36 shiai e ai combattimento e amore antonio pensiero sulla soglia: una nuova voce Paola Fenini
shiai e ai combattimento e amore “La kitsune dalle nove code argentate punirà la tua classica arroganza occidentata con una serie infinita di fulminei uchi mata a cui non farà mai seguito alcun sore made: tu che in paradosso della natura consacrata volevi fare un caratterizzato e sfavillato Ade” Dopo dieci anni di lavoro, vede finalmente la luce editoriale il poema di Lamberto Garzia intitolato Shiai e Ai. Combattimento e amore pubblicato da EFFIGIE edizioni all’interno della collana “Le Ginestre” con due importanti postfazioni dei poeti Giuseppe Conte e Milo De Angelis e un glossario. Divisa in cinque parti (più una) che marcano il tempo della rappresentazione come gli atti del teatro antico e giapponese (Humus e segno - trailer, Purezza e Ai, Impurità e Ai, Scorticamento e Ai, Trasparenza e Ai, Sigillo e Firma) l’opera si sviluppa attraverso frammenti poetici efficaci tenuti insieme da una risonanza continuata, carica di grazia che vibra nelle sue parti come una straordinaria opera shodō scritta sulla trasparenza della carta di riso. In una metrica tutta occidentale - definita così propriamente da Conte con il termine “stilnovista” - Garzia canta il combattimento amoroso tra un fuori-casta (burakumin) occidentale e una donna
I due poeti Lamberto Garzia e Giuseppe Conte.
Paola Fenini
meta poesia
orientale confidando in un linguaggio inusitato e assolutamente originale che accosta, poeticamente, termini giapponesi mutuati dal judo alla raffinatezza aulica della lingua italiana. La vitalità semantica trasporta un immaginario intenso e cangiante di echi della grande letteratura erotica e buddista giapponese, oltre che dalla pittura Ukiyo-e da quella letteratura moderna che nel secolo passato si è avvicinata all’Estremo Oriente con un’attenzione sacrale a pratiche marziali, artistiche e meditative che svuotano l’impero del senso ed i codici religioso-descrittivi d’occidente (si pensi all’Impero dei Segni di Roland Barthes). Il risultato è un lavoro suggestivo che partecipa a una dimensione "altra" dove i due mondi, orientale e occidentale, riescono nell’incontro/scontro in una compenetrazione armoniosa e violenta del tutto autentica, che indulge solo lievemente al retrogusto post-globalizzato, per aprirsi coraggiosamente alla più sincera ricerca poetica attuale. Lamberto Garzia, nato a Sanremo nel 1965, vive e lavora prevalentemente in Liguria. Poeta e operatore culturale è stato lottatore di judo per diciotto anni e campione italiano. Nel 1997 ha pubblicato La Chanson de Lambert (vincitore del premio Sinisgalli) e Leda nel 2003. Shiai e ai è il suo ultimo lavoro poetico.
antonio pensiero sulla soglia: una nuova voce
Paola Fenini
I giovani poeti, la nuova poesia. Scrivere poesia oggi, leggere poesia oggi. Le categorie si sprecano in queste occasioni. Si ricerca la poesia con la stessa vaga lungimiranza di chi vuole comprendere una generazione senza la distanza storica che, pare, restituisca sicurezza a un’indagine attenta ma pur sempre limitata. Il metro in questi casi è uno strumento impreciso che pecca di presunzione volendo misurare ciò che non si vede, ciò che non emerge. Per questo non resta che accettare una panoramica relativa ma valida che riscopre il singolo poeta di fuori da più ampi scenari letterari, di fuori dalle classi che sorgono in circostanze troppo lontane dal fare poetico perché possano circoscriverlo, restituirne una valida visione. Ho conosciuto la poesia di Antonio Pensiero in viaggio qualche anno fa, leggendo una pubblicazione gratuita distribuita in metropolitana1. Una raccolta di tutto rispetto che presentava al lettore squassato dall’andirivieni e dalle frenate del metrò 10 liriche di ampio respiro di cui una in particolare, una Senza titolo che prometteva un’efficacia insolita: “Avremo scampo Ge’ / come lucciole alle polveri sottili / in bianco scintillare
quest’invadere l’Aprile / sobri più di un pesce che ha già potuto l’aria. (…)”. In quell’andare irrimediabile di scorci alla deriva, tra gli scrosci incompiuti di frammenti di vita prende campo la freschezza fiera di un mondo poetico che non giunge a compromessi, che trova nello scavo inquieto di qualche sconosciuta tristezza un ‘andar oltre’: “(…) sarà non poco accadere veramente / grondando oltremisura / questo stare socchiusi per le strade / mentre un niente lacera le gole / e crollano le feste dei gerani”. L’impasto del quotidiano anima visioni improntate nella semplicità di esperienze personali che aprono per la loro stupita consistenza a bagliori altri, che sconfinano il limite imposto dall’espressione. Le parole spaziano il lessico del quotidiano tornando alla raffinata ricercatezza lirica di un verso che indulge solo raramente ad inaspettati neologismi che incontrano l’armonia del ritmo . Il verso scava le sue verità in una purezza cadenzata, disvela la religiosità silenziosa del mondo delle cose attente all’essenza del reale, fonda una propria teologia della bellezza affaticata, che cela la sua trasparente vastità nelle flessioni cangianti del cosmo.
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meta poesia
AA. VV. Raccolta di poesie a cura di Davide Rondoni, Paola Loreto, Lucrezia Lerro, Maurizio Cucchi, in Subway Letteratura, 2011.
Monologo d’una piastrella d’ospedale Senza titolo Tu non ritornerai come la prima neve agli occhi che Milano, errabonda disertava ogni colore non t' ho mai vista scalza né aspettata come fanno le cose elettrizzate ai temporali.
Abbiate un gran bagliore che questo sole spegne il colpo nerboruto dei gabbiani su la soglia e il balzo oltre quel cielo che da quaggiù poco si vede d’umidità e d’insonnia. M’è caduto un cuore in bocca, a sera, un gracile brivido indigesto - de/moltiplicato; centuplicata màcchiola di niente al niente del tempo rifugiata… mentre gli ospiti impazienza han starnutito e una nuova rovinata di caffè. <sospirata> (se fossi verde morirei di gelsomino che il diletto è un antisettico da gola).
Senza titolo avere così poco quest'acqua buia e uno sgomento ogni bocciolo... me ne andrò per un mattino slegato d'aria bassa: un pettirosso ardito al davanzale - sarà uno spicchio il tempo; il mondo grappoli di uva.
- Tristezza mia in mezza donna ho visto regredire muliebre le pupille di strafanciullità; di quando lo spavento era una stanza semioscura: cose nere, nere/livide avvinghiate. Ho visto, mia Tristezza un suono evaporare in bocca - un’unghia il cielo sotterrare alle lenzuola e un molle millepiedi cocciuto continuare la sua pesante marcia ombrosa. (se fossi lento morirei di sete questo tempo da scalare il rubinetto).