L'OblòSulCortile_2010dNovembre

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NOME SOCIE TÀ

N OVEMBRE 20 1 0 A NNO V - N UMERO I Anno V — Numero I

SOMMARIO

Il Giornalino scolastico del Liceo Classico Carducci, Milano

L’Editoriale

C

I want you for O.s.C. Army

arducciani vari ed eventuali, siamo lieti di presentarvi la vecchia, noiosa, monotona, scarsa edizione dell’Oblò sul Cortile. La filosofia corrente all’interno della redazione, solitamente, impone canoni di autostima abbondantemente elevati, in modo da non gettare nello sconforto noi stessi prima ancora dei lettori, che appaiono ormai tediati dalle pubblicazioni trimestrali e scarne di un giornale che faticosamente tenta ancora di risollevarsi: è però giunto il momento di ammettere l’evidenza del nostro inevitabile collasso. Ebbene cari lettori la redazione ha analizzato, quanto possibile, questo fenomeno di depressione accelerata uniforme che ha colpito lei e i suoi frutti da circa un anno a questa parte. Dopo lunghe psicanalisi di gruppo, si è giunti a ritenere, con nostra grande meraviglia, che il problema non siamo solo noi, non sono tanto i nostri articoli quanto la scarsa

partecipazione da parte degli studenti: un giornale non potrà mai soddisfare 800 persone se ha una componente assidua di 6/7 elementi, non sarà capace di garantirvi un servizio frequente e soddisfacente. In redazione sono presenti ragazzi volenterosi, ricchi di idee, dinamici e ingegnosi che ogni giovedì si sforzano di trovare un nuovo e migliore aspetto al giornalino scolastico, spesso ci riescono, quasi sempre individuano modelli innovativi di un Oblò sul Cortile più interessante e anche più adatto allo studente annoiato della 3a ora, ma mai finora sono pervenuti ad applicare effettivamente le loro genialità teoriche. Con questo numero i prodi giornalisti in arme cominciano a riscattare il loro status depressivo e sconfortato con contenuti che si ritengono più vicini agli studenti, la recensione di un concorso fotografico indetto per voi, le interviste ai candidati alla rap-

Il 3 Dicembre.

Povero Cristo

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Al telefono c’è Papi

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Concorso Fotografico

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presentanza in Consiglio Stage in Irlanda d’Istituto, un’impaginazione firmata Eleonora Il Design Sostenibile Sacco (l’anno scorso si è Un bicchiere di latte caldo rivelata vincente), una Manifestazione 8/10/2010 campagna acquisti consi- Giochi stente. Abbiamo dunque decretato che sono i Cinema e dintorni numeri a mancare al Vignetta giornale per diventare Un avetranense qualunque veramente produttivo e allettante: per questo Intervista ai candidati chiediamo a tutti di inteMarina Nemat “Prigioniera a Therean” ressarsi maggiormente alla vita scolastica e a quella del suo giornale, partecipando alle redazioni, dando una mano formale o anche semplicemente scrivendo, ogni tanto, qualche riga sui vostri interessi, sugli accaduti per voi rilevanti, sul Presidente Lincoln come sul cane del vostro vicino: servono voci alla nostra scuola, provenienti da ogni parte, da ogni schieramento, da ogni studente, e l’Oblò sul Cortile è sempre pronto a fornirvi il mezzo tramite cui diffonderle.

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Chiara Compagnoni IIG

Solo per L’Oblò

, afkiane, Red Room K ni io az tu Si s, su Subway Je and Revo Fever! nd a B s o’ ch a N o h Mac nzionati

sul Cortile.

H. 19.00.

A l C a r d u c c i.

Per premiare i vincitori e i me

Per migliorare l’Oblò .

del concorso fotografico.

studenti. Per riunire gli

! o m a i t t e p s a i L’ATTESISSIMO CONCERTO. V


Attualità

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Povero Cristo

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olti credono che la Banca Vaticana sia una leggenda; dopo tutto la Città del Vaticano – luogo di palazzi, musei e cattedrali – che cosa se ne fa di una banca? Ma essa esiste, nel centro della Città, in una torre chiusa agli estranei. «E Gesù entrò nel Tempio di Dio, e scacciò tutti coloro che compravano e vendevano nel tempio, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie di coloro che vendevano le colombe» [Matteo 21:12, versione di Re Giacomo ] Ma mentre i cambiavalute stavano semplicemente fornendo un servizio, in modo che le tasse del tempio potessero essere pagate, la Banca Vaticana è stata ed è tuttora coinvolta in evasione fiscale, imbrogli finanziari e riciclaggio di oro nazista. Il Papa, come unico azionista della Banca Vaticana, è uno degli uomini più ricchi al mondo. La Banca Vaticana ha la particolarità di essere una delle istituzioni finanziarie più riservate al mondo, poiché non si sa molto di essa se non quelle poche informazioni che il Vaticano rilascia. Basandosi sulle interviste ai membri del Vaticano, il famoso cardinal Reese dedica un intero capitolo di «Inside the Vatican», romanzo da lui redatto, alle finanze pontificie. Egli era sicuro riguardo alla proprietà della Banca Vaticana: «lo IOR (Istituto Opere Religiose, società che gestisce tutti i business del Papa) è in un certo senso la Banca del Papa, che è il solo e unico azionista. Lo possiede, lo controlla»: e infatti la Banca Vaticana non è responsabile né verso la Banca Centrale del Vaticano né verso il Ministero dell’Economia; funziona in modo indipendente con tre consigli d’amministrazione: uno costituito da cardinali di alto livello, un altro costituito da banchieri internazionali e per

ultimo un consiglio che si occupa degli affari giornalieri. Detto questo, è da ormai più di due settimane che si sente parlare di una certa inchiesta su alcuni conti correnti di una società della banca del Vaticano (il Credito Artigiano), accusato di riciclaggio dal pubblico ministero romano Covatta: secondo l'accusa suddetta banca avrebbe trasferito denaro dai suoi conti correnti per un totale di 140 milioni di euro, senza specificarne la provenienza né la destinazione: in questo modo, è impossibile sapere se quei soldi siano frutto di operazioni illecite (potrebbero benissimo essere soldi della mafia, che nei conti correnti delle banche Italiane sarebbero subito stati scoperti, come sostiene il PM) oppure se si tratta di fondi regolari. Per chiarire questi aspetti, il giudice ha disposto il sequestro di 23 dei 140 milioni di euro: la risposta del portavoce vaticano non si è fatta attendere: "sui conti dello IOR " dice "c'è e ci sarà sempre massima trasparenza: attendiamo gli sviluppi delle indagini". Tutto è partito da una segnalazione della Banca d'Italia che, insospettita dai movimenti bancari di alcuni conti correnti della banca del Vaticano, ha segnalato l'anomalia alla Guardia di Finanza, che ha riscontrato l'illecito: partita la denuncia, si è scoperto il giro di affari "oscuri". Naturalmente, lo stato della Chiesa si dice estraneo a tutte le vicende, anche se non è la prima volta che nel Pontificio Stato si scatenano bufere mediatiche del genere:questi episodi ricordano molto quel che accadde negli anni ’70 – ’80, quando l’allora presidente dello IOR, il cardinale Paul Marcinkus, venne indagato per lo scandalo del crac del Banco Ambrosiano, e fu costretto a dimettersi: ciliegina sulla torta, si scoprirono anche dei

contatti strettissimi con la loggia massonica P2 nel 1981 (stesso anno del crac). Da allora, il fisco ha sempre avuto un “occhio di riguardo” per lo IOR, e da un anno e mezzo a questa parte, sono stati scoperti decine di casi analoghi, per un danno di centinaia di milioni di euro, irregolarmente prelevati in contanti da pochi conti correnti: questi soldi sono stati appunto ritirati da un sacerdote che li ha consegnati ad ignoti. In risposta, tutti i vertici della Banca Vaticana hanno sostenuto che quei soldi fossero stati consegnati alla madre dello stesso sacerdote: ma è stata sufficiente una verifica della Guardia di Finanza a smentire la voce, e ad alimentare i sospetti. Il prelato cui si fa riferimento sopra è Don Biasini, soprannominato “Don Bancomat”, lo stesso sacerdote che fu coinvolto nell’inchiesta degli appalti sulla ricostruzione de L’Aquila, quella della cosiddetta “cricca”: esattamente come in quel caso, egli avrebbe passato soldi a imprenditori mafiosi ritirandoli in contanti al posto loro, proteggendoli in tal modo da eventuali azioni penali. Ciò dimostrerebbe che il modus operandi della banca vaticana viola da tempo le norme antiriciclaggio europee. Nello specifico queste "spiacevoli situazioni",come le ha definite il portavoce della banca, riguardano soprattutto ex-dipendenti vaticani, prelati e civili inclusi nel testamento di qualche prelato; tutte persone che godendo in passato dell'amicizia di un qualsivoglia cardinale, sono riusciti ad aprire un conto nella banca meno conosciuta di tutto il territorio laziale (non italiano, poiché il Vaticano è uno stato straniero). Si tratta quindi di ben più che semplici sospetti, visto che questo a dir poco oscuro modo di operare potrebbe essere addirittura una prassi dello IOR. A carico dell'Istituto, infatti, ci sarebbero decine di movimenti bancari dove (prosegue a fianco)


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- al contrario di quanto previsto dalla legge - non viene indicato né il beneficiario dei prelievi (colui che riceve i soldi), né le causali delle operazioni (il motivo del versamento dei soldi e la loro provenienza). Non solo. Secondo quanto accertato dagli inquirenti emergerebbe che molti dei titolari dei conti aperti presso lo IOR siano dei prestanome (persone che appaiono al posto di investitori che non vogliono apparire pubblicamente) di clienti tanto ricchi quanto sconosciuti. E in molti casi, questi prestanome sono addirittura dei prelati. È il caso di don Biasini, il cosiddetto “Don Bancomat”, colui che sposta-

Attualità va grandi cifre dai conti della banca per l'imprenditore della "cricca" coinvolta nell'inchiesta Grandi Appalti (ricostruzione de L'Aquila dopo il terremoto), Diego Anemone. La Chiesa afferma che questi movimenti bancari sono stati sempre e solo a favore dello IOR, non quindi per favorire terzi sconosciuti. Ma se così fosse, perché occultare i dati generali del versamento, commettendo un reato? Perché omettere dei nomi, come mai nascondere le motivazioni (in gergo bancario "causali") del versamento di così tanti soldi (ricordo: 140 milioni di euro, di cui 23 sequestrati dalla procura)? Viene da pensare che chiunque fosse il

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beneficiario dei soldi sequestrati non sia “pienamente in regola” (se non avesse avuto nulla da nascondere si sarebbe fatto riconoscere, come prevede l’articolo 1 del decreto amministrativo 231 del 2007), o quantomeno non volesse avere a che fare con i controlli della Guardia di Finanza. “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera / ma voi ne fate una spelonca di ladri” [Matteo 21:13, Nuovo Testamento]

Leonardo Rovere VE

Al telefono c’è Papi

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'Utilizzatore Finale ha colpito ancora. Il solito piatto: scandalo a sfondo sessuale con contorno di minorenne. Il nostro premier in miniatura, infatti, è incappato in una storia di prostituzione ed abusi d'ufficio per via di una giovine cubista di origini marocchine. La quale, su modico compenso di settemila euro (ipsa dixit), avrebbe presenziato per una sera nella villa di Hardcore, ivin introdotta dal fido Fede, assieme ad un'amica, per sollazzo - sembrerebbe senza alcun tipo di rapporto - di un imprecisato ometto sulla settantina. Arrestata per furto senza documenti e tradotta in questura, Ruby è stata rilasciata in seguito ad un intervento dall'alto: una telefonata di Palazzo Chigi, cioè di Berlusconi, che l'avrebbe spacciata per la nipote di Mubarak. All'uscita della questura c'era ad attenderla Nicole Minetti, igienista dentale del premier candidata a sorpresa nel consiglio regionale lombardo. Una faccenda cupa e maleodorante. Ma l'aspetto più scabroso della vicenda come al solito sono i commenti della disinformatija di regime. Questi campioni della libera stampa e del libero pensiero, infatti, vomitano da giorni fiumi di blablabla insignificanti su quanto sia storicamente ricorrente il binomio potere-gnocca e giustificano il loro Capo adducendo motiva-

zioni inoppugnabili come "la gnocca fa bene" (l'ottimo Giordano, la voce bianca del padrone). La macchina dell'informazione berlusconiana ha fatto partire le sue rotative e in pochi giorni ecco confezionato un depistaggio prêt-à-porter; la Pravda ha intonato il bunga bunga; i professionisti della manipolazione si prodigano per evidenziare e mettere in risalto solo l'aspetto a luci rosse della vicenda, cogliendo l'occasione per esaltare l'"orgoglio etero" del latrin lover. Passa in secondo piano dunque il lato della medaglia che più dovrebbe interessare l'opinione pubblica: il fatto che un presidente del Consiglio si sia permesso di telefonare e di fare pressioni in questura per risolvere una faccenda personale violando le normali procedure, facendo strami delle istituzioni dello Stato liberale, le irride e le calpesta, quasi che siano ad uso e consumo del privato corruttore di turno. E' un comportamento inaccettabile di chi ogni giorno, con la sua condotta irresponsabile, sia in ambito pubblico sia nel privato, mina alle sue basi le fondamenta dello Stato di Diritto. Papi non ha perso l'occasione, ancora una volta, per manifestare la sua allergia al rispetto della legge. La sua determinante ingerenza atta ad arrecare vantaggio ad una persona a lui

cara, nell'ambito di una operazione di ordinaria amministrazione della giustizia che esulava completamente dalle sue funzioni, costituisce infatti un clamoroso caso di abuso di potere. Roba da manette. Se non fosse che nel luglio del 1997, con Prodi al governo (centro-sinistra), un'insensata leggina varata con i voti di maggioranza e opposizione ha di fatto depenalizzato questo reato. L'ennesimo soccorso dei presunti avversari. Così, nel paese della corruzione dilagante, è possibile che un premier abusi del prestigio della sua carica pe rrisolvere una faccenda personale, semplicemente alzando la cornetta del telefono, potendosi permettere anche il lusso di restare impunito. E' questo l'aspetto su cui dovrebbero martellare un'informazione libera e un'opposizione seria. Non sulle "singolari abitudini del premier", per quanto possano essere discutibili, non sui suoi gusti sessuali, e nemmeno sulla sua concezione del corpo femminile. Questi sono affari suoi e di chi lo vota. Di pubblico interesse è, invece, la privatizzazione della democrazia, l'uso personale delle istituzioni. Ma poi, certo, parlare di gnocca è più divertente. Claudio Fatti IIIF


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“Ehi, oggi non ha ancora piov…” “ZITTAAA!” «Mush-a ring dum-a dim dum-a da, wack for my daddy-o, there's whiskey in the jaaar! ♫»

EC: Oh, Èire! Prati verdi, pecorelle, nuvole di panna, qualche Sponton che spunta dall’ombra… (Big up per l’allitterazione!) ES: Il fantasma di Oscar Wilde, i lepricauni con pentole d’oro (Ci abbiamo provato: niente da fare, carogne infamanti, si nascondono, luridi schifosi…) Sacco, un minimo di contegno! Parliamo piuttosto di questo mirabolante, magnifico, strabiliante viaggio studio! Infatti, ciancio alle bande, da dove iniziamo? “Era quel lontano 9 Settembre 2010, ore 9 e qualcosa, aeroporto di Linate, 3 super professori, 45 baldi giovinetti attrezzati come le giovani marmotte: pentolini, cravattine scout, cappellini, calzettoni…” Stop! Senza di me questo articolo si perderebbe in sproloqui... Dunque, tutto ha inizio davvero un 9 Settembre, però la Sacco non aveva né cravattini né calzettoni. Ma parliamo delle giornate che abbiamo trascorso nei verdi prati Irlandesi suonando whistle e armonica... Alloggiati nelle calorose famiglie, cercavamo di sopravvivere nella terra dei folletti mangiando trifogli insieme alle pecore. Dopo scuola vagavamo per Bray e Dublino: abbiamo visitato il Guinness Store House, Dublinia, la National Gallery, e di Domenica abbiamo passeggiato sulle scogliere che colavano a picco nel mare, visitato il Kilkenny Castle, il monastero e cimitero di Glendalough, con le immancabili canzoni urlate in pullman (Discografia Beatles, De Andrè, Queen, e Bruce Springsteen solo per la Susi). Per non parlare delle visite alla

piscina (Lolla, così non potrai dimenticare) e le uscite serali! Attenti a ciò che fate, posso ricattarvi con le foto che ho scattato alle Irish Dancing! Insomma, sono state due magnifiche settimane! Se escludiamo le stonate collettive in pullman (sì, l’unica intonata era la Sacco) e le sassate da parte degli alcolisti celti è andato tutto benissimo.

sperienza! Basta che rimangano due (anzi, tre, portiamo anche l’Anna) posti liberi per permettere anche a noi di tornare, magari sempre con la nostra scuola ed i professori! La diversa mentalità, l’essere in uno stato straniero molto differente dall’Italia, con usi e tradizioni a volte assurde costringe ad adattarsi e comportarsi di conseguenza, soprattutto in ambito culinario… (Se non siete amanti delle verdure e della carne di dubbia provenienza, rimanete in Italia!) Credo di essere diventata immune a qualsiasi tipo di sostanza tossica o radioattiva, dopo tutte le dosi di formaggio arancione e tortini papposi allo schifo, patate intere, sandwiches non edibili nemmeno in teoria... And prawn chips (Non traducetelo per la vostra incolumità)!

Non dimenticherò mai le interminabili attese per l’autobus (Io e la Ele abitavamo davvero lontano insieme all’Anna DE PONTI [Grazie cara per averci dato buca nell’articolo, ora siamo in balia di noi stesse – Ti vogliamo bene!]), le possibilità sono solo due: o noi non eravamo abbastanza intelligenti da capire orario e uogo della fermata o erano gli autobus irlandesi ad essere tarocchi… Non è concepibile un’attesa media di un’ora e mezza! Comunque non possiamo non Però le canzoni erano ricordare la nostra fantabelle! E non puoi dire stica, gentilissima famiche non ti siano piaciute, visto come le lepricauno a Dublino, glia Mansfield, un covo di Un adorabili canti a squarciagola in lungo ed in larfoto di Laura Vitale IIE bambini! Ci hanno fatto sentire a casa, go… Anche se, confesso, non sei la sola cucinandoci lasagne e pasta, waffles, a non farsele uscire di testa. (The white pancakes e brioches, tazzone bollenti di sheep soundtrack award ce lo siamo Irish Coffee e tè… meritate mica per niente, del resto!) E E Billy, il nostro pestifero fratellino! Per non dire Jade, Darragh (per capire il nome abbiamo dovuto rubargli il quaderno dei compiti) e Connor! In una pretty Irish house, ci siamo calate nel ruolo di Irlandesi provette! A me sono anche venuti i capelli rossi e le lentiggini… Eh certo, con tutti quei pancakes alle carote che mangiavi! Comunque, scherzi a parte, consigliamo davvero quest’e-

come dimenticare l’immancabile bagno nel gelido mare Irlandese? Usciti dall’acqua, la temperatura esterna di 11 gradi sembrava quasi calda! Anche se al buttarsi non erano tutti d’accordo, alla fine non si è tirato indietro nessuno (Sacco promotrice dell’idea, ovvio)! Che nostalgia! Voglio tornare nella mia Èire! Vorrei sapervi descrivere a parole lo scenario mozzafiato che ci si srotolava davanti agli occhi mentre uscivamo da scuola… Il mare blu, la spiaggia sassosa, il cielo azzurro spruzzato di nuvole di cotone… Secondo me la Sacco ha una visione distorta di quello che abbiamo visto, ma va beh… Ma va’! Con questo speriamo di avervi convinto a fare un salutino ai lepricauni; ma vi avverto, prima che ci andiate: non dite mai “Non ha ancora piovuto, oggi!” Elena Cotroneo IE Eleonora Sacco IF

L’addio festeggiato con eroici tuffi nel Mar d’Irlanda, foto di Benedetta Perrone IIC


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IL DESIGN SOSTENIBILE

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e esigenze ambientali sono diventate prerequisiti del design contemporaneo e i progetti futuri scaturiranno sempre più dallo studio delle richieste funzionali, semantiche e ambientali. La tematica ambientale, infatti, è diventata cagione di sviluppo economico e di innovazione scientifica e tecnologica. Voglio quindi mostrare in questa pagina alcuni dei progetti di design, che ha un ruolo sempre maggiore nello sviluppo sostenibile. Bicicletta pieghevole Brompton: bici pieghevole che una volta richiusa occupa un ingombro leggermente superiore al diametro delle ruote. Frigorifero Ecofrigo: una piccola serra in vetro viene istallata accanto al frigorifero, del quale sfrutta il calore prodotto dal motore per recuperare la temperatura ideale alla formazione del microclima interno. Lavatrice Biologic: utilizza le piante come protagoniste di un lavaggio lento per filtrare l'acqua di scarico del tradizionale lavaggio. La luce , l'anidride carbonica, le sostanze nutrienti e la germinazione delle piante sono parte di un ciclo naturale che garantisce la rigenerazione del sistema, mantenendo al minimo i sottoprodotti dannosi.

Cellular Morph: la tecnologia applicata a una scala così ridotta come le nano particelle consente ai materiali e alle componenti del cellulare di essere flessibili, elastici, trasparenti e soprattutto resistenti. Filtro naturale Bel Air: oggetto la cui struttura valorizza la pianta, attrice principale della purificazione dell'aria, raccogliendola in un contenitore di alluminio sagomato e chiuso da un coperchio in Pyrex, con un'apertura per lo sfiato dell'aria e una per incanalare l'aria all'interno del sistema, attraverso l'uso di un ventilatore. Mobile in cartone Easy Edge: fatti con un materiale leggero e resistente, ottenuto tramite un processo di laminazione fustellatura, che vede sovrapposti fogli di cartone ondulato. Il risultato è un prodotto molto simile al legno, un materiale portante e già rifinito. Beatrice Servadio VG

UN BICCHIERE DI LATTE CALDO

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n un freddo pomeriggio di Ottobre mi reco nel quartiere cinese dove ho un appuntamento con i ragazzi della Comunità di Sant’Egidio. Dal 1992 in questa zona è sorta una scuola della pace che accoglie tutti i bambini: cinesi, italiani e di altre nazionalità. Purtroppo quest’anno è avvenuto uno “sfratto” e non esiste più una stanza dove poterli accogliere, ma non per questo i carissimi bambini vengono da noi abbandonati. Quel pomeriggio abbiamo deciso di andarli a trovare, portarli un po’ fuori con noi, parlare e fare merenda insieme. Ci incamminiamo, dunque, verso le loro case e i negozi dei genitori. Eccoci in via Giusti 20: dopo tre piani di scale a piedi arriviamo sul lungo corridoio di una casa di ringhiera, lo percorriamo tutto e bussiamo all’ultima porta; sentiamo la dolce voce di Simone, un bambino che frequenta la quarta elementare, che ci accoglie in casa, dove ci sono due fratellini più piccoli, uno affetto da una forma di autismo. Simone sta preparando loro della pasta per fare merenda. Gli domandiamo se

può lasciarli a casa da soli e venire con noi, ma ovviamente ci risponde di no, perché Simone, a soli 9 anni, ha la responsabilità di curare i suoi fratelli. Dopo aver parlato un po’ con loro, lo salutiamo e, proseguendo la strada, arriviamo al negozio di biancheria intima alla fine di via Niccolini: ad accoglierci è il piccolo Matteo, sorridente, con il suo papà; dopo aver chiesto anche a lui di venire a far merenda con noi ci risponde un “si” di un entusiasmo indescrivibile. Lo portiamo in un bar, e gli domandiamo: “Cosa vuoi che ti offriamo per merenda?” “Un bicchiere di latte caldo”; stupiti gli domandiamo se non desidera altro, ma risponde di no! Mentre Matteo sorseggia il latte caldo parliamo del suo approccio con la scuola, ed emergono tante paure verso il futuro, che lui vede difficile e insuperabile. Abbiamo cercato di fargli capire che le cose che si fanno a scuola hanno difficoltà crescenti in base all’età e alle scelte, ma sono difficoltà che tutti affrontano, e che non c’è bisogno di preoccuparsi. Mi auguro che si sia tranquilliz-

zato almeno un po’! Ho voluto raccontare in modo semplice questo pomeriggio che ho vissuto per chiedervi di riflettere con me, se vi può interessare, su realtà in gran parte diverse da quella che viviamo noi. Un bicchiere di latte caldo, la scelta di Matteo, di fronte a tutte le merende possibili: quanti di noi l’avrebbero fatta? Perché ha scelto proprio il latte caldo? E’ indescrivibile il suo immenso sorriso colmo di gioia di quando gli abbiamo dato la possibilità di non passare un intero pomeriggio, seduto su una seggiolina, nel negozio del papà impegnato a lavorare. Il loro affezionarsi in pochissimo tempo, il gridarti da un marciapiede all’altro di quelle vie: “Ti prego torni la prossima volta?”, il litigare per chi si debba sedere vicino a te per tre fermate di metropolitana vi assicuro che fanno capire il loro enorme bisogno d’affetto e l’immenso piacere che provano nel riceverlo, e fanno si che tu non possa mai pensare di abbandonarli! Alessandra Ceraudo VG


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L’attesissimo Concorso Può una fotografia, in questo mondo inflazionato di immagini, trasmettere un messaggio, regalare ancora un'emozione?

miglior fotografo del miglior liceo di prestigio tra i licei prestigiosi milanesi (…no, non sto parlando del Berchet!).

Noi all'Oblò sul Cortile crediamo di sì e alcuni mesi fa abbiamo deciso di indire un concorso fotografico.

Giorno e notte eroi ignoti, i cui nomi sono nascosti tra le firme del nostro giornalino, hanno lavorato instancabilmente per rendere anonime le 128 fotografie, inviate dai 71 partecipanti: un'opera immensa, cui va' il plauso di tutti e la riconoscenza della scuola.

Per tre settimane è rimasto attivo un indirizzo e-mail e giorno per giorno sono arrivate le foto, poche all'inizio, moltissime tra le 19 e la mezzanotte del giorno della scadenza. Intanto, i giurati – la prof.ssa di Storia dell'Arte Ricciarda Ricciardelli, l'ex studente del Carducci Andrea Tosini e chi scrive – si consumavano nell'ansia dell'attesa, appesantiti dal gravoso onere dell'impresa che si apprestavano a compiere: scegliere la migliore fotografia del

Giunti a questo punto della narrazione non possiamo esimerci dallo scrivere di un fatto molto spiacevole: l'album di facebook delle foto del concorso, accessibile inizialmente solo a un numero ristretto di redattori, è rimasto visibile a tutti per pochi istanti. Istanti in cui compagni di classe, amici e parenti degli autori delle

Primo Classificato: Dario Pizzul IH

Secondo Classificato: Carlo Simone ID

“Riponi tutte le tue preoccupazioni nelle mani di tua madre, poi scagliale lontano da te, negli abissi”

“Dicono che non ci sia più bisogno di bellezza, soltanto perché siamo diventati incapaci di cercarla nei posti giusti. Un'idea potrebbe essere quella di svegliarsi due ore prima e guardare verso est.”

1° Premio per la semplicità e l'efficacia con cui è espresso il rapporto madre-figlio; la composizione dell'immagine crea un'atmosfera di raccoglimento e l'atemporalità del soggetto e il colore dei

2° Premio per la composizione elegante e il piacevole contrasto della luce. Le linee sinuose delle foglie degli alberi ricordano una stampa giapponese.

riflessi del mare ricordano dipinti ottocenteschi e impressionistici.

Terzo Classificato ex aequo: Francesca Motta IIF

Terzo Classificato ex aequo: Chiara Lecchi IA

"Me la sono trovata davanti per caso questa bambina, in una giornata in cui il vento gelido delle Ande trascinava storie e musica e ne faceva turbini d'aria che si insinuavano sotto le giacche e i maglioni d'alpaca fino ad arrivare alla pelle, al sangue, all'anima. Forse era quella luce sgargiante che faceva sembrare tutto straordinario, eppure avrei giurato di averle visto negli occhi tutta la tristezza e la bellezza sfrontata del suo paese. 30 luglio, Canyon del Colca, Perù "

“Bahnhof Postdamer Platz (Berlino)”

3° Premio ex aequo per aver colto al momento giusto l'espressione della bambina in un'immagine realistica e non oleografica.

3° Premio ex aequo per la capacità di cogliere la trasformazione della città tra presente e storia recente, con un taglio dal basso che valorizza l'immagine.


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Fotografico dell’Oblò! foto si sono precipitati a mettere decine di “Mi Piace” ai lavori dei propri beniamini! Questo incidente, che stava per pregiudicare la validità del concorso, solleva un interrogativo ancora più inquietante: che cosa accidenti fanno i Carducciani su Facebook tutto il pomerggio, anziché studiare? Attendiamo una circolare chiarificatrice della Presidenza in merito: è uno scandalo che gli studenti del miglior liceo di prestigio tra i licei prestigiosi milanesi possiedano un account di questo mostro ruba-tempo.

classifica: la differenza tra primi, secondi, terzi posti e menzioni speciali è molto ridotta. Impossibile, come sempre quando si parla di arte, essere oggettivi. Come si nota dalle motivazioni che accompagnano le foto, si è cercato di valutare se l'autore ha tentato di trasmettere un messaggio, l'abilità tecnica e compositiva e l'effetto dell'immagine su chi la osserva.

La giuria d'eccellenza non si è, però, lasciata turbare e ha portato a termine il suo compito, che si è rivelato sin da subito difficile: molte sono state, infatti, le foto d'effetto, quelle studiate, quelle impegnate e, soprattutto, quelle belle. Difficilissimo, poi, stilare una

Tutti i Carducciani sono invitati alla premiazione, che si terrà al grande concerto del Carducci. La data dell'evento, a causa di impedimenti burocratici è ancora (ahinoi) da definire.

Ai vincitori e ai menzionati del prestigioso concorso dell'Oblò sul Cortile vanno i più vivi complimenti di chi scrive.

Mattia Serranò IIIB

Menzione Speciale: Luca Gironi IC

Menzione Speciale: Valeria Cappellin IC

“New York, Brooklyn Bridge - Walking towards Manhattan”

“L’uomo e l’infinito”

Menzione per il punto di vista originale e un colore che ricorda i viraggi seppia delle prime fotografie.

Menzione per l'atmosfera romantica che ricorda il dipinto “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich.

Menzione Speciale: Federico Pratesi IA

Menzione Speciale: Giulia Cammarata IIID

“Una mamma ghepardo mentre scruta il paesaggio circostante, per scongiurare eventuali pericoli per i suoi cuccioli, si mimetizza perfettamente con l'ambiente circostante ("Hai mai visto un ghepardo nascondersi dietro un filo d'erba?")”.

"Ai bambini basta poco per occupare il tempo. E forse è proprio questo il segreto della loro spensieratezza e il dare importanza ai particolari conferisce loro un privilegio che, una volta cresciuti, purtroppo perdono: il loro sguardo sul mondo è così ingenuamente attento alle novità che ogni giorno viene vissuto in continua scoperta e il sentimento di meraviglia che li anima rende il mondo, ai loro occhi, un posto meraviglioso".

Menzione per aver ben ritratto la maestosità del ghepardo nella sua immobilità.

Menzione per la capacità di raccontare il tema dell'infanzia con pochi dettagli.


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RESOCONTO DI UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL MALCONTENTO 8 Ottobre. Ore 7:45. Aprono i cancelli del Carducci e con essi si apre una lunga giornata fatta di proteste, slogan e cortei per tutta Milano. Un gruppo di studenti, armato di volantini, si piazza davanti all’entrata dell’edificio per informare i colleghi che ne sono all’oscuro circa le cause della manifestazione che quel giorno si sarebbe tenuta in molte piazze d’Italia per il “No Gelmini Day”; l’iniziativa riesce a coinvolgere solo una cinquantina di studenti, un numero, tuttavia, inaspettatamente alto per gli standard del Carducci. Dal liceo parte lo spezzone carducciano che, invadendo i marciapiedi di C.so Buenos Aires, va a ricongiungersi in P.ta Venezia con gli studenti delle altre scuole della zona; da lì la fiumana di liceali si riversa in piazza Cairoli, dove ad attenderla vi è una folla formata da altri studenti, insegnanti, genitori, precari, ecc… Circa in 20.000, infatti, sono scesi in piazza per protestare contro la riforma e i tagli all’istruzione, messi in atto dal governo con una serie di leggi e di decreti in vigore dall’anno scolastico 2010/11 (v. Art. 64 della L. 133 e D.L. 137). Alle 9:30 inizia la manifestazione vera e propria. Striscioni colorati, slogan, gente che si affaccia dalle finestre e applaude l’iniziativa in segno di approvazione: Milano è in fermento, così come il resto d’Italia. Dopo aver raggiunto Missori, attorno alle 10:30, il corteo si divide in due: la prima parte, guidata dal centro sociale “Cantiere”, si dirige verso il provveditorato di via Ripamonti al grido di “Make School, Not War”, alludendo al progetto “Allenati per la vita” firmato dai ministri Gelmini e La Russa, che prevede l’inserimento di corsi militari facoltativi (ma validi come crediti extra) all’interno delle scuole; il resto dei manifestanti, invece, prosegue fino all’Università Statale. E’ bene sapere, infatti, che la riforma Gelmini riguardante le

Giochi → Ok, ok, non lasciatevi spaventare: credo sia fattibile! Buon sudoku, e mi raccomando: non si fa durante le lezioni, ovviamente...

università è stata stilata proprio dal rettore della Statale, fatto che, unito alla forte necessità di coesione fra gli studenti medi e universitari, ha contribuito nella scelta dell’università come meta simbolica del corteo. Anche questa volta non sono mancati i momenti di tensione: mentre un’ulteriore ramificazione del corteo iniziale ha seguito un itinerario relativamente tranquillo che li ha condotti in L.go Treves, la polizia ha dovuto effettuare una carica di alleggerimento per stroncare sul nascere un altro gruppo di protestanti. Concludendo, la giornata dell’8 Ottobre ha dato la possibilità a migliaia di

studenti di poter esprimere il proprio dissenso, ma è già successo che la loro voce venisse spesso ignorata. Un grosso problema emerso durante la giornata dell’8 è sicuramente la mancanza di collaborazione tra gli studenti manifestanti, problema riscontrato soprattutto dopo aver rilevato l’impossibilità di tenere un’assemblea comune in Statale. Essi, tuttavia, non rimarranno passivi ad assistere la distruzione della scuola e dunque del loro futuro. Dario Zaramella IA Martina Brandi VE, Isadora Seconi VA


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Cinema e dintorni

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emo che non tutti sappiano dell'interessantissima occasione che pochi Carducciani di prima e seconda liceo abbiano potuto cogliere l'anno scorso.

La nostra amata scuola è stata infatti selezionata, insieme ad altri due licei, dal Centro Sperimentale di Cinematografia per avviare un progetto di “cineteatro”. Dato che appartengo alla schiera dei pochi eletti che ne fanno parte,vi do una dritta : se amate il cinema fiondatevi ai provini non appena passerà il comunicato! Al corso, che è multilatere, potrete: • Studiare tutte le discipline coinvolte nel mondo della cinematografia, come recitazione, regia, sceneggiatura e montaggio; • Assaporare a pieni polmoni l'ambiente dei cineasti milanesi, dato che la

sede del CSC vi accoglierà a braccia aperte. Nota per tutti i maturandi interessati a questo mondo: i veri e propri corsi del CSC sono decisamente selettivi e ai bandi annuali prendono dalle 6 alle 8 persone l'anno, scelta che viene appurata dopo ben 2 test d ingresso: uno di cultura generale e l'altro di cultura cinematografica- grazie a cui vengono selezionate dalle 12 alle 16 persone che, dopo un mese di corsi propedeutici, vengono dimezzati. Insomma, rigorosa selezione, ma compensata dall'alta qualità della formazione; tra i nostri insegnanti compaiono infatti nomi come Gian Maria Cervo, commediografo italiano fondatore di un importante festival di drammaturgia internazionale - Quartieri D'arte Festival - e Roberto Antonelli,che ha collaborato con grandi nomi del campo, come Zeffirelli e Tognazzi.

• Lo spazio Oberdan ,che come voi ben saprete collabora con la Fondazione Cineteca Italiana,propone costantemente visioni di film anche di nicchia, rimasterizzati,seguendo sempre le più svariate tematiche (ricordiamo che proietta circa 400 film all'anno) • All'interno della sede del CSC stanno costruendo un museo del cinema, che dovrebbe fare concorrenza a quello di Torino • Al museo del cinema “Gianni Comencini” sono esposte delle meravigliose, nonchè antiquate, apparecchiature del cinema (cinematografi, strumenti ottici &co) Dulcis in fundo, date un’occhiata qui: http://www.snc.it/ http://www.cinetecamilano.it http://www.quartieridellarte.org http://www.spaziocinema.info/lerassegne/ rapollo/rive10-1 Laura Vitale IIE


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Un Avetranese qualunque

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ldo è un comune 30enne di Avetrana. Lavora alla palestra aperta recentemente in via Roma, passa le sue serate al bar “F. Carrozzo” e per ballare va alla discotca di Torre Lapillo. Ogni tanto si compiace di sentir nominare il proprio paese al tg regionale: ultimamente era successo per dei colpi di fucile esplosi contro un’abitazione e per il sequestro di alcune coltivazioni illegali di cannabis. Niente di onorevole, ma comunque fatti suficienti per dare al paese un po’ di fama. Il 27 agosto scopre, sempre al tg regionale, che una quindicenne del suo paese è scomparsa. Dapprima, come al solito, si compiace che Avetrana sia agli onori della cronaca, poi scopre di aver già visto quella ragazzina in giro, anche perché pare che non abiti lontana da dove lui lavora. Nei tre giorni successivi, la notizia è sulla bocca di tutti, soprattutto nella palestra, frequentata da alcuni compagni di scuola della giovane. La sera del 30 agosto Aldo, tornando a casa dal lavoro, vede delle facce sconosciute girare per il paese, ma non sospetta nulla di ciò che sta per accadere. Una volta a casa, accende la televisione su un canale nazionale e: “QUINDICENNE SCOMPARSA AD AVETRANA” come primo servizio del TG1. Certamente la cosa lo turba, però chi avrebbe mai pensato, di sentir parlare, un giorno, del proprio paese in tutt’Italia? Così Aldo, incuriosito ed eccitato dalla novità, esce e s’incammina verso la ormai celebre casa di via Verdi. La strada è transennata e, nono-

stante ciò, impraticabile a causa della folla e delle troupes di giornalisti. Allora torna a casa. La sera seguente il paese è ancora al centro dell’attenzione dei media. Stavolta Aldo, con un pugno di amici, riesce a intrufolarsi tra la gente col fermo proposito di farsi riprendere da una telecamera durante una diretta. Sua moglie e suo figlio, a casa, intanto, scandagliano tutte le reti su cui intravedono un tg, pronti a far partire la registrazione non appena si parli del paese (e magari si intraveda Aldo in diretta). L’impresa ha successo ed egli, da ora in poi, potrà vantarsi di aver avuto i suoi due minuti di celebrità. Però Aldo, essendo un umano, è un essere simpatetico e, al di là del momento di celebrità, ha a cuore il destino della ragazzina. Quindi, i giorni seguenti, partecipa alle fiaccolate, aiuta ad affiggere cartelloni, dà una mano come può, mettendo il suo entusiasmo a disposizione della giusta causa del ritrovamento. Man mano che passano i giorni ci si abitua alla straordinarietà: il viavai, le fiaccolate, le ricerche fanno parte della quotidianità del paese e della normalità, come è normale vedere Avetrana al telegiornale. Col passare del tempo alcuni giornalisti iniziano ad andarsene, fino a che rimane solo il programma “Chi l’ha visto?” ad occuparsi del caso. La situazione si riaccende quando viene trovato il cellulare della quindicenne: i notiziari ricominciano a fare congetture sulla vicenda. Fino al 5 ottobre, però, nulla di così rilevante.

E’ il 6 ottobre, quando la scomparsa diventa un omicidio, che si apre il grande circo mediatico. Arriva una seconda ondata di giornalisti, ben più agguerriti dei primi e il paese viene posto sotto assedio. Uscire di casa equivale alla certezza di incontrare, da un cronista di un giornale locale, all’inviato di spicco di Canale 5. Tutti gli alberghi del circondario sono pieni. La televisione diventa inguardabile: a ogni ora ci sono almeno due canali che si occupano della vicenda: Mattino 5, Uno Mattina, Pomeriggio sul 2, La Vita in Diretta, Matrix, Porta a porta, Bontà Sua, Quarto Grado, L’Arena… Ovunque interminabili dibattiti sul Mostro di Avetrana, colpevolisti e innocentisti, interviste a fratelli, zii, cugini, amici, conoscenti. Un paese del Salento diventa il covo del male. Sul sito dell’Ansa si contano ormai più di 200 lanci d’agenzia, e su quello del Corriere della Sera più di 100 articoli a riguardo. Arrivano curiosi da ogni luogo per poter vedere la casa dell’assassino, la tomba della vittima. Il figlio di Aldo non riesce nemmeno più a dormire da quando ha sentito che ad Avetrana c’è un mostro. Il 21 ottobre, dopo 15 giorni invivibili, appare una frase scritta sui muri, per scuotere l’opinione pubblica: “Qui non è Hollywood”. L’artefice è Aldo, che non sopporta più lo stato d’assedio. Certamente non libererà Avetrana, ma qualcuno da quel momento si farà qualche domanda sulla morbosità del proprio interesse. Dario Elio Pierri IIIB

Intervista ai candidati

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bbene, ci siamo quasi! Le elezioni, uno degli eventi più attesi e coinvolgenti dell' anno sono alle porte! Sieti pronti a votare? Scommetto che molti di voi sono molto indecisi a riguardo, perciò quale miglior mezzo di un' invervista a Gabriele Laffranchi (lista màlista) e Gaia De Luca (lista nea boulè) per chiarirvi le idee o, perchè no, farvi dubitare di quelle che già avete? Nello stendere le risposte, oltre a cercare di attenermi "letteralmente" alle risposte date dai candidati, ho dovuto necessariamente tagliare delle parti. Tuttavia alcune questioni possono essere uno spunto per le assemblee che si terranno tra poco. Ciò che personalmente mi ha colpita è, non solo il fatto che quest' anno non ci sia una terza lista (secondo me qualcuno si è perso in una delle numerose gite che volevano fare in Italia durante i week- end), ma anche che entrambe le liste, pur avendo l' obiettivo di rappresentare tutti gli studenti e di conseguenza le loro esigenze, nel formulare le proposte non abbiano reso partecipe tutta quanta la componente studentesca parlando con molti di essi, facendo sondaggi o, magari, un' intervista! 1. Perchè hai deciso di candidarti? GABRIELE: Vedendo la situazione in cui si trova la scuola mi son sentito chiamato in causa e mi candido per fare in modo che il consiglio

d' istituto possa avere a cuore il benessere degli studenti. GAIA: Data la difficile situazione in cui si trova la scuola, penso che sia giusto che anche noi studenti, che formiamo la componente più numerosa all' interno della scuola, prendiamo una posizione a riguardo. Io mi metto in gioco per cercare di creare una comunicazione tra la scuola, intesa come l' amministrazione, e gli studenti. 2. Qual è stato il tuo personale contributo dato finora all' interno della scuola? hai organizzato/partecipato attivamente alla realizzazione di un qualche progetto? GABR. Personalmente, a parte ovviamente partecipare alle lezioni in classe, ho sempre appoggiato con grande entusiasmo la cogestione e ho anche tenuti gruppi sulla musica classica, di cui sono molto appassionato.Tuttavia non penso che, siccome a scuola non ci insegnano musica, si debba fare una cosa alternativa, ma credo che si debba capire come una passione possa aiutarci nelle cose che dobbiamo studiare. Il mio desiderio di conoscere la musica, deve essere lo stesso che mi muove nello studio. GAIA: L' anno corso ho preso parte all' organizzazione del sit- in (che però coinvolgeva solo una parte degli studenti) e ho organizzato il concerto di fine anno, un' occasione bellissima per ritrovarci. E' stata davvero una gran serata!


A NN O V — N UME R O I Quest’anno invece ho tenuto una delle plenarie riguardanti la gestione della scuola e, anche se è stato molto faticoso prepararsi, è stato molto utile e interessante per scoprire quali sono i meccanismi che regolano la scuola. 3. Puoi collocare la tua lista all' interno di un determinato orientamento? pensi che l' ideologia e la politica influenzino le tue azioni? GABR. Io colloco la mia lista in un ambiente umano e in un' amicizia. Non penso che nell' ambito scolastico le idee politiche possano influenzare (dato che siamo tutti studenti alla pari). Far parte del consiglio d' istituto deve essere un' occasione per concentrare il lavoro dei rappresentanti e quello del consiglio d'istituto su quello che è lo scopo fondamentale della scuola: la formazione dello studente. Anche se si hanno delle idee, non bisogna cadere nell' ideologia ma aprirsi alla realtà e, se la realtà è che c' è una situazione difficile a scuola, si può anche avere un' idea a priori, ma di fronte a questo bisogna cercare un terreno su cui costruire qualcosa. GAIA: Sicuramente i candidati della mia lista hanno tutti una tendenza politica, ma quello che ci accomuna è un' idea comune che va al di là della politica; un' idea di partecipazione e di dialogo tra di noi, i professori e la preside. Chiaramente c'è la politica, ma nel momneto in cui in CdI ci saranno da prendere delle decisioni, il criterio con cui interverremo sarà il benessere dello studente. 4. Pensi che la lista di cui facevi parte /a cui eri legata l' anno scorso abbia poi realmente attuato le sue proposte? GABR: Noi abbiamo fatto diverse proposte tra cui la rassegna stampa, che non è stata attuata per motivi burocratici e l' aiuto allo studio. Di quest' ultimo abbiamo presentato una bozza ma poi il progetto si è bloccata, sia perchè il consiglio d' istituto si è bloccato, sia perchè il nostro lavoro di lista si è concentrato su quello che è scoppiato in seguito. GAIA: In parte. Alcune proposte sono precipitate nell' oblio come credo sia naturale (non per questo lo giustifico), alcune (come ad esempio l' orchesta) sono state realizzate con successo e altre sono state attuate, ma non hanno avuto buon esito a causa della scarsa partecipazione degli studenti (ad esempio il cineforum e la bacheca stampa). Quello infatti che quest' anno ci auguriamo è di riuscire ad essere così travaolgenti da coinvolgere il maggior numero possibile di studenti! 5. Cosa significa il nome della tua lista e perchè lo avete scelto? GABR: Malista significa "soprattutto, di più" e abbiamo scelto questo nome perchè l'idea è quella di dare di più e di fare in modo che anche nel CdI si vada oltre a certe formalità e dibattitti fini a se stessi. GAIA: Il nome della nostra lista è nea boulè, nuova perchè vogliamo in un certo senso "cambiare volto", svecchiarci e boulè (l'assemblea dei greci che coinvolgeva tutti i cittadini) perchè la nostra idea è quella di un'assemblea democratica e aperta, in cui tutti gli studenti si sentano accettati e possano portare le loro opinioni ed esigenze. 6. Come sono nate le vostre proposte? Avete reso partecipe tutta la scuola nel formularne? GABR: Le proposte sono nate per mettere in luce la posizione dello studente di fronte a quello che ci offre la scuola. Nel formularle siamo sicuramente partiti da un' esperienza personale e io mi sono anche confrontato con i miei compagni, tuttavia quest' anno non lo abbiamo fatto pubblicamente con tutti gli altri studenti. GAIA: Le nostre proposte sono nate per creare un ambiente di dialogo e di coinvolgimento e sono state formulate nel collettivo; infatti, prima abbiamo scelto le proposte e poi, chi sentiva di rispecchiarsi nelle iniziative e voleva mettersi in gioco, si è candidato; non abbiamo quindi coinvolto tutti gli studenti. Siamo stati però attenti nel vedere quali fossero le reazione degli studenti alle nostre proposte. 7. Qual è il principale obiettivo delle vostre iniziative? GABR: E' fare in modo che la scuola possa essere l'ambiente migliore per lo studente, che possa così stare alla proposta educativa e didattica che essa offre. Ciò non significa che noi non proponiamo, ma che anche nostre eventuali proposte debbano essere finalizzate a vivere meglio l'esperienza scolastica. Secondo me infatti, non bisogna perdere di vista il fatto che la scuola è fatta per studiare e imparare. GAIA: Il principale obiettivo è quello di far sentire protagonisti tutti gli studenti, andare incontro alle loro esigenze e aprire un dialogo per far davvero vivere la scuola. Spesso infatti, vedo ragazzi che appena suona la campanella scappano via e vivono quindi tutta la

P AGIN A 1 1 loro vita proiettati verso l' esterno. Quello che invece noi vogliamo è far diventare la scuola un luogo in cui portare le proprie passioni e in cui creare un legame con altri studenti, con cui durante le ore scolastiche non si avrebbe occasione di parlare. 8. Qualche piccola anticipazione? GABR La proposta su cui mi concentrerei di più è quella di disporre di alcune aule della scuola per studiare, magari con la supervisione di alcuni professori. Non è più dunque un progetto di aiuto allo studio, cosa che abbiamo visto esser molto complicata. Anche se è passata una circolare che non permette di rimanere a scuola e non abbiamo ancora parlato con la preside di questo, noi crediamo che la scuola debba favorire lo studio e l' incontro fra gli studenti. GAIA: La mia lista ha l'intenzione di fare delle assemblee, chiamate Stati generali, che venivano convocati in Francia quando si vedeva che nello Stato c' era un problema. Siccome è palese che ovunque (nella scuola e nel mondo) ci sono dei problemi, noi vogliamo discuterne e vedere come ci toccano. L'obiettivo infatti, è quello di portare vicino a noi quello che ci sembra lontano e riuscire a capire cosa possiamo fare a riguardo. 9. Pensi che la tua lista rappresenti le esigenze e gli interessi di tutta quanta la componente studentesca? GABR Sì, non mi sento di escludere nessuno perchè è il livello umano che si cerca. Noi vogliamo andar incontro alla condivisione di una realtà: quella scolastica, che include tutti gli studenti. GAIA: Dal punto di vista delle nostre idee politiche, che inevitabilmete influenzano in parte quello che facciamo, non credo di rappresentare tutta la componente scolastica. Per quanto riguarda invece i progetti che noi abbiamo, credo che essi coinvolgano tutti, poichè dialogare è un' esigenza che tutti hanno. 10. qual è il punto di forza della tua lista? GABR L' amicizia che ci lega! GAIA: Il fatto di essere tutte persone nuove, che hanno fatto una lunga "gavetta" nel Collettivo e che hanno una gran voglia di fare. Inoltre, mentre prima nel Collettivo, essendoci personalità molto forti, c' era più una struttura gerarchica, noi ora vogliamo creare un rapporto più "democratico", condiviso. Ci siamo infatti divisi in "gruppi di lavoro" in modo tale che nei progetti ognuno faccia la propria parte. 11. cosa differenzia la tua lista dall' altra? GABR Personalmente credo ci differenzi il fatto che più volte in CdI siano state portate avanti da parte loro delle lotte ideologiche, cioè basate su un' idea. E' giusto avere un' idea, però bisogna essere realisti e concentrarsi sullo studente. GAIA:Sinceramente non ho ancora visto i loro punti (ci tengono molto a tenere riserbo su quelle che sono le loro proposte). Quello che spero è di essere tutti accomunati dall' intenzione di aprirci, visto che siamo tutti studenti e abbiamo lo stesso interesse: vivere bene la scuola. 12. credi che la popolarità sia importante tanto quanto la serietà e l'affidabilità per vincere? GABR Credo che la popolarità sia senz'altro utile per ottenere voti, personalmente però non sono disposto ad acquisirla facendo mosse "basse". Non mi sento quindi ricattato dal voto e dalla popolarità. GAIA: Penso che la popolarità sia una componente, ma quando una persona è seria, questa passa in secondo piano.mLa caratteristica indispensabile è per me la serietà e la capacità di comunicazione; è importante infatti far passare la nostra passione nel fare le cose. 13. dì quello che più ti preme esprimere in poche righe. GABR Posto che siamo tutti in questa scuola, il nostro dovere da studenti e rappresentanti degli studenti è studiare e far in modo che anche il CdI possa lavorare serenamente per aiutare il lavoro che viene fatto a scuola. L' altra cosa che mi interessa è un incontro; spero infatti di trarre da quest' occasione una crescita personale e di incontrare altre persone, anche con idee diverse dalle mie, ma che sentano il mio stesso bisogno. GAIA: Abbiamo la possibilità di scegliere e di crearci un bagaglio culturale che ci permetta di fare una buona scelta. La cosa più importante è questa: interessiamoci della vita, del mondo e scegliamo, ricchi di uno studio che non è solo quello sui banchi di scuola! Xhestina Myftaraj IIIA


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Una storia di violenza, sconfitta e rinascita: Marina Nemat

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arina Nemat è l’autrice di un’autobiografia che racconta al mondo quanto la violenza e il dolore non possano avere fine. A breve arriverà anche nella nostra scuola per una conferenza e dunque mi sembra corretto conoscere qualche dettaglio in più della sua storia attraverso la recensione del toccante libro “Prigioniera di Teheran ”. Oltre ad essere un’autobiografia, il racconto è anche un’importante testimonianza civile che, pur non avendo grandi pretese letterarie, è ben resa dal punto di vista narrativo grazie ad una prosa ricca di dialoghi che la rendono coinvolgente ed incisiva. Marina, una ragazza di sedici anni che vive a Teheran, si accorge di un cambiamento nella vita della città quando, da un giorno all’altro, non può più uscire con la testa scoperta altrimenti rischia di essere malmenata: infatti, quando al governo dello scià comincia ad opporsi il partito nazionalista di Khomeini, la vita quotidiana diventa un incubo fatto di rivolte in cui anche i meno coinvolti perdono la vita. Rinchiusa a Evin, la prigione di Teheran, come oppositrice politica, viene torturata e scampa alla morte solo grazie ad Ali, il suo torturatore, che la obbliga, però, a sposarlo. Vivendo con lui, tuttavia, sebbene conosca il suo terribile lavoro, scopre la sua umanità, inaspettata in un torturatore. Ma proprio quando Marina sta comin-

ciando a conoscere meglio Ali, egli viene ucciso dai suoi stessi colleghi. Ora Marina, resa finalmente libera anche grazie all’aiuto della famiglia di Ali, parte per il Canada dove finalmente per lei inizia una nuova vita. “Era un giorno d'estate perfetto senza una nuvola in cielo, ma avrei voluto che la neve ricoprisse ogni cosa; avrei voluto sentire il suo abbraccio freddo e sincero sulla pelle calda, sentirmi le dita gelate, indolenzite, intorpidite. Avrei voluto che tutto quel verde e quel rosso scomparisse sotto il peso dell’inverno e delle sue tonalità di bianco, così da poter sognare e dire a me stessa che con l’arrivo della primavera tutto sarebbe cambiato.” In queste poche frasi espresse dopo il matrimonio impostole con il suo torturatore Ali, si ritrova un sentimento contrastante: sia di sconfitta, nel momento in cui Marina sa che ciò che sta vivendo non può essere modificato, sia di speranza, nel momento in cui si accorge di desiderare fortemente che la sua vita cambi nonostante sappia che questo sia impossibile. Questo tema rende il racconto particolarmente umano come quando, finalmente libera, ripensa a quando Ali l’ha minacciata di uccidere i suoi cari se non avesse accettato di sposarlo; in quel momento Marina afferma: “E se fosse stata soltanto una minaccia priva di fondamento? Forse avrei potuto

dirgli di no senza mettere in pericolo nessuno. Che cosa sarebbe accaduto se lo avessi fatto? Adesso che ero distesa nel mio letto, al sicuro, essere coraggiosa era diventato molto più facile.” Un altro tema importante affrontato nel racconto è quello della violenza di Ali nei suoi confronti, una violenza che egli manifesta, nonostante ribadisca ogni giorno il suo amore per lei: per Marina, infatti, è inconcepibile che nella vita possano convivere l’amore più incondizionato e la violenza. Nell’episodio in cui Marina, dopo aver scoperto che Ali a Evin è arrivato anche ad uccidere, manifesta nei suoi confronti tutto il proprio odio e sceglie di esprimere questo sentimento a parole, considerando, questa, la forma più efficace per ferirlo. Lui, dopo l’aggressione verbale di Marina, usa la violenza come forma di rivalsa, cercando, a sua volta, di farle del male. Il libro ha un lieto fine, rappresentato dalla nuova vita che Marina ha potuto costruirsi in Canada. Per lungo tempo non è riuscita a raccontare la sua storia, ma ora, consapevole dell’esistenza di altri casi simili al suo rimasti nell’ombra perché mai resi noti, ha voluto far sentire la sua voce: una voce di speranza che possa far conoscere al maggior numero possibile di persone la sofferenza di altre ragazze tuttora vittime della sua stessa vicenda. Chiara Conselvan VE

La Redazione

Redattori:

Impaginatrice:

Alessandra Ceraudo VG

Eleonora Sacco IF

Chiara Compagnoni IIG

Vignettista:

Chiara Conselvan VE

Silena Bertoncelli VC

Xhestina Myftaraj IIIA

Collaboratori esterni:

Dario Elio Pierri IIIB

Elena Cotroneo IE

Leonardo Rovere VE

Claudio Fatti IIIF

Eleonora Sacco IF

Laura Vitale Lollo IIE

Mattia Serranò IIIB

Martina Brandi VE

Beatrice Servadio VG Dario Zaramella IA Carducci Concert di Giugno, foto di Gaia De Luca IIH


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