Alziamo il culo dal divano

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Con appendice dell’agosto 2022

2 * Un percorso smart per orientarci nel dopo covid 19

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L'AUTORE Siciliano d'origine e milanese d'adozione. Per 18 anni sono stato dirigente presso un grande ente pubblico e per 12 presso un'importante società d'ingegneria di livello nazionale. In seguito, altri 5 anni come consulente nello stesso settore. Per lunghi periodi mi sono occupato di organizzazione, formazione e project management di grandi progetti, anche in condizioni di elevate criticità aziendali e Allaambientali.basedi queste mie attività ho sempre posto due regole inderogabili: lavorare per obiettivi e livelli di responsabilità ben definiti; l'onestà va da sé. Non ho mai tollerato la frase “abbiamo sempre fatto così”. La spinta alla crescita professionale dei collaboratori e il "trasferimento" dell'esperienza maturata sul campo hanno costantemente improntato il mio modus operandi In seguito, ho scelto di andare a vivere o meglio di passare lunghi periodi in un paesino di campagna. In questa triste occasione della pandemia ho pensato che, forse, posso essere ancora in grado di stimolare delle riflessioni, attingendo al mio consistente bagaglio di esperienze di vita vissuta. Sempre che qualcuno abbia voglia di leggermi. Giuseppe Siciliano

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Parleremo di come costruire il futuro e non del come gestire il contingente.

Tenteremo, piuttosto, di darci un metodo per muoverci in modo ordinato in un ambiente difficile, certamente complesso ma non necessariamente ostile. Anzi, più ci addentreremo nelle nostre analisi e valutazioni, più ci accorgeremo che parole come collaborazione, coordinamento, comunicazione, integrazione, assumeranno un peso sempre maggiore nella ricerca e nei processi di valutazione delle nostre Consideriamoloopportunità.un" ".

Non troveremo neanche risposte e soluzioni preconfezionate ai nostri problemi o assilli che dir si voglia.

vademecum

VADEMECUM Questo, non è un manuale di sopravvivenza che ci suggerisce come operare nell'immediato, in un ambiente ostile.

5 INDICE pag. 6 1 ALZIAMO I L CULO pag. 7 2 POTREI FARE PASSO 1 pag. 10 3. POTREI FARE PASSO 2 pag. 12 4 IL FUTURO E I BIVI pag. 13 5. PIANTARE I PALET TI pag. 15 6 ALTRI PALETTI pag. 17 7. S IAMO AL SICURO? pag. 19 8. UN PASSO AVANTI pag. 20 9. DOVE? pag. 22 10 . COSA? pag. 24 11 . QUELLO CHE NON FAREMO pag. 26 12 . QUELLO CHE FAREMO pag. 28 13 . LA CHIAREZZA DELLE PAROLE pag. 30 14 . HOMEWORKING pag. 32 15 . SMART WORKING pag 34 16 . COWORKING pag. 36 17 . SI PUÒ FARE

Oggi non sappiamo come si evolverà la situazione, ma visto che abbiamo molto tempo (forzato) a disposizione, invece di sprecarlo tra divani, social a go go, orge televisive, tentativi di evasione e cazzate varie, cerchiamo di utilizzarlo per riflettere sul futuro e principalmente sul futuro lavorativo. Perché, alla fine di questo strano e imprevisto periodo, bisognerà pure cominciare a riprendere in mano la nostra vita. E questa sarà diversa da quella alla quale, complice una certa pigrizia mentale, eravamo abituati fino a pochi giorni fa.

Quest'ultimo aspetto sarà cruciale perché la “botta” sarà forte e saranno in molti coloro che dovranno ripensare, anche profondamente, il proprio futuro e la propria vita lavorativa. Non è scontato che potremo riprendere il nostro lavoro “come prima”.

Non pretendo di insegnare niente a nessuno, a mala pena conosco l'inizio di questo percorso, le tappe mi appaiono nebulose, sarò anche discontinuo, figuriamoci se ne conosco la fine. Si tratterà di un percorso smart che adatterò man mano sulla base dello svilupparsi degli eventi e degli interessi. A volte sarò discorsivo e utilizzerò un linguaggio corrente, a volte cadrò in qualche tecnicismo, di cui mi scuso sin d'ora, che cercherò di ammorbidire perché, detto tra noi, troppo spesso certi lessici servono solo a costruire barriere a protezione di professioni e categorie.

il culo dal divano e cominciamo a costruire il nostro futuro!

Molte cose cambieranno nella nostra società, dopo questa crisi, sia per quello che riguarda le relazioni sociali sia per quello che sarà il mondo del lavoro.

1. ALZIAMO IL CULO

Forse quel “posto di lavoro” non ci sarà più, potrà anche darsi che non esisterà neanche quel “lavoro” o che si svolgerà in modo diverso. Forse richiederà nuove e diverse competenze e capacità rispetto a quelle oggi possedute.

Mi sono, quindi, detto: vediamo se è possibile mettere a frutto alcune delle mie passate esperienze. Ho riflettuto su alcuni periodi molto impegnativi della mia vita lavorativa, al modo in cui li ho affrontati e superati quasi sempre con successo, a volte anche in contesti ambientali molto difficili. Ho cercato di rimettere in ordine idee e conoscenze acquisite e ho immaginato un percorso da porre all'attenzione di chi ne fosse interessato.

E, infine, facciamo attenzione ai consigli e alle soluzioni preconfezionate che schiere di esperti, o sedicenti tali, opinionisti e santoni a breve cercheranno di propinarci dai più svariati pulpiti. Ascoltiamo, informiamoci, leggiamo tutto quello che riteniamo potrebbe esserci utile sui vari argomenti, ma non deleghiamo agli altri il nostro Alziamofuturo.

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Diciamo subito che risposte evocative di soluzioni oziose, irrealistiche o altamente improbabili come il miliardario, il mantenuto, il fancazzista variamente coniugato, non sono contemplate. A questo punto, però, sarà bene cominciare a selezionare e dare ordine alle nostre idee, altrimenti correremo il rischio di essere dispersivi e inconcludenti.

2. POTREI FARE PASSO 1 Mi auguro che l'Italia possa riprendersi velocemente e che per maggior parte delle persone non si ponga l'esigenza di dovere giocoforza cambiare il proprio lavoro e la propria vita ma, se ciò dovesse accadere, sarebbe importante non deprimersi e affrontare la nuova situazione con il massimo della calma possibile, sia pure in condizioni oggettivamente difficili e ansiogene. A tutti noi, nella vita, sarà capitato di porsi una domanda: “cosa so fare?”. Probabilmente, i meno giovani se la saranno posta più volte. I più giovani, forse, meno. I più fortunati e gli incoscienti, mai. Non preoccupiamoci, non è un problema. C'è sempre una prima volta. D'altra parte, se la nostra condizione sociale e finanziaria ci pone nelle condizioni di dover “lavorare per vivere”, sarà bene cominciare a porci la domanda e darci una risposta (cit. Marzullo). O magari più d'una. Esiste anche una variante di questa domanda: “cosa mi piacerebbe fare?”. Quindi potremo allargare immediatamente il campo inserendo nel nostro elenco delle opportunità anche gli hobby e le passioni varie che caratterizzano la nostra esistenza, anche perché se riuscissimo a fare un lavoro che ci piace faremmo meno fatica.

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Un'idea, empirica ma efficace, potrebbe essere quella di compilare inizialmente due tabelle del tipo di quelle riportate nel seguente file che risulteranno molto utili per comprendere un nostro ipotetico piazzamento. TABELLE DEL FARE

LE

Nella compilazione saranno indispensabili:

• grande attenzione al contesto e alle condizioni, eventuale disponibilità al cambio di residenza, etc

• una buona capacità di selezione nell'indicare il “so fare” e il “mi piacerebbe fare”

La tabella finale del “Cosa potrei fare” altro non sarà che la somma delle prime due: “So fare” e “Mi piacerebbe fare”, da riordinare a propria discrezione, in base ai tre parametri: autovalutazione, domanda, concorrenza.

A questo punto, rifletteremo con attenzione sul futuro.

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Se, a esempio, siamo bravissimi a fare qualcosa che non interessa a nessuno o per la quale c'è una concorrenza altissima, forse sarà meglio lasciar perdere. Lo stesso dicasi se, a esempio, qualche nostra autovalutazione sarà molto bassa a fronte di una alta domanda, salvo che non siamo disposti a imparare e migliorarci molto in fretta.

• grande onestà intellettuale con noi stessi nell'autovalutazione

Prendiamoci il tempo necessario, scartiamo quello che realisticamente non potrà funzionare e concentriamoci su quello che, per contro, potrebbe avere una buona probabilità di successo. Indicativamente una o al massimo due ipotesi, per non essere dispersivi. E, infine, facciamo attenzione alla “classica palla da prendere al balzo” che potrebbe arrivare da qualunque direzione e per la quale potrebbe valere la pena di correre qualche rischio in più.

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10 POTREI FARE PASSO 2

Qualunque sia stato il risultato al termine del passaggio precedente e, indipendentemente da una possibile scelta tra lavoro “subordinato” o una attività “in proprio”, non crederemo di essercela cavata con il “Cosa potrei fare passo 1”. Adesso viene il bello! Dovremo approfondire la conoscenza di noi stessi. Infatti, la differenza rispetto a queste due alternative lavorative è che nel primo caso saremo “valutati” dall'ipotetico datore di lavoro che terrà conto di alcuni ulteriori elementi rispetto alle specifiche competenze professionali (quindi sarà meglio saperne di più) mentre, nel secondo caso, dovremo ”autovalutarci” per comprendere se abbiamo o meno “la stoffa” per intraprendere ciò che abbiamo immaginato o se dovremo migliorare alcune nostre caratteristiche e abilità personali. In entrambi i casi, quindi, sarà opportuno sottoporci al rito della ”autovalutazione”. Lasceremo da parte le specifiche “competenze professionali” (hard skills) e ci addentreremo nel difficile campo delle “soft skills”, che tradurremo come “competenze trasversali”. Che io sappia, non esiste una vera e propria codifica di queste competenze, tuttavia, considerato che se ne parla già da qualche decennio e i valutatori ne tengono sempre più conto nella selezione dei candidati, circolano in rete, tra addetti ai lavori e scuole di alta specializzazione, elenchi che si somigliano molto e si scopiazzano a vicenda. Perché non provare a farlo anche noi che non siamo degli specialisti? Prendiamone uno a caso, facciamo qualche adattamento, qualche semplificazione e cominciamo a lavorare alla nostra autovalutazione. Per diventare degli specialisti in economia aziendale, organizzazione, formazione o altro ci sarà tempo, se ne avremo voglia o se saremo interessati a specifici approfondimenti. Qui vogliamo semplicemente cercare di capire come siamo messi individualmente rispetto ad alcune caratteristiche che hanno assunto e hanno “oggettivamente” un grande peso sia quando si lavora in un contesto aziendale sia quando si lavora in forma autonoma. Anche la figura del cosiddetto “freelance”, con ogni probabilità, risulterà fortemente trasformata da questa crisi. Ma di questo parleremo più avanti. Per il momento, autovalutiamoci. Escludiamo quelle soft skills che non riteniamo necessarie per le attività che saremmo intenzionati a svolgere (quasi nessuna), assegniamoci un voto con il massimo di obiettività possibile e annotiamo le nostre lacune. Ognuno sceglierà il modo e il tempo per colmarle in base alle proprie esigenze, al contesto e alle condizioni in cui si troverà ad operare.

LA TABELLA DELLE SOFT SKILLS

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La nostra maggiore attenzione dovrà essere concentrata più sui “percorsi” per arrivare agli “scenari” che su questi ultimi. I percorsi, partendo dall’oggi, hanno ovviamente una base in comune. Anzi, una buona parte di essi si svilupperà inizialmente in comune, per poi diramarsi e prendere diverse direzioni verso possibili scenari. La nostra capacità consisterà nell’individuare anzitempo questi “bivi”, scommettere sulla loro realizzabilità e impegnarci per raggiungerli. In questo modo, più che di “traguardi strategici” potremo parlare solo di “tappe strategiche” ma quando le avremo raggiunte, quasi certamente, saremo piazzati in modo da potere riorientare meglio e più facilmente i nostri prossimi obiettivi. Insomma, cerchiamo di individuare bene i “bivi” e cerchiamo di raggiungerli più rapidamente possibile. In questo modo, forse, riusciremo a trovarci “al posto giusto nel momento giusto”, ovviamente per andare ancora avanti.

FUTURO E BIVI Siamo stati bravi e abbiamo cominciato a fare le nostre autovalutazioni. Ricordiamoci, però, che dovremo costantemente aggiornarle perché il contesto in cui operiamo cambia continuamente e ciò che valeva solo qualche settimana fa non è detto che non cambi nel prossimo futuro. La situazione è instabile: soggetta a repentine variazioni e incerta, quindi dovremo capire molto bene come muoverci prima di cominciare a muoverci e rischiare di andare a sbattere contro il muro. Se non vorremo correre troppi rischi, dovremo darci delle regole prima di iniziare. Altrimenti rischieremmo di essere inconcludenti o, peggio ancora, dannosi per noi stessi e per chi ci sta vicino o ci segue. Visto che da qualche parte bisognerà cominciare, potremmo iniziare da questa: “Leggere il presente e immaginare il futuro”. Certo, la regola è semplice ma l’applicazione un po’ più complessa. Per "leggere" il presente, occorre innanzitutto liberarsi da schemi ideologici e preconcetti, imparare a guardare le persone e le cose per quello che sono e non per quello che vorremmo che fossero o non fossero, valutare onestamente le nostre capacità e le nostre forze e quelle altrui. E per "immaginare" il futuro? A dire il vero, la cosa è più complicata, quindi è bene andare con ordine. Come direbbe un qualunque esperto “tuttologo”, occorrerà “disegnare degli scenari”. Ma proprio questo è il problema. Se guarderemo molto in là nel tempo, ci saranno tali e tante di quelle variabili difficili o impossibili da gestire che renderanno, inevitabilmente, sfumati i contorni di qualsiasi scenario e ridurranno ogni nostro sforzo a un’inutile esercitazione accademica. Se invece, staremo troppo a ridosso del presente, ogni nostro sforzo si rivelerà inutile al fine di disegnare uno scenario credibile. Come fare, allora?

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E ricordiamoci di essere flessibili.

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PIANTARE I PALETTI Abbiamo già detto dell'importanza di “leggere il presente e immaginare il futuro” e dei “bivi” che rappresenteranno i nostri obiettivi di breve medio termine. Adesso, per essere produttivi, sarà necessario individuare il nostro campo di riferimento. Non si tratta di mettere dei confini, che non sapremmo neanche come disegnare, ma di individuare un certo numero di punti chiave; dei “paletti di riferimento” che assumeremo come “certezze”, per quanto questo termine possa sembrare fuori luogo in un periodo in cui stiamo assistendo al crollo di molte di quelle che per decenni abbiamo ritenuto essere tali. D'altronde, da qualche parte bisognerà pure cominciare altrimenti il tutto ci apparirà come un minestrone in ebollizione in cui tenteremo a caso di tirare su qualche buon pezzo di verdura, senza sapere né cosa tireremo su né se riusciremo a tirare su qualcosa. Non possiamo permettercelo.

Senza eccedere in “certezze” e senza alcuna pretesa di essere esaustivi, possiamo tentare di individuare alcuni di questi paletti e metterli in ordine per area tematica. Faremo delle ipotesi che, in questo momento alquanto convulso, avranno ampi margini di aleatorietà ma che crediamo possano essere” verosimili”. Le possibilità e le opportunità di rilancio del Paese non potranno prescindere, in larga misura, dalle opportunità, dalle condizioni e dalle risorse finanziarie che lo Stato riuscirà a mettere in campo. 1. Il ruolo del pubblico Molto probabilmente nel campo industriale e della produzione di servizi assisteremo a una ridistribuzione di ruoli tra il “pubblico” e il “privato”. Al “pubblico” saranno, verosimilmente, ricondotti “asset strategici” magari abbandonati nel tempo. Può andare bene a patto che questo non si trasformi in salvataggi impossibili di imprese e mercati fallimentari né in serbatoi clientelare di consensi elettorali. Piuttosto, un volano poderoso per fare ripartire un'economia al collasso. Se vogliamo sintetizzare, con molta approssimazione: un parziale processo di “irizzazione” (termine derivato da IRI), riveduto e corretto, simile a quello del primo dopoguerra. Con buona pace degli iperliberisti e di alcune delle attuali regole europee che subiranno, anch'esse, molti 2.cambiamenti.Progettistrategici La Stato avvierà o rilancerà “grandi progetti strategici”, con temi prioritari quali, indicativamente, la riorganizzazione del sistema sanitario, la riorganizzazione del sistema scolastico, l'Agenda digitale, il recupero e la salvaguardia ambientale e dei beni culturali, Industria 4.0 e altro.

3. Liberalizzazioni É prevedibile che il sistema delle “corporazioni”, che ha condizionato e frenato per decenni la spinta propulsiva dell'iniziativa privata, sia fortemente ridimensionato.

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4. Burocrazia La semplificazione burocratica, agognata già dalla fine degli anni '60, farà parecchi passi in avanti. Con ogni probabilità, inizialmente si andrà verso forme di tipo “commissariale”, orientate ai risultati, con forti contenuti di “responsabilizzazione” dei commissari e dei loro staff. Solo in una fase successiva, in base all'esperienza, saranno codificati, formalizzati e tradotti in leggi i relativi processi operativi. L'Agenda digitale, le attività di formazione e lo svecchiamento del personale che opera nella Pubblica Amministrazione, accelereranno l'intero processo di riforma.

5. Finanziamenti pubblici Le risorse pubbliche, almeno per qualche tempo, non saranno “il problema”. A livello nazionale ed europeo ne verranno mobilitate a sufficienza. Ciò non vorrà dire che si potrà operare senza vincoli e senza limiti, ma che ci saranno le risorse necessarie per fare le cose che serviranno con maggiori spazi di manovra rispetto a ieri. I rischi più rilevanti saranno rappresentati da:

6. Sistema Purtroppo,fiscaleladimensione

del debito pubblico del Paese lascia poco spazio, in tempi brevi, a una modifica significativa dell'attuale sistema, che è complicato, eccessivamente oneroso e iniquo. Per contro, appaiono ipotizzabili supporti, transitori e mirati, tendenti ad agevolare i processi di trasformazione e di rilancio delle imprese e delle attività che oggi fanno capo ai lavoratori autonomi, specie nei settori più innovativi e in quelli riguardanti “progetti strategici”.

• le resistenze e i colpi di coda dei vecchi apparati burocratici; • il permanere di un sistema corruttivo pienamente attivo.

• la polverizzazione e la scarsa finalizzazione degli interventi; • la bassa o nulla capacità progettuale della grande maggioranza degli enti pubblici;

I privilegi di categoria non resisteranno molto alle spinte del voler fare, specie se queste spinte verranno dai giovani che si affacceranno al mondo del lavoro o da chi vi è costretto per effetto della crisi del post covid 19.

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• convertire o adeguare le strutture produttive: impianti robotizzati per l’automazione dei processi, ridefinizione della logistica, etc.

Presumibilmente,rilanciare.

• riorganizzare il modello produttivo: outsourcing di servizi o di parti della produzione, modelli flessibili a elevata capacità innovativa, implementazione dei sistemi qualità, etc.

Le parole d'ordine saranno “competenza” e “flessibilità”. Condizioni necessarie per rispondere con immediatezza e in modo competitivo alle mutate e mutevoli caratteristiche della domanda. Non potrà essere un “liberi tutti”, ma neanche un arroccamento sterile e dannoso a cieca difesa dell'esistente.

Generalizzare è sempre un pessimo modo di procedere, ma poiché la gravità della situazione richiede di andare avanti rapidamente nel completare il nostro quadro di riferimento, proveremo a individuare quelle che potrebbero essere alcune linee di tendenza in quello che sarà, comunque, un nuovo mondo del lavoro e del fare Saltiamoimpresa.

• riorganizzare il sistema di vendita: reti commerciali, e commerce, etc.

a pie' pari le grandi imprese, tra l'altro molto spesso multinazionali, che hanno storie, comportamenti e visioni future che sfuggono alle nostre limitate capacità di analisi e cerchiamo, invece, di capire quello che potrebbe accadere nel campo delle piccole e medie imprese e nel mondo dei lavoratori autonomi. 1. Produrre beni Molte imprese chiuderanno i battenti: è inutile farsi illusioni. Erano già fragili prima della comparsa del covid 19, figuriamoci adesso. Altre, invece, al di là dei settori di appartenenza, dovranno riconvertirsi rapidamente per sopravvivere e potersi

si troveranno, in varia misura, nella condizione di dovere ridefinire in tutto o in parte il loro core business con quello che ne consegue:

6. ALTRI PALETTI

In “Piantare i paletti” abbiamo iniziato a immaginare quello che potrebbe essere il nuovo “campo di riferimento” nel quale probabilmente tutti noi, al di là del nostro stato sociale, del nostro ruolo e delle specifiche competenze professionali saremo chiamati a cimentarci. Chi come imprenditore, chi come lavoratore dipendente, chi come lavoratore autonomo, chi come aspirante a entrare nel mondo del lavoro.

• intervenire in modo selettivo sui dipendenti: formazione, nuovi contratti di lavoro, lavoro remoto (smart working), retribuzioni, riduzioni degli addetti,etc.

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La domanda di qualità di questi servizi sarà crescente perché le esigenze di “competitività” delle imprese saranno molto alte e fondamentali per la loro stessa esistenza.

L'esigenza inderogabile per le imprese produttrici di beni di concentrare il massimo degli sforzi sul core business, determinerà una crescente domanda di fornitura di servizi rispetto a quanto avviene già oggi.

Ai servizi tradizionali ormai ampiamente diffusi quali, ad esempio, la consulenza e l'assistenza fiscale, quella legale, paghe e contributi, l'assistenza informatica, etc., si affiancheranno altre esigenze che assumeranno un peso sempre più rilevante nella valutazione e gestione dei fattori produttivi nonché nella valutazione dei fattori esterni e di mercato. Dall'analisi dei costi di gestione ai servizi commerciali, dai trasporti e comunicazioni alla formazione del personale, dalle analisi di mercato alla promozione e marketing. E molti altri ancora.

2. Produrre servizi

Se in questo marasma sociale imprevisto e in buona parte imprevedibile, per tempi e dimensione del fenomeno, qualcuno si ritiene indenne da rischi, grazie a quelle che fino a pochi giorni fa potevano essere considerate delle certezze, sarà meglio che si disilluda subito. Adesso dobbiamo solo cercare di capire come dovremo muoverci. Perché sia chiaro: dovremo muoverci! Alcuni ritroveranno il proprio posto di lavoro e crederanno di potere tranquillamente riprendere la vita di prima: diciamo che sarà molto difficile. Anche il “posto fisso” pubblico (per dirla alla Zalone) e il “tempo indeterminato”, dopo questa vicenda del covid 19, potrebbero subire profonde trasformazioni. Il primo potrebbe dare, forse, garanzia di continuità e sopravvivenza ma nulla di più. Carriere, retribuzioni e qualità del lavoro subiranno modifiche, e tendenze meritocratiche e selettive si manifesteranno in modo sempre più consistente; il quanto e il tempo dipenderanno da molti fattori ad oggi difficilmente prevedibili. Di una cosa, però possiamo essere certi: il Paese non può più permettersi una Pubblica Amministrazione pletorica, inadeguata ai tempi e troppo vecchia: al suo interno e anche dall'esterno, le nuove generazioni spingono, non vogliono briciole di “ruolo” o di “potere”, ma essere protagonisti in prima persona. E spesso sono molto più capaci e preparate di quanto non appaia o si possa immaginare; se non altro hanno più entusiasmo.

SIAMO AL SICURO?

Anche i dipendenti “a tempo indeterminato”, nel privato, potranno stare relativamente tranquilli a condizione che il soggetto per cui lavorano continui a esistere, non operi riorganizzazioni significative, non delocalizzi in Italia o, peggio ancora Diciamoceloall'estero.chiaramente:

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nessun lavoratore, nel pubblico o nel privato, a tempo indeterminato o determinato, potrà considerarsi al sicuro. Potremo evitare l'espulsione da questo contesto? Difficile dirlo, ma l'attenzione ad alcune parole d'ordine sarà indispensabile: • capacità di percepire le trasformazioni in atto • competenza professionale e aggiornamento continuo • flessibilità e adattamento al contesto. Per i professionisti e gli autonomi, il cosiddetto "popolo delle partite IVA" o comunque li si voglia definire, le prospettive potranno apparire ancora più critiche

18 perché, di fatto, privi di significative coperture economico/sociali. Ma in realtà hanno un “vantaggio competitivo” enorme: sono già abituati a operare su terreni molto difficili: domanda altalenante, concorrenza sempre più aggressiva, difficoltà di riscossione, burocrazia infernale, fisco esoso e altre amenità del genere. In linea di massima, quelli sopravvissuti hanno però una skill molto particolare di cui non abbiamo parlato esplicitamente: la “scorza dura” ovvero “l'arte della sopravvivenza”. Non dobbiamo, però, credere che questa caratteristica, da sola, potrà essere sufficiente per rilanciarsi o ricollocarsi in un mondo del lavoro sempre di più in rapida evoluzione. Ad ogni buon conto, per tutti, è il caso di riprendere in mano la nostra “Tabella delle soft skill”.

• abbiamo compreso, infine, che dovremo muoverci (alziamo il culo da quel maledetto divano) e anche in fretta, se non vorremo correre il rischio di essere tagliati fuori.

provato a darci dei riferimenti:

• Con chi? Non ci tragga in inganno la semplicità dei tre quesiti. Le domande sono più complesse di quanto possa sembrare. Ma noi, che abbiamo cominciato a ragionare con metodo, sappiamo che saremo in grado di costruirci un nuovo pacchetto di riferimenti per muoverci senza un eccessivo dispendio di energie e avere più chance di centrare i nostri obiettivi.

• abbiamo preso atto che la realtà nella quale siamo finiti comporterà cambiamenti epocali sul piano delle relazioni sociali, del mondo del lavoro e anche individuali;

• abbiamo, tuttavia, tentato di ipotizzare quelli che potranno essere alcuni riferimenti sufficientemente stabili, anche se anch'essi destinati a evolversi;

• abbiamo provato a comprendere meglio le nostre capacità, attuali e potenziali, e immaginare come poterci ricollocare in questo nuovo contesto che per parecchio tempo sarà in pieno fermento e quindi sostanzialmente instabile;

• Dove?

Facciamo tesoro di tutto questo e proviamo a fare dei passi avanti che potremmo sintetizzare nelle risposte da dare a tre domande:

• Cosa?

19 8. UN PASSO IN AVANTI FinRicapitoliamo.quiabbiamo

2. Sono disposto a trasferirmi in un'altra località? Tranne che non apparteniamo alla categoria delle persone particolarmente esuberanti e intraprendenti, condizione spesso concomitante col fattore anagrafico, anche in questo caso la risposta sarà difficile. Si incide su legami familiari, radicamento sociale, reti di sicurezza. Comunque la si voglia mettere, sarà un “cambiamento nel cambiamento” e richiederà un certo spirito d'avventura.

In entrambi i casi le risposte dovranno essere molto ben ponderate, oltre che sincere, e possibilmente condivise con le persone che ci stanno accanto. Non stiamo parlando solo della nostra vita, ma anche di quella delle persone care che ci stanno attorno, mogli, mariti, compagni vari, genitori e figli, di contesto sociale e ambientale, di sicurezze. Non saranno risposte facili, né univoche né definitive. Dipenderanno da mille motivazioni personali che coinvolgeranno anche la nostra età, il nostro carattere, le nostre condizioni familiari, quelle economiche, ma d'altra parte senon

1.quesiti:Sono disposto a intraprendere una vita da pendolare?

20 9. DOVE? Se per nostra fortuna facciamo parte di quelle categorie che possono ritenersi al sicuro o relativamente al sicuro (cap. 7. Siamo al sicuro?) non occorre essere precipitosi. Magari potremo aspettare la classica palla da prendere al volo o forse andarcela a cercare con calma in quel nuovo terreno di gioco che per molti versi somiglierà più a un campo arato che a un prato all'inglese ben tenuto. In tutti gli altri casi, invece, la ricerca di alternative rispetto al passato prossimo assumerà carattere d'urgenza per cui, mentre cercheremo di gestire nel miglior modo possibile il “contingente”, dovremo continuare a “progettare il nostro futuro”. Ripartiamo dalle nostre “autovalutazioni”. Ci ricordiamo sicuramente delle “Tabelle del fare” e di quella delle “Soft skill”. O siamo così preoccupati e ansiosi da averle sorvolate o, peggio ancora, dimenticate? Diciamo che abbiamo individuato cosa vorremmo fare e per questo ci stiamo anche impegnando col fine di migliorarci ed essere concorrenziali. Poiché sarà ben difficile che i nostri desideri possano trovare soddisfazione con un'occasione di lavoro sotto casa o che le mirabolanti promesse dello smart working risolvano tutti i nostri problemi, prima di iniziare la ricerca sarà bene porci due

Non è una bella vita. Molte ore della nostra esistenza saranno sottratte a noi stessi e alla nostra vita privata. Cumuleremo stanchezza e stress, saremo condizionati da eventi esterni. Costi non indifferenti graveranno sul nostro reddito.

21 affronteremo il problema non sapremo neanche dove andare a cercarcelo questo benedetto lavoro. Se entrambe le risposte dovessero essere negative, la questione si complicherebbe parecchio ma, d'altra parte, nessuno potrà forzarci ad assumere decisioni che non ci sentiamo di poter prendere. Non esamineremo il trasferimento verso l'estero perché non crediamo che nei prossimi anni l'offerta di lavoro qualificato fuori dai confini nazionali, fatte salve rare eccezioni, avrà numeri significativi. Se abbiamo deciso di metterci in gioco per un lavoro dipendente, dovremo anche capire dove quel lavoro si genera, dove esiste un'offerta significativa e possibilmente una concorrenza non eccessiva che possano darci chance significative di successo. Avvaliamoci di ogni fonte d'informazione: dai contatti personali, a quelli più tradizionali, a quelli più moderni e innovativi. Insomma, diamoci da fare perché di una cosa possiamo essere certi: il lavoro non verrà a trovarci a casa nostra ma siamo noi che dovremo andare a trovarlo. E vediamo anche di non essere troppo schizzinosi.

Se, invece, decideremo di intraprendere un'attività indipendente, tutti i problemi sin qui descritti potrebbero complicarsi, specie se affronteremo l'argomento in termini ”tradizionali”. Ma siccome, come già detto, questa è la categoria di quelli che ne hanno viste di tutti i colori e di quelli che hanno la "scorza dura”, saremo capaci di affrontare questa nuova realtà magari con una maggiore consapevolezza rispetto a quanto non abbiamo fatto in passato: le ferite bruciano. Eviteremo di ripercorrere gli stessi errori e probabilmente troveremo soluzioni più adeguate al nuovo contesto e, perché no, alle nostre esigenze di vita. Non si vive di solo lavoro. Ma di questo parleremo in seguito.

Ristoratore

La “domanda” che si manifesterà sarà, probabilmente, molto diversa. L'esperienza di questa vicenda lascerà nel subconscio di ciascuno di noi tracce più profonde di quanto si possa immaginare. Se non ne terremo conto nel reinventarci o riorganizzarci, rischieremo molto e potremo andare incontro a fallimenti e delusioni. Tentiamo, quindi, di capire il meglio possibile ciò che ci circonda, le nuove e le diverse esigenze. E allentiamo le briglie alla nostra fantasia; ci sarà tempo per riprenderle al momento giusto. Per chiarire meglio questo aspetto cruciale, passiamo a un esempio: Il caso del SupponiamoRistoratore.cheadue

Se è bravo, farà anche il suo business plan, troverà il posto, i finanziamenti e aprirà il Ristoratorelocale.

22 10. COSA? Fin qui abbiamo individuato, a grandi linee, “cosa” potremmo fare e “dove” farlo. Adesso dovremo scendere nei dettagli. Non sarà facilissimo, perché inevitabilmente saremo tentati di farlo con la stessa “testa” del prima covid 19, seguendo schemi concettuali acquisiti e consolidati negli anni. Non diciamo di abbandonare ogni riferimento, ma cerchiamo di essere il più liberi possibili nell'immaginare anche “modi diversi” di svolgere l'attività che avremo scelto, rispetto agli schemi tradizionali.

A: Immaginerà che dopo l'alleggerimento e la fine delle restrizioni la frequentazione dei ristoranti riprenderà come una volta: individuerà il suo target clienti. Sarà sufficiente offrire dei buoni piatti in un ambiente accogliente, avere una cantina adeguata, essere sempre professionali, praticare prezzi competitivi nella zona.

B: Cercherà di capire se dopo questa vicenda la "domanda" riprenderà allo stesso modo o se subirà dei cambiamenti, virando maggiormente sulla convivialità e le relazioni umane, pur nel rispetto del buon cibo e del buon bere. Le persone riprenderanno a infilarsi in locali affollati e rumorosi o ricercheranno condizioni ambientali più tranquille? Si aspetteranno pennellate e architetture impossibili nei propri piatti o andranno alla riscoperta di sapori perduti o dimenticati? Si accontenteranno di rapporti formali e asettici con il gestore o punteranno maggiormente sui rapporti umani? Ma il nostro ristoratore andrà oltre e si porrà altre domande: l'apertura di un ristorante, anche se “diverso” è la sola e migliore soluzione per offrire buona ristorazione e convivialità? A questo punto esplorerà anche altre soluzioni come “home restaurant” nelle le sue varie declinazioni, la formula del “cuoco a domicilio”

diversi soggetti venga in mente di avviare un'attività di ristorazione e che entrambi ne abbiano le capacità professionali, organizzative ed economiche. Però, si muoveranno seguendo due diverse linee di comportamento.

23 e, se ha fantasia, potrà inventarsi anche strade inedite. Alla fine del percorso effettuerà la sua scelta e si metterà in moto per realizzarla. Entrambi i due aspiranti ristoratori potranno avere buone possibilità di riuscita. Dipenderà da molteplici fattori territoriali, ambientali, economici e altro. Ma il secondo avrà compiuto la sua scelta non dando per scontato che, anche se in uno specifico ambito, il mondo del dopo covid 19 sarà eguale a quello di prima. La sua scelta sarà stata più oculata e, probabilmente, più aderente alle presumibili trasformazioni dei comportamenti collettivi. La sua creatività sarà il supporto fondamentale della sua flessibilità, requisiti fondamentali se mai in futuro vi fosse bisogno di dovere adeguare la propria scelta. Ma il “caso” che abbiamo appena ipotizzato non si ferma, ovviamente, ai “ristoratori”. Proviamo a esercitarci su altre attività e professioni che conosciamo meglio e per le quali potremo o dovremo giocoforza immaginarci un futuro. Riflettiamo bene su come è cambiata o cambierà la "domanda" che ci riguarda più da vicino, siamo attenti e analitici, cerchiamo di capire i perché di questi cambiamenti sia espliciti che Ipotizziamoreconditi. la migliore risposta e valutiamo la nostra capacità di risposta: Facciamo quello che vogliamo ma facciamolo bene. Se non al top, ameno proviamoci, perché la concorrenza sarà tanta e forte.

Quale insegnamento potremo trarre da questa breve ma spietata disamina? La risposta a questa domanda è riassumibile in una sola frase che è al tempo stesso sintesi delle passate esperienze e progetto per il futuro: “Mai più da soli”. Ripetiamolo insieme come un mantra: “Mai più da soli”.

parte di questa categoria sciagurata, sarà il caso di provare a tirare le somme: gli adempimenti burocratici ci hanno sommerso, abbiamo compilato moduli indecifrabili, siamo dovuti andare a scovare i clienti con grande dispendio di energie e di tempo, abbiamo dovuto trattare compensi al limite della decenza (a volte indecenti), abbiamo operato con modalità e tempi irrispettosi delle nostre esigenze vitali, abbiamo impiegato tempo e risorse per estorcere i nostri compensi a clienti renitenti ai pagamenti, abbiamo pagato tasse anche sui compensi non riscossi, abbiamo pagato somme per trattamenti pensionistici illusori, abbiamo speso in formazione e aggiornamento, in strumentazioni e software specialistici, abbiamo pagato altre tasse di cui spesso non capivamo neanche le stravaganti denominazioni e abbiamo pagato commercialisti per poterle pagare, e l'elenco potrebbe continuare.

24 11.

QUELLO CHE NON FAREMO Qualunque attività abbiamo deciso d'intraprendere per ricollocarci in questo imprevisto bailamme, dovremo imparare a muoverci diversamente da come molti di noi si sono probabilmente mossi in passato. E questo vale anche per coloro che, più fortunati di altri, non dovranno cambiare il proprio campo di attività. Inventiamoci qualunque cosa, ma non facciamoci incastrare ancora una volta nella trappola mortale del “freelance”. Cadremmo dalla padella nella brace! Poche volte, infatti, l'idea malsana di affrontare il mondo del lavoro in questo modo e stata frutto di una “libera scelta” legata a ipotetici concetti di libertà da vincoli organizzativi e di orario, di flessibilità, di auto organizzazione dei propri tempi e spazi. Nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato di una “scelta obbligata” determinata dal fatto che il mercato del lavoro era bloccato e questa era una delle poche valvole di sfogo per intraprendere una qualsiasi attività e potere sbarcare il Selunario.facciamo

Qualcuno dovrebbe spiegarci cosa c'entri tutto questo con quel “free” che l'immaginario collettivo associa all'idea del freelance. Almeno ai freelance veri, quelli dei secoli scorsi, veniva riconosciuto il diritto di saccheggio, a noi neanche questo. Non angosciamoci troppo. L'importante è prendere coscienza sino in fondo del fatto che quello del freelance non è un mestiere e non bisogna ricadere negli stessi vecchi errori facendoci magari affascinare da nuove filosofie di lavoro e terminologie che nascondono inganni simili. Su questo argomento avremo modo di tornare quando parleremo dello “smart working”.

25

Chiarito questo concetto elementare dovremo però rispondere a una domanda strettamente conseguente: “Con chi e come?”. Molto dipenderà dall'attività che ognuno di noi deciderà di intraprendere e non disponiamo di soluzioni D'altrapreconfezionate.parte,loabbiamo

già detto: qui non si danno soluzioni ma si suggeriscono percorsi.

26

QUELLO CHE FAREMO

12.

Una volta deciso che dovremo prendere in mano le redini del cambiamento dovremo decidere con chi farlo e in che modo, si tratterà di capire come muoversi per essere tempestivi e poco dispersivi. Il mondo non aspetterà noi e le nostre indecisioni.

Sicuramente, quando abbiamo deciso di rimetterci in gioco avremo anche abbozzato una sommaria valutazione del mercato potenziale rispetto a una nostra ipotetica capacità d'offerta. Non raffinati studi di marketing e complicati business plan (per quelli ci sarà tempo) ma anche solamente una valutazione “a pelle”. Nel farlo, avremo tenuto conto delle nostre capacità professionali, della nostra capacità di produzione basata sull'esperienza, dei possibili costi e dei presumibili ricavi. Bene, adesso prendiamo il tutto e buttiamolo via. Abbiamo detto che il mondo non sarà più quello di prima e, alla prima occasione, abbocchiamo all'amo come il più stupido dei pesci? Cominciamo con il dire che una gran parte della domanda riguarderà il mondo dei “servizi”. Nello specifico dei servizi alle imprese ed enti vari. Abbiamo già detto che molte imprese dovranno riorganizzarsi profondamente: si concentreranno sul loro core business e trasferiranno all'esterno produzioni complementari e attività accessorie. Con ogni probabilità, questo sarà il campo nuovo in cui dovremo tentare di trovare i nostri nuovi spazi. Ma per farlo dovremo anche essere bravi (molto bravi), innovativi, capaci di cogliere al volo le nuove esigenze dei nuovi potenziali clienti, capaci di fornire le giuste soluzioni, servizi integrati e, infine, essere competitivi sotto il profilo della qualità, dei tempi e dei prezzi. Pensiamo di poter fare tutto questo da soli? Se la risposta è sì sarà meglio lasciar perdere. Adesso, più che mai, è il tempo delle specializzazioni e delle collaborazioni. Si apre, quindi, il capitolo della scelta di partner e collaboratori. Conosciamo le nostre competenze professionali e abbiamo anche compiuto un'autovalutazione delle nostre soft skill. Se siamo stati onesti con noi stessi possiamo dire di conoscere abbastanza bene anche i nostri limiti rispetto alle iniziative che intenderemmo intraprendere. A questo punto, proprio perché abbiamo immaginato di offrire dei “servizi integrati” dovremo cominciare a guardarci attorno per acquisire professionalità complementari alle nostre. Per chiarire meglio, facciamo un esempio. Il caso del web designer. Immaginiamo di essere un bravo web designer e vogliamo proporci per realizzare siti aziendali finalizzati alla promozione e al commercio on line, perché riteniamo che in questo campo ci sia mercato. Ma, onestamente, le nostre competenze in marketing e comunicazione e nell'e commerce non sono il massimo: sono piuttosto il frutto di esperienze sul campo assemblate in un qualche modo. Forse è il caso di trovare qualcuno che lo sappia fare in modo più professionale.

27 Ma andiamo oltre. Quando avremo rilasciato il nostro prodotto, il cliente non potrà essere piantato in asso, quindi sarebbe importante poter assicurare anche la manutenzione e l'assistenza per il prodotto fornito. A questo punto, ingolositi, potremmo essere tentati di proporci come fornitori del sistema e, perché no, anche come gestori delle scorte magazzino e anche come gestori del sistema delle consegne, attraverso software che andremo a realizzare o acquisire sul mercato. E giacché ci siamo (sognare non costa niente) realizzare anche le campagne promozionali dei prodotti da vendere, sempre che vi sia una domanda potenziale in tal senso. E se non c'è, ma riteniamo che possa esserci, cerchiamo di costruirla, magari con l'aiuto del nostro esperto di marketing e comunicazione di cui ci saremo avvalsi o con cui ci saremo associati. Le forme giuridiche e organizzative per mettersi sul mercato potranno essere le più varie, stabili o temporanee, e andranno scelte con grande cautela oltre che con l'aiuto di veri professionisti di cui riterremo di poterci fidare. Ciò che conta veramente è la scelta di partner giusti e di collaboratori adeguati. Sceglieremo sulla base delle effettive capacità, delle competenze professionali e della personalità dei soggetti (ricordatevi delle soft skill). La simpatia, da sola, non è sufficiente per scegliere buone partnership; eppure, troppo spesso accade. E, infine, attenzione alla millanteria o se preferite, ai venditori di fumo che già abbondano oggi e abbonderanno anche Potremodomani anche scegliere di rischiare, ma non sarà consentito a nessuno di essere superficiale o avventato. Ne va della nostra stessa sopravvivenza. Anche questa volta, proviamo a esercitarci su attività e professioni che conosciamo meglio e riteniamo possano rappresentare il nostro futuro, Riflettiamo bene: domanda, offerta, concorrenza e contesto. Come al solito, dovremo essere attenti e analitici, cercare di capire i perché dei cambiamenti in atto e di quelli prevedibili.

28 13. LA CHIAREZZA DELLE PAROLE

Tra uso improprio dei termini, traduzioni approssimative dall'inglese al burocratese, superficialità e scarsa competenza di chi ne parla solo per sentito dire, soloni e santoni che ovviamente prospettano miracoli, alcune parole che ormai sentiamo ripetere quotidianamente cominciano a preoccuparci, sarà quindi il caso di fare un minimo di chiarezza, Ognuno, poi, sarà libero di fare tutti gli approfondimenti che vorrà, in relazione ai propri interessi o grado di coinvolgimento sul tema. Stiamo parlando del termine “smart working”, variamente interpretato e coniugato Ricordiamoci sempre che il diavolo si annida nei dettagli. E poiché la confusione non ci piace, proviamo a capire di cosa stiamo parlando. “Smart working e homeworking vengono usati per indicare la possibilità di lavorare da sedi diverse dall'azienda. In realtà il secondo termine allude in senso lato al “luogo” mentre il primo alla “modalità”. Quindi homeworking è una forma di telelavoro (dizione più classica e formalizzata che vuol dire in senso stretto da casa e per il 100% del tempo lavorativo) esteso a luoghi diversi dalla casa per un tempo parziale e flessibile. Il termine Smart working, invece, indica uno snellimento ed una maggiore efficienza nelle modalità di lavoro, che possono anche parzialmente beneficiare della flessibilità di Conluogo.degli esempi possiamo dire che homeworking può essere una giornata della settimana in cui si lavora senza recarsi fisicamente in ufficio, connettendosi da remoto, garantendo gli orari e la reperibilità, risparmiando tempo di viaggio ed inquinamento, senza efficientare per questo il processo lavorativo.

È probabile che gli effetti devastanti del covid 19 sulla nostra esistenza quotidiana abbiano inciso anche sui nostri meccanismi di difesa e, in un certo senso, siamo disposti ad accettare qualunque cosa ci propongono o che abbia le sembianze di una via d'uscita dal nostro stato di sofferenza. È il momento di fare attenzione, perché le soluzioni miracolistiche non esistono. Esistono, piuttosto, opportunità interessanti che vanno accolte con attenzione, valutate per quello che sono e non per quello che ci immaginiamo o che vorrebbero farci credere. Ne vanno considerati vantaggi e svantaggi, l'aderenza o meno alle nostre caratteristiche professionali e personali e, infine, anche al nostro contesto ambientale e familiare.

Smart working può essere un cambiamento nel modo di organizzare il lavoro, sia per iniziativa individuale, ma più facilmente per scelta dell'azienda di modificare in modo voluto alcune modalità interne (una volta dette procedure). Un esempio può essere l'attenzione a condurre in modo efficace una riunione attraverso la nomina di un moderatore, la predisposizione di un ordine del giorno con un dato preavviso, la

29 preparazione del materiale da condividere in anticipo, la puntualità, la decisione di una soluzione. Paradossalmente può avvenire senza spostarsi dall'ufficio! Coworking è il termine con cui si indica la condivisione di un ambiente di lavoro tra persone di aziende diverse e liberi professionisti, che per un tempo lungo o corto, risiedono in uno spazio fisico normalmente gestito attrezzato, connesso ad opera di terzi, di solito il coworking prevede un costo/giornata/scrivania/servizio e può offrire prestazioni extralavorative come attività di marketing, ufficio stampa, comunicazione, mensa.” (COWORKING & SMART WORKING Massimo Gianquitto e Mauro Battocchi. EPC Editore). La lunga. ma semplice e chiara, citazione sarà utile per comprendere meglio ciò che ci proporranno o di cui potremmo avvalerci per nostra libera scelta. La lettura del libro, semplice e chiaro anche per i non addetti ai lavori, potrebbe fornirci ulteriori elementi di approfondimento e spunti di riflessione, anche se non sempre tutto potrebbe apparirci condivisibile. Varianti sul tema e nuovi percorsi sono ovviamente praticabili, ma noi stiamo imparando a migliorare le nostre capacità di navigazione e sapremo trovare le rotte giuste.

30 14. HOMEWORKING

Con tutto il blaterare di questi giorni forse ci siamo persi qualcosa. Abbiamo sentito parlare molto di smart working, del meraviglioso futuro di questa forma di lavoro che ci solleverà da vincoli e catene del '900, dallo stress di vivere le nostre giornate in ambienti chiusi e affollati, magari con colleghi che mal tolleriamo. Posti di lavoro che quotidianamente facciamo fatica a raggiungere con mezzi pubblici congestionati e sempre in ritardo. E tanto altro. Tutto questo in contrapposizione a un futuro radioso rappresentato con immagini stucchevoli di famigliole sorridenti, tipo pubblicità del mulino bianco, e con l'immancabile presenza di un “PC“ invadente ma non troppo e simili facezie, mentre estasiati ammiriamo paesaggi bucolici. Forse non ce ne siamo accorti, ma questo quadretto idilliaco rappresenta noi stessi in quello che dovrebbe essere un prossimo futuro, sempre che insistiamo nel volere lavorare. E noi siamo così retrogradi e ci ostiniamo ad opporci allo smart working? Probabilmente c'è qualcosa che non funziona in tutto questo e noi, che stiamo cominciando a non fidarci troppo della bigiotteria esibita come gioielli della real casa, vogliamo capire meglio. Cominciamo col dire che quello che ci stanno proponendo, o meglio tentando di propinarci, non è smart working ma un ben più modesto homeworking, o se preferite del telelavoro. Nulla di scandaloso, beninteso, ma cominciamo a chiamare le cose con il loro nome. La presunta libertà di autogestione del nostro spazio tempo rischia di essere solo un'illusione, salvo che la nostra casa non abbia dimensioni e caratteristiche tali da consentire di isolarci per parecchie ore al giorno, sottraendoci anche alle normali incombenze familiari: dare retta al coniuge, accompagnare i figli a scuola e riprenderli, aiutarli a fare i compiti, portare a spasso il cane, fare la spesa, preparare il pranzo e la cena, rispondere alle telefonate di parenti, amici, call center e altre amenità. E senza voler prendere in considerazione il rischio dell'isolamento sociale. Se anche il nostro coniuge dovesse lavorare allo stesso modo, la tragedia si completerebbe: desidereremo di potere ritornare a lavorare al più presto in un qualunque luogo fisico, magari incatenati ai ceppi, ma liberi di poterci dedicare solo al nostro adorato lavoro, per quanto gramo possa essere. Questa non è una iperbole. Ma, lo ripetiamo, questo non è smart working. Piuttosto somiglia tanto a un già visto “lavoro a domicilio” condito, probabilmente, anche con una buona dose di “cottimo”. Le prestazioni richiesteci saranno, probabilmente, ripetitive e di modesto apporto concettuale. Le probabilità di crescita professionale e di carriera saranno del tutto irrilevanti. Il rischio di essere espulsi dai processi produttivi ai primi accenni di crisi o di riorganizzazione aziendali sarà elevatissimo. Forse anche la nostra retribuzione ne risentirà negativamente perché il parametro di riferimento principale tenderà a essere sempre di più la “quantità” di lavoro prodotto e non il “numero di ore” impiegate per produrlo. Questa storia somiglia sempre di più a un “cottimo dell'era moderna”.

I più fortunati di noi che a cavallo degli anni '60 e '70 hanno avuto la fortuna di potere seguire l'attrice Franca Rame a teatro non faranno fatica a ricordare un suo spettacolo: Il Telaio. Raccontava di una donna, una magliaia di Carpi, che aveva acquistato un telaio pagandolo in anticipo con i soldi della liquidazione e produceva maglieria per conto terzi. Aveva trasformato la sua casa in una fabbrichetta e con le gambe muoveva le macchine, con una mano girava il ragù, con l’altra cullava il figlio. Una parte del suo lungo monologo recitava, più o meno, così: “Lì c'è una sposina con un bambino appena nato che per non perder tempo a ninnarlo, ha impiantato addirittura un aggeggio con dei bastoni e degli intracchen che dalla culla vanno al telaio, così che quando la macchina con la staggia va avanti e indietro, la culla si balansa a tempo: oh, oh, oh, oh.”

Cerchiamo di fare in modo che il “nostro PC” non diventi il “nostro telaio”. Non saranno nuove terminologie spacciate per modernità a dare valore al nostro lavoro. N.B. Il contenuto di questo capitolo ha solo lo scopo di introdurre criticamente al tema trattato. Se dovremo misurarci con queste problematiche sarà necessario approfondire l'argomento con adeguate letture ed eventualmente con il ricorso al supporto di professionisti competenti.

31

• ha contorni poco definiti. Per sua natura è costantemente in evoluzione, può manifestarsi sotto svariate forme e quindi è difficilmente definibile secondole tradizionali categorie contrattuali;

32 15.

I limiti e i rischi connessi all'homeworking non dovranno farci scivolare sulla pericolosa china della resistenza all'innovazione tecnologica, qualunque sia il campo in cui ci troveremo a dovere o volere operare come lavoratori dipendenti o autonomi, in quest'ultimo caso ricordiamoci del mantra: “mai da soli”. Abbiamo già chiaro il concetto che lo smart working non ha niente a che fare con l'homeworking. Si fonda innanzitutto sull'organizzazione di un nuovo modo di lavorare. Nuovi e diversi processi operativi, resi possibili dall'evoluzione tecnologica da una parte e dalla migliore capacità di utilizzo di queste da parte delle nuove generazioni. Se insisteremo nel riproporre gli stessi modelli organizzativi e gli stessi processi operativi del passato, qualunque siano le attività che intenderemo intraprendere, le nostre nuove tecnologie serviranno a ben poco e saremo surclassati dalla concorrenza che si dimostrerà più intelligente di noi. Prima o poi, ci proporranno, o saremo noi stessi a sceglierle per non soccombere, lo svolgimento di attività in smart working e quindi sarà il caso di saperne di più. Le soluzioni potranno riguardare giorni o periodi temporali più lunghi, variamente dislocati nel tempo e anche in luoghi diversi, alcune delle attività andranno svolte presso sedi decentrate, presso clienti, fornitori o anche presso la nostra abitazione (solo occasionalmente e se indispensabile). Saranno necessarie competenze professionali nuove e disponibilità a processi di apprendimento continuo ma dovremo necessariamente misurarci sempre più di frequente con quelle soft skill di cui abbiamo già parlato. In primis la velocità e la capacità di adattamento al cambiamento rispetto ai contesti interni ed esterni, sia che operiamo all'intero di un'azienda sia che abbiamo deciso di fare impresa direttamente. Questi sono i riferimenti essenziali per poter cominciare a parlare di smart working. Ma è tutto oro quello che luccica? Non sia mai. Anche lo smart working ha le sue ombre. Solo per citarne alcune:

• dà luogo a modelli operativi che tendono a disarticolare le relazioni umane e professionali all'interno dei posti di lavoro. Quest'ultimo aspetto, se non ben

• è difficile da normare e può dare adito a un uso scorretto dello strumento generando conflittualità tra datori di lavoro e lavoratori: definizione dei confini tra vita privata e vita lavorativa, sicurezza degli ambienti di lavoro e tutela della salute in generale, struttura salariale, contributiva, previdenziale e molto altro;

SMART WORKING

amiamo le cose semplici e nel frattempo avremo approfondito le questioni alle quali abbiamo appena fatto cenno, non ci faremo certamentetrovare impreparati. N.B. Il contenuto di questo capitolo ha solo lo scopo di introdurre criticamente al tema trattato. Se dovremo misurarci con queste problematiche sarà necessario approfondire l'argomento con adeguate letture ed eventualmente con il ricorso al supporto di professionisti competenti.

gestito, può alla lunga costituire un serio ostacolo alla stessa crescita professionale dell'insieme dell'organizzazione. Ecco. Adesso forse ci è più chiaro del perché si chiami Smart = Agile,(forse

33

Maintelligente).noi,chenon

Il coworking consiste nella possibilità di svolgere la propria attività accedendo, per periodi più o meno lunghi, alla disponibilità di postazioni di lavoro in spazi comuni, messi a disposizione da soggetti terzi, indipendentemente dalla propria sede aziendale di riferimento. L'opportunità, si estende anche ai casi in cui siamo lavoratori autonomi o associati e non abbiamo voglia di investire nella creazione di un vero e proprio ufficio “nostro” di stampo tradizionale. Cosa caratterizza, in sintesi, questi spazi?

• a volte mettono a disposizione anche servizi di caffetteria/mensa;

• dispongono di spazi collettivi di varie dimensioni destinati a riunioni, meeting, etc.

Se dovessimo definire sinteticamente il coworking, potremmo dire che è il “fratello più evoluto dello smart working”. Anche se, bisogna dirlo con chiarezza, non è applicabile a tutte le attività e in tutti i contesti.

• offrono molteplici servizi: wi fi, stampanti, proiettori e altro;

Dello smart working abbiamo apprezzato il dinamismo ma abbiamo anche messo in luce il rischio, non del tutto irrilevante, di incidere negativamente sul sistema di relazioni sociali e professionali più proprie del posto di lavoro tradizionale. È possibile trovare una mediazione che salvaguardi questa modalità di lavoro limitandone gli aspetti più critici? In nostro soccorso arriva, appunto, il coworking che addirittura ci offre anche qualcosa in più. Ma andiamo con ordine.

34 16. COWORKING

• dispongono di postazioni di lavoro variamente configurate e attrezzate;

• in alcuni casi è agevolato anche l'accesso a sevizi legali, contrattuali, di marketing, di traduzione. Ovviamente, tutto questo ha un prezzo. Tuttavia, l'offerta è abbastanza variegata e la gamma di prezzi molto ampia a seconda delle località, della durata e delle soluzioni prescelte. Un'attenta ricerca può consentire a imprese e professionisti di trovare le soluzioni più adeguate ed economicamente convenienti. Il vantaggio più rilevante è però rappresentato dall'opportunità di poter lavorare in

• si tratta di ambienti di lavoro appositamente concepiti e progettati per offrire condizioni di benessere che migliorino le condizioni operative;

Ai pregi e difetti dello smart working abbiamo già fatto cenno, ma c'è ancora un'altra modalità di lavoro innovativa che dovremo esplorare: il coworking

• sarà possibile ridurre tempi e costi per gli spostamenti casa lavoro, compresi i costi sociali, come ad esempio l'inquinamento ambientale;

35 ambienti molto dinamici e innovativi. La scambio di esperienze professionali e di opportunità anche lavorative saranno una costante, sempre che abbiamo saputo effettuare con attenzione la nostra scelta e non siamo soggetti particolarmente Maintroversi.esistono

• saranno favorite condizioni di socializzazione e di scambi di esperienze. Anche se il concetto di coworking è in costante e rapida evoluzione, non facciamoci affascinare dalle innumerevoli ed effimere esperienze modaiole. Noi abbiamo bisogno di lavorare e non di svolazzare. Concentriamoci solo sulle cose più convincenti che riteniamo più adeguate alle nostre reali esigenze che conosciamo (o dovremmo conoscere) molto bene e non preoccupiamoci se non siamo allineati alle ultime tendenze. Il nostro lavoro non è una sfilata di moda, salvo che qualcuno non decida di occuparsi proprio di questo. N.B. Il contenuto di questo capitolo ha solo lo scopo di introdurre criticamente al tema trattato. Se dovremo misurarci con queste problematiche sarà necessario approfondire l'argomento con adeguate letture ed eventualmente con il ricorso al supporto di professionisti competenti.

• anche se stiamo operando come professionisti autonomi e fornitori di servizi a terzi potremo avere il vantaggio di non doverci dotare di costose strutture, arredi, spese accessorie e attrezzature destinate a una rapidaobsolescenza;

• gli spazi di lavoro e i servizi offerti saranno, tendenzialmente, di qualità migliore di quelli disponibili presso le sedi abituali, perché specificamente progettati;

• le imprese potranno ridurre il dimensionamento delle loro sedi operative, con significativi risparmi sui costi indiretti;

anche altri vantaggi, ad esempio:

17. SI PUÒ FARE! Gli sbalzi d'umore rischieranno di essere una costante: dall'avvilimento all'euforia il passo sarà molto breve. Ma noi, che nel frattempo, abbiamo cominciato a capire meglio qual è l'ambiente in cui, volenti o nolenti, dovremo muoverci e, per certi versi, anche come muoverci, sappiamo che SI PUÒ FARE!

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Una sola raccomandazione: MAI PIÙ DA SOLI! E se non abbiamo abbastanza idee, ecco qualche spunto: Servizi alla persona Ci sono carenze enormi venute alla luce durante questa crisi: • i bambini dove li mettiamo? • per gli anziani esistono solo le famigerate R.S.A.?

EsistonoEventi solo concentrazioni e affollamenti rischiosi e ingestibili? Gli eventi dovranno continuare a esistere: • immaginiamo nuove formule

• progettiamole con gli enti e i soggetti coinvolti • inventiamo e organizziamo nuovi strumenti, tecnologie e strutture per gestirli.

SeRistorazioneperdistanziamento, sanificazione e altro, molti luoghi di ristorazione sono diventati impossibili da gestire. inventiamoci: • nuovi modelli di ristorazione • nuovi locali • nuovi servizi collegati. Lavorare da remoto Non immaginiamoci relegati in casa a smanettare da soli su un PC: • un miglior uso delle nuove tecnologie è possibile • nuovi luoghi di lavoro si renderanno necessari.

37 Vita di Impariamoquartiereaconoscere

anche quelli della porta a fianco: • nuove forme e strumenti di aggregazione, per interessi o per bisogni • nuovi forme e strumenti di solidarietà • nuovi spazi sociali. E non dimentichiamo che: • i veri limiti sono nella nostra testa • la burocrazia non è invincibile, ma bisogna combatterla • le “corporazioni” non possono togliere il DIRITTO DI TUTTI al fare. (citazione di Massimo Cavezzali)

38 AGOSTO 2022

Non illudiamoci, lo sconvolgimento sarà profondo e generalizzato. Chi immagina che fra qualche mese o fra qualche anno tutto possa tornare come prima rischia di andare incontro a profonde delusioni. Il mondo che stiamo vivendo e che abbiamo conosciuto diverrà un’immagine sempre più sfumata: “ti ricordi di quando …?”. Ma quello nuovo come sarà? Non abbiamo facoltà divinatorie. Dovremo tenere le nostre antenne sempre vigili e osservare con attenzione e spirito critico ciò che ci circonda. Cogliere per tempo i cambiamenti, anzi prevenirli e affrontarli in modo razionale. Perché paure e superficialità, eccessi d’ansia e improvvisazioni, rischierebbero di portarci a scelte e soluzioni che potrebbero rivelarsi esiziali per il nostro futuro. Siamo troppo pessimisti e, invece, domani tutto tornerà come prima o, perché no, anche meglio? Ovviamente ce lo auguriamo ma, intanto, sarà il caso di non farsi cogliere impreparati. Tutt’al più avremo fatto un esercizio di riflessione che non fa mai Proviamo,male. quindi, a tornare alla nostra mission originaria. Cosa cambia rispetto a tutto ciò che ci siamo detti nei precedenti capitoli? Poco e molto allo stesso tempo. Poco, perché quello descritto è un “metodo” e non una “soluzione”. Molto, perché la situazione pone nuove criticità con le quali da decenni non siamo più abituati a confrontarci: la guerra e lo sconvolgimento economico e sociale che ne derivano. Piove sul bagnato, verrebbe da dire, e qualcuno potrebbe farsi cogliere dallo sconforto. Ma noi, che in questi ultimi anni abbiamo imparato a misurarci con la pandemia, sappiamo che anche le criticità più complesse possono essere gestite. Niente panico, quindi, ma una acuta e onesta analisi del contesto in cui operiamo, delle nostre potenzialità e dei nostri limiti, delle nostre forze, dei margini di rischio che siamo disposti a correre e con chi correrli. Come vedete, il metodo è sostanzialmente analogo

Perché a poco più di due anni dal manifestarsi del COVID 19, quando ormai davamo per scontata la vittoria della scienza e della comunità mondiale sulla pandemia, le carte vengono bruscamente rimescolate. Non più da una variante del virus ma da una nuova tragedia con la quale mai ci saremmo aspettati di doverci confrontare. Alle 4 del mattino del 24 febbraio le truppe russe invadono l’Ucraina. Una guerra atroce, come tutte le guerre, che questa volta si manifesta ai confini dell’Europa e a pochi chilometri dai nostri confini nazionali. Una guerra che ancora oggi si protrae senza lasciare spazio all’ottimismo per una pace tra le parti o quanto meno una tregua. Una guerra che sul campo di battaglia sembrerebbe riguardare solamente i due Paesi in causa ma che in realtà coinvolge gli assetti geopolitici dell’intero pianeta.

Perché un’appendice proprio adesso?

APPENDICE DELL’

Come dicevano gli antichi romani, quindi, “sursum corda”; facciamoci coraggio, teniamo alto il morale e non piangiamoci addosso. COSA CAMBIA?

La qualità e la dimensione dei problemi. Ai problemi già noti, di cui abbiamo già detto, se ne sono aggiunti altri che travalicano ampiamente i confini nazionali: primo fra tutti quello dell’approvvigionamento energetico. Il quadro interno. Una “classe dirigente”, gretta e autoreferenziale, del nostro Paese sempre più inadeguata e incapace di affrontare non solo i problemi geopolitici ma anche quelli sociali ed economici contingenti dell’Italia. Una “classe politica” incapace di guardare al futuro e un contesto sociale che sembra sfilacciarsi sempre di più, travolto dalla quotidianità, dalle insicurezze e dalla superficialità. Non c’è che dire, prospettive non rosee come non mai tra le quali dovremo districarci con abilità, impegno e tempestività per non venire travolti dagli eventi.

39 a quello già descritto. Ciò che cambia, invece, è il contesto di cui dovremo al più presto cominciare a delineare i contorni; vi ricordate dei famosi paletti?

I tempi Quella che era una crisi pandemica in via di superamento diventa una crisi politica profonda i cui sviluppi sono ancora indefiniti. Contorni sfumati e tempi che si Ilallungano.contesto.

A differenza del periodo pandemico, il quadro di collaborazione internazionale e di coesione sociale che sembravano prevalere (il genere umano contro il virus) si è dissolto in un clima di scontro acerrimo tra Stati e blocchi contrapposti.

CHE CominciamoFARE? a riflettere e proviamo a darci alcune risposte oneste e realistiche in base agli eventi ad oggi a noi noti: Cambieranno i nostri obiettivi e stili di vita? Sì! E potremmo chiuderla qui. E non è solo una nostra previsione pessimistica, anche il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, l’ha detto chiaramente ai francesi il 24 agosto 2022: "è finita l’era dell'abbondanza e della spensieratezza”. Riusciremo a mantenere il nostro posto di lavoro, la nostra attività, il nostro tenore di Cevita?lo auguriamo. Ma non dipende solo da noi, dalle nostre capacità, dal nostro impegno e, in ogni caso, l’inflazione assesterà un colpo pesante all’economia e il potere

4. La mossa del cavallo: malgrado tutto potrà capitare di doversi misurare con situazioni impreviste e apparentemente senza via d’uscita. Se necessario, dovremo saper ricorrere alla “mossa del cavallo”: non tanto per spiazzare gli avversari quanto per uscire vincenti dalla criticità: la nostra capacità di iniziativa tempestiva, abile e intelligente sarà indispensabile. Teniamoci sempre in allenamento. Chiusa la nostra immaginaria “valigia” potremo intraprendere il nostro difficile viaggio. E, se non sapete da che parte iniziare, ecco qualche spunto di riflessione:

40 d’acquisto delle famiglie sarà inferiore a quello attuale. Saremo capaci di reinventare il nostro futuro? Dipenderà da noi, dagli obiettivi che sapremo darci, e dal modo con cui decideremo di farlo. D’altra parte, se non ci proveremo non lo sapremo mai e le prospettive non sono per nulla rosee. Proviamo quindi a esaminare quali dovrebbero essere quegli “oggetti” indispensabili che dovremo necessariamente “mettere in valigia” per affrontare questo viaggio difficoltoso e pieno di insidie:

1. Spirito di intraprendenza. Non penseremo di risolvere i nostri problemi standocene seduti sul divano a lamentarci o che siano “gli altri” a risolverli per noi: “alziamo il culo dal divano e andiamo a costruirci il nostro futuro!”. Anzi, questa volta, non proviamo neanche a sederci sul divano perché quel divano potrebbe, addirittura, non esserci. Dovremo intraprendere e, se non lo sappiamo fare, attrezziamoci subito.

3. Organizzazione e pianificazione. Sia che immaginiamo di affrontare la nuova realtà insieme a dei partner, soluzione preferibile, sia che intendiamo o siamo costretti a muoverci da soli, sarà indispensabile analizzare compiutamente tutte le problematiche e organizzarci di conseguenza. Non saremo superficiali e non ci muoveremo nella logica dello “spera in dio”. Anche se saremo bravissimi ci sarà sempre l’imprevisto (solo a volte imprevedibile!) che rischierà di far saltare i nostri piani. Se ben organizzati potremo affrontarlo con calma, razionalità e, quasi sicuramente, ne verremo fuori.

2. Formazione e aggiornamento. Sono sempre serviti e serviranno ancora di più in questa nuova realtà. Attenzione, però, non si tratta di acquisire nuovi “pezzi di carta” (lauree, diplomi, certificazioni più o meno fantasiose) come spesso è avvenuto in passato. Dovrà trattarsi di maggiori conoscenze, di vere qualificazioni, di nuove professionalità adeguate alla prevedibile domanda. Non penseremo di cavarcela tentando di rivendere la minestra riscaldata di ciò che abbiamo sempre fatto. Ciò che abbiamo sempre fatto potrebbe non interessare più a nessuno: il mercato sarà sempre più esigente.

✓ Avete mai pensato di intraprendere una nuova attività mettendo a frutto le vostre migliori competenze professionali? Aggiornamento costante, intraprendenza e adeguate collaborazioni possono risultare vincenti anche in condizioni difficili.

Alzate, quindi, il culo da quel maledetto divano su cui credete di essere seduti. Perché quel divano si sta trasformando in una scomoda sedia e poi in uno sgabello e, in men che non si dica, potreste trovarvi col culo per terra.

Potrebbe rilevarsi redditizio, evitando anche i rischi del classico affitto di lungo termine. Studenti, lavoratori fuori sede e turisti ci saranno sempre.

Esistono molte attività, specie nei settori artigianali, che lamentano rilevanti carenze d’offerta.

✓ Avete mai pensato di mettere a reddito vostre eventuali proprietà immobiliari attraverso formule di affitto temporaneo?

IMPARIAMO A VIVERE IL FUTURO E FACCIAMOLO IN FRETTA! e ricordatevi che …

✓ Avete mai pensato di cambiare la vostra città di abituale residenza? Non è facile ma in certe situazioni si può fare e dal punto di vista abitativo ed economico potrebbe risultare anche molto vantaggioso.

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✓ Avete mai pensato di trasformare i vostri hobby in attività capaci di produrre reddito esclusivo o integrativo di quello attuale?

✓ Avete mai pensato di intraprendere un’attività di “brocantage”? Si può anche iniziare col vendere la montagna di oggetti cumulati in casa negli anni e poi espandersi anche in internet La domanda è alta e crescente.

✓ Avete mai pensato? Se la risposta è NO, cominciate da adesso perché “è finita l’era dell’abbondanza e della spensieratezza”. (cit. Emmanuel Macron)

42 (cit. Massimo Cavezzali)

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