Anno XI, numero IV

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L’ editoriale di Bianca Carnesale VA

Aprile, il più crudele dei mesi”: così esordisce Eliott ne La Terra desolata. Considerando questi giorni, tali parole mi sono sembrate appropriate, anche se non troverete nel numero dell’Oblò riferimenti a quanto sta avvenendo. Non possiamo ignorare i rischi di un conflitto che potrebbe assumere proporzioni vastissime: da un lato abbiamo assistito all’attacco di Trump alla Siria, giustificato dall’impiego di armi chimiche da parte del regime di Assad sui civili, alle reazioni verbalmente violente di Putin e alle minacce della Corea del Nord nei confronti degli USA, dall’altro abbiamo ancora negli occhi immagini di attentati terroristici, riusciti o sventati che siano, ma che creano comunque un clima di terrore e tensione nel Mondo. C’è il rischio che la parola Pace diventi un termine desueto, perchè troppi attacchi ci portano a vedere nemici ovunque, perchè sempre meno siamo disposti ad accettare punti di vista diversi, perchè forse non siamo più in grado di capire che l’unico modo per difendere la pace è difenderla ovunque e comunque. Proprio nei giorni in cui nel Mondo i conflitti si esasperavano, una piccola

delegazione dell’Oblò ha partecipato al CISS, il Convegno Italiano di Stampa Studentesca, che si svolge ogni anno da nove anni a Perugia in concomitanza con l’IJF (International Journalism Festival). Di tutti i CISS ai quali ho partecipato questo forse è quello che più mi rimarrà nella memoria, perchè è il primo come DIrettrice e l’ultimo come rappresentante di un giornale scolastico. Ma soprattutto perché questa volta più delle altre le varie testate scolastiche hanno saputo confrontarsi, tanto che nel prossimo numero -speriamo!riusciremo a raccontare il CISS dai punti di vista di redazioni diverse, non più dal confronto di due sole voci. Mi rimarrà nella memoria l’ultima sera a Perugia, quando ci siamo ritrovati in tanti, con provenienze e storie diverse, a discutere in una sola stanza. Un piccolo segno di confronto senza ipocrisie, perchè solo dalla solidarietà, dalla lealtà dalla trasparenza può nascere uno spirito di pace e collaborazione. Perché intorno a noi non può, non deve esserci una terra desolata, nonostante ci sia chi vuol farci terra bruciata intorno.

La redazione dell’oblò

redattori | Greta Anastasio, Adriano Bertazzoni, Alissa Bisogno, Cleo Bissong,

Elisa Boscani, Bianca Carnesale, Giulio Castelli, Carlo Danelon, Rebecca Daniotti, Alice De Gennaro, Alice De Kormotzij, Linda Del Rosso, Chiara Di Brigida, Letizia Foschi, Valentina Foti, Valeria Galli, Olivia Manara, Isabella Marenghi, Giulia Martinez, Giorgia Mulè, Larabella Myers, Costanza Paleologo, Martina Pelusi, Beatrice Penzo, Claudia Pirro, Marta Piseri, Valentina Raspagni, Davide Siano, Giovanni Spadaro, Valentina Tarantino, Giuliano Toja, Ludovica Villantieri, Andrea Vivarelli DISEGNI DI | Cleo Bissong, Olivia Manara Responsabili internet | Cleo Bissong, Letizia Foschi, Cristina Isgrò, Giulia Martinez, Marta Piseri DIRETTRICE | Bianca Carnesale VA Capi redattore | Beatrice Penzo VE, Rebecca Daniotti IVF Docente referente | Giorgio Giovannetti Collaboratori esterni | Anita Colombo IIIB impaginatori | Bianca Carnesale, Rebecca Daniotti, Costanza Paleologo, Davide Siano 2

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

Pag

sommario

4 life-magnum pepe is back

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6 7

8-9

real bodies

logica-mente cogestione2017

amanzia| 10- alla scoperta della scarlarg o alle donne 11 iversity in the uk| un 1213 10 weird fobias 1415

16 17

il coraggio è una cosa coco chanel

don’t wanna be an american idiot!

18

19

the bodyguard

la la land

il diritto di contare 21 christian gray

20

22

23

24

la bella e la bestia |i consigli della redazione

good vibes

frammenti di grunge

25 il festival della musica italiana

26

27

shosholoza

fine della stroia| king vs palahniuk

28 il magico mondo di murakam

i

false testimonianze 30 ora non è più un segreto 29

uno strano incontro

31

32

m. fegatini vegani

33

34

pensieri in metrica

35 poesia 2..0

mati 36 ci eravamo tanto a 37 38 -39

satira

oroscopo | comic page


Attualità

un, due, tre...

spara!

di Rebecca Daniotti IVF

R

odrigo Duterte ha 72 anni, una moglie, quattro figli e un sogno nel cassetto: liberare le Filippine dal cancro degli spacciatori e dei drogati. Ma Rodrigo o “Rody”, come amano chiamarlo i suoi concittadini, non è un uomo comune, è un politico e ad accompagnarlo lungo tutta la sua carriera c'è una scia di sangue, che parte dalla città costiera di Davao e lo segue fino a Manila, la capitale delle Filippine. Davao è la terza città più popolosa nello stato delle Filippine e Duterte ne è diventato sindaco per la prima volta nel 1998: tra i cittadini e Rody è stato amore a prima vista. Infatti, la città che, al momento della sua salita al potere, veniva chiamata “Città degli omicidi” ed era devastata da scontri tra bande rivali e un alto tasso di criminalità, adesso sembra essere un angolo di paradiso, rispetto alle altre città dello stato: il coprifuoco per i minorenni non accompagnati è stato fissato alle 10 di sera, non si possono vendere alcolici dopo le due di notte e si può fumare solamente in luoghi prestabiliti. Molti dei cittadini lo guardano con riconoscenza, una donna lo ringrazia perché, adesso, “Puoi dormire anche sul marciapiede e nessuno ti farà del male” e per le strade della città si possono leggere cartelli con scritto “Rody Duterte. L'ultima speranza del Popolo”. Ma i cambiamenti sono stati pagati a caro prezzo e sono valsi a Duterte i soprannomi di “The Punisher” e “The Death Squad mayor”. Nei suoi vent'anni come sindaco, infatti, la città, come riporta il Human Rights Watch, ha visto un incremento di omicidi mirati da 2 nel 1998 a 98 nel 2003 e a 124 in 2008. Omicidi commessi per lo più dalla “Davao Death Squad”, un vero e proprio squadrone della morte, che, come riporta Edgar Matobato, sicario pentito, prendeva ordini anche dallo stesso sindaco. D'altronde, “The Punisher” aveva affermato, nel Maggio 2015, “Sono la Death Squad? Si, lo sono” e, ancora prima, nel Febbraio 2009 “Se stai facendo un'attività illegale nella mia

città, se sei un criminale o parte di un gruppo che vessa le persone innocenti della città, per tutto il tempo in cui sarò sindaco, sei un bersaglio da uccidere”. Ma la situazione, apparentemente idilliaca, di Davao è invidiata da molti Filippini che, stufi di un sistema giuridico anacronistico e inefficiente e stremati dall'alto tasso di criminalità, hanno notato che, con qualche massacro, le cose possono cambiare. E così Duterte ha deciso di portare la sua linea politica a un livello superiore e, nel 2015, si è presentao alle presidenziali come un “ribelle del sud pronto a sfidare l'elité di Manila”. La campagna elettorale è stata incentrata sulla sua violenta e barbara campagna antidroga, e le affermazioni dell'aspirante presidente sono state agghiacianti. Affermava che avrebbe ucciso talmente tanti criminali da “far diventare i pesci grassi”, grazie ai resti umani sparsi nella baia di Manila e sosteneva che i drogati possono essere uccisi perché non sono più esseri umani. Il 30 giugno 2016 Duterte vince le elezioni. Dal 30 giugno la caccia a tossicodipendenti e spacciatori è aperta. Agli inizi di agosto la lotta contro la droga aveva fatto più di 1.800 morti, molti uccisi da giustizieri, cittadini incitati dal presidente a sparare sui trafficanti o presunti tali. Il 18 agosto l'Onu ha criticato l'operato del presidente e ha chiesto di interrompere “l'ondata di esecuzioni ed uccisioni extragiudiziali” e amministrare la giustizia nei tribunali. A febbraio 2017, a soli sette mesi dall'inizio del suo mandato, le persone uccise, in esecuzioni extragiudiziali, sono diventate più di settemila. Amnesty International afferma che queste esecuzioni sono “generalizzate, deliberate e

sistematiche” e che potrebbero essere “crimini contro l'umanità”. Più di 35.600 persone sono state arrestate nelle operazioni antidroga chiamate, dal governo “Progetto Tokhang” ovvero “bussa e prega”. Il progetto consiste nel recarsi a casa di persone sospettate di fare uso di shabu, metanfetamina locale, e di convicerle a consegnarsi volontariamente alle autorità. Questo accade, però, solamente nei quartieri facoltosi, mentre, nei quartieri più degradati e poveri, la polizia afferra uomini e ragazzi, controlla i precedenti, arresta e, a volte, spara per uccidere. Stando ai rapporti della polizia, più di 727,600 tossicodipendenti e 56,000 spacciatori si sono consegnati alle autorità, sovraffollando le prigioni. Gli omicidi di spacciatori si accompagnano a quelli di tossicodipententi, che Duterte “sarebbe felice di eliminare per salvare la prossima generazione dalla perdizione”. E così le strade di Manila si sono ritrovate a ospitare cadaveri, accanto ai quali, spesso, si trovano cartelli con scritto “drogato”o “spacciatore” .“Ci stanno macellando come animali” è stata la cruda affermazione di un uomo intervistato da un giornalista del New York Times. A febbraio le Filippine hanno potuto respirare, sebbene per poco. Duterte ha sospeso i raid anti droga solo per il tempo di eliminare la corruzione tra le frange della polizia, dopo il sequestro e l'omicidio di un imprenditore sud coreano da agenti dell'antidroga. Non si tratta di una rinuncia, ma soltanto di una pausa, perché Duterte ha già dichiarato che continuerà a portare avanti, con questi metodi inaccettabili, la guerra alla droga fino all'ultimo respiro della sua presidenza, nel 2022.

Aprile 2017 | L'Oblò sul Cortile

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Attualità

life- magnum

il fotogiornalismo che ha fatto la storia di Costanza Paleologo IVA

E

' stata inaugurata il 4 marzo nel Museo del Violino di Cremona una mostra dedicata alla storia del fotogiornalismo intitolata: “Life – Magnum. Il fotogiornalismo che ha fatto la storia”. Tramite gli oltre cento scatti esposti sarà possibile ripercorrere la storia delle fotografie che hanno segnato un'epoca e che sono diventate delle vere icone. La mostra, organizzata dalla Fondazione Arverdi Buschini e UnoMedia e che terminerà l'11 giugno, comprende scatti celebri ma anche alcuni inediti del magazine americano “Life”, tutti realizzati dall'agenzia fotografica “Magnum Photos”. La mostra infatti si concentra sui reportage firmati dai fotografi membri dell’agenzia che vennero pubblicati da Life. Si tratta della rivista americana, famosa per il logo "LIFE" in lettere maiuscole bianche su sfondo rosso, che arrivò a vendere fino a 14 milioni di copie. Dal 1883 al 1936 veniva pubblicata settimanalmente come una rivista di intrattenimento. Soltanto nel 1936, per decisione del nuovo proprietario Henry Luce, già direttore del fortunato giornale TIME, venne lanciato come magazine settimanale con una forte enfasi sul fotogiornalismo. Grazie a questa svolta divenne la prima rivista americana di notizie, interamente composta da fotografie. “Life” dal 1972 al 1978 venne pubblicato come uno "speciale" senza cadenza fissa e infine, dal 1978 al 2000, con cadenza mensile. Dal 2000 la casa editrice Time Inc. ha continuato ad utilizzare il marchio Life per inserti speciali. La rivista tornò ad essere pubblicata regolarmente come supplemento settimanale dal 2004 al 2007. “Life” ha segnato generazioni di lettori, testimoniando in maniera indelebile molti avvenimenti dell’epoca: basti pensare ad alcune indimenticabili prime pagine che hanno fatto la storia del fotogiornalismo, come quella del 7 aprile 4

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

1952 che ritraeva come protagonista una affascinante Marilyn Monroe o quella dell’11 agosto 1969, edizione speciale dedicata allo sbarco sulla luna. L'agenzia Magnum Photos, che al giorno d'oggi ha sede a Londra, Parigi, Tokyo e New York, è stata fondata nel 1947. La sua particolarità è di essere una società cooperativa, forma giuridica che ha consentito ai suoi fotografi-associati di esprimersi in libertà, decidendo dove, come e per chi lavorare e garantendo così un’informazione priva di vincoli e di

condizionamenti. Tra i più memorabili reportage che ebbero grande impatto sull’opinione pubblica c'è sicuramente quello sulla guerra del Vietnam con l’immagine di una giovane donna che, di fronte a soldati armati, tiene fra le mani un fiore. Questa mostra, che celebra chi ha saputo raccontare il mondo con la forza delle immagini, merita sicuramente una visita per ammirare i nove reportage fotografici, realizzati da grandi maestri, e le edizioni originali della rivista.


rubricami

pepe is back di Giulia Martinez IIIB

H

o intervistato Giuseppe Pepe, ex-studente carducciano al primo anno di università (architettura), che sta organizzando e promuovendo insieme ad altri ragazzi universitari un progetto politico in zona 4, a Milano. La sua iniziativa dimostra e testimonia quanto noi giovani possiamo contribuire a rendere attiva e migliore anche solo la zona in cui viviamo, come cittadini consapevoli e attenti alle esigenze del territorio e di chi lo abita. I progetti, le idee e le proposte che rendono attiva la vita al liceo non mancano anche in ambiente universitario, e si ampliano poi alla realtà territoriale. Quando e perchè è nato il progetto? “Il progetto è nato in risposta a un bisogno sconosciuto per gli studenti del liceo. Infatti andando in università il tempo a propria disposizione è sicuramente maggiore rispetto a quello di uno studente liceale. Non dovendo andare ogni giorno a lezione, passiamo molto più tempo nella zona in cui abitiamo, e la possiamo conoscere meglio. Così entriamo in contatto con le varie realtà territoriali, spesso tediate da problemi o da mancanze che noi in primis, quali cittadini, sentiamo. Conoscere il problema, vivendo la propria zona, è il primo passo per poterlo risolvere; così insieme ad altri ragazzi della nostra età, o poco più grandi, abbiamo pensato di poter migliorare la realtà che ci si presentava ogni giorno, per incarnare quel cambiamento di cui tanto spesso si sente parlare in televisione.” Come si sviluppa? “Siamo partiti da noi stessi quali membri del gruppo, dalle nostre conoscenze e dai nostri contatti. Abbiamo anche cercato di determinare una sorta di programma, suddiviso in più fasi: informativa, conoscitiva e operativa. La prima s' incentra sulla conoscenza della zona e delle sue problematiche attraverso dei questionari, che sono alla fine un pretesto

per parlare con gli abitanti. Quest' esperienza è stata preziosa per noi, poiché ci ha avvicinato alle persone che, oltre a lamentarsi e a elencare i vari problemi, hanno proposto soluzioni interessanti a problemi comuni. Tutti i dati ottenuti saranno raccolti in una mappa digitale interattiva, dove le problematiche verranno legate alla via in cui si trovano tramite icone grafiche. Questo strumento è naturalmente utile a noi e alle istituzioni per monitorare la zona. Parlo al futuro ma di fatto la carta è già in costruzione, stiamo aggiungendo i dati di tutti i questionari che dovrebbero arrivare intorno ai 200, contando quelli distribuiti nei licei e negli istituti della zona. Superata la fase informativa passeremo, a seconda della gravità dei problemi rilevati, a quella operativa. In realtà già molti progetti sono partiti: il primo è quello della mappa digitale, appena citata, ma ad esempio stiamo dando vita anche a una grande un’idea che è nata proprio in questo liceo, una mostra fotografica sui volti dell’immigrazione. Come ho detto l’idea proviene da questo liceo, precisamente dal collettivo, e realizzarla a livello cittadino sarebbe per noi una conferma che la strada intrapresa è giusta , che è possibile fare da intermediari portando delle proposte dal basso.” Quali conquiste avete ottenuto? Per ora è presto parlare di conquiste. Certamente siamo riusciti a far sentire meno isolati o abbandonati alle loro

problematiche alcuni cittadini; per parlare di risultati però è meglio attendere la fine dell’anno, dopo aver ottenuto un bilancio completo. Quali sono gli obiettivi? L’obiettivo iniziale era quello di migliorare la nostra zona, di essere presenti, di vivere la città non solo come passivi spettatori ma anche come fautori delle trasformazioni che avvengono intorno a noi. Nonostante non sia facile, stiamo proponendo un nuovo modello di fare politica, più legato al territorio e ai cittadini che lo abitano. Purtroppo attualmente percepiamo la politica come chiusa e lontana, quasi come un mondo a sé stante, provvisto anche di un suo linguaggio, il politichese, incomprensibile. Tutto ciò è senza dubbio scoraggiante. In risposta però, richiamando una frase famosissima, dobbiamo incarnare noi stessi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, superando, aggiungo, le numerose difficoltà, e da carducciano a “carducciano, mi sento di poter dire “kalepa ta kala”.

Aprile 2017 | L'Oblò sul Cortile

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Attualità

Real bodies

un viaggio alla scoperta del corpo umano di Ludovica Villantieri VD

S

i è conclusa il 19 marzo una mostra molto particolare e alquanto innovativa che si è tenuta allo Spazio Ventura XV (zona Lambrate); per chi non lo sapesse consisteva in un’esposizione di oltre 350 tra corpi e organi umani imbalsamati. Premetto che si trattava di una mostra di carattere scientifico e didattico, ma nonostante ciò l’esperienza era alla portata di tutti, infatti visitandola ho visto gente di tutte le età e persino dei bambini. La mostra ha avuto molto successo: più di 150 mila ingressi dal 1 Ottobre e per questo è stata prorogata la data di chiusura, un successo forse dovuto anche al fatto che è stata spesso al centro dei fatti di cronaca della nostra città a causa di atti di vandalismo compiuti da alcuni visitatori e dei numerosi svenimenti provocati. L’esposizione era molto ben curata pur non avendo fini artistici, ed era integrata da pannelli esplicativi e calchi in resina; le spoglie erano disposte in aree dedicate al singolo apparato o sistema del corpo umano e sono state approfondite anche le varie malattie da cui può essere affetto, con tanto di spiegazioni ed esempi su come si contraggono. Inoltre c'erano stanze dedicate a diversi aspetti della scienza; per esempio lo sviluppo fetale, l’anatomia sezionale, le dipendenze, i benefici dell'attività sportiva, i metodi e gli strumenti della chirurgia. Devo ammettere che prima di visitarla ero un po’ dubbiosa visto che le recensioni sui giornali parlavano di svenimenti e malori da parte di alcuni dei visitatori e mettevano in guardia chi è facilmente impressionabile, ma vi posso assicurare che anche con uno stomaco poco forte si poteva sopportare la vista di cadaveri imbalsamati che a essere sinceri sembravano anche poco reali a causa dei trattamenti che gli sono stati applicati, infatti sono stati polimerizzati con la tecnica della plastilinazione sostituendo i liquidi corporei con dei 6

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

polimeri per conservare le carni ed eliminare gli odori. Inoltre sono sorte polemiche anche dal punto di vista etico, perché effettivamente può urtare la sensibilità trovarsi in una stanza circondati da corpi di persone defunte e può anche sembrare immorale esporli pubblicamente, ma occorre specificare che non si tratta di una violazione, perché tutti gli organi esposti appartenevano a persone consenzienti che hanno donato il loro corpo alla scienza. Proprio per questo motivo ho trovato corretta la richiesta di silenzio e contegno che veniva fatta all’ingresso della mostra, perché, nonostante ci si trovasse davanti a corpi di signori che in vita avevano generosamente acconsentito di adibire i loro organi a questo scopo, meritano comunque di venire rispettati dai visitatori. Per quanto riguarda la mia esperienza ho trovato questa esposizione molto affascinante, sebbene non sia riuscita a coglierne ogni aspetto, vista l’enorme complessità dei nostri corpi e la varietà delle patologie da cui possono essere affetti; forse avrebbero aiutato dei pannelli in aggiunta per chi non ha

fatto studi approfonditi in materia. Ho comunque trovato molto bella l’idea che tutti potessero vedere e capire delle cose sul corpo umano che altrimenti solo studenti di anatomia o medici potrebbero toccare con mano (per modo di dire, perché in verità non era possibile toccare i corpi in quanto si tratta di opere delicatissime), come se fosse un’enciclopedia di anatomia in 3D accessibile a tutti. Un altro aspetto che ho trovato positivo ed educativo è la sensibilizzazione su dipendenze e malattie che è stata fatta, per esempio una sala era dedicata al fumo e ai danni che provoca; oppure veniva fatto vedere come l’assunzione di steroidi danneggi la salute e addirittura il rischio che possono causare i tatuaggi realizzati al di fuori delle norme igieniche, fino ad arrivare alla cattiva alimentazione. Potremmo quindi dire che lo scopo di questa mostra non è stato dare un’idea solo di come funziona il nostro corpo, ma anche di come preservarlo sano vedendo con i propri occhi come certe abitudini ci danneggiano.


Soluzioni numero precedente

cronache carducciane 1 C

2 E

3 D

4 C

5 A

6 B

7 B

8 C

logica-mente

9 C

10 C

11 17 19 21

12 7500 1500

13 14 15 100 9 10 80 18 14 a cura del Professor Galli

1 ) Qual è il più piccolo numero che diviso per 2 dà resto 1, diviso per 3 dà resto 2, diviso per 4 dà resto 3, diviso per 5 dà resto 4, diviso per 6 dà resto 5, mentre è divisibile per 7? A 91 B 104 C 119 D 121 E 133 2) Digitando l’importo, arrotondato all’euro, di uno degli assegni incassati in un certo giorno, un cassiere ha involontariamente invertito tra loro due cifre, causando a fine giornata una differenza positiva tra la somma di tutti i numeri digitati e la somma degli importi dei corrispondenti assegni arrotondati all’euro. Tale differenza è sempre divisibile per: A2 B4 C5 D9 E 10 3)

4

3

7

6

3

4

2

?

4

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A 1

B 2

6

6 C 3

6 D 4

8

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7

E 6

4) A è a destra di B, B è a destra di C, D è sopra C, E è sopra A. Qual è la relazione spaziale fra D e E? A D è sopra E B D è sotto E C D è a destra di E D D è a sinistra di E 5) Una lumaca si trova in fondo ad una buca profonda 50 cm. Durante il giorno risale di 9 cm, ma durante la notte scivola verso il basso di 7 cm. Dopo quanti giorni la lumaca riuscirà ad uscire dalla buca? A 21 B 22 C 23 D 24 E 25 6) Enea, Emma e Fabio gareggiano fra loro in un campionato di snowboard. Il vincitore di ogni gara guadagna tre punti, il secondo un punto ed il terzo nulla. Dopo quattro gare Enea ha tre punti, Emma ha quattro punti. Quante gare ha vinto Fabio? A 0 B 1 C 2 D 3 E 4 7) Si consideri una griglia quadrata composta da tre righe e tre colonne. All’interno di tale griglia, 7)

qual è il numero massimo di caselle che possono essere annerite senza che esse vengano a formare una linea orizzontale, verticale o diagonale di tre? A3 B 4 C 5 D 6 E 7

La precedente affermazione estratta dal testo Euclid’s Elements in Greek rappresenta l’enunciato di quale famoso teorema: tradii termini proposti completano correttamente la seguente proporzione? A8)1° Quali principio congruenza per i triangoli B il principio di congruenza per i triangoli rettangoli cateti = x : y Alpi :relativo MonteaiBianco C 2° principio di congruenza per i triangoli A x = Everest ; y = Himalaya D il principio di congruenza per i triangoli rettangoli relativo all’ipotenusa ed un cateto = Ande ;diycongruenza = Aconcagua EB3°xprincipio per i triangoli

C x = Cervino ; y = Mont Elbert D x = Himalaya ; y = K2 E x = Montagne rocciose ; ysoluzioni = Urali del numero precedente potete andare sulla nostra pagina FB, Per le così come per trovare altri quesiti di logica

Aprile 2017 | L'Oblò sul Cortile

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cronache carducciane

Cogestione 2017 “Il gruppo sull’orientamento universitario tenuto dagli ex carducciani per le materie umanistiche è stato deludente: c’era solo giurisprudenza e scienze politiche, non mi è servito, non ero interessata. Invece per le materie scientifiche il gruppo è stato molto interessante.”

“Il film che era al posto di arte magica e matemagica non era male, temi infiniti mi è piaciuto, anche se non l’avevo scelto. Il gruppo di Freeda Khalo è stato molto coinvolgente, il ragazzo era molto preparato.”

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L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

“Il gruppo sul femminicidio è stato molto interessante, geniale che se ne sia parlato proprio oggi, giorno della donna. La cogestione sta funzionando bene, molto meglio degli anni scorsi”

Interviste di: Cleo Bissong VB, Alice DeKormotzij VA Foto di: Bianca Carnesale VA, Jorge Gramaglia IIE, Simone Iaffaldano IVD, Costanza Paleologo IVA, Simone Pedini IIF, Beatrice Penzo VE, Marta Piseri VE

“Ho seguito il gruppo “eros e virtù”: era molto interessante anche se il pubblico non ha partecipato molto, soprattutto al dibattito. I terrapiattisti erano molto convincenti. L’organizzazione per ora è abbastanza buona, anche se abbiamo avuto dei problemi all’inizio, molti nostri compagni sono stati messi in gruppi che non avevano scelto e ci sono stati un po’ di gruppi cancellati o spostati.”


“Il gruppo della prof. Romussi su Breaking Bad e Aristofane è stato molto bello, lei è grandiosa, anche se non conoscevo Breaking Bad mi è piaciuto molto.”

“Il gruppo sulla calligrafia giapponese era bellissimo, circo è stato molto divertente (e imbarazzante). La cogestione funziona bene, è un’esperienza interessante e nuova, ma mi spiace che le mie richieste non siano state tutte accontentate. A volte era difficile trovare i gruppi.”

le interviste “Il gruppo su Trump è stato abbastanza interessante, a volte un po’ noioso, ma l’argomento era ben sviluppato. Mi ha colpito il fatto che sia stato evidenziato il rapporto tra le notizie reali e le notizie che i media invece distorcono.” “I gruppi che mi sono piaciuti di più sono “matti da slegare” e quello sulla ‘ndrangheta in Lombardia: quest’ultimo mi ha coinvolto molto perchè era chiaro e faceva esempi attuali. Nel complesso il mio giudizio è positivo, L’unica pecca sono i problemi tecnici, il gruppo in aula magna ha avuto i soliti problemi con il funzionamento di video e aula: è un peccato, sarebbe stato un gruppo interessante.”

Aprile 2017 | L'Oblò sul Cortile

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Cultura

Alla scoperta della scaramanzia

di Claudia Pirro IIB

C

ari carducciani, vi è mai capitato di svegliarvi la mattina di un freddo e grigio venerdì 17 e di ricordarvi, ancora nel letto tra le calde coperte, che alla prima ora avete una versione? Ebbene, per trattare di scaramanzia e superstizioni partiamo proprio dai numeri. Numeri fortunati e sfortunati, numeri da giocare al lotto perché sognati nel bel mezzo della notte, numeri capaci di entrare nella vostra vita in punta di piedi e con rigoroso silenzio, ma in grado di cambiare le aspettative delle vostre giornate. La fama che ad esempio si è costruito con il passare dei secoli il numero 17, irreperibile a bordo di aerei e talvolta all’interno di alberghi e grattacieli, risale ad una credenza nota già ai tempi dei romani, basata sulla scrittura latina delle cifre che in questo caso corrisponde a XVII. Ora divertitevi a creare un semplice anagramma: vi ritroverete a fare i conti con la parola VIXI che da buoni, anzi eccellenti latinisti quali siamo, sappiamo significa “ho vissuto, sono morto”. Un altro

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L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

numero è il 13, ritenuto di malaugurio in riferimento all’Ultima Cena a cui presero parte Gesù e i Dodici. Come è noto, Gesù fu tradito da Giuda e morì sulla croce. Da allora il 13 in rapporto al tradizionale galateo viene considerato sfortunato nel momento in cui vi siano presenti a tavola 13 commensali. E parlando di tavola… lo sapevate che ci sono alimenti che, secondo le più antiche credenze, sono di buon auspicio? Le fave, ad esempio, grazie alla proprietà di conservazione e di mantenimento della forza vitale e al rinvigorimento della freschetta in acqua, venivano associati all’immortalità. Dai reperti archeologici ad oggi rinvenuti, possiamo inoltre intuire che, sia nel mondo greco sia in quello romano, le donne erano solite indossare collane e bracciali con ciondoli a forma di questo legume, poiché si riteneva che esso fosse sufficiente ad ottenere amore e grandi ricchezze. Uno dei beni più preziosi in queste culture era il sale, merce rara, considerato simbolo di amicizia a tal punto che ne si collocava una coppa davanti ai commensali. Secondo una leggenda, un giorno uno di questi la

rovesciò per errore, suscitando l’ira del padrone di casa il quale lo uccise. Sembra che questa storia abbia dato origine al detto, secondo il quale versare il sale porti sventura. Infelici e convinti di essere il bersaglio della malasorte, vi chiedete a questo punto che cosa vi possa portare fortuna. A venire in vostro aiuto è il quadrifoglio. Chi di voi sa il motivo per il quale trovarne uno in un campo sterminato di erba verde sia di buon auspicio? La superstizione in questo caso è legata alla genetica delle piante. Il quadrifoglio infatti fa parte della famiglia dei trifogli e la nascita della quarta foglia è dovuta ad una mutazione avvenuta nel corso del suo sviluppo. Dal momento che questa è statisticamente molto rara, potete ritenervi favoriti dal fato se con il vostro occhio di falco ne avvistate uno. Avrete la certezza che la sorte è dalla vostra parte se poi, nelle vicinanze, noterete una coccinella. Il caratteristico colore rosso di questi insetti infatti, vivace e brillante alla luce del sole, veniva associato nei miti più antichi alla prosperità, rappresentata da numerose divinità. E se siete degli attori sicuramente saprete che indossare un qualsiasi capo di abbigliamento di colore viola porta sfortuna. Questa usanza risale al Medioevo, dove durante il periodo di Quaresima i sacerdoti indossavano indumenti liturgici di questo colore. In occasione di questa ricorrenza, gli artisti avevano il divieto di esibirsi nei loro spettacoli teatrali. Nonostante questa tradizione sia scomparsa nel corso dei secoli, ancora oggi molti attori e cantanti evitano assolutamente il colore viola. C’è chi quindi si affida alla sorte, chi cerca di scrivere il proprio futuro vivendo le giornate attimo per attimo senza cercare una verità nelle coincidenze, chi combatte la sfortuna credendo solamente in se stesso e nelle proprie forze, chi nasconde nelle superstizioni paure e fragilità e chi trova alla fine, nonostante le difficoltà di ogni giorno, il coraggio di affrontare la vita con il sorriso.


Largo alle donne di Valentina Raspagni IVA

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n passato, il talento delle donne nelle discipline scientifiche è stato spesso sottovalutato; in molti casi, i risultati ottenuti dalle scienziate furono o attribuiti a colleghi maschi o non considerati; spesso, i dovuti riconoscimenti arrivarono solo molti anni dopo. Nonostante questo, sono numerose le studiose che hanno rivoluzionato la nostra visione del mondo, dedicando la propria vita alla ricerca.In questo articolo, vorrei esporvi una brevissima biografia, ma soprattutto le scoperte e le invenzioni di alcune di loro. Ipazia Vissuta ad Alessandria d’Egitto tra la fine del IV e l’inizio V secolo, Ipazia fu indirizzata agli studi scientifici dal padre Teone; diventò una brillante matematica, astronoma e filosofa e fu persino a capo della scuola Neoplatonica di Alessandria, dove si dedicò anche all’insegnamento. Purtroppo, in un periodo di forti contrasti religiosi, essendo lei pagana, fu assassinata da una folla di cristiani in tumulto. Caroline Lucretia Herschel (1750-1848) Caroline fu una delle prime donne a dare un considerevole contributo scientifico all’astronomia. Incoraggiata dl padre, giardiniere e musicista di talento, studiò matematica, francese e musica. A 21 anni, si trasferì a Bath (Inghilterra) per aiutare il fratello William come governante. Dopo breve tempo, però, cominciò a seguire con sempre maggiore passione gli studi di astronomia del fratello. Caroline scoprì 3 nebulose e 8 comete e fu la prima donna ad essere insignita, nel 1835, membro onorario della Royal Astronomical Society.

In seguito, divenne membro della Royal Irish Academy. Marie Skłodowska Curie (Varsavia,1867 – 1934 Passy, Francia) Nata nella Polonia Russa, poiché qui le donne non avevano la possibilità di accedere agli studi superiori, si trasferì a Parigi e si laureò in fisica e matematica all’università della Sorbona. Fu la prima donna a vincere due premi Nobel: uno per la fisica assieme al marito Pierre per i loro studi sulle radiazioni‒ scoprirono due nuovi elementi, il Polonio e il Radio- e uno per la chimica insieme a Linus Paulin. Nel 1908 ottenne la cattedra di fisica generale, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona. Irène Joliot-Curie (Parigi, 1897-1956) Degna figlia di Pierre e Marie Curie, Joliot conseguì il dottorato in scienze nel 1925, a Parigi. Collaborò costantemente col marito Frederico con il quale si era sposata nel 1926 e insieme vinsero nel 1935 il premio Nobel per la chimica grazie alla scoperta (che avrebbe in seguito spianato la strada alla fissione nucleare) della radioattività artificiale. Insegnò anche all’università della Sorbona e nel 1956 morì di leucemia come la madre, a causa della sua esposizione prolungata alle radiazioni. Lise Meitner (1878-1968) Nata a Vienna da una famiglia borghese, Lise si laureò in fisica e matematica nel 1905. Due anni dopo si trasferì all’Università di Berlino nell’istituto diretto da Max Planck, e poi al Kaiser Wilhelm Institut nella stessa città. Qui iniziò a lavorare con Otto Hahn, un giovane chimico con il quale si instaurò una

proficua collaborazione che durò decenni. Insieme studiarono la radioattività e la struttura del nucleo con grandi risultati. Essendo ebrea, nel 1938 dovette fuggire in Svezia dove rimase per il resto della sua lunga vita, eccetto un breve soggiorno negli Stati Uniti. Pochi mesi dopo la fuga, fornì la giusta interpretazione teorica degli esperimenti sul bombardamento dell’uranio con neutroni che Hahn aveva continuato nel laboratorio di Berlino: comprese quella che sarebbe poi stata chiamata “fissione nucleare”. Sebbene fossero collaboratori, soltanto Otto Hann fu insignito del premio Nobel nel 1944 per i risultati che insieme avevano ottenuto. Il suo convinto pacifismo non le permise mai di collaborare alla costruzione della bomba atomica, che fu un’applicazione diretta della sua scoperta. Morì nel 1968 alla veneranda età di novant’anni. Dorothy Crowfoot Hodgkin ( Il Cairo,1910 - 1994 Ilmington, Gloucestershire) Figlia di due archeologi, Dorothy si interessò sin dall’età di 10 anni alla chimica. Dopo un’iniziale passione per l’archeologia, decise di continuare gli studi di cristallografia e nel 1932 ottenne la laurea ad Oxford. Nel 1964 le venne assegnato il premio Nobel per la chimica come riconoscimento delle sue fondamentali ricerche sulla struttura di composti d’interesse biochimico per mezzo della spettrografia con raggi X. Infatti, determinò per questa via la struttura della penicillina, della vitamina D2, della gramicidina S, dell’insulina, della vitamina B12. I dati che ottenne permisero di progettare e sintetizzare altri antibiotici fondamentali per la cura delle malattie infettive.

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Cultura Problems for Italian students applying for university in the UK

by Larabella Myers IVC

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y dream is to go to university. To learn, to discuss, to understand the forces and the problems that govern our world; to be surrounded by other students like me to share ideas and points of view understanding new perspectives and creating new solutions; to be in a place where I can indulge in the pleasure of learning, while keeping steadily linked to the reality around me and becoming able to deal with the tasks and difficulties of everyday life. I am in love with learning, I am in love with our planet, but the world seems to be holding me back. I am a seventeen year old half English and half Italian girl studying in Italy a classical lyceum in Milan, one of the most challenging courses of studies that focuses on ancient cultures to expand the understanding of the universal principles of society and human dynamics, while also giving students a strong preparation in maths, physics, chemistry, biology, english, geography, history and philosophy. This creates the possibility of gaining an in-depth knowledge of all areas and most importantly understanding the global and interdisciplinary links that constitute the true cultural value of the school that allows students to go beyond the pages of the books. I am required to dedicate a great deal of time and effort every day to keep up with studying and homework, and to be constantly ready for daily spoken and written tests, but I have never considered the workload as a burden as I am passionate about everything I learn and 12

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always willing to do more research to truly understand what I am learning. I see every word I read and every idea I express as a little building block of myself and what I am becoming. At the end of the five years of secondary school there is a national final exam called “Maturità", where students are traditionally required to write an essay in Italian, take a test in their course core subject (for me it would be a translation with comment from Latin or Ancient Greek, but for people attending a scientific lyceum it would be a complex mathematical problem, or an economical one for those at economic institutes), and a third test (“Terza prova") with three open questions on any of the other subjects. The final examination is an oral interdisciplinary discussion in front of a commission of teachers and external examiners. It is an extremely complex exam, and especially in some schools and in some parts of Italy it is very difficult to get top marks -schools where there are more than one student who manage to do this sometimes go on national newspapers. This year, the government has decided to change some aspects of the exam, substituting the “Terza prova” with Italian, Maths and English tests issued by a government institution and adding an evaluation of the newly introduced work experience programme. But most importantly, the scale of marks for the single tests was changed, becoming a number out of 20 instead of 15. This means that every

mistake will have a greater impact on the final mark out of 100. In italy, ordinary marks should be out of 10 (6 being the minimum for not failing), but very few teachers actually use the whole scale. They tend to give lower marks to show their strictness and thinking that this will push their students to do better. If you deliver a perfect spoken test, or a very good essay, you might only reach a 7 or a 7 ½. This is a problem if like me you are working hard and aim at getting into a good university in the UK, because they all require very high A level marks, and they translate them in Maturità marks in a non realistic way. Most universities require at least 95% to even consider your application. I am very passionate about politics, philosophy and economics. I have taken part in a Model United Nations at the UN HQ in New York with students from all over the world, winning as Best Delegation and also receiving the Delegates Award, and since that experience I have been pursuing my dream of understanding the world and changing it by discussing, creating ideas, coming up with solutions. I dream of studying PPE at university in the UK, as I believe this is the best way of truly getting a wide view of all the important topics and aspects that are useful in a global understanding of the world. I dream of learning, researching, putting myself to the test in new intriguing situations. I dream of finding people similar to me with whom to share my thoughts and passions. But I dread that my dream might be lost in translation.


10 weird phobias

that probably you've never heard about by Linda Del Rosso IVC

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hat’s a phobia? It’s an extreme or irrational fear of or aversion to something. It’s difficult to find the reason of a phobia and many times experts can’t explain this type of behaviour: probably it’s related to scary and traumatic events of our childhood or to bad memories. Probably you’ve heard about arachnophobia (the fear of spiders) or coulrophobia (the fear of clowns), but some aversions are rarer and weirder. After some research, I made a list of 10 very strange phobias and I hope you’ll be curious about it.

Nomophobia (abbreviation of “no-mobile-phone phobia”): the phobia of being out of mobile phone contact. A recent study found out that nearly 53% of users inbb Britain tend to be anxious when they “lose their mobile phone, run out of battery or credit, or have no network coverage” Usually nomophobes never switch off their phone and they are also affected by FoMo, the fear of missing out, that is a desire to stay continually connected with what others are doing.

Turophobia

(from Greek bb b “turi”, cheese): the fear of cheese. People suffering from this phobia would avoid consuming cheesy stuff like cheese pizza. From cheddar t o mozzarella turophobes have to run away if they see a slice of cheese: some may fear one type of dairy product while others may fear cheese altogheter. In some cases they even fear the words cheese, cheesy, and similar sounded words.

Arachibutyrophobia: the fear of peanut butter

of

sticking to the roof of the mouth. It is often rooted in a more generalized phobia of choking (pseudodysphagia) or sticky textures, but it m a y also occur alone. It may seem

crazy but there’s also a huge community on Facebook of arachibutyrophobians, that are mostly from the US, that is known as the homeland of peanut butter.

Omphalophobia (from bb Greek “omphalos”, navel):

the

phobia of belly buttons. People suffering from it are terrified of touching bb their navel, or even other people touching it. Some omphalophobians may presume that the doctor accidentally left a part of the umbilical cord behind their navel after their birth.

Consecotaleophobia : the fear of chopsticks. It is frequently related to Sinophobia (fear of the Chinese culture) and Japanophobia (fear of the Japanese culture). Sufferers have many difficulties in eating with chopsticks and their reaction consists in anxiety attacks or nausea.

Papaphobia:

the phobia b b of the pope. It is closely related to hagiophobia, which is an exaggerated or irrational fear or dislike b b of saints and holy things. T o million, the Pope is a beloved spiritual leader, but the image of the Head of the Catholic Church can be traumatic for sufferers of Papaphobia. As many other phobias, it can be caused by a bad experience or memory within a religious setting.

Ephebiphobia:

the fear of youth. First it was coined as the “fear of loathing of teenagers”. Sufferers see children as pestilent. They think t h a t all the teenagers disrespect their elders, disobey their parents and ignore the law, so they can’t accept a contact with the

next generations.

Ombrophobia (from Greek “Ombros” meaning storm of rain): the fear of rain. Also called Pluviophobia, it’s a fairly common anxiety disorder seen in kids and adults alike. One of the reasons is the fact that children are often told not to go out in the rain because it will make them ill. Another factor is the association of rain with the feeling of depression.

Somniphobia: fear of falling asleep. It may result from a feeling bb of loss of control, b b or from repeating nightmares, or anxiety over the loss of time that could be spent in doing other stuff or maximizing leisure time instead of sleeping. Somniphobians often risk caffeine overdoses that cause nervouseness and gastrointestinal disorders.

Genuphobia (from Latin “genus”, knees) the fear of knees. Sufferers are afraid of seeing their own or touching other people's knees. That’s why genuphobians never wear shorts in the summer. On the other hand, some people are affected by an obsession about knees: it means that they have a lot of pleasure if this part of their body is touched. That’s all. Have you found out that you are somniphobian or Arachibutyrophobia? Do you know any other strange phobias? If you need an expert to analyze your strange fears, contact me via e-mail: linda.delrosso@live.it. Don’t be afraid!

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Cultura

Il coraggio è una cosa a cura di Giorgia Mulé IIIE

Così su due piedi, o meglio su quattro ruote, mi riesce difficile presentarmi con poche, significative, parole: mi chiamo Danilo Ferrari. Forse è un po’ poco per riuscire ad immaginarmi, perciò aggiungo che la lingua che parlo è alquanto rara, fatta di segni trasmessi con gli occhi. Trovare questa modalità è stato naturale per me (affetto da tetraparesi spasticodistonica con assenza di linguaggio, la parentesi non è casuale ma nasce dal fastidio che mi crea pronunciare questa diagnosi, che ha sempre nascosto agli altri ciò che io veramente sono)”. Così si presenta Danilo Ferrari nella sua biografia “Il coraggio è una cosa”. Nonostante non possa né muoversi né parlare, ora è giornalista e attore. Grazie alla sua tenacia e ai suoi occhi (capirete leggendo l’articolo) è riuscito ad ottenere anche una voce e a vivere una vita piena e completa. La sua perseveranza è riuscita a trasmettermi un messaggio di speranza, che spero arrivi anche a voi leggendo quest’intervista. 1) Cosa ti ha spinto a scrivere la tua autobiografia? Strano a dirsi, ma proprio io che non potevo parlare sono nato con il desiderio di diventare un “comunicatore”: tutto quello che il mio sguardo incontrava faceva nascere in me curiosità, e neanche la ripetuta mancanza di risposte, per evidente incomprensione della domanda, ha mai fatto scemare in me tale “curiosità”. 2) Quali sono i tuoi prossimi obiettivi, gli eventuali ostacoli che desideri abbattere? Tutti gli obiettivi raggiunti finora (il progresso negli studi, il teatro, gli articoli, il mio libro) avevano, come 14

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

questa frase? Lo spettacolo nasce prima del libro come commemorazione del poeta Roberto Roversi, allora appena scomparso. La rappresentazione aveva lo scopo di raccontare, attraverso corpi in movimento, la poesia del mondo. Quando ascoltai le poesie di Roversi mi emozionai immediatamente, usava parole che erano le mie, esprimeva sentimenti che erano i miei, mi calzavano come vestiti cuciti addosso, per cui, 3) Nel tuo libro hai scritto: “Penso quando l’editore mi propose come anche che si dedichi troppo poco titolo del libro “Il coraggio è una cosa”, spazio alla riflessione [...] su ciò mi sembrò perfetto. A questo punto che è veramente importante”; a tuo voglio condividere con te una poesia di parere, su cosa sarebbe veramente Roversi, “Alla fine dell’inverno”, tratta importante riflettere e soffermarsi? E dalla raccolta: “L’Italia sepolta sotto la su cosa, invece, spesso si dedica meno neve”, che mi commuove ogni volta che attenzione del dovuto? la ascolto. Io ho una convinzione: l’adulto sereno “Alla fine dell’/inverno /Anno dopo è stato un ragazzo dopo “Mi ci vuole una bella anno/inverno ascoltato. Sono altresì inverno/ Alla/fine dose di coraggio, mattina, convinto che in tutto dell’inverno. Il tempo mezzogiorno e sera, questo la scuola abbia del dolore è finito.” un ruolo fondamentale, prima o dopo i pasti, per Il messaggio mi sembra affrontare la vita!” perché è il luogo dove chiaro: mi ci vuole il bambino prima, l’adolescente dopo, una bella dose di coraggio, mattina, trascorre la maggior parte del suo mezzogiorno e sera, prima o dopo i tempo. pasti, per affrontare la vita! Gli insegnanti dovrebbero dedicarsi alla comprensione di chi è affidato a 5) Come si svolge la tua giornata-tipo? loro nella fase più delicata della vita, Al mattino mia madre mi prende in liberandosi dalla paura di non riuscire a braccio dal letto e mi fa sedere sulla finire il “programma”. mia sedia, per niente tecnologica, ma Io, ogni volta che ho incontrato dei l’unica che riconosca come mia. Sempre ragazzi, mi sono sempre trovato di mia madre mi dà da mangiare, mi lava, fronte dei “pensatori liberi”, spontanei, mi veste, e, finalmente, si dedica a se senza barriere mentali, che senza mezzi stessa. In tempi non troppo lontani, termini mi chiedono: “Come esprimi il dopo ascoltavo la radio, compagna di tuo pensiero se non parli?”. lunghe ore di riflessione (non so se per vocazione intellettuale o perché non 4) Il titolo del libro è “Il coraggio è una posso fare altro. La risposta non la cosa”, stesso titolo dello spettacolo conoscerò mai!). teatrale a cui hai preso parte: qual è la Ultimamente seguo alla televisione trama della rappresentazione e qual è RTL 102.5 TV, tra tutti gli altri pregi ha il messaggio che vuoi trasmettere con quello di mostrare l’orario, perché il unico denominatore comune, quello di convincere la gente che non parlare non significa non pensare, anche se spesso mi capita di pensare che si usino troppe parole. Si fanno troppi discorsi, e non sempre il cervello è collegato alla bocca, per questo lotto da sempre per abbattere l’ostacolo più difficile da rimuovere: la diffidenza della gente verso ogni forma di diversità, fisica e mentale.


mio cruccio è sempre quello di non voler sprecare il tempo del respiro, che per me corrisponde a vita. Arriva l’ora del pranzo e, affamato o no, devo aspettare mia madre che amorevolmente si prende cura di me ingozzandomi come un maiale, la qual cosa non mi dispiace affatto visto che sono una buona forchetta, anche se mastico a fatica almeno ingoio quello che mi piace! Dopo pranzo di nuovo a letto, per espletare funzioni corporali (tutte umane) altrimenti impossibili. Nel primo pomeriggio viene Maria Stella, mio alter ego deambulante e parlante. Attraverso lei tutti i miei pensieri diventano comprensibili ai più; riduttivamente viene definita “traduttrice” ma, dopo ben diciotto anni, (mamma mia così tanti!) vuoi che non mi conosca tanto bene da capirmi con un solo cenno di sopracciglio? Con lei parlo di tutto, ci confrontiamo su tutto, mi dimentico di parlare con gli occhi, semplicemente, comunico il mio pensiero senza essere frainteso. In estate vado al mare, l’acqua accoglie il mio corpo, non sento le mie rigidità. Poi faccio altre attività normali, magari cose noiose (soprattutto per voi ragazzi): passeggio, mangio la pizza, vado al cinema, e mi sento miracolato.

6) Come funziona la macchina con la quale riesci a comunicare attraverso gli occhi? Per te gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima? Il nome è: “Eyegaze System”. Si tratta di un sistema di puntamento mono-oculare che permette la comunicazione alfabetica attraverso il movimento della pupilla. Una telecamera posizionata sotto al monitor intercetta la posizione della pupilla grazie ad un illuminatore a raggi infrarossi. Dopo una rapida procedura di calibrazione, guardando le lettere della tastiera virtuale per un determinato numero di secondi, si compongono le parole con la possibilità di essere tradotte anche in voce, grazie all’ausilio di una sintesi vocale evoluta. Sappi, però, che io lo uso poco, perché mi stanco e non conosco bene il linguaggio scritto. Sì, ne sono fermamente convinto: il carattere di una persona si comprende più facilmente quando sta zitto che quando parla, le parole possono mentire, gli occhi no! 7) Perché hai deciso di dedicare il libro a tuo nonno Gaetano? L’uomo di casa, per me, è stato sempre mio nonno Tano: in ogni momento della

mia vita mi “reggeva” fisicamente ma, soprattutto, psicologicamente. Mi ha fatto conoscere il mondo, poi, quando si è reso conto che stavo crescendo, mi ha “cristallizzato nell’infanzia”, tanto era doloroso per lui pensare che io fossi cosciente di diventare uomo senza poterlo essere appieno. Io cercavo di spiegargli che anche da solo stavo bene, ma lui era sempre lì a tenermi la mano, allora m’i*******o. Oramai da quando non c’è più sono trascorsi sette anni, ma lo sento sempre vicino a me a tenermi la mano, adesso non m’i******o più. 8) Che consiglio daresti a noi giovani? Guardate la televisione solo dopo aver imparato a essere pensatori critici. Il mondo per fortuna è pieno di uomini “saggi” che possono essere per voi un esempio. Fatevi domande, guardate sempre da diverse prospettive: non sempre la verità è quella che vogliono farvi credere, non esiste una sola verità! Oggi sappiamo persino di non essere l’unico sistema solare dell’universo, magari un giorno si scoprirà che per comunicare basta stare seduti e parlare con gli occhi!

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Cultura

Coco chanel

La moda passa, lo stile resta” e sullo stile lei la sapeva lunga. Sto parlando dell’autrice della frase nonché icona mondiale della moda, la mitica Coco

Chanel. Perché proprio lei? Sono consapevole quanto voi delle decine di stiliste entrate nella storia, ma Chanel è una delle poche, anzi mi sento di dire l’unica, che la storia l’ha fatta. E non mi riferisco solo a quella della moda, Coco è tutt’oggi un simbolo di indipendenza, dedizione al lavoro, semplicità; si è imposta come donna in un’epoca dove l’industria del fashion design era in mani unicamente maschili, rivoluzionandola radicalmente. Propose abiti comodi, dalle linee morbide, in aperto contrasto con i corsetti succinti, le sottogonne ampie come lampadari o i cappelli smisurati in uso all’epoca; i suoi vestiti avevano infatti alla base il concetto di “lussuosa povertà” e diffondevano l’immagine di una donna attiva ed autonoma. Le sue celebri creazioni si ispiravano alla vita quotidiana ed erano chiaramente

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L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

influenzate dalle sue umili origini. Gabrielle Chanel, nome cambiato poi in Coco, nacque il 19 Agosto del 1883 a Samour. Ebbe un’infanzia difficile, segnata dalla morte della madre e dall’abbandono del padre, che la mandò insieme alle sorelle in un orfanotrofio presso una congregazione di suore (fu proprio dai loro abiti che nacque l’amore di Chanel per il “black and white”). In questo periodo Coco impara a cucire. Raggiunta la maggior età, iniziò a lavorare come commessa a Moulin; in quegli anni conobbe un affascinante ufficiale di cavalleria, che fu il suo primo amante e finanziatore: Etienne de Balsan. Chanel nella sua vita ebbe numerose storie e ciascuna influì, a suo modo, sulle sue collezioni, tuttavia la stilista rimase sempre nubile; tra i suoi amanti cito solamente Balsan in quanto aiutò Coco a inserirsi in una rete di conoscenze che la portarono ad aprire il suo primo negozio a Deauville, dove iniziò vendendo cappelli. Con lo scoppio della prima guerra mondiale arrivò per Chanel un successo inatteso; la stessa stilista dirà poi:

di Chiara Di Brigida IIIA “Finiva un mondo, un altro stava per nascere. Io stavo là, si presentò un’opportunità e la presi”. In quell’epoca Coco ripropose il jersey, un tessuto fino ad allora scarsamente usato. Gli Anni Venti furono un periodo di intensa innovazione per Chanel: lanciò la moda dei capelli corti, tagliandoseli lei stessa per prima; inventò il tubino nero (che rispondeva al nome di “petite robe noir”, ossia vestitino nero); aprì diversi nuovi negozi (tra cui uno a Londra) e mise a punto il suo leggendario profumo, venduto ancora oggi, Chanel Numero 5. La stessa Coco si dimostrò più che orgogliosa della sua fragranza; “le donne non sono fiori, e mi sono sempre chiesta perché una donna debba odorare di rosa”, N 5 fu infatti uno dei primi profumi realizzati artificialmente con molecole sintetiche e diventò la fragranza iperfemminile per eccellenza. Il nome “5” corrispondeva alla quinta essenza scelta dalla stilista per il suo profumo. Negli Anni Trenta Chanel si dedicò alla creazione di gioielli: fino ad allora infatti aveva proposto semplice bigiotteria da accompagnare ai suoi vestiti. Durante la seconda guerra mondiale Chanel si ritirò dal mondo della moda, per rientrarvi alla fine del conflitto. Nonostante l’età e l’accesa rivalità con Christian Dior, riuscì comunque a riaffermarsi come icona di stile. Inventò poi la celebre borsetta 2.55 (a tracolla) e reinventò il tailleur (un capo in tweed composto da una gonna lunga fino al ginocchio e una giacca). Coco morì il 10 Gennaio del 1971 all’età di 87 anni. La genialità di questa stilista, consiste nell’essersi servita della moda per trasmettere a tutte le donne quell’ideale di indipendenza che allora era assai raro da trovare nella semplice quotidianità. “In order to be irreplaceable, one must always be different”. E se, guardando nel vostro armadio, trovate una borsetta a tracolla o un vestitino nero, sappiate che indossate degli autentici pezzi di storia, messi a punto dalla mano esperta di Coco Chanel.


teatro

Don’t wanna be an american idiot! di Alissa Bisogno IA

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el 2009 Berkely, città natale della più celebre band punk rock statunitense, per la prima volta in assoluto viene sconvolta dal musical “Green Day’s American Idiot’’ al Berkely Repertory Theatre, con la regia di Michael Mayer. Nel 2009 la rabbia e la ribellione vengono raccontate dalle più celebri canzoni della band statunitense in un complesso di forza, energia e potenza che porta la storia di tre ragazzi a fare il giro del mondo. Un progetto nato per caso con lo scopo non solo di raccontare in parte la storia dei Green Day, ma di far aprire gli occhi su una società zombie controllata dai Media, alla quale viene mostrato solo ciò che chi maneggia quei burattini vuole mostrare, creando in questo modo un piccolo esercito di uomini tutti uguali, un piccolo esercito di American Idiots. Ed è così, tra una birra e l’altra, che comincia la storia di tre ragazzi, Johnny, Tunny e Will, nella soffocante Jingletown e con il costante pensiero che la vita non debba essere così, che se veramente esiste una persona che decide il nostro destino non poteva essersi dimenticato di loro. Allora, stanchi di aspettare e continuare a vivere in una periferia in cui neanche la loro famiglia dà loro una motivazione per restare, decidono di andare alla ricerca del loro futuro nella grande City. Ma amaramente e, se posso permettermi, in alcuni casi nel peggiore dei modi, capiscono che non esiste e non è mai esistita una vita per loro fuori di quelle quattro mura e se avevano almeno una possibilità di averla sono riusciti a distruggerla con le loro stesse mani. E mentre questi tre amici compiono scelte difficili, si dividono: Will rimane a Jingletown costretto a futuri doveri paterni, Tunny va in guerra e Johnny incontra St. Jimmy, il suo alterego malvagio che lo porta a distruggere la speranza di avere una vita

e la ragazza che ama. Sono passati sei mesi dalla prima esecuzione e ‘’Green Day ‘s American Idiot’’ porta la sua voglia di ribellione sul palco del teatro St. James di Broadway, quel musical è troppo grande per non addentrarsi nella City del musical internazionale. E’ una sfida anche per Broadway, infatti è la prima volta che il punk arriva lì. ‘’Green Day’s American Idiot,’’ porta con successo il punk nella capitale del musical, aggiungendosi così alla lista dei più celebri musical lì rappresentati, come Cats, Jersey boys , Mamma Mia… arrivando ad ospitare ad un certo punto anche lo stesso Bill Joe Armstrong nel cast, per un piccolo periodo. Nel 2015 ‘’American Idiot’’ debutta a Londra all’ “Arts Theatre” sotto la regia di Racky Plews. E finalmente, dopo otto anni, da Broadway, passando per Londra, ‘’Green Day’s American Idiot’’ arriva in Italia, al teatro Coccia di Novara e al teatro Luna a Milano, con la regia di Marco Iacomelli. Col pensiero che il pubblico italiano sia pronto per questo genere di musical, ‘’American Idiot’’ porta anche noi a cantare in un contesto diverso uno dei migliori album dei Green Day, in un cotesto insolito se consideriamo che nel nostro paese la maggior parte dei musical che ci vengono proposti sono la riproduzione di grandi classici

e commedie per famiglie. Con la partecipazione di alcuni allievi della Scuola del Teatro Musicale di Novara come Mario Ortiz nei panni di St. Jimmy e Alessia Genua, che interpreta il ruolo di una grande amica di Heather, la fidanzata di Will, che la aiuterà a prendere decisioni difficili, e soprattutto Ivan Iannacci, Renato Crudo e Luca Gaudio nei tre ruoli principali, American Idiot sconvolge Milano. Un’interpretazione sensazionale accompagnata dall’energia della band live che porta così sul palco l’immagine del punk oltre che il suono. ‘’Green Day’s American Idiot’’ ha portato una vera rivoluzione nel teatro italiano, mostrando agli spettatori un modo diverso di fare teatro, ed è uno spettacolo che consiglio di vivamente di andare a vedere anche solo per provare dentro di noi qualcosa di nuovo. Quindi vi aspetto tutti a teatro dal prossimo ottobre per la partenza del tour nazionale per scatenarci, ma anche per ragionare sul fatto che a volte non ci accorgiamo di quello che abbiamo finché non lo perdiamo e in quel momento, in cui hai perso tutto, puoi solo sperare che ci sia la possibilità di tornare indietro, ma molte volte non è così, come, con la sua crudeltà e durezza, ci insegna questo musical.

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di Cristina Isgrò VA

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a quando erano stati distribuiti, ai ragazzi nati nel 1998, i famosi “500 euro di Matteo Renzi”, non vedevo l’ora di utilizzarli per andare a vedere qualche bel musical, che sono la mia passione. E così ho deciso di concedermi questo regalo: poltronissima VIP al Teatro Nazionale Che Banca! per l’anteprima del 23 febbraio 2017 del musical “The Bodyguard”. Devo ammettere che ero molto scettica riguardo a questo spettacolo, dato che sono sia una grande ammiratrice di Whitney Houston, sia leggermente ossessionata dal film “Guardia del Corpo”, diretto da Mick Jackson con la stessa Whitney come protagonista, però ne sono rimasta piacevolmente sorpresa! Dopo essermi seduta al mio posto, poco prima che le luci si spegnessero, il regista Federico Bellone è salito sul palco ed ha preso la parola e questo mi ha colpita molto: mi è piaciuto molto conoscere dal vivo la persona che si era occupata della produzione e della messa in scena dell’intero spettacolo. Una volta che il regista ha lasciato il palco, le luci si sono spente ed il musical è iniziato, catturando subito l’attenzione dell’intera sala con una scena buia, colpi di pistola a salve e luci laser verdi. Subito dopo, sul palco l’atmosfera è cambiata radicalmente: giochi di luce, ballerini e ballerine ovunque, una vera festa! Mentre la crew danzava mi sono soffermata sull’organizzazione della scena e ho notato che il palco era stato posizionato in obliquo, pendendo verso 18

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

il pubblico e ho trovato questa scelta molto interessante, poiché rendeva la scenografia molto dinamica. L’ingresso di Rachel Marron, la protagonista interpretata da Karima, è accompagnato dalla canzone “Queen Of The Night”, che quest’ultima esegue alla perfezione: inutile dire che è stato un piacere per me scoprire che le canzoni non erano state tradotte in italiano, come spesso accade nelle trasposizioni italiane di musical statunitensi. Anche i costumi erano pazzeschi: paillette ovunque, colori sgargianti, sembrava davvero di trovarsi nell’armadio di una famosa costumista di Downtown Hollywood! Dopo circa dieci minuti dall’inizio ecco che entra lui, Ettore Bassi nei panni di Frank Farmer, la guardia del corpo di Rachel e questo scatena il giubilo delle donne in sala: infatti, nonostante sia un po’ troppo grande per me, è davvero un bell’uomo. Bassi ha interpretato perfettamente il ruolo di Frank, che è un personaggio molto affascinante sicuro di sé, fermo e che a volte più sembrare quasi cattivo, ma che in realtà, nel corso dello spettacolo, si dimostra un uomo dal grande cuore. Altro punto molto interessante nella sceneggiatura è stato il focus sull’invidia della sorella di Rachel, Nicki (Loredana Fadda), nei suoi confronti: questo aspetto del loro rapporto, che è un passaggio chiave ai fini della trama, è stato reso in modo originale. E’ stata fatta interpretare alle due sorelle la stessa canzone, ovvero “Run To You”, pezzo con un testo davvero toccante, che permette al pub-

blico di capire che entrambe le donne sono innamorate di Frank, ma che Nicki sa che l’avrà vinta ancora una volta sua sorella. Infatti in famiglia Rachel non è l’unica a cantare, lo fa anche Nicki, che però, a differenza della sorella, non è riuscita a sfondare nel mondo della musica. Nonostante la vena tragica che percorre tutta la trama del musical e cioè le continue lettere di minaccia che vengono recapitate a Rachel da un suo ammiratore, lo spettacolo è ricco di momenti divertenti ed ipersonaggi sono stati caratterizzati in modo approfondito, anche per quanto riguarda l’aspetto psicologico. Il secondo atto si è aperto con quello che io reputo il connubio migliore di scenografia e coreografia di tutto lo spettacolo: il sipario si è alzato sulle note di “I Am Every Woman”, lasciandoci ammirare un altro sipario completamente pieno di glitter rossi ed argentati, in tinta con il vestito di Rachel (Karima) e con quelli dei ballerini! L’energia in sala era alle stelle: tutti cantavano e battevano a ritmo le mani. Come è giusto che sia, è stato il commento musicale a rendere questo spettacolo un vero capolavoro, perché è in grado di creare le varie atmosfere: dal divertimento in una scena tranquilla, all’ansia e alla tensione in una situazione di pericolo. Alla fine dello spettacolo l’intera platea si è lanciata in un applauso lunghissimo, con tanto di standing ovation che era veramente meritata!


CINEMA la la land

di Alice de Kormotzij VA

L

a La Land è per chi sogna, per chi ha una passione e la insegue, e soprattutto per chi ama, immancabilmente ama, innamorato forse dell’idea stessa di amore. Consapevole dei successi ottenuti oltreoceano, non nascondo le alte aspettative che nutrivo nei confronti di questo film, che speravo in tutti i modi non mi deludesse, come troppo frequentemente accade anche con le vane speranze nel corso della nostra vita. Ma così non è stato. Anzi, Chazelle, regista trentenne che già aveva dato prova di sé con Whiplash, conferma il suo talento straordinario con La La Land, diventando il più giovane della storia degli Oscar a vincere il premio come miglior regista. La La Land non è un vero e proprio musical, la parte cantata non copre infatti più della metà della pellicola; la musica, dunque, non è solo la modalità narrativa, bensì entra a far parte di quell’atmosfera magica e sognante di cui tutto il film risulta pervaso, sullo sfondo di una Los Angeles senz’altro contemporanea, ma con echi evidenti verso il passato, onirica e per certi versi malinconica. È in questo contesto che si muovono, o meglio, danzano e cantano

con le loro voci imperfette Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling), una cantante e un pianista jazz alla ricerca del successo. È un’imperfezione che non diventa un difetto, ma rende più fragili, più veri i loro sogni, come fragili e veri sono del resto anche i nostri. La bravura di entrambi cresce ancor di più se si pensa al fatto che non sono attori da musical, lo stesso Gosling non suonava il pianoforte prima del film. La loro intesa, inoltre, come avevano già dimostrato in “Crazy, Stupid, Love”, è perfetta, tant’è che speravo fossero una coppia anche nella vita (ma purtroppo non lo sono). La costruzione della loro storia d’amore è pienamente riuscita e, cosa non facile, non risulta illusoria, ma è semplicemente la rappresentazione stessa del loro amore, potente e idilliaco, di fronte al quale tutti gli altri personaggi risultano insignificanti, come se Mia e Sebastian esistessero solo l’uno per l’altra, non volessero nient’altro che stare insieme. La storia è apparentemente quella di tanti altri musical, ma così non è la modalità con cui essa viene raccontata, tale da rendere il film stesso un inno al musical teatrale e cinematografico, oltre che alla fiamma della passione (non solo amorosa) da perseguire e alimentare

continuamente, e che si presenta così viva negli occhi di Sebastian quando parla del jazz. Tutto questo è possibile grazie alla bellissima fotografia dai toni pastello che, esprimendo pienamente la poetica di Chazelle, conferisce l’atmosfera da musical anni ’50 alla “città degli angeli” dei nostri giorni, come se guardasse al futuro, ma tenesse sempre sott’occhio il passato. La La Land è come sognare restando con i piedi a terra, è magico non smettendo di essere razionale e, alla fine, dopo averlo riempito, ti fa letteralmente esplodere il cuore, che straripa di emozioni, le stesse che ritroviamo anche nei nostri sogni e che pian piano la musica risveglia, delicatamente e dolcemente. Vincitore di sette Golden Globes e di sei Premi Oscar, tra cui anche quello come miglior attrice protagonista (Emma Stone), fotografia (Linus Sandgren) e colonna sonora (Justin Hurwitz), La La Land tocca le corde più profonde dell’animo, proprio come fa la musica, lasciando nel cuore dello spettatore la sensazione di sognare, anche dopo che il film è finito. Lo stesso Chazelle, non ho dubbi, è un inguaribile sognatore, così come del resto è la maggior parte di noi.

“Here’s to the ones who dream, foolish as they may seem” Aprile 2017 | L'Oblò sul Cortile

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“Katherine Johnson: Sbavi per questi uomini bianchi? Mary Jackson: Abbiamo gli stessi diritti.. Ho il diritto di vedere il fascino in ogni colore”

il diritto di contare

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l film "Il diritto di contare" è basato sul romanzo di Margot Lee Shetterley, “The Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race”, e s’incentra sulla storia di tre donne afro-americane, calcolatrici nel campus aereospaziale della NASA in Virginia, dove il loro talento, le loro capacità e l’ardente desiderio di riscatto hanno posto le basi per la vittoria americana nella competizione per lo spazio contro l’allora Unione Sovietica. Si tratta in particolare della matematica Katherine Johnson, l’ingegnera Mary Jackson e la responsabile del settore IBM Dorothy Vaughn, rispettivamente interpretate da Taraji P. Henson, Janelle Monáe e Octavia Spencer. Le vicende si sviluppano sullo sfondo degli anni Sessanta negli Stati Uniti: periodo di grande fermento e lotte contro la segregazione razziale, nonostante i proclami e i primi provvedimenti governativi e presidenziali di Kennedy e Martin Luther King; inoltre è in corso la guerra Fredda e la corsa al predominio aereospaziale che porterà all’impresa di Armstrong nel 1969. In questo scenario si inseriscono le ambizioni, la rassegnazione, le delusioni, i sogni di queste tre geniali donne e, con loro, di tutta la comunità afro-americana. L’avvio alla corsa allo spazio inizia nel 1957, quando la Russia è riuscita nel suo programma Sputnik. Tale avvenimento porta alla NASA sorpresa e preoccupazione: l’equipe americana deve rimboccarsi le maniche e riuscire nel sorpasso. Affinché questo avvenga, vi è bisogno delle migliori menti e non importa il colore della pelle, se ricchi o poveri, l’importante è la loro bravura. Ed è proprio in questo momento disperato, in cui la NASA necessita di eccellenze, che le tre donne riescono a farsi strada e perseguire le proprie ambizioni. Il paradosso è che le problematiche maggiori, che le ragazze afro-americane incontrano, non sono dovute ai calcoli complessi con cui devono lavorare, quanto alla comunicazione e relazione con gli altri scienziati bianchi. Il film rende bene l’idea delle difficoltà che loro affrontano per essere finalmente “riconosciute”: 20

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divisione dei bagni per le donne di colore, (la protagonista è costretta ad attraversare ogni volta l’intero campus per usufruire dei servizi), silenzi imbarazzanti all’ingresso delle ragazze negli spazi riservati ai bianchi, l’atteggiamento dialogico di superiorità degli stessi, le caffettiere diversificate per colore, la non condivisione di dati e informazioni. La pellicola, dunque, insegna che il progresso americano giunge solo nel momento in cui crollano le barriere raziali e si comprende la necessità di lavorare insieme senza differenze. Mette in luce soprattutto l’affermazione delle tre donne all’interno del campus, ma, seppur ai margini, racconta anche le storie della loro vita quotidiana e familiare, che sottolineano l’umanità delle protagoniste, certo scontata, ma non a quei tempi. Della delicata situazione sociale invece appaiono solo degli accenni, primo fra tutti un telegiornale recante la notizia di un’aggressione e un breve

di Greta Anastasio VB intervento di Martin Luther King. Il film può sembrare scontato in quanto l’argomento è conosciuto (si spera) e poiché la lotta aereospaziale è stata rielaborata in molti film; ma in questo caso è diverso visto che, seppur il tema rimanga lo stesso, esso viene visto dal punto di vista di tre donne di colore. Oltre dunque a far riferimento alla storia, vi è un aspetto sociale e culturale dietro. Ma soprattutto racconta qualcosa di vero che non tutti sanno, ossia che delle donne di colore hanno contribuito alla vittoria dell’America nella lotta spaziale contro la Russia. Film dal contenuto comunque non indifferente, anche alla luce del contesto sociale e politico in cui ci troviamo ora soprattutto per quanto riguarda l'America, dove decretare il successo di un film incentrato su personaggi femminili forti e realmente esistiti è anche una sorta di messaggio nei confronti di una presidenza dalle vedute ufficiali un po’ retrograde.


Christian grey perchè piace così tanto? di Cristina Isgrò VA

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opo il successo mondiale dei sociopatica dell’amore se non con una romanzi scritti da E.L James, donna insicura, remissiva ed ingenua la trilogia di “Cinquanta come Anastasia Steele. Sfumature” è sbarcata Il film è diventato molto noto in tutto anche sul grande schermo. il mondo perché si vantava di aver L’opinione pubblica però si è sdoganato il BDSM (acronimo per Bondage, completamente spaccata a metà: da una Dominazione, Sadismo e Masochismo) al parte troviamo le donne, anche di una pubblico, ma questa notizia è falsa. Il certa età, che ritengono affascinante la BDSM è una pratica che rompe gli schemi figura di Christian Grey, dall’altra c’è la della sessualità considerata “normale”, mia categoria, cioè quella di coloro che si introducendo regole ben precise, volte domandano perché Mr. Grey piaccia così a stimolare la fantasia e il godimento tanto. sessuale di entrambi i partner, che sono Christian Grey è un uomo ricchissimo, rigorosamente consenzienti. Tutti coloro abituato ad avere sempre quello che che praticano il BDSM comunicano tra vuole. E’ un personaggio aggressivo, loro, mettendosi d’accordo riguardo ai che prova piacere nel provocare dolore propri limiti, ma è proprio qui che sorge alla sua partner durante l’atto sessuale. il problema: i romanzi, ed in seguito i Ci viene presentato come un uomo film, di E.L James associano il sesso alla misterioso, affascinante, ma quello che si violenza, senza però mostrare il pieno nasconde sotto questa figura patinata è consenso di Anastasia. Molte volte, la ben altro: Mr. Grey è infatti un individuo donna acconsente a pratiche sessuali sessualmente violento ed egoista, ma il che non la mettono a suo agio o non la suo egoismo non si limita alla camera da convincono, solamente perché è troppo letto, va oltre, poiché timida per ribellarsi, o “Christian Grey è un la sua idea del rapporto teme di perdere l’uomo personaggio sadico, di coppia coincide con il di cui è innamorata e così incline al possedere possedere il partner sia facendo, acconsente, sessualmente, che nella sessualmente, controllare, palesemente insicura, dominare e ridurre a vita. Christian Grey è a farsi infliggere dolore semplice oggetto le un personaggio sadico, da parte di Mr. Grey. donne.” incline al possedere E al nostro Christian sessualmente, controllare, dominare importerà qualcosa dell’insicurezza della e ridurre a semplice oggetto le donne. sua bella? Assolutamente no! A lui importa Nel libro, quando l’uomo descrive solamente del suo piacere personale, che Anastasia, ne parla come di un oggetto, ottiene mortificando la propria partner riportando solamente una lista delle sessuale. Christian Grey sottomette sue caratteristiche fisiche o addirittura sempre lo stesso tipo di persona: una paragonandola a qualche animale. Ed un donna che non ha stima in se stessa, che “uomo” di questo tipo, con chi potrebbe si comporta in modo autodistruttivo, portare avanti la sua visione distorta e rendendosi così vulnerabile agli occhi

della gente, una donna inesperta, che riesce ad esplorare la sua sessualità solo tramite un uomo potente e violento. La relazione fra Grey e la Steele non può che essere chiamata “malata”: il primo è un narcisista con tendenze sociopatiche, la seconda una personalità incline al masochismo. Mr. Grey, oltre a voler comandare la sua partner sotto le lenzuola, si dimostra per il padre-padrone quale è quando, nel primo film, vieta ad Anastasia di andare da sua madre, oppure quando, nel secondo film non la fa partire per New York per lavoro perché è geloso! Le scene di gelosia morbosa da parte del nostro “Signor Grigio” sono tantissime in tutti e due i film, ma vengono edulcorate creando la figura dell’uomo protettivo, del supereroe, che non fa altro che proteggere la sua Anastasia. Ed è forse per questo che la gente, donne comprese, lo trova così interessante. Anche quando, alla fine, E.L James cerca di far redimere il personaggio di Christian Grey, facendolo inginocchiare ai piedi di Anastasia e facendogli ammettere di avere un problema, giustificato dal fatto che era stato vittima di abusi da bambino, lui non mi convince: Grey è sempre lo stesso, il solito padre-padrone che crede di poter possedere una donna. Infatti, quando chiede ad Anastasia di sposarlo, le dice “Ti prego, diventa mia”, parole che ci fanno intendere bene la sua considerazione del matrimonio. Insomma, se il nostro Christian Grey non fosse stato un miliardario, bensì un semplicissimo uomo qualunque, questi due film sarebbero stati delle semplici puntate di Criminal Minds o un qualche documentario su un fatto di cronaca nera.

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la bella e la bestia di Valeria Galli VA

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el 1991, la Walt Disney aveva prodotto il film d’animazione “La Bella e la Bestia”, basato sull’omonima fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Fu il primo cartone animato candidato come miglior film e vincitore di ben due Oscar per la colonna sonora. A 26 anni dalla prima comparsa, lo scorso 16 marzo, la favola è ritornata sul grande schermo in una straordinaria rivisitazione liveaction. Il film si mantiene fedele alla storia originaria, riproducendo con precisione assoluta alcune scene, ma si riserva di presentare delle novità e degli approfondimenti. Tra i remakes proposti dalla Disney in questi anni (vedi “Maleficent”, “Cenerentola”…) è a parer mio il più riuscito. D’altronde, oltre che dal fascino della storia ben nota, il successo era assicurato dalla scelta di Emma Watson come protagonista. La nostra cara Emma, ambasciatrice per le Nazioni Unite e fondatrice di un club di lettura, era la candidata perfetta per interpretare la coraggiosa e indipendente Belle, prima principessa protofemminista dopo le più passive Biancaneve e Cenerentola. E’ così che, con il viso pulito da eterna ragazzina

e l’atteggiamento sicuro (che ci ricorda l’affezionata Hermione), riesce a dare all’eroina della fiaba un volto nuovo, ma allo stesso tempo familiare. Un altro tra i personaggi più riusciti è senz’altro Gaston, interpretato da Luke Evans. Il presuntuoso pretendente di Belle si presenta qui come il soldato spaccone della commedia plautina, idolatrato e temuto dagli abitanti di Villeneuve, al punto tale da sfociare nel ridicolo. Un’altra chicca della rivisitazione è senz’altro LeTont (Josh Gad) che, oltre ad essere l’amico fedele e reverente di Gaston, alla fine del film si rivela come primo personaggio omosessuale della filmografia Disney. La scena, che appare breve e innocua nella confusione finale, è tuttavia bastata perché il film venisse censurato in Alabama, vietato ai minori di 16 anni in Russia e ai minori di 13 anni in Malesia. A parer mio, invece, insieme al contestato “momento gay”, è apprezzabile anche la presenza di attori di diverse etnie nel cast e, in particolare, della coppia multirazziale di Maestro Cadenza (Stanley Tucci) e Madame Guardaroba (Audra McDonald). Infine, che dire della nostra nuova Bestia: è una creatura digitale molto umana, con gli

“Dopo tutto questo tempo ha finalmente imparato ad amare”

occhi blu e l’espressività facciale di Dan Stevens. Dulcis in fundo, nota di merito va senza dubbio alla colonna sonora di Alan Menkel, che riesce a donare alla favola il volto di un colossale musical (che ci ricorda a tratti il recentissimo “La La Land”). “La Bella e la Bestia” è dunque un film indirizzato non solo ai bambini, ma anche agli adulti, in particolare ai giovani adulti della mia generazione. Chi di noi non ha visto almeno una volta il cartone animato “La Bella e la Bestia”? Ecco, a distanza di almeno una decina di anni, è giunto il momento di rivivere la magia della fiaba, questa volta con occhi diversi e consapevolezze più mature. “La Bella e la Bestia”, oltre che a narrare una straordinaria storia d’amore, è infatti un inno alla diversità, che educa alla bellezza interiore e all’emancipazione femminile.

I consigli della redazione Fences

Moonlight

Jackie Elle

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Trainspotting 2


good vibes di Cristina Isgrò VA

Titolo: No Problem Artista: Chance the Rapper Album: Coloring Book Anno di pubblicazione: 2016

di Anonimo

Titolo: Passionfruit Artista: Drake Album: More Life Anno di pubblicazione: 2017

No Problem” è il singolo dell’album Coloring Book di Chance the Rapper. Il rapper di Chicago (Illinois) con questo mixtape, rilasciato il 27 maggio 2016, si è aggiudicato il premio Best Rap Album ai Grammy Awards 2017. La canzone fa il botto come uno champagne appena stappato, unendo all’atmosfera hip-hop, e al testo ricco di veleno, una base arricchita da cori gospel e organi, che ricordano quelli della messa domenicale. Chance è uno dei pochi rapper che mettono allegria: quando rappa è euforico e sovraeccitato, come se avesse appena abbattuto un enorme muro dentro di sé e stesse esultando per la libertà raggiunta, una volta arrivato dall’altra parte. Il brano si apre con una minaccia alle case discografiche: le parole, già di per sé violente, sono sostenute da cori e suoni leggermente inquietanti. La canzone però, anche se arrabbiata, non si sposta dallo stile

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meno di un anno di distanza dal rilascio di “Views”, Drake torna con “More Life”, definita dal rapper una playlist. Al suo interno una collezione di ventidue incredibili brani, scritti e prodotti da un team di personaggi di spicco quali PartyNextDoor o Kanye West (entrambi con una parte vocale all’interno del progetto). Il termine “album” non è stato adottato perché si tratta di una fase di passaggio, non di stasi, all’interno della quale ogni melodia è collegata a quella dopo attraverso transizioni impercettibili. In questo modo “More Life” diventa una sequenza continua all’interno della quale si distinguono i vari episodi. La traccia che immediatamente ha raggiunto la vetta delle classifiche è “Passionfruit”. Una melodia nostalgica e malinconica, nonostante la sua semplicità, è la base sopra alla quale Audrey Graham parla del dolore causatole da una relazione a distanza, carente di contatto visivo e di conversazioni faccia a faccia, sostituite

di Chance: autoironico e provocatorio. Infatti tutto quello che pronuncia con la sua voce scricchiolante diventa immediatamente positivo e strappa quasi una risata. Il messaggio della canzone risulta chiaro nel ritornello: “You don’t want no problem with me”, suona come un allarme, un avviso. Chance the Rapper, infatti, idolo di milioni di appassionati di rap, non è legato a nessuna casa discografica o agenzia pubblicitaria e con questo brano manda un segnale chiaro ai discografici: “I cannot be stopped”. Al singolo però hanno contribuito anche i rapper Lil Wayne e 2 Chainz che parlano, nella seconda e nella terza strofa, delle loro esperienze negative con alcune case discografiche. Con questo brano Chance fa un passo avanti, mischiando sonorità hip-hop con sonorità funky, ma lo fa strizzando l’occhio ai rapper del passato, come la Sugar Hill Gang.

da chiamate telefoniche ripetitive e monotone. L’artista gioca sul limite sottile che separa la distanza fisica e quella sentimentale, quest’ultima frequente causa della rottura di un legame. Egli non attribuisce la colpa alla metà mancante: entrambe le parti vivono e soffrono allo stesso modo e alla fine trovano come unica soluzione l’allontanamento definitivo. Il tema della distanza è ricorrente nella musica del rapper canadese, per esempio in “Hotline Bling”, uno dei singoli più ascoltati del 2015 e del 2016. Non è molto chiara l’origine del titolo, ma certamente il ritornello contiene un interessante gioco di parole che gira attorno ala parola “Passionfruit”: Drake canta infatti “Passionate from miles away / passive with the things you say / passin’ up on my old ways”. Non è comune vedere un artista così popolare e influente come Drake offrire al proprio pubblico, nonostante l’affermata fama, sonorità sempre nuove, e affrontare temi ricorrenti nella sua musica ogni volta in modo diverso.

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frammenti di grunge di Spe Sev

Smells like teen spirit”. Non solo un titolo, ma una linea melodica dissonante che colleghiamo a ricordi intimi, è la traccia più famosa dell’album che ha lanciato i Nirvana sulla scena musicale mondiale. Il logo del gruppo e le copertine dei loro album sono oggi divenute icone di uno stile, il grunge, e di un’epoca. I tre giovani americani della formazione definitiva del gruppo, oggi, non sono nulla di più che tre storie di vite incontratesi per un brevissimo periodo. Due album musicalmente spettacolari e dalla fama sconfinata, geograficamente e temporalmente. Anche in paesi assolutamente distanti dalla cultura occidentale e dalla musica rock, il nome dei Nirvana è comunque uno dei più noti quando si parla di musica. Cobain è il membro più noto del trio, purtroppo anche a causa della sua autoprovocatasi prematura morte. Nonostante i Nirvana siano diventati un simbolo e godano di una fama addirittura eccessiva, come è per i Deep Purple e i Queen -per citarne due-, è assolutamente riconosciuto che abbiano avuto un ruolo straordinario nell’evoluzione del rock e più in generale della musica moderna. Il trio di cui il biondo e affascinante Kurt era frontman contava 24

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anche sulle straordinarie doti dell’attuale cantante dei Foo Fighters, gruppo grunge che suona oggi tristemente nostalgico e decisamente anacronistico. L’epoca diversa e la sempre più carente energia dei membri del gruppo, dovuta all’età che avanza, non impediscono tuttavia alla band di essere musicalmente pregevole e dal vivo abbastanza apprezzabile. “Nevermind”, disco dei Nirvana che vanta il sofferto singolo sull’adolescenza che passa e con cui il cuore e la testa devono fare i conti, non è il loro album più apprezzato dalla critica e dagli esperti in materia. “In Utero” invece, ultimo disco dei Nirvana, inciso negli ultimi anni di vita di Kurt, ha un gusto amaro, razionale e meno scostante rispetto al precedente capolavoro planetario. Un disco di testa, contrapposto al precedente che era indubbiamente di pancia. Nelle tracce di “In Utero” emergono una malinconia e una dolcezza nuove per i tre giovani di Seattle, molto apprezzate dai critici, che riconoscono una maturità musicale conquistata superando una vera e propria crisi emotiva dei singoli membri del gruppo e tra loro, ma non altrettanto apprezzate dal grande pubblico, abituato alla voce graffiante di Kurt -il quale sarebbe inevitabilmente andato incontro

alla morte a causa del suo tumore alle corde vocali- e al sound complesso e generato da una continua lotta con gli strumenti. Il grande merito dei Nirvana è stato quello di dare vita a un genere nuovo: il grunge. Punk, heavy metal, pop, influenze della musica classica e quelli che in futuro sarebbero stati chiamati scream e growl sono tutti generi impeccabilmente accostati per creare un nuovo regime sonoro, che fa dell’assenza di un regime il suo punto di forza. Diversi gruppi si sono cimentati nella sfida del grunge con svariati esiti e interpretando diversamente la filosofia di questa musica ormai conosciuta. I Nirvana sfruttano il punk come arma da fuoco, e inseriscono spaccati di altri generi all’interno di un quadro che li vede ottimi pittori. Il grunge deve però la sua fortuna anche a un altro gruppo di Seattle attivo proprio negli stessi anni, con il quale i Nirvana hanno dovuto fare i conti prima di conquistarsi i piccoli locali, poi la città, poi l’America e infine tutto il mondo e tutta la loro epoca. Il gruppo in questione, musicalmente altrettanto valido, ma molto meno famoso, vede come frontman Eddie Vedder e ha il nome della marmellata di sua nonna: Pearl Jam.


Il festival della musica italiana di Elisa Boscani IIB

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’evento tanto atteso dagli italiani, Il Festival di Sanremo, quest’anno si è svolto a febbraio da martedì 7 a sabato 11. I cantanti in gara dei Big erano tra i più svariati, dal veterano Al Bano con “Di rose e di spine”, romanza per la quale ha vinto il premio di miglior arrangiamento, alla matricola Michele Bravi con “Il diario degli errori”. La classifica quest’anno, più degli anni scorsi, ha fatto molto discutere. Dopo la prima eliminazione di Giulia Luzi e Raige con “Togliamoci la voglia” e di Nesli e Alice Paba con “Do retta a te” è toccato ad Al Bano, a Gigi d’Alessio con “La prima stella”, a Ron con “L’ottava meraviglia”, e a Giusy Ferreri con “Fatalmente male”, brano con un interessante gioco di parole. La classifica della finale ha visto all’ultimo posto Clementino che con “Ragazzi fuori” descrive le condizioni disagiate dei quartieri malfamati. Il cantante potrebbe però seguire le orme di qualcuno che, come lui, è arrivato ultimo a Sanremo, ed è poi diventato il famosissimo Zucchero, o il pluripremiato Vasco Rossi. Parecchio in disaccordo con la classifica, le eliminazioni in particolare, sono stati Al Bano e Gigi d’Alessio che si sono sentiti poco capiti e “da rottamare”, termine che qualche giornalista ha usato per loro. Hanno entrambi contestato la

poca professionalità della giuria della ragazzo, che l’anno precedente aveva critica. Avranno avuto ragione? Il palco vinto con “Amen” la categoria dei dell’Ariston che, con Maria De Filippi giovani, quest’anno ha fatto il salto di e Carlo Conti come co-conduttori ha qualità vincendo nella categoria dei Big ospitato per la prima volta l’incontro con “Occidentali's Karma”, utilizzando tra Mediaset e la Rai, ha visto esibirsi un ritmo coinvolgente e un tono satirico, ospiti coi fiocchi, da Tiziano Ferro ironizza sul sentirsi orientali di molti a Mika. Un punto a favore di tutti i occidentali. Il fatto che la canzone cantanti sicuramente sono stati i testi rimanga facilmente in testa, il ritmo sia ricchi di contenuto che non hanno per ballabile, e la scimmia, nuda, balli al niente deluso, e i loro argomenti che, fianco di un Gabbani in golf arancione, oltre a non essere scontati, erano azzurro, e smoking per la finale, hanno anche svariati, cosa non del tutto ovvia. fatto impazzire il pubblico. Senza Ed è stato proprio il dubbio fa sorridere al “Con Maria De Filippi premio della critica, e Carlo Conti come co- primo ascolto, ed è dato ad Ermal Meta conduttori ha ospitato per per quanto mi riguarda con “Vietato Morire”, una delle mie canzoni la prima volta l’incontro tra preferite. arrivato al terzo posto, Mediaset e la Rai” e vincitore della serata Oltre alla categoria Big delle cover, a sottolineare l’importanza ricordiamo anche quella delle nuove del testo in una canzone, non solo quella proposte, vinta da Lele, uscito da Amici della melodia. “Vietato Morire” lascia l’anno scorso con la ragazza, Elodie, senza parole sin dal primo ascolto. Il che gareggiava tra i big, con “Ora mai” cantautore ha raccontato, in modo a scritta da lui pensando ad un amore mio parere innocente, con gli occhi di non tutto rose e fiori. L’unica vincitrice un bambino costretto a crescere prima è però la bella musica, come tutti gli del tempo per proteggere la madre, anni, accompagnata da ascolti altissimi. della violenza subita da quest’ultima. Consiglio a chi non l’avesse già fatto di Al secondo posto è arrivata invece andare ad ascoltare anche solo una delle Fiorella Mannoia. La rossa che sembra canzoni in gara, come “Portami via” di non invecchiare mai elogia infatti la Francesco Moro, “Tutta colpa mia” di vita con la sua “Che sia benedetta”. Elodie, o qualsiasi altra. Ora aspettiamo Inaspettatamente non è riuscita a il prossimo anno per vedere cosa ci conquistare il tanto ambito primo posto, proporranno i futuri cantanti italiani. che ha ceduto a Francesco Gabbani. Il

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shosholoza di Giulia Martinez IIIB

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hosholoza è il canto primitivo dell'uomo libero, libero di volare via col suo treno, è energia vulcanica, terrena, si spande nell'aria e la illumina di voci. Così i minatori Nbele, dall'occupazione dei coloni occidentali, lavoravano cantando nelle miniere d'oro sudafricane, s'infondevano coraggio al ritmo delle picconate e di note ancestrali. Durante il viaggio in treno, per recarsi in patria o alle miniere, potevano riposare i corpi consumati e bruciati dal sole, mentre correvano lontano- Wen' uyabaleka-e scaldavano un mondo insensibile. Shosholoza è in stile “chiama e rispondi”: un uomo cantava un verso in assolo e il gruppo rispondeva ad eco, e la speranza continuava così a crepitare. Divenne, dopo il secondo dopoguerra, canto simbolo della lotta all'Apartheid, che avanzava veloce e fiera come un treno e contagiava anche i prigionieri ribelli di Robber Island. Col tempo si mutò quasi in un “secondo inno” nazionale sudafricano, venne ripresa da Peete Seeger e da Peter Gabriel poi, cantata con la vittoria ai mondiali di Rugby del 1995, rivisitata e commercializzata nel film Invictus; il suo titolo è purtroppo finito sulle miliardarie barche a vela sudafricane della Coppa America. La voce infangata del treno a vapore, i suoi respiri profondi rivivono nelle miniere, dove attualmente lavorano operai sfruttati e sottosalariati, e le loro rivolte, i loro scioperi vengono ancora repressi nel sangue. Eppure quel treno sempre 26

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sbuffa- Shosholoza- e mai si arresta, sfida le multinazionali radicate nel territorio, il neocolonialismo e le malattie come la silicosi o la tubercolosi diffuse tra i minatori per le assurde condizioni in cui sono costretti a lavorare. Uomini, vite e territori saccheggiati pagano ancora in nome della produzione, del nostro benessere occidentale, di imprenditori sornioni, dalle pance strabordanti, dai sorrisi indolenti, dalle guance pingui. E se restiamo indifferenti, se non intoniamo anche noi il canto Nbele, se non ci informiamo e non dimostriamo solidarietà, i nostri sorrisi assumeranno una piega stanca, inerte, saremo solo

un riflesso di quelle guance coperte di lardo. I frequenti eccidi dei minatori africani, scatenati dalle proteste o dalle malattie dilaganti, ci raccontano di un lavoro fordista occultato nelle periferie di un mondo di cui, casualmente, non si sente mai parlare, dove non esistono sicurezza sul posto di lavoro, tutele sanitarie nè garanzie alimentari. Nella coscienza e nella consapevolezza della loro condizione, in miniere come la Big Hole a Kimberley, o la Premier Mine a Culliman, i minatori chiedono condizioni di vita più dignitose e dimostrano cantando che non perderanno mai la

loro identità; la loro creatività sorvolerà e incanterà sempre le montagne sudafricane -Kulezo Ntaba-. Solo cinque anni fa, Il 16 agosto 2012, a Marikana la polizia durante uno sciopero uccise 34 operai e ne ferì 78: la repressione più violenta dalla fine dell’Apartheid. Inizialmente, per tale massacro, erano stati incriminati addirittura i minatori stessi. I duecentosettanta operai arrestati hanno rischiato per settimane di essere giudicati colpevoli della morte dei loro colleghi,a causa di una ridicola norma – figlia dell' Apartheid e mai abrogata –, la common purpose, secondo cui si possono incriminare tutte le persone presenti al compiersi di un illecito, a condizione che ne condividano gli scopi. Intanto l'illecito è stato c o m m e s s o dalla polizia su mandato politico e nessun poliziotto è stato incriminato. Nel corso del 2012, inoltre, oltre 50 persone sono morte in Sudafrica a causa di una battaglia fra diversi sindacati del settore minerario: l’Unione nazionale dei minatori (NUM) e l’Associazione dei Minatori e dei Lavoratori Edili (AMCU), composta da membri che hanno lasciato l’organizzazione principale, troppo affine agli interessi del governo e non a quelli dei lavoratori. In Shosholoza invece sentiamo l'autenticità di popoli umiliati e la testimonianza di una tradizione; il treno -Stimela siphum' eSouth Africa- ormai ha oltrepassato il Sud Africa e invade la nostra sorda quotidianità, ne scuote le fondamenta artificiose e canta, canta, canta...


Libri

In libro libertas

fine della storia di Letizia Foschi IVB

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o aspettato quattro anni per scrivere questo articolo, ho aspettato per quattro anni questo libro. Carlos Ruiz Zafòn ha finalmente chiuso la tetralogia del Cimitero dei Libri Dimenticati, iniziata con “L’Ombra del Vento”, con il tomo “Il Labirinto degli Spiriti”. L’attrice principale di quest’opera è una Barcellona avvolta dall’inverno, con le sue Ramblas e la Sagrada Familia, i suoi segreti e i suoi fantasmi, attraversata da una serie di altri personaggi che spingono per essere protagonisti senza mai riuscire a scavalcarla.

Ci sono ancora i Sempere, si sente ancora vagamente la presenza di Juliàn Carax, ma la scena è rubata dall'esaltante bellezza di Alicia Gris, una creatura della notte dalle forme incantatrici e dai movimenti sinuosi, molto spesso in silenzio ma sempre all’opera. Qui è da dire: Zafòn colpisce ancora. Se aveva incantato il mondo con i tre precedenti bestsellers, sicuramente non ha negato le lacrime ai suoi lettori quando, giunti all’ultima pagina, hanno potuto dire “fine della storia”.

king vs palahniuk

D

ue scrittori diversi, di due generi diversi, con due libri diversi: cosa succede quando si scontrano? Parliamo di Duma Key (Stephen King, 2008) e Diary (Chuck Palahniuk, 2003), due romanzi in cui a fare da protagonista è l’arte, e più precisamente la pittura, come mezzo per sopravvivere. Entrambe i protagonisti si ritrovano, dopo incidenti di varia natura, a riprendere un loro hobby giovanile, il disegno; per Stephen King, i quadri diventano una rappresentazione di una realtà passata e che sta per tornare ancora più violenta, per Palahniuk si tratta invece di una costrizione fatta alla giovane protagonista, un obbligo per “salvare” la società. Finisce qui? No, certo che no: altra particolarità è che entrambe le storie si svolgono su

di Letizia Foschi IVB

un’isola inventata, l'omonima Duma Key e Waytansea Island, entrambe “famose” per essere sotto una sorta di maledizione, e per aver ospitato nella storia numerosi pittori e pittrici di grande importanza. Insomma, abbiamo due scrittori di fama mondiale che rielaborano una storia dall’ossatura praticamente identica dando vita a due romanzi all’apparenza completamente diversi… che King abbia preso un po’ troppa ispirazione da Palahniuk? Chi lo sa. Resta il fatto che ci troviamo davanti a due storie simili e di piacevole lettura, per quanto Duma Key molto lunga e Diary molto complicata, con uguaglianze evidentemente non trascurabili. Sono dunque arrivata a conclusione che sta a noi decidere, dopo un’accurata analisi, chi tra i due autori se la sia cavata meglio.

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Libri

Il magico mondo di murakami di Alice de Kormotzij VA e Davide Siano IVA

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urakami è un personaggio enigmatico. E così anche la sua produzione. O almeno lo è per noi occidentali. Nascosto volontariamente dallo sguardo dei lettori, Murakami ancora oggi non prende parte a eventi pubblici. Chi si cela dietro a parole tanto sibilline? (cit. passante curioso). Nato a Kyoto nel 1949, Haruki è figlio di un monaco buddhista e di un’insegnante di lingua giapponese. Appassionato fin da giovane alla lettura di romanzi inglesi e americani, anche grazie all’influenza del padre, si laurea alla Facoltà di Lettere con una tesi inerente al tema del viaggio nel cinema americano. Allo stesso tempo decide di aprire con la moglie un jazz bar, il “Peter-cat”, dal nome del suo gatto. Non a caso saranno proprio queste alcune caratteristiche di base delle sue storie. I protagonisti di quasi tutti i suoi romanzi compiono, con lo scorrere delle pagine, un percorso di formazione che si riflette in un vero e proprio viaggio. “Norwegian wood” è per eccellenza un “bildungsroman”: Toru è il giovane Holden giapponese, sempre in dubbio di aver sbagliato o di poter sbagliare. Il quindicenne Kafka, protagonista in “Kafka sulla spiaggia”, cresce 28

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

fisicamente e spiritualmente, compiendo un viaggio ai limiti dell’assurdo. In “1Q84”, gli universi paralleli di Aomame e Tengo si intrecciano fino a confondersi, culminando con l’incontro di due anime predestinate l’una all’altra, anche queste dopo un tormentato viaggio. Una doppia realtà destinata a congiungersi la si può ritrovare anche nel rapporto Kafka-Nakata. L’elemento onirico entra nella realtà quotidiana che appare privata di una precisa dimensione temporale, come ad esempio in “Dance Dance Dance”. Questo è favorito dall’assenza dei canonici tempi verbali; non esiste il tempo grammaticale: passato, presente e futuro si mescolano. Nei romanzi di Murakami vi sono scene di sesso descritte tramite un linguaggio piuttosto crudo, senza essere però volgare. L’atto sessuale assume un significato simbolico, sia come rito, sia come espressione dell’unione tra i due mondi. In “Norwegian wood” il rapporto erotico costituisce una sorta di liberazione ed emancipazione per le figure femminili. Kafka pratica l’autoerotismo con l’intenzione di sfuggire alla maledizione edipica fatta dal padre, cosa che lo vede successivamente coinvolto in una relazione erotica con la madre, quasi come una forma di perdono

dell’abbandono materno. A questo proposito, Murakami può essere definito come un giapponese occidentalizzato, come dimostrano i numerosi riferimenti alla filosofia e mitologia classica. Inoltre il suo linguaggio è abbastanza diverso dal giapponese scritto tradizionale ed è facilmente traducibile, favorendo la comprensione al pubblico occidentale. Se dobbiamo collocare Haruki in un genere letterario, questo è il realismo magico: presenza di elementi magici e sovrannaturali, la cui logica non viene mai spiegata, ma accettata dai personaggi, che con essa vivono. Le minuziose descrizioni ricche di dettagli sensoriali lasciano ai lettori poco spazio per l’immaginazione, quasi come se l’autore volesse guidarli pagina dopo pagina. La storia di ciascun personaggio, espressa dal suo punto di vista, inizialmente appare slegata dalle altre, creando una confusione che solo alla fine si risolve, ma mai del tutto, una risoluzione diversa da lettore a lettore, e per questo mai sbagliata. Non vi rimane che intraprendere questo viaggio ai confini della razionalità, e ci auguriamo vivamente che riusciate ad uscirne vivi. Del resto, sicuramente non sarete più gli stessi.


false testimonianze

C

he siano i vincitori a scrivere la storia, anche a discapito della verità, è opinione ampiamente diffusa e accettata da tutti. E a ragione, se si pensa, per esempio, alle mezze verità e talvolta alle vere e proprie menzogne raccontate sulla Chiesa cattolica soprattutto a partire dall'Illuminismo. Tali falsità, confutate ormai da tempo dalla storiografia più aggiornata, lungi dall'essere scomparse, sono ancora oggi ben radicate nell'opinione pubblica e nella cultura della nostra società occidentale. Per "smascherare alcuni secoli di storia anticattolica" Rodney Stark, sociologo della religione e professore di Scienze sociali alla Baylor University, ha scritto "False testimonianze". Il libro raccoglie le conclusioni di anni di ricerca in cui l'autore, basandosi sui più recenti studi, ha confutato le gravi inesattezze e menzogne dette e scritte per secoli contro la Chiesa. Scrive Stark nella prefazione: "Confesso che quando per la prima volta mi sono imbattuto nell'affermazione secondo cui non solo l'Inquisizione spagnola sparse ben poco sangue, ma fu essenzialmente una forza di primo piano a sostegno della moderazione e della giustizia, l'ho liquidata come l'ennesimo esercizio di bizzarro revisionismo a caccia di notorietà. Dopo ulteriori ricerche, mi stupì scoprire che in effetti, tra le altre cose, fu proprio l'Inquisizione a impedire che la sanguinosa caccia alle streghe che imperversava in gran parte dell'Europa nel XVI e nel XVII secolo dilagasse anche in Spagna e in Italia. Invece di bruciare le streghe, gli inquisitori mandarono sulla forca alcune persone colpevoli di aver bruciato le streghe." E conclude rassicurando i lettori: "Non sono cattolico e non ho scritto questo libro per difendere la Chiesa. L'ho scritto per difendere la storia." Stark inizia subito col demolire la convinzione, ampiamente diffusa, secondo cui l'antisemitismo sarebbe nato e si sarebbe diffuso a causa del cristianesimo. In realtà, fa notare l'autore, sebbene la Chiesa cattolica, per secoli, non sia stata estranea a forme di discriminazione nei confronti degli ebrei, l'odio antisemita è ben più antico di quanto si creda. Fu infatti Lucio Anneo Seneca a definire gli

ebrei "razza maledetta"; fu Marco Tullio Cicerone, nato un secolo prima di Cristo, a considerare le pratiche ebraiche "in contrasto con la gloria del nostro impero e la dignità del nostro nome"; e fu Cornelio Tacito a disprezzare quelle stesse pratiche come "sinistre e disgustose" e ad accusare gli ebrei di essersi "emarginati da soli con la loro stessa malvagità". Gli ebrei vennero poi cacciati da Roma 139 anni prima della nascita di Gesù e subirono discriminazioni sotto gli imperatori pagani Tiberio e Vespasiano. Inoltre Stark fa notare come nel primo millennio di vita della Chiesa si possa documentare un solo attacco antisemita compiuto da cristiani. E quando nel XI secolo si assiste ad esplosioni di antisemitismo in Renania ad opera di laici, sono i vescovi locali a salvare gli ebrei che, tre secoli dopo, verranno difesi da alcune false accuse da papa Clemente IV che scomunicherà chi diffondeva tali dicerie o faceva del male agli ebrei. Un'altra "leggenda nera", sempre legata all'antisemitismo riguarda la presunta collaborazione di Pio XII col regime nazista di Hitler. Le accuse rivolte al Papa - sostiene Stark- sarebbero da annoverare tra le invenzioni sorte negli "ambienti di estrema sinistra" e fra i tanti "anticattolici di professione". E a smentire tali calunnie basterebbe leggere quanto scritto da illustri e seri storici, nonché prendere atto delle moltissime dichiarazioni di lode e riconoscimento espresse nei confronti di Pio XII dai rappresentanti della comunità ebraica. Nel 1943 Chaim Weizmann, che sarebbe diventato il primo presidente di Israele, scriveva: "La Santa Sede sta offrendo il suo potente aiuto ovunque possa per mitigare la sorte dei miei perseguitati correligionari". E nel 1958, in occasione della morte del Papa, il futuro premier di Israele, Golda Meir, ricordò Pio XII come "un grande servitore della pace". Va poi ricordato che almeno l'85% degli ebrei italiani sfuggirono alle deportazioni naziste nascosti per lo più in conventi, monasteri, chiese e altri edifici cattolici. Secondo Stark occorre dunque riconoscere che "la Chiesa cattolica ha un lungo e onorevole curriculum di ferma opposizione ad attacchi contro gli ebrei. E papa Pio XII rientra appieno in quella tradizione".Il libro tocca ancora molti

di Giulio Castelli VD

altri argomenti caldi, dalle crociate all'inquisizione, dal rapporto della Chiesa con la scienza alla Riforma protestante. Il capitolo che mi ha colpito maggiormente è il quarto: “L'invenzione dei Secoli Bui”. In poche pagine Stark propone una chiave di lettura della storia in netta contrapposizione con la visione illuminista e anticattolica oggi preponderante. In effetti, pensando al Medio Evo, a chi non verrebbe in mente un'epoca di minorità intellettuale, di diffusa ignoranza e superstizione, di oscurantismo, di roghi e intolleranza? Tuttavia, secondo Stark, l'Europa, dal crollo dell'Impero romano al Rinascimento, non sarebbe caduta nei così detti “Secoli Bui”: al contrario questo periodo è stato caratterizzato da un impressionante progresso tecnicoscientifico, artistico, musicale, letterario e morale. È questa l'epoca che ha visto la nascita delle università e degli ospedali; “è in questi secoli che viene abolita la schiavitù”; ed è sempre durante i “Secoli Bui” che si assiste ad una grande fede nella ragione, che da sempre cottraddistingue la teologia cristiana. D’altronde -conclude Stark- “Quando si analizza il profilo convenzionale della storia occidentale ci si imbatte in alcune invenzioni veramente fantasiose, che però non furono inventate dalla Chiesa, ma da intellettuali laici, i quali coniarono i Secoli Bui, il Rinascimento, l'Illuminismo, e l'Età della Ragione: grandi epoche storiche, che in realtà non ci furono mai."

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Racconti

ora non è più un segreto

di Valentina Foti 2B

C

Aprile 2016 aro diario, lo so, te ne avrei dovuto parlare prima, ma pensavo che la situazione fosse meno grave . La scorsa estate, al mare, ho incontrato una ragazza della mia età con cui ho fatto amicizia: Marina. Trascorrevamo insieme ogni giorno tra nuotate e immersioni. Ho conosciuto anche la sua famiglia: Diego, il padre, Samanta, la madre e Gabriella, la sorella maggiore, di un anno più di me e Marina. Spesso, quando entravamo in acqua, io e Marina venivamo raggiunte da Diego e Gabriella. Una volta ho parlato un po' con Diego: l'ho trovato simpatico. Mi ha detto, fra le altre cose, che sua moglie, agli inizi di giugno, è stata operata per l'asportazione dell'utero a causa di una grave infiammazione che l'avrebbe potuta portare alla morte. U n a mattina i familiari della mia amica mi hanno invitato ad andare con loro la sera a un minigolf della zona. Ho accettato subito nonostante mi dispiacesse che la mia famiglia, con cui ero a l mare, non fosse stata invitata. La serata al minigolf è stata divertente, però è accaduto qualcosa che mi ha insospettita: alla fine della partita ci siamo seduti a un bar. Lì ho anche mostrato alle due sorelle sul mio cellulare foto e video tra cui il filmato del mio decimo compleanno dove, coi vestiti ricevuti in regalo dalle mie amiche, facevo una sfilata e, comportandomi da stupida, simulavo uno spogliarello. Il problema è stato che Diego si è avvicinato senza farsi notare. Dopo che me ne sono accorta ho stoppato il video imbarazzata. Lui, a quel punto, si è scusato dicendo che in spiaggia non ero vestita tanto diversamente da come lo ero nel filmato. Nei giorni seguenti sono stata più attenta al suo comportamento e mi sono accorta dei suoi eccessivi 30

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

complimenti e attenzioni. Sai, anche mia madre se n'è accorta. Quello che è successo dopo ha confermato i miei sospetti. Come faccio a scriverlo? Forse sarebbe meglio non farlo: non risolverei nulla se te ne parlassi. Ma così magari potrò dimenticare l'accaduto. Non so. Te lo dico comunque. Non riesco. Ci provo. Un giorno, dopo la serata al minigolf, dal mio ombrellone in spiaggia mi sono diretta in bagno. Ci sono entrata ma quasi allo stesso tempo lo ha fatto anche Diego e ha serrato la porta con un lucchetto. Ha iniziato a parlarmi dolcemente. Ansia. Mi ha abbracciata; ho cercato di respingerlo. Paura. Ha provato a

bbbbbbbbbb spogliarmi m e n t r e io ho iniziato a divincolarmi e a gridare. Terrore. Mi ha presa per il collo e mi ha minacciato di uccidermi se non avessi chiuso la bocca. Panico. Ho visto il mio costume a terra. Mi toccava e baciava da tutte le parti. La testa vorticava per la confusione e mi sono accasciata a terra. Poi non l'ho più sentito: se n'era andato. Sono

rimasta una vita in quel bagno. Dopo ho deciso di alzarmi e mi sono rivestita: mi vergognavo a guardare il mio corpo. Mi è venuto di nuovo mal di testa che è diventato nausea e infine in vomito. Asciugate le lacrime sono corsa a testa bassa al mio ombrellone. Ho detto ai miei genitori che non stavo bene e sono corsa a casa. La strada mi è sembrata lunghissima. Tenevo gli occhi a terra: temevo che qualcuno mi fermasse. Finalmente arrivata mi sono buttata sul mio letto, ho iniziato a piangere, a tirare pugni al cuscino e per la stanchezza sono sprofondata nel sonno. Al mio risveglio, nel primo pomeriggio del giorno seguente, Diego e la sua famiglia erano già partiti per ritornare a casa: le loro vacanze erano terminate. Non li ho più sentiti fino a capodanno. Da quel giorno lui mi scrive come alla sua fidanzata, a volte mi promette regali. Io sono quasi costretta a rispondergli, altrimenti mi invia altri messaggi con minacce. Ogni momento per me ora significa ansia e paura. Ho paura di uscire di casa perché potrei ritrovarmelo davanti. Ho paura di venire toccata. Ogni tanto mi sento soffocare dalla g e n t e che mi circonda. Pensavo di parlarne con i miei genitori. Forse potrebbero aiutarmi. Potremmo denunciare Diego e cominciare un processo. E se alla fine non venisse dichiarato colpevole o venissi condannata io? In fondo non ho prove concrete del f a t t o . Sarebbe meglio stare zitta, eviterei ai miei la preoccupazione e una spesa inutile per l'avvocato. Però non ce la faccio più, il ricordo di Diego mi perseguita ogni momento e i suoi messaggi... Ho deciso: lo dirò ai miei genitori, anche adesso sono preoccupati per il mio comportamento così diverso dal solito. Forse finalmente otterrò giustizia. Con affetto ti saluto, confidente diario.


Uno strano incontro di Isabella Marenghi IIIF

A

lle sette e mezza di mattina Francesco prese l’autobus che, in poco tempo, lo condusse in via Beroldo. Oltrepassata la calca di studenti davanti al cancello, varcò la soglia del liceo Manzoni con lo zaino sulle spalle. Come ogni mattina era arrivato in aula con qualche minuto d’anticipo, sotto lo sguardo contrariato dei bidelli. Appoggiò lo zaino per terra , si sedette su un banco in ultima fila e cominciò a leggere un libro che gli era stato regalato per Natale: Opere e giorni. Così cominciava il libro:” Nebbia leggera si posava sui secchi cespugli e sulla brulla terra di Beozia, e gli uccelli producevano un dolce canto. Una lieve brezza smuoveva le fronde degli alberi e percorreva le strade di Ascra, ancora vuote e desolate. Da una piccola casupola uscì un giovane fanciullo, ancora imberbe e dalla folta chioma. Egli, con una lira sottobraccio, conduceva le greggi del padre al pascolo, ai piedi del monte Elicona. Giunto in una radura, con occhio vigile sulle pecore, cominciò a suonare e a cantare le sue pene d’amore per Demetra, una fanciulla figlia di un ricco mercante. Le Muse allora, impietosite dal suo canto struggente, scesero dalla cima del monte. Si diressero con grazia verso il giovane e sui mostrarono davanti a lui. Al ragazzo cadde di mano la lira e dalla bocca non uscì più nemmeno un fiato. Si inginocchiò e chinò il capo, in attesa di una punizione.

Calliope sorrise di fronte al gesto del alla fatica e ai dolori. Zeus, quando fanciullo e, insieme alle otto sorelle, nascerà un bambino dalle tempie disse queste cose: “Abbiamo udito il bianche, distruggerà anche questa tuo canto per la bella Demetra e ci stirpe e il Caos regnerà sull’universo. ha commosse a tal punto da volerti Il diritto sarà nelle mani dei più forti destinatario di un dono speciale. Non e Pudore e Sdegno se ne andranno abbiamo mai ritenuto nessun uomo sull’Olimpo, amari dolori invece degno di questo, perciò ascoltaci, o resteranno tra i mortali. Per questo giovane di Ascra, e non porci futili motivo, giovane Esiodo, preparati e domande. In principio, quando istruisci tutti gli uomini su ciò che ti sull’universo regnava Crono, la stirpe abbiamo riferito. Va’ e non deluderci: dorata abitava la terra. Essa era è la tua missione.” Detto ciò le immune alle malattie e possedeva Muse scomparvero ed Esiodo scese ogni genere di dono. La terra, però, in piazza e cominciò a raccontare dopo molto tempo la travolse e fu tutto ciò che aveva visto e sentito, creata una seconda stirpe: la stirpe preparando gli uomini al loro buio argentea. I discendenti di questa destino.” Il cellulare di Francesco stirpe vivevano per cento anni come vibrò e comparve sullo schermo un bambini attaccati al seno materno, e messaggio. Era da parte di sua zia quando crescevano diventavano folli e diceva così:” Ecco il tuo nuovo ed empi. Allora Zeus, figlio di Crono, cuginetto! Si chiama Lorenzo.” Al li nascose sottoterra e messaggio era allegata creò la stirpe di bronzo, “I figli della stirpe di la foto di un bambino feroce e guerriera. I figli bronzo avevano il cuore con i capelli bianchi: di ferro e membra della stirpe di bronzo Francesco ebbe un avevano il cuore di ferro vigorose, ma erano capogiro. Con il suono e membra vigorose, ma troppo violenti e senza della campanella si erano troppo violenti pudore, e ben presto riscosse dal torpore e senza pudore, e ben e scosse la testa: sprofondarono.” presto sprofondarono. forse la vista lo aveva Zeus creò quindi una quarta stirpe, la ingannato, o forse era tutto vero e si più giusta e migliore, progenie divina sarebbe avverata la profezia. Sperò degli uomini, chiamati semidei. solo che fosse tutta un’invenzione e Alcuni di essi, dopo aver combattuto che il giorno successivo sarebbe stato a Troia e a Cadmo, furono avvolti tutto come prima. dal velo nero della morte, mentre i sopravvissuti si stabilirono sull’Isola dei Beati, alle pendici del mondo. Zeus creò infine la stirpe di ferro, quella degli uomini attuali, soggetta

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Racconti

m.

di Anita Colombo IIIB

S

tavo camminando. Pioveva. E ho pensato a te. Ho pensato che mi mancavi. Ma non ti ho pensato perché mi mancavi. In quel momento non mi mancavi. È già da un po' che non mi manchi. Sono le piccole cose a ricordarmi di te. Pensavo non avrei resistito senza parlarti, e invece. So che a te le citazioni non piacciono. Quella volta che avevamo litigato tanto te ne ho dette un paio e ti sei subito arrabbiata. Non voglio che tu pensi che le uso per facilitarmi le cose. Come se stessi copiando le parole di altri perche non ho voglia di pensarne di mie. Non sono a caso. Scelgo quelle che mi ricordano qualcosa che ho già pensato, risvegliano in me qualcosa che non ho saputo descrivere. Ritrovo molto piu chiaro quel pensiero. Così le parole diventano un po' piu realtà e noi un po' piu storia. E ci sentiamo meno soli. É facile dimenticarsi quando passa un po' di tempo di qualcosa che ci faceva star bene. Solo perchè non ne abbiamo bisogno, non vuol dire che dobbiamo rinunciarci. Ed é vero. Io non voglio rinunciare a te, non ho mai voluto farlo. Ogni tanto vorrei scriverti, ma cosa posso dirti ancora? Non mi ricordo perché siamo finiti cosi male. Peró quando sto per farlo, per scriverti ancora, mi ricordo e mi fermo. Non perche spero che lo faccia tu. Ho smesso di sperarci da tempo. Anche se all'inizio mi piaceva crederci. Ma perché io te l'ho detto di chiamarmi. Te l'ho chiesto per favore e tu non l'hai mai fatto. Non mi hai nemmeno risposto. Non mi hai detto nè di no nè di si, tipico di te. So benissimo che sei fatta cosi, non posso cambiarti. Allora forse non ha piu senso, se non mi vai piu bene come sei. Non ci avevo mai pensato. Avevo paura di perderti. E ho letto che quando cominci ad aver paura di perdere qualcuno, lo stai già un po' perdendo. È molto triste in realtà. Ma forse in questo caso è vero. Ti ho messo alla prova perchè volevo certezze. Ero sicuro che non avresti sbagliato. Forse in un altro momento ti avrei capita, forse avrei lasciato correre. Ma non mi andava bene, non quella volta. 32

L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

Mi è venuta paura che io potessi non essere importante quanto tu lo eri per me. Che te ne saresti andata, abbandonandomi. E allora ti ho messo alla prova. No, non te ne sei andata. Ma mi hai lasciato andare, non mi hai fermato, non sei venuta a riprendermi. Ero arrabbiato ma non hai perso tempo a capirmi. E ancora non capisco perchè. Mi sono voltato ma eri girata, ti ho chiamata e non mi hai sentito. E ora ti guardo da lontano. Ho tante domande ma ti conosco e so che non risponderai. Eppure quando eri tu quella che scappava

io ti ho rincorso. Ti ho chiamato. Ho insistito. Non ti avrei mai lasciato andare per colpa mia. Non lo avrei sopportato. Piove. E Il fatto è che convincerti che non piova non farà sembrare la pioggia meno forte. Continuerà a piovere e ti abituerai Lo sopporterai e ti abituerai. Ti dimenticherai di come era quando non pioveva. E poi non ti accorgerai nemmeno più che ti stai bagnando. E quindi che senso avrà correre? O aprire l'ombrello?


fegatini vegani di Linda Del Rosso IVC

D

a quando suo marito era morto Nonna Marisa aveva deciso di diventare vegana. Una scelta singolare, per un'anziana casalinga che aveva trascorso la sua vita a cucinare salsiccia e ragù alla bolognese per figli e nipoti. Un giorno un parrocchiano la convinse che senza mangiare carne e derivati animali sarebbe campata fino a cent'anni e ormai andava dicendo che, se l’avesse scoperto prima, anche Nonno Pino sarebbe stato ancora vivo. Invano i parenti tentarono di distoglierla da quell'idea con le buone maniere, finchè non decisero di portarla a forza dal medico di famiglia. Ma durante la visita la signora si mise a strillare dicendo che non voleva fare la stessa fine di suo marito e infine il dottore, rassegnato di fronte a tanta testardaggine, congedò i figli. Li rassicurò dicendo loro che, in fondo, una carenza di proteine non era poi così grave per una donna avanti con gli anni: a differenza dei tessuti muscolari di un individuo giovane, quelli di un anziano non hanno più necessità di rinnovarsi. Così, durante il primo mese del nuovo regime alimentare, Nonna Marisa mangiò solo pasta e fagioli, con la sporadica eccezione del cotechino e lenticchie senza cotechino. Se i muri della casa avessero avuto vita propria, si sarebbero ribellati per le continue flatulenze, non solo della nonnina ma anche degli ospiti, i quali, per la disperazione, avevano perso ogni senso del pudore. Nicolas, il nipote maggiore che frequentava la scuola media, durante la lezione di scienze scoprì che alcuni allevamenti di bovini negli Stati Uniti erano esplosi a causa della

concentrazione troppo elevata di gas metano infiammabile prodotto dalle flatulenze delle mucche e, temendo che anche in casa della nonnina si potesse verificare una simile tragedia, appena tornato da scuola fece una ricerca su internet. Si sentì rassicurato solo dopo aver constatato che nella categoria degli incidenti domestici nessuno aveva a che fare con le flatulenze; in effetti la loro famigliola non avrebbe mai potuto competere con

l’odore prodotto da un intero allevamento di mucche da latte. Poi, incuriosito, continuò a digitare “pericoli dieta vegan” e scoprì che essere vegani non era in sè rischioso, a meno che non si trascurassero i nutrienti fondamentali. Oltre ai legumi, esistevano altre fonti di proteine come tofu, seitan e tempeh, che, abbinati a grassi vegetali e a cereali avrebbero garantito un

completo assorbimento delle sostanze nutritive necessarie all’organismo. Ma quei paroloni erano troppo complicati per la povera Nonna Marisa e le buone intenzioni di Nicolas si rivelarono vane. Tuttavia parlando con il nipote, l’anziana signora si rese conto che la sua dieta non era abbastanza varia e una mattina decise di andare dal macellaio. Era passato molto tempo dall’ultima volta che era entrata nel negozio e ormai il vecchio gestore aveva lasciato l’attività in mano al figlio e al nipote maschio. Quest’ultimo era un bel giovanotto sui vent’anni, con un sorriso malandrino sempre stampato sul viso. La signora Marisa si avvicinò a lui che stava servendo i clienti da dietro al bancone e chiese due etti di "carne vegana", provocando l’ilarità del ragazzo e della clientela circostante. Ma lei, non cogliendo il senso della risata, ripetè imperterrita la stessa richiesta. Allora il giovane macellaio, senza prenderla sul serio, le indicò con il dito dei fegatini di maiale. "Intende forse questi?" La nonna non esitò per un istante e, dopo essersi assicurata che i bocconcini fossero abbastanza teneri, tornò a casa con il suoi due etti di proteine vegetali. La domenica seguente invitò a pranzo la figlia e il genero per provare la nuova ricetta. Aspettandosi un pasto a base di lenticchie e ceci, i due si ritrovarono invece di fronte a un piatto di polenta con fegatini sanguinolenti. Ovviamente nessuno osò fare obiezioni, anzi, lo definirono delizioso, degno di diventare il vero "cavallo di battaglia" della signora Marisa. "Galeotto fu il macellaio e i suoi fegatini, e da quel giorno la nonna mangiò altro".

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a cura di Martina Pelusi e Valentina Tarantino IIIF

Sentimenti inerti Sono gli altri a muoverli Come burattinai Con le loro marionette. Valentina Tarantino Notte di brividi corpo che impazza si è preso ormai tutto ciò che resta e questo leggero sapor di arancia, non lieta affatto la minaccia, ancor son qui nel letto e se mi alzo e solo per prendere un altro fazzoletto. Cammina piano fra la folla non segue tempi non segue il tempo solo canticchia una distratta melodia che dolcissime fa volare le sue malinconie. Martina Pelusi

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L'Oblò sul Cortile | Anno XI, n° IV

Martina Pelusi


Poesie 2.0 Quando il correttore scrive poesie a cura di Cristina Isgrò VA

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sport

Ci eravamo tanto amati

di Marco Romano IVF

Campione d'Inghilterra, manager dell'anno per la Fifa: esonerato. Questo è il calcio moderno Claudio. Nessuno può fare quello che hai fatto tu e se c'è un fondo di verità nelle storie che ho sentito sul tuo esonero, diventa ancora più difficile trovare le parole per giustificarlo". José Mourinho "Lo special One" parla così in una recente intervista a proposito del recente esonero di Claudio Ranieri da allenatore del Leicester City. Queste parole,peró, acquistano un significato molto maggiore se teniamo in considerazione il fatto che i rapporti fra i due non sono stati sempre dei migliori; fino a pochi anni fa,infatti, le frecciatine erano all'ordine del giorno e i due non si risparmiavano nemmeno insulti personali, spesso pesanti. In particolare, però, mi voglio soffermare sul fatto che Mourinho si riferiva spesso a Ranieri definendolo "eterno secondo" appellativo di certo non gentile ma che,a dirla tutta, è purtroppo condivisibile. Mister Claudio infatti non è mai stato un allenatore vincente in nessuna squadra dove ha potuto militare e anzi ,spesso, è stato sollevato anzitempo dal suo incarico, come nei casi di Napoli,Valencia, Juventus, Inter

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e infine Roma, dove è arrivato secondo in classifica proprio dietro a Mourinho, che da lì in poi é diventato suo rivale dentro e fuori dal campo.Ed é proprio la consapevolezza di questo rapporto di odio tra i due che,in relazione con le dichiarazioni dello "special One", ci fa rendere conto delle dimensioni dell'impresa che Mister Claudio è riuscito a realizzare lo scorso anno con le foxes, portando una squadra che lottava per la salvezza a vincere il titolo di campione di Inghilterra, a discapito di squadre ben più blasonate, realizzando qualcosa che sarà difficilmente ripetibile nella storia. “Se avesse finito dodicesimo la scorsa stagione, sarebbe stato un traguardo fantastico e ora starebbero pensando ancora alla salvezza con lui in panchina. Ha pagato il suo successo. Probabilmente la stagione è cominciata col tipico egoismo di chi pensava a nuovi contratti, di andare via, a più soldi... purtroppo ci sono alcuni prinicipi che sono svaniti o lo stanno facendo." Era ovvio che si fosse rotto qualcosa all' inizio di questa stagione,la squadra era l'ombra sbiadita di ciò che era stata durante lo scorso campionato; nessuno correva o aggrediva il pallone come prima,nessuno si metteva a disposizione dei compagni per il bene della squadra;il

condottiero Claudio aveva perso i suoi soldati. In una situazione del genere resta però sconvolgente che all'esonero dell'allenatore abbiano contribuito quegli stessi giocatori che devono la loro attuale situazione in carriera solamente a lui: Drinkwater, Morgan, Schmeichael e, sorprendentemente, anche Jamie Vardy. Già, lo stesso Vardy che fino al 2012 giocava in quinta divisione inglese e che l'anno scorso ha trovato sulla sua strada un allenatore capace di vedere in lui del potenziale, trasformandolo nell'uomo simbolo della leggendaria cavalcata in campionato delle foxes. Un vero e proprio tradimento di quattro "senatori" all' interno dello spogliatoio che, secondo recenti indiscrezioni, hanno incontrato più volte la dirigenza del club chiedendo esplicitamente l'allontanamento dell'ormai ex Mister, e hanno trovato ad ascoltarli dirigenti così stupidi e ingrati da dar loro ascolto. Cosí l'esonero del tecnico italiano è stato il triste epilogo di una delle più belle pagine che siano mai state scritte nella storia del calcio e risulta una verità davvero troppo dura da accettare per chi, come me, l'anno scorso si era lasciato incantare da quella meravigliosa favola che è stato il Leicester di Mr.Claudio Ranieri.


varie XANAX: LA RUBRICA ANTIDEPRESSIVA Ingleterra mon amour

M

entre scrivo quest’article, sono seduta in uno Starbucks drinking un coffee che sa di acqua del cess, ma some way bisogna tenersi awake. C'è stato un weather meraviglioso finché non siamo andati in gita, cioè, mentre eravamo closed in the school sun is shining, and quando abbiamo deciso di andare a Londra singing in the rain, mai na joy. Ora sono ad Oxford e tira un wind che TRIESTE FATTE DA PARTE, with a sciura ubriaca che continua a urlare in the street e un f*****g Primark con dentro tanta stuff che urla my name e il mio portafoglio che risponde “I need a dollar dollar dollar is

B

ella la cogestione, eh? Conosciuta anche come “tre giorni di didattica alternativa” o “tre giorni da attaccare a carnevale per allungare il ponte” o “tre giorni in cui casualmente sono malato e me ne sto a casa a guardare Game of Thrones”, la cogestione offre a tutti gli studenti l'opportunità di dormire in assemblee di vari argomenti. Si dorme ai Matti da Slegare, al gruppo vegetariano (un evergreen) del prof. Sponton, ai gruppi di arte, ecc. ecc. In pratica, la cogestione, conosciuta anche come “tre giorni di didattica alternativa” o “tre giorni di pisolino alternativo”, vuole essere il periodo annuale della cultura generale al Carducci. Un concentrato di scienza (come confermano i nostri amici Terrapiattisti), religione (i Pastafariani ci hanno mandato una cartolina) e soprattutto attualità e cultura contemporanea (ringraziamo ancora i ragazzi che hanno proiettato i Fenomeni

what I neeeeeeed”. E quindi siam here in England a piangere over the pasta scotta e annacquata, but some way bisogna mangiare. Un example del cibo? Il mio packet lunch today consisteva in due mini strudel ripieni di quel ripieno che si mette in the ravioli. E uvetta. F*****g uvetta everywhere. Qui ci fanno pure i pacchetti tipo quelli delle cicche, con l’uvetta, and they love it. I don’t. The problem is che se già me fai la pizza surgelata (la Bofrost de no’ artri) pe’ due giorni de seguito, e per lunch me molli du patatine alla cipolla e quattro pacchi di ‘sta diavolo di uvetta, forse is better se ce ne ‘nnamo tutti quanti ar MacDonald, che a confronto con le ultime due cene me sembra Cracco, ‘tacci vostra.

COgestiamo? Trash del Web e gli studenti che hanno cantato “Non pago afito” insieme a loro). Davvero, ragazzi, quest’anno ho visto qualsiasi cosa, compreso un corso su come scrivere un articolo. Interessante. Forse potrebbe tornarmi utile un domani. Ci sono stati Gioele Dix, Leonardo Manera e il cantante dei Les Enfants (“E PORETTI?!?!” risposta: “EH!

VOLEEEEEVI”), e quindi possiamo dire che alla fine non è stato tutto Vegetarianesimo e Sacrificio Umano, che qualcosa di buono c'è stato… e no, Sharknado non è qualcosa di buono. Sharknado è il male.

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varie di Linda Del Rosso e Larabella Myers IVC

ARIETE (21 marzo – 20 aprile)

prof. si accorga

BILANCIA (24 settembre – 23 ottobre)

Che la matematica vi piaccia o no, profondi dubbi algebrici turbano le vostre notti. Quale sarà il numero primo più grande? Se l’iperbole dovesse toccare l’asintoto scoppierebbe il Sole? Perché hanno chiamato il famoso 3,14 pigreco e non taogreco o psigreco? Il dubbio filosofico è atroce, ma forse fareste meglio a riposare un po’ di più, perché anche il del vostro genio. Larasibilla

TORO (21 aprile - 21 maggio) Nellavitac’èbisognodifilointerdentale.Anchelospazzolino non riesce ad eliminare le più piccole incrostazioni in mezzo alle gengive e a lungo andare si formano carie e alito puzzolente. Questo disgustoso paragone non è una pubblicità di un prodotto per l’igene orale, ma vi aiuterà a riflettere: ogni problema va risolto dalla radice, altrimenti verrá un giorno in cui fare i conti con una districata situazione. Lindagora

SCORPIONE (24 ottobre – 23 novembre)

dovrete

GEMELLI (22 maggio – 21 giugno) Ai tempi di Snapchat vi piaceva mostrare brevi istanti della vostra vita agli amici (e fare smorfie imbarazzanti, sicuri di conoscere gente troppo bradipa perché possa fare uno screenshot). Instagram portò un velo di romanticismo a quegli effimeri istanti della vita delle vostre fashion blogger preferite. Ora che è entrato in scena anche Facebook. non sapete più come fare per tenere aggiornate tutte le piattaforme contemporaneamente. Avevate appena trovato uno stato decente su Whatsapp e anche lui è scomparso, ma non vi angosciate: ricordate quel famoso vecchio detto? Carpe diem. Larasibilla

CANCRO (22 giugno - 22luglio) Ormai la cogestione é passata e avete giá avuto l’opportunitá di tenere una lezione di fronte ai vostri coetanei. Ma ora Venere é molto innervosita dal vostro atteggiamento da “maestrini” e la posizione delle comete occidentali sta formando uno schieramento a voi ostile. Mettete da parte l’arroganza e smettetela di considerarvi superiori agli altri, altimenti vi procurerete solo nemici. Lindagora

LEONE (23 luglio – 23 agosto) Appena avete scoperto del progetto di mettere le palme in piazza Duomo vi si è illuminato lo sguardo. E’ innegabile che siate emozionati per questo omaggio al vostro habitat naturale e che segretamente sentite la tentazione di fiondarvi nelle aiuole per sentire la sabbia rovente e mostrare a tutti chi comanda. Munitevi di un casco di banane, o rischiate che vi cada una noce di cocco in testa. Larasibilla

VERGINE (24 agosto – 23 settembre) Come disse la saggia Camilla Rocco, “Non si capisce il valore di una cosa finché non la si perde.” Vi ricordate di quando avete dimenticato sul tram la vostra ranocchia peluche? Quanti pianti e urla! Eppure l’avevate sempre considerata come l’ultimo dei giocattoli. Purtroppo perderete il rapporto con una persona e vi renderete conto di quanto fosse speciale per voi. Lindagora 38

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È la stagione dell’amore e siete in fibrillazione. Avete adocchiato qualcuno di interessante fuori da scuola e ora passate tutti gli intervalli a fare il giro di ricognizione per i piani nella speranza di scoprire che classe frequenta. Non abbiate timore: esprimerete tutto il vostro fascino e sicuramente farete colpo o troverete un nuovo amico, badate solo a non presentarvi masticando una delle fantastiche rustichelle ai funghi della signora Lucia: il vostro alito potrebbe risultare compromettente.Larasibilla

Come sosteneva Epicuro, è giusto abbandonarsi ai piaceri, ma ormai avete oltrepassato il limite: è il momento di darsi una regolata. Un goccetto di troppo ogni tanto non guasta, ma ricordate anche che “basta una sola goccia a far traboccare il vaso”. Lindagora

SAGITTARIO(24novembre-21dicembre) Per voi la via verso la felicitá é come un’autostrada. Prossimamente la Harley Davidson della vostra vita vi sfreccierá davanti e deciderete di seguirla. Indossate le ali dell’autostima ma attenzione a non correre lo stesso errore di Icaro: a volte occorre volare basso. Lindagora

CAPRICORNO (22 dicembre – 20 gennaio) La brezza primaverile porta scompiglio nei vostri capelli, nelle vostre idee, nel vostro cuore. Ebbene sì, il tempo dell’aratura è finalmente giunto e dovete sudare per smuovere le zolle che si sono indurite durante l’inverno. Scegliete bene anche i semi da spargere e irrigateli quotidianamente: potreste far fiorire una pianta forte e splendente che con i suoi frutti porterà gusto al vostro futuro. Larasibilla

ACQUARIO (21 gennaio – 18 febbraio) I satelliti medicei hanno assunto la fatidica conformazione “a tulipano” Se l’asse dell’ellissi é orientato verso la costellazione di Orione c’é solo una spiegazione: conquiste amorose in vista! Le vostre possibilitá di far colpo sul ragazzo/a che vi piace aumenteranno esponenzialmente se curerete un po’ di piú il vostro aspetto. Lindagora

PESCI (20 febbraio – 20 marzo) Incombe su di te un’anomalia spaziotemporale. È un piacevole limbo esotico in cui le regole sono flessibili e tutto quello che fai è un esperimento, m a è anche un labirinto in cui niente è come sembra. Senti ululati in lontananza e odore di pizza all’ananas che emana dalla cucina di tua nonna? Sarebbe bizzarro. Ma questa strana situazione ti offre infinite nuove possibilità. Vale la pena di correre il rischio? Se pensi di sì, procedi a tutto gas. Altrimenti, ti consiglio di correggere la rotta. Larasibilla


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Quanto spesso quei signori che vogliono parire dotti e ineccepibili ai vostri occhi si tradiscono nel modo più brutale ed esilarante? Inviaci anche tu le peggiori frasi dei tuoi prof... DURANTE L’ORA DI STORIA PROF: nota bene, prima di occupare un territorio ti serve un esercito, sennò con cosa occupi, coi boy-scout? DURANTE L’ORA DI ARTE X: Per la gita a Ravenna possiamo portare la macchina fotografica? PROF: Certo, certo. Ormai se non fotografi non sei nessuno... fotografo, ergo sum

DURANTE L’ORA DI FISICA (parlando della regola della mano detra) X: ma guarda, se chiude le dita girano a destra Y: quella è la sinistra X: eh, ma sono mancina

DURANTE L’ORA DI SCIENZE PROF: Nulla ha senso se non in relazione alla biologia, noi siamo frutto della biologia X: frutto del seno tuo Gesù DURANTE L’ORA DI ED.FISICA PROF (Durante la lezione di autodifesa): beh, io una botta gliela darei

DURANTE L’ORA DI STORIA PROF: Un’assemblea condominiale è un tipo di democrazia diretta, ed è per questo che della democrazia diretta io diffido DURANTE L’ORA DI ARTE PROF: Cosa vi ricorda il cubismo nelle arti figurative? X: i dolmen

DURANTE L’ORA DI LATINO PROF: Il verbo “proficiscor” significa “partire” X: allora essi partiscono per l’Asia DURANTE L’ORA DI STORIA PROF: Ma fatevi un’endovena di caffeina! DURANTE L’ORA DI ARTE X a Y: Qual è il cognome di tuo padre?

DURANTE L’ORA DI MATEMATICA PROF: Ringraziamo Verner che ha dato un grande contributo dividendo per due

DURANTE L’ORA DI MATEMATICA PROF: La matematica è come il maiale, non si butta via niente

DURANTE L’ORA DI STORIA PROF (parlando ai rappresentanti di classe): vi autorizzo ad usare tutti i metodi leciti e illeciti per sollecitare i vostri compagni alla consegna delle autorizzazioni, anzi, se avete dei sistemi di ricatto validi ditemeli

AVETE TEMPO FINO AL 7 MAGGIO PER PARTECIPARE AI CONCORSI DI DISEGNO E FOTOGRAFIA DELL’OBLO’, QUI TROVATE TUTTE LE INFORMAZIONI: https://wordpress.com/stats/day/oblogsulcortile.wordpress.com

Contatti:

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