Ken Wilber - QUESTIONI QUANTISTICHE

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45 nonordinari

Scritti mistici dei più grandi fisici del mondo

Ken Wilber

QUANTISTICHEQUESTIONI

Traduzione di Marcello Rotondo

Prefazione di Corrado Malanga

traduzione: Marcello Rotondo revisione: Francesca Aliperta

© 1984, 2001 Ken Wilber © 2022 Spazio Interiore

Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli 46 – 00176 Roma www.spaziointeriore.com copertinaredazione@spaziointeriore.comeprogettografico

I edizione: ottobre 2022 ISBN 979-12-80002-49-5

Tutti i diritti sono riservati.

Ken Wilber Questioni quantistiche titolo originale Quantum questions

Francesco Pandolfi

Dedicato a Terry

INDICE Prefazione di Corrado Malanga .............................. 11 Prefazione all’edizione del 2001 .............................. 23 Prefazione alla prima edizione ................................ 25 Capitolo 1 INTRODUZIONE: DI SIMBOLI E OMBRE ......... 29 (K. Wilber) ∞ HEISENBERG ∞ Capitolo 2 LA VERITÀ DIMORA NELLE PROFONDITÀ ...... 73 Capitolo 3 VERITÀ SCIENTIFICA E VERITÀ RELIGIOSA .... 83 Capitolo 4 IL DIBATTITO TRA PLATONE E DEMOCRITO .. 91 Capitolo 5 LA SCIENZA E IL BELLO ............................... 105 Capitolo 6 SE LA SCIENZA È CONSAPEVOLE DEI SUOI LIMITI... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125

Capitolo EINSTEIN ∞

7 PERCHÉ NON PARLARE DI FISICA? ................ 137 Capitolo 8 L’UNITÀ DELLA MENTE ............................... 147 Capitolo 9 L’IO CHE È DIO ............................................ 157 Capitolo 10 LA VISIONE MISTICA .................................. 163 ∞

11 SENTIMENTO RELIGIOSO COSMICO ............. 171 Capitolo 12 SCIENZA E RELIGIONE ................................ 177 ∞

Capitolo

13 L’ASPIRAZIONE VERSO LO SPIRITO .............. 191 Capitolo 14 IL MECCANISMO ESIGE UN MISTICISMO ....... 201

∞ SCHRÖDINGER ∞

Capitolo DE BROGLIE ∞

15 NELLA MENTE DI QUALCHE SPIRITO ETERNO 211 Capitolo 16 UN UNIVERSO DI PURO PENSIERO ............... 227 ∞

Capitolo

Capitolo

Capitolo PLANCK PAULI

∞ Capitolo 18 ABBRACCIARE IL RAZIONALE E IL MISTICO .. 253 ∞ EDDINGTON ∞

∞ JEANS ∞

∞ Capitolo 17 IL MISTERO DEL NOSTRO ESSERE ................ 241 ∞

19 OLTRE IL VELO DELLA FISICA ...................... 267

20 MATERIA MENTALE .................................... 293 Capitolo 21 DIFESA DEL MISTICISMO ............................. 307 Bibliografia 329

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La convergenza tra scienza e Coscienza

PREFAZIONE di Corrado Malanga

L’evoluzione umana sembra procedere a scatti e non in maniera continuativa. Ci sono infatti periodi storici in cui all’apparenza non cambia nulla e poi, tutt’a un tratto, accade qualcosa. E il giorno successivo non ha più nulla a che spartire con quello precedente.Iprocessi evolutivi hanno a che fare con la consapevolezza che l’uomo ha di se stesso e perciò dell’universo che lo contiene. Osservando le cose da questo punto di vista, non sembra che a mutare sia l’Universo, bensì la consapevolezza dell’osservatore: egli, infatti, se in un momento precedente non era in condizioni di accorgersi di un determinato fenomeno fisico o, pur accorgendosene, non lo sapeva ben valutare, adesso sarebbe invece in grado di identificarlo e comprenderlo con maggiore esattezza. Quindi, l’idea che a cambiare non sia l’universo ma la capacità dell’uomo di comprenderlo, a prima vista sembra avere una certa consistenza.Invecel’uomo continua a credere che sia l’Universo a cambiare, sia nello spazio che nel tempo, senza rendersi conto che è solo la sua percezione del Tutto a modificarsi nel tempo seguendo il secondo principio della termodinamica. Questo fondamentale principio può essere enunciato in molti modi, ma quello che reputo il più intrigante è sicuramente questo:

L’uomo-scienziato, però, è abituato a guardare soltanto all’esterno del suo punto di osservazione, e quindi non penserebbe mai di cercare l’autore dell’opera osservata in un luogo diverso, che non sia il “fuori da sé”.

Ciò starebbe a significare che se l’uomo in passato fosse stato stupido, ora lo sarebbe meno e un giorno, in futuro, non lo sarebbe più; eppure qualcosa non torna. L’uomo, infatti, dimentica di appartenere all’universo e che per entrambi vigono le stesse regole. Quindi, come non è possibile che l’universo cambi e l’uomo no, così non è possibile che l’uomo progredisca a livello coscienziale e l’universo resti fermo. Se escludiamo la staticità dell’uomo a livello coscienziale, ci rimane solo una possibilità: l’uomo cambia e nel cambiare muta a sua volta l’universo intero, che deve per forza essere una sua emanazione.

Secondo questo approccio filosofico alla nostra esistenza, è possibile studiare l’uomo perché esso è all’interno dell’universo, e quindi è proprio osservando l’universo che si possono prendere spunti su come è fatto l’uomo. Un approccio che però può anche essere totalmente ribaltato: possiamo studiare l’uomo e da questo studio trarre elementi che ci consentano di capire com’è fatto l’universo. In pratica, si tratta “semplicemente” di decidere se vogliamo osservare il “fuori” di noi per capire il “dentro” oppure se vogliamo fare l’esatto contrario, osservando il “dentro” per comprendere il “fuori”.

la consapevolezza aumenta sempre e quindi non può mai regredire.

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Noi, dall’alba dei tempi e fino ad oggi, siamo sempre stati abituati a osservare il fuori senza relazionarlo con il dentro. Galileo, ad esempio, sperimentava la natura, riproduceva i fenomeni in laboratorio e poi creava un algoritmo – cioè un linguaggio – che potesse descrivere il fenomeno osservato. In altre parole, è come se lo scienziato si ponesse di fronte a un’opera d’arte e dalla sua osservazione cercasse di ottenere informazioni sul suo creatore.

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Nel mezzo di un interesse crescente verso la relazione tra scienza e religione, è sempre utile ritornare ai pionieri fondatori della fisica moderna e leggere ciò che essi stessi avevano da dire su questo importantissimo argomento. Questioni quantistiche, in pratica, è un compendio di tutti gli scritti significativi di alcuni dei più grandi fisici che il mondo abbia mai conosciuto.

Quando ci si trova faccia a faccia con le questioni veramente ultime dell’esistenza, la tendenza comune è quella di assumere – o almeno sperare – che fisica e misticismo in qualche modo convergano su un insieme simile di risposte, che la fisica in un certo senso supporti o persino dimostri una visione mistica del mondo. Questo, dopotutto, è stato il messaggio di innumerevoli libri, dal Tao della fisica a La danza dei maestri Wu Li. Nessuno dei grandi fisici presenti in questo volume, tuttavia, credeva a questa semplice conclusione. Da Einstein a Eddington, da Bohr a Planck, da Heisenberg a Pauli, tutti uniformemente la rigettarono. Rigettarono la nozione che la fisica dimostri o anche solo supporti il misticismo, eppure ciascuno di essi era un mistico dichiarato!

all’edizione del 2001

PREFAZIONE

Com’è possibile? Molto semplicemente, tutti realizzarono, come minimo, che la fisica ha a che fare con il mondo della forma e il misticismo con ciò che ne è privo. Entrambi sono importanti, ma non possono essere equiparati. La fisica può essere appresa dallo studio dei fatti e della matematica, ma il misticismo

In questi giorni in cui così tanti cercatori spirituali sentono il bisogno di far riposare le loro anime sulle scoperte della fisica, è importante che ascoltiamo i veri maestri della fisica che ci indicano l’importanza fondamentale sia della scienza che della religione, senza confondere i loro rispettivi compiti e obiettivi, ma ritrovando al tempo stesso entrambe come parti di quel Tutto che solamente è.

Ken Wilber Boulder,AutunnoColorado2000

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Come vedrete nelle pagine che seguono, tutti questi pionieri della fisica credevano che sia la scienza che la religione, sia la fisica che la spiritualità, fossero necessarie a un approccio completo, pieno e integrale alla realtà, ma che nessuna delle due potesse essere ridotta all’altra o da essa derivata. (Se voleste approfondire questi argomenti, vi raccomando di iniziare con il mio libro Una teoria del tutto: una visione integrale per la politica, l’economia, la scienza e la spiritualità.)

può essere appreso solo attraverso un profondo cambiamento della coscienza. Confonderli significa fraintendere e distorcere sia la scienza che la spiritualità.

PREFAZIONE

Il tema di questo libro, se mi è dato di riassumere brevemente le argomentazioni dei fisici qui presentati, è che la fisica moderna non offre alcun supporto positivo (per non parlare di prove) a una visione mistica del mondo. Ciononostante, ciascuno dei fisici in questo volume fu un mistico. Essi semplicemente credevano in modo unanime che, seppure la fisica moderna non obietti più a una visione religiosa del mondo, essa neppure offre supporto in suo favore; propriamente parlando, essa è indifferente a tutto ciò. Proprio le convincenti ragioni per cui questi fisici pionieri non credevano che la fisica e il misticismo condividessero simili visioni del mondo, proprio le ragioni convincenti per cui, nonostante ciò, tutti divennero mistici: proprio questo è il doppio tema di questa antologia. Se essi non trassero il loro misticismo da uno studio della fisica moderna, da dove lo trassero? E perché?

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Il mio obiettivo in questo volume non è quello di raggiungere il pubblico new age, il quale sembra fermamente convinto che la fisica moderna automaticamente supporti o dimostri il misticismo. Non lo fa. Ma tale visione è oramai così diffusa, così profondamente trincerata, data così tanto per scontata dai seguaci della new age, che non vedo come un solo libro possa invertire la tendenza. Io credo che questa idea della “fisica-che-supporta-ilmisticismo” fu proposta con tutte le migliori intenzioni, e fu con ottime intenzioni che essa venne accettata in modo tanto rapido

alla prima edizione

No, il pubblico che vorrei raggiungere è lo stesso pubblico che volevano raggiungere questi fisici: gli ortodossi, gli appartenenti all’establishment; gli uomini e le donne che credono onestamente che la scienza naturale sia capace di rispondere, e risponderà, a tutte le domande che vale la pena di porre. E così, in questo spirito ortodosso, chiederei semplicemente a voi di pensiero ortodosso, a voi che cercate la verità disinteressata, a voi che – lo sappiate o no – state formando il volto stesso del futuro con la vostra conoscenza scientifica, a voi che – posso dirlo? – vi inchinate alla fisica come se fosse essa stessa una religione, a voi chiedo: che significato ha il fatto che i fondatori della vostra scienza moderna, i teorici e i ricercatori che hanno aperto la strada proprio a quei concetti che adesso implicitamente venerate, proprio gli scienziati presentati in questo volume, cosa significa che essi furono, tutti senza eccezione, mistici?

26 e vasto. Credo tuttavia che queste buone intenzioni siano state mal riposte, e che i risultati siano stati non solo sbagliati ma anche dannosi. Se la fisica di oggi supporta il misticismo, cosa accadrà quando sarà rimpiazzata dalla fisica di domani? Cadrà allora anche il misticismo? Non possiamo avere entrambe le cose. Come disse il fisico delle particelle Jeremy Bernstein: «Se io fossi un mistico orientale, l’ultima cosa che vorrei al mondo sarebbe una riconciliazione con la scienza moderna, [perché] legare una filosofia religiosa a una scienza contemporanea è una strada sicura verso la sua obsolescenza». Un misticismo genuino, precisamente nella misura in cui è genuino, è perfettamente capace di provvedere alla propria difesa, alle proprie prove, alle proprie affermazioni e alle proprie dimostrazioni. Di fatto, è esattamente ciò che i fisici in questo volume procedono a fare, senza alcun bisogno di compromettere nel processo la povera fisica.

Questo non agita qualcosa in voi, almeno un po’ di curiosità? Non è capace lo spirito di questi pionieri di raggiungervi attraverso le decadi e toccare in voi quell’immobile, piccolo punto che indusse tutti loro a meravigliarsi?

L’ultima cosa a cui questi teorici vorrebbero che rinunciaste è il vostro intelletto critico. Perché fu esattamente per mezzo di un uso costante – non di emozione, di intuizione o di fede –ma di un uso costante dell’intelletto critico che questi fisici tra i più grandi sentirono di essere assolutamente costretti ad andare completamente al di là della fisica. E come vedremo nelle pagine che seguono, essi lasciarono una traccia, chiara abbastanza, che le anime sensibili possono seguire.

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KenWilber Muir InvernoBeach1983

29 Capitolo 1

Fisica e misticismo, fisica e misticismo, fisica e misticismo... Nell’ultimo decennio sono apparse letteralmente dozzine di libri di fisici, filosofi, psicologi e teologi che si propongono di descrivere o spiegare le straordinarie relazioni tra la fisica moderna, la più dura delle scienze, e il misticismo, la più tenera delle religioni. La fisica e il misticismo stanno velocemente raggiungendo una visione del mondo ragguardevolmente comune, dicono alcuni. Sono approcci complementari alla stessa realtà, riportano altri. No, non hanno nulla in comune, annunciano gli scettici; i loro metodi, i loro traguardi e i loro risultati sono diametralmente opposti. La fisica moderna è stata di fatto usata sia per supportare che per rigettare il determinismo, il libero arbitrio, Dio, lo Spirito, l’immortalità, la causalità, la predestinazione, il buddhismo, l’induismo, il cristianesimo e il taoismo.

DIINTRODUZIONE:SIMBOLIEOMBRE

Oltre la caverna

Il fatto è che ogni generazione ha cercato di usare la fisica sia per dimostrare che per confutare lo Spirito... il che già dovrebbe dirci qualcosa. Platone annunciò che tutta la fisica è, per usare i suoi termini, niente di più che una «storia probabile», dato che alla fin fine non dipende da nient’altro che dalle prove fornite dai sensi, ombrosi e fugaci, mentre la verità risiede nelle Forme trascendentali al di là della fisica (da cui metafisica). Democrito, d’altra parte, ripose la sua fede «negli atomi e nel vuoto», poiché

di Ken Wilber

30 era sua impressione che nient’altro esistesse: una nozione tanto detestabile per Platone che egli espresse il più forte desiderio che tutti i lavori di Democrito fossero senza esitazione bruciati. Quando dominava la fisica newtoniana, i materialisti si impadronirono della fisica per dimostrare che, poiché l’universo era chiaramente una macchina deterministica, non potesse esserci spazio per il libero arbitrio, Dio, la grazia, l’intervento divino o nient’altro che anche solo vagamente assomigliasse allo Spirito. Questa posizione apparentemente impenetrabile, comunque, non ebbe impatto alcuno sui filosofi idealisti o inclini alla spiritualità. Di fatto, fecero notare questi, la seconda legge della termodinamica – che annuncia inequivocabilmente che l’universo si sta scaricando – può significare una cosa sola: se l’universo si sta scaricando, qualcosa o qualcuno deve averlo prima caricato. La fisica newtoniana non confuta Dio; al contrario, sostenevano loro, prova la necessità assoluta di un CreatoreQuandoDivino!la teoria della relatività entrò sulla scena, tutto il dramma si ripeté. Il cardinale O’Connell di Boston avvertì tutti i bravi cattolici che la relatività era «una teoria nebbiosa e speculativa che produce dubbio universale su Dio e sulla sua creazione»; la teoria era «un’apparizione spettrale dell’ateismo». Il rabbino Goldstein, d’altra parte, annunciò solennemente che Einstein non fece altro che produrre «una formula scientifica per il monoteismo». In modo simile, le opere di James Jeans e Arthur Eddington furono accolte con gioia dai pulpiti di tutta l’Inghilterra: la fisica moderna supportava il cristianesimo in tutti i suoi aspetti essenziali! Il problema era che Jeans ed Eddington non erano in nessun modo d’accordo con questa ricezione, né di fatto l’uno con l’altro, il che stimolò la famosa battuta di spirito di Bertrand Russell: «Sir Arthur Eddington deduce la religione dal fatto che gli atomi non obbediscono alle leggi della matematica. Sir James Jeans la deduce dal fatto che lo fanno».

HEISENBERG

29. W. Heisenberg, Fisica e oltre, cit. 30. W. Heisenberg, Oltre le frontiere della scienza, Editori Riuniti 1984.

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WERNER(1901-1976)HEISENBERG

Nell’estate del 1925, sofferente per via di un attacco di febbre da fieno ed esausto per la lotta con le complicatezze delle linee spettrali atomiche, Werner Heisenberg – all’epoca solo ventiquattrenne – si assentò brevemente dall’Istituto di Fisica dell’Università di Göttingen in cui stava studiando con Max Born, e viaggiò verso le colline di Helgoland. Lì, in un giorno e una notte febbrili, ideò quella che sarebbe stata conosciuta come la meccanica quantistica matriciale. Con l’aiuto di Max Born, Pascual Jordan, Paul Dirac e Wolfgang Pauli, la meccanica quantistica matriciale fu formalizzata (un risultato della qual cosa fu il famoso principio di indeterminazione di Heisenberg che, in parole semplici, dice che più conosciamo della metà del mondo subatomico, meno conosciamo dell’altra metà). Erwin Schrödinger, in modo indipendente e lungo linee di lavoro diverse, sviluppò una meccanica ondulatoria; questi due formalismi si dimostrarono presto essere equivalenti e così, quasi di getto, nacque la meccanica quantistica. Nel 1932 Heisenberg fu insignito del premio Nobel per la fisica per i suoi cruciali e brillanti contributi.

Le sezioni che seguono sono tratte da Fisica e oltre,29 Oltre le frontiere della scienza30 e The Physicist’s Connection of

Nature.31 Il suo punto centrale è che la fisica può solo fare asserzioni «circa relazioni strettamente limitate che sono valide solo all’interno del contesto di quelle limitazioni [corsivo nell’originale]». Se tuttavia volessimo andare oltre la fisica e iniziare a filosofare, allora la visione del mondo in grado di spiegare più facilmente la fisica moderna sarebbe non quella di Democrito, ma quella di Platone. Heisenberg fu un filosofo eccellente (probabilmente, con Eddington, il filosofo più compiuto in questo volume) e un metafisico, o mistico, del tipo platonico-pitagoreo. Capace di essere rigorosamente analitico ed empirico, cionondimeno disprezzava il mero positivismo – o il tentativo di essere solo analitico ed empirico – e così in apertura Heisenberg, Pauli e Bohr lamentano il tentativo della filosofia di scimmiottare la fisica.

31. W. Heisenberg, The Physicist’s Connection of Nature, Harcourt and Brace 1955.

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LA VERITÀ DIMORA NELLE PROFONDITÀ

La ripresa dei contatti internazionali fece nuovamente riunire vecchi amici. Così, all’inizio dell’estate del 1952, i fisici atomici si riunirono a Copenaghen per discutere la costruzione di un acceleratore europeo. Io ero estremamente interessato a questo progetto perché speravo che un grande acceleratore ci avrebbe aiutato a determinare se la collisione ad alta energia di due particelle elementari potesse portare alla produzione di una schiera di particelle ulteriori, come avevo assunto; se, di fatto, avevamo il diritto di supporre l’esistenza di molte nuove particelle e se, in tal caso, esse differivano solo per le loro simmetrie, massa e durata, come per gli stati stazionari di atomi e molecole. L’argomento principale dell’incontro era quindi di grande interesse personale, e se non lo riporto qui è solo perché devo raccontare una conversazione che ebbi con Niels [Bohr] e Wolfgang [Pauli] in quell’occasione. Wolfgang era venuto da Zurigo, ed eravamo seduti in tre nella piccola serra che correva dalla residenza ufficiale di Bohr fin giù al parco. Stavamo discutendo il vecchio argomento, cioè se il modo in cui avevamo interpretato la meccanica quantistica in quello stesso luogo, venticinque anni prima, fosse stato giusto e se da allora le nostre idee fossero o meno diventate parte degli strumenti di lavoro di tutti i fisici.

73 Capitolo 2

Niels ebbe questo da dire: «Qualche tempo fa ci fu un incontro di filosofi, per lo più positivisti, qui a Copenaghen, durante il quale i membri del Circolo di Vienna giocarono un

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Niels commentò: «Da parte mia, posso essere prontamente d’accordo con i positivisti su ciò che vogliono, ma non su ciò che rigettano. Tutto ciò che i positivisti stanno cercando di fare è fornire alle procedure della scienza moderna una base filosofica o, se preferisci, una giustificazione. Fanno notare che le nozioni delle filosofie precedenti mancano della precisione dei concetti scientifici, e pensano che qualsiasi questione posta e discussa dai filosofi convenzionali sia priva di qualunque si-

Wolfgang obiettò: «La colpa non dev’essere stata necessariamente tua. È parte integrante del credo positivista che i fatti devono essere dati per scontati, senza presa visione, per così dire. Mi sembra di ricordare che Wittgenstein disse: “Il mondo è tutto ciò che accade”. “Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose”. Ora, se si parte da quella premessa, si è destinati ad accettare qualsiasi teoria rappresentativa di “ciò che accade”. I positivisti hanno capito che la meccanica quantistica descrive correttamente i fenomeni atomici e perciò non hanno motivo di lamentarsi. Qualsiasi altra cosa noi avessimo da aggiungere – complementarità, interferenza di probabilità, relazioni di indeterminazione, separazione di soggetto e oggetto, ecc. – è per loro solo una questione di tanti fronzoli, mere ricadute nel pensiero prescientifico, pezzetti di chiacchiere oziose che non devono essere prese seriamente. Forse questo modo di porsi è logicamente difendibile ma, se lo fosse, per quanto mi riguarda non sarei più in grado di dire cosa intendiamo quando diciamo che abbiamo compreso la natura ».

ruolo prominente. Mi fu chiesto di parlare loro a proposito dell’interpretazione della teoria quantistica. Dopo la mia lezione, nessuno sollevò alcuna obiezione o fece alcuna domanda imbarazzante, ma devo dire che proprio questo fatto si rivelò per me una terribile delusione. Perché coloro che non rimangono turbati quando incontrano per la prima volta la meccanica quantistica non possono averla capita. Forse mi espressi così male che nessuno capì di cosa stessi parlando».

75 gnificato, che si tratti di pseudo problemi e che, in quanto tali, vanno ignorati. L’insistenza positivista sulla chiarezza concettuale è naturalmente qualcosa che approvo appieno, ma la loro proibizione di qualsiasi discussione sulle questioni più ampie, per il semplice fatto che manchiamo di concetti abbastanza precisi in questo campo, non mi sembra qualcosa di molto utile: lo stesso divieto preverrebbe una nostra comprensione della teoria quantistica».

«Questo tipo di restrizione sul linguaggio non pare molto utile neppure a me» disse Niels. «Entrambi conoscete il poema di Schiller, I detti di Confucio, che contiene questi memorabili versi: “Solo la mente piena è chiara, e la verità dimora nelle profondità”. La mente piena, nel nostro caso, non è soltanto un’abbondanza di esperienza, ma anche un’abbondanza di concetti attraverso cui possiamo parlare dei nostri problemi e dei fenomeni in generale. Solamente usando un’intera varietà di concetti quando si discute la strana relazione tra le leggi formali della teoria quantistica e i fenomeni osservati, illuminando questa relazione da tutti i lati e tirando fuori tutte le sue apparenti contraddizioni, possiamo sperare di effettuare quel cambiamento nei nostri processi di pensiero che costituisce una conditio sine qua non di qualsiasi vera comprensione della teoria quantistica.

«I positivisti» provai a far notare «sono straordinariamente permalosi riguardo a tutti quei problemi che possiedono ciò che loro definiscono un carattere prescientifico. Ricordo un libro sulla causalità di Philipp Frank, in cui lui respinge tutta una serie di problemi e formulazioni sulla base del fatto che essi sono tutti cimeli della vecchia metafisica, vestigia provenienti da un periodo di pensiero prescientifico e animistico. Ad esempio, egli rigetta i concetti biologici di “interezza” e di “entelechia” come idee prescientifiche e cerca di dimostrare che tutti gli enunciati in cui questi concetti sono comunemente impiegati non possiedono alcun significato verificabile. Per lui “metafisica” è sinonimo di “pensiero vago” e quindi un insulto».

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