9 nonordinari
Robert A. Monroe
ULTIMO VIAGGIO Oltre i limiti del mondo
Traduzione di Elio Bortoluzzi
SPAZIO INTERIORE
Robert A. Monroe Ultimo viaggio titolo originale: Ultimate Journey traduzione: Elio Bortoluzzi revisione: Elisa Picozza © 1994 Robert A. Monroe Published by arrangement with Lennart Sane Agency AB
© 2014 Spazio Interiore Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli 46 • 00176 Roma Tel. 06.90160288 www.spaziointeriore.com info@spaziointeriore.com foto in copertina Francesco Pandolfi I edizione: dicembre 2014 ISBN 88-97864-57-8 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, archiviata o trasmessa in qualsiasi forma o attraverso qualunque mezzo, inclusi quelli elettronici, meccanici, di fotocopiatura o di registrazione, senza l’autorizzazione dell’editore.
INDICE
Prologo
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Capitolo 1
la variabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Capitolo 2
il lungo, lunghissimo cammino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 Capitolo 3
lungo l’interstate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 Capitolo 4
salve e addio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51 Capitolo 5
recupero e riorganizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61 Capitolo 6
interno ed esterno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71 Capitolo 7
tour guidato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81 Capitolo 8
ricordare e ricontrollare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 Capitolo 9
la via difficile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101
Capitolo 10
seguito di distaccati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119 Capitolo 11
ripiegare in sĂŠ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133 Capitolo 12
dentro l’interno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151 Capitolo 13
messa a punto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163 Capitolo 14
la somma e le parti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175 Capitolo 15
una lunga strada tortuosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183 Capitolo 16
la vista dalla strada . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201 Capitolo 17
altri lavori in corso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 209 Capitolo 18
la nuova direzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221 Capitolo 19
prendersi una pausa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 239 glossario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 245 il monroe institute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 251 studi scientifici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 261
Dedicato a Nancy Penn Monroe cofondatrice del Monroe Institute e alle centinaia di cari amici che negli ultimi trent’anni hanno donato il loro contributo e affetto alla ricerca di conoscenze ignote da parte del Monroe Institute
prologo
di Ronald Russel
Robert Monroe è un cartografo. In Ultimo Viaggio cerca di delineare quell’area che si trova “oltre il limite”, al di là dei confini del mondo fisico. Ci presenta una mappa dell’Interstate:1 il percorso che si apre a noi quando lasciamo la vita fisica, con le sue rampe di entrata e uscita, i suoi avamposti e i suoi pericoli. Tutto questo gli è possibile perché ha esplorato in prima persona quei luoghi; ciò che scrive è basato sulla conoscenza diretta, non sulla fede. Il primo libro di Monroe, I miei viaggi fuori dal corpo,2 è stato pubblicato nel 1971. Da allora, secondo il dottor Charles Tart, uno dei maggiori esperti nel campo della coscienza e del potenziale umano, «innumerevoli persone hanno trovato conforto e aiuto nello scoprire di non essere sole e nel sapere di non essere pazze solo perché avevano avuto delle esperienze fuori dal corpo». In quel libro e nel successivo, Viaggi Lontani,3 Monroe ha documentato le sue esperienze fuori dal corpo avute nel corso di oltre tre decenni e si è fatto una reputazione di pioniere nell’esplorazione delle distanze remote della coscienza umana. In Ultimo Viaggio porta l’esplorazione un passo più in là, sebbene sia l’ultima persona che potrebbe dire di aver raggiunto il limite. 1. Autostrada che attraversa più stati. [N.d.T.] 2. R.A. Monroe, I miei viaggi fuori dal corpo, meb 1994. 3. R.A. Monroe, Viaggi lontani, Spazio Interiore 2014.
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C’è una sostanziale differenza fra questo libro e quelli precedenti. Fino ad ora, la storia era stata solo di Monroe; aveva raccontato solo le sue avventure, i suoi incontri, le conversazioni, i pericoli e le scoperte fatte da lui. In Ultimo Viaggio, racconta di come ha trovato la via – la nuova direzione – di come l’ha percorsa e ha scoperto il motivo e lo scopo della sua pionieristica avventura. Inoltre, cosa molto importante, include i resoconti di altri che, grazie al suo nuovo programma di insegnamento, sono stati in grado di leggere la mappa, seguire la via e raggiungere gli stessi obiettivi. Chi non è pratico con lo stato di uscita dal corpo potrà trovare in questo libro echi, implicazioni, indizi o punti di somiglianza che gli potrebbero ricordare qualcosa che è già accaduto, forse in un sogno, in quello stato di confine fra sonno e veglia, o in un improvviso momento di comprensione o intuizione, quando ogni cosa sembra essere al proprio posto e tutto sembra avere un senso. Chi ne è già a conoscenza sarà consapevole della difficoltà di tradurre queste esperienze in un linguaggio facilmente comprensibile. Tutti dovrebbero sapere che è possibile per chiunque seguire in questa nuova direzione se i sistemi di credenze vengono accantonati e la mente è aperta e determinata. Monroe afferma che nessuna delle informazioni presenti in questo libro nega la validità dei due libri precedenti, «i quali rappresentano diverse fasi di crescita e sono accurati in base alle Conoscenze di quel tempo derivate dall’esperienza personale». Tuttavia, durante la stesura del libro la sua esperienza personale prese una piega triste e imprevista quando a sua moglie Nancy venne diagnosticato un tumore. La sua ricerca della Base mancante venne intensificata dalla consapevolezza che per il bene di Nancy non c’era tempo da perdere. È bene segnalare che è riuscito a completare la sua esplorazione e a trovare sia la nuova direzione sia la Base mancante mentre Nancy si trovava
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ancora con lui nella realtà fisica, e che insieme ad altri è stato in grado di mettere in pratica le conoscenze acquisite per aiutarla ad affrontare il suo ultimo viaggio. Ronald Russel Cambridge, Inghilterra
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Capitolo 1
la variabile
La paura è il più grande impedimento alla crescita umana. Si dice che quando nasciamo in questo universo fisico ci portiamo appresso solo due paure, quella dei rumori forti e quella di cadere, entrambe dovute al fenomeno della nascita. Crescendo impariamo sempre più paure e così, quando raggiungiamo la maturità, tutti noi – o la maggior parte di noi – ne siamo pieni. Siamo cresciuti fisicamente, ma la nostra vera crescita, la realizzazione del nostro vero potenziale, ci è stata tristemente impedita. Le Incognite generano paure. Può darsi che abbiamo paura del buio perché non sappiamo cosa nasconda. Un dolore fisico può generare paura perché non sappiamo cosa possa implicare. Quando le Incognite diventano Conoscenze, le paure diminuiscono e scompaiono, e diveniamo in grado di superare qualsiasi cosa dobbiamo affrontare. Tutti noi abbiamo abbastanza Incognite nelle nostre vite, e anche abbastanza paure. Non abbiamo bisogno di cercarne altre, eppure a volte non abbiamo altra scelta. Per esempio a me è andata così: questa è l’origine del materiale che segue. Generalmente si crede che proseguendo nella vita non cambiamo veramente. Diventiamo più o meno quello che già eravamo. A esclusione delle solite eccezioni che, per così dire, confermano la regola, con il passare degli anni questo concetto sembra essere abbastanza valido. Nel complesso, le persone non cambiano, e la maggior parte di noi oppone una forte resistenza al cambiamento. 13
Eppure, tutte le nostre preoccupazioni e i nostri conflitti sono basati sul cambiamento. Temiamo che qualcosa possa accadere, o al contrario abbiamo paura che non accada; così lottiamo per prevenire il cambiamento o per accelerarne il processo. Ma qualsiasi cosa noi facciamo, è sicuro al cento per cento che ci sarà un cambiamento. L’unica incognita è il suo ritmo. Il cambiamento graduale lo interpretiamo come evoluzione, quello improvviso come rivoluzione. I cambiamenti sono la perfetta esemplificazione delle Incognite: sono i maggiori generatori di paura. Nel mio caso, sembra che non avessi scelta. Venni risucchiato, inconsapevole e terrorizzato, nel processo che ha dato origine al nuovo riconoscimento della realtà – ciò che chiamo Diversa Prospettiva – che ora porto con me. Il cambiamento nella mia vita non è stato semplicemente qualcosa di simile al passato. Si è trattato di qualcosa che non mi aveva mai preoccupato prima di allora perché non avevo idea dell’esistenza di tali fenomeni. È stato un cambiamento accidentale o evolutivo? Per me è stato rivoluzionario. Nel 1958, senza alcuna causa apparente, iniziai a fluttuare fuori dal mio corpo fisico. Non era uno sforzo volontario; non stavo tentando nessuna prodezza della mente. Non avvenne durante il sonno, così non potei scartare l’accaduto ritenendolo semplicemente un sogno. Ero pienamente cosciente e consapevole di ciò che stava accadendo, il che ovviamente peggiorò la situazione. Credetti che si trattasse di qualche strana forma di grave allucinazione, causata da qualcosa di pericoloso come un tumore al cervello, un infarto o un improvviso squilibrio mentale. O la morte imminente. Il fenomeno continuò, non ne avevo il controllo. Avveniva solitamente quando mi sdraiavo per riposarmi o prima di dormire, non sempre, ma più volte a settimana. Fluttuavo anche un metro sopra il mio corpo prima di accorgermi di cosa stava succedendo. Terrorizzato, mi dimenavo in aria e tornavo nel 14
corpo fisico. Ero certo di stare per morire. Per quanto mi impegnassi, non riuscivo a impedire che il fenomeno si ripetesse. In quel periodo, pensavo di essere in buona salute, senza nessun problema particolare né stress. Ero costantemente impegnato: possedevo diverse stazioni radio e altre attività, uffici su Madison Avenue a New York, una casa nella Contea di Westchester e, non per ultimo, una moglie e due bambini piccoli. Non stavo prendendo alcun medicinale, non facevo uso di droghe e bevevo molto poco. Non ero particolarmente coinvolto in alcuna religione, né ero uno studioso di filosofie o discipline orientali. Ero completamente impreparato per un cambiamento così radicale. È impossibile descrivere la paura e il senso di solitudine che mi assalivano nel corso di questi episodi. Non c’era nessuno con cui ne potessi parlare, all’inizio neppure mia moglie perché non volevo allarmarla. Fortemente legato alla cultura occidentale e alla scienza in generale, mi rivolsi automaticamente alla medicina convenzionale e alla scienza ortodossa per avere delle risposte. Dopo esami e controlli approfonditi, il dottore mi rassicurò dicendo che non c’era alcun tumore al cervello né alcun fattore psicologico coinvolto. Ma non sapeva dirmi altro. Infine trovai il coraggio di confidarmi con uno psichiatra e uno psicologo, entrambi miei amici. Uno di loro mi assicurò che non ero psicopatico, mi conosceva troppo bene. L’altro mi suggerì di trascorrere un numero indeterminato di anni presso un guru in India, un concetto a me completamente alieno. Non rivelai a nessuno di loro, né a nessun altro, quanto fossi terrorizzato. Ero un disadattato in una cultura di cui pensavo di far parte, una cultura che ammiravo e rispettavo. Malgrado tutto, l’istinto di sopravvivenza rimase molto forte. Lentamente, molto lentamente, imparai a controllare il processo. Scoprii che non si trattava necessariamente di un preludio alla morte, che poteva essere indirizzato. Ma ci volle un intero anno prima che arrivassi ad accettare la realtà delle 15
esperienze fuori dal corpo, ora comunemente conosciute come obe (Out-of-Body Experience). Questo grazie a circa quaranta “viaggi” obe attentamente convalidati, che fornirono a me – e a nessun altro – prove esaurienti. Grazie a queste conoscenze la paura sparì, per poi essere rimpiazzata da qualcosa di quasi altrettanto impegnativo: la curiosità! Eppure bisognava fare qualcosa. Avevo bisogno di risposte, ed ero sicuro che non le avrei trovate in un ashram in India. I miei ragionamenti erano il prodotto della cultura occidentale, nel bene e nel male. Pertanto, per ricevere aiuto sistematico e anche per raccogliere informazioni relative a questa strana “Incognita”, fondai una divisione di ricerca e sviluppo nella società appartenente a me e alla mia famiglia. Questa divisione venne successivamente distaccata e diventò infine ciò che ora è il Monroe Institute. Di conseguenza, lo scopo originale era solamente quello di risolvere i miei problemi personali e urgenti: convertire le mie Incognite generatrici di paure in Conoscenze, sempre che fosse possibile. Ciò significò imparare come controllare e comprendere le esperienze fuori dal corpo. Tanto per cominciare, ero l’unica persona di mia conoscenza che necessitasse un simile aiuto, quindi il motivo era personale ed egoista, non profondo, idealistico o nobile. Non offro alcuna scusa per questo; ero io quello che pagava i conti. Nell’ottica attuale, con obe si definisce lo stato di coscienza nel quale si percepisce se stessi come distinti e separati dal proprio corpo fisico. Questa separazione può variare da due centimetri a duemila chilometri o più. In questo stato potete pensare, agire e percepire in modo molto simile a come fate fisicamente, ma con alcune importanti eccezioni. Nei primi stadi dell’attività extracorporea, sembra che venga mantenuta la forma del proprio corpo fisico: testa, spalle, braccia, gambe, e così via. Mano a mano che acquisite maggiore dimestichezza con questo altro stato dell’essere, la vostra forma 16
potrebbe diventare sempre meno umanoide, simile a gelatina appena estratta dallo stampo. Per un certo periodo mantiene la forma dello stampo, poi inizia a lasciarsi andare ai bordi e infine diventa una massa informe o liquida. Quando ciò avviene durante una obe, basta un solo pensiero per tornare ad avere una forma umana. Da questa descrizione risulta chiaro che il “secondo corpo” è estremamente plastico. Tuttavia, è molto importante sapere che, qualunque sia la forma, rimanete sempre voi stessi. Questo fatto non cambia, a meno che scopriate di essere più di ciò che pensate di essere. Per quanto riguarda il dove andrete e cosa farete, sembra che non ci siano limiti. Se ce ne sono, noi non li abbiamo incontrati. Nello stato fuori dal corpo non siete più legati allo spaziotempo. Potrete essere al suo interno ma senza farne parte. Voi – il vostro sé non fisico – vi trovate a vostro agio in un altro sistema di energia. Provate una grande sensazione di libertà, eppure non siete completamente liberi. Siete come un palloncino o un aquilone legato a un filo; all’altro lato del filo – il filo invisibile – c’è il vostro corpo fisico. All’inizio delle nostre ricerche, ci rendemmo conto di vivere in una cultura e in una società all’interno della quale lo stato di veglia è considerato il più importante di tutte le qualità. Non è facile portare avanti la causa per un qualsiasi stato dell’essere che sia differente. Approfondendo l’argomento, presto si incontra un consistente numero di anomalie che non rientrano nei confini delle conoscenze o dei sistemi di credenze correnti – ricordandoci che “credenza” è un’etichetta popolare da applicare a qualsiasi cosa che non può essere pienamente compresa né identificata. Iniziammo col porci delle domande sulla coscienza a livello generale. Cosa succede alla coscienza quando perdiamo conoscenza a causa di un colpo in testa, shock, svenimento, overdose di droghe o alcol, anestesia, sonno o morte? La coscienza è simile a un campo magnetico prodotto da un elettromagnete 17
che smette di esistere quando l’elettricità viene interrotta? Se è così, diventa più o meno forte se modifichiamo la corrente “elettrica”? Se questo è ciò che avviene, lo stiamo facendo senza alcuna consapevolezza del “modo” in cui lo facciamo. Come possiamo controllare il procedimento, se è possibile farlo? È alquanto facile sollevare queste domande, le quali portano solo a ulteriori domande senza fornire la benché minima risposta. Ci accorgemmo presto dell’esistenza di un enorme vuoto informativo. Avevamo bisogno di alcune premesse che ci potessero indicare una direzione da seguire. Smettemmo di cercare spiegazioni materialistiche per guardare all’altro estremo dello spettro: e se la coscienza continuasse a esistere quando la corrente viene ridotta? Trovammo subito degli esempi. Il problema è che quando siamo fuori dal corpo abbiamo perso coscienza eppure allo stesso tempo la manteniamo, la memoria può risultare indebolita oppure no, alcuni dei nostri sensi fisici continuano a funzionare mentre altri no, e così via. Perlomeno, non siamo pienamente coscienti nel modo in cui lo pensiamo normalmente, e quindi non riteniamo questo stato come valido. Una linea di pensiero sostiene che se non siamo in grado di muovere il corpo fisico, o se questo non risponde agli stimoli, non siamo coscienti nel significato generale del termine. O che, se non si può comunicare attraverso le modalità standard, non si è coscienti. Eppure ci sono stati molti esseri umani in stato di coma che hanno continuato a essere coscienti: semplicemente non avevano la possibilità di comunicare fisicamente. Così, per spiegare o per giustificare tutte le numerose funzioni fisiche che eseguiamo senza esserne pienamente consapevoli, la nostra cultura ha dovuto inventare i sistemi inconsci. Questi sono identificati come sistema autonomo, subconscio, limbico, e così via, incluso il sonno. Qualsiasi attività che non possiamo deliberatamente controllare non rientra nella coscienza. 18
Negli anni Sessanta, al Monroe Institute, non solo iniziammo a svolgere ricerche storiche sugli aspetti della coscienza, ma studiammo anche le esperienze di uscita dal corpo, mie e di altri. Scoprimmo che molte obe erano state messe in relazione allo stato di sonno e quindi scartate come dei semplici sogni, dai quali però si differenziavano per il fatto di non presentare le caratteristiche di indefinitezza e irrealtà tipiche del sognare. Altre obe spontanee si sono avute sotto anestesia durante interventi chirurgici, con il paziente che si ritrovava due o tre metri sopra il tavolo operatorio e che poi riportava accuratamente ciò che aveva visto e sentito dal suo vantaggioso punto di osservazione: un’impossibilità fisica. Eventi come questi avvengono frequentemente, ma in larga parte non vengono riportati pubblicamente. Altre obe accidentali si verificano durante quelli che vengono considerati periodi di incoscienza dovuti a incidenti o infortuni. Per la maggior parte vengono interpretati come eventi stravaganti e riposti nella memoria come anomalie, o come qualcosa che non è accaduto veramente. I nostri sistemi di credenze non permetterebbero che sia altrimenti. Alcune delle più impressionanti obe spontanee sono ora spesso definite esperienze di pre-morte. Queste esperienze si verificano frequentemente, di solito nel corso di operazioni chirurgiche sotto anestesia. In molti casi hanno l’effetto di cambiare completamente i sistemi di credenze delle persone, fornendo loro una Diversa Prospettiva. Costoro ritornano sapendo non solo che sono più dei loro corpi fisici, ma anche che, senza alcun dubbio, sopravvivranno alla morte fisica. La nostra storia è piena di rimandi a ciò che ora chiamiamo esperienze fuori dal corpo, incluso il linguaggio che utilizziamo. Si può essere “fuori di sé”, “fuori di testa”, si “cade” addormentati, ci si sveglia “su”, si sviene “fuori”.4 Uno dei pochissimi 4. Traduzioni letterali delle costruzioni inglesi fall asleep, wake up e pass out. [N.d.T.] 19
sondaggi validi degli ultimi dieci anni ha mostrato che più del venticinque per cento della popolazione americana si ricorda di aver avuto almeno un’esperienza spontanea di uscita dal corpo. Se ci pensate, potreste essere in quel venticinque per cento. Vi ricordate di aver fatto un sogno in cui volavate, con o senza un aeroplano? Vi ricordate di aver sognato di cercare la vostra macchina fra molte altre in un parcheggio, e di averla trovata svegliandovi subito dopo? (Spesso inconsciamente guardiamo alla nostra auto come a un corpo aggiuntivo.) Vi ricordate di aver sognato di cadere, svegliandovi invece di colpire il “fondo”? Si tratta di un evento abbastanza comune quando il rientro nel corpo fisico viene affrettato dal suono di una sveglia! Fino al 1970 le nostre ricerche avvenivano in sordina, se non proprio segretamente. Dopotutto, ero a capo di un’impresa normale, che aveva a che fare con persone normali. Ero sicuro che qualunque rivelazione pubblica della mia attività segreta avrebbe fatto dubitare della mia capacità di dirigere responsabilmente gli affari. Ma non potevo rimanere in silenzio per sempre. Con la pubblicazione del mio primo libro, I miei viaggi fuori dal corpo, il nostro lavoro iniziò a richiamare molta attenzione. Riuscimmo a riunire un certo numero di volontari da avere come soggetti nel nostro laboratorio. La maggior parte di loro era in grado di replicare lo stato fuori dal corpo, a me così familiare, usando i metodi che avevamo sviluppato. Nel corso degli anni Ottanta, vennero tenute conferenze sulle esperienze fuori dal corpo in numerose università americane, se ne parlò in radio e in televisione, e addirittura allo Smithsonian Institution.5 Al convegno annuale dell’American Psychiatric Association vennero presentate tre relazioni scientifiche patrocinate dal Centro Medico della University of 5. Il complesso museale e di ricerca più grande del mondo situato a Washington, dc. [N.d.T.]
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Kansas e dal Monroe Institute. Attualmente si possono trovare occasionali vignette basate sulle obe in riviste, magliette con immagini a tema e perfino Bob Hope, in televisione, ha fatto una gag sulle obe. La realtà del fenomeno sta lentamente venendo accettata, e il termine “obe” fa ora parte della nostra lingua. Quali sono i fatti certi riguardanti le esperienze fuori dal corpo? Come prima cosa, nonostante non ci sia niente di nuovo nel realizzare di essere più del proprio corpo fisico, avete ora uno strumento per dimostrarlo a voi stessi. Crediamo inoltre che, applicando altri criteri, ciò possa essere dimostrato anche alla comunità scientifica e al resto dell’umanità in generale. Per quanto ora come ora non sapremmo come far sì che questo accada, se non per esperienza personale e individuale, sappiamo comunque che ci sono gli strumenti disponibili per eseguire questa verifica. Un’esperienza fuori dal corpo controllata è il modo più efficiente che conosciamo per raccogliere Conoscenze e creare una Diversa Prospettiva. La prima e forse la più importante di queste Conoscenze è la sopravvivenza alla morte fisica. Se esiste un modo migliore delle obe per sapere che ciò accade effettivamente – e non solo per sperarlo, avere fede o crederlo, ma saperlo – noi non lo conosciamo. Tutti coloro che diventano anche solo moderatamente competenti nelle obe raggiungono presto questo grado di conoscenza. In più, tale sopravvivenza alla morte fisica si verificherà che ci piaccia o no, e senza tenere conto di cosa facciamo o chi siamo nella vita fisica. Non fa alcuna differenza. La sopravvivenza del sé oltre l’esistenza fisica è un processo naturale e automatico. Ci chiediamo come sia possibile che siamo diventati così limitati nei nostri ragionamenti. Poi c’è la più grande barriera per raggiungere buoni livelli di abilità nelle esperienze fuori dal corpo: la paura; paura dell’ignoto e paura della morte fisica. L’attaccamento della nostra mente-coscienza all’ambiente fisico è molto forte. Virtualmen21
te tutto ciò che noi pensiamo è espresso in termini di spaziotempo. Ma ora ci troviamo a confrontarci con la necessità di tradurre qualcosa di completamente alieno in qualcosa di comprensibile qui e ora. L’unico modo da noi conosciuto per superare queste paure è quello di muoversi nel processo delle obe un passo alla volta, al rallentatore, per così dire. Ciò permette al neofita di assorbire e abituarsi a piccoli cambiamenti graduali, e di imparare a comprendere che tali cambiamenti non sono dannosi o pericolosi per la vita fisica. Mentre questi cambiamenti diventano sempre più numerosi, aiutiamo lo studente a mantenere un contatto continuo con la consapevolezza fisica completa, così da avere un costante punto di riferimento familiare. Gradualmente le paure di base vengono rilasciate. Cosa più importante, la mente-coscienza presente nello stato fuori dal corpo differisce notevolmente da quella nello stato di veglia. Inizialmente, le capacità intellettuali e analitiche sembrano non essere presenti, per lo meno in termini di nostra comprensione. In ogni caso, l’inserimento della coscienza fisica cambia tutto questo. Al contrario, gli estremi emozionali dell’emisfero destro simbolico sono spesso totalmente assenti e sono solitamente più difficili da attivare. (L’amore nella sua interpretazione stretta, in questo contesto non è considerato una ”emozione”.) Nella mente-coscienza fuori dal corpo, tutto ciò che siamo si mostra in modo “evidente” e alla luce del sole, per così dire. Non c’è nessun subconscio o inconscio nascosto sotto strati di contenimento. Pertanto non ci possono essere né doppiezza né inganni, poiché tutto di noi è in mostra. Qualsiasi cosa siamo, irradiamo fatti concreti. Rimane sempre qualcosa dei nostri pensieri fisici e dei condizionamenti, che eventualmente rilasciamo e rigettiamo se diventano un ostacolo. È forse altrettanto importante imparare nello stato fuori dal corpo quanto siamo molto più dei nostri corpi fisici. La rispo22
sta precisa a come e perché esistiamo è prontamente disponibile se abbiamo il desiderio e il coraggio di scoprirlo. Quando siamo alla ricerca di informazioni può darsi che non ci piaccia la risposta che riceviamo, ma sappiamo di aver ricevuto quella corretta. Se volete dimostrare – a voi stessi e a nessun altro – che sopravvivrete alla morte fisica, potete imparare a entrare nello stato extracorporeo e cercare un amico, un parente o qualcuno a voi vicino morto recentemente. Per trovarli, non dovete fare altro che sintonizzare nella vostra memoria cosa era o rappresentava quella persona per voi. Alcuni incontri di questo genere saranno sufficienti. Avrete le vostre prove, valide solo per voi. Dovrete cercare di stabilire questo contatto relativamente poco tempo dopo il loro trapasso poiché molti di essi perdono rapidamente interesse verso la vita appena completata. Entrare nello stato fuori dal corpo è un ottimo modo per raccogliere informazioni. Una delle escursioni di ricerca più semplici che potete eseguire è controllare il benessere di una persona a voi cara. Si tratta inoltre della destinazione più semplice da raggiungere mentre si è fuori dal corpo. Se siete lontani dal vostro coniuge o dal vostro partner per un viaggio di lavoro, per esempio, è molto confortante dirigersi verso di lui o verso di lei per essere sicuri che sia tutto a posto. Per esempio, quando una delle nostre figlie si trovava al college, di quando in quando passavo da lei durante una obe per vedere come stava. Commisi però l’errore di raccontarglielo durante una delle sue visite a casa. Un anno dopo, mi raccontò che dopo quella rivelazione tutte le notti prima di dormire si rivolgeva al soffitto della sua camera dicendo: «Se sei qua in giro, papà, buona notte!» Il voyeurismo è praticamente assente nello stato di obe, si possono fare cose molto più emozionanti. Potete raggiungere qualsiasi luogo in qualsiasi tempo, passato, presente o futuro, grazie alle obe. Potete raggiungere direttamente un qualsiasi posto specifico e osservare nel dettaglio 23
cosa ci sia e cosa stia succedendo. Arrivati al luogo di destinazione potete spostarvi per la zona e osservarla da diverse prospettive. L’unico problema è che non potete raccogliere oggetti fisici: la vostra mano semplicemente li attraversa. Con questa libertà potete seguire la via presa dalle nostre ricerche all’Institute. Potete andare da qualsiasi parte sulla Terra, oppure dentro di essa e attraversarla. Potete andare verso l’esterno e divertirvi con la luna e il sistema solare. È magnifico, sbalorditivo, ma può diventare monotono. Così vedemmo e conoscemmo l’altro lato della luna prima che le sonde della nasa scattassero le loro foto. Lo stesso con Marte, dove andammo a cercare reperti come edifici o strutture che potessero indicare la presenza di una qualche forma di vita intelligente. Alcuni di noi si spinsero addirittura oltre il sistema solare, solitamente perdendoci, nel senso che non eravamo in grado di stabilire dove fossimo arrivati in rapporto alla Terra. Il ritorno non presentava alcun problema, l’esploratore doveva solo concentrarsi sul suo corpo fisico. Non si ha alcuna limitazione dovuta alla velocità della luce. Se ci sono esseri intelligenti all’interno dell’universo fisico, noi non siamo riusciti a trovarli. O erano nascosti o, più probabilmente, non sapevamo cosa cercare. Certo, la nostra esplorazione è stata infinitesimale, forse se avessimo investigato le galassie più lontane avremmo incontrato qualcuno. Magari un giorno a qualcuno di noi capiterà. All’interno dell’universo non-fisico è tutta un’altra storia. Lì ne abbiamo incontrati centinaia, se non migliaia, la maggior parte dei quali non-umani. L’esplorazione fuori dal corpo è un modo ottimo per poter operare al di là dell’universo fisico. Il “secondo corpo” durante le obe è certamente non materiale, forma parte di un altro sistema di energia che si mescola al Sistema di Vita Terrestre ma con il quale è fuori fase. Questa indicazione deriva dalla facilità con cui si riesce a trovare chi ha abbandonato l’esistenza fisica. 24
Quando cercate qualcosa da fare in quest’altro sistema di energia, nel Là, l’effetto è quasi istantaneo. Il sistema è molto popolato e incontrerete alcuni amici speciali quando diventerete abili nelle obe. Le strade principali e secondarie relative alle avventure ed esplorazioni fuori dal corpo sono numerose e differenti, per la maggior parte oltre gli ordinari concetti di spazio-tempo. Noi possiamo comprendere solo quella porzione che si relaziona direttamente con il Sistema di Vita Terrestre. Possiamo tentare di riportare anche il resto – che sembra senza limiti – ma non abbiamo una base accettabile di conoscenze ed esperienze da cui partire per poterlo fare in modo accurato. Il problema è tentare di comprendere e traslare ciò che si scopre, di riportarlo indietro. Non sorprendetevi se vi capita di tornare nel mondo fisico e trovare delle lacrime che scorrono sulle vostre guance. Significa che siete andati oltre la soglia del conosciuto e siete tornati con qualche importante Incognita ora trasformata in Conoscenza. Potete tentare o meno di convincere gli altri di questa realtà, ma la maggior parte non ci prova neppure: la conoscenza personale è sufficiente. Pensate a come tale conoscenza – e non credenza o fede – possa influire sul vostro percorso di vita: il sapere che siete senza dubbio più del vostro corpo fisico e che sicuramente sopravvivrete alla morte fisica. Queste due Incognite trasformate in Conoscenze, senza clausole né eventualità: quanti cambiamenti implicherebbero! Una Diversa Prospettiva – un modo chiaro di percepire – può far sì che questi concetti diventino Conoscenze personali, e molto, molto altro. Perciò slacciate la cintura di sicurezza dei vostri sistemi di credenze, prendete i ramponi da arrampicata e magari un machete: andiamo ora sulla strada maestra.
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