Esteban n. 0

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la rivista dell’associazione culturale Il Villaggio di Esteban

NEL CUORE DELLA CITTA’, IL VILLAGGIO

DI ESTEBAN

TRE ANNI A MORTARA


“Credevo fosse uno sprazzo, era invece un inizio” Andrea Pazienza, Le straordinarie avventure di Pentothal “L'inizio, prima di diventare avvenimento storico, è la suprema capacità dell'uomo; politicamente si identifica con la libertà umana. Initium ut esset, creatus est homo : affinchè ci fosse un inizio, è stato creato l'uomo, dice Agostino. Questo inizio è garantito da ogni nuova nascita; è in verità ogni uomo.” Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo Due citazioni eterogenee e forse un po' eccessive, ma per dire che IL VILLAGGIO DI ESTEBAN per noi è stato questo, un inizio, nato dall'amicizia di alcune persone che hanno voluto provare a confrontarsi con la realtà, partendo anche da posizioni diverse, ma con una curiosità ed un desiderio comune di capire, incontrare, raccontare, di continuare a farsi domande, di non diventare mai quelle persone tranquille che il mondo, e un po' anche l'età, vorrebbero che fossimo. Probabilmente non abbiamo fatto grandi cose, e forse non siamo neppure tanto colti ed intelligenti, ma crediamo che il fatto stesso di generare qualcosa sia il sintomo di una società sana ed un atto di fiducia nelle possibilità dell'uomo. Siamo persone che ci provano; il nostro sogno è che tanti altri ne sentano il bisogno, e abbiano sempre la possibilità di farlo. Abitiamo in Lomellina, una terra che vediamo diventare sempre più periferia della metropoli lombarda, per quanto riguarda l’inquinamento, le ceneri, le industrie nocive, le infrastrutture pesanti che sconvolgono paesaggio, agricoltura e territorio. Le nostre città’ soprattutto attorno a Mortara sono ormai diventate

quartieri per dormire; giovani e non, studenti e lavoratori le abbandonano in gran numero la mattina presto , per farvi ritorno la sera: troppo stanchi per vivere la città, per provare a raccontare o a raccontarsi, spesso prede delle maglie accattivanti ma inquietanti della televisione. Anche il clima non aiuta la socialità e da sempre il lomellino viene considerato un tipo chiuso e asociale. Nel regno delle merci e del consumo nascono e crescono unicamente ipermercati mentre i progetti culturali sono limitati e poco strutturati. Non e’ facile dunque fare cultura in questa realtà ma ci vogliamo provare. Per cultura intendiamo la voglia di capire quello che succede intorno a noi, incontrare e rappresentare altre realtà, superare lo status quo dell’esistente, promuovere quelle idee e quei bisogni che la cultura ufficializzata non considera. E infine trovare altre strade rispetto ad una civiltà che ha troppo insistito sull’efficienza, sull’importanza di produrre, svalutando nella vita delle persone il tempo qualitativo, il tempo delle imprese e delle avventure non monetizzabili, il tempo dell’amore, del fare collettivo, il tempo della riflessione.

ASSOCIAZIONE CULTURALE


Vogliamo lavorare per questa città’, per questo territorio perché crediamo ad una nuova stagione che valorizzi e riconosca il ruolo della promozione culturale di base. Perché per noi la cultura e’ un valore collettivo. Non un bisogno voluttuario, soggettivo, ma una rete di relazioni che promuove comunità. Perchè coltiviamo il desiderio di una città intesa come luogo delle relazioni e del vivere civile, una città’ solidale, multiculturale, aperta. Per questo è nata questa associazione, il cui scopo è di promuovere, anche insieme ad altre associazioni, attività culturali, formative, informative, ricreative, turistiche. contribuendo in tal modo alla crescita culturale e civile della città. Potremo anche dire che in tutti i campi in cui si manifesteranno esperienze culturali, ricreative e formative e tutti quelli in cui si potra’ dispiegare un’azione civile contro ogni forma di ingiustizia, di violenza, di discriminazione, di esclusione, noi ci saremo.

MORTARA, PRIMAVERA 2005 : NASCE L’ASSOCIAZIONE CULTURALE IL VILLAGGIO DI ESTEBAN


ESTEBAN NUMERO ZERO TRE ANNI A MORTARA TUTTE LE INIZIATIVE DELL’ASSOCIAZIONE

Primavera 2005 Adesione a “100 strade per giocare”; l’iniziativa nazionale organizzata da Legambiente ha come finalità il riportare in piazza, nelle strade il piacere del gioco come socializzazione, per i bambini che sempre più vivono il disagio delle città diventate pericolose per il traffico, l’inquinamento, ecc. 25 aprile 2005 e 25 aprile 2006: due iniziative di celebrazione dell’anniversario della Liberazione organizzate in piazza (a Mortara e a Castel d’Agogna) con due spettacoli tesi a recuperare il rapporto con la nostra storia recente. giugno 2005 : “Viandanti” iniziativa sul senso del viaggio come metafora della vita improntata sui viaggi dei pellegrini per la via francigena e “Il giro dell’oca”, all’interno della annuale sagra dell’oca di Mortara: iniziative tese a sensibilizzare la popolazione sul valore del camminare, del conoscere il proprio territorio attraverso la conoscenza dello stesso costruita passo per passo, per sopperire al disagio del vivere spesso il proprio luogo di

residenza come avulso dalla propria realtà, dalla propria quotidianità.

piccoli centri, disumanizzati;

ormai

L’evento nell’avvento 2005: “una campana per Papa Giovanni Paolo II” a Sant’Albino” dicembre 2005 “L’evento nell’avvento 2006: la salute del mondo ci appartiene” , convegno con spettacolo per raccolta fondi per Medici senza Frontiere per i farmaci essenziali.

Ottobre 2005 : “La meraviglia e la piazza” iniziativa dibattito in piazza del Municipio a Mortara atta a riscoprire il piacere dell’incontro in piazza per parlare di arte, felicità, amore, politica, poesia, viaggio, amicizia, insomma di tutti i temi che fanno parte della nostra vita di cui però oggi la gente non parla più in piazza, le piazze sono vuote di capannelli di gente che parla, discute, riprendersi le piazze per abitarle, per viverle, per superare il disagio delle persone che vivono in città, anche nei

Adesione all’iniziativa nazionale “M’illumino di meno 2006”: presenza in piazza, davanti a palazzo Cambieri per sensibilizzare la popolazione sulla tematica del risparmio energetico attraverso il racconto di storie e poesie lette a lume di candela, sempre per recuperare una modalità di vivere la città in modo più umano e meno egoistico Corso di Astronomia, in collaborazione e presso la sede del CAI di Mortara. Gruppi di lettura: molto faticosamente, a causa di difficoltà ad avere una sede idonea per la tenuta degli incontri, abbiamo avviato a maggio/giugno 2006 dei gruppi di lettura.


Una delle finalità della lettura collettiva è quello di superare un disagio presente in molti di noi nell’affrontare con pari dignità all’interno del gruppo tematiche filosofiche e sul senso di sé e della vita, con modalità differenti da quelle proposte da una conferenza tenuta da specialisti sulle stesse tematiche. Nel frattempo abbiamo tenuto altre iniziative relative alla lettura e diffusione della poesia: una serata in piazza del Municipio aperta alla cittadinanza che si trovava a passare in piazza oltre che a quella che ha partecipato perché interessata dal nostro comunicato stampa, e un sabato mattina per le vie del centro storico di Mortara abbiamo recitato e regalato poesie ai cittadini che hanno accolto in modo piacevolmente sorpreso la nostra iniziativa e ci hanno invitato a ripeterla. Anche questa iniziativa, come le altre ha la finalità di superare in disagio dovuto ad una noncultura, all’assenza di cultura dello stare bene assieme in una città, presupposto necessario anche a costruire le premesse di integrazione di chi arriva da altri Paesi con la speranza di trovare condizioni di vita migliori di quelle che ha lasciato. Marzo 2007 abbiamo tenuto, presso la Casa

Madre delle suore dell’Immacolata Regina della Pace il Corso di Filosofia “Meglio Platone del prozac”. La filosofia esce dalla scuola ed entra nella vita quotidiana. Insegnante Prof.ssa Antonietta Arrigoni, le tematiche affrontate sono state: etica e tolleranza, pace e non violenza (7 marzo); lavoro e tempo libero, ovvero ozio e riappropriazione del nostro tempo di vita (14 marzo); l’uomo in rapporto con il sacro (21 marzo); la felicità (tema classico del pensiero filosofico) (28 marzo). Come dice il sottotitolo il corso si proponeva di permettere alle persone di discutere in termini filosofici di argomenti che riguardano la nostra vita quotidiana il nostro senso di essere società.

La risposta della popolazione mortarese e dei paesi limitrofi è stata superiore alle nostre previsioni, ai quattro incontri abbiamo avuto una presenza che ha toccato anche le cinquanta presenze, il dibattito è stato intenso. La richiesta è stata di proporre in autunno ulteriori sessioni di dibattito filosofico, per le quali ci stiamo attivando. Anche questa iniziativa

ha voluto rispondere ad una carenza di esperienza culturale della nostra città e del disagio personale che nasce dal chiudersi in casa senza possibilità di confronto con gli altri; 2007 : in occasione della campagna elettorale per l’elezione del Sindaco la nostra associazione ha formulato 33 progetti per la città: progetti culturali, sociali, ambientali, economici per trasformare la nostra città e renderla più piacevole da vivere, più ricca di relazioni, più colorata e solidale: sul sito www.ilvillaggiodiesteban. net è possibile scaricare e leggere l’intero documento che consta di 28 pagg. Il giorno 12 maggio alle ore 16,00 presso l’oratorio della Chiesa di San Lorenzo di Mortara l’associazione ha organizzato un incontro con la cittadinanza e i candidati sindaci e consiglieri per illustrare e discutere di questi nostri progetti. La presenza sia dei candidati che dei cittadini è stata consistente, il dibattito interessante e proficuo. In particolare i progetti sulle attività di volontariato sono stati molto dibattuti, soprattutto in relazione al ruolo che detta attività svolge nei confronti delle realtà di disagio con grande supporto all’assessorato ai servizi sociali, piuttosto che a quello alla cultura e ai giovani.


Sabato 7 luglio 2007 in piazza San Lorenzo abbiamo voluto salutare la popolazione mortarese che partiva per le vacanze con una iniziativa all’aperto, nella splendida cornice della piazza appena restaurata abbiamo proposto uno spettacolo di mimo, recital, con accompagnamento di violino, sul tema del viaggiare, delle vacanze parlando anche di chi è costretto ad abbandonare il proprio paese non solo e non sempre per motivi economici ma anche perché colpito da guerre e violenze. Come sempre abbiamo proposto alla cittadinanza presente di raccontare proprie esperienze. Nel mese di settembre 2007 in occasione della Sagra dell’Oca, assieme ad altre associazioni presenti sul territorio (WWF, Legambiente, Casa Arcobaleno) l’iniziativa “Più bici, più

baci” incentrata sul tema della bicicletta, il suo uso, il suo “vissuto”. Una mostra fotografica dal titolo “Sui sentieri della Lomellina - Le strade rurali, una risorsa per la nostra città” dal 14 al 20 settembre presso la Biblioteca di Mortara: cinquanta foto realizzate da Luigi Baratti e Guido Giacomone per raccontare il piacere di girovagare nell’hinterland della città in sella ad una bici. Il 18 settembre presso Palazzo Cambieri “Tutti in bici a capo Nord”; Diego Vallati, ci ha parlato dei suoi viaggi con la bicicletta, il 26 settembre sempre presso Palazzo Cambieri “La bici questa sconosciuta” iniziativa di dibattito e riflessione, con la presenza dell’assessore all’ambiente, accompagnata da un happening poetico musicale con la regia di Marisa Palombella, sulla bicicletta a Mortara. Il 29 settembre alle ore 16,00

partendo da S. Lorenzo fino a Sant’Albino la tradizionale ciclopedalata mortarese.

NUMERO ZERO stampato con la collaborazione di CSV PAVIA E PROVINCIA corso Garibaldi 57a Pavia via da Vinci 15 Vigevano hanno collaborato : Marisa Palombella Renato Invernizzi Pinuccia Sabatino Gianna Zoia Franco Brasca Daniele Camana Adriano Arlenghi Guido Giacomone Si ringraziano altresì tutti i soci e gli amici del VILLAGGIO DI ESTEBAN Devolvi il cinque per mille a favore del VILLAGGIO DI ESTEBAN codice 92008840180


Teatro, parola magica che affascina ed elettrizza. Teatro come coinvolgimento, dialogo con gli altri, come puntura arguta e critica alle istituzioni, come denuncia di malcostume e vizi, oppure come puro divertimento : questo e tanto altro è il teatro, momento culturale da sempre espressione di un’epoca. Le antiche civiltà ci dicono che anche allora una parte importantissima della cultura era trasmessa con questo mezzo che si è via via raffinato e completato di tantissimi elementi fino a diventare il teatro di oggi, fatto di tante sfaccettature, di tanti modi espressivi diversissimi tra loro eppure complementari, che si fondono o si separano, si ricompongono in mille soluzioni, tutte da valutare, criticare, ma comunque tutte da vedere per farle diventare parte integrante della nostra cultura.

TUTTE LE INIZIATIVE DEL VILLAGGIO DI ESTEBAN SONO STATE ACCOMPAGNATE DA SIGNIFICATIVI MOMENTI DI TEATRO. RICORDIAMO ALMENO :

L’EVENTO NELL’AVVENTO 2005-2006-2007

SERATA AL CHIAR DI LUNA – OSPITE D’ONORE LA POESIA, settembre 2006

VIAGGIARE, luglio 2007 SUGGESTIONI DI CHI GUARDA IL MONDO DALL’ALTO DI UNA SELLA, settembre 2007

_PARLIAMO DI TEATRO NELLA NOSTRA QUOTIDIANITA’ : da bambini s’indossa la gonnellona della mamma, un po’ di rossetto e scatta la magia: la recita di fine anno a scuola; il gruppo amatoriale della giovinezza e, se si è fortunate o ostinate come me, si prosegue e il teatro diventa parte integrante della vita. Trasmettere e ricevere emozioni : cosa ci spinge a ciò? Mania di protagonismo? O la molla è qualcosa di insito nella natura umana per cui tutti, nella vita, recitiamo una o più parti e solo i più coraggiosi osano interpretarla su di un palco?


Salire su di un palco a raccontare cosa?

TUTTO. Si può parlare di problemi ahimè mai risolti come la guerra, la violenza su donne e bambini, i morti sul lavoro e tant’altro facendo conferenze, tavoli di lavoro, confronti, ma anche andando e facendo teatro. Noi, come gruppo culturale, ci siamo ritagliati un teatro che guarda al sociale. Per esempio : con l’iniziativa L’EVENTO NELL’AVVENTO leghiamo la magia del Natale a una situazione che tocca i problemi dell’Africa dove fame, malattie, guerre decimano le popolazioni, in particolare i bambini, la parte più debole, o aiutiamo una comunità in Guatemala dove, pensate, con qualche capra riesce a gestire le necessità più impellenti. Anche spettacoli estivi, leggeri, legati al chiaro di luna o alle ferie, da noi proposti in piazza, in calde serate estive, riflettono i problemi di chi viaggia anche per lavoro, emigra per cercare una vita più dignitosa. Marisa Palombella

E A PROPOSITO DI ANDARE A TEATRO A Milano c’è un’ampia scelta di programmazioni diversificate ed interessanti. Abbiamo formato un gruppetto, avanguardia speriamo di un gruppone, e siamo andati al Teatro Leonardo in diversi momenti della stagione. Qui di seguito alcune considerazioni : Primo spettacolo : LA BISBETICA DOMATA, compagnia QUELLI DI GROCK. Dire che è stato uno spettacolo entusiasmante è dire poco : tra clownerie, acrobazie, danze e mimo è uscito un W. Shakespeare esuberante e comico che avrebbe sorpreso anche Lui. Secondo spettacolo : LA CACCIA, dalla tragedia Le Baccanti, di Euripide, con LUIGI LO CASCIO. Uno si aspetta qualcosa di pesante, invece è un lavoro di proiezioni animate con l’inserimento di un attore che interagisce. La spiegazione è insufficiente, me ne rendo conto, ma è stato uno spettacolo superbo. Al Teatro Carcano abbiamo visto AMLETO di LELLA COSTA. Con ironia e passione la Costa entra nella pelle dei vari personaggi facendo collegamenti con certe situazioni attuali : immensa Conclusione : è molto meglio andare a teatro che stare in casa davanti alla TV, anche perchè ci andiamo comodi, di domenica pomeriggio, col pulmino, abbiamo i posti prenotati e a prezzi popolari. La nostra speranza? In tanti a teatro per arricchire il nostro senso critico, il nostro gusto e, perchè no?, uscire dal nostro guscio. IL PROSSIMO SPETTACOLO Al Teatro Leonardo CINEMA CINEMA, compagnia QUELLI DI GROCK. domenica 1 GIUGNO 2008, partenza ore 14.15, inizio spettacolo ore 16. Costo : soci € 16.00 biglietto e trasporto, non soci € 20.00 Si accettano prenotazioni con acconto di € 10.00 sino al 3 maggio 2008


33 PROPOSTE In occasione delle ultime elezioni comunali abbiamo presentato ai candidati sindaci 33 proposte concrete di cose spesso facilmente realizzabili che esprimevano il nostro bisogno di veder nascere nella nostra città tanti progetti culturali, sociali, ambientali capaci di trasformarla e renderla più piacevole da vivere, più ricca di relazioni, più colorata e solidale. Abbiamo parlato di volontariato, di servizio civile, di bio edilizia, di gruppi d'acquisto, di biciclette e mobilità sostenibile. E poi di stranieri, di diritti negati ai bimbi di oggi, di valorizzazione turistica, di consiglio comunale dei ragazzi, di banca del tempo, di orti comunali, di adesione alle reti di Nuovo municipio, al coordinamento enti pubblici per la pace, di adesione all'associazione dei Comuni virtuosi. E ancora di mense biologiche, di tesorerie non armate, di appalti puliti, di bilanci sociali ed ambientali, di distretti di economia solidale, di università della terza età, di nuovi stili di vita, di finanza etica, di spazi di aggregazione e culturali. E di molto altro ancora. La nostra speranza e’ che qualcuno ci dia una mano a realizzarli. Noi siamo qui.

12 MAGGIO 2007 : IN OCCASIONE DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE IL VILLAGGIO DI ESTEBAN PRESENTA PUBBLICAMENTE AI CANDIDATI SINDACI TRENTATRE PROPOSTE PER UNA MORTARA PIU’ VIVIBILE, PIU’ COLORATA, PIU’ SOLIDALE


Ad esempio ci piacerebbe creare in Città o collaborare perchè in lomellina possa nascere un Centro di documentazione e di studi sulla risaia. Ne sentiamo il bisogno perchè dalle nostre ricerche, dai tanti testi di autori locali che abbiamo ascoltato emerge forte la richiesta di una razionalizzazione della documentazione storica e iconografica della risaia, un elemento ambientale che è sempre presente nella nostra storia di ieri e di oggi. Una documentazione che e’ vasta ma dispersa e che potrebbe così rimanere con il suo fascino e la sua espressività anche per il futuro. Sappiamo anche che già molti studiosi e ricercatori lomellini lavorano in questa direzione e per questo proponiamo l’assunzione forte di questa proposta che potrebbe avere queste caratteristiche: _ Raccolta di tutte le ricerche e studi già realizzati. _ Raccolta di materiale letterario,sonoro, visivo. _ Raccolta di foto, filmati, registrazioni audio, testimonianze orali

CANTASTORIE 8 MARZO – 5 APRILE 2008 UN MESE DI INCONTRI PUBBLICI SUI TEMI DELLE CULTURE POPOLARI Sappiamo che una parte importante della storia e della cultura della Lomellina passa fortemente anche attraverso le testimonianze orali ed i proverbi. La cultura popolare ha infatti la stessa dignità della cultura dotta. Inoltre la “piccola storia”, quella che peraltro non abbiamo mai studiato sui nostri libri di scuola, ovvero la storia delle classi subalterne e di periferia può essere altrettanto importante della “grande storia”. Una cultura orale scompare nel momento in cui interpreti e testimoni non sono più in grado di trasmettere il proprio messaggio, con il patrimonio di conoscenze necessario alla vita quotidiana, alle generazioni seguenti.

Cos’é successo e sta succedendo anche in Lomellina, la lingua e le forme che questa cultura esprimevano e in parte ancora esprimono, tramandate in ambito familiare e all’interno delle comunità non sono più in grado di esercitare la loro funzione da quando i diretti protagonisti della civiltà della terra e della fatica sono usciti silenziosamente di scena in questo secondo dopoguerra. Ma la memoria del loro lavoro, e della loro cultura, spirituale e materiale, il loro dialetto, i loro proverbi rimangono ancora vivi e ci offrono una traccia per tornare a mettere insieme, e a ritrovare la continuità che esiste tra passato e presente.


Cosa intendiamo per cultura popolare? In genere con il termine “cultura” ci si riferisce alla cultura “dotta”, quella dei libri e delle persone che hanno studiato. In realtà esiste anche una cultura creata da gente comune: si tratta della cultura popolare. Mentre la cultura dotta si serve e si è servita della scrittura e della lingua italiana, quella popolare è stata tramandata oralmente e ha utilizzato il dialetto. Le creazioni della cultura popolare sono i canti, le fiabe, le filastrocche, i proverbi, i modi di dire, ecc. I luoghi in cui questi venivano tramandati erano la famiglia, la stalla, i campi, le osterie. Negli ultimi trenta o quarant’anni questo patrimonio si è andato però perdendo a causa dei cambiamenti socio-economici avvenuti in Italia. L’industrializzazione ha costretto milioni di persone ad abbandonare i lavori tradizionali (in campagna o nell’artigianato) e i paesi d’origine per trasferirsi in altre regioni e nelle città per diventare operai. Questo sradicamento dalla propria terra e dalla propria cultura ha provocato grossi cambiamenti nel modo di vivere e di pensare delle persone (si pensi solo alle

difficoltà di inserirsi in una comunità estranea, con abitudini, usi, dialetti, diversi dai propri, che hanno incontrato gli immigrati). I giornali, la radio, la televisione, hanno contribuito alla diffusione della lingua italiana ma, allo stesso tempo, hanno proposto modelli di comportamento e di intrattenimento uguali per tutti, indipendentemente dall’origine culturale e dalla classe sociale di ciascuno. Per esempio molte persone, trascorrendo parte del tempo libero davanti alla televisione sono indotte a vedere nello stile di vita proposto valori positivi a cui uniformarsi, in contrasto con il vecchio modo di vivere dei loro padri e nonni, sentito come espressione di arretratezza e ignoranza. Con la scolarizzazione di massa tutti i bambini hanno avuto la possibilità di acquisire un certo grado di istruzione. Questo è stato senz’altro positivo, tuttavia la scuola ha imposto a tutti un unico modello linguistico : l’italiano letterario, dimenticando i dialetti, anzi correggendo tutte le espressioni dialettali, e questo ha indotto tutti i genitori a insegnare a parlare esclusivamente in italiano ai propri figli.

Altro aspetto importante della cultura dei nostri nonni è sicuramente l’abilità al risparmio famigliare. La nostra è ormai una società che misura il proprio stato di benessere attraverso il consumo; studiare e capire come sia veramente possibile vivere in maniera decorosa con pochissime risorse economiche come hanno fatto per anni nostri nonni sarebbe non solo importante per la comprensione

della storia ma fondamentale per la programmazione di un futuro sostenibile. Molte espressioni della cultura popolare sono ormai presenti solo nella memoria degli anziani. Noi riteniamo che tutto questo sia estremamente importante e che pertanto abbia un forte significato il loro recupero anche attraverso un Centro di documentazione e di studio.


Un giorno siamo andati in piazza e in tanti abbiamo raccontato di noi, delle nostre storie, dei nostri sogni. L’abbiamo fatto in Piazza del municipio in una serata di primavera di pioggia battente. Perche’ ? Ve lo raccontiamo. Un tempo, il silenzio e l'ozio hanno sicuramente contribuito all'inizio della filosofia, della poesia, dell'arte; lo stupore e la meraviglia di fronte allo spettacolo della vita hanno portato l'uomo alla curiosità di andare a vedere la causa prima delle cose e il piacere di relazioni sicuramente più appaganti delle nostre, strette dall'assedio del consumo e della fretta. Senza dubbio la filosofia, l'arte, la cultura, la poesia hanno cominciato a diffondersi nelle piazze e nei luoghi dove passava la gente. Pensare o raccontare ad alta voce davanti ad una moltitudine, in un tempo in cui si sfugge al pensiero, è la sfida che come Associazione “Il villaggio di Esteban” abbiamo voluto proporre a Mortara. Gli interlocutori sono stati gli abitanti delle case della piazza, i gruppi di ragazzi che qui s’incontrano per accorciare la notte e raccontarsi le proprie storie, oppure per sfuggire alla solitudine vissuta durante una settimana piena di noia e di ore vuote, la gente delle frazioni venuta a prendersi un gelato nella gelateria all'angolo, o di passaggio nel centrocittà, lavoratori, studenti, seduti o in piedi vicino alla bella fontana della piazza, dal suono quasi impercettibile. Tutti in piazza, dal ragazzo della Mortara bene all'anarchico del centro sociale di Vigevano, tutti coloro che lo hanno voluto hanno potuto ascoltare l'invito della piazza che ha proposto i grandi temi di sempre. La passione per fare, creare e giocare la propria esistenza per una persona, un ideale, un’utopia. La libertà, la sublime esperienza di potere scegliere, che lascia l'uomo responsabile del proprio destino in un universo popolato ancora dal mistero. La felicità, la necessità di essere felici tra le correnti individualiste del nostro tempo, tra le campane del consumismo e la competitività, nel rumore, nel silenzio, nelle scelte del laico che non sente più il bisogno della voce degli dei, nello spirito religioso e mistico che salva l'attimo della vita nell'eternità' di Dio. Il viaggio, la voglia di andare, che ricorda il movimento della vita, il tempo con le sue stagioni, il divenire, la vita e la morte, l'uomo che passa, che sogna ed attende.

L'amore che dà significato ai nostri giorni, che riempie lo spazio di colori, che abbellisce i sentieri più tristi e incanta con la sua magia. Di tutto questo abbiamo voluto parlare, ma soprattutto abbiamo voluto aprire anche solo per una sera, uno spazio nuovo dove si confrontano e si amano le idee e le esperienze della post-modernita' , voci diverse in una città pesantemente schiacciata dal ricatto occupazionale- era il tempo della Marzotto- e dalla colonizzazione ambientale, una città che fatica a ritrovare la sua originalità e la sua voglia come in passato di stupire e di rinnovarsi.

PRIMAVERA 2006 : LA MERAVIGLIA E LA PIAZZA


21 MARZO : GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA “Poichè le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere elevate le difese della pace” (Dal Preambolo dell’Atto Costitutivo dell’Unesco) Anche l’Unesco, dal 1999, propone una giornata in cui celebrare la poesia al fine di promuovere, divulgare questa insostituibile forma di espressione. “Ragione e sentimento, storia collettiva e condivisibili intimità, parola colta e gergo quotidiano convivono nei versi sotto il comune denominatore della musica e del ritmo scanditi dalle sillabe. Poesia è filastrocca che schiude il mondo al bambino; è riflessione che stupisce ancora il vecchio; è memoria collettiva d’un popolo; è comunicazione profonda che

può coinvolgere tutti” (dal comunicato stampa Unesco 23/2008) Eventi come la Giornata Mondiale della Poesia dovrebbero aiutarci a riscoprire questa forma di comunicazione profonda. Spegnere tv, cellulari, iPod, computer, aprire un libro di poesia, o ascoltare poesia, mettendo a tacere se stessi per poter, parola dopo parola, uscire dal grigiore quotidiano ed entrare nelle nostre anime in una dimensione magica, arricchente e immensa qual’è l’interiorità umana.

Contribuiamo ad elevare le difese della Pace : anche il VILLAGGIO DI ESTEBAN vuole parlare di poesia e portarla tra la gente, nel quotidiano, perchè come raccontava Don Tonino Bello : “Non sarà la saggezza, nè la forza ma la poesia a cambiare il mondo!”

alla diffusione della poesia, iniziative svoltesi all’aperto nelle piazze e nelle vie della nostra città. In particolare, con LA POESIA NELLA CITTA’ abbiamo invaso Mortara di poesie con distribuzioni a tappeto di testi con i versi dei nomi più belli della letteratura di ogni tempo, ma anche della voce poetica dei soci del Villaggio. Ogni foglio iniziava con l’aforisma di Pascal “Per conquistare il futuro bisogna prima sognarlo” e proseguiva con una o più poesie stampate a colori.

SERATA AL CHIAR DI LUNA – OSPITE D’ONORE LA POESIA, settembre 2006 e LA POESIA NELLA CITTA’, giugno 2006 sono stati gli eventi organizzati da Esteban volti direttamente


MORTARA CITTA’ DELLA POESIA Mi siedo al margine della strada. Il guidatore cambia la ruota. Non sono contento di dove vengo. Non sono contento di dove vado. Perchè guardo il cambio della ruota con impazienza? (Bertold Brecht)

una parola è morta quando è detta, così dice qualcuno. Io dico invece ch’essa comincia a vivere propro quel giorno (Emily Dickinson)

FILASTROCCA DEL TEMPO Chi ha tempo non aspetti tempo Se aspetti tempo tempo non avrai Il tempo passa, come vola il tempo! Lui non aspetta, tu l’aspetterai... (Marisa Palombella)

...ma la speranza vive nel cuore, cocciuta, come radici sotto l’asfalto (Renato Invernizzi)

Per le vie del centro storico abbiamo recitato e regalato questi versi ai cittadini che hanno accolto in modo piacevolmente sorpreso la nostra iniziativa e ci hanno invitato a ripeterla. Qualcuno in quell’occasione ha avuto voglia di fermarsi, capendo che la poesia ci può dare molto. E soprattutto di questi tempi dove il caos mediatico bombarda quotidianamente i nostri sensi, fornendoci una tale quantità di informazioni da rendere spesso superficiale l’analisi di quanto accade dentro e intorno a noi. Non si ha il tempo di capire l’ultimo messaggio che ecco arriva nuovo materiale per la nostra mente bulimica. Ma è vera conoscenza quella che ci investe in modo passivo, escludendo riflessione, analisi, ricerca emotiva, come se ciò inevitabilmente significasse tempo perso ? La poesia è ancora capace di colpire la sensibilità di quanti non hanno paura, come quei passanti per le vie di Mortara, di soffermarsi per ascoltare, per capire e per emozionarsi. Perciò anche il VILLAGGIO DI ESTEBAN contribuisce a creare nuove strade e ad allargare quelle esistenti per far sì che la poesia, insieme ad altre forme di espressione artistica, possa farci sentire che siamo soprattutto spiriti vibranti.


AAA CERCASI CASA DISPOSTA AD ABBELLIRE LA SUA FACCIATA CON LA TRASCRIZIONE DI UNA POESIA chi risponderà a questo annuncio contibuirà a rendere più bella la sua casa e più artistica la propria città


Le dimensioni essenziali del cammino si possono ricondurre a una croce. Si può salire / scendere: è la dimensione verticale: l'alpinista / e lo speleologo, ma anche la magia, rispettivamente quella bianca / e quella nera. Si può andare “in lungo e in largo”: la dimensione orizzontale, a intersecare quell'altra come possibilità, insieme simbolica e reale, di un certo nomadismo del corpo e dell'anima. Mi vengono in mente i quattro punti cardinali. La bussola, anche, strumento per orientarsi qui in terra ma non solo: sul filo della metafora, bisogna infatti stare attenti a non perderla negli immensi labirinti dell'anima. Come sappiamo, Pollicino se la cavava bene anche senza, ma per tratti non troppo lunghi. ...Il labirinto è anch'esso simbolo del cammino, ma un cammino peculiare, centripeto per definizione, simbolo come pochi altri di un andare verso il centro nascosto di se stessi. Il Minotauro ne custodisce la soglia : insomma non si tratta di una innocua passeggiata. Si tratta di prendere il filo e dipanarlo a partire dall'ingresso, perché, stando al mito, a perdersi nel labirinto ci si gioca la vita. O la normale salute mentale, un po' nevrotica magari, ma essenziale a sopravvivere. Così Nietzsche: “...e se guardi troppo a lungo un abisso, finirà che l'abisso guarderà dentro te stesso”. A proposito di “normale salute mentale” mi sovviene Robert Laing, il grande psichiatra inglese, che parla, viceversa, di “follia della normalità”, cioè quelle piccole o grandi follie condivise, che proprio per questo essere condivise si auto-celebrano come “normali”. Il nazismo è un caso emblematico di una normalità che non è affatto salute mentale. Ma queste sono altre strade del discorso... Dell'avventura labirintica la psicanalisi costituisce un esempio, e insieme un bandolo della matassa per non doversi smarrire. Ma anche i mandala servono ad orientarsi nei meandri interiori dei propri demoni e paradisi, o il “Libro tibetano dei morti”, sorta di viatico alla buona morte, quest'ultimo cammino di cui non ci è

chiara la mappa, e nemmeno se ci potrebbe servire per un luogo che, per l'uomo di poca fede, è il non luogo a procedere per eccellenza. Sono molteplici i simboli connessi al cammino,come del resto il cammino è metafora d'altro. Certamente il viaggio è dislocazione di sé, perché il viaggio, dopo tutto, è incontro con l'altro: l'altro luogo, l'altro persona, lingua, cultura, tradizioni (nonostante il tendenziale appiattimento delle differenze in un amalgama indistinto, prezzo non da poco al diventare la terra un villaggio globale, meglio “globalizzato”). Ma, come il labirinto suggerisce, anche verso quell'altro di sé che è nascosto in se stessi, proscritto come un paria dalla coscienza civilizzata, antico retaggio di una barbara innocenza. Il cammino, il viaggio, è l'umana avventura, piccola o grande, timida o impavida: come quella di Ulisse o di Colombo, ma anche il nostro viaggio verso Santiago de Compostela e quello intrapreso verso il K2 da altri nostri amici. Eppure può essere cammino / avventura persino quell'andare per dintorni che possono riservare sorprese nella misura in cui si danno per scontati senza prendersi la briga di visitarli davvero. Dintorni, dicevo, in cui per esempio, puoi scoprire quella tal chiesetta piena di affreschi affascinanti, della quale deve chiedere la chiave ai fattori di quella tal cascina, un tempo enorme di vita, giusto a un tiro di fionda da casa. O quell'oasi bella che è il parco del Ticino, che non è certo Yellostone, ma è interessante proprio per questo, per essere espressione della fauna e flora e habitat dei luoghi in cui viviamo. Viaggiare, camminare, è non permettere che la polvere ci si depositi addosso: non sull'anima, semmai sulle scarpe... ...Non diventare “statue di sale”. Guarda caso Natrum muriaticum, il comunissimo sale da cucina opportunamente trattato, è rimedio sovrano, in omeopatia, per chi se ne sta lì a rimuginare il passato, lasciandosi prendere da una sorta di fissità esistenziale, che più non osa per timore di delusioni.


Un'ultima suggestione, ce la fornisce la carta dei Tarocchi detta dell'eremita, una delle ventidue carte degli “arcani maggiori”, così chiamati perché farebbero riferimento ad un'arcana conoscenza velata, e rivelata, dalle figure che in essi compaiono. Vi è rappresentato un vecchio con una lanterna in una mano e nell'altra il tipico bordone del pellegrino... Noi siamo in cammino, tutti, perché il tempo ci incalza, perché vivere è procedere. Nessuno può mai chiamarsene fuori totalmente, se non con il gesto, disperato e assoluto, di chi cessa totalmente di sperare, e si dà da sé la fine del suo tempo. Più costruttivamente gli Yogi ci provano agendo sul respiro e con altre particolari tecniche fisiche e meditative. L'orgasmo innamorato è anch'esso una via. Molteplici sono le vie dell'estasi, tante quante le tradizioni esoteriche e religiose note e meno note. Estasi, dal latino, appunto: “stare fuori di sé” quotidiano, nel corso del tempo, per attingere la pregnanza vivida di un istante divino che interrompe la consueta percezione di tutto, uno spicchio di Eternità che dissolve ogni conflitto: l'illuminazione, o satori, come la chiama il monaco zen. Ma poi si deve comunque scendere da quel picco e ritornare a vivere sotto il segno del tempo, ma con uno sguardo sul mondo più capace di benedire... La figura dell'eremita è il viandante dello spirito, che cammina tenace anche se fa buio. Chi cerca alla fine troverà, fosse pure qualcosa che non aveva preventivato. Tuttavia, anche se rinunciasse a cercare

può avere la grazia dell'intuizione folgorante, come San Paolo sulla via di Damasco. La vita è paradossale, o lo è Dio. Il filosofo Karl Popper diceva che chi cerca la verità, ammesso che possa mai attingerla appieno, non può che cercarla un passo dopo l'altro, con umiltà e dedizione, in un disvelamento che è fatto di tentativi, passi falsi, progressivi aggiustamenti. Ma bisogna che si muova... Per concludere voglio ricordare che anche i marciatori della Perugia – Assisi sono viandanti, anche i sem terra che macinano centinaia di chilometri a piedi per far sentire la loro fame di giustizia lo sono, anche coloro che camminano per salvarsi la vita, come succede ai profughi del Darfur, e pure quei viaggiatori scostumati, che vengono a invadere le nostre spiagge e spesso naufragano, lo sono. Questa è la dimensione del cammino come speranza. Lì sulla croce simbolo di tutti i cammini possibili si ritrova questa che è forse la molla che le riassume tutte, le motivazioni che ti spingono avanti, più avanti, ancora, come quel celebre quadro di Pellizza da Volpedo, “Il quarto stato” esemplifica, secondo me, magistralmente. Vi figurano uomini e donne che camminano, semplicemente, con passo sciolto e volti distesi, non marciano compatti come un muro come farebbero i militari, magari al passo dell'oca. Sono individui, ma che camminano insieme, visibilmente affratellati da una comune speranza.

ANCORA SUL CAMMINO

VIANDANTI, presentazione di DANIELE CAMANA


Considerato che come avviene in molte altre citta' italiane anche nella nostra ci si ammala di smog e di stress e la qualita' della vita peggiora e che per contribuire ad invertire questa tendenza la soluzione di un ritorno all'uso della bicicletta potrebbe realizzare una prima parziale risposta, Considerato che in questi anni in tutta Europa, dalla fredda Svezia, alla piovviginosa Inghilterra, alla non certo pianeggiante Svizzera si sta andando in questa direzione. tanto che, ad esempio, a Cambrige e a Basilea il tasso di mobilita' ciclistica e' del 27% mentre a a Mortara non raggiunge le due cifre, Considerato che recenti studi hanno dimostrato che in tutta Europa il 50% dei viaggi compiuti dai cittadini non supera i 5 km e che il 30% non supera i 3 Km, e che la bici risulta essere il mezzo piu' veloce di trasporto nei percorsi entro i 7 Km , Considerato che la citta di Mortara non eccede questa estensione e che questa distanza rappresenta ben il 90% di tutti gli spostamenti in citta', Considerato che anche il turismo in bicicletta rappresenta ovunque in fenomeno in piena crescita e che questo rappresenta un'opportunità economica non marginale da cogliere, Preso atto che diverse amministrazioni comunali hanno negli scorsi anni realizzato piste ciclabili al fine di migliorare lo sviluppo della mobilita' cittadina,

MOZIONE PROMOSSA DALLE ASSOCIAZIONI ORGANIZZATRICI DELLA MANIFESTAZIONE PIU’BICI PIU’BACI, PRESENTATA ED APPROVATA ALL’UNANIMITÀ DAL CONSIGLIO COMUNALE DI MORTARA Si chiede : _uno studio finalizzato alla progettazione di nuove piste ciclabili, al fine di realizzare una rete completa, omogenea,continua e con un buon livello di sicurezza che renda accessibili tutti i luoghi principali della citta', tenendo presente i punti di origine e di destinazione degli spostamenti. A tal fine si segnala le potenzialita' e l'interesse che potrebbero conseguire la creazione di piste ciclabili lungo Via Lomellina, nel sedime Marzotto sino al supermercato Bennet, lungo corso Vittorio Amedeo sino alla stazione Ferroviaria, la prosecuzione della pista ciclabile di Via Gorizia in direzione Piazza del Macello, in contromano attraverso Corso Cavour fino al Municipio, la pubblicizzazione e palinatura, di quattro percorsi ciclabili rurali nell'Hinterland mortarese attraverso luoghi di pregiato interesse naturalistico ed infine la realizzazione di piste verso i comuni di Parona e Olevano. Si segnala allo stesso tempo l'importanza di una ristrutturazione della pista in terra battuta Lungo Viale Dante, la messa in sicurezza del deposito biciclette della stazione - tettoia e vigilanza, una politica di incentivazione nei percorsi casa- scuola in bicicletta rivolta agli istituti scolastici presenti in citta', l'apertura di un settore di lavoro sulla mobilita' alternativa all'interno dell'agenda 21 locale anche per proporre la sperimentazione di idee e innovazioni realizzate con successo in altre citta' italiane _Una iniziativa pubblica per illustrare le politiche di indirizzo sulla mobilita' attualmente esistenti e finalizzata anche a raccogliere spunti e contributi da parte dei cittadini


Quando arriva Diego Vallati, il vento lo precede. Sarà un caso, ma tutte e due le volte che ho incontrato Vallati, Mortara era era spazzata da un vento gagliardo ed inatteso. Sono convinto che quel vento accompagni Vallati da quando egli ha osato sfidare – e sconfiggere – le tormente di Capo Nord. Perchè Diego Vallati è l’uomo che nel 2006 ha percorso in bicicletta i 4400 chilometri che separano Pavia dall’estrema punta settentrionale del nostro continente. Ci ha impiegato quarantaquattro giorni, costellati di avventure piccole e grandi che ha rievocato martedì sera di fronte al folto pubblico che ha riempito la sala conferenze di Palazzo Cambieri a Mortara. Bancario in pensione e sportivo da sempre, dapprima ciclista e poi canoista, Vallati è tornato da qualche anno alle due ruote per cimentarsi in una sfida di nuovo genere : viaggi solitari e ogni volta più lunghi attraverso l’Europa, culminati nella straordinaria impresa dell’anno scorso. Conversatore affabile e brillante, capace di mettere in evidenza gli aspetti umoristici che si annidano anche nei momenti più duri della sua esperienza, Vallati ha deliziato il pubblico con i suoi racconti e lo ha emozionato con le belle immagini scattate durante il suo viaggio : le muraglie di neve sui valichi alpini, la Germania assediata dai fiumi in piena, le interminabili strade deserte del grande nord sulle quali incombe un cielo che sembra più basso del nostro, la mitezza delle renne e la ferocia delle zanzare scandinave, infinitamente più numerose e più voraci delle nostre; i disagi, la solitudine e gli incontri e le amicizie strette con persone di ogni parte del mondo. E infine lo scoraggiamento degli ultimi terribili giorni, quando a contrastare un successo che era ormai a portata di mano si scatenarono la pioggia, la neve ed il vento, quel vento che adesso, sconfitto da un Diego Vallati che le ultime immagini mostrano esultante ai piedi del grande globo di metallo di Capo Nord, accompagna fedele come un cagnolino il nostro eroe. SETTEMBRE 2007 : PIU’BICI PIU’BACI, INCONTRO CON DIEGO VALLATI, VIAGGIATORE SU DUE RUOTE ATTORNO AL MONDO

Le immagini di questo numero : Mortara, il centro, le periferie e le frazioni; il complesso rapporto tra città e campagna; una città che non c’è più ma che si ostina ad esserci ancora. In copertina è raffigurata una deliziosa casetta della frazione Madonna del Campo abbattuta un paio d’anni or sono per far posto alla solita, anonima megavilla. Tutte le foto sono di Guido Giacomone


Tutte le volte che un treno arriva alla stazione, io ho il senso che si sia aperta la strada sotto il fuoco di innumerevoli batterie, e che l'uomo abbia vinto il caos.... Tenete per voi il vostro Byron che commemora le disfatte degli uomini. Io verserò lacrime d'orgoglio leggendo l'orario delle ferrovie. (Gilbert Keith Chesterton, da L'Uomo che fu Giovedì) Alle volte succede, tornando da Milano, quasi sempre di sera, che ti venga una grande voglia di abrogare il presente e dare un calcio al mondo. E quanti dollari vale una mano aperta, un braccio teso un invito a bere una tazza di the in questo Caldo autunno lomellino? E Quanto vale il tuo innamoramento, e dov’e’ lo scontrino di un tramonto di mare? E a quale cassa bisogna passare Per pagare questo pomeriggio senza tempo, sdraiato

Sull’erba di un prato tra papaveri Rossi e le leccate affettuose Del mio cane? E quanto vale il gesto Dell’anziana donna Di via veneto Che porta ogni sera, da sempre, gli avanzi ai gatti randagi? E quanto costa il piacere Di scrivere una poesia Di leggere Alda Merini E il piacere di raccontare e raccontarsi La fatica dell’esistenza Sulla panchina rotta Laggiu’ in fondo al quartiere? E quanto costa Il sospiro di scampato pericolo E il groppo in gola Che piange ogni sera Per la fortuna di non essere nato a Kabul, a Sebrenica, a Korogocho, nel non dovere vivere infinite albe di fame, di bombe, di paura? Adriano Arlenghi

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