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Storia di un’amicizia con Luigi Caricato
di Sossio Giametta, Filosofo
Di Luigi Caricato, come vedremo, sono amico dal 2005. La nostra amicizia fu benedetta alla nascita da san Giuseppe da Copertino. In quell’anno, infatti, Luigi pubblicò L’olio della conversione (Besa), una vita romanzata del “Santo dei voli”, suo corregionale. Scritto in una lingua piana e scorrevole, ma ispirata, questo romanzo ebbe allora un certo successo. Raccontava la vita travagliata di questo santo del Seicento, che, in un secolo pieno di trambusti, soprusi e ammazzamenti, arrivò a una guarigione miracolosa e alla conversione, e imboccò la via del sacerdozio. Ma, considerato da molti idiota, circondato da incomprensione, invidia, intolleranza e complotti per assassinarlo, fu avversato anche dalla Chiesa (accadde pure a san Tommaso), finché, con le sue lievitazioni, i suoi “voli”, suscitò scalpore, divenne leggendario e infine, però, fra i tormenti e le lotte col demonio, tra prostrazione ed estasi, il suo corpo cedette ed egli esalò l’ultimo respiro, dopo essere stato però accettato dalla Chiesa.
A me il romanzo piacque e cercai, con le mie misere possibilità, di farlo recensire. Questa azione disinteressata, mi disse Luigi, lo aveva colpito e spinto all’amicizia con me. Fu per me una grande fortuna. Perché Luigi, infinitamente più giovane di me, è, tra i miei amici, una persona unica. È dolce, garbato, generoso e soprattutto inventivo. E si occupa di una cosa a me estranea, ma a cui ha avuto la capacità di farmi appassionare: la cultura dell’olio di oliva. Più lo conoscevo e lo conosco e più, con la sua creatività, mi sorprendeva e mi sorprende, sicché posso dire che non ho mai incontrato una persona più inventiva di lui. La sua via è irta di difficoltà. È ignorato e negletto da Stato e comuni nelle sue straordinarie ma costose iniziative a favore della cultura, difesa e diffusione dell’olio di oliva, uno dei grandi asset dell’agricoltura italiana, nella cui organizzazione internazionale riveste un ruolo di spicco. Ciò nonostante, è riuscito a lanciare un grandioso evento, Olio Officina Festival, che si celebra ogni anno nel Palazzo delle Stelline di Milano, frequentato non solo dai tanti, professionisti e non, che si interessano all’olio di oliva, ma anche da molti che hanno semplicemente interessi culturali. Perché nell’ambito del festival sono organizzati spettacoli e manifestazioni culturali di vario genere: spettacoli di danza (ho assistito personalmente a uno spettacolo travolgente di danza moderna, di due straordinarie danzatrici), mostre di pittura e scultura, presentazioni di libri e la celebrazione della poesia a opera della letterata e poetessa Daniela Marcheschi. Luigi scrive di olio anche sul Corriere della Sera e conta tra i suoi amici scrittori, giornalisti e personalità famose in vari campi. Ha creato libri di grande pregio artistico sull’olio, ha inventato e dirige una rivista, Olio Officina, che appare settimanalmente online ed è anche, con altri contenuti, disponibile in edizione cartacea, piena di cose culturali interessanti oltre che di notizie sull’olio e su altri rami dell’agricoltura. Luigi ha inoltre un forte penchant per l’editoria, credo una vera vocazione, e ha pubblicato già parecchi libri, fra cui i miei: Capricci napoletani, per il quale più che per ogni altro mio libro ho avuto complimenti e felicitazioni, e Una vacanza attiva, due racconti. Dispone di grafici di prim’ordine e la sua grafica d’avanguardia è una forza trainante del festival. In autunno pubblicherà un altro mio libro, La gita d’Ognissanti, un romanzo di idee (politico). Per l’inverno è invece prevista la pubblicazione di Conversazione in Brabante, il primo volume dell’autobiografia in tre volumi di Daniele Grassi, che ha lavorato con me al Consiglio dei ministri della Comunità Europea, come allora si chiamava l’attuale Unione Europea, un poeta erotico di perfetta lingua classico-moderna, ancora sconosciuto ma, parola mia, promesso ai secoli, per la sua vastissima indagine, attraverso le storie raccontate in diciassette corposi libri di poesie, dell’eros pandemio. Questo primo volume stesso della trilogia autobiografica, è di una forza straordinaria. Racconta la vita nel paese di Morra De Sanctis, paese natale di Francesco De Sanctis, in strenua lotta con la miseria nella prima metà del Novecento.
Insomma, Luigi, del quale non ho detto che le cose che mi sembrano più importanti, è un vulcano di ideazione e di attività, un vulcano ribollente, che, con mia sempre rinnovata sorpresa, non cessa mai di eruttare, ma che è come amico calmo, posato e pur nella sua scarsità di mezzi, generoso. Come tale, da vicino e da lontano (risiedo a Bruxelles, ma da quando sono in pensione soggiorno a lungo a Milano) è un sostegno sia direttamente, per quello che fa per me e mi permette di fare con lui, e indirettamente per il contagio vivificante del suo attivismo, che è un messaggio di oggettivo ottimismo, l’ottimismo della volontà, e per il conforto che dalle sue iniziative viene a me e a molti. È un tranquillo, eroico lottatore, resistente, come gli ulivi contorti della sua terra, a “intemperie” di vario tipo e soprattutto alla colpevole mancanza di attenzione e assistenza da parte di Stato e comuni nella sua attività principale, di primaria importanza per l’agricoltura del nostro paese. Quest’assenza di Stato e comuni: questa mancanza di considerazione e assistenza a uno che più di tanti le meriterebbe, mi scandalizzano, specie da quando visitai a Heidelberg in Germania, un amico scienziato che mi fece visitare i laboratori scientifici sul Königstuhl, la grande collina della città, dove aveva lavorato, e mi fece capire che il governo tedesco non esita a intervenire con larghi aiuti a favore di tutte le iniziative e i progetti considerati meritori. Come amico affezionato e grato a Luigi e alla sua famiglia, che ho conosciuto nel Salento (sono anche produttori di un ottimo vino), ho voluto dare con questo mio breve scritto una testimonianza a favore suo e delle sue molto meritorie attività. È un vero peccato che in Italia, per realizzare qualcosa di importante, non basti essere persone normali ma si debba per forza essere eroi.