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Matteo Ficara
LE STANZE DELL’IMMAGINAZIONE
SPAZIO INTERIORE
Matteo Ficara Le Stanze dell’Immaginazione © 2016 Matteo Ficara © 2016 Spazio Interiore Tutti i diritti riservati editing Elisa Picozza illustrazione in copertina Francesco Pipitone Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli 46 · 00176 Roma Tel. 06.90160288 www.spaziointeriore.com redazione@spaziointeriore.com In collaborazione con Il Giardino dei Libri www.ilgiardinodeilibri.it I edizione: giugno 2016 ISBN 88-97864-87-5 finito di stampare nel giugno 2016 presso CSR Centro Stampa e Riproduzione, Roma
INDICE
Prefazione di Selene Calloni Williams . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Capitolo 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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l’immaginazione
Che cos’è l’Immaginazione • Le funzioni dell’Immaginazione • La natura dell’Immaginazione
Capitolo 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
le stanze dell’immaginazione
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Cosa sono le Stanze dell’Immaginazione • L’origine delle Stanze dell’Immaginazione • Elementi fondamentali • I due Amici
Capitolo 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la stanza n. 1, del fuoco e della passione
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Arredamento e funzioni • Gli spiriti movimentati • La questione del “vettore” • C’è sempre qualcosa che bolle in pentola • Il successo è servito • La Stanza n. 1. Esempi
Capitolo 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la stanza n. 2, degli ingranaggi
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Arredamento e funzioni • Il Mind Setting • La goccia • L’immagine di Sé • Il punto di vista e il “modo di vedere” • La Stanza n. 2. Esempi
Capitolo 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la stanza n. 3, del vestiario
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Arredamento e funzioni • L’abito non fa il monaco (o sì?) • Il loop cibernetico • Che cosa sono le abitidini e come si costruiscono • Le abitidini nella Stanza n. 3 • Come e quando usare le abitidini • La Stanza n. 3. Esempi
Capitolo 6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
le prime tre stanze, lo spazio e il tempo
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Discesa, rilassamento ed accesso “veloce” alle Stanze • Come usare le prime tre Stanze • Passare e lavorare in una Stanza • Fare “un giro” nelle Stanze • Lo spazio e il tempo nelle Stanze dell’Immaginazione
Capitolo 7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la stanza n. 4, del rumore assordante
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Il sano scetticismo • Arredamento e funzioni • Il rumore di fondo • Abbondanza e Accettazione • L’Accettazione e il Nero Perfetto • Accettazione e aspettative • Come funziona il Nero Perfetto • Il Nero Perfetto nella Stanza n. 4 • “Volere” e “volere che non” • Come formulare le proprie richieste • La Stanza n. 4. Esempi
Capitolo 8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
la stanza n. 5, del potere personale
Risorgere dalle ceneri • Il divino sepolto • L’io divino e il potere • Spostare l’asse del Mondo • Essere Eroi • Arredamento e funzioni • Il sasso fondamentale • Un lavoro sulla volontà • Il lavoro quotidiano: cosa “edificare” e come farlo • La Stanza n. 5. Esempi
Capitolo 9 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 131
la stanza n. 6, dell’amico animale
Quale al di là? • La questione delle domande • La purificazione per contattare il sacro • Arredamento e funzioni • La dimensione Immaginazione • Il luogo sacro circolare e il tempio • I Messaggi in Bottiglia • L’Amico Animale • La Stanza n. 6. Esempi
Capitolo 10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
la stanza n. 7, dei giochi di bimbo
Il gioco • L’Energia Creatrice • Eros e Immaginazione • Eros, Sesso e Gioco • Arredamento e funzioni • Il bambino e la Creatività • Il legame con la Stanza n. 6
Capitolo 11 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157
la stanza n. 8, degli appuntamenti
L’incrocio delle Storie • Le vite parallele e i viaggi nel tempo • Arredamento e funzioni • La creazione, ovvero come far nascere le i-dee (e gli dèi) • Il luogo degli errori e delle opere buone • Agire nel duale • Abracadabra. Sugli incantesimi • Il rito come azione simbolica (e i suoi ostacoli) • Le Stanze n. 6, n. 7 e n. 8 che lavorano in sinergia. Esempi
Capitolo 12 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177
la stanza n. 9, dei desideri
L’Intelligenza delle Stanze • Arredamento e funzioni • Il ricevere • L’Albero della Vita • Il respiro del toro • La Stanza n. 9. Esempi
Capitolo 13 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189
la stanza segreta, dell’eroe Il viaggio dell’Eroe • La porta segreta
Capitolo 14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193
come usare le stanze dell’immaginazione Cosa tenere a mente • Come leggere le immagini nelle Stanze
Capitolo 15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205
esempi pratici di lavoro con le stanze dell’immaginazione
Dalla teoria alla pratica • Discesa del 30 gennaio 2016, C.T. • Discesa del 5 marzo 2016, M.C.I. • Discesa del 5 ottobre 2015, S.G. • Esperienze pratiche e di lavoro
Capitolo 16 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221
l’ultimo passo
Partire dalla fine • Il cubo: gli altri piani delle Stanze • Fuori dalle Stanze
PREFAZIONE
di Selene Calloni Williams
Conosco Matteo da diverso tempo e in varie occasioni abbiamo avuto modo di “fare anima” insieme. L’immaginazione, i suoi regni, le sue intensità espressive e le sue sorprendenti capacità di mostrare le vie dell’inatteso sono al centro della mia ricerca da oltre trent’anni, dal momento in cui ebbi la fortuna di incontrare quel grande maestro della visione immaginale che è stato James Hillman e con cui ho fatto un pezzo significativo del mio cammino. L’importanza di ridare spazio all’immaginazione mi fu immediatamente chiara e da allora, in ambito filosofico e psicologico, l’interesse generale per l’immaginazione e le sue potenzialità è andato crescendo. Ma la conoscenza immaginativa, in quanto conoscenza ispirata, ha un grande nemico che si chiama economia. La nostra economia è tale da sostenere in modo privilegiato, se non quasi esclusivo, una conoscenza di tipo tecnico-razionale, che poggia su teorie di pensiero che danno origine a schemi riproducibili su larga scala e che portano a creare sistemi, prodotti, protocolli vendibili su scala industriale. La conoscenza immaginativa viene sussurrata all’orecchio da qualcuno che rimane sempre invisibile; essa non può essere mi-
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surata né schematizzata, e dà luogo a comportamenti non prevedibili. Insomma, la conoscenza immaginativa non è funzionale al mercato attuale. Di conseguenza, essa non è sostenuta neppure in ambito accademico, ove infatti si preferisce finanziare una ricerca di tipo tecnico-scientifico. Tuttavia, la crescita di emozioni quali tristezza, paura, drastica diminuzione degli ambienti naturali, aumento della sensazione di essere schiavi più che beneficiari del sistema sociale, fanno sì che sempre più persone dimostrino interesse per una conoscenza di tipo immaginativo o spirituale. Poiché le grandi religioni monoteiste hanno smarrito il vero valore della dimensione rituale – che è la dimensione attraverso cui è possibile “dialogare” con le immagini – la conoscenza immaginativa è affidata ai filosofi e agli psicoanalisti più creativi, disposti a ritrovare la dimensione poetica del pensiero. Matteo è certamente uno di questi: una persona capace di dare un contributo creativo. «Il viaggio attraverso le Stanze dell’Immaginazione è un dialogo con l’anima» dice Matteo. L’anima è infatti l’atto stesso dell’immaginare. L’immagine è alla base del mondo e di tutti i comportamenti in esso possibili. Nulla può accadere in questo mondo che non sia stato prima immaginato. Se l’immagine della caccia, per esempio, non si fosse prodotta nell’istinto, nessun uomo avrebbe mai cacciato il primo mammut, e nessun tirannosauro avrebbe azzannato il primo velociraptor. Questa immagine primordiale è ciò che gli antichi chiamavano Artemide, o Diana, e gli psicoanalisti definiscono archetipo. Le immagini archetipiche sono le forme originarie dei comportamenti. Un’immagine non descrive una data realtà, un’immagine porta in essere una realtà.
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Per esempio, Kronos, il dio del tempo, porta in essere l’impressione che esista un tempo lineare nel quale vi è un momento x in cui si nasce e un momento y in cui si muore. Sulla base di questa fondamentale immagine, o impressione, si generano la visione della causa e dell’effetto, il pensiero logico, le conoscenze di tipo tecnico, tra cui per esempio la terapia diagnostica, che vede le malattie come effetti di date cause. Ma Kronos non è il solo modo di vedere il tempo: possiamo definire il tempo anche come Kairos. A differenza di Kronos, Kairos rappresenta le infinite possibilità dell’attimo presente. L’impressione che il passato e il futuro siano simultaneamente generati nell’attimo presente e che tutto ciò che realmente possediamo sia l’attimo presente, ci apre a una visione del mondo e della vita completamente diversa, nella quale gli eventi (comprese le malattie) accadono non perché hanno una causa, ma perché hanno un fine. Nel Buddhismo le impressioni di nascere e morire sono chiaramente definite come chitta maya, inganni della coscienza. Sulla base di queste due impressioni ingannevoli si genera la cosiddetta ruota del samsara, ovvero la ruota del divenire, composta da tutte le impressioni contenute tra la nascita e la morte, e tra la morte e la successiva rinascita. Guidare l’uomo a liberarsi da queste impressioni ingannevoli è il fine della dottrina buddhista. Secondo tale visione, gli esseri e il cosmo sono eternamente non nati, mai creati, mai reali, mai irreali; tutto ciò che possiamo sperimentare in vita è solo “come se fosse” vero, mentre in realtà è sogno, miraggio, impressione, immagine appunto. Le immagini di questo grande sogno sono regolate da leggi etiche. Di conseguenza anche il Buddhismo, pur non credendo in una creazione e in una fine, soggiace alla legge di causa ed effetto, che nel concetto di karma diviene principio morale. Il karma è la legge di azione e reazione. In base alla legge del karma, un individuo si confronterà con immagini più o meno
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Capitolo 1
L’IMMAGINAZIONE
Che cos’è l’Immaginazione Psiche e Psyché Per poter compiere questo viaggio insieme, dobbiamo prima creare un ponte di significati comuni, che ci permetta di comprenderci. Parlando di Immaginazione, una delle prime distinzioni da fare è certamente quella tra un approccio “psichico” e uno “estetico” alle immagini. Occuparsi di immagini e della loro funzione simbolica nel senso estetico, significa spostare l’attenzione dalla “psiche” alla “Psyché”, ovvero al termine greco indicante l’Anima e non alla sua rielaborazione attuale in “mente”, e questo perché l’Anima è la vera protagonista di questi discorsi, colei che abita nelle Stanze dell’Immaginazione, da molti chiamate appunto “la Casa dell’Anima”. Più avanti vedremo in che modo è possibile dire che Immaginazione e Anima siano così legate tra loro, mentre adesso proseguiamo nella costruzione di un senso comune, quel ponte che ci permette di comprenderci.
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Immaginazione e Pensiero Sicuramente “pensare” è differente da “immaginare”, almeno per come ne verrà fatto uso nelle Stanze dell’Immaginazione. “Pensare” è piuttosto una questione di dirigere la mente per captare il pensiero. Per trovare le origini di questo modo di concepire il pensiero, inteso come una frequenza specifica che viene captata dalla mente, non c’è bisogno di andare a rovistare nelle antiche tradizioni orientali, da cui potremmo comunque prendere come spunto persino alcune righe del Tao Te Ching (almeno nella rilettura di Wilhelm nell’edizione Adelphi introdotta da Jung): ci basta invece fare riferimento alla cultura filosofica dell’Antica Grecia o anche a parte della filosofia persiana, come quella di Averroè, contenuta nei suoi commenti ai testi aristotelici. Uno dei temi più dibattuti nella filosofia è stato senza dubbio quello dell’intelletto e, insieme a esso, anche quello che per molto tempo è stato reputato il suo diretto prodotto, ovvero il pensiero. Tuttavia, già nell’antichità si era più volte teorizzato che la mente non fosse deputata a produrre il pensiero, quanto – piuttosto – a riceverlo. Un po’ come accade con apparecchi quali la radio, la televisione o internet: in base alla frequenza alla quale vengono collegati, essi producono degli effetti. Oggi è quasi una responsabilità individuale quella di sviluppare una buona abilità nell’avere coscienza del pensiero, anzi del “treno di pensieri” (e immagini) cui ci si sta collegando di momento in momento. E questo perché è come se esistesse un unico Pensiero, e con il pensiero siamo sempre collegati: si potrebbe dire che siamo immersi in esso totalmente e l’invito alla ricerca del “nirvana” non è tanto diretto dell’annullamento del pensiero, quanto al trascendimento di esso, alla dis-identificazione da esso, in modo da riportarci al “qui e ora” e alla capacità di osservarlo come qualcosa cui si partecipa.
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E se l’essere umano è nel pensiero, il pensiero è a sua volta all’interno dell’Immaginazione: tipiche del pensiero sono le forme concettuali, i giudizi, i pensieri (razionali), che portano un numero limitato di informazioni. Cum-capio significa infatti “prendere insieme”, e quindi limitare, circuire, definire, che è esattamente la funzione del giudizio: prendere una serie di informazioni e chiuderle in un concetto. Per l’Immaginazione le cose stanno molto diversamente: un’immagine comunica una quantità di informazioni più elevata e, soprattutto, apre a una nuova possibilità, a sensi ulteriori, a significati che vanno al di là della contingenza, a veri e propri mondi altri. Esattamente come accade con un’opera d’arte. Questo è il lato estetico dell’Immaginazione, che la definisce come il linguaggio che l’Anima parla al cuore. In definitiva, la differenza fondamentale tra “il pensiero” e “l’Immaginazione” è che il primo è contingente, ovvero si genera e connette principalmente con l’ambiente (con ciò che c’è), mentre l’Immaginazione è il veicolo che permette di andare a sondare l’invisibile, l’al di là di quello che c’è. Più avanti vedremo non solo cosa questo significhi nella pratica di ogni giorno, ma anche come la natura originaria dell’Immaginazione, la himma persiana, sia il “modo di pensare del cuore”, quella capacità di vedere e sapere che – nella nostra cultura – troviamo nelle estasi di moltissimi santi. Immaginazione attiva e passiva (e fantasia) È necessario altresì chiarire che “immaginare” ha un significato profondamente diverso anche da “visualizzare”. L’uso che si fa delle immagini, infatti, è spesso più una visualizzazione che non una vera e propria Immaginazione: si generano e si modificano delle immagini, ovvero si interviene su di esse in qualche modo. Lo strumento che si usa per modificare
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e lavorare con le immagini, però, non è l’Immaginazione, bensì la fantasia, la cui radice comune con la parola phantasma aiuta a comprendere la sua natura di immagini-sagome in movimento. La creazione di figure come quella del centauro (mezzo cavallo e mezzo uomo), ad esempio, è il prodotto della fantasia.1 La natura dell’Immaginazione è invece passiva. O, meglio ancora, ricettiva. Nelle Stanze dell’Immaginazione l’uso è principalmente ricettivo: si accede ai luoghi magici e di potere per osservare quali siano i messaggi che l’Anima vi ha lasciato, affinché ci potessero pervenire. Successivamente sarà possibile andare a lavorare con le immagini stesse, ma, come vedremo, di norma tutto accade da sé e uno dei mantra di lavoro nelle Stanze è proprio: «Lascia che sia», poiché nell’attesa e nell’accettazione si lascia all’Anima lo spazio per mandare il suo segnale e lasciare un’impronta sotto forma di immagine. Immaginazione e Legge di Attrazione Per chi ha conosciuto la Legge di Attrazione attraverso il successo di The Secret, ho una brutta notizia: pensare a una realtà con nitidezza di dettaglio non crea quella realtà. E neanche visualizzarla. Per quanto abbiamo detto finora finora, possiamo senz’altro affermare che gli effetti del pensiero sono in grado di influenzare la quotidianità e che una visualizzazione ci permette – attraverso la fantasia – di modificare e migliorare la qualità e la dynamis di questi film mentali. Tuttavia, per permettere alla Legge di Attrazione di manifestarsi, l’individuo deve lavorare di concerto su tutto il suo essere: non solo il pensiero, quindi, ma anche l’emozione e il corpo fisico devono vibrare all’unisono. 1. M. Ferraris, L'immaginazione, Il Mulino 1996.
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In questo modo l’individuo stesso diventa il polo magnetico di quanto vuole attrarre e, alchemicamente, esso è già quanto vuole attrarre nella sua vita. È necessario saperlo ed esserne consapevoli, per separare distintamente la Legge di Attrazione dall’Immaginazione; e questa cosa può risultare difficile soprattutto perché abbiamo un’archeologia di significati legati all’Immaginazione completamente da rivedere: la sua radice, infatti, non è il latino imaginatio-imaginationis, ma il persiano himma, che – come abbiamo già detto – lega questa facoltà al cuore (e all’Anima) e non alla mente. Cuore, non mente I più importanti contributi al recupero del significato originario dell’Immaginazione vengono sicuramente da Henry Corbin2 e dal suo ben più noto discepolo, James Hillman. È di quest'ultimo, infatti, l'aforisma secondo il quale «è il cuore a pensare e lo fa per immagini». Ma com’è possibile dire, attraverso un recupero principalmente etimologico (ma anche antropologico e spirituale), che l’Immaginazione appartiene al cuore? È molto semplice: immaginazione deriva dal termine persiano himma, usato anche nella cultura sufi per designare “il potere creatore del cuore”.
Le funzioni dell’Immaginazione La Psyché e il Simbolo Sulla psiche e i suoi simboli sono stati scritti centinaia, se non addirittura migliaia di libri. 2. H. Corbin, L'immaginazione creatrice. Le radici del sufismo, Laterza 2005.
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Capitolo 2
LE STANZE DELL’IMMAGINAZIONE
Cosa sono le Stanze dell’Immaginazione Uno strumento di lavoro con le immagini interiori Ora che abbiamo esplorato il senso del lavoro estetico con le immagini, che punta alla comprensione (alla visione, per intenderci) dei processi dell’Anima e non della psiche, possiamo parlare dell’utilità delle Stanze dell’Immaginazione. Esse sono uno strumento autonomo che permette a chiunque di comprendere in modo semplificato quei messaggi che la Psyché, l’Anima, invia dai nostri al di là interiori – le zone di noi stessi che non conosciamo ancora – alla superficie della coscienza. Un po’ come accade nei sogni, nelle Stanze ricevi informazioni in modo simbolico, puramente immaginale e oracolare. Tuttavia, diversamente dai sogni dove non si ha una chiara chiave di lettura, nelle Stanze dell’Immaginazione sono le Stanze stesse, i “luoghi di potere”, a svolgere un lavoro di profonda semplificazione. Una matrice psico-simbolica Un altro modo di definire le Stanze dell’Immaginazione e comprendere il loro lavoro è il seguente: esse sono una “matrice
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psyché-simbolica”, ovvero una matrice che lavora con la Psyché attraverso il simbolo. Detto questo, ci resta ancora da chiarire, da un lato che cosa sia una matrice e, dall’altro, che cosa della Psyché risponda a queste comunicazioni e in che modo lo faccia. Matricem viene dal latino màtrix, che significa “utero”, ma anche “femmina” e “madre” (màter). Come nel caso del film Matrix, questa matrice è quel contenitore che permette a qualcosa di prendere forma, di nascere, di manifestarsi. Nelle Stanze dell’Immaginazione non solo il sistema stesso, nella sua interezza, è una matrice, ma lo è anche ogni Stanza: in questi luoghi protetti e di potere prendono forma i nostri simboli interiori, dispiegandosi con un ordine specifico che ha una sua ragione interna. Una sorta di “logica dell’illogico”. Nel caso della vita umana, una nascita attraverso l’utero necessita di due elementi fondamentali: lo spermatozoo e l’ovulo. Grazie all’incontro di questi due elementi e alla loro unione (symballein, mettere insieme), il contenuto, in cerca di forma, diventa in-formazione. Analogamente, nel caso delle Stanze dell’Immaginazione, i due elementi che permettono l’alchimia di lavoro sono l’io di superficie e l'io di profondità, l’attenzione individuale (il punto di vista) e l’Immaginazione. Col procedere nelle Stanze, l’io di superficie verrà mano a mano destrutturato e purificato (se non proprio sublimato), al fine di consentire alla coscienza l’accesso a questi luoghi sacri, nei quali fungerà da punto di vista, da osservatore. In questa metafora della nascita, il principio maschile è dato dalla coscienza attiva – l’io di superficie – che penetra nelle Stanze per compiere la Caccia all’Anima, alle sue immagini segrete, ai suoi volti nascosti nell’al di là. Il femminile, l’ovulo sono le Stanze stesse, che si rendono accoglienti contenitori dell’ospite.
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C’è infine una terza forza agente: in un rapporto erotico non ci sono soltanto Padre e Madre, ma c’è anche il Figlio o la Relazione stessa. È così per ogni relazione vitale e di natura. Nelle Stanze dell’Immaginazione il terzo elemento è dato dall’io di profondità, la voce della Psyché che chiama, un turbamento dell’Anima che ha messo in moto tutto il processo affinché potessimo vederla, saperla, darle la vita. Le immagini che si presentano, quindi, sono ogni volta le migliori possibili, perché sono il prodotto del nostro qui e ora, datoci dalla coscienza attuale e penetrante, e da quel profondo e inarrestabile moto interiore che chiamiamo “divenire”, “vita”, dato dall’Anima che vuole manifestarsi attraverso l’Immaginazione. E le Stanze sono lì, in questo regno di mezzo eppure appartenente a entrambi i regni – quello di superficie della coscienza e quello di profondità dell’Anima – a permettere l’interazione tra i mondi. Tale prodotto, l’immagine, sarà ogni volta perfetto perché è il linguaggio che noi, dai regni del profondo, usiamo per parlare con noi stessi nei regni di superficie. Dato che l’Anima è la nostra più grande amante, essa ci invierà solo i messaggi che siamo in grado di comprendere, utilizzando le forme che ci consentono di farlo: ma solo se impariamo a vedere al di là del giudizio, del concetto, del “già conosciuto”, soltanto se siamo disposti ad accettarle, portarle dentro, cum-prenderle. Ecco che, quindi, la forma delle immagini sarà quasi sempre immediatamente chiara e visibile, mentre il suo senso oracolare andrà masticato un po’ più a lungo, per il tempo necessario a vederlo, viverlo, esserlo. Comprendere forma e contenuto La comprensione dei simboli non può avvenire se non con una
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certa forma di intuito (dal latino in-tuere, "vedere dentro"), propria del cuore. L’atto del comprendere (dal latino cumprehendo, "prendo assieme") andrebbe immaginato come un abbraccio che conduce le immagini, con il loro volto e la loro individualità, nel nostro cuore. È il modo di conoscere dei mondi sottili e, come tale, si contrappone al capire (capere, "prendere") della mente razionale, perché accetta le realtà per quello che sono: non le giudica, non cerca di ricondurle a categorie predefinite o a concetti, ma le accoglie interamente (e internamente) e le lascia parlare da dentro. Nelle Stanze dell’Immaginazione, quindi, ogni Stanza funge da area di senso (o semantica): i simboli che vengono manifestandosi assumono il proprio significato in base alla Stanza in cui decidono di apparire. Peraltro, tutti i simboli che si presentano, dal primo all’ultimo, compongono una storia fantastica, simbolica, una fiaba di profondità o mitologia personale, che pervade il sistema intero nelle sue nove Stanze. Ogni discesa nelle Stanze dell’Immaginazione è quindi un resoconto del nostro qui e ora dal punto di vista dell’Anima, che richiede di essere compreso nella sua interezza, di essere visto per quello che è. Per far ciò, spesso è necessario acquisire (o raggiungere) uno stato di profondo rilassamento, in cui la mente razionale non intervenga, tentando di capire ogni cosa con il suo spirito giudicante: questo procedimento falsificherebbe infatti l’esperienza, rendendola una mera costruzione di sensi. È solo senza il filtro della mente che il significato più profondo manifestato nelle Stanze può raggiungere il cuore. Questa è la ragione per cui le Stanze dell’Immaginazione presentano questa particolare struttura, con nove luoghi che si susseguono: ogni Stanza può infatti svolgere un determinato compito presa a sé stante oppure come precedente/successiva in relazione
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Capitolo 3
LA STANZA N. 1, DEL FUOCO E DELLA PASSIONE
Arredamento e funzioni Come abbiamo già detto, vedere l’arredamento di una Stanza significa scoprire qual è il suo potere. Inoltre, gli oggetti d’arredamento danno la qualità specifica, l’area semantica e di significato, all’interno della quale dovranno essere letti i simboli della nostra fiaba di profondità. La prima Stanza assomiglia moltissimo a una cucina: quando si entra si ha, alla propria destra, un lungo tavolo che attraversa quasi tutta la stanza, fino alla parete di fronte all’ingresso, dominata da un enorme camino con dentro un calderone posto sul fuoco. Nella parete alla sinistra dell’ingresso, invece, c’è solo una grande cornice (o talvolta si presenta completamente vuota),
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mentre sulla parete all’estrema destra dell’ingresso, oltre alla porta per procedere nella successiva Stanza, troviamo delle mensole. Come accade anche nella realtà quotidiana, la cucina è il luogo della trasformazione: gli alimenti con cui ci nutriamo subiscono una preparazione che li modifica (spesso da crudi a cotti), esattamente come un tempo accadeva nei laboratori di alchimia. Difatti la Stanza n. 1 è il luogo delle alchimie e dei mutamenti delle sostanze da uno stato a un altro: i suoi poteri sono quelli di trasformazione, nutrizione e alimentazione. È un errore comune confondere tra loro nutrizione e alimentazione, ma – per comprendere appieno la Stanza n. 1 e le sue funzioni – è necessario fare dei distinguo: tutto quello che mangiamo viene trasformato dal nostro apparato digerente in sostanze che possono essere da un lato di nutrimento per il corpo (sali minerali, vitamine, proteine, ecc.) e, dall’altro, di alimentazione: esse cioè alimentano il corpo come fanno gli alimentatori dei nostri computer, permettendo lo scambio (o il solo passaggio) di energia. In questa Stanza, quindi, possiamo trasformare qualcosa, rendendolo un alimento da cui trarre energia e nutrimento. Dobbiamo ora vedere che cosa possiamo trasformare e come.
Gli spiriti movimentati Ciò che possiamo trasformare sono le emozioni, in particolar modo quelle che le mie Guide (che mi accompagnarono in tutto il primo tour all’interno delle Stanze) chiamarono “gli spiriti attivanti” e che possono essere trasformate se gettate nel fuoco: il grande trasformatore alchemico. Per comprendere meglio la natura degli spiriti attivanti possiamo immaginare ogni emozione come se fosse uno spiritello,
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esterno a noi e capace di vita propria, al quale tuttavia permettiamo di vivere in simbiosi con noi: non siamo arrabbiati, quindi, ma «permettiamo a rabbia di partecipare della nostra energia». Sì, perché questo spiritello, essendo un simbionte, per vivere utilizzerà parte della nostra energia e delle nostre risorse, spesso lasciandoci un po’ provati. Per fare un esempio, pensate a una grande rabbia, sfogata con urla e una grande agitazione fisica che ci lasciano stanchi e tremendamente provati, quasi svuotati. Questo capita perché le emozioni attivanti – in cui rientrano tutte quelle emozioni che attivano, che portano ad agire facendo qualcosa verso l’esterno – sono come dei fuochi, dei turbini, dei venti sacri capaci di rapirci, allontanandoci dal qui e ora, dalla presenza, dal momento e dalla coscienza; esse ci fanno spesso agire impulsivamente o meccanicamente, ma sempre e comunque in modo assente. È però possibile trasformare queste emozioni in modo da trattenerne l’energia (facendola anzi divenire un’alimentazione) senza essere distolti dal momento e dalla coscienza: questo è proprio il potere di trasformazione della Stanza n. 1, del Fuoco e della Passione.
La questione del vettore Nella fisica di base si parla di vettori, che figurativamente altro non sono che le frecce che spesso usiamo per indicare le cose (→ o ←). Le prendiamo in considerazione qui perché ci aiutano a comprendere la natura delle emozioni. Le caratteristiche basilari del vettore sono tre: direzione, verso e modulo. La direzione del vettore è un concetto semplice da comprendere: è la retta su cui esso poggia (–). Anche il verso è semplice:
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