Oltreconfine 12 – C.G. Jung

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12 Nel Libro Rosso è scritto: «Quello che vi do, non è né una dottrina né un insegnamento. E da quale pulpito potrei indottrinarvi? Vi informo della via presa da quest’uomo, della sua via, ma non della vostra. La mia via non è la vostra via, dunque non posso insegnarvi nulla. La via è in voi, ma non in dèi, né in dottrine, né in leggi. In noi è la via, la verità e la vita».

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Se avete già preso in mano questo libro, fate così: apritelo a caso, puntate il dito tra le pagine e leggete la vostra personalissima quarta di copertina. Vi sarà quindi chiara l’affermazione di Roberto Bazlen: «Non ci può essere psicologia, ma solo psicologie». Trovate la vostra.

ISBN 978-88-97864-36-3

9 788897 864363 euro 12,00

Cronache dai mondi visibili e invisibili

C.G. JUNG

C.G. JUNG

A OLTRECONFINE S Cronache dai mondi visibili e invisibili

Carl Gustav Jung, immaginazione attiva, funzione trascendente, Libro Rosso, astrologia, I-Ching, frattali... interviste a Salvatore Brizzi, Jorge Ferrer, Graham Hancock... contributi di Paolo Crimaldi, Lidia Fassio, Claudio Marucchi, Luca Negri, Roberta Sava... approfondimenti su J.K. Rowling, il Bosco Sacro di Bomarzo e altre occasioni di risveglio...

Quaderni di spiritualità arte e letteratura numero 12

Vivere se stessi significa essere un compito per se stessi.


Oltreconfine 12 C.G. Jung © 2013 Spazio Interiore Tutti i diritti riservati L’editore ha soddisfatto tutti i crediti fotografici. Nel caso gli aventi diritto siano stati irreperibili, è a disposizione per eventuali spettanze.

Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli 46 • 00176 Roma Tel. 06.90160288 www.spaziointeriore.com info@spaziointeriore.com illustrazione in copertina Michela Filippini I edizione: dicembre 2013 ISBN 88-97864-36-3


Devo liberare da Dio il mio Sé, poiché il Dio che ho conosciuto è più che amore, è anche odio; è più che bellezza, è anche ripugnanza; è più che sapienza, è anche assurdità; più che forza, è anche impotenza; più che onnipresenza, è anche la mia creatura. Carl Gustav Jung Libro Rosso


SommarioU Oltreconfine 12 • C.G. Jung

speciale > c.g. jung 8

Jung e i suoi simboli

di Maura Gancitano

18

Frammenti del tema natale di Carl Gustav Jung

di Lidia Fassio

24

Jung e l’astrologia

dall’epistolario di Lioba Kirfel Barillà

26

L’immaginazione attiva di Jung, l’Ipnosi Regressiva e il grillo di Pinocchio

di Roberta Sava

34

Immaginazione attiva e immaginario alchemico

di Jeffry Raff

38

C.G. Jung Guida alla lettura

40

Il Libro Rosso

di Gary Lachman

44

Quell’alleato di Jung

Riflessioni sul rapporto di uno svizzero con alcune entità di Andrea Colamedici

48

Jung, Unus Mundus e... frattali

di Marco Civico

56

Le ferite che Eros può sanare

di Claudio Marucchi

62

Dopo Jung. Il voto integrale del bodhisattva

Intervista a Jorge Ferrer di Andrea Colamedici

riflessioni 72 Tracce di vite precedenti sul corpo

di Paolo Crimaldi

76 Adriano Olivetti occulto

di Luca Negri

80 La Ruota della Fortuna

La transizione mostruosa dell’essere umano e il suo automatismo di Nicola Bonimelli

84 Rodney Collin

Ritratto di un cercatore spirituale di Giovanni Picozza


confronti 94

Salvatore Brizzi

Dove splende la fiamma del mago di Mariavittoria Spina

144 le porte della percezione

104 La coscienza della guerra

Intervista a Graham Hancock a cura di Andrea Colamedici

110 Una nuova fisica nell’era dell’Acquario

Intervista a Massimo Corbucci a cura di Marco Candelori

114 il doppio Il mondo salverà la bellezza

Il gioco della ricerca libera Giovanni Pelosini <> Gabriele Policardo

letteratura 124 J.K. Rowling

Scegliere il ritmo della vita di Mariavittoria Spina

132 Primo dolore

di Franz Kafka

134 Terre straniere

136 Why should I feel lonely

di Robert Louis Stevenson

di Chiara Pulvirenti libri_esperienze_suggestioni

146 luoghi simbolici La montagna, il cielo, le stelle

di Sebastiano B. Brocchi

arte 152 Arte e psicologia sulla via degli archetipi

di Satvat Sergio Della Puppa

160 luoghi dell’arte Nessun dorma!

Viaggio nel Bosco Sacro di Bomarzo di Silvia Tusi

168 vetrina Ferruccio Nobile 172 visioni di fuoco • Tra cinema e sogno Tra cinema e sogno

Un percorso unico di Tristano Vagnoni



speciale

C.g. Jung


Speciale > C.G. Jung

JUNG E I SUOI SIMBOLI .........................................

di Maura Gancitano

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Pochi hanno letto realmente Jung, ma nessuno può prescindere dall’opera dello psichiatra svizzero. Di più: la sua opera ha cambiato la forma stessa dei nostri pensieri. Come suggerisce Sonu Shamdasani nell’Introduzione al Libro Rosso, «Jung è ormai universalmente riconosciuto come uno dei protagonisti del pensiero occidentale moderno e la sua opera non cessa di suscitare controversie. Il suo contributo è stato cruciale per la formazione della psicologia, della psicoterapia e della psichiatria moderne, e ampio è oggi, in tutto il mondo, il novero degli analisti che nella propria pratica si richiamano ai principi junghiani. Ancora maggiore è il rilievo che la sua opera ha assunto al di fuori degli ambienti professionali: Jung e Freud sono i nomi che per primi vengono in mente quando si pensa alla psicologia in genere, e le loro idee hanno trovato fertile terreno nelle arti, nelle scienze umane, nella cinematografia e nella cultura popolare. Nel caso di Jung, poi, è opinione diffusa che il suo pensiero abbia concorso alla nascita dei movimenti New Age».1 Eppure la portata della ricerca junghiana

sembra essersi spinta fino alle più sottili pieghe dei nostri abiti quotidiani, dal momento che ha stravolto completamente l’idea che l’uomo occidentale aveva, prima di allora, di se stesso. Per questa ragione, ricomporre la straordinaria parabola della sua indagine non è semplice, tanto più che in lui pensare indirizzato e fantasticare si sono, con gli anni, intrecciati sempre di più, fin quasi a confondersi. Sebbene abbia sempre cercato di dare ai propri studi un carattere scientifico, clinico, puramente razionale, Jung concesse infatti largo spazio alle visioni interiori, arrivando a condividerle con i propri pazienti e attribuendo a queste un valore paradigmatico, dal momento che le riteneva frutto dell’inconscio collettivo, dunque non qualcosa di unicamente suo. Carl Gustav Jung nacque a Kesswil, sulle rive del lago di Costanza, nel luglio del 1875, ma sei mesi dopo la sua famiglia si trasferì a Laufen, presso le cascate del Reno. I ricordi legati ai suoi primi anni di vita sono raccolti – per quanto notevolmente rimaneggiati da Aniela Jaffé – in Ricordi, sogni, riflessioni,2 e alcuni di questi hanno rappresentato in qualche modo

1. C. G. Jung, Libro Rosso, Bollati Boringhieri 2010, p. 193. 2. C.G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli 1998.

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Speciale > C.G. Jung

Carl Gustav Jung

dei presagi di ciò che sarebbe stata la vita del giovane svizzero, figlio di un pastore della Chiesa riformata e di una donna, Emilie Preiswerk, che era probabilmente una medium naturale. Ben presto Jung, che mostrava un’intelligenza di gran lunga superiore alla media, iniziò ad avere l’impressione che in lui convivessero due personalità distinte, a cui diede il nome di personalità 1 e personalità 2. Mentre la prima aveva un carattere erudito, amava le letture e rappresentava la luce, la seconda era dedita a riflessioni di carattere religioso, era in grado di entrare in comunione con il cosmo e rappresentava l’ombra. Queste due nature si alternavano in lui, tanto che Jung era costretto a scegliere ora l’una, ora l’altra. Fu probabilmente l’idea di poter sintetizzare queste due nature a spingerlo verso gli studi in psichiatria, forse dopo la lettura di un manuale di Richard von Krafft-Ebing, nel 1899. A quel tempo gli studi psichiatrici erano appena all’inizio, gli strumenti di ricerca erano scarsi e, soprattutto, non era chia-

ro quale fosse l’ambito di applicazione della disciplina. Se da un lato, infatti, molti stavano tentando in quel periodo di fondare una nuova psicologia scientifica, introducendo delle metodologie sperimentali nella speranza di dare a questa branca del sapere uno status analogo a quello delle altre scienze esatte, dall’altro tanti psicologi finivano col travalicare spesso i confini della psicologia, e cominciavano a perlustrare i territori dell’arte e della letteratura. Molti dei colleghi di Jung erano autori di opere teatrali e di narrativa, oppure pittori o scultori, e spesso erano costretti a operare sotto pseudonimo, quasi a nascondere questa tendenza “schizofrenica”. Si trattava pur sempre di medici, che come tali dovevano garantire ai pazienti una diagnosi fredda e impersonale. Nel 1900, conclusi gli studi, Jung iniziò a lavorare nell’ospedale psichiatrico Burghölzli di Zurigo, diretto da Eugen Bleuer. In quell’ambiente iniziò, insieme all’amico Franz Riklin, a occuparsi dell’analisi delle associazioni verbali di individui 9


Speciale > C.G. Jung

L’IMMAGINAZIONE ATTIVA DI JUNG

L’IPNOSI REGRESSIVA E IL GRILLO DI PINOCCHIO .........................................

di Roberta Sava www.robertasava.it

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Il grande analista Carl Gustav Jung, in un periodo drammatico e difficile della sua vita, fra il 1913 e il 1916, a seguito della rottura con il suo maestro Sigmund Freud si trovò alle prese con un prorompere incontrollato di emozioni e tensioni che rischiavano di travolgerlo. Fu così che, non riuscendo più ad arginare le sue emozioni, decise di entrare consapevolmente dentro le immagini inconsce, seguendo il loro dipanarsi e prendendone minuziosi e coscienziosi appunti. Stava nascendo l’immaginazione attiva, che sarebbe diventata metodo. La via regia, l’avrebbe chiamata lui alcuni anni più tardi. Nelle opere e negli scritti degli anni seguenti, Jung usò il termine funzione trascendente, definendola come il meccanismo psichico che trascende le tendenze consce e inconsce, generatrici di conflitti intrapsichici, operando il passaggio da un atteggiamento a un altro per superare così l’opposizione fra le due diverse istanze, non utilizzando la negazione, bensì componendola in una sintesi originale che appunto la trascende. Perché possa attuarsi la funzione trascendente, Jung specificò che doveva però esserci 26

una collaborazione volontaria dell’Io che prestava i propri strumenti comunicativi ed espressivi all’Inconscio. Ma era altrettanto indispensabile lasciare l’Inconscio libero di esprimersi, senza l’intervento dei meccanismi difensivi dell’Io. La coscienza doveva dunque sospendere la sua funzione critica, prestando all’Inconscio solo il linguaggio. Infatti, proprio quando ciò non avviene, quando cioè i meccanismi difensivi dell’Io prendono il sopravvento sui contenuti inconsci, si ha la comparsa della nevrosi e dei suoi sintomi. Nella concezione originaria junghiana, la collaborazione fra Io e Inconscio deve essere alla pari; in caso contrario può succedere che l’Io non prenda sul serio i contenuti emersi, etichettandoli come mere fantasie e impedendo così di fatto la possibilità trasformativa o, al contrario, può


Speciale > C.G. Jung

accadere che un Io troppo debole venga travolto dall’irruzione massiccia nei suoi territori di un’enorme carica di energia che potrebbe scatenare un episodio psicotico. Implicita è dunque l’importanza, assolutamente ancora attuale ai giorni nostri, di un’accurata diagnosi differenziale da parte del terapeuta, volta ad accertare sia l’assenza di una psicosi, anche latente, sia la capacità del paziente di utilizzare le risorse idonee a gestire tutto il processo. Per Jung la psiche possiede un meccanismo autoregolatore che si attiva allorquando l’individuo può essere messo in contatto diretto con tutte le parti di sé, incluse quelle inconsce. Sorge spontaneo il parallelismo con la tecnica sciamanica della caccia all’anima, nella quale lo sciamano, in stato di trance, si reca nei mondi sottili propri dell’individuo che lo ha consultato per recuperare le parti dell’anima rimaste legate agli episodi traumatici vissuti dall’individuo stesso, episodi che hanno causato la scissione e la depauperazione del vissuto emozionale del soggetto. A questo punto è necessario chiarire la differenza fra il concetto di anima in Jung e quello di Anima nella pratica sciamanica e nell’Ipnosi Regressiva. Per l’analista zurighese, infatti, l’anima e l’animus sono il principio femminile e maschile archetipico inconscio che è parte di ogni individuo. Tale principio possiede tratti, caratteristiche ed emozioni sue proprie, che nulla hanno a che vedere con la singola personalità che le possiede inconsciamente ma che, in quanto archetipiche, sono comuni a tutto il genere umano. Così, se un uomo prova emozioni o impulsi che riconosce come assolutamente estranei all’idea che lui ha di sé, è possibile che questi appartengano invece

all’anima, ossia al principio femminile che in lui risiede. Se è vero che l’essere umano ha la tendenza a identificarsi con ogni sorta di pensiero egli registri in sé, obiettivare l’anima, disidentificarsi da essa, significa non attribuire all’Io ogni pensiero o fantasia che ci appare come estraneo a noi e fornisce le basi del dialogo fra Io e Inconscio che consente l’attivazione della funzione trascendente. L’Anima, così come è intesa dalla Psicologia Transpersonale, tra le cui pratiche si possono annoverare l’Ipnosi Regressiva e lo sciamanesimo, è invece quel principio eterno che trascende la personalità terrena, vista come il semplice e transitorio mezzo attraverso il quale l’Anima esperisce. L’Anima, emanazione divina – in qualunque modo si voglia concepire Dio: Uno, Logos, Principio Creatore – si pone a metà strada fra lo Spirito, eterno e impersonale, e il Sé Superiore, che è invece indissolubilmente legato alla singola personalità terrena con funzione di Guida e di intermediario. Va da sé che questa concezione ha senso solo in un’ottica reincarnazionista, in cui ogni Anima, attraverso le epoche storiche, sperimenta in molti modi le emozioni umane, esplorandone i confini e utilizzando le molteplici personalità terrene che “indossa” di volta in volta o, meglio, di vita in vita, con la finalità di evolversi. Tale distinzione, lontana dall’essere mera digressione, risulta invece necessaria per procedere, in quanto il metodo dell’immaginazione attiva, teorizzato da Jung e perfezionato dai suoi allievi, mostra notevoli similitudini con l’Ipnosi Regressiva. Ma andiamo con ordine. Nel dialogo fra Io e Inconscio, l’Io tende a modificare e a rimuovere i contenuti inconsci sgradevoli, percepiti come “corpi estranei”, minacciosi o destabilizzanti. 27


Speciale > C.G. Jung

DOPO JUNG

IL VOTO INTEGRALE DEL BODHISATTVA Intervista a Jorge Ferrer .........................................

di Andrea Colamedici

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Jung è morto: viva Jung! Sebbene egli stesso sia ancora lontano dall’essere compreso e pienamente accolto nel panorama accademico (in special modo italiano), la stirpe del nostro mistico svizzero si è diffusa nel mondo, proseguendo indomita la ricerca della Coscienza. Il pensiero del caro e defunto nonnino ormai ha molti pronipoti qua e là, tra cui spicca la progenie avuta con le tradizioni contemplative dell’Oriente e la controcultura psichedelica degli anni ‘60, che ha dato a se stessa il nome di “psicologia transpersonale”. In uno speciale su Jung, in teoria, non bisognerebbe parlare d’altro che di Jung, se non altro perché attorno al maestro della sincronicità ci sono così tanti fraintendimenti, appropriazioni indebite e rimozioni concettuali che un lavoro serio sarebbe tutto preso dal mettere in luce tali aspetti. A mio avviso, però, c’è un modo più interessante di parlare di Jung: intervistare Jorge Ferrer, autore di una epica revisione della psicologia transpersonale – figlia di Jung – che ha posto le basi della vera psicologia del futuro, nipote – e forse anche nonna – di Jung. 62

Jorge N. Ferrer, Ph.D., è professore di Psicologia Orientale e Occidentale presso il California Institute of Integral Studies (ciis) di San Francisco. È autore di Revisione della psicologia transpersonale. Una visione partecipativa della spiritualità umana (suny press 2002, pubblicato in italiano da Crisalide Edizioni nel 2009) e coautore di Partecipative Turn. Spirituality, Mysticism, Religious Studies (suny press 2008). Jorge è uno dei principali studiosi delle pratiche di trasformazione e dell’epistemologia integrale presso il Centro Esalen per la Teoria e la Ricerca, e tiene laboratori e corsi sulla spiritualità integrale e sull’educazione internazionale. Nel 2000 ha ricevuto il Premio presidenziale del Fetzer Institute per il suo lavoro seminale in studi sulla coscienza e nel 2009 è diventato consulente dell’organizzazione Religioni per la Pace all’onu in un progetto di ricerca volto a risolvere il conflitto interreligioso a livello mondiale. Puoi dirci qualcosa in più su ciò che hai scritto nel libro Re-visione della psicologia transpersonale: «La vita imma-


Speciale > C.G. Jung

nente e la coscienza trascendente sono due facce della stessa medaglia»? Vedo la vita immanente e la coscienza trascendente come due stati dello spirito e/o dell’energia creativa della vita, del cosmo e/o della realtà. La vita immanente è indifferenziata, nel senso che contiene tutte le potenzialità di tale energia che devono ancora manifestarsi. Quando subisce un processo di trasformazione, tale energia si differenzia in tutte le manifestazioni concrete della realtà che ci è familiare: fisica, vitale, energetica, emozionale, mentale e così via. Possiamo dunque vedere la coscienza trascendente come una trasformazione altamente raffinata e differenziata della vita immanente. Nella realtà umana, la vita immanente modella il nostro senso della vitalità, della sessualità, della creatività e della saggezza istintiva, e insieme la consapevolezza trascendente della nostra autocoscienza, del discernimento e della saggezza contemplativa. Sebbene le tradizioni spirituali tendano a privilegiare la coscienza trascendente a scapito della vita immanente –spesso conducendo a quella che io chiamo la spiritualità sul chakra del cuore o perfino a pratiche spirituali dissociate dalle comprensioni – io reputo entrambe le fonti spirituali egualmente essenziali per la coltivazione di una spiritualità pienamente incarnata e genuinamente integrale, una spiritualità in grado di radicarci nella nostra realtà incarnata e contemporaneamente di aprirci alla trascendenza senza il bisogno di lasciare o fuggire dalla vita quotidiana. Questa “doppia incarnazione” di fonti spirituali immanenti e trascendenti favorisce naturalmente un senso di comunione interpersonale con gli altri esseri umani, con la natura e con il cosmo; migliora inoltre la vitalità creativa e il di-

Jorge Ferrer

scernimento ispirato, necessari per guidare efficacemente le nostre azioni nella trasformazione del mondo. In un contesto di aspirazione spirituale, questa distinzione è importante. Per la maggior parte della popolazione moderna, infatti, è la mente conscia a essere la sede del nostro senso di identità, dunque una liberazione esclusiva della coscienza può essere ingannevole nella misura in cui crediamo d’essere pienamente liberi quando, in realtà, come attesta il comportamento non etico dal punto di vista interpersonale o sessuale di tanti maestri spirituali, altre dimensioni essenziali di noi stessi sono sottosviluppate o in schiavitù. La prospettiva partecipativa che ho articolato nei miei scritti mira a promuovere l’impegno armonioso di tutti gli attributi umani nel cammino spirituale, senza tensioni o dissociazioni. Per raggiungere tale obiettivo, la considera63


Riflessioni

RODNEY COLLIN Ritratto di un cercatore spirituale .........................................

di Giovanni Picozza

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Rodney Collin (1909-1956) è stato con Maurice Nicoll (1884-1953) e John G. Bennett (1897-1974) uno degli esponenti più geniali e originali della Quarta Via, e insieme a loro, dopo la scomparsa di Ouspensky (ottobre 1947) e Gurdjieff (ottobre 1949), ebbe l’arduo compito di continuare nell’elaborazione del Sistema in un momento in cui le spinte al rinnovamento si scontravano con il desiderio di restare fedeli alle idee originarie. Ouspensky, alcuni giorni prima di morire, aveva esortato i suoi più stretti seguaci ad abbandonare il Sistema e ricominciare tutto da capo. «Voi dovete cominciare di nuovo. Voi dovete creare un nuovo inizio. Voi dovete ricostruire ogni cosa da voi – proprio dall’inizio».1 Rodney Collin, che a quel tempo era il discepolo più vicino a O. – così si riferivano a Ouspensky i membri del suo gruppo – è stato forse colui che più di tutti ha preso alla lettera le sue parole, cercando una propria originale strada all’interno, ma anche soprattutto all’esterno, del sistema di pensiero conosciuto come Quarta Via. Consapevole che «la vera co-

Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare. T.S. Eliot noscenza deve essere prima acquistata e poi abbandonata» e che «ciò che rende possibile l’apertura di una porta può rendere impossibile l’apertura di una porta successiva»,2 Collin si dedicò, nei dieci anni che gli restavano a disposizione, a sviluppare un proprio autonomo sistema di pensiero e soprattutto a viverlo e a metterlo in pratica con passione e abnegazione. Autore di due libri importanti – The Theory of Eternal Life e Le influenze celesti – scritti subito dopo la morte di Ouspensky, pubblicò anche altri testi minori che però ebbero scarsa circolazione.3 In quello che è considerato il suo capolavoro, Le influenze celesti, Collin elaborò l’ambizioso ma mai dogmatico progetto di classificare tutte le scienze secondo i principi di Ouspensky, offrendo nuovi strumenti e chiavi di lettura inedite per

1. R. Collin, Le influenze celesti, Mediterranee 1999, p. 23. 2. Ibidem. 3. Durante la sua permanenza in Messico, Rodney Collin fondò nei primi anni Cinquanta la casa editrice Ediciones Sol, con la quale pubblicò una serie di pamphlet e brevi saggi. Furono pubblicati anche testi di Nicoll.

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Riflessioni

Davide Calandrini, Rodney Collin

affrontare l’interpretazione dell’astrologia, della cosmogonia, della storia, della fisiologia e di quasi di ogni branca della conoscenza umana. L’enorme portata di tale proposito “unitario” si evince dalle prime parole dell’introduzione del libro: «In ogni epoca gli uomini hanno cercato di riunire tutta la conoscenza e tutta l’esperienza dei loro giorni in un solo insieme che potesse spiegare il loro rapporto con l’universo e le loro possibilità in esso. Nel modo ordinario essi non ci sarebbero mai potuti riuscire. Poiché l’unità delle cose non è comprensibile per la mente ordinaria, in uno stato ordinario

di consapevolezza. La mente ordinaria, divisa dagli innumerevoli e contraddittori stimoli dei diversi lati della natura umana, riflette il mondo come molteplice e confuso, così come è l’uomo stesso. Una unità, un disegno, un significato che comprenda tutto, se esiste, può essere sperimentato solo da un diverso tipo di mente, in un diverso stato di consapevolezza. Potrebbe essere realizzato solo da una mente che fosse diventata essa stessa unita».4 Ma lo scopo di questo breve scritto non è quello di esaminare le teorie di Collin, peraltro molto complesse e che neces-

4. R. Collin, Le influenze celesti, cit., p. 15.

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Confronti

SALVATORE BRIZZI Dove splende la fiamma del drago .........................................

di Mariavittoria Spina

Servono uomini e donne che abbiano compreso quanto la realtà cosiddetta “esterna” sia solo un riflesso del loro essere interiore. Servono uomini e donne liberi dal senso di scarsità, povertà, limitatezza. Servono uomini e donne eroici, che aspirino a un Ideale, che seguano dei Valori inamovibili e inespugnabili. Uomini e donne pronti anche alla sconfitta... e quindi invincibili; pronti anche a morire... e quindi eterni. Il mondo è dentro di te e tutto ti è possibile. Salvatore Brizzi

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Il mondo, specialmente l’Occidente, ricorda il 1929 per il crollo di Wall Street. In quello stesso anno, proprio da New York cominciarono a diffondersi i libri che annunciavano l’Agni Yoga, la via del Fuoco della Consapevolezza, difficile da descrivere in astratto se non come intensa vocazione solare da mettere in pratica nella vita quotidiana. Quei testi sempre attuali ricordavano un evento al tempo noto solo in Oriente: il radunarsi dell’armata del Fuoco, che come la fenice risorge prima della Nuova Era (Satya Yuga). Lo stesso Appello si trova in questi anni di “crisi” profonda, quasi giunti al punto più basso del Kali Yuga, nelle opere di Salvatore Brizzi, venuto ancora una volta a radunare i portatori della fiamma sotto l’egida del Drago. Il monaco guerriero oggi usa le armi dello scrittore, dell’artista e del conferenziere, ma le sue non sono solo parole risveglianti, perché a trasmettere un messaggio letale alla te94

nebra è soprattutto l’energia che emana, una vivida prova di quella radiazione chiarificatrice che è l’Amore, sconosciuto a occhi mortali ma inconfondibile per l’anima sincera. Quanto a Volontà e Intelligenza, si dice che ogni drago non manchi di risorse destiniche, per quanto misteriose rimangano ai più le vie che percorre risvegliandosi. In questo senso, qualunque sia la nostra stella polare, potremo essere certi che incontrare la fiamma del Drago non sarà mai un caso. Se dovessi presentarti a una persona che ti incontra per la prima volta, cosa diresti di te? Direi che sono un artista, che non mi occupo di esoterismo, come la maggior parte delle persone crede, né di spiritualità, mi occupo semplicemente di portare le persone all’interno di nuove forme di pensiero, perché possano percepire il mondo in maniera totalmente


Confronti

Davide Calandrini, Salvatore Brizzi

diversa rispetto al consueto. Ciò può essere fatto attraverso delle conferenze, ma anche attraverso libri e performance. Sicuramente considero i miei seminari delle performance artistiche e non delle esperienze di tipo spirituale, il fatto che poi diventino delle esperienze spirituali è quasi un effetto collaterale rispetto all’intenzione primaria. I tuoi obiettivi come scrittore e conferenziere si sono modificati a seguito delle tue esperienze recenti? I miei obiettivi si modificano in continuazione. L’esperienza politica che ho

portato avanti per un certo periodo, per esempio, ha modificato alcuni di essi: mi sono reso conto che le persone possono essere risvegliate attraverso livelli diversi e punti di vista differenti. Il risveglio della coscienza sociale è qualcosa cui non avevo pensato prima, e l’esperienza politica mi ha portato a considerare il fatto che le persone si devono svegliare anche nell’ambiente sociale, politico, economico, e porre attenzione a tutta una serie di argomenti che solitamente non vengono presi in considerazione all’interno del cosiddetto ambiente new age o spirituale. Di conseguenza questo ha modifi95


Confronti

LA COSCIENZA DELLA GUERRA Intervista a Graham Hancock .........................................

a cura di Andrea Colamedici

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Graham Hancock, archeologo, saggista e sociologo scozzese, nel corso dei propri studi ha preso coscienza dell’irresistibile amore per la guerra provato dalla razza umana. Oggi tale amore – e quindi tale guerra – è tutto rivolto verso la coscienza e, quindi, verso chi ne sperimenta l’inafferrabile mistero. Tra sostanze psicotrope, templi megalitici, circoli accademici e passati apocalittici si delinea sempre più chiaro un concetto portante, così poetico da diventare politico: l’indelegabile responsabilità che ogni essere vivente ha nei confronti del creato. Ho letto nel tuo sito qualcosa attorno a «quel discorso che ha fatto venire l’indigestione a ted». Cos’è successo? Com’è noto, ted è un’organizzazione mediatica molto importante. Dispone di due canali di diffusione: uno contiene le classiche conferenze ted, e l’altro è tedx, attraverso cui vengono organizzati localmente e autonomamente una serie di incontri ai quali viene apposto il logo di ted. Sono stato invitato a parlare alla conferenza tedx di Londra nel gennaio di quest’anno. Erano presenti molti altri relatori, tra cui il mio caro amico Rupert Sheldrake. Dopo aver compiuto il mio discorso, intitolato Guerra alla Coscienza, notai una reazione estremamente 104

positiva del pubblico, che si manifestò nuovamente anche a seguito dell’intervento di Sheldrake. tedx inserì i nostri interventi, insieme a quelli degli altri relatori, sul proprio canale YouTube, e nel giro di pochi giorni il mio discorso ottenne oltre 130.000 visualizzazioni. Riscontrava molto successo nel canale, e la reazione del pubblico continuava a essere molto positiva, giacché il mio intervento era letto come un contributo importante attorno al mistero della coscienza. Poi, improvvisamente, ted decise di cancellare il mio video, operando la stessa scelta anche per il contributo di Sheldrake. La reazione del popolo di internet fu eccezionale: sia Sheldrake che io abbiamo molti sostenitori su Facebook i quali, giudicando censorio il gesto compiuto da ted, contattarono in massa la redazione, domandando perché i nostri discorsi fossero stati rimossi. ted rispose ripubblicando i video, ponendoli però in un angolino del sito molto difficile da trovare. Dopodiché pubblicarono una serie di punti circa i motivi per cui avevano cancellato i nostri lavori. Rispondemmo punto per punto, mostrando l’infondatezza generale delle questioni sollevate: nessuna affermazione del gruppo ted era vera. Sono stati quindi obbligati a tracciare una linea su ogni frase, in modo


Confronti

da mostrare al pubblico che erano tutte false. Hanno inoltre dovuto pubblicare le nostre controrisposte; tutto ciò è ancora online, ma nonostante questo ted continua a rifiutarsi di reinserire i nostri video nel canale YouTube. Sembra che la ragione di tutto ciò sia molto semplice: i nostri discorsi hanno infastidito le compagnie che sponsorizzano ted, poiché contraddicono il dogma di un certo gruppo di scienziati che credono non ci sia alcun mistero attorno alla coscienza. Puoi chiamarli riduzionisti materialistici, questi individui tutti presi dal ridurre la coscienza a un’attività materiale del cervello, a un epifenomeno della materia. Sembra che il crimine che io e Sheldrake abbiamo commesso sia stato suggerire il fatto che la coscienza è molto più misteriosa di quanto affermato da loro, che non possa essere ridotta ai processi materiali del cervello e che sia non-locale nella natura. Tutto ciò contraddice un dogma fondamentale del gruppo di scienziati di ted, ed è stato la ragione per cui i nostri discorsi sono stati cancellati dal loro canale YouTube.

discorsi dal canale YouTube abbiamo ricevuto il supporto di un numero consistente di scienziati della coscienza, uniti assieme da Deepak Chopra. Sedici scienziati, tra cui professori di anatomia e neurologia, concordarono con il fatto che la coscienza sia un mistero e che ted sbagli nel chiudere in questo modo il libro della coscienza. Così, di fatto, censurando i nostri discorsi ted ha prodotto una reazione opposta a quella augurata. Intendevano cacciar via e vanificare i nostri discorsi, affinché il dogma degli scienziati materialisti fosse mantenuto; il risultato, invece, è stato la creazione di un enorme furore nella rete. Centinaia di migliaia di persone che non avevano in precedenza visto i nostri contributi ora li stavano guardando, perché internet odia la censura. Molte persone in maniera indipendente hanno ricaricato i nostri video sui propri canali YouTube, permettendo ai nostri discorsi di raggiungere un numero che sarebbe stato impensabile qualora ted non li avesse censurati. Questo dimostra che tali strumenti possono diventare opportunità di liberazione e informazione, e che la gente ha voglia di compiere le scelte per conto proprio, sen-

Qual è il giusto atteggiamento da avere per riuscire a contrastare i dogmi? Tutto ciò che possiamo fare è persistere nel continuare a presentare le informazioni al pubblico. Il fatto è che la coscienza è un enorme mistero, e che la scienza non l’ha affatto spiegata, riducendola a un prodotto accidentale dell’attività celebrale. La relazione della coscienza con il cervello è piuttosto, per usare un’analogia, simile alla relazione tra il segnale televisivo e il televisore. In altre parole, il cervello non genera ma media la coscienza. Per quel che ne so, non c’è nulla nelle neuroscienze che dica tutto questo. Di fatto, dopo la cancellazione operata da ted dei nostri Edward Foster, Graham Hancock - Vision Seeker

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Letteratura

J.K. ROWLING

SCEGLIERE IL RITMO DELLA VITA .........................................

di Mariavittoria Spina

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la necessità del mito

Siamo anime in cammino: in mancanza di un perfetto equilibrio armonico il percorso interiore della nostra evoluzione tende a seguire ritmi diversi dagli eventi manifesti. La realtà spesso è davanti agli occhi di molti, ma sarà la sua interpretazione da parte dei singoli individui a determinarne gli effetti più duraturi anche a livello collettivo. Ciò che per alcuni è ancora velato, per altri comincia a diventare più evidente e potrà spalancare gli orizzonti della consapevolezza del singolo. È su questa lungimirante premessa che in ogni epoca la trasmissione del sapere viene affidata al mito, categoria autonoma e originaria di accesso (iniziazione) alla verità, in grado di raggiungere l’essenza del destinatario, travalicandone i condizionamenti accessori. Ogni civiltà ha elaborato i propri miti, talvolta afferenti a tradizioni e convinzioni molto diverse, eppure ciascuno di essi utilizza il simbolo come linguaggio universale che supera i limiti del significato verbale e lascia un’impressione durevole e diretta nella psiche. Il simbolo comunica all’inconscio dell’individuo e della collettività, vale a dire a quella parte dell’essere in gran parte ignota alla coscienza consapevole ma in grado di influenzare in modo

determinante la manifestazione della realtà. In questo senso, Carl Gustav Jung poteva affermare che «dalla bocca esce la parola, il segno e simbolo. Se è segno, la parola non significa nulla. Se invece è simbolo, significa tutto».1 La psicanalisi, pur rappresentando il tentativo maggiormente preso in considerazione di uno studio scientifico dei rapporti tra coscienza consapevole e inconscio, non è l’unica disciplina di ricerca nel settore di confine tra visibile e invisibile. Analogamente, la funzione persuasiva degli spot pubblicitari è solo l’applicazione più evidente della possibilità di influenzare l’individuo in modo subliminale, oltrepassando la soglia della sua consapevolezza cosciente. Diversi gradi di consapevolezza possono riguardare sia il mittente sia il ricevente di un messaggio, a seconda del rapporto specifico tra informazione (la capacità di veicolare dei significati) e comunicazione (la volontà di trasmettere un certo senso). La comunicazione subliminale consta di un linguaggio simbolico i cui contenuti, pur restando sostanzialmente invariati, vengono presentati in modo diverso a seconda del contesto nel quale si inseriscono e appaiono stratificati, dai significati più superficiali (denotativi) a quelli in-

1. C.G. Jung, Libro Rosso, Bollati Boringhieri 2010, p. 310.

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Letteratura

Davide Calandrini, J.K. Rowling

terpretabili sulla base del contesto (connotativi), fino al senso profondo, archetipico del messaggio. Nell’epoca della divulgazione di massa, in cui l’eccesso di informazioni disponibili su scala globale spesso si traduce in disinformazione e depauperamento della consapevolezza individuale, l’applicazione dell’occulto alla realtà ha un impatto senza precedenti nel continuo rimando al rapporto tra realtà fisica e metafisica e pertanto diventa necessario imparare a orientarsi facendo appello a risorse finora latenti nell’essere umano medio. Chi si

serve di messaggi subliminali non necessariamente ha intenzioni manipolatorie a fini commerciali; nondimeno, uscire dalla condizione di profonda inconsapevolezza presupposta dai comunicatori occulti rappresenta una grande opportunità per ciascuno di noi. Le cronache occulte riguardano i retroscena dell’elaborazione dei messaggi che ci pervengono attraverso il mito, sintesi in forma narrativa di sublime (“eccelso”) e subliminale (“al di sotto della soglia”), nonché il tentativo di decifrarne i vari livelli di significato, giungendo al fulcro del messaggio sotte125


Arte

ARTE E PSICOLOGIA SULLA VIA DEGLI ARCHETIPI .........................................

di Satvat Sergio Della Puppa artistainteriore.blogspot.it

A

Se Freud ha affrontato solo marginalmente il fenomeno della produzione artistica, considerandone in particolare le possibili implicazioni nevrotiche, Jung ha invece compreso l’importanza dell’espressione creativa e artistica come strumento rivelatore e operativo delle fermentazioni psicologiche inconsce. Tale approccio ha portato all’elaborazione delle cognizioni terapeutiche connesse all’artisticità. Osservando e applicando metodologicamente le virtù curative che sono intrinsecamente connesse con l’esercizio creativo, la psicologia ha avviato dei percorsi innovativi nell’ambito dell’arteterapia che, specialmente negli ultimi decenni, ha sempre più acquisito definizione e importanza. Effettivamente, quando l’individuo utilizza una modalità espressiva analogica e rappresentativa, come avviene nelle diverse vie creative (ad esempio la pittura, la scultura, la ceramica e il teatro), può trascendere spontaneamente le strutturazioni rigide del pensiero, dove si cementano gli equivoci e gli impulsi coatti che coagulano lo stato di disagio. Anche la scrittura creativa ha una simile funzione, pur se utilizza il pensiero e le parole, poiché è nutrita dalla facoltà intuitiva che espande e libe152

ra il campo dell’esperienza riflessiva. In tutte le forme della creatività, il racconto limitato e spesso dolente che l’individuo si fa di se stesso e delle proprie esperienze esistenziali, basandosi su informazioni incomplete e distorte che sono tratte dal vissuto quanto dal contesto relazionale, viene sfidato e superato da un’esperienza molto più ampia, ricca e veridica. Infatti la pratica artistica mette in moto le facoltà latenti dell’intuizione, dell’immaginazione e dello sviluppo creativo, le quali aumentano esponenzialmente l’ambito e il significato della percezione di sé, originando spontaneamente delle indicazioni e delle aperture verso direzioni più sane e innovative. Altro aspetto significativo, il processo creativo stimola la connessione sincronica tra la mente e il corpo, ovvero tra il pensiero, reso maggiormente fluido, e l’azione; in tal modo le fissazioni mentali vengono verificate, e spesso dissolte, nella pratica dell’esperienza. Le caratteristiche analogiche dell’approccio arteterapeutico lo rendono efficace a stimolare la coscienza anche quando è difficoltosa l’esposizione verbale o l’elaborazione razionale del disagio. Inoltre, mentre si opera artisticamente ci si confronta più


Arte

consapevolmente con le proprie emozioni, osservandole in modo testimoniante e imparando a gestirle e a trasformarle in modo creativo. Il contributo di Jung ha chiarito che l’espressione artistica può portare all’emersione dei contenuti simbolici e archetipici della psiche, i quali difficilmente trovano riscontro negli altri ambiti dell’esperienza umana, che per lo più viene subordinata alla logica coercitiva del compromesso sociale. L’essere umano vive nel mondo, assoggettato alle sue regole massificate, senza incontrare gli stimoli appropriati per approfondirsi nella conoscenza di sé. Seguendo le strade asfaltate e obbligate della superficie, egli transita in modo meccanico e ripetitivo, senza potersi maturare nel percorso dell’auto-individuazione. Così

l’individuo resta all’oscuro di quello che si agita nella propria intimità animica, che è ciò che lo rende propriamente vivo, autentico e creativo. Tale orfanità di se stessi è inaccettabile e alienante, fonte di malattia e del non saper vivere, perciò è indispensabile avviare un’indagine interiore che si addentri nelle pulsioni subcoscienti e sinceramente individuali. Potremmo dire che la logica sociale si limita a sbozzare l’individuo come un Pinocchio di legno, privato di senso e dignità, che ha la necessità esistenziale di contattare e risvegliare la propria anima per essere propriamente umano, attraversando quello che Jung ha chiamato il processo di individuazione. L’arte è un meraviglioso specchio dell’interiorità, tanto che Bernard Shaw scrisse che si usano gli specchi per guardarsi il

Arnold Böcklin, Calipso e Ulisse

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Arte

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Se Freud ha affrontato solo marginalmente il fenomeno della produzione artistica, considerandone in particolare le possibili implicazioni nevrotiche, Jung ha invece compreso l’importanza dell’espressione creativa e artistica come strumento rivelatore e operativo delle fermentazioni psicologiche inconsce. Tale approccio ha portato all’elaborazione delle cognizioni terapeutiche connesse all’artisticità. Osservando e applicando metodologicamente le virtù curative che sono intrinsecamente connesse con l’esercizio creativo, la psicologia ha avviato dei percorsi innovativi nell’ambito dell’arteterapia che, specialmente negli ultimi decenni, ha sempre più acquisito definizione e importanza. Effettivamente, quando l’individuo utilizza una modalità espressiva analogica e rappresentativa, come avviene nelle diverse vie creative (ad esempio la pittura, la scultura, la ceramica e il teatro), può trascendere spontaneamente le strutturazioni rigide del pensiero, dove si cementano gli equivoci e gli impulsi coatti che coagulano lo stato di disagio. Anche la scrittura creativa ha una simile funzione, pur se utilizza il pensiero e le parole, poiché è nutrita dalla facoltà intuitiva che espande e libe152

ra il campo dell’esperienza riflessiva. In tutte le forme della creatività, il racconto limitato e spesso dolente che l’individuo si fa di se stesso e delle proprie esperienze esistenziali, basandosi su informazioni incomplete e distorte che sono tratte dal vissuto quanto dal contesto relazionale, viene sfidato e superato da un’esperienza molto più ampia, ricca e veridica. Infatti la pratica artistica mette in moto le facoltà latenti dell’intuizione, dell’immaginazione e dello sviluppo creativo, le quali aumentano esponenzialmente l’ambito e il significato della percezione di sé, originando spontaneamente delle indicazioni e delle aperture verso direzioni più sane e innovative. Altro aspetto significativo, il processo creativo stimola la connessione sincronica tra la mente e il corpo, ovvero tra il pensiero, reso maggiormente fluido, e l’azione; in tal modo le fissazioni mentali vengono verificate, e spesso dissolte, nella pratica dell’esperienza. Le caratteristiche analogiche dell’approccio arteterapeutico lo rendono efficace a stimolare la coscienza anche quando è difficoltosa l’esposizione verbale o l’elaborazione razionale del disagio. Inoltre, mentre si opera artisticamente ci si confronta più


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consapevolmente con le proprie emozioni, osservandole in modo testimoniante e imparando a gestirle e a trasformarle in modo creativo. Il contributo di Jung ha chiarito che l’espressione artistica può portare all’emersione dei contenuti simbolici e archetipici della psiche, i quali difficilmente trovano riscontro negli altri ambiti dell’esperienza umana, che per lo più viene subordinata alla logica coercitiva del compromesso sociale. L’essere umano vive nel mondo, assoggettato alle sue regole massificate, senza incontrare gli stimoli appropriati per approfondirsi nella conoscenza di sé. Seguendo le strade asfaltate e obbligate della superficie, egli transita in modo meccanico e ripetitivo, senza potersi maturare nel percorso dell’auto-individuazione. Così

l’individuo resta all’oscuro di quello che si agita nella propria intimità animica, che è ciò che lo rende propriamente vivo, autentico e creativo. Tale orfanità di se stessi è inaccettabile e alienante, fonte di malattia e del non saper vivere, perciò è indispensabile avviare un’indagine interiore che si addentri nelle pulsioni subcoscienti e sinceramente individuali. Potremmo dire che la logica sociale si limita a sbozzare l’individuo come un Pinocchio di legno, privato di senso e dignità, che ha la necessità esistenziale di contattare e risvegliare la propria anima per essere propriamente umano, attraversando quello che Jung ha chiamato il processo di individuazione. L’arte è un meraviglioso specchio dell’interiorità, tanto che Bernard Shaw scrisse che si usano gli specchi per guardarsi il

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12 Nel Libro Rosso è scritto: «Quello che vi do, non è né una dottrina né un insegnamento. E da quale pulpito potrei indottrinarvi? Vi informo della via presa da quest’uomo, della sua via, ma non della vostra. La mia via non è la vostra via, dunque non posso insegnarvi nulla. La via è in voi, ma non in dèi, né in dottrine, né in leggi. In noi è la via, la verità e la vita».

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Se avete già preso in mano questo libro, fate così: apritelo a caso, puntate il dito tra le pagine e leggete la vostra personalissima quarta di copertina. Vi sarà quindi chiara l’affermazione di Roberto Bazlen: «Non ci può essere psicologia, ma solo psicologie». Trovate la vostra.

ISBN 978-88-97864-36-3

9 788897 864363 euro 12,00

Cronache dai mondi visibili e invisibili

C.G. JUNG

C.G. JUNG

A OLTRECONFINE S Cronache dai mondi visibili e invisibili

Carl Gustav Jung, immaginazione attiva, funzione trascendente, Libro Rosso, astrologia, I-Ching, frattali... interviste a Salvatore Brizzi, Jorge Ferrer, Graham Hancock... contributi di Paolo Crimaldi, Lidia Fassio, Claudio Marucchi, Luca Negri, Roberta Sava... approfondimenti su J.K. Rowling, il Bosco Sacro di Bomarzo e altre occasioni di risveglio...

Quaderni di spiritualità arte e letteratura numero 12

Vivere se stessi significa essere un compito per se stessi.


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