la forchetta persa

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Olga Rozmakhova

La forchetta persa




CORSO DI ILLUSTRAZIONE II Prof. Chiara Carrer Corso di Laurea Magistrale in Grafica delle Immagini indirizzo Illustrazione | II anno a.a. 2014-2015 Studente Olga Rozmakhova Ringrazio per l’aiuto: prof. Federica Iacobelli prof. Mauro Bubbico


Olga Rozmakhova

LA FORCHETTA PERSA


«Pantaleo! La zuppa

si mangia con il cucchiaio. Perché hai preso la forchetta? E poi... stai composto!»




Tra le acque del mare

una nave di pane stava affondando. «Adesso ti riporto a galla!», esclamò Pantaleo.


All’improvviso la

tovaglia inzuppata si lanciò in alto come una vela e strillò, emanando un fragore di piatti frantumati:


«Cattivo bambino! In

nome di Gaster: se non ritroverai la tua forchetta non crescerai mai più!»





Passare tra le scarpe dei

genitori era spaventoso: i tacchi della mamma picchiettavano troppo forte.


«Non mi ricordavo che il

tavolo avesse un piede così ramificato. Forse la forchetta si è incastrata tra questa specie di foglie.» Arrampicandosi si trovò su un albero che cresceva al contrario.




«G... A...», Pantaleo

cercò di unire le lettere nella parola, ma aveva cominciato da poco ad imparare l’alfabeto e non ci riusciva... «Gaster. Il governatore messer Gaster», esclamò una voce che sembrava il fremito del vento. Per capire da dove veniva, Pantaleo cominciò a salire verso le radici dell’albero che uscivano dalla base del tavolo.



Pantaleo ebbe le verti-

gini quando vide l’altezza raggiunta. Un gigante reggeva il tavolo e il globo. «È Atlante», indovinò Pantaleo. «Raccontami di messer Gaster» chiese. «Devo ritrovare la mia forchetta per tornare ad essere un bambino grande». «Ancora un colpo da maestro di questa tovaglia brontolona?» – disse Atlante, e provava a muovere la testa scocciato, ma non ci riusciva per colpa del globo. «Gaster è il signore di tutto l’Universo: sia del mondo di Sotto-il-Tavolo che di quello Al-Tavolo. È imperioso, rigoroso, rotondo, duro, difficile, inflessibile. All’ordine di messer Gaster tutta la terra vacilla, tutto il cielo del Sotto-il-Tavolo trema.»



Affinché Al-Tavolo pos-

sano apparecchiare la mensa sono condannato a sostenere l’asse di Sotto-il-Tavolo. Non posso riposarmi neanche un attimo. Vai da mio nonno Hurtaly, ti aiuterà ad arrivare al paese del Secondo Piatto, tutte le forchette ora stanno lavorando lì.» Pantaleo scese a terra attraverso la barba del gigante.



Moltissimi cuochi

lillipuziani stavano preparando la zuppa per rovesciarla in mare. Pantaleo chiese come raggiungere Hurtaly e ricevette una piroga-carota.


Il gigante reggeva il

tavolo con il suo turbante e si dimenava in continuazione con il mestolo per mangiare e nutrire gli animali. Quando vide il bambino, gliene fece assaggiare un cucchiaio gigantesco.


«Perché tanta

zuppa?» domandò il bambino. «È il mio servizio al messer Gaster. Chi non obbedisce al ventre muore di fame! Quando Al-Tavolo un bambino perde l’appetito, dobbiamo lavorare il doppio», sospirò con stanchezza Hurtaly e si riempì il mestolo di nuovo.



Pantaleo non riusciva

più a sentire l’odore della zuppa una volta arrivato all’altra riva...

Qui, secondo le parole di Hurtaly, doveva incontrare Briareo – un suo propropro-propropropropropronipote – il gigante con tutto a portata di mano.


ÂŤSeconda portata,

dame e signori!Âť


Briareo era lo spirito

del cambio di portata. I piatti apparivano dal nulla e si riempivano di cibo nelle sue cento mani di prestigiatore. «E tutto per la trippa!» – cantava lui. «Anche agli animali Messer Gaster insegna con arte. I corvi, i pappagalli, gli stornelli, rende poeti, le gazze poetesse. E tutto per la trippa! Gli elefanti, i leoni, i rinoceronti, gli orsi, i cavalli, i czani li fa danzare, ballare, volteggiare, combattere, nuotare, nascondersi, portare ciò che vogliono, prendere ciò che vogliono. E tutto per la trippa!»


«...Manca solo il

pane!» – Briareo fece un passo gigantesco. «Tutte le arti, tutte le macchine, tutti I mestieri, tutti gli ingegni, tutte le sottigliezze inventò messer Gaster per fare e conservare il pane. Fin da principio inventò l’arte fabbrile e l’agricoltura per coltivare la terra affinché gli producesse grano. Inventò l’arte militare e le armi per difendere il grano; le medicine e l’astrologia con le matematiche necessarie per conservare il grano al sicuro. Inventò i mulini ad acqua, a vento, a braccia e altri mille ingegni per macinare il grano e ridurlo in farina; il lievito per fermentare la pasta, il sale per darle sapore; inventò il fuoco per cuocerlo, gli orologi e quadranti per misurare il tempo necessario alla cottura del pane.»


Con un ultimo

gesto Briareo portò Pantaleo nell’orto di una collina. «Vai dal mio nipotino Gargantua! Ha tutta la forza di Sotto-il-Tavolo.»


«Sono stanco di es-

sere sempre più piccolo di qualsiasi cosa» borbottò Pantaleo facendosi largo attraverso un cavolo e un’insalata. Una città intera, costruita attorno al nobile mangiatore, si aprì davanti ai suoi occhi.


Sentito il profumo

dell’arrosto: «Anch’io mangerei il mondo adesso!», disse Pantaleo. Improvvisamente perse l’equilibrio e cascò nell’insalata...




«Mamma!» gridò

Pantaleo, ma nessuno lo sentiva.




NEL TERRORE IL BAMBINO il bambino si attaccò al dente della forchetsi attaccò al dente della forchetta... ta...

Nel terrore


«Pantaleo! Ecco dove

eri! Vieni adesso, che è pronto il dolce!»



ATLANTE Atlante, il titano che rappresenta l’asse dell’universo; il perno che sostiene il firmamento e mette in moto le sfere planetarie. Fu costretto da Zeus a portare sulle spalle il globo del cielo. La punizione gli fu inflitta per essersi alleato col padre di Zeus, Crono, che guidò la rivolta contro gli dei dell’Olimpo. I popoli della Grecia arcaica credevano che in epoche remote il cielo fosse stato in procinto di precipitare sulla terra e attribuivano alla vittoria degli dei olimpici sui titani il ripristino dell’ordine e della stabilità dell’universo.

HURTALY Hurtaly è il gigante di una leggenda rabbinica, il suo nome in lingua ebraica significa “colui che è sopravvissuto”. Egli appare nell’opera di Rabelais, come un antenato di Gargantua e Pantagruel, che si caratterizza come “buon mangiatore di zuppe e regnò al tempo del diluvio”. Hurtaly “stava sopra l’arca di Noè, a cavalcioni, una gamba di qua e una gamba di là, come i bimbi sui cavalli di legno [… ] In quella guisa dunque salvò, dopo Dio, la detta arca dai pericoli, poiché le dava colle gambe il movimento e coi piedi la voltava dove voleva come fa il timone d’una nave”.

BRIAREO Gigante della mitologia greca. Noto anche col nome di Egeone, figlio di Urano e di Gea,

fratello di Gige o Gie e di Cotto, tutti e tre sono forniti di cinquanta teste e di cento mani. (Ecatonchiri o Centimani). Aiuta Zeus nella lotta contro i Titani. Un noto passo dell’Iliade (I, 399-406) dice che Egeone lo chiamavano i Numi, e Briareo i mortali. In quel passo medesimo si parla dell’aiuto dato da Briareo a Zeus quando Era, Atena e Posidone avrebbero voluto incatenarlo: chiamato da Tetide, Briareo, imponente per la sua mole e le sue cento braccia, andò ad sedersi accanto a Zeus che a quel punto nessuno ebbe più il coraggio di toccare. Virgilio lo cita tra i mostri infernali (Aen. VI 287 “ centumgeminus Briareus “) e, con il nome di Aegaeon, lo descrive mentre combatte contro Giove con cento braccia e spirando fiamme da cinquanta bocche (X 565-568), paragonandone il valore a quello dimostrato in battaglia da Enea.

GARGANTUA Gargantua ( in francese «que grand tu as» - letteralmente “come l’hai grande “,sottinteso la gola). Uno dei due protagonisti del «Gargantua e Pantagruel», una serie di cinque romanzi scritti da François Rabelais nella prima metà del Cinquecento. Gargantua, figlio del gigante Grandgousier, re d’Utopia, viene partorito da un orecchio di sua madre Gargamelle. Il piccolo gigante riceve un’educazione di stampo medievale (messa in ridicolo nel libro), alla quale trova rimedio grazie al saggio Ponocrate che gli insegna un nuovo metodo di studio: vedere i libri come maestri di vita. Nel frattempo a causa di una lite fra mercanti di focacce, scoppia


una guerra fra Utopia e il vicino regno del re Picrochole. Grazie all’aiuto del frate Jean des Entommeurs (Fracassatutto), Gargantua vince l’esercito nemico e a guerra finita si dimostra molto clemente con i vinti, frate Jean è ricompensato con la costruzione di un monastero la cui unica regola è Fai ciò che vuoi.

PANTAGRUEL Pantagruel (il cui nome vuol dire “tutto al contrario”) è figlio del gigante Gargantua e di Badebec, che muore nel partorirlo. Il gigante riceve un’educazione di stampo moderno e sin dall’infanzia si distingue per una forza immensa superata solo dal suo appetito. A Parigi stringe amicizia col chierico spiantato Panurge, col quale condividerà molte avventure. Nel frattempo i Dipsodi invadono Utopia, ma sono respinti grazie alla forza di Pantagruel che per riparare dalla pioggia un battaglione stende la lingua a mo’ d’ombrello, Alcofribas (il narratore) ne approfitta per entrare nella bocca di Pantagruel dove trova campi e boschi curati dalle popolazioni che vi vivono. L’aggettivo pantagruelico derivò da Pantagruel, a significare pasti abbondanti in allegre compagnie; tipica è l’espressione un banchetto pantagruelico, o pranzo pantagruelico. Questo perché nel racconto di François Rabelais la coppia Gargantua e Pantagruel raccoglie storie e racconti attorno a mense laute e allegre, ben fornite di vino e qualsiasi vivanda.

Similmente, da Gargantua deriva gargantuesco, che significa smisurato, insaziabile, e che a sua volta deriva dal sostantivo ‘garganta, che nella lingua spagnola significa gola.

MESSER GASTER Nel quarto Libro del «Gargantua e Pantagruel» François Rabelais immagina che Pantagruel approdi all’Isola di Monsignor Gaster. Si tratta di un mondo fantastico governato dal Primo mastro d’arti di questo mondo il cui nome in greco significa “ventre”, “stomaco”. Gaster richiede e riceve l’obbedienza e honore dal tutto il mondo. Gaster fu creato senz’orecchi: non ode nulla, non parla che per segni. Ma ai segni suoi tutti obbediscono più pronti che agli editti dei pretori, che ai comandi dei re: alle sue intimazioni non ammette proroga o ritardo di sorta.Va sempre innanzi a tutti, fossero pure re, imperatori e magari anche il papa. Tutti sono occupati, tutti lavorano per servirlo. E, per ricompensa, rende al mondo questo benefizio che inventa tutte le arti, tutte le macchine, tutti I mestieri, tutti gli ingegni, tutte le sottigliezze.


«Occhio ai lillipuziani in giro!»




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