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tra poesia e musica Fabio Strinati LIPOGRAMMI LIRICHE COMPOSTE SENZA USARE MAI LA LETTERA R A Romano Masoni Sagome vengono incise ( s’assottigliano in un istante quando l’alba sale e più si gonfia di continuo, così visibile, palpabile, e quell’enigma che nel clima spesso t’assale foggiando tempi nel fondo di quel nodale momento ) in un passaggio di alti ingegni ché movimenti, assumono mutevoli stanze e l’anima zeppa, intinta in un’estensione sconfinata... ...e il tuo talento mi disseta ogni volta che nel contatto al vento si coinvolgono lunghe vicende scuotendomi in modo ascensionale l’anima che in me, s’agita come tegumenti antichi in un sussulto che senza sosta più s’avvilisce,
F. Strinati, Spartito di Musica visiva contemporanea nel movimento e nel tempo – Esanatoglia, 2018. Matita scagliata. Rielaborazione digitale, cm 50x95.
e tanto più quel suono aumenta... come da una spianata s’intuiscono linee e di semi quell’essenza mai velata che aleggia senza fisime in te che s’è annidata, sensibilità dotta unica e feconda... ...e come nel sibilo si captano le onde tutto spunta nel fondale quel fiato o melodia che musicale soffia nel taglio o buco, nell’ampiezza che si scuote o che si manifesta nel punto più distante o lontanamente sale piano il buio nel suo fumo denso, sollevato da una nuvola che pesa nel vuoto poiché abitudine mai vaga né confusamente avanza sul cammino della dilatazione... ...e uomo e molto più, nel suo disco o anello che luccica di voglia ed inventiva che a poco a poco si assilla
meta sinestesie come ogni mago vive della sua efficace follia che al di là della deviazione, affonda e s’insinua negli sballati posti come lama taglia sul foglio la sua assonanza esplosiva, in un bagaglio ampio le componenti di una vistosa ideazione è nell’apice del motto il gonfalone... ...e vedo eccitazione e sento da una cabina le tinte calde del sole che a singhiozzo escono dalle vene compatte, genuine e calcate nell’immagine di un dipinto ch’è la vita quando vive in una lingua di notte assetata. Sento il minuto come consumato, e il ‘dopo’ che mi spaventa già, sulla soglia un’effigietta che fa da eco a un passato che s’è allibito in una colonna nel tempo che l’ha modificata in uno stelloncino... ...e
una pendola o gnomone affollati da sistemi che mutano che s’innovano ai calappi le zampe del cambiamento in atto come gamma di un’evoluzione che nella mente ha la base come nell’alto stadio il suo tendone. Un fanale pieno zeppo di falotiche cose dove l’individuo ghiotto smuove il fiuto che s’infila che scalpita che infine declina lungo la sua pista e quel buonsenso testimone della via... ...e negli spazi le incisioni le boccate di una schiuma assuefatta che levigata nasce non dalla desolazione ( che vive spesso pedinata ! ) ma dall’impeto che non si nasconde né sfugge al suo destino di esegeta. O quello stampino che impone la sua zampata quando pioggia scava nel suo tatuaggio astuto ed indelebile; negli spazi immensi dove vivono le tue invenzioni scandagliate ed incessanti.
R. Masoni, Piccole visioni, 1992, acquaforte, mm 234x177 (matrice), mm 500x345 (foglio).