricomporle in una sorta di puzzle da sottoporre al torchio in unico passaggio. L’esposizione a Villa Manin mette in scena un lavoro enorme. Il catalogo contiene oltre un migliaio di riproduzioni delle incisioni che hai tirato eppure lascia capire quanto progetto ci sia ancora. Ma il sogno dello stampatore si è realizzato? O forse, per il sognatore che sei, c’è ancora un sogno nascosto che deve prendere il volo? I sogni non finiscono mai e a questo punto vorrei avere un archivio ordinato, per poter rivedere la storia del mio lavoro che poi è la storia della mia vita. Ma il sogno grande è quello di poter verificare quanto ho realizzato in grandi esposizioni, magari dedicate ai singoli maestri con cui ho lavorato. Dopo l’esposizione di Zec a Milano e ora sto preparandomi al lavoro delle grafiche di Kounellis sono anche in contatto con Nunzio: mi piacerebbe vedere anche l’intero mio lavoro con Zigaina, Vedova, Dugo, Pizzi Cannella, Frangi, Pignatelli; rendermi conto dell’insieme, poter percorrere la mia storia e trovarmela davanti come in un film. Anzi come in un sogno. Ecco è forse questo oggi il mio sogno, quello che ricorrerà negli anni a venire e che spero prenda il volo come già molti altri.
Corrado Albicocco con Emilio Vedova.