L'OblòSulCortile_2010eDicembre

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NOME SOCIE TÀ

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SOMMARIO Dicembre 2010

Bontate e Mangano. Altro che fiducia 2-3

Giornalino del Liceo Ginnasio Statale G. Carducci

L’Editoriale

Carissimi carducciotti che ci leggete di nascosto da sotto il banco o mentre vi ingozzate di panettoni, pandori, nocciolati, cotechini, datteri e viveri vari, che sopravvivete ogni giorno alla tortura scolastica, che non vedete l’ora -come noi- di andarvene in vacanza, ben trovati! Avrete sicuramente notato la doppia edizione “Almanacco di Natale”: vista la denominazione del primo numero “Novembre 2010” dedurrete che evidentemente ci sono stati dei disguidi durante la pubblicazione, infatti avremmo dovuto uscire prima delle elezioni scolastiche, ma a volte la pesante burocrazia gioca scherzi poco simpatici… Siamo usciti online sul blog oblocarducci.blogspot.com, ma abbiamo comunque preferito distribuirvi entrambi i numeri in una volta sola, preparandovi un malloppone natalizio (Avendo più articoli da leggere vi mancheremo di meno). E così con questi numeri inizia finalmente la riesumazione del vecchio giornale scolastico, che si era un po’ ingrigito, accasciato, assopito: la nostra Redazione,

che si ingrandisce di giorno in giorno, si sta dando da fare seriamente (Vi saranno forse giunte voci di iniziative come concorsi fotografici, concerti, sondaggi…), ma un sincero grazie va anche a voi che ci seguite con entusiasmo. Nelle prime pagine troverete notizie di attualità, in seguito una sezione dedicata alla nostra scuola e agli eventi (Vi ricordo della lezione-concerto sulla musica barocca organizzata dal Collettivo che si terrà il 14 Gennaio, tenuta dai veterani Martin Nicastro e Riccardo Toso), a seguire ancora uno sguardo fuori dal mondo scolastico e articoli a proposito della vita di M. Monicelli, recentemente morto suicida, del giornalino del reparto Mariani nell’ospedale di Niguarda, del filosofo più famoso di tutti i tempi, il buon vecchio Socrate. E ancora giochi, oroscopi, vignette! Infine, per chi ride ancora, un resoconto del mitico concerto del 3 Dicembre (Pizza buona, sana, carducciana), una recensione dell’incontro con la scrittrice iraniana Marina Nemat (l’autore è, fra

Wikileaks e Justin Bieber: la popolarità vista da internet

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Modus protestandi

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Il più intricato giallo italiano dei ‘70s

l’altro, il secondo classificato del primo concorso fotografico!). Quindi, nella confusione più totale, tra classi cambiate (Ma c’era proprio bisogno di farlo? Mi sono segata le gambe al ginnasio dicendomi ogni volta “Tieni duro, l’anno prossimo sarai al LICEO!”, per cosa? Tagliato finalmente l’attesissimo traguardo della prima liceo mi sento dire che sono in terza e che il ginnasio è morto. Fatica sprecata, non posso nemmeno vantarmi con i ginnasiali di essere al liceo), frenesie organizzative di cogestioni varie, burocratici ritardi colossali, crisi economiche, rivoluzioni, colpi di stato, scandali mondiali e pandemie, anche L’Oblò sul cortile è riuscito ad uscire, meglio delle edizioni precedenti, da questa situazione: speriamo di allietarvi la giornata e di rasserenare i vostri tempi bui (Caspita è l’una di notte! Ecco perché è così buio…). Per concludere, tutta la Redazione vi augura BUONE FESTE!

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Marina Nemat Eventi imperdibili

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L’Oblò sul… Concerto! - Eventi

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Ebbene, chi era Mario Monicelli?

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Il Marianino

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Vignetta Flash Book

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Giochi

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Storia di una madre ritrovata La Redazione

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Eleonora Sacco IF

Concorso Fotografico - La vendetta condo concorso fotografico, questa volta invernale, a tema “Inverno”. Come la prima volte abbiamo volutamente scelto un tema piuttosto generico in modo da lasciare libero spazio alla fantasia e all’originalità del fotografo.

Per accontentare le numerosissime richieste pervenuteci, per dare a tutti un’altra chance di eterna gloria, per innalzare la fama dell’Oblò fino alle stelle e perché siamo tutti belli e bravi, è con grande emozione che indiciamo un se-

Regolamento: le foto devono essere rettangolari, ca. secondo i formati comuni (9x13, 10x15,13x18), oppure perfettamente quadrate. La risoluzione minima richiesta (Prettamente per esigenze di valutazione e per un’eventuale stampa) è 640x480. E’ vietato il fotoritocco, a eccezione di leggere correzioni di contrasto, ombre, alte luci, bianco e nero o seppia. Le foto dovranno essere in formato .jpg

o .jpeg, e ovviamente inerenti al tema; il fotografo, inoltre, non potrà comparire in foto. La redazione stessa sceglierà le foto vincitrici valutando tecniche, originalità e simpatia. Potete inviare al massimo 2 foto, entro il 30/01/2011, alla casella di posta “concorso.foto@hotmail.it”, ponendo a oggetto della mail nome, cognome e classe, ed, eventualmente, una breve didascalia interpretativa e/o titolo. Vi ricordiamo che la partecipazione è gratuita, e che le foto vincitrici verranno pubblicate sul prossimo numero dell’Oblò. Partecipate numerosi! Eleonora Sacco IF


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Bontate e Mangano. Altro che fiducia.

o scorso 19 novembre sono state depositate le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d’Appello di Palermo il 29 luglio ha condannato il senatore del Popolo delle Libertà, Marcello Dell’Utri, a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (art. 416-bis cp). Estinto invece – causa decesso – il procedimento nei confronti dell’altro coimputato, Gaetano “Tanino” Cinà, processato per partecipazione diretta ad associazione mafiosa e condannato a 6 anni in Primo Grado. La sentenza, che si compone di 641 pagine, è importante per diversi motivi. Innanzitutto perché conferma la validità del granitico caposaldo dell’impianto accusatorio della Procura, con buona pace dei propagandisti della “magistratura politicizzata” e “golpista”, mettendo nero su bianco il ruolo di “intermediazione” di Dell’Utri fra Berlusconi e Cosa Nostra. In secondo luogo perché riforma in parte la sentenza di Primo Grado, riducendo la pena da 9 a 7 anni. Come? Eliminando, in un periodo che va dai primi anni ‘70 al 1996 (in realtà 2001), la parte del reato contestato successiva al 1992 per “insufficiente valenza probatoria delle risultanze processuali”. Se in Primo Grado dunque si è ritenuto che Dell’Utri abbia messo a disposizione della mafia prima i suoi rapporti con il Berlusconi imprenditore, poi con il Berlusconi politico, per i giudici d’Appello la seconda ipotesi non risulta sufficientemente provata. Per questo motivo, dopo la pubblicazione in luglio del dispositivo della sentenza, vi furono manifestazioni di esultanza da parte dei volti esposti del PdL, nelle voci dell’ottimo Gasparri e del piduista Fabrizio Cicchitto, i quali proclamarono “smontati i teoremi della Procura su mafia e Forza Italia”. Seguiti a ruota dal TG1 del fido Minzolingua, che riuscì financo a spacciare per “assoluzione” una condanna a 7 anni. Roba da Zimbabwe, per dirla con il dg Rai Mauro Masi. Come sia stato possi-

bile definire “smontate” le accuse grave condanna. Che diventa gravisdella Procura prima ancora che fos- sima per i suoi evidenti risvolti polisero scritte le motivazioni della sen- tici. tenza è per noi comuni mortali ma- Il commento più intelligente è arriteria totalmente oscura, dato che vato per bocca dello stesso Dell’Uper commentare una sentenza biso- tri. “E’ possibile – si chiede – che se gnerebbe quantomeno leggerla. Ma io ho avuto rapporti con la mafia non si può certo pretendere tanto da fino al 1992 quando ero un semplice certi poveracci. Ovviamente, dirigente di Publitalia, quando diinfatti, i giudici d’appello non si vento importante e fondo Forza sognano nemmeno di affermare Italia la mafia smette di avere rapche a partire dal 1993 Dell’Utri porti con me e io di avere rapporti ha smesso di avere rapporti con con la mafia?”. Un’obiezione formiCosa Nostra, dato che altrimenti dabile dal punto di vista logico. Se avrebbero concesso assoluzione sotto il profilo giuridico quindi Delin formula piena per quel perio- l’Utri è da considerarsi non colpevodo. Semplicemente stabiliscono le, il discorso cambia sotto il profilo che non è possibile attestare politico (nonostante la Corte affermi con certezza la colpevolezza spiritosamente che Cosa Nostra ha dell’imputato per il periodo successi- appoggiato sì Forza Italia, ma sulla vo al 1992 per insufficienza probato- fiducia e non in base ad un accorria. E a questo riguardo è molto pro- do). Ha senso che un’organizzazione babile che la Procura presenti un scaltra e subdola come Cosa Nostra ricorso in Cassazione per ottenere rinunci a rapportarsi con un suo una condanna anche per quel perio- uomo di fiducia proprio nel momendo, dal momento che i giudici d’Ap- to in cui questi decide di fondare, e pello si sono cimentati in capriole e spinge Berlusconi a farlo salti mortali per poter assieme a lui, un partito tagliare il post ’92, destinato alla guida del frammentando e sparPaese? No. Anche perché pagliando le prove pronon è mai successo che un dotte (alcune pur sodalizio mafioso si interschiaccianti, come le rompesse da un giorno intercettazioni al boss all’altro. Tant’è che, come Guttadauro o la vicensi è detto, la sentenza non da D’Agostino) per farafferma questo. Ma c’è ne perdere il senso di dell’altro. Perché la seninsieme unitario. Salvo tenza, oltre a condannare poi dichiarare insuffiDell’Utri “per avere concorcienti le singole istanso nelle attività della assoze, prese di per sé. Ma S. Bontate (su) e il suo cadavere. ciazione di tipo mafioso neppure il collegio più benevolo del- denominata “Cosa Nostra”, nonché la pluriennale storia di imputato di nel perseguimento degli scopi della Marcello Dell’Utri (il figlio del presi- stessa, mettendo a disposizione deldente Claudio Dall’Acqua, Fabrizio, la medesima associazione l’influennel gennaio 2010 è stato curiosa- za ed il potere derivanti dalla sua mente assunto per chiamata diretta posizione di esponente del mondo come segretario generale del Comu- finanziario ed imprenditoriale, nonne dal sindaco di Palermo Diego ché dalle relazioni intessute nel corCammarata, PdL, vicino al so della sua attività, partecipando in “dellutriano” Gianfranco Micciché) questo modo al mantenimento, al ha potuto negare l’evidenza del rap- rafforzamento ed alla espansione porto reciprocamente fruttifero fra della associazione medesima”, eviesponenti di spicco dell’organizzazio- denzia nei fatti in questione un ruone criminale Cosa Nostra e il senato- lo tutt’altro che indifferente giocato re, infiggendo a quest’ultimo una dal presidente del


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ATTUALITÀ

Consiglio Silvio Berlusconi. Il cui no- ria pericolosità e potenza a livello me, non a caso, in un documento di nazionale ed internazionale, e dun641 pagine, è citato all’incirca 460 que dotata di adeguata ed indiscutivolte. Un ruolo che nella requisitoria bile capacità dissuasiva”. E ancora: di Primo Grado il pm Ingroia aveva “Stefano Bontate si impegnò persodelineato come quello di nalmente ad assicurare con la “vittima consapevole” sua indiscussa autorità mafiodelle estorsioni mafiose. sa indicando a Berlusconi proSecondo i giudici, Berluprio l’imputato [Dell’Utri, ndr] sconi ha consapevolmenper ogni eventuale futura esite pagato Cosa Nostra dal genza e contestualmente sta1974 fino al 1992, alla bilendo che avrebbe mandato vigilia delle stragi, senza o comunque incaricato specifimai denunciare le estorcamente qualcuno che gli stessioni e le minacce. ll nodo se vicino”. Difatti di lì a poco cruciale di questa torbida Vittorio Mangano ad Arcore giungerà Mangano vicenda risale appunto al 1974, anno “con un incarico specifico deciso da in cui il boss di Porta Nuova Vittorio Stefano Bontate, uno dei più potenti Mangano (che qualche anno dopo il capi della mafia siciliana dell’epoca, premier e il suo braccio destro non scelto e mandato lì solo per tale raesiteranno a definire un “eroe”) viene gione: rappresentare a chiunque che assunto da Berlusconi come “fattore” il suo nuovo datore di lavoro da quel nella Villa di Arcore. In quel periodo, momento in poi era “intoccabile” infatti, gli imprenditori del Nord era- perché godeva della protezione della no soggetti a ripetuti sequestri a sco- più pericolosa e diffusa associazione po estorsivo da parte di Cosa Nostra, criminale del paese”. Berlusconi, in tant’è che, come affermano i giudici, pratica, preoccupato per le minacce Mangano “venne ben presto adibito ricevute da Cosa Nostra, invece di sostanzialmente alla sicurezza del suo denunciare e di rivolgersi alle forze nuovo datore di lavoro, e soprattutto dell’ordine, per avere protezione dei suoi familiari”. Ma andiamo con tramite Dell’Utri si rivolge alla mafia stessa. Cioè da quel momento in ordine. Come riferisce il pentito Francesco Di avanti Berlusconi si rende ricattabile Carlo, ex boss di Altofonte, giudicato e condizionabile dalla volontà di Copienamente attendibile, in una data sa Nostra e dei suoi esponenti di che la Corte colloca “fra il 16 e il 29 spicco. Da quel momento in poi, Bermaggio”, avviene a Milano, “negli lusconi si mette uffici del Berlusconi” un incontro “consapevolmente” nelle mani di “alla presenza, oltre che di questi, del Cosa Nostra. Infatti da quel momendichiarante e dello stesso Dell’Utri, to parte una serie “di periodiche anche di Gaetano Cinà, Girolamo Te- somme di denaro (50 milioni di lire resi e soprattutto Stefano Bontate, l’anno)” che Berlusconi versava “a che era uno dei più importanti capi- Cosa Nostra e che venivano inizialmafia dell’epoca (membro fino a poco mente ritirate da Vittorio Mangano” tempo prima del “triumvirato”, mas- e che finivano prima nelle mani delle simo organo di vertice di cosa nostra agli inizi degli anni ’70, con gli altrettanto noti Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio)”. Che cosa dicono i giudici a proposito di questo incontro? Dicono che “deve allora reputarsi certo, anche sul piano logico, che ad impegnarsi per garantire l’incolumità di Berlusconi sia scesa in campo l’associazione mafiosa ai suoi massimi livelli criminali, forte della sua notoSilvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri

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cosche vicine a Bontate, poi in quelle delle cosche vicine a Totò Riina. Nel 1981, infatti, i corleonesi decidono di eliminare i vertici di Cosa Nostra per sostituirsi a loro, e Mangano viene graziato e riciclato nel suo incarico. I versamenti dunque proseguono per quasi un ventennio, almeno fino al 1992. Per il periodo successivo, almeno secondo i giudici d’Appello, c’è insufficienza di prove. Ma a rigor di logica il rapporto fra Dell’Utri e Cosa Nostra è probabile che sia proseguito oltre. Come spiegarsi altrimenti la persistenza del senatore al fianco di Berlusconi, pur essendo stato accertato il suo concorso anche nelle estorsioni ai danni del Cavaliere? A rigor di logica è pressoché impossibile che la mafia abbia rinunciato a far valere il suo peso su Dell’Utri – e quindi su Berlusconi – nel periodo politico. Esistono infatti fior di documenti (non opinioni o testimonianze: documenti) prodotti dalla Procura che avallano questa tesi, come gli incontri avvenuti fra il senatore e Mangano nel 1994, e annotati sull’agenda della segretaria di Dell’Utri; o come le intercettazioni ambientali nell’autoscuola di Carmelo Amato, uomo vicino a Provenzano che, nel 1999, parlando con i suoi picciotti organizzava la campagna elettorale di Dell’Utri per le elezioni del Parlamento Europeo; o le intercettazioni al boss di Brancaccio Guttadauro, che conversando con un altro boss, Aragona, parla esplicitamente di un accordo fra Dell’Utri e Gioacchino Capizzi che portò Forza Italia ad ottenere, nelle elezioni politiche del 2001, in Sicilia, 61 collegi su 61. Ecco, per i giudici d’Appello questi documenti non sono sufficienti a provare l’esistenza di un patto politicomafioso fra Forza Italia, di cui Dell’Utri è il fondatore, e Cosa Nostra. E se da un punto di vista giuridico è d’uopo che ci si attenga alla sentenza e che la si rispetti, da un punto di vista politico è pacifico quanto queste documentazioni, unitamente alla sentenza in sé, siano più che sufficienti per chiedere le immediate dimissioni del senatore Marcello Dell’Utri e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Altro che fiduClaudio Fatti IIIF cia


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Modus Protestandi

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lack bloc, facinorosi, vandali e violenti si sono riuniti a Roma questo “caldo” mercoledì 15 dicembre di protesta e scontri. Scontri politici più o meno civili e scontri in piazza, quasi guerriglia urbana. A fine giornata si contano i danni: un centinaio gli agenti delle Forze dell’ Ordine feriti, venticinque i ricoverati in ospedale e quarantun arresti (anche se il numero è destinato a salire grazie ai filmati della Digos che dice di aver già riconosciuto un centinaio di <studenti>), oltre che danni per cinquanta milioni di euro. Si potrebbe benissimo dire che questa violenza massiva organizzata sia figlia di quella di alcuni politici divulgatori di odio che incitano alla rivolta, ma ciò non rappresenti in nessun modo una giustificazione; poiché quello sopraccitato non è affatto un caso isolato: di seguito se ne analizzerà un’ altro, forse più grave, avvenuto il mese scorso. “Un popolo civile come noi siamo, quando si trova di fronte a queste situazioni […] dovrebbe menarli, perché questa gente capisce solo di essere menata” disse a suo tempo Emilio Fede, direttore del TG4, riferendosi ai partecipanti al corteo del 23 novembre 2010 contro il contestatissimo DDL Gelmini. L’incauta frase suscitò molto scalpore, soprattutto nel popolo studentesco e nei vari collettivi, giustamente di tutt’altro avviso. Orbene, martedì 23 novembre 2010 molti degli studenti italiani si trovavano nel bel mezzo della cosiddetta <no Gelmini week>, settimana all’insegna della protesta, dello sciopero e dell’occupazione. Un popolo ordinato e convinto, che protesta con forza contro una legge da alcuni considerata iniqua. Tuttavia non sempre il dissenso è esercitato al fine di ottenere un effettivo cambiamento: sempre più spesso la manifestazione è pretesto per sfogare disagi sociali che hanno ben poco a che vedere col nostro diritto allo studio, e questo danneggia la nostra immagine di liceali. È il caso di alcuni gruppi di Roma che hanno organizzato il corteo più grande del mese, sviluppando un itinerario attraverso il centro della città. La questura ha autorizzato anzidetta manifestazione, schierando tuttavia agenti in tenuta anti sommossa -e non- per mantenere l’ordine pubblico e per assicurarsi che il corteo non sforasse i confini concordati. Purtroppo, già prima che la sfilata partisse, un vigile urbano viene aggredito da cinque incappucciati che gli urlano:<servo dello stato> <fascista> <figlio di […]>. Questa imboscata costerà al <servo> trenta giorni di gesso a braccio e caviglia, oltre che un operazione chirurgica. Un inizio non brillante per un corteo il cui slogan doveva essere <difendiamo la costituzione: no al ddl Gelmini>, réclame che è poi diventato un coro rabbioso contro politici e forze dell’ordine, costretti ad ascoltare insulti al loro intero albero genealogico: come se non bastasse, gli organizzatori hanno avuto la splendida idea

di attaccare <i fascisti al cuore> (così una studentessa arrestata agli agenti di polizia) <e occupare il luogo in cui è nata questa legge dimme**a>, ovvero Palazzo Madama in Corso del Rinascimento, sede del Senato della Repubblica Italiana. Eccezionale: difendere la costituzione violando la sua sede. Una scelta a dir poco audace. È circa l’una e mezza di pomeriggio quando una squadra mobile della polizia (non in tenuta antisommossa) interviene per placare gli studenti imbufaliti che da ormai mezz’ora non fanno che urlare <dimissioni> e inveire contro il governo ed il portone in legno massiccio del palazzo: gli agenti vengono accolti con un poderoso lancio di oggetti contundenti come sassi, piastrelle, sampietrini, fumogeni e libri di testo (evidentemente chi li ha lanciati non sapeva cos’altro farsene) e con i soliti allegri cori sui mestieri delle loro madri, e un veicolo dei carabinieri viene quasi distrutto. La tensione sale: i pochi agenti immediatamente intervenuti di Carabinieri, Polizia e persino Guardia di Finanza si uniscono in un cordone a difesa del portone di Palazzo Madama, sono in una schiacciante inferiorità numerica (cifre da capogiro: circa 1 agente ogni 30 studenti davanti all’edificio). Inizia lo scontro: i poliziotti, molti dei quali senza nemmeno lo scudo, resistono al lancio di oggetti e alle poderose spinte di più di tremila individui: loro, solo trenta, riescono a non farne passare nessuno. Ma dopo poco un agente viene colpito da un sasso in testa: cade a terra, si apre una breccia nel cordone. Un graduato in giacca e cravatta prende il suo posto (benché non fosse suo compito), e riceve prima un pugno in faccia, poi una vergata sferzata da un ragazzo incappucciato: resiste, e finalmente arrivano i rinforzi. Dodici dei trenta agenti che hanno difeso il portone vengono medicati dalle ambulanze del 118: quattro di loro sono costretti a correre in ospedale per traumi ed escoriazioni su pressoché tutte le parti del corpo. Ora gli agenti a difesa del portone sono raddoppiati, e stavolta in tenuta antisommossa: gli studenti si guardano bene dal ritentare la sorte, e la situazione sembra placarsi: in cinque minuti la Digos arresta due ragazzi (uno dei quali aveva frustato un agente dalla Guardia di Finanza con la cintura, ferendolo) e ne identifica - e denuncia - sedici. Ma gli studenti non si ar-

rendono: sono le due e mezza di pomeriggio quando inizia un’ulteriore feroce sassaiola contro gli agenti, e un altro ufficiale viene colpito alla testa (prognosi: 30 giorni per la guarigione): scatta la prima carica di alleggerimento, i cori si fanno sempre più intensi. Un terzo contingente della Polizia viene inviato sul posto, sono circa venti uomini, al quale la massa riserva un trattamento speciale <alla vernice>, colorando i tristi scudi – e le divise- dei poliziotti. Parte la seconda carica, molto più pesante: vengono fermati quattro studenti, e stavolta nessun agente viene ferito. Tuttavia durante questa operazione di allontanamento un manipolo di circa quindici studenti riesce ad intrufolarsi nel palazzo: dopo mezz’ora vengono sgomberati e la situazione torna tranquilla. Il corteo si scioglie, gli studenti se ne vanno non senza lanciare un ultima sassata su alcune volanti della Guardia di Finanza, una delle quali viene gravemente danneggiata. Pare d’obbligo dunque fare un bilancio: sono ventisei gli agenti feriti, cinque i mezzi delle forze dell’ordine vandalizzati ed infine, ciliegina sulla torta, 18 i milioni di euro di danni allo stato tra graffiti, vetrine devastate e autoveicoli rovinati: 27 gli interventi dei vigili del fuoco per spegnere cestini in fiamme o altri incendi dolosi. Di fronte a numeri così grossi, viene da pensare. Chi è l’eroe tra un violento incappucciato che urla rabbioso, che vandalizza muri e che lancia sassi in aria e un poliziotto come M.P., che era nel cordone dei trenta uomini senza scudo né manganello, a difendere la legalità? Chi deve essere un esempio per noi, un vandalo o un uomo che preferisce rischiare la vita piuttosto che veder violato il luogo della legge che ogni giorno difende in prima linea? Sia chiaro che non si sta giudicando il DDL, che come tutte le scelte di tutti i governanti è pienamente opinabile, ma si vuole porre l’attenzione sul modo in cui il diritto di manifestare il proprio dissenso viene esercitato: è giusto protestare nei termini previsti dalla legge e dalla Costituzione, ma nel caso in cui vengano violate le legislazioni o gli articoli della Carta Fondamentale della nostra Repubblica, allora bisogna intervenire. Intervenire nei termini previsti, tempestivamente: esattamente come le forze dell’Ordine hanno fatto lo scorso 23 dicembre. Di certo la scuola pubblica non si migliora aggredendo agenti, urlando slogan, scrivendo sui muri. L’unico modo di migliorare un ambiente di per sé sano e fondato sui saldi principi dell’apprendimento, è quello di continuare a esercitare il nostro diritto improrogabile, immancabile ed irrinunciabile: il diritto allo studip. Leonardo Rovere, VE


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Wikileaks e Justin Bieber: la popolarità vista da Internet

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l 28 novembre, il sito Internet Wikileaks dà inizio alla pubblicazione, che durerà alcuni mesi, di oltre 250,000 tra dispacci e rapporti delle ambasciate USA nel mondo. I media dedicano molto spazio al contenuto dei documenti rivelati, alle reazioni dei governi di tutto il mondo e alle storie dei protagonisti della più grande fuga di notizie della storia.

Tra i collaboratori di Wikileaks ci sono quattro tra i quotidiani più importanti del mondo, che hanno ricevuto e commentato per primi i cablogrammi svelati. Soprattutto nei primi giorni dall'inizio della pubblicazione, il numero di visite ai loro siti web è aumentato moltissimo. Proprio l'attenzione dedicata dai mezzi di informazione tradizionali ci consente di comprendere l'importanza delle rivelazioni contenute nei cablogrammi di Wikileaks, ma non riusciamo a capire se abbiano avuto un impatto sulla vita delle persone normali, che non scrivono per i giornali e che non lavorano per i governi coinvolti dalle rivelazioni. Alcuni commentatori, soprattutto italiani, hanno messo in dubbio la portata del fenomeno Wikileaks, sostenendo che, in fondo, i documenti americani non svelano nulla di nuovo. Dunque, non dovrebbero produrre un effetto dirompente. L'analisi del traffico Internet ci dice, invece, che la risonanza della pubblicazione dei documenti USA è stata notevolissima. Google Trends, il servizio di statistica di Google, mostra un picco elevatissimo nella frequenza della ricerca “wikileaks”. Alexa, azienda leader nel Web Analysis, rileva che il sito Wikileaks.org ha raccolto, nei primi due giorni di pubblicazioni, il 2% del traffico web mondiale. Su Twitter, il più frequentato sito di microblogging, il tag “#wikileaks” rappresenta oggi poco meno del 2% del traffico totale del sito, con un numero di post giornalieri nell'ordine delle centinaia di migliaia. Il 28 novembre, i tweet, brevi messaggi della lunghezza massima di 140 caratteri, contenenti la parola “wikileaks”, venivano postati al ritmo medio di 5 al secondo. Nei primi giorni di dicembre, nessun altra parola faceva registrare indici di traffico

così alti. Eppure, Wikileaks non compare nella classifica ufficiale, stilata da Twitter, degli argomenti più caldi del momento. Perché? Subito si è pensato alla censura. Il governo USA e molti altri Paesi hanno subito condannato la pubblicazione dei documenti; il fondatore del sito, Julian Assange, è stato arrestato a seguito di un mandato di cattura internazionale, perché indagato in Svezia per stupro; su pressione del governo USA, PayPal, Mastercard e Visa non accettavano più donazioni in favore di Wikileaks. L'idea che anche Twitter a-

vesse ricevuto pressioni, per minimizzare l'impatto delle rivelazioni, non appariva troppo strana. Dopo qualche giorno, però, il blog ufficiale di Twitter ha rivelato il funzionamento dell'algoritmo di popolarità, utilizzato per stilare la classifica degli argomenti di discussione più caldi del momento. Fino ad alcuni mesi fa, la classifica mostrava i termini, ordinati per volumi di traffico generati: chi aveva più tweets si collocava al top. Nella primavera del 2010, Twitter viene invaso, ma non si tratta di un attacco di hacker né di un tentativo di limitare la libertà di espressione. Più semplicemente, le fan di Justin Bieber, sedicenne pop-star lanciata da Disney Channel, si riversano su Twitter per testimoniare l'amore per il loro beniamino. Per quasi due mesi, Justin Bieber rimane al primo posto della classifica di Twitter. Gli sviluppatori, ormai stufi, decidono di modificare l'algoritmo, in modo che entrino in classifica le nuove tendenze, gli argomenti di cui prima non si parlava e che sono cresciuti rapidamente, attirando in breve l'interesse di un numero molto alto di persone. Wikileaks è primo in classifica il 28 novembre: prima di questa data, è nominato in un numero molto basso di post

e, improvvisamente, le rivelazioni vengono tweettate da centinaia di migliaia di utenti. Nei giorni successivi, il numero di messaggi su Wikileaks rimane costantemente molto alto, apparendo agli occhi dell'algoritmo come un argomento così popolare da ricadere nella normalità. Wikileaks è, dunque, la prima vittima dell'“effetto Justin Bieber”: un argomento o un personaggio possono essere tanto popolari da venire ignorati. Oggi, i tweet contenenti il nome di Julian Assange sono ancora moltissimi e rappresentano una percentuale costante, pari all'1% del traffico di Twitter e nessuno se ne meraviglia. Ovviamente, Wikileaks non è un cantante pop, ma un fenomeno mediatico molto più serio, che potrebbe non seguire la stessa sorte di Justin Bieber. L'interesse che entrambi hanno suscitato consente, però, alcune riflessioni sulla nostra concezione di popolarità e sulle sue conseguenze. Un'altra considerazione interessante riguarda il confronto tra il numero di tweet contenenti la parola “wikileaks” e quelli contenenti il nome di Julian Assange, soprattutto a seguito dell'arresto del fondatore del sito, avvenuto il 3 dicembre; il numero di tweet dedicato a lui è stato pari e, in certi momenti, superiore a quello dei post dedicati ai cablogrammi. La tendenza che si registra è la preferenza per il personaggio che sta dietro alle rivelazioni dei segreti americani, rispetto al contenuto delle rivelazioni stesse. I dispacci, che mostrano il funzionamento della diplomazia internazionale e mettono in luce prospettive geopolitiche prima sconosciute, diventano meno interessanti del loro editore. Negli USA è stata subito compresa la potenzialità del personaggio: i bene informati scrivono, infatti, che un attore sia già stato assoldato per interpretare Assange in una produzione di Hollywood… Mattia Serranò IIIB


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IL PIU’ INTRICATO GIALLO ITALIANO DEGLI ANNI ‘70 (QUELLO CHE NON HA COLPEVOLI, MA SOLO VITTIME)

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elfo Zorzi, assolto. Carlo Maria Maggi, assolto. Maurizio Tramonte, assolto. Francesco Delfino, assolto. Giuseppe Umberto Rauti, assolto.

È questa la sentenza emanata dai giudici della corte d’assise di Brescia il 16 Novembre 2010: tutti assolti. Ed è così che, dopo trentasei anni, la verità sulla strage di Brescia rimane ancora oscura; per la terza volta il tribunale assolve tutti gli imputati in base ad un’insufficienza di prove e i mandanti della strage rimangono impuniti. Brescia, 28 Maggio 1974. Sono le 10:00 del mattino, eppure molta gente non si trova sul proprio luogo di lavoro. Per le vie della città è in corso una manifestazione, indetta dal Comitato Unitario Permanente Antifascista: sono anni duri gli anni ’70, sono gli anni delle bombe e delle stragi che massacrano l’Italia dal Nord al Sud. Si parla di grandi stragi, cha hanno lasciato il segno nelle vite di allora e nella coscienza nazionale; si parla di stragi rivendicate da gruppi fascisti, numerosissimi in quegli anni: Piazza Fontana, Milano. Una bomba esplode nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 morti e 105 feriti. È il 12 Dicembre 1969. Gioia Tauro. Una bomba fa saltare in aria un vagone del treno “Freccia del Sud”, provocando 6 morti e 77 feriti. È il 22 Luglio 1970. Peteano, provincia di Gorizia. Una bomba esplode in una Cinquecento, 3 carabinieri rimarranno uccisi. È il 31 Maggio 1972. Questura, Milano. Una bomba a mano viene lanciata tra la folla riunitasi per inaugurare un monumento del Commissario Calabresi: 4 morti e 46 feriti. È il 17 Maggio 1973. Si tratta di stragi, “Uccisione violenta di un gran numero di persone insieme”. Sì, è vero, così recita il vocabolario, ma non solo: questi sono atti di terrorismo, terrorismo politico. Come afferma l’ex sindaco di Brescia Paolo Corsini, il 1974 è solo “il culmine di un lungo periodo di conflittualità quotidiane. In questi anni

sono numerosissime le aggressioni a militanti di sinistra e gli attentati a sedi di partiti e organizzazioni sindacali”. Solo a Brescia, in quest’anno, si sono contate cinque stragi (o scampate stragi), prima di quella del 28 Maggio. Tra queste spicca quella alla Coop di Porta Venezia, rivendicata dalla SAM (Squadra d’Azione Mussolini), del 16 Febbraio. Ed è proprio contro queste stragi, questi atti di violenza continui contro cui lo stato sembra del tutto inerme, che i Bresciani vogliono manifestare, con convinzione e con rabbia. Le persone scese in piazza sono più di tremila e tra la folla si vedono sventolare bandiere di sindacati e organizzazioni antifasciste, dei partiti repubblicani e di quelli socialisti (tra cui spicca anche qualche bandiera della DC). Sono le 10:00 e il corteo ha raggiunto la sua destinazione a Piazza della Loggia. Il palco è già stato allestito in precedenza e ora sta parlando il sindacalista Franco Castrezzati. Per le strade non si aggira nemmeno un carabiniere. È una cosa strana, insolita. Sono le 10:12, sul palco c’è ancora Castrez... Un boato. Smarrimento. Lunghi istanti di silenzio. Panico. Urla, spintoni, gomitate. Un cestino, di quelli porta rifiuti, è esploso sotto i portici di Piazza della Loggia, a Brescia. Sono le 10:12 del 28 Maggio 1974. Un’ombra per un attimo oscura il cielo: è il corpo di Alberto Trebeschi, saltato in aria e morto sul colpo. Come lui perdono subito la vita Giulietta Banzi, Clementina Calzari, Euplo Natali e Bartolomeo Talenti. Pochi giorni dopo moriranno in ospedale anche Livia Bottardi, Luigi Pinto e Vittorio Zambarda. Un’altra bomba, un’altra strage, che conta in tutto 8 morti e 94 feriti. Tre giorni dopo la strage i funerali, a cui parteciperanno seicentomila persone provenienti da ogni parte d’Italia. Perché questa è una tragedia comune e queste morti sono morti inutili, ingiuste. Quell’anno il Presidente del Consiglio è

Mariano Rumor, di Democrazia Cristiana, e il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, in carica dal 1971. Anch’essi sono presenti ai funerali delle vittime, ma la loro partecipazione è fischiata dalla gente riunita in lutto, che mostra sul viso rabbia e indignazione per gli esponenti di un governo che non sa porre fino a quel massacro che si protrae ormai da più di cinque anni. Intanto a Brescia vengono avviate le indagini per la strage, che si snoderanno in tre filoni, portando alla luce rivelazioni incredibili, tremende e oscurandone altre:l a prima pista di indagini è coordinata dal sostituto procuratore di Brescia Francesco Trovato e dal Capitano de Carabinieri Francesco Delfino. I due orientano subito le indagini verso gruppi di estrema destra, avanzando con un processo a esclusione che annulla subito le ipotesi di colpevolezza di militanti di sinistra, che altrimenti avrebbero agito contro sé stessi, dell’azione isolata di un unico individuo squilibrato di mente o dell’esplosione di una caldaia, come invece era girata voce nella procura la sera stessa della strage. Il primo ostacolo che si presenta nel corso dell’investigazione è l’assenza di prove concrete: tutti i frammenti provocati dall’esplosione, infatti, erano stati rimossi dalla scena del crimine appena due ore dopo le 10.12 da un manipolo di pompieri, che con violenti getti d’acqua aveva lavato il selciato di Piazza della Loggia eliminando tutti i resti dell’ordigno, la cui natura è rimasta ignota. Non è chiaro chi abbia dato questo ordine giustificandolo col fatto di voler cancellare dalla vista il macabro spettacolo dei corpi dilaniati, ma Gianpaolo Zorzi, uno dei magistrati che segue l’inchiesta, parla di interrogativi che sorgono inquietanti sulla fretta di questa sconcertante operazione di pulizia. Le indagini di Francesco Delfino, tuttavia, non si fermano e lo conducono


D IC E MBR E 2 0 1 0 all’individuazione di uno strano personaggio. Si chiama Ermanno Buzzi, già indagato come ladro e mercante d’arte, che si definisce un nazi-fascista, e per questo si è fatto tatuare sul polso il simbolo delle SS. È un megalomane, ma verrà definito dalle perizie psichiatriche uno psicopatico: non è un uomo di grande affidabilità, tuttavia viene indiziato di strage in seguito ad alcune testimonianze, tra cui la più attendibile risulta essere quella di Ugo Bonati. Anch’egli ladro d’arte, accusa Buzzi e il compagno Angelo Papa di essere gli autori della strage di Piazza della Loggia e in un interrogatorio fa anche il nome di un certo Andrea Arcai, figlio del giudice Giovanni Arcai il quale si sta occupando dell’inchiesta sul MAR (Movimento Azione Rivoluzionaria), sulla quale è intenzionato ad arrivare fino in fondo. Ma non ci arriverà mai: il processo, infatti, gli vieni tolto di mano in seguito alle accuse rivolte al figlio e spostato in un tribunale di Milano. Le indagini del Capitano Delfino, dunque, si concludono col rinvio a giudizio di Buzzi e Papa. Il processo avviene presso la corte d’assise di Brescia in 15 mesi e si conclude il 2 Luglio 1979: il tribunale ordina l’ergastolo per i due accusati. Il processo viene, però, riaperto nell’Aprile dell’81 col ricorso all’appello: i giudici fanno notare quanto siano state contraddittorie e incongruenti le testimonianze e pretendono dunque dei chiarimenti. Le uniche due persone che potrebbero fornirli sono Ugo Bonati e lo stesso Ermanno Buzzi. Il primo, però, sparisce misteriosamente dalla circolazione, cosa strana poiché era sempre stato sotto stretta sorveglianza, mentre il secondo verrà strangolato nel carcere di Novara, dove era stato trasferito in attesa dell’udienza d’appello, da Mario Tuti (Fronte Nazionale Rivoluzionario, formazione armata di estrema destra) e Pierluigi Cancutelli (Ordine Nero) il 14 Aprile 1981. Perché? Non volevano che parlasse al processo e svelasse qualcosa di scomodo? E perché Bonati è sparito, chi erano le persone da proteggere che gli avevano commissionato quelle bugie su Ermanno Buzzi? Sono interrogativi che non trovano risposta. Così il 2 Marzo 1982 la corte d’appello ASSOLVE TUTTI, Angelo Papa e Buzzi, “un cadavere da assolvere”. Si apre dunque la seconda pista di indagini, condotte dal giudice Gianpaolo Zorzi. Questa seconda pista nasce dalle rivelazioni di alcuni pentiti, Sergio Calore (estremista di destra) e Angelo Izzo

ATTUALITÀ (neofascista), che affermerebbero che gli autori della strage siano gruppi di destra bresciani in contatto con quelli milanesi di Giancarlo Rognoni (Fenice) e di Cesare Ferri (MAR). Ferri verrà rinviato a giudizio insieme con altri due neofascisti milanesi, accusati di aver compiuto la strage. Un altro testimone, Gianni Guido, già in carcere con l’accusa di stupro, si vanta di conoscere altri mandanti, ma prima di essere interrogato evade dal carcere fuggendo in Argentina. Arrestato laggiù, riesce nuovamente ad evadere proprio mentre il giudice Zorzi si appresta a raggiungerlo, ottenuta una rogatoria. Sarà il rinvio dell’interrogatorio sotto richiesta di alcune autorità italiane a fornire al detenuto la possibilità di fuggire nuovamente e di sparire una volta per tutte! Già, ma quali sono le autorità italiane intervenute a ritardare (e ostacolare) il processo? Amareggiato Zorzi affermerà che “esiste una cooperativa di reti di protezione pronta a scattare sempre e ovunque”. Il 25 maggio ’86 arriva la sentenza: TUTTI ASSOLTI per insufficienza di prove. A dodici anni dalla strage non c’è ancora nessun colpevole! Ma Zorzi ha un’idea ben precisa di chi e perché abbia agito: il 1974 è l’anno delle innovazioni (approvata la legge sul divorzio) e delle vittorie di sinistra, ma c’è qualcuno a cui non piacciono questi cambiamenti e, anzi, preferirebbe un altro tipo di governo, più autoritario, magari una giunta militare. Ma perché aspettare le elezioni per tentare di capovolgere la situazione, quando è molto più facile e sicuro un colpo di stato, un golpe?! La Commissione Parlamentare incaricata di indagare sulle stragi ha individuato, a partire dalla metà degli anni ’60, almeno quattro tentativi di golpe, tutti falliti tranne il terzo, il golpe della “Rosa dei Venti”, organizzazione collegata a MAR e Ordine Nero e al SID, i SERVIZI SEGRETI ITALIANI... Questo colpo di stato non scattò mai, ma si protese negli anni come afferma uno degli indagati- con una serie di atti di terrorismo. Il contesto del 1974, dunque, è il fulcro di questa “strategia della tensione”, appoggiata anche da alcune autorità interne allo Stato.

P AGIN A 7 Comincia dunque l’ultima pista d’indagini, condotte dai sostituti procuratori Roberto Di Martini e Francesco Piantoni sulle basi delle “indagini Zorzi”. A testimoniare sono Carlo Digilio, esperto di esplosivi e membro sia di Ordine Nuovo che dei Servizi Segreti americani, e Maurizio Tramonte, membro di Ordine Nuovo e informatore dei Servizi Segreti italiani. Essi attribuiscono la colpevolezza a una cellula dell’organizzazione di Ordine Nuovo con a capo Carlo Maria Maggi. A fornire l’esplosivo dicono sia stato Delfo Zorzi (che niente ha a che fare con il giudice Zorzi). Tramonte, inoltre, racconta di aver partecipato ad un’assemblea organizzativa alla quale era presente anche Giuseppe Rauti, fondatore di Ordine Nuovo. I giudici chiedono dunque il rinvio a giudizio per Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Giuseppe Umberto Rauti. E proprio pochi giorni fa è arrivata l’ultima sentenza: TUTTI ASSOLTI!!! Dopo più di sessant’anni quelle otto vittime “inutili” non hanno ancora avuto giustizia, né i loro famigliari, né l’intera nazione, che per una strage tanto disastrosa si sarebbe aspettata una sentenza unica, chiara e immediata. E invece in tutti questi anni ha dovuto assistere solo ad un’occultazione di prove e ad un disarmante aiuto fornito ai criminali proprio da alcuni organi dello Stato, attraverso i Servizi Segreti. Queste cose lasciano l’amaro in bocca e più io andavo avanti nella mia ricerca più scoprivo cose terribili, alleanze mostruose, patti da rispettare a costo della vita e tanta morte senza scrupolo provocata da una parte di uomini per cui avere il potere, DIMOSTRARE di avere il potere, era tutto! Il tempo allontana i fatti dalla memoria e l’mozione dai fatti, rendendoli eventi storici, che sono sempre un po’ freddi e finiscono per essere dimenticati, soprattutto se avvolti dalla nebbia del mistero. Non dobbiamo MAI dimenticare.

Martina Brandi VE tutte le informazioni e i dialoghi sono tratti dalla puntata televisiva "Blu Notte, Strage di Piazza della Loggia" condotta da Carlo Lucarelli.


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CARDUCCI

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PER SALVARE IL MONDO NON C'E' BISOGNO DI ESSERE SUPEREROI Se questo articolo che sto per scrivere tato a farlo. Gli abitanti di quel paese contro che ha tenuto a scuola il 17 venisse stampato in Iran e io fossi uno sono stremati ed esausti di un governo Novembre, è che le firme raccolte per studente di un qualsiasi liceo iraniano, dittatoriale che mortifica la loro libertà la liberazione di Sakineh sul suo sito verrei arrestato, incarcerato senza e annienta la dignità umana, e così sono circa 300.000, mentre i fan di aver avuto diritto a un processo, e poi sono impediti anche a reagire; una Lady Gaga su Facebook sono più di 8 milioni: come Marina, nel più probabile dei casi sarei anche forte scossa anche a me sembra un condannato a morte. E' di un'esperi- per camvero e proprio crimine enza simile a questa che Marina biare le cose nei confronti dell'uNemat è stata vittima, colpevole di può venire manità di tutte quelle aver protestato nel più pacifico dei soltanto da persone, soprattutto modi contro il regime che governa il questo Occiragazzi, che non solo in suo paese: anche lei, come me ora, ai dente così Iran ma in tutto il tempi aveva sedici anni. Scampata pigro e memondo stanno marall'esecuzione grazie all'amore di un nefreghista, cendo in prigione o suo torturatore, dopo più di due anni ed è comstanno subendo molto passati in prigione, vittima di stupri e pito di ogdi torture, riuscì a riabbracciare i suoi nuno di noi, Marina Nemat. Foto di Mattia Serranò IIIB di peggio. Noi che riceviamo una istruzione cari; da diciannove anni vive in Can- che possiamo vantare una vera libertà, laica e approfondita, noi che abbiamo ada, e da quattro ha pubblicato il suo di reagire a queste ingiustizie che non ci la possibilità di protestare per ogni primo romanzo -il bestseller colpiscono forse nel corpo, ma che ci Prigioniera di Teheran-, nel quale rac- feriscono profondamente nell'anima, inezia come si sta vedendo bene proconta della sua vita in Iran e della sua perchè contrarie ad ogni diritto natu- prio in questi giorni, noi che passegesperienza in carcere, con lo scopo di rale. Marina, e chi come lei ha trovato il giamo per Milano senza venir frustati andare oltre il passato, senza dimenti- coraggio di protestare, senza frustrazi- perchè indossiamo colori troppo vicarlo. Marina rappresenta tutte le mili- one ma con grande tenacia ci vuole vaci o non abbiamo la barba, aboni di cittadini Iraniani vessati ancora sensibilizzare proprio a questo. Em- biamo il dovere morale -che deve oggi da una dittatura improntata su un blematico è l'impegno che la stessa inevitabilmente mutarsi in pratica per fanatismo religioso che ha condotto autrice ha dimostrato per sostenere la avere un'utilità- di reagire e di comalla distruzione quel grandissimo internazionalmente nota causa della battere questi crimini e queste paese. Anche se per più di vent'anni ha liberazione di Sakineh Mohammadi ingiustizie: perchè riguardano anche preferito voltare le spalle alle Ashtiani, nelle braccia della morte in noi, pure se ci separano centinaia di ingiustizie viste e vissute, tentando di Iran da quattro anni: anche a noi stu- chilometri, e perchè l'unico modo per vivere in un modo normale nonostante denti carducciani, come a tantissimi imparare a rispettare veramente la l'impronta della sofferenza che irrime- altri ragazzi nel mondo, ha proposto di nostra libertà e per non rischiare mai diabilmente si stava portando dentro, scrivere lettere per la sua liberazione, di farcela mai rubare è quello di rendalla morte della madre avvenuta circa che poi saranno recapitate diretta- derci conto fin da subito di quanto sette anni fa ha capito di non riuscire mente al presidente Iraniano Ahmadi- questa abbia valore, e di quanto più ad andare avanti in questo modo. nejad, passando per le mani del presi- questa non sia assolutamente sconHa trovato il proprio scopo: rendere dente del Canada. Il vero dramma, tata e gratuita per chiunque. Marina testimonianza della sua vita, che altri- come lei stessa ha sottolineato nell'in- Nemat è al mondo, secondo me, uno dei più chiari esempi di cosa significhi menti non avrebbe senso; combattere per migliorare le cose: se fosse rimasta nel silensenza ricorrere all'uso della violenza, zio, avrebbe ucciso tutte senza bisogno di essere grandi lauquelle sue compagne che, a reati o persone speciali. Il valore di un differenza sua, non ce uomo si vede nel coraggio e nella l'hanno fatta. Ha deciso che costanza che sa mettere in gioco di il mondo doveva sapere, fronte alle problematiche veramente perchè nessuno fino a quel importanti della vita; chiunque di noi momento aveva avuto il ne è in grado, e chiunque di noi coraggio di parlare apertadovrebbe meditare su ciò che questo mente dei fatti che consignifica. tinuano ad accadere in Iran, e perchè nello stesso Carlo Simone ID Iran chiunque è impossibili- La Prof.ssa Cambiaghi, che ha svolto il ruolo di interprete, e la scrittrice.


CARDUCCI

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L’Oblò sul… Concerto Era un giorno come tanti altri quel venerdì 3 dicembre: termometro vicino allo zero, accenni di neve mista a grandine e lampioni accesi alle 20.30 contribuivano a creare un'atmosfera tranquilla, quasi natalizia; solo qualche volantino appeso timidamente al cancello del nostro liceo ci invitava a lasciare il caldo giaciglio domestico per partecipare all'evento più "caldo" della stagione: il concerto del Carducci. L'Aula Magna comincia a riempirsi attorno alle 19.00, alle 19.30 comincia già l'assalto ai tavoli su cui troneggiano bottiglie dai colori sgargianti, patatine, popcorn, stuzzichini di ogni forma e sapore, e infine, custoditi con orgoglio combattivo da due intrepide redattrici, decine di cartoni di pizza fumante. Dopo un'ora di lavoro incessante da parte del servizio d'ordine, degli addetti alla vendita dei biglietti (muniti per l'occasione di un originalissimo evidenziatore rosa al posto del tradizionale timbro) e dei poveri distributori di cibo e bevande, ecco che la folla scalpitante comincia a lasciare il piccolo atrio per prendere posto davanti al palco, in attesa forse di poter smaltire il buffet. Le band non si fanno aspettare e, dopo un inizio un po' freddo, bastano i primi accordi, le prime rullate de "Le Situazioni Kafkiane" a fare sembrare improvvisamente le sedie troppo strette: si balla, ci si muove mentre sul palco viene reso omaggio a Renato Zero con "Il Triangolo"; ci si esibisce in una rudimentale conga sulle note di una canzone medievaleggiante per poi tornare immediatamente a danze più lente.

La sala è ormai pronta, viva, vivace, forate dell'Aula Magna; sono note caotiquando salgono sul palco i "Red che, piacevolmente ossessive, le loro, a Room": la musica cambia, si passa ad tal punto che molti, fisicamente distrutun suono spiccatamente rock dopo la ti, si concedono un attimo di meritato varietà offertaci dal gruppo preceden- riposo tra un bicchiere di Fanta e di tè te; è difficile infine riportare la calma alla pesca nella pace dell'atrio. per presentare uno dei momenti più Un considerevole ritardo nella tabella di attesi della serata, ovvero la premia- marcia non impedisce ai "Macho Nachozione del concorso fotografico a tema 's" di chiudere dignitosamente la serata, "vacanze estive". riuscendo inoltre nel diffiSi spengono le cile compito di far rafluci, l'aula è imfreddare gli animi eletmersa in un'atmotrizzati; e sulle loro note sfera di curiosa la sala inizia a svuotarsi; inquietudine menci si saluta come se non ci tre scure figure, i fosse un domani, si torna "Revo Fever", coa discutere di verifiche, minciano a suonainterrogazioni e tutto ciò re. Niente più goffi che è routine per lo stutentativi di ballare, dente; noi redattori rabora: con la complibrividiamo di fronte alla cità della penomquantità di cibarie sparse bra la massa inforper terra e ci mettiamo al me comincia a lavoro per far tornare dimenarsi in un l'aula come nuova, esaumovimento sem- Stefano Fiori, chitarrista dei “Red Room”, sti ma soddisfatti della foto di Emma Pelucchi VD pre più frenetico, buona riuscita del contravolgente; i più temerari abbando- certo. Voglio utilizzare queste ultime nano i tavoli pieni di leccornie per righe per ringraziare, a nome di tutta la avvicinarsi al palco e farsi investire dal redazione, i gruppi musicali che si sono fragore delle casse, altri addirittura – esibiti e, ovviamente, tutti coloro che messo da parte per una sera il proprio partecipando hanno contribuito a non decoro – si gettano con impeto cre- rendere vani i nostri sforzi; ricordo che scente tra le schiene e le urla della ogni critiche, purché costruttiva (no, turba, che nel frattempo aveva rag- "non c'era abbastanza pizza!" non è una giunto il palco tra spinte e slanci im- critica costruttiva) è ben accetta, anzi, è provvisi. indispensabile per poter organizzare in L'euforia collettiva non si interrompe, futuro qualcosa di ancora più consistene i "Subway Jesus" approfittano della te e ben fatto. Dario Zaramella IA situazione per far tremare le pareti

EVENTI! Con le vacanze di Natale alle porte si è sempre pieni di progetti fantastici che puntualmente non si portano a compimento perchè si cade vittime dell' indolenza. Ecco perchè vi propongo alcune iniziative che possano smuovervi da un tavolo imbandito e farvi smaltire le quantità industriali di pandori e frutta secca che avrete ingoiato durante il periodo festivo! - per gli appassionati di cinema: il 21

dicembre sarà proiettato al cinema Apollo, a soli 2,50 euro, "Happy family", una divertente commedia di Salvatores, ambientata a Milano. - dopo un' estenuante giornata di shopping in P.za Duomo, è d' obbligo una visita al nuovo museo del ' 900, con ingresso gratuito (ancora per poco). - venerdì 14 gennaio, a partire dalle 14.30 il Collettivo ha organizzato una lezione + performance di musica classi-

ca barocca, tenuta da Martin Nicastro e Riccardo Toso. Da non perdere! (svolgendosi durante la settimana di cogestione non avete scuse per non venire!) - a partire dal 14 gennaio, al Teatro Litta è in scena "Il vespro della beata vergine" con la regia di Michela Blasi, la regista che da anni lavora con il gruppo di teatro di questa scuola! Xhestina Myftaraj IIIA


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U NO S G UARDO AL M O ND O

A NNO V — N UM E R O I I

Ebbene, chi era Mario Monicelli?

C

ome nella migliore tradizione italiana, la notizia mista a gossip fa audience, si sa, e il suicidio di Monicelli -estremo gesto di chi ha passato la vita ad analizzare l'Italia,l'animo del suo popolo, il suo sgangherato sottobosco criminale – è tornato utile. Ebbene, futuri cinefili, ma chi era Mario Monicelli? Figlio di Tomaso Monicelli, giornalista e drammaturgo, cresce a Viareggio, ma termina il liceo a Milano (indovinate un po' dove? Al Carducci!) e sempre a Milano si laurea. Insieme ai cugini Mondadori scrive sulla rivista “Camminare”, dove collabora con futuri registi come Alberto Lattuada e Riccardo Freda; qui, si occupa della critica cinematografica, criticando aspramente la cinematografia italiana ed esaltando quella francese. Con Freda compie i primi salti di qualità, prima realizzano un cortometraggio muto in 16 mm tratto da un racconto di Poe (Il cuore rivelatore), poi i due passano a un lungometraggio premiato a Venezia come miglior film a passo ridotto, I ragazzi della via Paal. Dopo una gavetta da aiuto regista, inizia la collaborazione con Steno, prima al giornale satirico Marc'Aurelio,poi come sceneggiatori e, infine, nel 1949 in “Totò cerca casa”, a cui seguiranno altri 8 film. Data la prolifica produzione di quest'uomo, non posso parlarvi della sua intera carriera,per ora vi basti sapere che è stato appellato come autore nazional – popolare, padre della commedia all'italiana, demistificatore di sacralità e che ha ricevuto 4 nomination all'oscar come migliore film straniero per I soliti ignoti, La grande guerra, La ra-

gazza con la pistola e I nuovi mostri, svariati david di donatello, (miglior regia per Un borghese piccolo piccolo, speriamo che sia femmina e Il male oscuro), alcuni Nastri d'Argento e due Leoni d'Oro, tra cui quello alla carriera nel 1991. I sessant'anni da lui trascorsi a osservare la realtà della società italiana con occhio attento e disincantato, lo hanno portato ad essere un punto fermo nella storia del cinema italiano,un maestro capace di dipingere la nostra storia con un'ironia sagace ed equilibrata,in grado di donare ai suoi personaggi caricature insolite e briose,sempre sincere.

si serve di tutti i mezzi del caso (seduzione compresa) e riprende persino il luogo del colpo. Peccato che sfondino il muro sbagliato e… non voglio rovinarvi il film. Cast, regia e sceneggiatura impeccabili. Questo film è storia. La grande guerra (1959): un romano e un milanese, entrambi scansafatiche, si ritrovano arruolati al fronte. Accomunati dalla scarsa voglia di lavorare, i due provano sulla propria pelle tutte le disgrazie della guerra e una notte di ritrovano per sbaglio in una cascina che viene presa dai nemici; meglio una morte eroica o la salvezza i cambio di un'informazione? “...visto che parli così, mi a tì te disi propri un bel nient, faccia di merda..”

Nonostante in alcuni suoi film, come nei Soliti ignoti, emerga il ritratto di un sottobosco italiano dei più sgangherati, Monicelli ha sempre esaltato la forza del popolo italiano, sottolineando come il nostro paese seppe rialzarsi dopo una dittatura stupida e una guerra ridicola (si,era comunista).

L'armata brancaleone (1966): Italia medievale, un soldato di vaga al comando di un'armata di velleitari ancor più disperati di lui. Salva fanciulle, difende città delle invasioni musulmane e si ritrova in una crociata in terrasanta.

Arriviamo al dunque, ecco a voi una sfilza di film tanto per rallegrarvi dopo infinite sessioni di studio.

Ora, so che dei film avrei dovuto/potuto svelarvi qualcosa in più, ma si corre il rischio di svelare troppo subito, dunque buona visione!

I soliti ignoti (1958): un'improponibile banda di ladri organizza un colpo come ha visto fare nei film,

« Branca, Branca, Branca, Leon, Leon, Leon, Fiii... Bum! »

Laura Vitale Lollo IIE


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U NO S G UARDO AL M O ND O

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IL MARIANINO, UN NOSTRO COLLEGA RACCONTA UN’ESPERIENZA DI VITA. POESIA DEDICATA AD ALESSANDRA

A GIORGIA

Quando sei spenta

A scriver come te non son capace,

ti devi accendere

non so volare come un rapace,

come un raggio di sole

non so parlare con la mente,

e così in primavera

ma con il cuore veramente.

potrai sbocciare come un diamante

Voglio dirti con sincerità

e come d’incanto splenderai dal nulla.

che è raro trovar persone come te

- Giorgia Nasuti

ricche di tanta bontà. Sei una ragazza tanto forte

E

ra un freddo pomeriggio di Gennaio, innevato per coloro che avevano la possibilità di passeggiare lungo le strade milanesi, cupo e triste come tutti gli altri per coloro che erano in un letto d’ospedale e la neve la potevano osservare solo da una piccola e opaca finestra. Giorgia tornò nella stanza dopo una breve operazione chirurgica, all’inizio sembrava che si fosse risvegliata bene dall’anestesia, ma in seguito ci furono dei problemi, tanti macchinari, tante urla, manovre degli anestesisti, lacrime sul volto della sua mamma e poi per Giorgia il sonno dovuto ad una profonda sedazione. Io lì, di fianco a lei, impossibilitata ad alcun movimento per le troppe flebo, la fissavo, mi veniva da piangere, non ne avevo il diritto e allora pregavo. Giorgia ed io condividevamo quella stanza del Mariani da oltre dieci giorni, nei quali avevamo imparato a conoscerci, a ridere e piangere insieme, a subire i rimproveri delle infermiere quando il filo della flebo si attorcigliava intorno al macchinario contagocce. Ad un certo punto lei, sotto sedazione, disse: “Per Alessandra” e mi dedicò parola dopo parola questa incantevole poesia che ha rivoluzionato la mia vita. Con le lacrime che inondavano il mio volto, e gli occhiali completamente appannati scrissi “ A Giorgia” per farle capire in minima parte ciò che pensavo di lei e

che ha il coraggio di aprire tutte le porte

solo aiuto, spiegazioni, lavoretti manuali e tanta, tanta che purtroppo o per fortuna sarà ricca di diffifantasia. Nella scuola è custocoltà, dito un tesoro, uno scatolone ma tu le sai affrontare e pieno di costumi buffi e diverallora ti impegnerai ad incoraggiare tenti, così dei ragazzi come noi possono recarsi lì, indossarli, tutti coloro che sono più deboli. - Con un mondo di affetto, Alessandra Ceraudo chiamarsi e sentirsi pagliacci per un pomeriggio e andare a far sorridere i bambini che non riescono a venire alla scuolaospedale. Posso testimoniare l’importanza di avere una compagna di che è completamente sbagliastanza così bella e forte. Queste poesie to pensare che tutto ciò vada vennero pubblicate a Febbraio sul Maribene unicamente per i più picnino, un nostro collega un po’ particolacoli, perché io a quindici anni re, ovvero un giornalino scritto da bamnon ho esitato a decorare un bini e ragazzi ricoverati presso il padivasetto con una formina in das glione pediatrico Mariani dell’ospedale dipinta, non ho esitato ad abdi Niguarda. Al termine di un lungo corbellire una scatola con un teridoio verdino nella pediatria di Niguarnero orsetto e tanti cuoricini di da si svolta un angolo e si apre un monstoffa, il mio sorriso non ha do nuovo ed inaspettato: la scuolaesitato a comparire sul volto, ospedale. I bambini la mattina indossaquando un pagliaccio stupenno normalmente la cartella, prendono la do è entrato nella stanza suomerendina e vengono accompagnati a nando una trombetta e scacscuola probabilmente in macchina, lì ciando la noiosa donna delle incontrano i compagni sani e una maepulizie. Ragazzi, non voglio stra. Per andare alla scuola-ospedale essere io a suggerirvi di andare non c’è bisogno di sentire il dolore alle a conoscere questo posto, vospalle dovuto al peso dei libri, perché la glio lasciare al vostro cuore la cartella non serve; la merendina viene possibilità di darvi questo conconsegnata al giusto orario dalle infersiglio. miere, si diventa campioni per l’ecologiAlessandra Ceraudo VG smo perché per andarci basta un triciclo, i compagni sono i più belli e meno invidiosi che si possano incontrare in assoluto e le maestre sono “regolari”, hanno solo scelto una scuola un po’ speciale. Non esistono voti e verifiche, ma ed entrare in una grande città


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A NNO V — N UM E R O I I


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La redazione vi augura…

Se farete i bravi vi arriveranno tante copie inedite dell’Oblò...

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A NN O V - N UME R O II

Giochi →

L’OROSCOPO ARIETE 21 Marzo- 20 Aprile Avrete una settimana grintosa e sarete decisamente vispi! In casa non ci sarà alcun problema, anzi troverete un modo per trovare la vostra pace interiore… non fatevi buttar giù dall’esperienza di ricevere una cacca di colombo in testa!

TORO 21 Aprile- 20 Maggio Non sarà sicuramente un periodo tranquillo, dovuto soprattutto al fatto che il vostro partner a breve vi chiederà una pausa di riflessione, ma riuscirete con la buona volontà a superare ogni tipo di disastro che potrà capitarvi!

LEONE 23 Luglio- 23 Agosto La caratteristica di questo segno è la grande fiducia in se stessi… peccato che verrà presto svanita da una figuraccia che farete davanti a tutta la scuola. Siate comunque sempre su col morale!

VERGINE 24 Agosto- 22 Sett. Ruberete la dentiera alla vostra bisnonna che non aspetterà un istante a cancellarvi dal testamento; negate la vostra colpa! Anzi scaricatela su vostro padre…

SAGITTARIO 23 Nov. - 21 Dic. Il Natale è alla porte e vostra zia vi regalerà un maglione di pura lana imbarazzante… come se non bastasse quando i vostri amici lo scopriranno vi costringeranno a fare una foto e a pubblicarla su Facebook!

CAPRICORNO 22 Dic.- 20 Genn. Vi renderete presto conto che il piccolo ed innocente animale da compagnia che avete da poco comprato è in realtà un mostro a quattro teste che non vede l’ora di sbranarvi! La soluzione? Buttatevi dal quinto piano.

GEMELLI 21 Maggio- 21 Giugno In campo lavorativo avrete una settimana dai “fantastici” risvolti! Vedrete che la vostra media in matematica si abbasserà vertiginosamente senza la minima fatica. In famiglia ascoltate i consigli di vostra nonna… gli avi sono sempre i più saggi… BILANCIA 23 Sett.– 22 Ottobre

a cura di Roberta Sivo IF CANCRO 21 Giugno- 22 Luglio Tornando a casa vi accorgerete che vostra madre lancerà sassi contro i vetri delle finestre… non fateci caso… sono i primi segni della menopausa in arrivo!

Non avete bisogno di consigli sul lavoro, siete al Carducci, il vostro lavoro è studiare! Non avete tempo per l'amore, siete al Carducci, il vostro amore è per il greco! Non avete bisogno di soldi, vi basta la cultura! L'equilibrio dei pianeti è bilanciato, ma non vi preoccupate, il BILANCIO totale sarà positivo!

SCORPIONE 23 Ott.- 22 Nov. Se credete di aver già toccato il fondo vi sbagliate! Tra pochi giorni cadrete scivolando su una buccia di banana che vi procurerà una simpatica distorsione alla caviglia.

ACQUARIO 21 Genn.- 19 Febb. Avvertimento: evitate di spacciare davanti alla caserma dei Carabinieri perché sono sempre in agguato e sicuramente cinque anni al fresco non ve li negherebbe nessuno!

PESCI 20 Febbraio- 20 Marzo Il vostro amore spassionato nei confronti del denaro diverrà una vera e propria ossessione! Quindi emigrate in un altro paese dove rubare non sia un reato!


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D IC E M BR E 2 0 1 0

FLASH BOOK Sotto forma di promemoria ho pensato che avrei potuto parlarvi di un’iniziativa nata da alcuni studenti universitari e che sta avendo uno strano risvolto per le vie della nostra città… Ebbene, a molti viandanti è capitato di incontrare piccoli di gruppetti di studenti, seduti in cerchio in mezzo al marciapiede, che leggevano. “Ma cosa fate?””Leggiamo.” “Ma non potete leggere a casa?” “E perché non possiamo farlo qui?”. Ad ogni curioso offrono un volantino e una frase, o un commento, una citazione del libro che stanno leggendo. “Manifestazione” alternativa, assolutamente non schierata politicamente, pacifica, a favore della cultura: cosa è più culturale di un libro? La manifestazione è tuttora in corso, e non è organizzata, ma libera: si può aderire alla manifestazione anche con i propri amici, indipendentemente; io penso sia una bellissima idea. Di questi tempi la cultura sembra qualcosa di superfluo e troppo costoso, su cui si può risparmiare, eppure chi non è d’accordo risponde con insulti poco culturali e con atti vandalici: io credo in una via alternativa e più coerente, perché non provarla? [Tratto dal gruppo “Flash Book” su Facebook] 1- Flash Book è un gesto dimostrativo di Protesta. Non è un movimento, non è un gruppo studentesco, non è una manifestazione di massa. Il gesto consiste nel trovarsi contemporaneamente a leggere un proprio libro, in silenzio, e a lasciare il posto contemporaneamente allo scadere del tempo,

sempre in silenzio. Questo, e solo questo, è il Flash Book. Infinite invece, sono le cose che si possono pensare e dire riguardo ad esso.

ne espresso chiaramente il perchè del gesto in quanto il silenzio, semplicemente, non comunica. Da questo seguono diverse conseguenze:

[Protesta perchè l'idea è nata dalle continue frustrazioni che una persona che crede (spera?) di amare la Cultura, con tutta la vaghezza e l'universalità che il termine abbraccia, prova oggi, in Italia.] Da qui due conseguenze:

2a: non è necessario aderire ad una posizione interessata sul mondo per aderire al Flash Book, ma è sufficiente ritenere sensato il gesto in sè, nella sua forma estetica, per qualche motivo squisitamente personale.

1a: la frustrazione è sentita come un atto di violenza, dalle dichiarazioni dei politici ai programmi in tivù a come la gente parla in metro. Violenza sottile, subdola, ma profonda, inesorabile. Di rimbalzo il Flash Book è una Protesta subdolamente, visceralmente violenta, seppur di una violenza ridotta all'essenziale: il nostro esserci fisicamente impedisce il passaggio, creando un disagio al normale svolgimento dell'attività cittadina.

2b: nessuno nel Flash Book ha diritto a giudicare le motivazioni per cui qualcun'altro vi partecipa, le quali possono anche rimanere inespresse. Ciascuno ha il dovere di rimproverare la disobbedienza alle regole base durante il gesto, che in realtà sono una: il Silenzio.

1b: in quanto Protesta per manifestare un sentimento condiviso oggi, in Italia, essa si articola in un gesto nel qui ed ora, sulla strada (al freddo!). Flash Book è un evento dimostrativo, provocatorio che si esaurisce nella sua performance, non è un movimento. Se vogliamo è "l'idea Flash Book" che sopravvive al di fuori dell'atto in sé, come qui sul gruppo, ad esempio. 2 - Il contenuto esplicito si esaurisce nella forma esecutiva. L'epifenomeno Flash Book non rivela la Protesta in termini proposizionali, linguistici, logici: non vie-

2c: non è necessario essere informati sulla realtà quotidiana, sugli avvenimenti politici, sulle tematiche sociali connesse alla Cultura per ritenere il Flash Book un evento significativo, e quindi parteciparvi. 2d: Il Silenzio del Flash Book non può per definizione spiegare il perchè del gesto, per questo costringe il passante (come il partecipante!) a chiedersi il perchè. Il Flash Book vuole far pensare, e ci riesce benissimo, considerando le parole che stiamo tutti investendo su di esso. [Di: Lorenzo Pisoni, uno dei fondatori di Flash Book]

Credo che questo estratto sia più che chiaro: ora non vi resta che coprirvi per bene, scegliere un libro, e sedervi da qualche parte a leggerlo! Eleonora Sacco IF


A NNO V — N UM E R O I I

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Storia di una Madre ritrovata "...Che cosa rimproveri a noi e allo stato, tu che tenti di distruggerci? Che forse non devi a noi, prima di tutto, la tua nascita? Non fummo noi a regolare l'unione di tuo padre e tua madre che poi ti generarono? Rispondi, hai qualcosa da ridire contro quelle leggi che regolano i matrimoni? [...] E contro quelle che presiedono alla cura dell'infanzia e della sua educazione, quella che tu stesso hai ricevuto? [...] E dal momento che sei venuto al mondo, che sei stato allevato ed educato, come puoi dire di non essere, prima di tutto, creatura nostra, in tutto obbligato a noi, tu e i tuoi antenati?...". La prosopopea delle leggi di Platone, oltre ad essere un artifizio letterario di notevole impatto, riunisce in sé le motivazioni con cui Socrate, condannato a morte ingiustamente, si rifiuta di fuggire di prigione; tanto sono solide le argomentazioni presentate dal filosofo ateniese che a Critone, suo amico e discepolo giunto con un piano per la fuga, non resta che rassegnarsi e attendere con dolorosa pazienza la morte del maestro. Ora, appurato ciò, non sembra anche a voi di sentire, dietro alle parole delle leggi dell'Atene del V secolo, una voce lontana, dolente, la voce dell'Italia? Non è forse paragonabile a Critone chi, parlando della difficile situazione della scuola italiana o delle altrettanto preoccupanti prospettive dei giovani per il futuro — cito queste due problematiche perché mi riguardano da vicino in quanto studente —, trova nella fuga la soluzione definitiva? È vero, un'eventuale evasione dal proprio Paese in cerca di un futuro migliore non costituisce reato, non si può dunque assimilare all'evasione fittizia di Socrate, ma non è mia intenzione intavolare un lungo discorso sulle leggi riguardanti l'emigrazione, quando cioè è consentita e quando, come nel caso di Socrate, non lo è, né tantomeno inserirmi nell'annosa diatriba sulla condizione dei giovani neolaureati in Italia; rileggendo l'ultima parte del passo citato mi chiedo piuttosto se ognuno di noi sia davvero obbligato in tutto e per tutto alla propria patria, se sia nostro dovere o meno onorarla più del padre e della madre, in quanto "...la patria è tanto più nobile, più veneranda e più santa della madre e del padre e di tutti i nostri avi...". Non sono un patriota, sono uno di quelli che vede il proprio futuro altrove, per quanto la prospettiva sia angosciante, eppure l'affermazione di Socrate mi ha dato modo di vedere la Patria sotto una luce mai considerata prima d'ora, non più quindi come

concetto astratto, idealizzato, bensì come una parte di se stessi, un insieme di leggi, tradizioni, costumi, usanze, sulla base delle quali si forma l'individuo: paradossale come la nostra facoltà di ribellarci — per riagganciarmi a Socrate — ad una legge ingiusta affondi le proprie radici nella legge stessa, ché se ad esempio non esistesse il diritto allo studio ora non avrei nemmeno avuto i mezzi e gli argomenti per criticare il Paese, accontentandomi forse di un "governo ladro!" in posizione strategica, per dare enfasi al discorso, o — perché no? — del sempreverde "si stava meglio quando si stava peggio". L'altro giorno ero in metropolitana, seduto con il tipico atteggiamento da pre-versione (occhi fissi nel vuoto che trasudano male di vivere, postura da condannato a morte), quando sale una coppia, marito e moglie, probabilmente sulla cinquantina: "tedeschi!", dico tra me e me. Quante volte ci sarà capitato di comprendere al volo, prima ancora di udirne l'accento, la nazionalità di una persona che ci passa davanti, o addirittura di indovinare la regione di provenienza, tradita da quegli zigomi troppo pronunciati o dalla mimica singolare; non c'è bisogno di scomodare la psicologia per capire che, così come ciascuno di noi somiglia ai genitori, anche la nazione plasma i "figli" caratterialmente e fisicamente, fornendo loro un'educazione che, fin dall'antichità, è ritenuta patrimonio indispensabile per la crescita del cittadino (basti pensare al mos maiorum, pietra miliare di tutta la storia

romana, dall'ambito giuridico a quello letterario). E che dire della lingua? La varietà di dialetti della Grecia classica, oltre ad infrangere le poche certezze del liceale medio, è forse l'esempio più evidente di come ogni città, ogni gruppo di persone abbia alle spalle un bagaglio comune che lo influenzerà inconsciamente e lo distinguerà dagli altri per tutta la vita. Socrate crede che lo Stato debba essere persuaso, nel caso si macchiasse di qualche ingiustizia, a trovare la retta via non con la violenza e l'ingiustizia, ma con la pura arte retorica di cui egli era esperto; è quindi possibile, al giorno d'oggi, vincere l'ingiustizia con la parola? O è solo con la fuga che si può sperare di sfuggire all'ingiustizia, piaga antica quanto l'uomo? La risposta non è qui, ma credo che le parole di Socrate siano un monito universale, valido in eterno; certo è quindi che il legame con la propria terra natale non si può spezzare, e che qualunque decisione si prenda, sia essa bere la cicuta mortale, combattere con le armi o con il logos, oppure fuggire in esilio, lo si sarà fatto grazie a questo legame eterno. Ora riesco a scorgere una nota di affettuosa commozione in quei versi di Foscolo altrimenti vuoti, vedo Zacinto, terra materna, e vedo il poeta stesso riflesso in quelle "sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque"; penso a Dante, a Firenze, al dolore di essere traditi, ripudiati, pugnalati dalla propria "madre", il volto sereno e rassicurante trasfigurato in dura maschera di ghiaccio. Dario Zaramella IA

La Redazione Redattori: Martina Brandi VE (2E)

Leonardo Rovere VE (2E)

Impaginatrice:

Alessandra Ceraudo VG (2G)

Eleonora Sacco IF (3F)

Eleonora Sacco IF (3F)

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Mattia Serranò IIIB (5B)

Vignettista:

Chiara Conselvan VE (2E)

Beatrice Servadio VG (2G)

Silena Bertoncelli VC (2C)

Claudio Fatti IIIF (5F)

Roberta Sivo IF (3F)

Collaboratori esterni:

Giovanni Fumagalli VE (2E)

Dario Zaramella IA (3A)

Carlo Simone ID (3D)

Dario Elio Pierri IIIB (5B)

Xhestina Myftaraj IIIA (5A)

Laura Vitale IIE (4E)


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