L'OblòSulCortile_2011cAprile

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NOME SOCIE TÀ

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Aprile 2011

Giornalino del Liceo Ginnasio G. Carducci, Milano


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ATTUALITÀ

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L’Editoriale Cari lettori, eccoci giunti nel periodo più caldo dell’anno: manca poco più di un mese alla fine della scuola e tutti gli studenti sono imbottiti di informazioni e pronti per esplodere nella fase finale di compiti o interrogazioni, invidiabili solo ad amici universitari. Per alleviarne le sofferenze e per distrarre l’alunno da queste moderne torture, “L’Oblò sul Cortile” si propone come valida alternativa alle ore notturne di studio “matto e disperatissimo”, che spesso infondono al Carducciano quel desiderio mistico di morte non naturale, unica via di scampo dal delirio della mente in tali momenti di apprendimento forzato. Per non tediarvi ulteriormente con la descrizione di queste infelici situazioni, comincerò invece uno sproloquio sulle straordinarie qualità che il nostro giornalino sta assumendo in questo ultimo periodo: come avrete notato, lo scorso numero era formato da 20 pagine (record degli ultimi tre anni, se non di più) e questo dovrebbe raggiungerlo tranquillamente; certo non è la quantità a definire la qualità, ma speriamo in ogni caso che quest’ultima risulti a tutti apprezzabile, dato l’impegno che ogni redattore mette nella scrittura, nell’organizzazione e nella scelta degli argomenti. Dovrebbero esservi graditi i contenuti che trovate nell’“Oblò” non solo per la varietà che riusciamo a offrirvi grazie alla numerosità dei redattori (per l’acquisto di nuove reclute) e delle idee diverse e divergenti che nascono all’interno della redazione, ma anche perché stiamo cercando di coinvolgere sempre maggiormente gli studenti con interviste, giochi, recensioni, meglio approcciabili da tutti. I vostri redattori, o meglio parte di essi è stata da poco al Conve-

gno Italiano di Stampa Studentesca (CISS) a Perugia per trovare nuove idee e per confrontarsi con altri giornalini d’Italia, in modo da poter imparare da essi e innovare le pagine carducciane, e per poter anche offrire spunti, consigli e riflessioni alle altre testate studentesche. È stata un’esperienza molto utile per l’“Oblò”, che ha tratto dalle discussioni tra i redattori di diverse scuole e città intuizioni preziose per miglioramenti o cambiamenti importanti. Avrete notato in primo luogo che la prima pagina del giornale è corredata di una copertina, disegnata da Elena Di Luca di III F, che dà al giornale una sembianza ancora più caratteristica e che, come primo tentativo, vorrebbe riassumere in sé il contenuto del numero. Se ci fossero degli appassionati di disegno che volessero contribuire a rendere le future copertine dell’“Oblò” sempre migliori, che non esitino a proporci novità o vecchiume ben composti e inviino alla mail del giornale (oblosulcortile@hotmail.it) le loro proposte, o si presentino in redazione per parlarne. Sono molto gradite le risposte costruttive e approfondite agli articoli pubblicati sui numeri

sommario La nostra fantastica copertina!

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del giornale, che solo grazie ai lettori e agli interessati vive, e che si nutre delle opinioni di questi ultimi per portare avanti il suo lavoro. Prossimamente esporremo in tutta la scuola degli scatoloni per raccogliere le vostre opinioni sui contenuti del giornalino e sul suo andamento di quest’anno, che a parere dei redattori sembra essere stato molto più vivace e interessante di quello degli anni passati: l’“Oblò” si è riscattato ed è condotto a nuova vita dai redattori che credono di più in un suo sviluppo.

Editoriale

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Intervista sotto i ciliegi in fiore

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Le donne cucite

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L’istruzione americana in Italia

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Siamo molto soddisfatti di questa rinascita e dei frutti di un impegno collettivo (o quasi) che sta ridando forma, contenuto e anima a un giornale dei più importanti nel percorso formativo di una persona: il giornale scolastico è la voce dello studente e ogni studente ha per questo il diritto, se non il dovere, di scrivere per il suo giornale, mezzo divulgativo che ad altri livelli (quotidiani, riviste, …) non offrirà più, così facilmente, la possibilità a tutti di esprimere le proprie opinioni. Invito, dunque, tutti a collaborare al progresso della comunità scolastica e a

Roger Waters — The Wall

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Intervista a Simona Severini

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Intervista ai “Macho Nacho’s Band”

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Real-But-Strange News + Vignetta

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L’Angolo del Tamarro

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L’Antologia dello squallore

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Accordi tra Sarkò e il Belpaese Eutanasia

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Cronache Carducciane

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L’Assemblea dei Delegati @Cineforum...

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Il 3° C.I.S.S. + Foto!

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Gioco Letterario + Poesia

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Creatività e scienza

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Intervista ai “Mocking Birds”

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Yanez

Le peggiori scritte nei bagni Lo strizza cervelli + Giochi

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Eventi + Redazione

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quello del suo giornalino, che si sta ridestando proprio per gli studenti e per le loro idee, difficilmente esprimibili tramite altri veicoli, che anche nella scuola, ultimamente, sembrano venire a mancare. Chiara Compagnoni

I redattori dell’Oblò che hanno partecipato al Convegno Italiano di Stampa Studentesca di quest’anno, da sinistra: Beatrice Servadio, Alessandra Ceraudo, Mattia Serranò, Laura Vitale Lollo, Eleonora Sacco, Chiara Compagnoni e Dario Elio Pierri. Piazza 4 Novembre, Perugia, 17 Aprile 2011.


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Intervista sotto i ciliegi in fiore Scuole italiana e giapponese a confronto "Tagliare fondi all'istruzione significa togliere il futuro": queste le parole di Akiko Kuno, insegnante di Giapponese al Politecnico del Commercio di Milano, al termine di un'intervista che ha messo in luce le profonde divergenze tra la scuola giapponese e quella italiana non tanto dal punto di vista strutturale — il percorso scolastico è pressoché identico al nostro — quanto da quello qualitativo. Una domanda tecnica: come è strutturato l'ordinamento scolastico in Giappone? "Così come in Italia la scuola dell'obbligo va dai 6 ai 15 anni, cioè elementari e medie; a quel punto la maggior parte sceglie l'indirizzo base delle superiori, in cui si riprendono con poche eccezioni le stesse materie delle medie (giapponese, matematica, inglese, ma anche musica, educazione tecnica ed economia domestica), mentre una minoranza sceglie un indirizzo tecnico o commerciale. Entrare in una buona università è molto difficile ma, almeno ai miei tempi, una volta entrati uscire e trovare una sistemazione lavorativa era una passeggiata. L'anno scolastico inizia in Aprile e finisce a Marzo, ed è suddiviso in tre trimestri: a metà e alla fine di ciascun trimestre vi è un esame, per un totale di sei durante tutto l'anno". Oltre agli esami in itinere lo studente giapponese deve sostenere esami di ammissione alle superiori e all'università: quanto conta entrare in una buona scuola? "Andare in una scuola media rinomata permette di entrare in un liceo altrettanto prestigioso, e così via. Il fatto che i test d'ammissione siano più impegnativi con l'aumentare del prestigio della scuola è già di per sé un tipo di selezione, tanto che il voto ha molta meno importanza che non in Italia: l'importante è passare. Ora le cose sono un po' cambiate ed entrare in università non basta più per avere un lavoro assicurato; molti giovani sono costretti a lavorare a poco prezzo e senza un futuro stabile".

Secondo lei questa pressione costante può generare rivalità o attriti tra gli studenti? "Per mia esperienza fortunatamente no; chi è meno bravo a scuola ha la possibilità di riscattarsi al pomeriggio, dopo le lezioni, partecipando ai vari club sportivi o culturali, parte integrante della vita

scolastica. Io ho fatto parte del club di tennis, ma chi non ama le attività sportive può iscriversi al club di fotografia o di musica, ad esempio". Con che frequenza si riuniscono questi club? "Ogni pomeriggio, dopo le lezioni, e qualche volta anche al mattino prima di andare in classe. Le lezioni iniziano alle

8.30, si interrompono attorno a mezzogiorno per il pranzo e riprendono dopo una breve pausa. Dalle 15.00 fino al tramonto ci si dedica alle varie attività extrascolastiche, che si interrompono solamente una settimana prima di ogni esame. Essere parte di un club è un modo per sfogarsi facendo ciò che più piace e, perché no, mostrare agli altri il proprio talento calcistico piuttosto che musicale (molti sportivi in Giappone hanno iniziato proprio così)". Come sei riuscita a conciliare lo studio con queste attività? "Generalmente studiavo di notte o al mattino presto, oppure concentravo tutto lo studio nella settimana di sospensione delle attività prima dell'esame; il fatto di avere un limite di tempo entro cui essere pronta mi permetteva di stare sui libri per ore e ore di fila, mi obbligava a ottimizzare il tempo. Per prepararsi ai difficili esami di ammissione molti studenti giapponesi — una volta erano una minoranza — vanno in scuole serali a pagamento, il che significa tornare a casa a mezzanotte inoltrata. Per questo motivo è facile addormentarsi durante la mattinata scolastica: durante la scuola dell'obbligo ciò non è permesso, ma a partire dalle superiori è difficile che un professore punisca uno studente se si addormenta durante le lezioni. Frequentare il liceo è una scelta dello studente, non un obbligo, per cui può decidere autonomamente se seguire le lezioni oppure no." Che importanza ha la divisa scolastica? "Ogni scuola, a partire dalle medie, ha una particolare divisa, diversa per ogni istituto. A dire la verità all'inizio non riuscivo a sopportarla, mi sentivo costretta e obbligata; al liceo invece cominciai ad apprezzarne la bellezza e l'eleganza. La divisa è un simbolo di appartenenza ad un gruppo, un segno di riconoscimento che si può indossare anche all'esterno delle mura scolastiche come abito elegante, tanto


P AGIN A 4 [Continua da pagina 3] che si usa durante le festività nazionali, o per uscire con il ragazzo. Sostanzialmente la divisa piace anche alle nuove generazioni, è un accessorio affascinante e "alla moda"; non c'è da stupirsi quindi se essa può influire o essere un fattore importante ai fini della scelta dell'istituto." Lei è in Italia da otto anni: quali sono, secondo lei, i problemi della scuola italiana? Cosa non riesce ancora a digerire e cosa invece salverebbe? "Se devo essere sincera non ho trovato nulla di positivo nella scuola italiana, purtroppo ho ancora molti dubbi. La prima cosa che mi ha fatto storcere il naso, la più evidente, è la mancanza di un campo sportivo: in Giappone tutte le scuole hanno un

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ATTUALITÀ proprio campo sportivo esterno, una piscina, e attrezzature per praticare la maggior parte degli sport; in Italia invece ci si limita ad avere un paio di palestre piccole e al coperto. La nostra scuola offre di base una grande varietà di possibilità: ci sono cucina, macchine per cucire, aule attrezzate per le attività pomeridiane (un'aula di musica con tutti gli strumenti, aule computer, ecc.) e diversi laboratori. Sin dalle elementari sperimentiamo un gran numero di materie, da giapponese a educazione tecnica, da inglese a economia domestica, e arrivati alla fine del liceo possiamo dire di aver provato un po' di tutto. Un'altra cosa che mi ha incuriosito è il gran numero di bidelli nelle scuole italiane: nella mia scuola ce n'era uno solo, e alla fine delle lezioni ,

a turno, dedicavamo un po' di tempo alla pulizia della classe e del resto dell'edificio. Inoltre non mi sembra che qui la scuola sia così pulita e in ordine...". Purtroppo lo spazio per l'intervista sta per finire: vuole dire un'ultima cosa ai lettori dell'Oblò? "Penso che lo scopo della scuola sia quello di fornire il maggior numero di stimoli allo studente, di fargli sperimentare ciò che da adulto non potrà più sperimentare. Alla vostra età si può fare ciò che si vuole, io non mi fermavo mai e ricordo con nostalgia quei tempi. La scuola deve permettervi di poter poi scegliere la vostra strada, ecco perché tagliare fondi all'istruzione significa togliere il futuro". Dario Zaramella

Le donne cucite

ella maggior parte degli stati islamici (Egitto, Somalia, Eritrea, Sudan, Nigeria) ancora oggi viene praticata la mutilazione genitale femminile. L'85% delle donne egiziane ha subito l'infibulazione, nonostante essa sia vietata. La Somalia è stata soprannominata "Il Paese delle donne cucite", in quanto la pratica è diffusa tra il 98% delle donne. Ma che cosa significa "donne cucite"? L'infibulazione, dal latino fibula, spilla, consiste nell'asportazione del clitoride, delle piccole labbra e di parte delle grandi labbra vulvari, cui segue la cucitura della vulva, lasciando una sola apertura per il passaggio dell'urina e del sangue mestruale. Quest'usanza viene imposta alle bambine all'età di sei/sette anni, quindi prima della comparsa delle mestruazioni, senza anestesia e generalmente da parte delle donne della famiglia o della comunità. Il motivo che spinge gli stessi familiari a mutilare le bambine è la preservazione della purezza. Una bambina non infibulata, infatti, è ritenuta impura, non trova marito e di conseguenza viene allontanata dalla comunità. L'infibulazione è una pratica di origine tribale, non legata quindi ad alcuna pratica religiosa: l'islam non richiede nessun tipo di manipolazione dei genitali che rechi danno fisico alla donna, anche il cristianesimo la considera un peccato contro la sacralità del corpo, perciò nei Paesi cristiani è ritenuta illegale. Le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili sono devastanti per la donna, sia dal punto di vista fisico che psicologico: i rapporti sessuali sono dolorosi e difficoltosi, fino a portare alla defibulazione

(scucitura della vulva), attuata dall'uomo prima del matrimonio. Inoltre, alla donna viene negato completamente il piacere sessuale, insorgono cistiti, ritenzioni urinarie e infezioni vaginali. Durante il parto si possono riscontrare complicanze sia a carico della donna che del bambino, dovute alla presenza di tessuti cicatriziali poco elastici. L'Italia è la nazione europea con il più alto numero di "donne cucite", circa 40.000, a causa della vicinanza ai Paesi africani e del conseguente flusso migratorio verso il nostro Paese. Inoltre sono 2000-3000 le bambine a rischio. Nel 2006

lo stato italiano ha emanato una legge che punisce coloro che procurano mutilazioni a carico dei genitali femminili, con una pena che va dai tre ai sette anni di reclusione. Ma quanti sono a conoscenza di questa legge? E soprattutto quanti sono informati riguardo al problema? Difficilmente in televisione, alla radio o sui giornali compaiono servizi o articoli trattanti l'argomento delle mutilazioni, per questo è necessario incominciare un processo di informazione e di educazione. Il primo

passo è sensibilizzare la popolazione attraverso convegni, raccolte firme, incontri nelle scuole che indirizzino anche i più giovani a conoscere e a parlare; anche l'informazione sanitaria ricopre un ruolo fondamentale: spetta a tutto il personale (medici, infermieri, psicologi, ostetriche, assistenti sociali) parlare alle donne mutilate con delicatezza, far capire loro che sono state prima di tutto vittime di un grave gesto di violenza, tanto più se si considerano l'età e le modalità. La loro esperienza deve essere di monito perché non si verifichi mai più in futuro. Per interrompere il circuito vizioso bisogna che siano proprio le donne a tutelare le potenziali vittime, cioè le loro figlie. Una delle tante "donne cucite" ha raccontato di essersi accorta della brutalità con cui veniva imposta l'infibulazione e di aver deciso di salvare la figlia con un piccolo inganno: diceva ai suoi familiari che la bambina sarebbe stata mutilata dalle donne della sua comunità, mentre a quest'ultime diceva esattamente l'opposto, cioè che sarebbe stata la sua famiglia ad occuparsene. In questo modo sia i membri della famiglia che quelli della comunità si sono dimenticati della bambina ed essa ha avuto la possibilità di crescere "senza cuciture". Il coraggio di questa donna, che mi ha convinta ad approfondire un tema così attuale eppure allo stesso tempo così nascosto, dovrebbe essere di esempio, perché tutti si interessino e impediscano così che altre bambine si trasformino in "donne cucite". Per chi volesse partecipare alla raccolta firm e, fa r e r if erim en to a l sito : www.noncepacesenzagiustizia.org Alessandra Venezia


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L’istruzione americana in Italia

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uanto la cultura americana è diversa dalla nostra? Ricevere un altro tipo di educazione apre nuove strade o le preclude? Interrogandoci sull’organizzazione della scuola, il primo ambiente con cui tutti i ragazzi si devono confrontare, notiamo già nette differenze. Jacopo è un quindicenne italiano, ma studia fin dall’infanzia in una scuola americana di Milano, per questo ho deciso di porgli alcune domande pratiche riguardo alla sua scuola. Quali sono le materie principali? Sono tutte obbligatorie o alcune sono facoltative? Si studiano inglese, storia, matematica, fisica/chimica e si possono scegliere una o due lingue; io ad esempio studio anche italiano e spagnolo. Due volte alla settimana c’è un corso facoltativo in cui si può scegliere tra educazione fisica, arte, arte digitale, fotografia, teatro o business study.

Quante ore trascorri a scuola? Sei im- che ti permette di accedere ad alcune università nelle quali questo è richiesto, evipegnato anche nel pomeriggio? In tutto sono sei ore e mezza, con un tando di fare il test di ammissione. Invece intervallo di 50 minuti. Nel pomeriggio la maturità classica americana, il SAT, ti c’è la possibilità di seguire degli ulteriori permettere di iscriverti a tutte le università corsi di lingue e di praticare attività americane senza problemi. Quanto il mondo della scuola è legato a Quali sono e come funzionano le valu- quello dell’università? Quando e come inizia l’orientamento? tazioni? Le valutazioni sono basate sul criterio I due mondi sono molto legati: infatti, duMYP, un criterio americano che segue rante gli ultimi due anni, si possono scegliere corsi ad alto livello in base al tipo di delle rubriche ben università a cui si è intedistinte e i voti posressati. L’orientamento “Nel pomeriggio c’è la possono essere su 100, in decima su 10 o su 8 per i sibilità di seguire degli ulte- inizia (corrispondente alla noprogetti o i temi riori corsi di lingue e di prastra seconda liceo) con importanti, mentre ticare attività sportive.” un colloquio durante il su 6 o su 4 per quale si espongono i quanto riguarda i propri interessi futuri e vengono, in base a compiti. questo, presentate le possibilità di ciascuEsiste un esame di maturità? no. Durante gli ultimi 2 anni si può svolgere Chiara Conselvan l'IB, che è la preparazione ad un esame sportive.

Accordi tra Sarkò e il Belpaese

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ttesissimo da tutta Europa, ecco le norme e direttive europee”: questa che il summit tra Italia e Francia ammissione risolve dunque tutti i prosugli immigrati si è concluso blemi legati all’identificazione e al tranella giornata di martedì 26 sporto dell’immigrato, e lo stesso presiaprile 2011, tra proteste, dente francese ha scetticismi e perplessità ge- “Oramai la Francia ha pre- lodato l’operato nerali. so una posizione che sem- del governo italiaMa al contrario di ogni ano per come ha bra di dialogo e di ricerca saputo spettativa, il Premier Silvio gestire di soluzioni comuni” Berlusconi ha saputo ancora questa terribile una volta trattare con la ondata di profucontroparte transalpina, riuscendo a far ghi. Tuttavia si abbassano anche i toni “convergere profondamente” gli interessi della nostra amministrazione, che se del presidente Sarkozy con quelli del Bel- prima accusava quella francese di inapaese: adesso i nostri cugini d’oltralpe si dempienze, ora ammette che oltralpe dicono d’accordo a far circolare i clande- “l’impegno è cinque volte superiore”, stini in Europa, a patto di riformare il trat- poiché mentre in Italia la media di clantato di Schengen. Un risultato inaspettato, destini accolti e regolarizzati è di diecivisti i toni poco gradevoli che fino ad oggi mila unità l’anno, in Francia le stime avevano utilizzato i ministri dell’interno e parlano di cinquantamila unità: numeri dell’immigrazione scelti da Sarkò, che che comunque sembrano “ingiusti” ai escludevano in assoluto questa opzione o due leader, in effetti “Italia e Francia ponevano limitazioni e regole assurde per non possono e non devono gestire queaprire le frontiere; inoltre, il documento ste emergenze da soli”, ricorda Berluprovvisorio che lo Stato Italiano ha emes- sconi. so e consegnato ai clandestini non respin- Il Premier ha inoltre inviato una lettera ti, è stato ritenuto “valido ed in linea con –firmata anche dallo stesso Sarkozy- al

presidente della commissione europea Barroso, nella quale chiede di riformare e rinnovare il trattato di Schengen, “pilastro fondamentale della costituzione europea”. Un incontro dunque che ha creato molte aspettative in tutta Europa, e che, al di fuori di ogni aspettativa, ha chiarito con toni sereni e (quasi) amichevoli i problemi dei due paesi: per ora le soluzioni sono solo le promesse dei francesi, ma per quanto scettici si possa essere, oramai la Francia ha preso una posizione che sembra di dialogo e di ricerca di soluzioni comuni, forse perché in effetti sospendere il trattato di Schengen, unica opzione possibile ai francesi per non accogliere i clandestini, è stato dichiarato “impossibile” dall’alta commissione europea, poiché “esso rappresenta il diritto inalienabile della libera circolazione dei cittadini europei in Europa”. Chissà, magari i nostri beneamati cugini hanno iniziato a usare anche con noi un poco di egalitè, e di certo questo garantirà una maggiore fraternità un domani da parte nostra. Leonardo Rovere


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εὖ θάνατος “Come cristiano, come teologo, sono dell’opinione che il Dio misericordioso, che si attende dall’uomo libertà e responsabilità per la sua vita, ha anche lasciato all’uomo che è in procinto di morire la responsabilità e la libertà di coscienza di decidere il modo e il tempo della sua morte. Una responsabilità che né lo Stato né la Chiesa né un teologo o un medico possono togliergli”. Così ha scritto un teologo cristiano riguardo all’eutanasia. Letteralmente il termine eutanasia (dal greco eu-thanatòs, buona morte) si riferisce oggi a diverse procedure che mi sembra corretto illustrare e che hanno lo scopo di dare una fine indolore e dignitosa a un malato in fase terminale, per il quale non esistono cure mediche. In generale, per applicare l’eutanasia è necessaria l’approvazione del malato ed è pure richiesto l’intervento di una seconda persona, che può avere sia un ruolo attivo che passivo. Si differenzia in volontaria, non volontaria e involontaria. La prima si ha quando il malato chiede al medico di mettere in atto “cure ” che alla fine lo porteranno alla morte. Questa forma di eutanasia potrebbe sembrare simile al suicidio, ma a mio avviso è fondamentalmente diversa: mentre il suicidio è in fondo un atto di codardia che provoca sofferenza alle persone che amano il suicida, l’Eutanasia volontaria è invece una via per sottrarsi ad una sofferenza fisica e spirituale lenta ed inesorabile, e una forma d’amore verso i propri cari, cui si cerca di risparmiare la penosa e dolorosa tragedia di vedere il proprio amato spegnersi tra crudeli sofferenze e pene. Il secondo tipo di Eutanasia si ha quando il malato non è più cosciente, ha attività cerebrale inesistente e viene tenuto in vita da attrezzature mediche. In questo caso lo spegnimento delle macchine, operato con il consenso dei parenti da una equipe di medici, è di fatto consentito anche dalla legge italiana.

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Infine, l’ultima forma di eutanasia –detta involontaria - si ha quando non è il malato, pure se cosciente e consapevole delle sue condizioni di salute, a dare il consenso, ma sono i suoi familiari. Appare ovvio che quest’ultimo tipo di morte buona sia quello più soggetto a critiche e temibili, inquietanti interpretazioni. Non credo di esagerare asserendo che questa pratica sia assai simile ad alcuni esperimenti che i nazisti praticavano sui prigionieri dei Lager. Un altro metodo per distinguere l’Eutanasia è quello di definirla attiva o passiva. Nel primo caso il malato terminale viene aiutato a morire, con l’intervento di farmaci appositi, nel secondo caso lo si lascia morire interrompendo le cure mediche palliative o di sostegno. Spiegato ciò, vorrei ritornare alla frase con cui ho aperto questo articolo, che ho trovato particolarmente profonda, seppur molto semplice. Molto si discute sulla moralità dell’Eutanasia e, come è noto, la Chiesa Cattolica si oppone con forza a questa pratica. Argomento principale di tale rifiuto è la considerazione che la vita non ci appartiene, ma ci è stata donata da Dio e, di conseguenza, noi non abbiamo la libertà di togliercela. A parte questa obiezione, che essendo puramente teologica è quindi non confutabile, la Chiesa teme che i malati terminali siano spinti all’Eutanasia per evitare dolori ai propri cari. Non mi sembra, questa, una motivazione condivisibile perché se un malato terminale decide di non sottoporsi all’eutanasia, i suoi cari saranno felici di sostenerlo con amore sino alla fine pur nel doloroso cammino verso la morte. Certi legami sono talmente forti che nemmeno la morte o il dolore possono spezzarli. La Chiesa, invece, appoggia l’uso di cure palliative, non in grado di curare la malattia, bensì di alleviarne i sintomi. Ben vengano le cure palliative, se potranno ridurre le pene, ma di certo, secondo me, nulla varranno per alleviare l’angosciosa attesa di un mala-

to terminale desideroso di mettere fine alle sue sofferenze. Credo che in questo caso, l’eutanasia risulti più un pietoso e generoso gesto che non un atto omicida. Per quanto riguarda l’Eutanasia non volontaria, mi chiedo se si possa definire vita uno stato vegetativo: come mai posso rifiutare una vaccinazione, mentre non posso rifiutarmi di essere mantenuto in vita dalle macchine? E non credo che si possa neppure definire omicidio questo tipo di morte buona, quando anche la somministrazione dei farmaci risulta ormai essere del tutto vana. È sorprendente che fino al caso della povera Eluana Englaro si discutesse di ciò: il suo è stato il primo caso su cui la Corte di Cassazione si è espressa legittimando la scelta del padre della ragazza. Riguardo all’Eutanasia volontaria, ritengo che debba essere legittimata perché, in uno stato laico come il nostro, si deve concedere la libertà di scelta a tutti, soprattutto a coloro che non sono credenti, o che seguono differenti dottrine religiose. Non è un caso che questa visione contraria all’ eutanasia sia nata solo dopo l’avvento del cristianesimo: infatti tutti i filosofi classici, da Platone ad Aristotele, credevano che l’importante fosse vivere bene, non continuare a vivere. Mi sembra debba essere un diritto di ognuno scegliere, in caso di malattia terminale, il modo in cui morire. Una scelta che verrebbe ben chiarita e documentata dal testamento biologico lasciato da ogni cittadino. Anche se in Italia, come in molti altri paesi, l’Eutanasia viene considerata illegale, in alcune nazioni, quali Olanda e Belgio, l’eutanasia, in ogni sua forma, è ammessa dalla legge. In altri paesi occidentali, invece, l’eutanasia è depenalizzata ed è concesso e rispettato l’uso del testamento biologico, come negli USA, in Canada, in Inghilterra, in Francia . Pietro Klausner

Cronache carducciane

el corso di quest’anno scolastico sono stati diversi gli episodi che hanno visto come conseguenza un progressivo acuirsi delle tensioni (invero mai sopite) fra la Dirigente Scolastica prof.ssa Mirella De Carolis e una larga parte degli studenti, rappresentata soprattutto dal Collettivo, e un gruppo piuttosto nutrito di professori. In questo ambito si è distinta – ahinoi in negativo – una totale assenza di cronaca di tali fatti fra le pagine di questo giornalino: una lunga ed ininterrotta serie di «buchi» che, di certo, non ha contribuito a informare e a interessare gli studenti all’argomento. Proviamo dunque a

mettere in fila e a commentare in breve gli avvenimenti più importanti per rinfrescare la memoria al carducciano medio. Anche quest’anno, salvo eccezioni, il discorso relativo ai viaggi di istruzione si è concluso in un nulla di fatto. Molteplici le cause: ritardi nella consegna di documenti, dimenticanze e, soprattutto, proteste contro la riforma, che non prevede il pagamento dei professori accompagnatori per le uscite. Oltre all’annosa questione dei viaggi di istruzione che, a prescindere dalle motivazioni più o meno valide, continua a privare buona parte degli studenti di un’esperienza formativa indubbiamente importante,

però, è doveroso registrare un altro fatto. Un’interpellanza parlamentare dell’ottobre 2011, infatti, fa riferimento a 50.000 euro che sarebbero stati «mal spesi» dalla scuola, mentre risulta che negli ultimi mesi il liceo sia stato oggetto di ispezioni ministeriali nonché di attenzioni da parte del Provveditorato. L’ipotesi è che sulla Dirigente Scolastica penda un provvedimento per «danno erariale», anche se, ad oggi, non risultano misure in questo senso da parte del direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale dottor Giuseppe Colosio. Secondo il quotidiano La Repubblica sul


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C R O N A C H E C A R D U C C IA N E

Dirigente Scolastico starebbe indagando la tesco e la componente studentesca del Corte dei Conti, mentre Colosio avrebbe Consiglio di Istituto hanno organizzato, ricevuto un richiamo nientemeno che dal per il mese di febbraio, una «Plenaria» ministro per la PA Renato Brunetta. Ma a della durata di un’intera giornata scolastidispetto di ciò la situazione appare fer- ca. Una misura, questa, apparentemente ma.Anche riguardo alla cogestione sono «straordinaria» ma in realtà prevista dalla sorte parecchie lamentele legge. Il Ds, in un da parte degli organizzatori: primo momento, si è “L’«ultimatum» del Ds è si rimprovera alla Dirigente parso «tardivo ed esagera- detto d’accordo e ha Scolastica il fatto di non autorizzato l’assemto», nonché viziato da una blea emanando una aver firmato nessuna delle «totale indisposizione … a circolare con la quale «circolari relative al progetto».E viene fatto notare, fra rimediare alle mancanze». “ la convocava in via le altre cose, che «nessun ufficiale. Tutto ciò piano di sorveglianza» è stato «previsto sulla base, pare, di rassicurazioni da parte dalla responsabile dell’istituto», di modo dei rappresentanti degli studenti circa che «solo il senso di responsabilità dei do- alcuni aspetti organizzativi. In seguito, centi della scuola ha consentito di garantire ravvisando inadempienze e carenze rila sorveglianza». L’argomento che ha surri- guardo alla comunicazione dei nominativi scaldato maggiormente gli animi, però, è degli esperti esterni, alla sistemazione stato senza ombra di dubbio quello della delle classi nelle varie aule e alla pianificaplenaria di febbraio. La questione appare zione dell’orario, la Preside ha però emaspinosa. Il Dirigente Scolastico, infatti, dopo nato una seconda circolare con la quale aver ufficialmente autorizzato e convocato stabiliva un limite di tempo (fissato al l’assemblea di istituto, ha deciso di revocar- giorno successivo) entro il quale ovviare la, causa inefficienze e mancanze organizza- alle suddette mancanze. Una scelta pienative e di comunicazione da parte dei rappre- mente legittima – specialmente considesentanti degli studenti (come gli stessi han- rando la rilevanza delle questioni in merino ammesso). In breve, il Comitato Studen- to – sulla quale i rappresentanti hanno

P AGIN A 7 tuttavia espresso le loro perplessità, in particolare riguardo alla forma del comunicato e al torno di tempo concesso, giudicato estremamente ridotto. Dunque, l’«ultimatum» del Ds è parso «tardivo ed esagerato», nonché viziato da una «totale indisposizione … a rimediare alle mancanze». Di qui la decisione del Collettivo, appoggiato da alcuni professori, di occupare la palestra maschile per due giorni, per «riprendersi» l’assemblea negata. Con buona pace degli artt. 340 e 633 del codice penale. La tensione è tornata a salire, poi, per la vicenda legata all’assemblea dei delegati del 2 marzo (per l’analisi della quale rimandiamo i lettori all’articolo , su questo numero, dell’ottimo Luca Spinicci), che ha visto nuovamente contrapporsi il Ds e i rappresentanti del CdI e buona parte dei delegati. Ad esasperare ulteriormente i contrasti, infine, le otto (più che legittime) domande del Collettivo, relative alle questioni testé citate nonché alle sorti dei Sette Savi del Melotti, alle quali la Dirigente non sembra intenzionata a rispondere. Fra motivazioni serie e fragili pretesti, insomma, la tensione non sembra destinata a scendere. Claudio Fatti

“RISPONDE L’ASSEMBLEA DEI DELEGATI: IL NUMERO CHIAMATO È INESISTENTE”

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ettetevi comodi e lavorate di fantasia. Riuscite a pensare a una comunità che tutti gli anni elegge dei rappresentanti da mandare in un’assemblea priva di qualsiasi potere effettivo? E se questa comunità fosse il Carducci, dove l’Assemblea dei Delegati, fino a pochissimo tempo fa (mercoledì 27 aprile) non aveva un regolamento scritto che ne sancisse diritti e funzioni? In attesa che il regolamento approvato in Delegati sia ratificato in CdI, l’AdD in realtà resta ancora, per poco, un organo senza garanzie scritte, la cui esistenza si configura di fatto come una concessione reiterata ogni mese dal Dirigente Scolastico. Con un ritardo di quasi due mesi dall’inizio delle discussioni (iniziate il 2 marzo di quest’anno), finalmente si sta approdando alla normalità. Il 2 marzo viene indetta una seduta. Posizione prioritaria nell’ordine del giorno ha proprio la votazione di un regolamento. In realtà però, quasi subito fa il suo ingresso il DS che, imponendo un proprio ordine del giorno, illustra ai delegati i problemi verificatisi nell’organizzazione delle gite e dell’assemblea plenaria di febbraio, concessa e rimangiata per ragioni che non possono essere trattate in questo articolo. Aggiunge anche qualche appunto sui disagi creati dalle fotocopiatrici scolastiche.

Quando le viene fatta notare l’esistenza di piacere. Ci chiediamo invece se, dovendo un ordine del giorno già stabilito, che per di ella parlare della plenaria mancata di febpiù comprende un punto tanto cruciale, si braio, la presenza dei Rappresentanti in dichiara dapprima scettica – quando mai si CdI non costituisse un elemento impreè vista una scuola in cui manchi una parte scindibile di pluralismo: avendo dato un così importante del regolamento? – poi contributo determinante all’organizzazioafferma comunque la priorità del proprio ne di tale evento, erano probabilmente gli argomento: è più interessante, garantisce, studenti più informati in materia. Inoltre, “Anche se a voi non sembra”. quel regolamento tuttora da approvarsi in A suscitare, però, le accese proteste di tutti CdI, cui il DS faceva riferimento (quasi è la cacciata dei Rappresentanti di Istituto fosse già stato approvato) per cacciare dall’assemblea. Il DS dalla seduta i Rappremotiva questa sua disentanti d’Istituto, ga“Il DS motiva questa sua sposizione facendo apdisposizione facendo appel- rantirebbe loro – al pello al regolamento contrario – la possibili(non esistente) che do- lo al regolamento (non esità di parteciparvi, pur vrebbe essere discusso e stente) che dovrebbe essere senza diritto di voto e approvato in quel mo- discusso e approvato in quel con limitata libertà di mento. parola (come sempre è momento.” I Rappresentanti di Istiavvenuto prima del 2 tuto non centrano con marzo), in qualità di l’Assemblea dei Delegati. È vero. intermediari tra AdD e CdI. Però la loro presenza alle Delegati non è In seguito, è stata concessa una seconda certo una novità. Soprattutto non è una Delegati straordinaria lunedì 21 marzo in novità per la Preside che anche quest’anno VII ora, ma non si è raggiunto il quorum li ha visti partecipare a tutte le sedute cui per la votazione del regolamento, approella stessa ha partecipato. vato invece all’unanimità dei presenti Un tanto acceso zelo della Preside a favore nell’assemblea del 27. dell’autonomia dell’AdD fa ad ogni modo Luca Spinicci


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@Cineforum: La parola ai giurati DA NON PERDERE! E se in gioco ci fosse la vita di un uomo, o meglio di un ragazzo cresciuto nei bassi fondi della società, con alle spalle un vissuto apatico e turbolento? Come si comporterebbero i dodici giurati, o meglio i dodici uomini arrabbiati (dal titolo originale Twelve Angry Men), chiamati a giudicare con la loro unanimità l’innocenza o la colpevolezza del giovane imputato, accusato di parricidio, e nel secondo caso a sancirne la condanna a morte? È proprio intorno a questa domanda che fa perno l’intero film di Sidney Lumet. L’unica ambientazione del lungometraggio è la stanza in cui si riuniscono i dodici uomini per discutere e votare la sentenza definitiva: sono rinchiusi nel locale, strategicamente inquadrato dall’alto così da trasmettere un senso di claustrofobia, i più variegati modelli di uomini: dall’iracondo all’ignavo, dal concreto al fazioso, dall’indifferente all’onesto, dallo stupido al giusto. Quest’assemblea, massimo emblema di democrazia, è caratterizzata, in accordo con la legislazione americana (di ora come di allora), dal diritto di veto: il verdetto, di colpevolezza o innocenza che sia, deve essere espresso all'unanimità. Al termine della prima votazione il ragazzo imputato viene giudicato colpevole dalla totalità meno uno dei votanti: chi per liquidare in fretta la faccenda, chi per convin-

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zione, chi per far parte della maggioranza, chi per indecisione ha optato per quella che già era stata la sentenza del giudice. Solo un uomo tra essi, interpretato dal formidabile Henry Fonda, comprende la massima portata del suo voto, dal quale sarebbe dipesa la vita

di un ragazzo, un ragazzo magari innocente mandato a morte dalla superficialità dei suoi giudici, o magari colpevole, ma in questo caso doveva essere inchiodato da prove schiaccianti. Inizia così un processo di persuasione degli altri undici giurati, sulla base di un ragionevole dubbio, che si snoderà attraverso una serie di votazioni che vedranno pian piano capovolta la decisione comune. Di questo film non conta il finale, poiché, nonostante l’inversione di giudizio della giuria, non si scopre la reale colpevolezza o innocenza dell’imputato, conta piuttosto l’articolato e straordinario meccanismo che con ragionevolezza ri-analizza tutte le fasi del processo per verificarne la veridicità. Ecco che una semplice formalità, come la votazione dei giurati solitamente concorde alla sentenza del giudice, si trasforma in uno spaccato di giustizia allo stato puro. Un film davvero da non perdere, per la cui visione ringrazio gli organizzatori del Cineforum serale di Venerdì 15 Aprile. Martina Brandi

@Cineforum: Uomini di Dio

enerdì 15 aprile al cineforum della nostra scuola è stato proiettato il film "Uomini di Dio" di Xavier Beauvois. Questo film affronta importanti tematiche legate alla religione, come il fondamentalismo e i suoi effetti sulla nostra società, il confronto/scontro che avviene tra le religioni quando si legano a ragioni politiche o comunque esterne e le loro conseguenze, nel caso di questo film drammaticho. Un po’riporta a "Il nome della rosa" e un po’ alle attualità del Medio Oriente. In particolare il film, ambientato in un convento sulle montagne dell'Atlante, tra Algeria e Marocco, rivive un episodio realmente accaduto durante la guerra che imperversava negli anni '90. In questo periodo l'Algeria era pervasa da una guerra civile tra le forze governative e i gruppi islamisti di vario tipo, accomunati tutti dal fanatismo religioso e dall’odio verso il governo che consideravano illegittimo. La guerra, durata oltre un decennio e considerata non completamente conclutasi, ha causato 150 mila vittime, ed è considerata un vero e proprio massacro, una tragedia che l’Europa ha dimenticato (o forse ha voluto dimenticare), nonostante il solo Mediterraneo ci separi. Nella notte tra il 26 e il 27 Marzo 1996, sette frati trappisti del monastero di Tibehirine, nell'Atlante algerino, furono sequestrati e uccisi da una cella terrorista islamica, il Gruppo Islamico Armato (GIA). Il 30 Maggio le teste mozzate dei frati vengono ritrovate

davanti al convento mentre i corpi non saranno mai ritrovati. Il film ripercorre gli ultimi mesi di vita dei frati, cercando di riproporre quella che era la loro vita quotidiana fatta di preghiere, pasti frugali, lavoro nell’orto; i contatti con la popolazione locale, interamente musulmana, sono quasi idilliaci e i frati sono rispettati e persino amati per le cure mediche praticate da uno di loro. Il fanatismo jihadista, quello seguito dagli islamisti, appare lontano e arriva solo attraverso le cronache di giornali e televisione o attraverso i racconti della gente del villaggio. Quando alcuni operai croati di un cantiere vicino vengono brutalmente sgozzati, il pericolo si fa sempre più concreto e i monaci, alcuni visibilmente toccati nell'animo dopo questo episodio, sembrano mettere in discussione il valore della propria missione, chiedendosi se vale la pena restare e rischiare o partire. In una delle scene più commoventi decidono di rimanere, pur consapevoli di rischiare la vita, finché non accade l’inevitabile. Nei momenti finali del film, il regista ci mostra i sette monaci che vengono portati via dal gruppo islamista (mai precisato e sempre presentato genericamente) sulle montagne e fatti poi camminare stremati nella neve. Non si vede la loro esecuzione e la si intuisce soltanto. Qui capiamo definitivamente quale sia la scelta del film, cioè quella di non prendere una posizione precisa, di tenersi prudentemente a distanza da ogni interpretazione

troppo netta dei fatti e da ogni attribuzione di responsabilità. Gli islamisti del GIA non vengono mai esplicitamente chiamati in causa come reali autori della strage. Sull'intera vicenda, infatti, non si è mai fatto del tutto luce e molti sono i particolari ancora sconosciuti. Andando a toccare questioni etiche legate alla fede, il film si fa portatore di messaggi molto attuali e spinge lo spettatore a porsi diversi interrogativi. Cosa vuol dire realmente credere? Fino a che punto un uomo è disposto a seguire la fede? Questi monaci sono da considerarsi eroi? Per rispondere, Beauvois tenta di adottare gli stessi modi e ritmi dei monaci che sono i suoi protagonisti; egli predilige scene ripetitive, giocando sull'apparente monotonia dei gesti quotidiani sacri e profani: catturando lo scarto tra attività manuali e concrete, tra sacro e profano, che compone la vita di quegli uomini. Una curiosità: il titolo originale in francese è "Des hommes et des Dieux" che letteralmente significa "Degli uomini e di Dio". La traduzione italiana ha decisamente mutato direzione, spostandosi su un titolo più "convenzionale" e facendo perdere, a mio avviso, parte del significato alla pellicola. Questo perchè con la diversa traduzione del titolo in italiano, viene meno quanto in realtà sarebbe dovuto emergere: non sono tanto i monaci i protagonisti del film quanto, invece, la forza del loro credo, centrale non è tanto il ruolo del coraggio a voler sfidare il male quanto, invece, il voler perseverare nella via del bene. Riccardo Toso


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Il 3° Convegno Italiano della Stampa Studentesca

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a Trieste a Bari, da Roma a Dario, Chiara, Eleonora e Mattia espongono il problema “Come accattivare il lettore”. Milano, i rappresentanti di 20 scuole, provenienti da tutta Italia, si sono incontrate a Perugia per la Terza edizione del Convegno Italiano della Stampa Studentesca, nell'ambito del Convegno Internazionale del Giornalismo. Per tre giorni, dal 15 al 17 aprile, la prestigiosa sede della Camera di Commercio dell'Umbria ha ospitato i dibattiti dei giornalisti scolastici di tutta Italia. Come da consolidata tradizione, gli interventi sono stati tenuti dalle redazioni di due giornalini, che presentavano gli argomenti da due punti di vista opposti. Le relazioni e i dibattiti hanno riguardato problemi pratici nella gestione di una rivista scolastica periodica – ad esempio: come ottenere finanziamenti? Come affrontare la censura da parte delle autorità scolastiche? – e dei suoi contenuti – che cosa interessa di più il lettore? É giusto selezionare gli articoli che arrivano in redazione? L'Oblò sul Cortile ha inviato una delegazione di ben sette redattori, che, insieme ai redattori de “Il Giornalotto” del Liceo Volta di Milano, hanno introdotto la discussione sul difficile argomento: “Diventare popolari accattivando il lettore, ma senza assecondarlo”. Ripetuti studi e osservazioni effettuati nelle scuole nel corso degli anni hanno dimostrato senza possibilità di errore che gli studentilettori, principale target dei giornalini scolastici, non leggono mediamente più di tre articoli, di solito quelli meno impegnativi, che trattano di argomenti leggeri, o i più divertenti. Alla ricerca della popolarità, “Il Giornalotto” del Volta ha scelto di seguire una linea editoriale che privilegi racconti, articoli comici, poco impegnaTutti (o quasi) i ragazzi del CISS

ti e, a volte, stupidi. Certo, articoli di attualità e opinioni su temi politici e ideologici non mancano, ma occupano uno spazio minoritario del giornalino. L'Oblò sul Cortile ha scelto una via diversa per rilanciare la sua offerta: trovare un equilibrio tra contenuti che soddisfino il bisogno di evasione dei lettori del giornalino e articoli più impegnati, che sollevino domande e facciano riflettere su temi importanti. Raggiungere questo equilibrio non è facile e sicuramente bisognerà lavorare ancora molto per ottenerlo. Il Convegno Italiano della Stampa Studentesca ha portato, come sempre, una ventata di fiducia e di idee nuove per il nostro giornalino, ma anche dubbi da sciogliere e una grande varietà di opinioni diverse su cui riflettere. Il medesimo spirito, però, accomuna tutti quanti: migliorarsi imparando dalle esperienze degli altri e, in particolare, ascoltando i lettori.

Leggete il giornalino e aiutateci a migliorarlo. Mattia Serranò

MEMORANDA La Redazione de “L’Oblò sul Cortile” si riunisce ogni GIOVEDI’ in 6a ORA , nell’aula per essa predisposta (piano seminterrato, ultima a destra). VI ASPETTIAMO, CON LE VOSTRE PROPOSTE!!! Oppure scrivete all’indirizzo e-mail oblosulcortile@hotmail.it Ci trovate su facebook all’indirizzo facebook.com/oblosulcortile o nella pagina fan L’Oblò Sul Cortile. Visitate anche il nostro blog all’indirizzo http:// oblocarducci.blogspot.com/: lasciate i vostri commenti e scaricate i numeri dell’“Oblò”!


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C RO NACH E CARD UCCI AN E

I risultati del Gioco Letterario

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uelle qui riportate sono le soluzioni – a giudizio della giuria – più brillanti di alcune prove di scrittura creativa sottoposte ai partecipanti al gruppo “Gioco Letterario” della cogestione di marzo. Sottolineata trovate la consegna della singola prova. I nomi delle squadre sono stati dati a seconda del nome dato da ciascuna alla farfalletta nella seconda prova. 1)Diventa anche tu giornalista: inventa finalmente una notizia accattivante che possa conquistare l’attenzione di qualunque lettore. Dev’essere corredata di occhiello, titolo e sommario. 1° classificato - squadra “Il Lepidottero” Nuova legge approvata dalla Camera 5 ANNI DI RECLUSIONE PER RAPPORTI SESSUALI CON MAGGIORENNI Il Premier afferma: “Io lo sapevo!” 2° classificato - squadra “Il Bruchetto Evoluto” Dall’Università di Oxford una scoperta sensazionale: LE MUTANDE IN TESTA AIUTANO IL PROCESSO DI STUDIO Un professore afferma: “Meglio se sporche” 2) Riscrivi la filastrocca “La Farfalletta” di L. Sailer (La vispa Teresa/avea tra l’erbetta/a volo sorpresa/gentil farfalletta ecc.) senza utilizzare la lettera “a”. 1° classificato - squadra “Il Lepidottero” L’enormemente felice Therèse ebbe nel verde colto in volo un gentil lepidottero e del tutto felice stringendolo vivo urlò forte: “L’ho preso! L’ho preso!” dicendole con suppliche l’infelice gridò: “Vivendo in volo che torto ti fo? tu sì mi ferisci stringendomi ciò con cui volo. Deh, non tenermi, pure io sono figlio di Dio” Con confusione e pentimento, di Therèse il volto rosso diventò; dischiuse le ditine e quello fuggì. Particolarmente felice anche la scelta di Terenzio felice al primo verso (squadra “Il

Coleottero”) e quella di Bruchetto evoluto (squadra omonima) per farfalletta.

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Poetica Dilettantistica

3)Trova in 10 minuti il maggior numero possibile di sinonimi di rubacuori. Di questa prova, vinta dalla squadra “Il Coleottero”, riporteremo solo i sinonimi più eclatanti e divertenti Sinonimi accettati dalla giuria: Il Coleottero: marpione, provolone, cicisbeo, fante di cuori. Il Lepidottero: sciupafemmine, cascamorto, gatta morta, ladro di organi, panterona. Il Bruchetto Evoluto: tombeur de femme, femme fatale, Bocca di Rosa. L’Insettino: farfallone, mangia uomini. Sinonimi ritenuti troppo eclatanti per esistere veramente: Ce n’è uno solo, ma è notevole: la squadra “Il Lepidottero” ha scritto pacco facile… Il premio faccia di mm**** Lo vince senza concorrenti la squadra “L’Insettino” che, avendo fatto una prova decisamente sotto tono rispetto al resto della gara ha scritto come ultimi due sinonimi “seduttore” e “seduttrice :-)” 4)Scrivi un riassunto poliglotta de “I Promessi Sposi” mescolando le parole di tutte le lingue che conosci (dialetti compresi) Di questa prova, non valutata perché la consegna originale non era risultata chiara a tutti, riportiamo l’elaborato più completo e spassoso. La squadra non ha un nome perché costituita da verminosi individui ginnasiali che alla fine della quarta ora sono fuggiti, e quindi non hanno svolto la prova de “La Farfalletta”. Si sono comunque firmati “I C (ex IV C)” e con questa firma presentiamo l’elaborato, decisamente ben riuscito: “I Promessi Married” es un celebre book ab Manzone. Narra the story of zwei ennamorados, Renzo y Lucῖa, che vogliono sposarsi. Però don Rodigo und tambien du bagai, i bravi, fue innamorato Lucia’s. Entonces no quiere that they get married. Lucia la fugis e la va dalla Monaca de Monza, ‘na coatta! Nonostante gli inconvenienti alla fin del book i do bagai se sposan und live por siempre felìz y happy. Schribe wir bold. With love, la IC (ex IV C) Sommando i risultati di tutte le prove viene fuori la seguente classifica: 1°: Il Coleottero 2°: Il Bruchetto Evoluto 3°: Il Lepidottero 4°: L’Insettino (5°: Ex IV C) A cura di Luca Spinicci

In Metrò In metro come in grotta salgo mi siedo scendo territorio inesplorato di dame e cavalieri

vedo camminare il lento scorrere della città viva o morta non saprei dire

ascolto canti e musiche dai giovani violini pregare soldi e supplicare

sento strane lingue come arabico africano scambiarsi voci e sorrisi

vedo paggi scherzare urlare di messaggeri cani di corte abbaiare mi chiama la fermata

alzo lo sguardo abbandono il sogno mondi sconosciuti suoni rumore e fragore recitano tutti nessuno mente di Riccardo Toso


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Creatività e scienza: colorare il pensiero

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l 4 e il 5 aprile 2011, al Piccolo Teatro Grassi di Milano, si è tenuto un evento dal titolo “Brainforum: il colore del pensiero”, che vedeva il confronto tra neuro scienziati, docenti universitari, esperti internazionali e artisti. Lo scopo principale dell’iniziativa era mostrare gli ultimi traguardi raggiunti nel campo della ricerca sul cervello e le prospettive future. Tra le tante questioni affrontate, il titolo di una sessione pomeridiana era “La creatività” ed era incentrato sulle ricerche affrontate per cercare di fornire una spiegazione alla genialità dell’immaginazione della nostra mente. Le analisi sono state rese possibili da un evento nodale avvenuto nel 1906: Camillo Golgi, Primo Premio Nobel italiano per la fisiologia e la medicina, scoprì il sistema di colorazione dei neuroni. «Una svolta epocale – spiega Viviana Kasam, ideatrice dell’iniziativa – perché prima della sua scoperta i neuroni potevano essere osservati soltanto sui cadaveri. Da allora invece conosciamo non solo come è fatto un neurone ma anche come più neuroni comunicano fra loro». Nuove tecnologie e internet permettono di compiere balzi da gigante «Si tratta di una seconda svolta – aggiunge la presidentessa di BrainCircleItalia – perché per mezzo del Web la ricerca avanza rapidamente grazie alla comunità virtuale di scienziati costantemente in contatto. E con le nuove tecnologie come la risonanza magnetica funzionale siamo ormai in grado di riconoscere le emozioni che un individuo prova in base a quali aree del suo cervello si illuminano». Conoscere le emozioni significa quindi poterle controllare, e forse riprodurre. Le nuove nanotecnologie potrebbero contribuire alla ricerca neurologica, rendendo le aspettative future non poi così lontane dalla scienza. L’aspetto etico e morale è ampiamente discusso dagli scienziati, e viene riassunto dal professore Eilon Vaadia con una metafora del black swan e del white swan, che rappresentano rispettivamente i risvolti negativi e positivi della ricerca neurologica. Per ora, entrambi i cigni sono allegorie di conse-

guenze meramente ipotizzate sulla base di risultati ancora teorici, ma le ricerche neurologiche sono in continuo sviluppo. Sono molte le affascinanti domande a cui gli scienziati cercano di rispondere. Il professore Yadin Dudai introduce il suo discorso con una affermazione intrigante: «Anche la memoria è creativa». È nella memoria, infatti, che si raccolgono gli innumerevoli dati provenienti dai fatti, oggettivi e comuni a ciascuno di noi, e gli eventi, unici per ciascuno, sigle di un tempo individuale, interiore, spesso inconscio. Dagli eventi si originano i cosiddetti “viaggi mentali”, esperienze singolari che vengono scaturite dalla nostalgia di un passato che viene reso innaturale. Percepiamo la memoria quando recuperiamo un episodio del passato: ma l’episodic memory è dinamica e varia in continuazione. Tra 20-30 minuti, ricorderete certamente il fatto di aver letto quest’articolo, ma l’evento, cioè il contenuto in sé, sarà certamente differente rispetto all’oggettività delle singole parole. La memoria migliore è proprio quella che non abbiamo mai percepito, perché dal momento stesso in cui la percepiamo muta in continuazione: le ricerche in campo neurologico mostrano che è propria questa trasformazione che permette la nascita dell’immaginazione. Nella foto, ecco come appare il tentativo di riprodurre la prima figura in alto a sinistra dopo un preciso lasso di tempo: l’esperimento mostra palesemente il cambiamento persistente del ricordo. Un altro mistero coinvolgente che la neurologia sta cercando di analizzare è quello del linguaggio: il professor David Poeppel introduce la sua lezione con una definizione della parola “linguaggio”: si tratta di un codice che genera idee da un cervello a un altro. Siamo consapevoli che: un ingente numero di parole colpisce la memoria perché è composto da una serie limitata di parole primitive, vi sono innumerevoli modi di combinare elementi del linguaggio per creare un numero infinito di espressioni e infine la conoscenza e il significato di alcuni suoni sono determinati dall’into-

nazione e dall’interpretazione individuale. Dentro la nostra mente è situato un “dizionario” impalpabile, che mette in movimento differenti zone del cervello e che resta ancora un mistero per quanto riguarda i meccanismi che caratterizzano la produzione della parola. Idian Segev, professore di neuroscienze computazionali, conclude la sessione introducendo una prospettiva sull’arte, cioè sulla capacità dell’uomo di immaginare cose e

ricrearle con qualsiasi mezzo. Segev illustra un esperimento sul processo di apprendimento del suono negli uccelli e ci mostra come la neurologia conferma che l’uccello, privo dell’LMAN, il lato del cervello in grado di percepire il rumore, non riesce a riprodurre il canto che ha imparato in precedenza. Abbiamo bisogno di rumore, un rumore proveniente dalla musica, dai dialoghi, dal movimento, che ci permette di imitare, mutare e ricostruire idee differenti. Inoltre elemento fondamentale per una mente “artistica” è la sinestesia: la capacità di deviare dalla banalità e di amplificare le proprie potenzialità dedicandosi alle attività che ci paiono apparentemente più discordanti ed eterogenee. Il cervello è l’organo più complesso che abbiamo, dal suo funzionamento dipendono non solo il pensiero, ma anche le emozioni, il movimento, l’immagine del mondo, il linguaggio, in altre parole il nostro essere umani. E Viviana Kasam conclude: «Bisogna che tutti lavorino in sinergia, utilizzando le proprie specificità in funzione della squadra. Il modello è lo scienziato “alla Leonardo da Vinci”, quello che sapeva di tutto, e l’invito è a non disdegnare una conciliazione tra scienza e arte, tra ricerca e pratica». Silvia Ainio


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Intervista ai “Mocking Birds”

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ccovi un’intervista flash a Luca Antonini, bassista dei Mocking Birds: la band è composta da voce e tastiera (Lorenzo Paolillo di 3F), basso (Luca Antonini di 3F), Chitarra (Guido, del Liceo Scientifico Cremona), Batteria (Marcello, sempre del Cremona) e tastiera synth (Riccardo Todisco di ). Come e quando vi siete formati? Inizialmente il gruppo era composto solamente da un mio amico, che allora era al Carducci, e me. Un pomeriggio, così, dal nulla, siccome entrambi suonavamo, ci siamo detti che avremmo potuto metter su un gruppo. Così, tutti gasati, abbiamo iniziato a pensare a nome, logo, etc. All’inizio eravamo i “The Toan”, nome idiota preso dalla play station; poi abbiamo trovato un chitarrista, un tastierista (due nostri amici del Cremona) e Lillo, la voce. Ora il batterista è cambiato, c’è Marcello. Quali sono le vostre influenze musicali? Che genere fate?

Beh, le influenze sono parecchie, ognuno ha i suoi gusti. A me piace Frank Zappa, a Lillo robaccia… Però concordiamo tutti su rock e affiliati. Il nostro obiettivo era diventare un gruppo progressive rock, infatti in questo periodo ci stiamo ispirando a Jethro Tull, King Crimson, Elp, e così mescoliamo un po’ di tutto. Come mai proprio “Mocking Birds”? Perché noi dentro ci sentiamo tordi beffeggiatori! No, scherzi a parte, non c’è un motivo, è solo uno stupido nome… Ci piacciono le ca**ate, semplicemente per questo è diventato il nostro nome. All’inizio eravamo gli “Street peas”, i piselli di strada, poi i “Pizzi prog”, nato da un erroraccio, e va beh. Siete sponsorizzati da qualche associazione? Per ora no, ma fra poco terremo dei concerti con Stage Alive. Avete già registrato qualche pezzo? Niente di originale, solamente i nostri arrangiamenti di alcuni pezzi.

Chi scrive i testi e chi compone la musica? In realtà non ci siamo ancora messi a comporre, però, come ho detto prima, abbiamo arrangiato alcuni pezzi (Everybody Needs Somebody dei Blues Brohers, Walk of Life dei Dire Straits, Superstition di Stevie Wonder, Aqualung dei Jethro Tull, Mistic Queen dei Camel, etc. etc.) Avete progetti/desideri per il futuro? Beh, il mio obiettivo, per quest’anno, era di avere un buon repertorio in modo da riuscire a fare dei concerti discreti, e, per l’anno prossimo, cominciare a fare brani originali e registrarli. E, ovviamente, se abbiamo fortuna, trovare un’etichetta! Dove e quando vi si potrà ascoltare dal vivo? Sicuramente ci esibiremo al prossimo concerto del Carducci! Invece il concerto più prossimo è quello del 14 Maggio al Batik Pub in viale Umbria 64. Vi aspettiamo! Eleonora Sacco

YANEZ: un'avventura che ci insegna cosa vuol dire pregare

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l disco gira e rigira, ogni volta che lo si ascolta è un'esperienza nuova, mai compresa, dispiegata, colta nella sua totalità. Stiamo parlando dell'ultimo prodotto discografico di Davide Van de Sfroos: Yanez.

apertamente da Davide. Risultano evidenti lo scarto e la differenza che separano Pica! da Yanez. Il primo fu l'album della consacrazione al grande pubblico e alle attenzioni della critica musicale, un prodotto eccellente, ricco di storie che parlano di speranza e di redenzione, il secondo, apparentemente, A distanza di tre anni dall'importante e signinarra di vite fallite, di amori clandestini e ficativo Pica!, album ricco di storie e racconti speranze disilluse. di gente di lago e non solo, il cantautore comasco decide di svelarsi e mostrarsi al suo Scrivo “apparentemente” perché, ascoltanpubblico, aumentato esponenzialmente dolo con attenzione e serietà, si coglie la dopo l'esperienza sanremese, in una veste poeticità e lo spiraglio di vita e di riscatto profondamente personale e intima. Chi se- insito nelle storie raccontante. Ciò che egue e conosce Davide non può non sottoli- merge è la figura di un uomo che ha comneare la capacità del messo errori, ma che ha cantate di narrare storie saputo rialzarsi, ha vissu“Quello a cui assiste l'adella sua terra e, attrae ha capito che c'è scoltatore è un percorso to verso di esse, riflettersi e sempre un punto da cui parlare di se stesso. Con attraverso scatti fotografi- ripartire: la preghiera, la questo album, invece, si domanda che uno deve ci, suoni e parole di una avverte subito un convita, provata sulla pelle e sempre avere di fronte al traccolpo, un cambio di mistero di una vita inanon ancora finita.” rotta; Van de Sfroos decispettata, che si svela de di raccontarsi direttagiorno dopo giorno. Una mente attraverso immagini evocative (la preghiera che diviene una perla di poesia e stessa Yanez, da cui il cd prende il nome, è musica in “Rosa del vento”, ultima traccia allusiva alla figura di suo padre). Quello a cui dell'album, canzone che invita a fermarsi assiste l'ascoltatore è un percorso attraverso davanti al vento, anche se gli occhi potranscatti fotografici, suoni e parole di una vita, no bruciare, “perché me cugnussi menga un provata sulla pelle e non ancora finita. Pren- veent che desmentega una rosa”, perché de piede, a partire da queste canzoni, un Dio, seppur lontano, si ricorda di tutti noi aspetto riflessivo e personale per ora intuito ed è colui che ci fa essere ora. dal suo pubblico ma mai manifestato tanto

Yanez è il risultato di un lavoro su di sé importante, è il racconto della propria storia e delle proprie conquiste, ma è anche l'espressione di una gratitudine per il punto in cui Davide stesso è arrivato, è come se fosse stato fissato un punto di “non ritorno” perché “sarà menga questo crucisfiss cun tacaa un Cristo cunt el vinavill a famm desmett de pregà”. Sorprendente è la lealtà e il coraggio che Van de Sfroos ha avuto nel comporre queste canzoni, per niente banali, ma difficili e, a tratti, incomprensibili, non perché non possano essere comprese, ma perché chiedono un paragone, una sincera implicazione dell'ascoltatore. Questo è un album denso e ricco di significato, che ci mostra tutte le fatiche di essere uomini, ma, insieme a queste, la maturità a cui Davide è giunto, anche sul profilo artistico-musicale. Perché se un tempo era il primo ad andare a strappare i fiori “per facch dispett a un pràa”, adesso ha imparato il rispetto per ciò che la vita gli offre, per le grazie che ogni giorno riceve e che non si aspettava. Si è accorto che c'è sempre qualcuno che lo aspetta... “Adess sun che a vardà i pass in mezz al pràa insema ai fiuu che questa volta ho mea strepàa e nel veent me piaas vedei balà ” Long John Xanax Gabriele Laffranchi


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Roger waters — The wall stata a Berlino nel 1990 l’ultima colossale rappresentazione live del concept album doppio “The Wall”, pubblicato dai britannici Pink Floyd il 30 Novembre 1979. Vent’anni di calma, e non la nostalgia, non i soldi, ma la necessità di risvegliare il grido e la rabbia interiori, e soprattutto la passione, hanno condotto Roger Waters, bassista e cantante della band, a rivisitare e a riportare in scena in tutto il mondo l’enorme show. Iniziato nel 2010 con parecchie date negli USA, il tour ha raggiunto quest’anno il vecchio continente, fermandosi per ben 4 serate al Mediolanum Forum, per le quali si è raggiunto il sold-out; poiché insufficienti, ne sono state aggiunte altre due, il 3 e il 4 luglio ad Assago. Ma cosa ha spinto la mente, il paroliere del gruppo a far rivivere lo show anche per le nuove generazioni? Sul sito ufficiale, www.rogerwaters.com , si legge: “Why am I doing The Wall again now? April 11th, 2010 I recently came across this quote of mine from 22 years ago: “What it comes down to for me is this: will the technologies of communication, in our culture, serve to enlighten us and help us to understand one another better, or will they deceive us and keep us apart?” I believe this is still a supremely relevant question.” 5 Aprile 2011, ore 21, Mediolanum Forum, Assago: io c’ero. In piedi, poi arrampicata sugli spalti per vederlo, vedere Roger, vestito di nero, con i capelli bianchi, sorridente, che tentava un saluto in italiano. Qualche minuto di attesa, il lamento di una tromba, poi un attacco di chitarra, l’esordio “In the flesh?”, accompagnato da indescrivibili giochi pirotecnici, incorniciati dai mattoni di un muro enorme, e dai martelli incrociati. Il cuore in gola, stupore tra luci, bandiere, soldati, esplosioni, colpi di mitra, aerei che si incendiano schiantandosi contro il muro, e l’emozione enorme mista all’orgoglio di aver potuto vedere ogni cosa. Immagini filtrate in rosso, bambini con gli occhi iniettati d’odio, solitudine e infanzia difficile (“Daddy, what d’ya leave behind for me?”) accompagnano Another Brick in the Wall part one e The Happiest Days of our Lives. Un’enorme e spaventosa marionetta gonfiabile calata dal soffitto, con le sembianze di un insegnante malvagio che punisce a suon di bacchetta entra insieme a una dozzina di bambini che canta il ritornello e lo attacca con cori di “Hey, teacher, leave us kids alone”. Poi una telecamera nera e rossa enorme, proiettata sullo schermo circolare in fondo al palco, spia gli spettatori; all’attacco della ballata “Mother” essa si rivela essere proprio la madre di Pink, il protagonista del concept, eccessivamente apprensiva e invadente: nella scritta “Big Brother is watching you” una “M”

È

sostituisce la “Br” di Brother, in menzione ad Orwell. Dopo l’infanzia ostacolata dalle pressioni materne sopraggiunge la guerra: centinaia di aerei volano nel cielo insieme alle onde di “Goodbye Blue Sky” e sganciano come bombe i simboli di cristianesimo, ebraismo, islamismo, comunismo, Mercedes e Shell, che oscurano il cielo. E intanto i mattoni continuano a salire, il muro si alza ancora di più. Il suono dei bombardamenti aerei si trasforma poi in “Empty Spaces”, che avvia il tema erotico con la lotta dei fiori, concluso da Young Lust, con le proiezioni di una “dirty woman” che si muove sinuosa sul muro. Mancano pochi mattoni. Mentre Roger e la chitarra piangono “Don’t leave me now” un volto violaceo sanguina nero da occhi e bocca, viene calato giù dal soffitto un altro pupazzo, dalle sembianze di mantide religiosa, anch’essa terrificante. Le proiezioni impazziscono, e tra luci primordiali, simboli del consumismo, odio, situazioni quotidiane e un autobiografico sconvolgimento interiore il muro si chiude totalmente con un tragico addio (“Goodbye Cruel World”). Durante l’intervallo compaiono, proiettati sui mattoni del muro, centinaia di volti, vittime della guerra: morti nelle due guerre mondiali, in quella del golfo, nei conflitti odierni in Iraq, Afghanistan, Darfur, Tibet. In una seconda, enorme esplosione riparte lo show con “Hey You”. Si apre uno scorcio nel muro quando viene abbassata un’anta a ribalta, che apre la visuale su un piccolo salotto, in cui Waters guarda la tv sdraiato su una poltrona di cuoio nero, cantando “Nobody Home”. Il tono si addolcisce ancora di più con “Vera” ed immagini molto affettuose ed evocative, stroncate subito però dalle trombe squillanti di “Bring The Boys

Back Home”. La bellissima “Confortably Numb” è una perla dello show: il momento si fa particolarmente teso durante il soffertissimo assolo della chitarra, in cima al muro, investita da un fascio di luce bianca. Poi il clima si avvicina sempre di più al 1984 di Orwell con “The Show Must Go On” e “In The Flesh”. L’inquietante simbolo dei martelli incrociati, a metà tra nazismo e comunismo, domina la scena insieme al maiale nero di Animals (ennesimo tributo ad Orwell); in “Waiting for the Worms” Waters, munito di megafono, urla terrore e discriminazioni su un ritmo cupo ed incalzante, in clima dittatoriale, mentre enormi vermi si attorcigliano tra le colonne proiettate sul muro (“All you have to do is follow the worms”). Poi la celeberrima marcia dei martelli: non esiste l’individualismo nella dittatura, si è tutti ugualmente schiavi. Infine “Stop”: il pupazzo rosa in cima al muro precipita giù “Stop! I wanna go home, take off this uniform and leave the show”. Il momento finale , “The Trial”, vede ancora i cartoni animati del film, disegnati da Scarfe. Infine, sulle urla di “Tear down the wall!” il muro finalmente crolla. Roger e tutti i musicisti di supporto infine, davanti alle macerie, intonano “Outside The Wall”, e (ma questo solo a Milano!) strimpellano un “Olèè olè olè olèè” di ringraziamento. Il mio consiglio è: non guardate foto o video; tenete da parte 50€ e comprate i biglietti per il 3 o 4 luglio, ne vale davvero la pena: dopo “The Wall” nessuno spettacolo è più un concerto. Fonti: memoria (!) e www.ondarock.it/ pietremiliari/pinkfloyd_thewall.htm (il testo del sito è di Sigfrido Menghini, l’esperto che ha tenuto il gruppo sui Pink Floyd alla cogestione 2010). Eleonora Sacco


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Intervista a Simona Severini

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imona Severini, classe 1986, laureanda in Filosofia e maturata al Carducci, sta ormai emergendo nella scena musicale italiana. Quest’anno, come l’anno scorso, ha tenuto a scuola una serie di 8 incontri su estetica, teoria, pratica e ascolto della musica jazz. Qual è stato il tuo primo contatto con la musica? Il primo contatto con la musica non lo ricordo, perché mio padre ha sempre suonato e ascoltato musica in casa, prevalentemente chitarristi folk. Ricordo il primo contatto col canto: avevo circa quattro anni e avevamo una vicina di casa che era una cantante lirica. Faceva vocalizzi tutto il giorno e io ho cominciato ad imitarla. Ogni tanto bussava a casa e ci regalava una bottiglia di vino per scusarsi del disturbo. Come mai la scelta della voce piuttosto che un altro strumento? Il canto lirico è sempre stata una mia grandissima passione, forse per questo motivo penso che sia lo strumento che per me è più facile usare. Ho studiato tanti anni chitarra classica e sono in generale molto appassionata di strumenti a corda, contrabbasso, archi; mi piace molto il suono di alcuni strumenti antichi come il clavicembalo o la viola da gamba. Se non potessi cantare penso mi concentrerei su un altro strumento, dato che mi importa più della musica che del canto, anche se è il mezzo per me più comodo e naturale. Se tornassi indietro studierei violoncello e basso. Quali sono i musicisti che hanno più influenzato il tuo modo di fare musica? Le proprie influenze sono difficili da riconoscere, spesso quelle reali si tengono nascoste, anche involontariamente. Ad ogni modo, sicuramente Joni Mitchell, che è un grande esempio artistico per me. Così come Tiziana Ghiglioni, che è stata la mia insegnante di canto, ma soprattutto un modello con cui potermi confrontare direttamente. Mi vengono in mente tantissime cose, nomi, stili, che mi interessano e con i quali mi sto confrontando. Mi interessa molto la musica barocca e in questo periodo ascolto tantissimo Monteverdi. Ho ascoltato a lungo alcuni musicisti come Ran Blake, Jeanne Lee, Norma Winstone e John Taylor, che partono dal jazz e lavorano molto su alcuni suoni e atmosfere molto rarefatte. Cosa vuol dire per te Musica? Vi assoceresti un’immagine in particolare? Non ci sono immagini che assocerei alla parola musica, posso dire che vorrei metterci dentro tutto quello che non riesco a dire in altri modi. Ma non ci sono ancora riuscita, di conseguenza non so esattamente cosa

voglia dire, spero di poterlo fare tra una CURRICULUM ventina d’anni, facendo una previsione otti- Simona Severini, nata a Milano il 15 Novembre 1986, inizia a studiare musica mistica. A fine maggio uscirà il secondo album a all’età di sei anni. Studia chitarra classica per dieci anni. Partecipa, all’età di tredici tuo nome, “La Belle Vie”: puoi dirci qualcoanni, all’esecuzione di operine di Britten sa a riguardo? ed Henze, eseguendo parti da protagoniÈ frutto di un lavoro abbastanza lungo, più sta. Ha conseguito il diploma presso la di due anni. Contiene canzoni quasi tutte in scuola Civica di jazz di Milano, diretta da francese, molte su testi di poeti simbolisti e Franco Cerri ed Enrico Intra, studiando presimbolisti. Penso sia un progetto che con Tiziana Ghiglioni. Frequenta il biennio non si colloca in nessun ambito stilistico di specializzazione presso lo stesso istituparticolare, suonano jazzisti e ci sono alcuni to. Ha seguito seminari di specializzazione con Rachel Gould, Sheila Jordan e Jay Clayton. Contemporaneamente è laureanda in filosofia presso l’Università degli Studi di Milano. Nel Novembre del 2007 ha cominciato ad esibirsi con il maestro Giorgio Gaslini, che l’ha fatta debuttare come cantante di jazz in un concerto al MIlestone Jazzclub di Piacenza. Continua a collaborare col maestro Gaslini. Ha cantato la colonna sonora del corto della regista Tekla Taidelli, presentato al Festival del Cinema di Roma in occasione dello “Human Rights Day 2008”. Fa parte di “Vocal Streams”, ensemble vocale diretto da Tiziana Ghiglioni. Ha partecipato come solista all’esecuzione del “Second Sacred Concert” di Duke Ellington, eseguito al Teatro al Parco di Parma, diretto da Roberto Bonati(2009). Ha partecipato all’esecuzione della “Messa d’Oggi”(2008), scritta e diretta da Enrico Intra.E’stata solista dei Civici Cori di Jazz, diretti da Giorgio Ubaldi (2007-2008). Tra le sue collaborazioni emergono quelle con musicisti come Franco Cerri, Gianni Cazzostandard, ma non è jazz, ci sono molti brani la, Tiziana Ghiglioni, Antonio Zambrini. Si di musica classica (l’album Gabriel Fauré è esibita in spazi teatrali e musicali tra cui compositore Francese di fine Ottocento), il Teatro Fraschini (Pavia), il Teatro Dal ma non è musica classica, ci sono brani Verme, l’Auditorium Giuseppe Verdi, il d’autore, due di Antonio Zambrini, un bra- Teatro di Macerata, lo Spazio Pomodono di Gansbourg, cantautore francese, ma ro,l’auditorium di Villa Simonetta,Le Scimla definizione canzone d’autore o musica mie, La Salumeria della Musica (Milano), d’autore non mi sembra esauriente. In com- Milestone (Piacenza), Crooner Jazz club penso, nonostante la matrice per così dire (Novara). Si è esibita all’interno di rassecolta, trovo che sia un lavoro molto orec- gne e festival tra i quali “Phos Hylaron” e chiabile, nel senso positivo del termine. Per “Chiaro di luna” (Reggio Emilia), il resto non vi resta che ascoltarlo e farvi “Roccascalegna Festival” (Chieti), ”Festival Pavese” (Cuneo). Ha appena vinto a Veroun’idea… na il premio “Zorzella” come nuovo giovaCosa pensi del rapporto che si sta creando ne talento dell’anno. tra mercato della musica e internet? Svolge attività didattiche negli istituti Penso che prima o poi coincideranno com- superiori (Istituto “Bellisario” di Inzago, pletamente ed è inevitabile. Ci sembra for- Istituto ”Argentia”, Gorgonzola, “Liceo se strano perché siamo capitati nel periodo Classico Giosuè Carducci”, Milano) riguardi passaggio, ma andrà così in ogni caso e si danti l’estetica della musica. È stata più troveranno nuove soluzioni e nuovi adatta- volte segnalata come talento emergente nel panorama jazzistico italiano su quotimenti. diani (Il Giornale, Il Giorno, Libertà) e riviSir Arthur Williams (Stefano Grasso) ste specializzate (Amadeus, Musica Jazz, Rolling Stone).


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Intervista alla “Macho Nacho’s Band”

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ono le 4 del pomeriggio e due componenti della exMacho Nacho’s Band (ex non perché il gruppo si sia sciolto ma perché il nome è divenuto obsoleto dal 1 gennaio 2011) alternano un sorso di funesta Henninger Lager a morsi di mele verdi gentilmente offerte dai sostenitori del sindaco. I batuffoli di pioppo volano nell’aria sospinti dai venti del Parco Lambro mentre il duo suona “Bimbasana”, una composizione recente. Ma dei pioppi poco Stefano Fiori alla chitarra, foto di Emma Pelucchi, 2D. ci interessa né tantomeno di quanto poco simpatica fosse l’ultima donna no dal post-rock degli Explosions In The del cantante, quindi procediamo con le Sky al folk-blues urlato del Pan Del Diadomande a Stefano Grasso, ex- volo al noise degli Smashing Pumpkins componente del gruppo. e dei Sonic Youth fino ai Massimo VoluLa leggenda narra che il nome della vo- me, giusto? stra band sia stato ispirato ai balli negli spogliatoi di Lorenzo Benelli, infatti si racconta che mentre lui ballava i compagni scandissero il tempo urlando “macho macho ben!”. Da lì la vostra geniale idea di chiamarvi Macho Nacho’s Band. E’ vero?

Da qualche mese il gruppo è composto dagli storici nonché amati Damon Arabsolgar, Giuliano Pascoe e Stefano Fiori più la new-entry Davide Lelli. Puoi confermare?

Sì.

Sì.

Siete sicuri di come si suonino tutti gli strumenti che suonate?

Sì.

Lo sapevamo. Infatti ci è giunta voce che in realtà il vostro batterista sia un trombettista.

E infine… voi siete quelli che al concerto del Carducci hanno suonato per ultimi senza un batterista! Vi era stato intimato di scendere dal palco perché sarebbe dovuta arrivare la polizia ma avete suonato lo stesso. È corretto?

E siete nati come band blues anni ’20?

Sì.

Sì.

Sì, sì.

Non abbiamo ancora capito se non abbiate un bassista o se in realtà siate tutti bassisti, visto che in ogni canzone vi scambiate gli strumenti.

No.

In realtà si trattava quindi solo di pretesti per suonare le canzoni composte dal fondatore Damon? Sì.

Le influenze della vostra musica spaziaI Macho Nacho’s Band live al Concerto della scuola di Dicembre.

Qui potete vedere Giuliano Pascoe alla Chitarra ↓

E qui anche Damon Arabsolgar al basso. ↑

Foto di Beatrice Verzotti 4H.

Giuliano Pascoe (si ringrazia Damon Arabsolgar per la fondamentale collaborazione) N.d.R. Stefano Grasso non era presente al momento dell’intervista.


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Real-But-Strange News

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’è chi dice che il blocco tastiera dei telefoni cellulari è superfluo? Mark Clair e Shannon McAlister, due spacciatori dell’Oklahoma, non la pensano così. Discutendo tra loro di una compravendita di droga, McAlister ha messo il telefono (rubato da poco) nella tasca della giacca senza bloccare la tastiera ed effettuando inconsapevolmente una chiamata, non una qualsiasi ma al 911, impostato tra i numeri a chiamata rapida. Gli operatori del 911 si sono a dir poco sorpresi ascoltando i dettagli di una compravendita di droga: né Clair né McAlister si sono accorti di nulla e la chiamata è rimasta interrotta, consentendo agli agenti di localizzarla e di beccare in flagranza i due ormai ex spacciatori. La polizia si è recata sul posto e ha arrestato i malviventi che non capivano come fosse possibile essere stati scoperti. (fonte: News9.com) Era 'ufficialmente' cieco, ma la guardia di Finanza lo ha sorpreso alla guida di un'auto e lo ha arrestato. Il falso invalido, 67 anni, di Caserta, era beneficiario di una indennità dal 2003 che complessivamente gli ha fatto guadagnare 60 mila euro. Le Fiamme Gialle lo hanno fermato per un controllo e lui, non sapendo di essere ''nel mirino'' degli investigatori, ha firmato il verbale per la mancata

A cura di Riccardo Toso esibizione della patente. Deve rispondere di Ovunque vadano, succede un cataclitruffa aggravata ai danni dell'Inps e falso sma. E' una luna di miele in tre per la ideologico. (fonte: ANSA) coppia svedese Erika ed Estefan, dove il terzo incomodo altro non è che la sfortuDue “rapinatori” hanno tentato una rapina na. La tappa iniziale del loro viaggio di a Kansas City, in Missouri, e sono persino nozze era la Germania: i neosposi sono riusciti a rimetterci dei soldi. Uno dei due è rimasti prigionieri per giorni negli aeroentrato in un negozio d’armi per fare un porti, chiusi a causa della "tempesta di sopralluogo, chiedendo una scatola di mu- neve del secolo". Fuggendo dal freddo, si nizioni. Quando il commesso, un placido sono allora diretti verso Bali, cercando il 65enne, lo ha informato che la scatola co- caldo dei Tropici. Ma i monsoni, imperstava 50 dollari, l’uomo, che non aveva con territi, hanno provveduto ad accoglierli sé quella cifra, ha detto che sarebbe ripas- con le tempeste di stagione. Dopo aria e sato. La coppia di malviventi è tornata qual- acqua, non poteva mancare il fuoco. A che ora dopo, chiedendo di nuovo le muni- dire il vero, l'Australia aveva in serbo tutti zioni e tentando di pagare con 40 dollari; il e tre, grazie a cicloni, inondazioni e incommesso ha fatto notare che mancavano cendi forestali in proporzioni decisamendei soldi, quando uno dei due ha tirato fuori te fuori dal comune. Costretti a lasciare una pistola intimando al commesso di svuo- l'albergo per trovare un rifugio più sicuro, tare la cassa. Il commesso però, comprensi- i due non si sono persi di coraggio diribilmente esperto in materia, si è reso im- gendosi verso la tappa successiva, la mediatamente conto che l’arma dei rapina- Nuova Zelanda. Sono atterrati all'aerotori non era carica. Egli, non scomponendo- porto di Chrisdchurch poche ore dopo il si, ha tranquillamente tirato fuori la sua devastante terremoto che ha colpito la pistola. Carica. I rapinatori hanno compreso città. Non poteva finire qui. Ultima ferdi avere fatto una grande *** a pensare che mata a Tokyo: il 9 marzo, due giorni priil commesso di un negozio d’armi potesse ma del sisma e il successivo allarme nuessere disarmato e sono fuggiti senza pen- cleare. La meta della prossima vacanza è sarci due volte, dimenticando di riprendersi già stata fissata: l'isola di Aruba, nelle quelle due banconote da 20 dollari. (fonte: finora tranquille Antille. In guardia. Courier Mail) (fonte: LaStampa)

La piccola vigna di Matteo Cairo

(Non ci sono più le fiabe di una volta)


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L’angolo del Tamarro Questa rubrica è per voi, gente che il sabato sera frequenta i pub e non le discoteche, voi che indossate magliette dei Beatles e un paio di All Star malandate. Fatevi tentare dal mondo tamarro! La canzone tamarra del mese

Il tamarro del mese

Il pubblico si divide a proposito di questo pezzo. C’è chi la definisce La canzone da discoteca, altri invece non la possono ascoltare. Una cosa è certa, con un loop del genere e un basso “che devasta” non si può non canticchiare il brano dopo averlo ascoltato. A voi il testo.

Su Internet si parla solo di lui, Christian Entics, in arte Entics. Artista nato e cresciuto a Milano, riscuote successo con la canzone/promo di Tocca a Noi, progetto made in Mtv. Da quel momento si distingue nella scena hiphop con il suo mix di raggae e dance hall. È recentemente uscito il suo terzo album Ganja Chanel, al seguito del videoclip dell’omonima canzone.

Pompo nelle casse - Power Francers and D-Bag Pompo nelle casse (x 7 volte) Vi vi vibra dentro il ventre la senti la cassa Botte nella testa con il basso che devasta Questo è il suono che ti scassa l'impianto

Dall’estero Un’idea nata in Messico che ha oramai contagiato l’intero Sudamerica. Sono gli Stivali a punta, calpestano i dance floor più famosi del subcontinente e si preparano ad essere importanti anche in Europa.

Nella dance floor fluo per fino lo smalto Guarda chi è che spinge più del solito Calo giù gli alcolici senza arrivare al vomito Sgomito tra le altre scuoto le masse Pompo nelle casse, pompo nelle casse Pompo nelle casse (circa x 19 volte) La mia crew la riconosci dallo stile Power francers clou ogni situazione ostile Pompo nelle casse sale la bile Pronta per sentire la gente svenire Pompo nelle casse (INNUMEREVOLI volte)

Moda tamarra del mese Per una volta la moda si fa più economica e alla portata di tutti. Sono gli occhiali 3D, finalmente, ed escono dalle sale cinematografiche per essere indossati il sabato sera. Mai come in questo caso vivrete le vostre serate in un'altra dimensione! A cura di Luca Cassanego e Anna Quattrocchi


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L’Antologia dello squallore Gli invitati alla vostra festa cominciano a stufarvi? Volete liberarvi di pretendenti troppo insistenti? O magari avete solo il gusto dell'orrido? Ecco a voi una carrellata di freddure che "geleranno" il clima creando intorno a voi quel vuoto che avete sempre desiderato!

CRONACA

A cura di Stefano Fiori, Riccardo Manzoni e Mattia Sanvito

1) Una volta ho inciso un disco, poi non funzionava più (Manzoni) 2) Zitti tutti! -esclamò Mozart- ho un piano! (Manzoni) 3) Un tempo suonavo in un gruppo, ci chiamavamo i ghiaccioli, ma ora ci siamo sciolti… (Manzoni)

SPORT 1) - Salve sono Shake, c’è Inter? - No mi spiace è uscito una volta (Aurelio Contessi) 2) Pilato ai Romani. - Volete libero Gesù o Barabba? - Barabba! Barabba! - Ok, allora Gesù terzino, ma se perdiamo sono cavoli vostri! (Manzoni) STORIA 3) La prima volta che sono andato a sciare ho rotto una gamba, 1) Cicerone nel 63 a.C. fu eletto console, per fortuna non era la mia (Manzoni) un milione di dischi venduti (Fiori) 2) Nel 1492 l'America tremò di freddo, GEOGRAFIA Colombo l'aveva scoperta (Manzoni) 1) Mia mamma il terziario avanzato lo tiene in frigo (Sanvito) 3) Cesare, il popolo chiede sesterzi! -No, 2) Il Sahara è un deserto, e su questo non ci piove. (Manzoni) vado dritto. (Manzoni) 3) Ho fatto uno scherzo a Niagara, ci è cascata! (Manzoni)

FREDDURE GENERALI

MUSICA

1) Una volta una ragazza mi ha chiesto di uscire, avevo sbagliato bagno (Manzoni) 2) Qual è il numero di telefono di hula? Il numero verde (Manzoni) 3) Cosa fa una sigaretta anziana? Porta a spasso la nicotina (Manzoni) 4) “Che fisico!” esclamarono due ragazze vedendo Einstein in spiaggia. (Manzoni) 5) Attento! Quel cemento è armato! (Manzoni)

1) Morto cinese, è giallo (Mattia Madsen Sanvito) 2) Bomba scoppia al cimitero, tutti morti (Manzoni) 3) Toro strangolato da un uomo, il suo oroscopo lo aveva previsto 4) Libro di matematica si suicida, aveva molti problemi (Manzoni) 5) Morto proprietario di un’industria del latte, il suo corpo sarà parzialmente cremato (Sanvito)

Le peggiori scritte nei bagni del Carducci Poiché ho notato che Apple Wonka alcuni servizi sono stati Bunny Polpingu (?) verniciati e che sono e Gullupa (????!?) stati cancellati quasi Cata è di nuovo single! 4/Feb/’09 ↓ tutti gli aforismi degli Cata è single? 22/1/’10 →Direi di no…→ no, no U.U → Cata ti voglio! (l’altra) anonimi poeti dei bagni, ho deciso di racco- Ma chi è Cata?? → L’emo quello bello [Apice culturale…] gliere le peggiori scritte nei bagni (In missione per l’umanità), per evitare che siano dimenticate: alcune sono veramente degne di menzione (I turpi insulti non sono contemplati nella categoria). In questo modo non intendo assolutamente incentivare il vandalismo, voglio solo far spuntare un sorriso sul vostro faccino e immortalare i versi d’autore, opere d’arte contemporanea, dei bagni carducciani. Buon divertimento! Eleonora Sacco

Se al ginnasio un c**** farai molto bigia al liceo la passerai; con tutte le cose che non hai studiato di sicuro al liceo verrai segato [****] se non vuoi fare ciò divertiti e ridi finchè si può. - L’Anonimo del Sublime Cramer datti all’ippica!

Igor for president!

UN’ALTRA DOCCIAAA UH-UH-UUUH


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Lo Strizza Cervelli 1) Il titolo di apertura dei quotidiani era simile per tutti. "Lavoratori in sciopero! Dicono: vogliamo fare meno soldi!". Cos'era mai potuto succedere per giustificare una richiesta del genere? 2) Stai camminando tranquillamente per Viale Brianza leggendo l'Oblò sul Cortile. A un certo punto incontri la suocera dell'unica figlia di suo suocero. Come la chiami? 3) Sono gli ultimi giorni di scuola ed è il giorno dell'interrogazione di matematica che deciderà sulla tua sorte: promosso o bocciato? Il professore ti chiama alla lavagna e dice: "Ti farò una sola domanda: scrivimi una relazione che abbia come risultato 20 (per esempio 10+10=20). Hai solo un piccolo obbligo. Puoi usare solo due volte il numero 3 e una volta il numero 0. E nessun'altra cifra. Naturalmente puoi usare qualsiasi funzione matematica!" Come riesci a risolvere il problema e a non essere bocciato? 4) Chiara, Dario e Eleonora fanno una gara a chi riesce a fare più kilometri in bicicletta prima di sfinirsi. La somma dei tragitti fatti da Chiara e Dario è di 21 Km. La somma di quelli di Chiara ed Eleonora è di 19 Km. E la somma di quelli di Dario ed Eleonora è di 22 Km. Chi ha vinto? 5) Prendete un foglio di carta e tagliatelo in modo da creare un quadrato con i lati di 10 cm. A questo punto l'area sarà di 100 cm2. Ora senza usare né righello né forbici ottenete da questo pezzo di carta, sempre quadrato, un’area di 50 cm2. Come fate? 6) Siete al bar e chiedete a Lucia una brioche alla nutella. Siccome la nostra cara Lucia la sera precedente aveva bevuto un po' troppo la sua risposta è alquanto bizzarra: "Oggi le brioches costano la metà dei due terzi dei tre quarti dei quattro quinti di un euro!" Per evitare brutte figure le ponete 2 euro. Quanto vi darà di resto? 7) Se siete stanchi della lezione e vi state annoiando… chiudete gli occhi e immaginate. È una bellissima giornata del 1690 e siete stato fatto prigioniero da un re e condannato a morte. Ma per la vostra irresistibile simpatia il re vi concede una scappatoia. Vi conduce in una stanza al piano terra del castello in cui siete rinchiusi e dice: "Vedete, ho riempito questa stanza con fiori finti" e vi mostra centinaia e centinaia di fiori in decine e decine di vasi "e questi fiori sono praticamente indistinguibili da quelli veri. Fra questi però ce n'è uno solo vero. Se lo individuate in 20 secondi sarete libero!" Voi vedete al di là dei vetri della finestra il sole e i campi che si estendono a perdita d'occhio e desiderate ardentemente essere fuori. Ma prima sapete che dovete trovare quel fiore. Come agite? 8) Trovate un numero di due cifre che sia il doppio del prodotto delle sue cifre. 9) In un bel giorno di sole un'imbarcazione è in porto. All'improvviso l'imbarcazione si inabissa trascinando con sé tutti i passeggeri, eppure non è stata colpita, né ha una falla, né qualsiasi altro problema. In aggiunta tutta la gente che è nel porto non si scompone. Cos'è successo? 10) Mario Rossi è nato a Roma da genitori entrambi nati a Roma, sempre vissuti a Roma, mai andati all'estero, e di famiglie romane da almeno sette generazioni. Eppure all'anagrafe non può essere iscritto come cittadino italiano. Come mai? Le risposte ai quiz verranno pubblicate sul prossimo numero de “L’Oblò sul Cortile”, nel frattempo scervellatevi! A cura di Gian Marco Duina

Giochi! Sudoku Stella.↓ Variazione sul tema del classico sudoku: tutti i numeri da 1 a 9 devono comparire in ogni linea, anche non continua, formata da celle triangolari, e nei triangoli più grandi formati ciascuno da cinque triangolini di base.

←Sudoku irregolare. Risolvete il sudoku come se fosse normale, tenendo conto però che le nove caselle nella griglia non sono disposte a quadrato...

Sudoku classico. ↓

←Secondo Arto Inkala, il matematico finlandese che lo ha realizzato, questo è il Sudoku più difficile del mondo! Per svilupparlo ci ha impiegato tre mesi. Presenta 23 caselle già compilate e un'unica soluzione possibile. Buona fortuna!


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-Eventi@ARTE

@TEATRO

Mostra IMPRESSIONISTI Palazzo Reale dal 02.03.11 al 19.06.11

IMPROVVISAMENTE, L’ESTATE SCORSA di Tennessee Williams Teatro Elfo Puccini dal 03.05.11 al 29.05.11

Mostra PALADINO Palazzo Reale dal 07.04.11 al 10.07.11

ANESTESIA TOTALE di Marco Travaglio Teatro Ciak dal 17.05.11 al 22.05.11

Mostra ANDY WARHOL Area 35 dal 28.04.11 al 20.05.11

@MUSICA BILLY BRAGG Camera del Lavoro 16.05.11 JOVANOTTI Mediolanum Forum dal 10.05.11 al 11.05.11

MEMORANDA La Redazione de “L’Oblò sul Cortile” si riunisce ogni GIOVEDI’ in 6a ORA , nell’aula per essa predisposta (piano seminterrato, ultima a destra). VI ASPETTIAMO, CON LE VOSTRE PROPOSTE!!! Oppure scrivete all’indirizzo e-mail oblosulcortile@hotmail.it Ci trovate su facebook all’indirizzo facebook.com/oblosulcortile o nella pagina fan L’Oblò Sul Cortile Visitate anche il nostro blog all’indirizzo http:// oblocarducci.blogspot.com/ : lasciate i vostri commenti e scaricate i vostri numeri dell’“Oblò”.

@CITTA’ ELEZIONI COMUNALI (mi raccomando, maggiorenni!) Comune di Milano dal 15.05.11 al 16.05.11

A cura di Chiara Compagnoni

La Redazione dell’Oblò

Redattori:

Laura Vitale Lollo IIE (4E)

Impaginatrice:

Correttrice di bozze:

Silvia Ainio IIE (4E)

Dario Zaramella IA (3A)

Eleonora Sacco IF (3F)

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Martina Brandi VE (2E)

Vignettisti:

Si ringraziano:

Responsabile amministrativo:

Maria Calvano IVB (1B)

Silena Bertoncelli VC (2C)

Andrea Tosini e il suo scanner

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Alessandra Ceraudo VG (2G)

Matteo Cairo IH (3H)

Luca Antonini IF (3F)

Claudia Chendi IVB (1B)

Elena Di Luca IF (3F)

Mondocopia

Chiara Compagnoni IIG (4G)

Collaboratori esterni:

Chiara Conselvan VE (2E)

Luca Cassanego IF (3F)

Claudio Fatti IIIF (5F)

Alessia Di Meo IF (3F)

Giovanni Fumagalli VE (2E)

Gian Marco Duina IF (3F)

Chiara Mazzola IVB (1B)

Stefano Fiori IIC (4C)

Xhestina Myftaraj IIIA (5A)

Stefano Grasso IIIB (5B)

Giuliano Pascoe III I (5I)

Pietro Klausner VE (2E)

Dario Elio Pierri IIIB (5B)

Gabriele Laffranchi IIIE (5E)

Leonardo Rovere VE (2E)

Tommaso Manzoni IIC (4C)

Eleonora Sacco IF (3F)

Anna Quattrocchi IF (3F)

Mattia Serranò IIIB (5B)

Mattia Sanvito IIC (4C)

Beatrice Servadio VG (2G)

Luca Spinicci IIIF (5F)

Alessandra Venezia IVB (1B)

Riccardo Toso IIIH (5H)

Indovina a CHI APPArtengono… [cit. The Fool] E chi manca!


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