Una visione. Intorno a una installazione di Jannis Kounellis

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Franco Storti


una visione intorno a una installazione di jannis kounellis

Senza Titolo (Svelamento - 2012) Installazione di Jannis Kounellis Galleria S. Fedele - Milano 19 Dicembre 2012 - 10 Gennaio 2013

Sono al San Fedele. In fondo al lungo salone c’è l’installazione di Jannis Kounellis. Indubbiamente è forte. C’è angoscia, ma anche sospensione… e solennità. Qui è avvenuto qualcosa che ha a che fare con la morte, qualcosa di terribile; ma ha anche misteriosamente a che fare con la “Grandezza”. Vedo una grande croce, realizzata con i consueti materiali usati da Kounellis: in alto una lunga putrella orizzontale; ortogonale a questa una seconda putrella verticale che, dal punto mediano della prima, scende e si conficca nel pavimento. Si forma così una grande croce, una croce a “T”, una crux commissa. Al braccio sinistro (per chi guarda) della croce è appeso, con una corda, un grande sacco di tessuto marrone, greve, che contiene qualcosa o qualcuno. Ma perché è appeso? Perché dovrebbe restare appeso? Forse lo hanno tolto dalla croce, coperto per pietà e lo stanno calando: è una deposizione! E’ un momento/simbolo della “deposizione”. Vado a vedere il disegno/progetto di Kounellis: lui indica che nel sacco c’è una croce. E anche chi ha redatto il comunicato stampa parla di una grande croce all’interno del sacco. Ma che senso può avere una croce appesa ad una croce più grande? Della grande croce che vedo io, nessun accenno…! sto avendo una visione! Se devo essere sincero tenderei a rifiutare che la putrella verticale sia soltanto una soluzione tecnica, per vincere la flessione esercitata dal corpo appeso alla putrella orizzontale. Perché,

Franco Storti

meta osservatorio

se queste putrelle, così messe, sono chiaramente leggibili come “croce”, dovrei accettare che si tratta solo di una struttura portante? E perché i commentatori non fanno il minimo accenno alla grande croce, ma dicono tutt’altro? Intendiamoci, non è che questo lavoro di Kounellis non si possa interpretare così come lo spiegano loro. Ha senza dubbio un suo senso. E la crux commissa? Un errore nel progetto? Un’altra via interpretativa? Ma c’è un’altra cosa, di gran lunga più importante. Il titolo, il movente dell’opera, il tema dell’Apocalisse, di cui l’artista dà una interpretazione con la sua installazione. Vivere il nostro tempo è essere già nella consumazione dell’Apocalisse di cui lui vorrebbe parlarci? O dobbiamo pensare che il contenuto del sacco sarà, nel momento della sua lacerazione, ciò che dovremo vivere come “nuovi tempi”?. Come può una croce essere simbolo della “nuova storia”? Come possiamo liberarci e vivere alleggeriti del peso di questo simbolo, così carico di sangue e sofferenza seminata “nel suo nome” nel mondo? Voglio sperare che quando il sacco lacerandosi cederà il suo contenuto, tutti si siano sbagliati e da esso fuoriesca un essere umano, che potrà sì avere le cicatrici dei chiodi ma, elaborando il suo passato, che non si può cancellare ma si può sublimare, eleggerà a proprio riferimento (questo sì sarebbe il nuovo) la Resurrezione e non più la Crocifissione. P.S. Avendolo citato più volte, mi sembra corretto allegare il Comunicato Stampa Jannis Kounellis elabora il tema dell’Apocalisse con un’opera site specific per la Galleria San Fedele. Il progetto prevede la realizzazione di un’installazione di grande impatto e suggestione, capace di dare forma alle diverse problematiche di carattere biblico e teologico. Con l’opera SENZA TITOLO (Svelamento - 2012), l’artista di origine greca interpreta in modo personale il tema dell’Apocalisse. Fine dei tempi o rivelazione di un nuovo tempo? Termine che designa la catastrofe definitiva della storia o svelamento di una “nuova” storia? Sono queste le domande all’origine dell’installazione di Kounellis. L’opera è costituita da un grande sacco appeso con una corda a una trave sospesa al soffitto della galleria. Il suo contenuto non è visibile ma è rivelato dal peso che l’oggetto esercita sul tessuto. Una grande croce al suo interno preme infatti sulla tela, rendendo percepibile la sua presenza all’osservatore e manifestandone la sagoma. Il telo del sacco è teso, quasi portasse un carico che non può sopportare a lungo. La tela sembra sul punto di strapparsi. Il suo involucro appare destinato a essere lacerato dagli spigoli vivi dei bracci di legno. A cura di Pietro Bellasi, Bruno Corà, Andrea Dall’Asta SJ e Stefano Sbarbaro.


La Fondazione Mudima ha il piacere di invitarla all'inaugurazione della mostra di

MartedĂŹ 5 novembre 2013 ore 18.00 Catalogo Edizioni Mudima in preparazione 6 - 29 novembre 2013

Nel segno del fuoco Catalogo a cura di Luigi Sansone

Orario: lunedĂŹ - venerdĂŹ 11.00 - 13.00/15.00 - 19.30 Ingesso libero Fondazione Mudima Via Tadino 26, Milano 02.29409633 - www.mudima.net


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