40 utopie costruttive Sulle recenti opere di Paolo Tatavitto sulle orme della luce Intorno ai collages di Paola Fonticoli Claudio Cerritelli
utopie costruttive Sulle recenti opere di Paolo Tatavitto Teatrino in campo arancio, legno della Malesia “Jeruton”, poliuretano espanso rigido a bassa densità, verniciatura epossilica spray, cm 20x20x10, 2016
Studio ambientale, cm 37x37x26, acciaio, poliuretano espanso rigido a bassa densità, verniciatura espossilica a forno, 2016
Visioni primarie articolate sulla soglia della rappresentazione, volumi minimali costruiti come luoghi di metafisica sospensione, figure come sentinelle simboliche del tempo e dello spazio, segni antropomorfi dislocati in campo aperto, tensioni reali e virtuali di individui in cerca di umanità. Il senso del passato suggerito da questi codici spaziali torna a farsi sentire nel recente ciclo di opere che Paolo Tatavitto ha ideato come naturale sviluppo della sua poetica visiva, dialogo ininterrotto tra costruzione geometrica e figura umana, dimensione interiore e utopia ambientale. L’elemento figurale, emblema dell’uomo come segno di misurazione dello spazio, è il fulcro intorno al quale si articolano le molteplici scene, teatrini e città, variazioni del progetto plastico ambientale che sostiene ogni ricerca. La figura è archetipo persistente, presenza singola, doppia, triplice, segno costante che abita le dimore urbane e teatrali con accentuata fermezza, partecipe e custode del clima totale della costruzione, anche quando differente è la risonanza del colore nel contesto della rappresentazione. Alcune opere sono concepite come puri studi ambientali dove concorrono materiali in reciproca sintonia: acciaio, poliuretano rigido, colorazione ipossidica, con una tecnica composita che garantisce ogni possibile soluzione, dalla tensione della curvatura al valore tattile della superficie. I volumi assumono equilibri instabili, congiunzioni e torsioni con lievi spostamenti dell’asse portante, così il campo percettivo mira allo sconfinamento e alla dilatazione, alla necessaria apertura verso città ideali, purificate da eccessive contraddizioni. D’altro lato, contro le ansie collettive Ta-
Claudio Cerritelli
tavitto offre la visione incantata dei “teatrini”, sostituisce la durezza dell’acciaio con il calore del legno, l’atmosfera diventa lieve e sognante, la luce assume il tono sospeso del respiro interiore. In queste opere sono racchiuse differenti valenze cromatiche: il bianco inebria lo spazio di purezza, l’arancio accende l’orizzonte dei sensi, le variazioni del grigio sollecitano la meditazione, l’oro evoca bagliori spirituali, ma è soprattutto il vuoto a generare i percorsi vitali della mente. I ritmi spaziali sono bilanciati con pesi divergenti, piani ortogonali e tagli obliqui, spinte all’interno e all’esterno delle cavità che Tatavitto colma di enigmi più che di certezze. Oltre ogni calcolo, domina la vertigine dei volumi primari, stagliati sulla soglia del presente come luoghi del pensiero in cerca di magiche utopie costruttive, visioni del futuro a portata di mano.
sulle orme della luce Intorno ai collages di Paola Fonticoli La superficie è lo schermo che Paola Fonticoli continua a disvelare negli esercizi di stile esposti in questa mostra, sublime purezza di forme racchiuse nei silenzi della carta, supporto e insieme materia prima della sua ricerca. Campo di forze preesistenti a qualsiasi intervento, così Fonticoli ha definito da tempo immemorabile il suo spazio ideativo, immaginando percorsi che esplorano la qualità cromatica dei fogli impiegati, i palpiti interni alle variazioni tonali, le atmosfere in cui la visione si fa immagine attiva. L’opera nasce da un mutamento e ne prepara un altro, a questa riflessione di Henri Focillon si ispira l’artista mentre delinea la vita delle forme che la mano sollecita, valuta d’istinto, ritaglia, accosta, e decanta lentamente. Il lettore non può che respirare questo clima di nitide apparizioni, linee essenziali e taglienti, vibrazioni tattili della luce e dell’ombra, sottili spiragli verso l’indicibile. Comunque li si voglia definire, figure astratte o astrazioni figurali, questi collages hanno movenze calibrate, ogni immagine si collega all’altra per affinità e contrasto. Ambivalente è il divenire delle forme in sé concluse, eppure aperte a reciproci magnetismi, algido affiorare di masse e svuotamenti, pesi e leggerezze, slittamenti e sovrapposizioni, talvolta con piccoli fori dove l’occhio si concentra mirando l’oltre. Lembi piegati o appena sollevati lasciano scorgere ciò che sta sotto, nulla è detto e tutto è imminente, come se la percezione del vuoto sollecitasse attimi di lieve stupore, soffi d’aria che palpitano dall’interno. D’altro lato, linee flettenti ma imperturbabili si bilanciano con armonici equilibri, ritmi contrapposti oscillano tra le polarità del nero e del bianco, con accordi smorzati dal grigio, toni
Claudio Cerritelli
ovattati di blu, di “quasi viola”, rossi cupi a creare una luce diafana, che non aggredisce lo sguardo ma lo accoglie, morbida. Nessun angolo retto in funzione ortogonale, solo ampie curvature, cerchi di varia misura, ovali perfettamente esibiti, soglie che s’inarcano secondo differenti aperture, icone modulate come architetture mentali, sospese nell’incanto pervasivo del bianco. Tramite altri meccanismi d’invenzione, Fonticoli coglie di sorpresa il lettore con alcune composizioni allusive a personaggi fantasiosi, divertimenti immaginativi che evocano le risonanze dell’infanzia, desiderio di accentuare le analogie corporee tra l’astratto e il figurale: favole di carta libere di attingere alle fonti della memoria, alitando nello spazio come orme di luce interiore.
meta osservatorio In basso a sinistra: 17-8 V18, collage, cm 21x21, 2018
Collage inserito nel libro d'artista “F-ORME” n.19, edizione in 30 esemplari, cm 21x16.5, Milano, 2018