Principi naturali • L’attività della Casa degli Artisti (2014-2018) - Nuova Meta 40

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40 principi naturali L’attività della Casa degli Artisti (2014-2018)

Benedetta Marangoni


principi naturali L’attività della Casa degli Artisti (2014-2018) Jole de Sanna ha riconosciuto come uno dei punti imprescindibili della Forma1 le opere e il pensiero di Giorgio de Chirico, il quale afferma che il poeta è colui a cui gli aspetti del mondo si presentano spogli di quella sembianza logica di cui l’umana abitudine li riveste. E se manca questa sembianza logica, ciò che rimane è la forma spettrale, come essenza, realtà, ciò che è. Vedere lo spettro delle cose del mondo ci ricorda William Blake: il poeta come colui che usa l’immaginazione “to see more beyond material reality, into the life of things”.

Veduta della mostra Effimeri, Parque del Buen Retiro, Madrid, 2015. © Casa degli Artisti Archivio

Considerare la forma spettrale del mondo corrisponde, nell’arte, alla distinzione tra immagine e rappresentazione. Se un artista si stesse, per esempio, interrogando sul corpo, potrebbe fare uno studio meticoloso di anatomia e dipingere-disegnare-scolpire un corpo iperreale o corrispondente ai canoni formalistici di una certa epoca. È rappresentazione, il senso (the life of thing) rimane fuori. Sto invece pensando al Cristo crocifisso di Velázquez2, dove il corpo morto è reale perché te lo senti proprio pesare addosso, quasi a togliere il respiro. Corrisponde al senso che regge il credo cristiano di un Dio morto in sacrificio per l’umanità, e questo morto è reale perché si sente e se ne prende coscienza. (Velázquez traccia l’ombra scura del corpo

sul fondo verde in modo da rendere più intensa la percezione di caduta: è ovviamente una questione metafisica e non tecnica). Riconoscere il pensiero nell’arte è stato il presupposto che mi ha portato ad avvicinarmi a Casa degli Artisti. Negli incontri ricordo che per la prima volta ho potuto confrontarmi realmente sulle questioni dell’arte. Si discuteva sul senso delle opere. Credo che si possa far iniziare la più recente fase3 di Casa degli Artisti (Momento 20. Principi) partendo da quel periodo (fine 2013). Alla Casa degli Artisti si è sempre dialogato sulle mostre fatte e si sono descritte in modo preciso le opere, come interagenti tra loro e come agenti nel luogo in cui si trovavano. Si sono incontrati giovani interessati al confronto artistico, si è discusso il loro lavoro e si sono presentate nuove tematiche e osservazioni. Il dialogo e la volontà di condividere le conoscenze si è posto in continuità con l’attività che da sempre caratterizza Casa degli Artisti. Da ciò si va realizzando la mostra Effimeri all’interno del Parque del Buen Retiro a Madrid, di fronte al Palacio de Velázquez, dove era in corso la retrospettiva Luciano Fabro4. La mostra Effimeri, pur trovandosi in una piccola area circoscritta del parco e pur svolgendosi nel-


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Benedetta Marangoni la durata percepibile di poche ore, ha generato effetti reali impossibili da ascrivere in un tempospazio rilevabile. Mi sono chiesta il perché e credo che ciò che conta, come sempre, è l’atto che ne sta alla base. Ce ne dimentichiamo ma questo vale per la percezione di ogni opera. Ed è questo che ci dice questa mostra nella sua apparizione non annunciata e nel suo immediato svanire. Non esiste più il tempo di un’opera del ‘300 e nemmeno lo spazio originale in cui stava. Eppure l’opera rimane come atto. E questo è testimonianza del pensiero nell’arte e non un “punto di vista” sull’arte. La mostra è l’estetica dell’opera d’arte (Aesthesis, il senso dell’azione). Anche la mostra è ricerca. Ciò mi è stato chiaro nel periodo in cui si è lavorato al progetto Ex Ante. Ex Ante si è sviluppato come trittico di mostre allestite nell’oratorio di Villa Venier Contarini a Mira. Ci si è accorti che le mostre andavano a comporre una progressiva risoluzione della questione dell’iconoclastia contemporanea. Le opere assorbivano il registro “trascendente” insito nel luogo di culto. Come se fossero state commissionate per “colmare” l’oratorio e non come mera decorazione. La prima mostra Stratigrafia5 ha realizzato un dialogo “stratigrafico” con lo spazio. Le opere sembravano “stendere” un nuovo strato nel luogo e allo stesso tempo provenire da “in profondità”; la presenza di un intero corpo era evocata dal calco di due piedi capovolti, posati sul pavimento, o come Il sogno della Ragione di Diego Morandini: quattro teli di tessuto semitrasparente dipinti ad olio, dove è riportato un disegno ingrandito e sgranato che nel suo manifestarsi, attraversando la navata centrale dell’oratorio, sembra impressionarsi sulle pareti e contemporaneamente rivela alla mente un’immagine immediatamente persistente nella memoria. La seconda mostra Mira6 ha svelato la sacralità del luogo attraverso la luce. “Mira” è anche la denominazione di una tipologia di stella. Penso all’opera Display di Claudio Citterio: una striscia plastica attraversava la navata centrale dell’oratorio, ma percorrendola ci si accorgeva che nei punti in cui la luce, entrante dalle lunette in alto, veniva filtrata da questa striscia si creavano degli aloni magenta. Seguendo questo colore lo spettatore viene portato a realizzare di essere dentro ad uno spazio indeterminato ma definibile7 attraverso questa intercessione della luce. Si sente ricostruito il legame della luce con la sua natura metafisica. La terza mostra Ex Ante8 diventava il punto culminante di questa progressiva riconciliazione dell’arte

con il Sacro (?). E l’opera come ponte per la trascendenza (?). Ho in mente Viso di Diego Morandini: un Pantocrator che appariva sulla parete dell’abside come un’emanazione, l’epifania di un’ombra diffusa da una luce che sta altrove. O Istante di Gianluca Zonca: un quadrato nero su cui appare un alone chiaro, che si espande e contrae in un tempo talmente dilatato da sembrare un respiro che proviene da una dimensione più ampia. Ex Ante è il tentativo di dare una risposta alla dilagante iconoclastia contemporanea, intesa come tema dell’”icona” pop-occidentale. Su questo punto si potrebbe fare un lungo discorso su come “riempire” i luoghi di culto oggi, mi limito a menzionare che sull’altare dell’oratorio era presente una Bibbia

Diego Morandini, Il sogno della ragione, 2015, olio su tessuto, m 7x5. Mostra EX ANTE "Stratigrafia", Mira (VE), 2015. © Casa degli Artisti Archivio

Claudio Citterio, Display, 2011, abs, luci ambiente, m 19. Mostra EX ANTE "Mira", Mira (VE), 2015. © Casa degli Artisti Archivio


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Gianluca Zonca, Istante, 2014, lastra in metallo, vernice bianca, vernice termosensibile nera, timer, piastra riscaldante, cm 65x65. Mostra EX ANTE "Ex Ante", Mira (VE), 2015. © Casa degli Artisti Archivio

aperta sul versetto dell’Esodo ritenuto a prescrizione dell’iconoclastia, tradotto e interpretato in modo da diventare a difesa dell’immagine:“Non ti farai idolo né rappresentazione alcuna di ciò che sta lassù nel cielo, né di ciò che sta quaggiù sulla terra, né di ciò che sta nelle acque al di sotto della terra.”9 La mostra come estetica dell’opera d’arte corrisponde ad una forte presa di responsabilità da parte dello

Conversazione a margine della mostra Incorso, SpazioBorgogno, Milano, 2017. © Casa degli Artisti Archivio

spettatore. Un esempio che considero importante in tal senso è la mostra Astratta10 a Perugia. “Tre opere in un piccolo spazio schermato da un vetro. Avvicinandosi, attraverso il riflesso del proprio corpo, si annullano gli altri riflessi e si vedono le opere. In quel momento si è proiettati all’interno.” L’unica possibilità per esperire le opere era, avvicinandosi, attraversare il proprio riflesso con lo sguardo. Un’astrazione da sé, come vedersi da fuori con la


meta ricognizioni lente della nostra interiorità. Diventava l’unica possibilità e via obbligata per entrare nello spazio delle opere. Questo luogo dell’interiorità portata fuori è diverso dallo Spazialismo di Lucio Fontana; il Concetto Spaziale è un’immersione nello spazio, una caduta oltre. Realizzare un luogo portando fuori la propria interiorità vuol dire che ogni modifica esterna corrisponde ad una modifica interna. Per essere testimoni della mostra serviva coraggio. E sempre chi attraversa l’opera da testimone si fa martyr. L’esperienza dell’opera genera delle conseguenze. In occasione della presentazione della mostra Tempo rovesciato11 presso la torre campanaria di Alfianello, Gianluca Zonca lo ha spiegato: le opere hanno agito in quel luogo, senza le opere il luogo torna ad essere ciò che era prima della mostra, ma chiunque vi fosse tornato avrebbe avuto la sensazione di doverla ricostruire con la memoria. La particolarità della mostra è stato il fatto che si componeva tutta all’esterno della torre ma come se portasse fuori un interno, come un rovesciamento. Come Corpo di Diego Morandini, una lamina di bronzo che chiudeva l’entrata della torre, sembrava una superficie mossa da un moto proveniente dall’interno. Oppure come Farfalla di Claudio Citterio, un colore dentro alla torre che si riverberava scansionato sugli occhi di chi si trovava all’esterno. Pensare alla forma spettrale del mondo – il pensiero nell’arte - vuol dire scavare, cercare, interrogare. L’arte dà risposte, forse non definitive ma come fondamento delle nuove. Perché l’arte dà risposte? Perché all’origine di ogni presa di coscienza dell’umanità c’è un’opera d’arte. Dietro l’uomo che scopre di avere un corpo e, attraverso il suo peso, di poter lasciare una traccia, c’è l’impronta della mano preistorica. Prende coscienza di sé lasciando un segno che gli corrisponde e gli permette di guardarsi da fuori. Dietro l’uomo che misura lo spazio e lo

fa suo, c’è ad esempio il Salvator mundi di Antonello da Messina13 nel semplice gesto della mano benedicente. Le opere d’arte appaiono, necessarie. Riguardano tutti e come il Sole rendono le cose visibili anche per chi non ne è cosciente.

Note 1 J. de Sanna, Forma. Le idee degli artisti 1943-1997, Costa & Nolan, Genova, 1998. 2 Cristo crocifisso di Diego Velázquez, 1631, Museo del Prado di Madrid. 3 Ogni fase della storia di Casa degli Artisti è stata definita Momento. Per i Momenti precedenti si rimanda alla lettura delle due Cronistorie (L. Trombetta, Casa degli Artisti. Cronistoria dal 1978 al 2003, Per l'arte 19, 2003 / G. Solero, Casa degli Artisti. Cronistoria seconda parte dal 2003 al 2009, Per l'arte 21, 2009) 4 Luciano Fabro, Palacio de Velázquez, Madrid, 27 Novembre 2014 - 12 Aprile 2015. 5 Stratigrafia, oratorio di Villa Venier Contarini, Mira, 2 Maggio – 3 Giugno 2015.

Mira, oratorio di Villa Venier Contarini, Mira, 6 Giugno – 2 Luglio 2015. 7 Questa è la forza dell'opera per quanto il concetto sia un ossimoro. 8 Ex Ante, oratorio di Villa Venier Contarini, Mira, 4 Luglio – 19 Settembre 2015. 9 Esodo, retrospettiva di Diego Morandini alla Casa degli Artisti di Milano, Gennaio 2007. 10 Astratta, Fuseum, Perugia, 4 Ottobre 2015 11 Tempo rovesciato, torre campanaria di Alfianello, Brescia, 22 Maggio 2016. 12 L. Fabro, L'atto artistico, testo presente in Arte torna arte. Lezioni e conferenze 1981-1997, Einaudi, Torino, 1999. 13 Salvator mundi di Antonello da Messina, 1465-1475, National Gallery di Londra. 6

Fotografia della mostra Astratta, Perugia, 2015. Vetro, cm 180x70. Senza Titolo, 2013, flauto in vetro, cm 22x1. Senza Titolo, 1998, c-print, cm 16x56. Senza Titolo, 2011, retina metallica, scritta in pasta siliconica, proiettore, cm 110x60. © Casa degli Artisti Archivio


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