Serodine nel Ticino
a cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa RASSEGNA STAMPA
«Giornale del Popolo» • 28 maggio 2015
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14 giugno
di ✝ valERio lazzERi*
Il prossimo 14 giugno siamo chiamati a decidere sulla modifica dell’articolo costituzionale «relativo alla medicina riproduttiva e all’ingegneria genetica in ambito umano». La formulazione del quesito, tecnicamente ineccepibile, cela una grave problematica. Vale la pena perciò di richiamare l’attenzione degli elettori sul delicatissimo ambito in cui dovranno prendere posizione. Si tratta, in concreto, di autorizzare un esame, detto «diagnosi preimpianto», che, nelle intenzioni, vorrebbe risolvere il dramma di quelle coppie che, non potendo avere i figli in modo naturale o essendo portatrici di gravi malattie ereditarie, non possono realizzare il loro desiderio di generare senza essere confrontati con la possibilità che il loro bambino o la loro bambina siano segnati da limiti o menomazioni di tipo genetico. La modifica dell’articolo costituzionale in votazione si presenta così, da questo punto di vista, come la soluzione di un problema, la risposta puntuale a un’innegabile e per nulla sottovalutabile sofferenza. In realtà, essa apre una questione etica immensa, che dovrebbe far riflettere tutti coloro che hanno a cuore la dignità inviolabile di ogni essere umano a partire dal suo concepimento e in ogni fase della sua esistenza successiva. È di per sé giusto che la ricerca medica persegua l’obiettivo di evitare al massimo la sofferenza umana, sia dei genitori che aspirano alla fecondità del loro amore, sia dei figli a cui occorre offrire il massimo delle opportunità di sviluppo e di realizzazione. E tuttavia c’è un altro dolore, più profondo e universale, che occorre tenere in considerazione. Quello di tutte le persone umane che, nonostante tutti i progressi della scienza e della medicina, continueranno a nascere in condizioni geneticamente compromesse. (...) *Vescovo di Lugano
> sEGUE A PAGINA 26
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Sette arresti e una clamorosa indagine FBI
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Gli sceriffi americani sparano sulla FIFA La Federazione internazionale del pallone è di nuovo nell’occhio del ciclone: ieri a Zurigo sono finiti in manette sette suoi dirigenti.
Fa però sorgere qualche perplessità la tempistica scelta dagli Stati Uniti: domani, infatti, è prevista l’elezione per un nuovo mandato a Blatter... > A PAGINA 22
se lo assicura la Züst di Rancate
Serodine ignoti? Eccone un altro Sono meno di venti, finora, i quadri autografi del celebre pittore asconese. Questa Testa di ragazzo apre la mostra che si inaugura sabato alla Pinacoteca di Rancate. > A PAGINA 11
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FAO: «Fame nel mondo in calo»
Il Ticino si alza su nuovi pedali
Secondo l’ONU sono 800 milioni le persone al mondo che non hanno da mangiare. Ma nei Paesi in via di sviluppo la denutrizione è quasi dimezzata. Merito di crescita economica inclusiva, investimenti agricoli, protezione sociale e una maggiore stabilità politica. > A PAGINA 17
Una firma con l’UE senza contropartite di giovanni molo > A PAGINA 18
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Da giugno addio alla tv analogica Chi ha una televisione a tubo catodico dovrà cambiarla per forza? > A PAGINA 25
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«Il prodotto lac si vende molto bene» Assieme alla capodicastero Cultura Giovanna Masoni-Brenni, è stato meglio definito il ruolo della Fondazione Lugano per il Polo Culturale che, tra i molti compiti, si occupa principalmente della complessa ricerca di fondi. Una ricerca che ha già fruttato 6 milioni di franchi. La cifra è alta, se si considera la difficile congiuntura economica, ma testimonia dell’interesse da parte di mecenati e privati di voler investire nella cultura. Ma come verranno utilizzati questi soldi? In quali progetti? Lo scopriamo nell’intervista a Giovanna Masoni. > Botti A PAGINA 7
aggressione
Ai lavori sui percorsi ciclabili in corso a Lugano e Mendrisio si aggiunge l’itinerario proposto da Rocco Cattaneo e i 2 milioni stanziati da Bellinzona. > cUSmà A PAGINA 5
PRESiDEntE Di “faShion vallEy”
Marina Masoni torna... di moda L’ex consigliera di Stato sostituisce Franco Cavadini alla testa degli industriali del settore abbigliamento, comparto che occupa 4.500 dipendenti. > mazzi A PAGINA 3
un’offerta a Renzetti
Decreto d’accusa per 4 agenti carcerari Tra i reati contestati abuso di autorità e vie di fatto su un detenuto > A PAGINA 3
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Ricette contro il franco forte Proposte 40 misure, di piccola e media portata, per favorire le imprese > A PAGINA 15
Mino Raiola vuole il Lugano! Sì, spalleggiato da Pablo Bentancur, il celebre manager italiano ha avanzato un’offerta al presidente bianconero Angelo Renzetti – che ora ci sta riflettendo – per l’acquisto delle azioni attualmente in suo possesso. > filiPPini A PAGINA 21
gioRnaledelpopolo GIOVEDÌ 28 MAGGIO 2015
menDRisio
Tra ieri e oggi la posa del nuovo viadotto della Tana
in breve
Posto un altro tassello per il futuro svincolo Spettacolare operazione oggi: la posa di una struttura da 100 tonnellate che servirà quale base d’appoggio per le future corsie dell’autostrada. di anDRea finessi
Il cantiere dello svincolo dell’A2 procede. I tempi sono lunghi, si sapeva, ma quando occorre creare una strada in grado di sostenere il passaggio quotidiano di migliaia di macchine e camion, non si può sbagliare nulla. E così anche la posa della struttura portante in carpenteria dal peso di 100 tonnellate del viadotto della Tana, deve rigorosamente rispettare il millimetro. Prevista inizialmente ieri, la principale operazione è slittata a oggi, complici i prolungati preparativi con il posizionamento delle gru e la posa di una prima campata da 32 metri. Ma dal Consorzio Officine Ghidoni SA -Ferriere Cattaneo SA assicurano che in mattinata, tra le ore 8 e le 10, salvo imprevisti, si terrà la spettacolare manovra. Due autogru lavoreranno all’unisono per sollevare ad un’altezza
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la struttura pronta per essere posata. (fotogonnella)
di 16 metri la struttura portante in acciaio del nuovo viadotto. Un progetto complesso, spiega l’azienda in un comunicato, con la sfida di creare un impalcato trasversale, visto che il viadotto curva in salita. Per questioni di sicurezza si è preferito pre-assemblare a terra quanto più possibile, allo scopo di ridurre l’attività “in quota” di uomini e mezzi, operazioni sempre molto pericolose ed onerose sotto il punto di vi-
sta logistico ed economico. Questa filosofia di montaggio offre quindi spettacolari sollevamenti, dovendo movimentare elementi con valori di peso e dimensione ragguardevoli. Nello specifico, ha anticipato al GdP il capoprogetto Cristiano Ladu, il blocco verrà sollevato nell’arco di un’ora: «La parte più lunga è stata la preparazione con i contrappesi e il posizionamento delle gru. Una volta sollevata la struttura occorrerà rego-
Del celebre pittore si conosco meno di 20 quadri autografi
Scoperto un nuovo dipinto di Serodine
«Del ticinese, ma più preciso sain istantanea per un’apparizione tra la rebbe dire asconese, Giovanni Sefolla, è certo un tema inedito per Serorodine, la cui incendiaria parabola dine e non trova facili confronti se non biografica si svolge pressoché tutta a nella popolazione angelica dei suoi diRoma e si conclude, a trent’anni, nel pinti sacri (si vedano gli angeli in alto a 1630 – nel segno di un’adesione aposinistra della grande e magnifica pala stolica al caravaggismo delle origini, di Ascona che la luce violenta, quasi poi doppiato rigorosamente a siniuno spot, sbriciola meravigliosamenstra –, le opere che si conoscono sute nella loro consistenza fisica). Ma perano non di molte unità il numero il dettaglio che più convince dell’indelle dita di tre mani. […] sieme è lo spettacoloso trattamento a I recenti tentativi di accrescimensprezzatura con cui è stato realizzato to del raro catalogo del pittore non il candido colletto, quasi senza forma: sono stati molto fortunati. Non inun lino sforbiciato anzi strappucchiatendevamo in alcun modo allungare to da un sarto di mano estrosa. Quella lista delle proposte. Era una delle la specie di sparatura di biacca è una regole del gioco fissate fin dall’origisigla del modo di condurre il colore ne dell’impegno [per questa mostra]. testa di ragazzo, 1625-1626 cirda parte di Serodine, qui a un livelEppure quando […] sono arrivati i ca- ca, olio su tela, cm 40 x 30. collo superbo (si confronti a paragone la taloghi delle aste americane di gen- lezione privata, in deposito a piuma di struzzo bianca sul cappello naio, a sfogliarli ci siamo sentiti chia- Rancate, pinacoteca cantonale della figura a fianco di Cristo nel Trimare da questo ragazzo… Essendo giovanni Züst. buto di Edimburgo. L’unico problema rimasto invenduto il dipinto a New che il dipinto pone ancora è la realtà York e nel rinnovato tentativo di fare giungere il quadro del soggetto. Nonostante l’acuta intensità dello sguardo a un museo abbiamo richiesto a Gianni Romano un pa- non lo direi un ritratto, piuttosto un esercizio-modello, rere, che qui riportiamo, per la sua aderenza alla natu- conservato in studio, da usare all’occasione propizia"». ra della pittura e per la sua capacità di lettura stilistica: Così raccontano della scoperta del dipinto Giovanni "Sono convinto che l’attribuzione a Serodine debba es- Agosti e Jacopo Stoppa nella scheda del catalogo della sere accolta positivamente e che il ritratto vada consi- mostra Serodine nel Ticino, che si inaugurerà sabato derato una preziosa aggiunta al raro corpus del pittore. prossimo alla Pinacoteca Züst di Rancate, dove il quaLa fresca bellezza del protagonista, non segnata da al- dro, che apre l’esposizione, rimarrà in deposito, grazie cuno sforzo di elezione classicista, anzi come sorpresa alla generosità del suo proprietario.
via valle Di muggio a moRbio inf.
Domani strada sbarrata Per consentire la posa dello strato di usura in località Pulisin nel Comune di Morbio Inferiore, Via Valle di Muggio sarà completamente sbarrata al traffico dall’incrocio con Via Vacallo fino all’incrocio con Via Bellavista, domani dalle ore 7.00 alle ore 24.00.
lare il posizionamento al millimetro. Per farlo ci sono degli specchi posti in modo tale che da terra, grazie ad un teodolite, si riesca a dare le indicazioni il più precise possibile alla gru». La posa del manufatto costituisce un tassello importante per il cantiere dello svincolo di Mendrisio. Tolto il precedente viadotto della Tana e smantellata l’infrastruttura originale, con la nuova struttura si andrà a ripristinare il tracciato antecedente al cantiere, ma con requisiti in grado di soddisfare le esigenze dell’Ufficio federale delle strade. L’USTRA infatti intende adottare un sistema di gestione del traffico 4/0, che richiede una larghezza utile minima delle carreggiate di 12.10 m (la strada precedente era di 10.25 m). L’assetto del nuovo tracciato autostradale in corrispondenza del Viadotto della Tana prevede perciò un allargamento del campo viabile per entrambe le carreggiate di circa 2,5 m portando la larghezza totale dell’impalcato ad un totale di 25.8 metri, con entrambe le carreggiate. Una volta assemblata la struttura inizieranno i lavori per posare la piattaforma su cui correrà la strada. Il passaggio successivo consisterà nella stessa operazione sul lato nord-sud, con la demolizione della struttura, il posizionamento delle colonne del viadotto e infine di una nuova impalcatura.
chiasso, peR il 60.mo
Campeggio a Catto, al via le iscrizioni Una settimana di campeggio a Catto in Leventina, dal 4 all’11 luglio. La proposta è inserita fra le iniziative allestite in occasione del 60.mo del Campeggio di don Willy dal gruppo di lavoro “nonostante” (iniziative per le quali rimandiamo al sito: nonostante.ch). Ora sono state aperte le iscrizioni con l’invito a partecipare, rivolto in particolare agli allievi della Scuola media, per rivivere con loro lo spirito del Campeggio con chi ha vissuto questa esperienza a partire dai primi anni della presenza dei ragazzi di Chiasso in Leventina. «L’obiettivo è quello di passare momenti di contatto con la natura, con uscite nei luoghi caratteristici della valle Leventina e di coltivare uno spirito di collaborazione fra coloro che vi partecipano» si spiega nella presentazione. Il formulario di iscrizione è presente sia sul sito della manifestazione www.nonostante.ch, sia in forma cartacea, presso la segreteria della Scuola Media di Chiasso. Informazioni si possono ottenere presso la Segreteria della Scuola Media (tel. 091/695.11.20) oppure presso il presidente della Fondazione don Willy, Ettore Cavadini (tel. 091/683.71.20). Alle famiglie sarà richiesta una modica «Terremoto in partecipazione finanziaria.
santuaRio Di melano
nuovo Regolamento
Domani assemblea a Riva s. vitale
Domenica la fagiolata sul Colle
Sacchi verdi ufficiali “Kammea” presenta a partire dal 1. luglio i progetti d’aiuto nel Comune di Stabio in Tanzania
Domenica 31 maggio appuntamento a Melano per la fagiolata sul Colle nel suggestivo ambiente che circonda il Santuario della Madonna del Castelletto. Alle 9 (e fino alle 17.30) verrà quindi chiusa la strada del Santuario per poter permettere di salire a piedi (o in taxi per chi ne ha necessità) con partenza dalla Piazza alle ore 10. Alle ore 12.15 si pranza con piatti a base di polenta. Accompagnati dalla musica del Gruppo Costumi Valcolla si terrà la tombola pomeridiana, prima della Messa delle ore 15.30. Sul posto anche una vendita di torte. Organizza la Società ricreativa di Melano.
Sacchi verdi per i cittadini di Stabio che dovranno pagare una tassa base annua di 120 franchi per i rifiuti. Sarà invece di 240 franchi per le persone giuridiche (esenti le società senza dipendenti). Il nuovo regolamento comunale dei rifiuti, pubblicato ieri, entrerà in vigore a partire dal 1. luglio. Su di esso sono indicati anche i costi dei nuovi sacchi obbligatori, che saranno proporzionali al volume, ossia: sacco da 17 litri 0.50 fr. (prezzo di vendita del rotolo da 10 sacchi 5.00 fr.); sacco da 35 litri 1.00 fr. (prezzo di vendita del rotolo da 10 sacchi 10.00 fr.); sacco da 110 litri 3.15 fr. (prezzo di vendita del rotolo da 10 sacchi 31.50 fr.). I sacchi saranno gratuiti per le persone in assistenza, mentre chi ha necessità mediche avrà diritto a 20 sacchi da 17 litri in più l’anno.
Domani alle ore 20.15 alla Scuola media di Riva San Vitale si terrà l’assemblea annuale dell’Associazione Kammea, aperta ai soci e a tutti gli interessati. Verranno presentati il bilancio 2014 e i progetti per l’anno corrente. Creata nel 2008, presieduta da Nadia Ferrari, Kammea opera con programmi di sviluppo nel settore sanitario, delle forniture d’acqua, dei servizi, dell’istruzione e dell’assistenza alle mamme nella regione di Ikonda, in Tanzania. Grazie al prezioso aiuto dei sostenitori, che viene devoluto integralmente, nel 2014 è stato possibile sostenere in modo consistente i progetti in Tanzania, dove, presso l’Ospedale di Ikonda è stato completato il nuovo reparto di ortopedia; inoltre le sale operatorie sono state dotate di moderne porte automatiche e di un nuovo apparecchio per la ventilazione.
mostRa a colDReRio
florindo soldini, retrospettiva L’associazione Beccaria e il Dicastero cultura del Comune di Coldrerio organizzano una mostra retrospettiva dedicata al pittore locale Florindo Soldini. L’esposizione sarà inaugurata domani alle 18 nella chiesa della Natività e resterà aperta per due fine settimana, sempre dalle 15 alle 18. Entrata libera.
piccola cronaca CIRCOLO DI CULTURA: conferenza a Rancate - Domani la conferenza di Paolo Brenni intitolata “I fasti del progresso” si terrà alle scuole comunali di Rancate con inizio alle ore 20.30 (e non invece al centro scolastico di Canavée). COLDRERIO: walking day - Nona edizione del Walking Day domenica a Coldrerio. Ritrovo a partire dalle 9.15 al parco del Paü per il riscaldamento. Informazioni e iscrizioni: telefonare allo 076/580.09.77 (Maurizia Solcà) oppure allo 079/882.29.77 (Katja Fürst). CHIASSO: pressione e glicemia - Misurazioni gratuite domani dalle ore 8.30 alle 11 al centro sociale in via Franscini. STABIO: tombola ATES - Tombola mensile organizzata dall’ATES, domani alle 14.30 al centro diurno Casa del Sole. Nel pomeriggio misurazioni della pressione arteriosa. BALERNA: metodo Bates - Mattinata informativa gratuita sul tema dell’educazione visiva naturale per conoscere il metodo Bates, domenica 31 maggio dalle 10 alle 11.30 al grotto S. Antonio. Informazioni e adesioni (entro domani sera) a g_zuta@hotmail.com oppure allo 077/488.80.63. VACALLO: centro sociale - Visita al Santuario della Madonna della Cornabusa (Bergamo) venerdì con partenza alle 8 e ritorno previsto alle 18.30 (costo: 80 franchi). Gita al mercato di Luino mercoledì 3 giugno con partenza alle 8.30 e ritorno alle 16 (costo: 60 franchi); iscrizioni chiamando lo 091/695.27.06. Caffè con il sindaco Marco Rizza al centro oggi alle 14.30. RVM GENEROSO: assemblea - Assemblea ordinaria dell’Associazione dei Comuni del Generoso RVM, stasera alle 20.30 nell’Ala materna di Rovio. CHIASSO: corso - Corso Opan teorico per i futuri detentori di cani, domani dalle 19.30 alle 23.30 nella sede della locale sezione samaritani. Informazioni e iscrizioni allo 078/622.75.35 o a dog.chiasso@gmail.com.
medico e farmacia di turno MENDRISIOTTO Farm. Serfontana, Centro commerciale, Morbio Inferiore, tel. 091/683.05.05. Se non risponde: tel. 1811. Medico di turno: dalle 19.00 alle 07.00: tel. 091/800.18.28. Se non risponde: tel. 1811.
Nepal»
LA CATENA DELLA SOLIDARIETÀ VI RINGRAZIA per i 25 milioni di franchi donati!
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Per garantire un impiego efficace delle vostre donazioni: • collaboriamo con 25 ONG svizzere partner selezionate in base a criteri rigorosi; • tutti i progetti di aiuto vengono analizzati nei minimi particolari da una commissione prima del finanziamento; • tutti i progetti di aiuto accettati vengono valutati da esperti indipendenti in loco; • vi informiamo con la massima trasparenza sui costi e i risultati dei progetti.
Per maggiori informazioni www.catena-della-solidarieta.ch Per eventuali domande info@bonheur.ch In collaborazione con
«Robe da chiodi» • 03 giugno 2015
«La Provincia di Varese» • 07 giugno 2015
«la Repubblica» • 15 giugno 2015
«La Prealpina» • 22 giugno 2015
«Il Venerdì», supplemento domenicale de «la Repubblica» • 26 giugno 2015
««Corriere della Sera» • 28 giugno 2015
«Ticino Management» • 01 luglio 2015
«Biblioteca di via Senato» • 01 luglio 2015
luglio / agosto 2015 – la Biblioteca di via Senato Milano
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inSEDICESIMO
L E M O S T R E – L’ I N T E RV I S TA D E L M E S E – P O E S I A E A RT E
LA MOSTRA/1 “CREPITANTE E ARRUFFATO” Serodine in Ticino
a cura di luca pietro nicoletti
È
difficile resistere alla tentazione di guardare la pittura del Seicento con occhi moderni, con una sensibilità verso la sprezzatura pittorica e verso una sintesi delle cose che non ricorra alle categoria di segno e materia congeniali alla pittura d’azione. Ne offriva un caso lampante, fino a maggio 2015, la mostra sul Late Rembrandt tenutasi a Londra e Amsterdam: ad uno sguardo ravvicinato, con quella attenzione empirica e lenticolare con cui i pittori guardano le opere degli altri, si capiva
quanto quella pittura abbia avuto da insegnare ai pittori moderni. Ci si può chiedere allora, per esempio, quanto Francis Bacon si trovi in Rembrandt, o brani di questo o quel pittore, invertendo i ruoli di dare e avere, come se il pittore antico continuasse a piacere per quanto vi si ritrovi di moderno: la “fonte” visiva piace perché fa pensare, con magnifico anacronismo dello sguardo, ad esperienze più vicine nel tempo. Viene da fare riflessioni analoghe visitando Serodine in Ticino, ordinata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa
alla Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio). La mostra, occasionata dalla necessità di dare ricovero temporaneo alla grande pala dell’Incoronazione della Vergine, ultimo capolavoro delle breve e fulminante carriera del pittore ticinese, raduna nuovamente tutte le opere sue conservatesi nel cantone natale, la metà di quelle superstiti della sua già esigua produzione. Il catalogo della mostra stesso, che indugia con un sapiente racconto visivo in un generoso repertorio di dettagli, talvolta legittima questa lettura: basta vedere il particolare del paesaggio che si apre alle spalle di San Sebastiano della pala di Ascona, scelto come immagine guida e copertina del catalogo insieme al San Paolo della stessa tela, per apprezzare un gioco di allusioni che si proietta in avanti verso una storia fatta di ultimi naturalisti che fra la Lombardia e il Ticino (nell’area dell’antica diocesi di Sopra: Giovanni Serodine, Ritratto del padre, 1628 circa, Collezione Città di Lugano (part.) A sinistra: Giovanni Serodine, San Pietro in carcere, Olio su tela, Rancate (Mendrisio), Pinacoteca Züst
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la Biblioteca di via Senato Milano – luglio / agosto 2015
Da sinistra: Giovanni Serodine, Ritratto del padre, Olio su tela, 1628 circa, Collezione Città di Lugano; Giovanni Serodine, Incoronazione della Vergine, Olio su tela, 1630, Ascona, Chiesa parrocchiale. Nella pagina accanto: Giovanni Serodine, Sacra Famiglia, Olio su tela, Ascona, Patriziato
Como), nel secondo Novecento, avevano cercato di restituire con colore e materia gli umori della terra e i cieli della regione. Doveva avere in mente qualcosa del genere anche Giovanni Testori quando, nel 1987, aveva parlato di una «scrittura quasi automatica del pennello» per descrivere la pittura del San Pietro in carcere, la tela comprata da Giovanni Züst nel 1948, capolavoro della sua collezione ed ora dell’omonimo museo, che Roberto Longhi volle senza incertezze per l’importante mostra su Caravaggio a Palazzo Reale di Milano nel 1951. Era stato proprio
lui, all’inizio degli anni Cinquanta, il primo ad accorgersi della statura di questo pittore, presto caduto, dopo la morte nel 1630, in un oscuro cono d’ombra a cui aveva contribuito la pesante ipoteca posta su di lui dal Baglione, che lo aveva liquidato, nella più generica antipatia per i caravaggeschi, come pittore «fantasioso», «bizzarro», ma soprattutto «con poco disegno, e con manco decoro». Eppure, aveva osservato Longhi, Giovanni Serodine era stato fra i più intelligenti interpreti della lezione di Caravaggio, il maestro mai conosciuto di persona,
di cui apprende la lezione direttamente dalle opere viste a Roma -dove presto la famiglia si era trasferita dal Ticino- tornando alle origini di un modo di operare che aveva già trovato una vulgata con toni retorici e concitati. Serodine, invece, non aveva ceduto alla routine, recuperando, con modi rudi e sbrigativi, decisamente anticanonici, una compostezza e sobrietà che in Caravaggio erano state trascurate: «si avverte», fanno notare Agosti e Stoppa nel catalogo della mostra, «la volontà del pittore di non adeguarsi alla più corriva routine iconografica,
luglio / agosto 2015 – la Biblioteca di via Senato Milano
sottoposta a salutari scossoni». Reinvenzioni iconografiche, del resto, nel suo percorso non mancavano: lo stesso San Pietro in carcere, giustamente famoso, non si lascia ricondurre a nessun episodio noto della vita del Santo, che qui è atteggiato come un San Girolamo nello studio (e spesso lo si è confuso con un “filosofo”), seppure con una vena popolana certo non confacente a un dottore della Chiesa. Eppure quel quadro davvero, come scrisse Longhi, è ancora oggi di un romanticismo esplosivo, «come una capsula di dinamite gettata in un fornello» in cui tutto «ruota attorno alla fiamma oscillante della candela di sego che fa iride pallida nella testa e nella mano, a fibre sanguinanti, del Santo, e quasi scorteccia il tavolo, intride il muro sudicio, arrovella i fogli del libraccio e si indugia sul teschio orrendo trasponendolo in una grotta preziosa, carica di perle». Non meno disorientante, da questo punto di vista, era anche il ritratto del padre Cristoforo, oggi a Lugano, ritratto di un uomo anziano, dipinto dal figlio ventottenne, dopo una serie di lutti che avevano segnato profondamente la sfortunata famiglia dei Serodine, ma che per invenzione, scriveva Longhi, «davvero avanzava di troppo i suoi tempi. Un prodigio di verità schietta, ma vista rapidamente e a distanza; un’impaginazione anche più moderna che nei ritratti più spinti di Frans Hals o del Rembrandt, ancora da venire del resto». Eppure, i primi a capire quello che Longhi ha definito «un fare arsiccio, crepitante, rabbuffato», sono stati i pittori: non è
di poco conto, per la fortuna di questo dipinto, ricordare l’amorevole dedizione con cui un pittore autenticamente lombardo come Giancarlo Ossola (1935-2015) aveva realizzato nel 1987 un d’apres grande più o meno come l’originale, in un momento cruciale nella storia personale della sua pittura. In SERODINE IN TICINO A cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa RANCATE (MENDRISIO, SVIZZERA), PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZÜST 31 maggio – 4 ottobre 2015
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Serodine egli aveva trovato una guida, un punto per ripensare la propria via verso una pittura che amava definire “contaminata” dall’Informale. Rimaneva in parte insoluto, e lo rimane tuttora, un referto di stile delle fonti a cui il giovane ticinese aveva attinto: nella storia degli studi furono fatti diversi tentativi di riconoscervi apporti dell’uno o dell’altro artista, in un giro d’orizzonte sulla fervente e intricata situazione della Roma di inizio Seicento. Ma non va dimenticato, come notano i curatori della mostra di Rancate, che «le scelte espressive di un essere umano, di genio per di più, non sono una ricetta».
«Giornale del Popolo» • 04 luglio 2015
14 Cultura mostra
GIORNALEdelPOPOLO SABATO 4 LUGLIO 2015
Fino al 4 ottobre alla Pinacoteca Züst
Il rigore si fa bello Macchina scenica per Serodine I curatori Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, con l’ausilio dell’architetto Stefano Boeri hanno realizzato un percorso per immergere il visitatore in un allestimento sorprendente.. di davide dall’ombra
La parola ai curatori - «Per chi pratica un certo tipo di storia dell’arte, quello – per intenderci e parlando un po’ a centoni – che discende dalla lezione di Roberto Longhi, lo sviluppo, sempre intrecciato, dei fatti figurativi comprende alcune personalità d’affezione. Sono pittori privilegiati da attenzioni speciali, la predilezione per i quali è un’immediata dichiarazione di appartenenza. Non sono tanti, una manciata per secolo. In generale sono artisti di cui si conosce poco, ma quel poco è di eccezionale qualità. La riscoperta di un’opera che li riguarda non è un fatto di routine. Le vicende biografiche di questi personaggi non sono del tutto chiare; vaste zone d’ombra ne caratterizzano la formazione. Nei tempi in cui vissero non hanno goduto di particolare fama. Spesso hanno a che fare con contesti che la storia dell’arte da manuale considera periferici, da un capo all’altro dell’Italia».
di cui non possono fare a meno certi studiosi. Si tratta di vittime di una dipendenza da verità oggettive, accresciuta oltre l’indole personale dal contesto in cui sono chiamati a operare: il turbinio di interpretazioni e approssimazioni spesso dolose, in cui naviga la Storia dell’arte e in cui tali certezze oggettive diventano indispensabili e rassicuranti come lo scheletro per l’anima, chiamato a reggere, nelle retrovie, alle intemperie dei dibattiti critici più cruenti, che si accapigliano sulle attribuzioni e le cronologie affettive, cui gli stessi curatori, naturalmente, non si sottraggono. Scelte attributive, fortune espositive, citazioni bibliografiche,
passaggi di proprietà, ma anche fratellanze iconografiche, vengono esposte senza riserve. Sono verità di uno scheletro quanto mai necessarie per un pittore come Serodine, capace di regalarci, nello stesso dipinto, vertici assoluti della pittura europea del Seicento e parti di qualità inferiore, tanto da farcele digerire a fatica come autografe. Altalenanze che, in catalogo, non sono certo taciute, ma dettagliate con dovizia di particolari e molteplicità di voci, che si fanno strada nella difficoltà a comprendere un percorso che ha bruciato la sua storia in una manciata di quadri, pochi anni e radi agganci documentari e cronologici. Si naviga a vista, insomma, e spesso ci è chiesto di tapparci il naso e buttarci a bomba nella pittura, godendosela per la sua bellezza inusitata. Un palco per l’étoile - Il risultato cui sono arrivati i curatori è un equilibrio tra pudore espositivo e acribia da studioso che invitano a questa immersione. Perché la mostra che si può, e si deve, vede-
re alla Züst fino al 4 ottobre, non è una mostra per addetti ai lavori, è un’esposizione che srotola l’opera dell’asconese oggi conservata in Ticino in tutta la sua bellezza abbacinante, con una levità ed eleganza che ci permette di goderci la pittura come non era stato finora possibile. E qui il merito va anche alla capacità inclusiva dell’operazione orchestrata, che ha coinvolto, gratuitamente, Stefano Boeri. Alla sua prima mostra, il celebre architetto italiano ha introiettato la particolarità dello spazio espositivo, per dar vita a una macchina scenica. L’elegante scritta che firma la mostra visibile anche dall’esterno – regalata come tutta l’immagine grafica da Francesco Dondina – e il quasi nero delle pareti, che diventa colore autonomo e risplende come in un Matisse,
il doppio catalogo
Drogati di verità oggettive - Si lascia volentieri l’attacco del pezzo ai curatori, quando quella che si va recensendo è la mostra dedicata dalla Pinacoteca Züst a Giovanni Serodine, affidata a studiosi che da qualche decennio ci stanno squadernando la storia dell’arte lombarda con una chiarezza, completezza e, perché no, affezione, diventate imprescindibili. Perché ogni volta che Giovanni Agosti e i suoi compagni di avventura, in questo caso l’ormai insostituibile e determinante Jacopo Stoppa, prendono in mano un autore o un tema, si potrà stare certi che ogni biblioteca e archivio verranno dragati e che dal primo all’ultimo manoscritto, documento, cartolina, volume, articolo, tamburino o pamphlet verranno indagati e chiamati a cantare la propria nota, o aria, nel coro che calcherà il palco del saggio o della scheda in catalogo. Non ci sono notizie di serie B, nulla è secondario nella vicenda di un pittore e della sua opera: ogni riferimento trova il suo posto, perché date e dati sono la droga
sostengono, infatti, il carattere drammaturgico dell’allestimento, in cui il soprano, o l’étoile, è naturalmente la grande dinamitarda pala della parrocchiale di Ascona. L’incoronazione della Vergine, ultima opera del pittore in attesa di poter ritornare nella sua chiesa in restauro, è la tela intorno alla quale si costruisce, letteralmente, la mostra. È lei a dettare il ritmo, dispiegando la sua superficie fino a cinque metri dal pavimento e creando la linea cui porre tutti i dipinti della mostra, siano essi nella porzione alta della stanza, a fianco a lei, o sul corridoio-pontile a cui si accede dalla scala esterna alla torre scenica. L’effetto immersivo è un corpo a corpo con l’opera, sia essa scesa ai tuoi piedi nel ballatoio o avvicinatasi ai tuoi occhi come in chiesa è impossibile fare, nel caso della grande pala. È un gesto di restituzione della bellezza materica del pittore e un servizio amorevole al visitatore. Le didascalie sono visibili ma ben celate sulla balaustra e le righe di spiegazione sono poche e opportune: un allestimento sul crinale tra ragione e sentimento, insomma, frutto di una regia – ci si permetta l’approssimazione e l’invasione negli affetti altrui – ronconiana, anzi forse più ronconiana di Ronconi, se ben ricordiamo la mostra di Van Dyck allestita a Palazzo Reale nel 2004. Una mostra tutta di quadri, in cui le dieci opere ti circondano come in una lanterna magica o, in un zoopraxiscopio di Muybridge, in movimento nell’opera di Serodine, che ti fa scorrere da una pennellata all’altra, lungo i suoi fondi abbrustoliti, alla ricerca del volto di un padre che ritorna in due momenti della vita, ubriacandosi nella materia corposa, che rende più unitaria di quato sembri in fotografia la grande pala Media Partner di Ascona o sobba l z a ndo per quel giovane pittore, che spiace proprio non poter interrogare come un autoritratto, in cerca di qualche informazione in più sul grande Giovanni Serodine. [1- continua] davide@dallombra.it
GIORNALE delPOPOLO
il catalogo della mostra è una monografia bellissima, edita da officina libraria e realizzata con le foto appositamente scattate da roberto Pellegrini. Un volume prezioso, non solo
Corti tiCinesi Selezionati
per il saggio introduttivo e le dieci schede, che sono altrettanti saggi, ma perché ricchissimo di dettagli sorprendenti. C’è anche una doppia copertina, firmata da Francesco don-
dina, tra cui scegliere: il san Paolo della pala di ascona o un dettaglio paesaggistico lacustre, incastonato nella stessa tela. a voi la scelta, in mostra a 30 franchi.
per i Festival di Giffoni e Fantoche
Diversi tra loro, hanno in comune freschezza creativa mista a passione
Gli amici al bar di “Carvina” e l’ironico-impegnato “Lucens” di marCo zUCChi
La stagione cinematografica langue. Un inizio di luglio con temperature da deserto del Sahara invoglia ai tuffi ben più che non a entrare in una sala buia. Anche i titoli in uscita non aiutano. È vero che la Universal per la settimana prossima ha in carniere il ritorno di Schwarzenegger (ormai in età da AVS ma ancora capace di trasformarsi in terminator), ma per il resto le proposte nelle sale marciano sul posto. Il passaggio del Cinestar di Lugano sotto la gestione della catena di multisale Arena, per ora, produce solo il malaugurato slittamento sine die del previsto gioiellino francese Les combattants. È l’occasione per focalizzare l’attenzione su un paio di bei progetti ticinesi, entrambi pronti a svelarsi
Uno scorcio del suggestivo allestimento. sotto, a confronto, le copertine diverse del catalogo, tra cui poter scegliere.
al mondo nei prossimi mesi, non nelle sale ma ai festival. Si tratta di due cortometraggi molto diversi tra loro, con il comune denominatore di una freschezza creativa mista a passione, che sono tipiche degli autori giovani. Prima tappa in provincia di Salerno, dove si svolge uno dei maggiori festival internazionali di cinema per ragazzi. Il 45° Giffoni Film Festival (17- 26 luglio) ha selezionato anche Carvina del ticinese Luca Marcionelli, che verrà proposto in prima assoluta. Un po’ come i registi degli spaghetti-western anni ’60, Marcionelli ha il vezzo dello pseudonimo e si firma Marc Lucas, ma il suo progetto è rigorosamente Made in Viganello. Si svolge tutto in un bar, dove tre amici incontrano la fortuna e tanti problemi
grazie al gratta-e-vinci. Nel cast il veterano Yor Milano, ma anche la giovane e bella Aglaja Amadò (già vista in Tutti giù di Niccolò Castelli), vero motore della realizzazione del progetto. Il film è prodotto sulla base di una sfida: finanziarlo tramite internet con il metodo dell’azionariato popolare. «Il crowdfunding – ci conferma – permette di coinvolgere da subito il pubblico nella storia che vuoi raccontare. Ho scelto questo metodo per condividere con chi lo volesse, ogni singolo passo della produzione. È stato il mio gesto verso il pubblico, per dire che le storie io le racconto per loro e in questo caso è grazie a loro se posso farlo». Alla fine chi contribuisce ha poi l’onore di vedere il suo nome nei titoli di coda. In Carvina recita anche il campano Salvatore
Esposito, protagonista della serie tv Gomorra. Al Giffoni gioca in casa e la sua presenza promette di offrire una sponda di popolarità ulteriore. Il secondo corto invece nasce a Ginevra, dove lavora uno dei registi d’animazione più interessanti della nuova generazione svizzera. Marcel Barelli viene da Lodrino e ha già realizzato dei piccoli gioielli: Gypaetus Helveticus (2012) in cui il raro avvoltoio funge da simbolo ecologico; ma anche l’accorato appello in dialetto a difesa dell’ecosistema montano Vigia (2013). Da
le due locandine dei film ticinesi: quella di ”Carvina” è stata realizzata da antonio Giorgio Pesce Costa.
tempo Barelli è chinato su Lucens, nuovo corto dai tratti comico-umoristici che ripercorre però una vicenda serissima. L’autore conferma la sua predilezione per i temi legati ai problemi della natura: «Ho deciso di parlare dell’industria del nucleare, che con nonchalance cerca di far credere che la situazione non sia mai grave, sicura di poter tenere a bada una forma di energia dal potenziale veramente pericoloso – e aggiunge – cerco di parlarne attraverso una storia nostrana poco conosciuta, l’incidente alla centrale nucleare di Lucens negli anni ‘60». Il corto ironizza sul mito dell’efficienza svizzera. Lucens è già finito e piccoli assaggi sono disponibili sul blog http://lucensfilm.blogspot. ch/. La prima mondiale però sarà al festival d’animazione Fantoche a Baden (1-6 settembre).
«Alias», supplemento domenicale de «Il Manifesto» • 19 luglio 2015
«Il Giornale» • 31 luglio 2015
28 ALBUM
Venerdì 31 luglio 2015 il Giornale
Di lui si sa pochissimo Lavorò a Roma e si formò in fretta sulla lezione di Caravaggio Ma poi maturò in maniera imprevedibile
Andrea Dusio
ARTISTA DIMENTICATO Di lui resta una manciata di opere
erodine, chi era il Serodine?». L’interrogativomartellante del saggio di RobertoLonghidel1950nonsiè ancora spento. Il pittore che ha fatto scrivere a Giovanni Testori che «si dovrebbe poter credere alla cartomanzia, o si dovrebbe poterattendereinappositesedute, che i grandi morti si degnino di lasciar la loro sacra pace per apprestarsi a parlare», costituisceancorailrebuspiùcomplicatonell’artedelSeicento.Setteanni di attività documentata, dal 1623 al 1630, data in cui muore appena trentenne. In mezzo, unaventina-avoleresseregenerosi- di opere conosciute, di cui lametàconservateinTicino.Giovanni Serodine era infatti nato ad Ascona, in terra di architetti, scalpellini e stuccatori. Come molti terrazzani di quelle sponde, il padre Cristoforo si era trasferitoaRoma,persvolgerel’attivitàdioste ealbergatore.Un fratelloprete,unaltroscultore,irapporti molto stretti con la patria mantenuti con viaggi molto frequenti, le case cambiate a ritmo vorticoso nell’Urbe, una cronaca famigliare complessa e per qualcheversopruriginosa-unfiglio naturale spuntato poco dopolamortediunodeifratelli,forse concepito dalla vedova- che qualcunohavolutovedereriflessa nei memorabiliritratti dal ve-
Riscoprire Serodine Il genio più misterioso di tutto il Seicento
«S
rochecostituisconopartedelfascino della sua pittura. Queivoltirugosicomeunacarreggiata malandata, le fisionomie e l’espressione estatica di certisantichefannoquasipensare a una versione psichedelica, inacido,delnaturalismodiCaravaggio.Già,chierailSerodine?A tentare una risposta sono ora Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, l’ala cioè più rigorosa del mondo degli studi di storia dell’arte lombarda, prudentissimi nelleattribuzioni,prontiaretrocedere a opere di scuola dipinti che altri riterrebbe d’autografia indubitabile (ricordiamo il caso del Luini dell’Ambrosiana). I due firmano alla Pinacoteca Züst di Rancate una mostra (sinoal4ottobre,catalogoOfficina Libraria)cheradunatuttiiSerodine del Cantone: l’occasione è offertadalrestaurodellaparroc-
Una mostra in Svizzera riunisce i capolavori di questo pittore sfuggente, morto giovane ma capace anche di anticipare Van Gogh... chialediAscona,checonservala pala dell’ Incoronazione della Vergine,operapostrema,clamorosointricodiVelázquezeFrans Hals,maancheidipintichecostituisconoilnumerounoeduedel suo striminzito catalogo, Cristo rimprovera i figli di Zebedeo e l’Arrivo nella locanda di Emmaus, ancora intrisi di un caravaggismo palmare, compreso
ATTRIBUZIONI Difficile capire quali tele siano sicuramente sue E la critica si dà battaglia
POLIEDRICO In alto, «San Pietro in carcere», una delle opere più potenti di Giovanni Serodine. Sopra, l’«Incoronazione della vergine»; sotto, un dettaglio di «Cristo e i dottori»
non nei suoi aspetti esteriori ma nella sua lezione più alta, di rinnovamento radicale nella rappresentazione del fatto sacro. Comepoifossepossibilechenel terzo decennio del Seicento, morto da sei anni Orazio Borgianni, andati ormai per altre strade Saraceni, Gentileschi, Vouet e Antiveduto Gramatica, cifosseancorachidipingevacosì è uno dei misteri legati a quest’altissimodilettante,chequasi a ogni dipinto che conosciamo cambiaesirinnovaradicalmente,comesepossedessedelleformidabiliantenne,chegliconsentono di intercettare Guercino e
Lanfranco,difaredaimprobabile, spiazzante trait d’union tra Rubens e Rembrandt, di mettere su tela un’ipotesi di pittura di toccocheprecorremoltideipassaggifondamentalidella pittura europeadeiduesecolisuccessivi, sususino alVan Gogh preconizzatonelSanPietroinCarcere. Che della collezione della PinacotecaZüstrappresentailpezzo da novanta, «una capsula di dinamite gettata in un fornello», per citare ancora Longhi. La forza dell’idea di Agosti e Stoppa, sostenuta da un’esemplare allestimento studiato da Stefano Boeri, è sfruttare gli ambientidelmuseoticineseperallineare le opere in modo che dal palcoincuisiosservanoadistanzaravvicinataidipintididimensione minore, quelli di destinazione prevalentemente privata, ci si affacci poi su di una visione poderosa, che vede i quadri di Ascona e la pala dei Mercedari assieme, a documentare l’accelerazione vertiginosa consumata in una carriera brevissima, cheloavrebbeportatoaessereil puntopiùavanzatodellapittura europea e tuttavia a rimanere ai margini delle commissioni più importanti, con i due incarichi pubblicipiùimportanti,laTrasfigurazione di San Salvatore in LauroeilSanMicheleArcangelo entrambe perdute, una delle dueteleperSan Lorenzofuorile mura ridotta a un ectoplasma di dipinto,tuttoinsommachesembracongiurarecontrolapienaaffermazionedellasuagrandezza. E se abbiamo assistito negli ultimianniallaproliferazionediipotesiattributivedarigettarequasi inblocco-leultimevenivanodalla monografica voluta ancora a Rancate nel 2013, con quel Cristo e i Dottori che riportava una doppia citazione degli studi di Goltzius,AgostieStoppaavanzanoalorovoltal’ideadell’autografia per una Testa di ragazzo, che dopo un passaggio a vuoto in asta è pervenuta da poco in una collezione privata. L’intuizione èstavoltaconvincente,anchese non di facilissima collocazione nella scansione cronologica dei dipinti di Serodine, gigante la cuioperacontinuaaesserefuori formato rispetto alla vita: ed è di questocheinfondononsappiamo darci ragione.
Il saggio Un’analisi di Andrea Spiri
Quando Occhetto e D’Alema duellarono con Craxi di Andrea Spiri
S
ordi a ogni richiamo unitario, i duellanti-PDSEPSI-intensificanolabattagliainvistadell’appuntamentodecisivo: le elezioni politiche del 5 aprile 1992. Che la posta in gioco siaaltaloriconoscelostessoOcchetto, perilqualeèormaigiuntoilmomento di dare concretezza al «grande sogno di Berlinguer»: sconfiggere la politica diCraxi,contuttociòcheessahasignificato in termini di «divisioni e rancori nellasinistra».Inquestofrangente,anche i misurati rapporti tra i socialisti e la componente «riformista» di BottegheOscuresifannoburrascosi,soprattutto dopo la nascita a Milano di una nuovagiunta (DC-PSI-PLI-PSDI) gui-
Così Botteghe Oscure affondò il progetto del leader Psi di una sinistra unitaria Pubblichiamo un estratto del saggio di Andrea Spiri «Trasognoerealtà:l’UnitàsocialistanellecartediCraxi»,contenutonelterzovolumedeL’ItaliacontemporaneadaglianniOttantaaoggi(Istituzioniepolitica) da poco in libreria per Carocci. Il saggio ripercorre le l’obiettivo che a Craxi sta maggiormente a cuore: il sorpasso elettorale a sinistra non avviene, nonostante il PDS sia crollato al 16 per cento. Riannodare il filo del dialogo tra le forze di ispirazione socialista, democratica e riformistaperrenderepossibilelosviluppo di un’efficace azione di governo, appare ora ai maggiorenti di via
vicende che hanno lacerato i rapporti tra comunisti e socialistiallafinedellaPrimaRepubblicaefornisce,attraverso gli scritti inediti di Bettino Craxi, una chiave interpretativasulleragionipercuinonèstatapossibile la ricomposizione delleforze dellasinistra in Italia.
nitasi il 15 aprile. Lesperanzediunaricucituradeirapporti a sinistra vengono però rapidamente travolte dall’onda delle inchiestegiudiziarie,destinatearivelarel’esi-
stenzadiuniniquolegametrapolitica e affari. Il PDS agita la bandiera della questionemorale,ritenendolapregiudizialerispettoallestesseformulepolitiche:la frecciata è rivolta al PSI, sucui si sta abbattendo, soprattutto a Milano,laslavinagiudiziaria.L’obiettivodi unasinistraunitaèormaimateriadalibrodeisogni,nonostanteigestidisten-
careleragionidiunconfrontoperuna comune prospettiva politica e programmatica. «Sei un ostacolo da aggirareedarimuovere»,glimandaperòa dire senza mezzi termini Occhetto, a suavoltadefinitodalsegretariosocialista«confusionario,inaffidabile,altalenante e inconcludente». Di lì a pochi giorni, Craxi uscirà di scena,travoltodalpesodelleinchieste avviatedallaProcuradiMilano.Lasua finepolitica-èinconclusionel’amara profeziadi Umberto Ranieri -avrebbe coinciso non già con la ricomposizione,maconladefinitiva«frantumazione» della sinistra italiana. [...] Difficile valutare se di fronte allo storico fallimento del comunismo internazionale,leaperturepolitico-culturalidiBettinoCraxisianoautentiche,ononpiuttosto dettate dalla fierezza di chi sente chelaStoriasièincaricatadidareragionealsocialismodemocratico.Cheegli
«Avvenire» • 31 luglio 2015 Quotidiano
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«Il Giornale dell’Arte» • 01 agosto 2015
«Bell’Europa» • 01 agosto 2015
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«L’Indice dei libri del mese» • febbraio 2016
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N. 2
Capolavori dipinti con la dinamite di Massimo Romeri giovanni Agosti e Jacopo Stoppa SerOdine nel TiCinO pp. 143, 106 ill. col., € 29,90, Officina Libraria, Milano 2015
g
iovanni Serodine nasce ad Ascona, in Canton ticino, nel 1600. È catapultato da subito a Roma, dove il padre è mercante di vini e gestore di alcune osterie, mentre il fratello maggiore, giovanni Battista, è scultore. La brevissima carriera di giovanni – muore infatti nel 1630, a soli trent’anni – si svolge quasi tutta a Roma, tra i parenti stretti, con i quali condivide casa e un côté fatto perlopiù di emigranti come il padre Cristoforo, che nella città capitolina avevano trovato occasioni di lavoro e, qualcuno, successo. non è solo un pittore d’affezione per storici dell’arte impegnati in riscoperte eclettiche o periferiche; non è nemmeno un personaggio le cui vicende impressionino facilmente: nella sua vita nessuna bega giudiziaria, stupro, omicidio, avvelenamento, litigio o fuga. Serodine non è neanche, o solamente, una gloria locale ma, per la profondità e la libertà d’interpretazione, uno dei più grandi maestri europei del Seicento. Serodine nel Ticino è il catalogo di una mostra allestita alla Pinacoteca Züst di Rancate tra maggio e ottobre 2015, curata da giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. L’opportunità per ragionare sul pittore – è la terza esposizione dedicatagli nello stesso museo, l’ultima solo due anni fa – è il ricovero, nelle sale della Züst, della bellissima e monumentale pala dell’altare maggiore della parrocchiale di Ascona, rimossa dalla chiesa in restauro. L’Incoronazione della Vergine di Ascona è il dipinto più grande di Serodine, l’unico destinato con sicurezza al paese d’origine; è il capolavoro degli anni estremi. Il catalogo funge da vera e propria monografia sul pittore. La vita e la carriera dell’artista sono raccontate nell’introduzione passo dopo passo, in modo piano e accessibile. Del resto, non è mancato un lavoro meticoloso su fonti e bibliografia e non mancano, incuneati nel testo e nelle note, suggerimenti per gli storici dell’arte. Si seguono quindi i viaggi, le attività paterne, i lutti, le amicizie, gli intrecci, i cantieri e le opere. Dei sette anni circa di attività del pittore, i dipinti oggi conosciuti sono poco più di venti. troppo pochi anche per una vita così breve. Eppure le attribuzioni che si sono succedute negli anni si sono rivelate nella maggior parte dei casi incoerenti rispetto al corpus assodato: uno dei meriti del Serodine di Agosti e Stoppa è la fedeltà al Serodine più sicuro, senza orpelli, senza nipoti e nipotini, debiti e derivazioni più o meno probabili. Uni-
ca deroga è la Testa di ragazzo di collezione privata, riemersa di recente a un’asta newyorkese. I curatori propongono un’attribuzione a Serodine tra 1625 e 1626: un’aggiunta perfettamente condivisibile. La lettura è quindi un corpo a corpo con dati reali, interni ed esterni ai quadri, senza interpretazioni azzardate o confuse. ne esce un artista quanto mai solitario e geniale, che non si può etichettare sotto l’aggettivo di “caravaggesco”. Un epiteto usato troppe volte, e spesso a sproposito, nei sottotitoli di libri e mostre degli ultimi decenni: tante da perdere di senso. Serodine si smarca dall’osservanza agli stilemi del caravaggismo per trovare una sua strada peculiare, e ci riesce quasi subito, con una serie di capolavori dipinti, parafrasando Roberto Longhi, con la dinamite. Le dieci opere pervenute alla mostra di Rancate sono state oggetto di una nuova campagna fotografica curata dal ticinese Roberto Pellegrini. Le fotografie, ad altissima definizione, rendono merito alla materia pittorica grumosa e ai gesti sprezzanti di Serodine su tele spesso senza preparazione. Senza mestica – cioè la superficie gessosa che nasconde la tramatura della tela e sulla quale si stende il colore – avevano lavorato tiziano e Caravaggio, e così farà Francis Bacon, lasciando il sapore di una pittura scomposta ai suoi minimi
denominatori, e ricomposta per necessità e con foga vitale. non era facile rendere in piano delle superfici tanto mosse, impasto di luce e colore, ma bastino le due macro in apertura (dalla pala di Ascona e dal Ritratto di Cristoforo Serodine), per giudicare il risultato raggiunto in questo libro. Le dieci schede raccolgono i dati reali intorno ai dipinti in mostra: vicende collezionistiche; passati restauri; bibliografia; fortuna visiva. Sono dei dossier strutturati nei quali le testimonianze sull’opera, sia letterarie che visive, concorrono a diri-
Arte merne degli aspetti, a svelarne il senso. gli oggetti in esame sono presentati seguendo meticolosamente il corso della loro esistenza. Sullo sfondo sta sempre una storia più vasta, in cui si articolano eventi più o meno rilevanti – guerre, crisi economiche, saghe famigliari – e, per quanto riguarda la storia dell’arte, cambi di gusto più o meno repentini. Le schede procedono dalle opere più antiche di Serodine che oggi conosciamo. Da Cristo rimprovera i figli di Zebedeo, dipinta da giovanni nel 1623 e giunta alla chiesa parrocchiale di Ascona dieci anni dopo – quindi dopo la sua morte – come lascito del fratello prete Andrea e del padre Cristoforo. Da lì in poi, gradualmente, la stesura pittorica si fa più libera, e le storie delle opere più complesse, con passaggi collezionistici al di qua e al di là dell’Atlantico. nella Roma di Urbano VIII Serodine trova committenti importanti come Asdrubale Mattei e vive all’ombra della Colonna traiana, vicino a Santa Maria di Loreto, tornando però spesso nei luoghi di famiglia ad Ascona, dove il padre aveva fatto costruire un palazzo, sulla piazza principale del paese, decorato dal fratello scultore. La tensione e la qualità sono un crescendo e gli ultimi dipinti, come il Ritratto di Cristoforo Serodine ora nella collezione della Città di Lugano, sono caratterizzati da una scioltezza esecutiva che ne fanno un vertice della pittura non solo del suo autore, ma del secolo intero, innestandosi in un filone che porterà dritto a Velázquez e ai suoi amici padani. La storia di Serodine finisce sabato 21 dicembre 1630, quando muore a Roma, dopo aver fatto testamento. Rimangono molti
punti oscuri nella carriera del pittore, e opere perdute o così rovinate da essere pressoché illeggibili, come i dipinti dell’abside di Santa Maria della Concezione a Spoleto. Sono problemi che gli autori non nascondono e nemmeno complicano con ipotesi più o meno credibili. Rimane il sapore di un libro del tutto onesto, in cui la serietà scientifica e la passione divulgativa favoriscono, piuttosto che complicare, la lettura. n massimo.romeri@live.it M. Romeri è storico dell’arte
Stregato dalle magiche pagine di giovanni Romano Pier Vincenzo Mengaldo due riCOGniziOni in Terra di COnFine pp. 74, € 10, MUP, Parma 2015
piccolo volume contiene due Iticalsaggi importanti, sulla Crid’Arte e il suo linguaggio,
dell’autore stesso, e sul Viatico per cinque secoli di pittura veneziana di Roberto Longhi, con una breve nota finale su Bronzino e Rilke (vale a dire su una possibile memoria figurativa del poeta). La premessa precisa il contesto entro cui è nata la mini-raccolta: le pagine sul linguaggio della critica d’arte condensano e aggiornano il saggio Vestibula artis comparso in Tra due linguaggi (2005); il secondo invece è del tutto nuovo e continua la lunga riflessione di Mengaldo sulla prosa del maggior storico dell’arte del nostro novecento (a partire almeno dal denso saggio longhiano contenuto in La tradizione del Novecento, Feltrinelli, 1975, fino alla prova più recente sull’Officina ferrarese, riedita nel 2005). Critica d’arte e storia dell’arte non sono propriamente la stessa cosa, tanto più se si vuole insistere sulla storia dell’arte come filologia artistica al quadrato, e Mengaldo ne è ben cosciente quando rimprovera agli storici dell’arte la limitata
attenzione al funzionamento della prosa longhiana sul fronte della storia vera e propria. È una buona provocazione su cui gli storici dell’arte dovrebbero meditare, cominciando a discutere le ragioni del parco uso di illustrazioni tanto in Mengaldo quanto nell’antologia longhiana di Contini, che ha preceduto Mengaldo sul tema di Longhi prosatore. È bene ricordare, a questo punto, come gli storici dell’arte leggano Longhi, portando la loro attenzione primaria sulle attribuzioni, sulla peri-
metrazione di contesti figurativi fino a quel momento inavvertiti, sulla ricostruzione affidabile di percorsi personali o di scuola (il tutto corredato di illustrazioni pertinenti); la qualità tecnica e non solo evocativa del linguaggio resta in qualche modo meno a fuoco, non dico inavvertita: sarà per tal motivo che gli imitatori della scrittura longhiana sono spesso così deludenti. Bastino queste minime osservazioni a spiegare l’interesse e la fruttuosa incitazione a nuovi percorsi di ricerca da parte di queste pagine; e aggiungo che il saggio sulla Critica d’arte e il suo linguaggio, pur richiamandosi al ricco precedente del 2005, risulta assai più leggibile per i lettori d’oggi; questi sono molto poco preparati sul tema della retorica letteraria, e spesso smarriti di fronte a una terminologia inconsueta (lo dico per esperienza personale). La storia del Viatico longhiano è un poco più complessa di come racconta Mengaldo: il testo nasce dalla possibilità di accedere con agio ai numerosi capolavori veneti esposti in mostra a Venezia, subito dopo il termine dell’ultima guerra, ma anche apre alla grande la programmatica revisione longhiana delle persone e dei valori della storia della pittura italiana che avrà il suo punto di riferimento, dal 1950, nella rivista “Paragone”. Che la partita non fosse occasionale si legge nell’ampiezza e densità del panorama artistico evocato e, contemporaneamente, dal confronto con il corso universitario a Bologna degli anni 1945-1946, ristudiato di recente insieme ai due corsi veneti immediatamente successivi; le dispense che se ne conservano, per quanto non interamente autografe, presentano delle non trascurabili precisazioni nei confronti del Viatico. Mengaldo può passare sopra a queste pedanti precisazioni perché i suoi obiettivi primari sono il riconoscimento e la dimostrazione dell’altissima qualità critica del Viatico (“pagine immortali”, “mirabili”) insieme alla novità di tono della prosa longhiana: “non vi mancano segni di potatura della fioritura stilistica precedente”; “Longhi tiene a bada l’aspetto ‘lirico’ della sua scrittura e si avvia allo stile narrativo della sua ultima maniera”. L’autore è come stregato dalle magiche pagine su Bellini e Lotto, ma non tanto da accettare senza reagire alle stroncature di tintoretto, tiepolo e Canova. Il riconoscimento di valore per la partecipe lettura tecnica e poetica di Mengaldo si riassume nell’affermazione finale di fronte allo “sgranarsi di secoli di storia europea sotto la specie della pittura”. n giovanni.romano39@gmail.com g. Romano è professore emerito di storia dell’arte all’Università di torino