Sistemi di riscaldamento

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SISTEMI DI RISCALDAMENTO Per esporre i sistemi elettrici bisogna che prima venga analizzato il sistema classico, onde poter evidenziare i limiti di questo e le potenzialità dei sistemi descritti di seguito.

Sistema Tradizionale I sistemi di riscaldamento tradizionali sono realizzati principalmente usando il principio della convezione. Il sistema è composto da una caldaia che brucia generalmente a gas metano ad una temperatura intorno ai 1500 gradi centigradi, l’acqua a questo punto raggiunge una temperatura che, generalmente, si attesta sui 70 gradi, da qui la pompa della caldaia spinge il liquido caldo verso il collettore (o i collettori nel caso di impianto a più zone), da dove vengono distribuite a stella le tubazioni di andata e ritorno sui vari ambienti. A questo punto nei locali si possono ottenere due soluzioni classiche: termosifoni (ghisa, alluminio o acciaio) o termoconvettori. Questi ultimi generalmente vengono adottati in caso di ambienti grandi, quindi difficilmente scaldabili se non con molti termosifoni tradizionali, che però “tappezzerebbero” letteralmente le pareti con risultati estetici non molto graditi. I termoconvettori sono dotati di ventole che accelerano il ricambio d’aria fredda con quella calda, a prezzo di una temperatura in uscita però maggiore, intorno agli 80 gradi. In entrambi i casi l’aria diventa il veicolo che ci consente di percepire il caldo. Un termosifone non raggiunge quasi mai i 70 gradi. Tra l’uscita della caldaia e il collettore già si ha una forte dispersione (che ricordo è sempre maggiore in relazione diretta con la temperatura, quindi maggiore è la temperatura di un corpo, maggiore è la sua capacità dispersiva), che aumenta con la distribuzione successiva verso i radiatori. Il termosifone nel migliore dei casi non raggiunge i 60 gradi, per scaldare l’aria che, però, essendo ora più leggera, tenderà a salire verso la parte alta della stanza. Insomma si scalda prima il soffitto, poi, man mano che l’aria fredda scende, si scalda a sua volta e risale, creando appunto il movimento convettivo. Gli ambienti hanno sempre punti più freddi o più caldi, e non sono mai confortevoli in modo uniforme; spesso sono troppo caldi e si ha l’impressione di non riuscire a respirare bene. In questo tipo di impianto anche parzializzando l’accensione non si raggiunge mai un buon compromesso risparmio confort. Ad una temperatura di 20 gradi, ipotizzando una casa in classe energetica B su una superficie calpestabile di 150 mq, consumeremmo circa 15 mc di gas al giorno; se decidiamo di scaldarne la metà della superficie (chiudendo circuiti per un equivalente del 50% della metratura) il consumo per metro cubo si riduce di circa un 30% del precedente, poco meno di 10mc al giorno. Il perché è semplice: gran parte del consumo si ha semplicemente perché “la caldaia è accesa”, ed il circuito, fino al collettore, disperde parte dell’energia termica. Su questi sistemi si è detto di tutto e di più: che creano circolazione di polvere, che sono nocivi per chi soffre di asma e allergie, che sono poco efficienti ( 1.500 gradi celsius in combustione per avere si e no 19 gradi


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