Charlie il cinghiale
Testo di Francesco Gianferrari
Illustrazioni di Orlando Rosa
Edizioni Svizzere per.la GioventĂš, Zurigo
N 2067
Š 1997 ESG Edizioni Svizzere per la GioventÚ, Zurigo Riproduzione del contenuto o di parte di esso solo con il permesso dell'editore
Charlie era un vispo cinghialetto e viveva con la
madre e i fratellini nei vasti boschi di faggio e casta gni del Malcantone. Era nato in marzo e durante tutta
la primavera aveva giocato con i suoi sei fratellini e gli altri piccoli del branco, rincorrendosi tra gli alberi e le radure.
Sua madre si chiamava Scura ed era la femmina guidaiola: era lei che guidava il branco. Infatti conosceva i percorsi più nascosti, sapeva dove si trovavano i faggi con le ghiande più grosse e dove c'erano le pozze d'acqua per bere e farci il bagno. Ma la mamma conosceva soprattutto dove c'erano i nascondigli più sicuri.
In estate il branco si spostò verso i boschi più fitti e isolati. Mamma, perché dobbiamo camminare sempre di notte? chiese Charlie. Eh, devi sapere che con la bella stagione ci sono tante persone che compiono passeggiate attraverso i boschi e noi dobbiamo essere molto prudenti e non farci mai vedere. Di giorno ci nascondiamo fra i cespugli e ci riposiamo senza fare il minimo rumore.
Ma perché dobbiamo nasconderci? Perché noi siamo animali selvatici! Sai, tra le persone vi sono anche i cacciatori. E chi sono i cacciatori, mamma? Charlie, i caccia tori sono persone molto pericolose! Con i loro fucili possono farci molto male. Possono perfino ucciderci; per questo se nessuno ci vede siamo più sicuri. Pro prio domani ogni mamma del branco insegnerà ai
propri piccoli come evitare i pericoli; però adesso cammina poiché il bosco del Vecchio Faggio è ancora lontano.
Il giorno dopo, al sicuro tra il folto della foresta, la
mamma radunò i suoi figli e disse: Ascoltatemi con attenzione. Adesso siete già grandicelli ed è arrivato il momento di dirvi certe cose.
Noi siamo cinghiali e tra gli animali del bosco non
abbiamo nemici. L'unico pericolo per noi è il caccia tore.
Per sapere come riconoscerlo ed evitarlo, oggi vi insegnerò alcuni trucchi. Charlie e i suoi fratellini non persero una sola parola. Prima di tutto impararono a fiutare l'aria per capire da dove soffia il vento. Impararono in fretta, anche per
chĂŠ i cinghiali hanno un naso che fiuta benissimo, molto piĂš di quello dell'uomo. Poi si allenarono a camminare senza far rumore (era
una faticacela evitare i rametti secchi e non poter gru
gnire!). Dovete esercitarvi a strisciare sulla pancia, anche se non vi piace diceva la mamma ma è importante che lo sappiate fare bene. In seguito, appresero a superare gli ostacoli, a correre a capofitto in un cespuglio, a nascondersi tra gli alberi.
Adagio adagio, Charlie e i suoi fratelli diventarono sempre piĂš bravi nel far perdere le loro tracce, ma specialmente impararono a conoscere i boschi, palmo per palmo.
Tra tutti i consigli della mamma, il piÚ importante era questo: Siate sempre prudenti; state sempre all'erta e non perdete mai la pazienza!. Questo la mamma lo ripeteva ogni sera, quando il branco usciva dai nascondigli e cominciava a spo starsi in cerca di cibo e anche al mattino, quando ritornavano nella foresta dopo aver mangiucchiato l'intera notte. Un giorno, la mamma portò il branco nel fitto di un bosco dove vi erano diversi ruscelli. Uno di questi, il piÚ grande, terminava in una vasta pozza fangosa. Adesso faremo un bel bagno! disse la mamma ai suoi piccoli. Le altre madri del branco annuirono. I cinghialetti si
divertirono un mondo nel rotolarsi tra il fango. Tutta la
boscaglia si riempì di allegri grugniti e brontolii. Vi è piaciuta la nuotata? chiese la mamma ai piccoli quando furono ritornati nel nascondiglio. Molto, anzi moltissimo! gridarono in coro i cinghialetti. Per noi fare il bagno non è soltanto un divertimento! esclamò la mamma. Il fango ci protegge dalle pun ture degli insetti che in estate sono molto fastidiosi. Il nostro corpo, poi, viene rinfrescato e così sentiamo meno il caldo. Sì, sì ! risposero i piccoli, entusiasti della proposta. Da quel giorno d'estate, il branco fece visita spesso
alla Pozza di fango per la gioia di grandi e piccini. Una notte, la mamma radunò i piccoli e disse loro: E' arrivato il momento che ognuno di voi inizi a mangiare come i grandi. Da oggi non dovrete più succhiare il mio latte, ma vi insegnerò a cercare il cibo. Charlie e i suoi fratelli restarono un po' sorpresi dalle parole della mamma, ma allo stesso tempo erano contenti di imparare a mangiare come un cinghiale adulto. Quante cose vi erano da apprendere! Prima di tutto dovete abituarvi ad usare il vostro grugno come faccio io disse la mamma e subito fece una dimostrazione affondando il muso tra il soffice fogliame del bosco. Dopo tre passi alzò la testa mostrando tra le labbra
diversi insetti e un paio di lombrichi. Mamma, ma noi dobbiamo mangiare quei vermi? dissero Charlie e gli altri fratellini. Ma certo, sono
ottimi; su provate! I piccoli, un po' titubanti, cominciarono a grufolare e si abituarono ben presto al nuovo cibo.
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Mmmh, sono proprio buoni questi insetti disse Charlie.
Piacciono anche a me! ribattè Lia, la sorellina piÚ piccola.
Le larve e il millepiedi, sono squisiti! risposero in coro altri due fratellini. I piccoli mangiarono per tutta la notte facendo una scorpacciata e all'alba si ritirarono nei loro nascondi gli.
Nei giorni seguenti i cinghialetti esplorarono il bosco e assaggiarono diversi tipi di radici, bacche, fragole, more e lamponi selvatici.
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Una notte, la mamma li condusse ai bordi del bosco e qui, con molta prudenza, parlò a tutto il branco: Ascoltatemi bene, davanti a noi c'è un campo di granoturco. A noi il granoturco piace moltissimo, ma dobbiamo fare molta attenzione. Se gli uomini ci vedono, ci sparano! Con molta prudenza, il branco si addentrò tra le piante di granoturco. Subito le madri cominciarono a mangiare le pannocchie con avidità. Ben presto anche i piccoli imitarono le mamme e trovarono i chic chi squisiti.
Tutti avevano già mangiato a sazietà quando si senti rono delle grida. Sono nel campo! Presto, questa volta li becchiamo! Due spari lacerarono il silenzio della notte. Presto, tutti nel bosco, di corsa! disse la mamma.
In un baleno tutto il branco si tuffò tra gli alberi. I pic coli correvano a più non posso, grugnendo di paura. Dopo una corsa a perdifiato si ritrovarono nei loro
nascondigli, tra il fitto fogliame, e la paura cominciò a diminuire. E' stato davvero molto pericoloso entrare nel campo di granoturco! Adesso sapete perché vi raccomando sempre di essere molto prudenti disse la mamma guardando i suoi piccoli ad uno ad uno. Ma, ... mamma - disse Charlie - perché ci hanno
sparato? Perché non vogliono che mangiamo il grano dei campi. Ricordati sempre, anche quando non sarai più nel branco, che dovrai fare la massima attenzione quando ti troverai vicino agli uomini. Mamma, - esclamò Charlie - perché hai detto che
non sarò più nel branco? Perché sarai diventato grande. Tutti i cinghiali
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maschi, quando le foglie cominciano a cadere dagli alberi e arriva l'autunno, lasciano il branco e vivono da soli nei boschi.
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Ma io voglio rimanere con te! - gemette Charlie - non voglio vivere da solo.
Anche gli altri tre maschietti cominciarono a prote stare: Noi non vogliamo stare da soli, vogliamo vivere con te! La mamma li guardò teneramente, poi disse severa mente: Questa è la vita di noi cinghiali. Tra qualche mese sarete grandi e grossi e preferirete vivere da soli anche se adesso l'idea vi rattrista. Nel branco reste ranno solo le madri e i piccoli. Questa è la nostra vita. Adesso è quasi giorno. Non pensateci più e dormite. Domani notte dobbiamo camminare a lungo per arri vare al "Grande castagneto". Qui siamo stati scoperti e non è prudente rimanere anche solo un giorno di più.
Icinghialetti si rannicchiarono tutti gli uni accanto agli altri per dormire, ma Charlie e i suoi fratelli tardarono a prendere sonno. Quello che la mamma aveva detto, li aveva preoccupati un po'. IIbranco arrivò al Grande castagneto dopo cinque ore di cammino.
Che faticata! sbuffarono i cinghialetti. Anche le madri erano sfinite. La stanchezza però passò ben presto. L'aria profu mava di castagne. Tutti quanti cominciarono a grufo lare. Erano felici di poter banchettare con il loro frutto preferito. Per alcune settimane il branco girovagò nel Grande castagneto. Charlie e i suoi fratelli cominciarono a esplorare il bosco da soli. Le prime volte si allontana vano di poco. Poi, adagio adagio, si spinsero sempre più lontano, rimanendo soli per delle ore. Una notte
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Charlie, mentre stava grufolando vicino ad una quer cia solitària, sentì uno strano rumore. Subito si irrigidì: cominciava ad avere una gran fifa!
Ehi, cinghialotto, dimmi chi sei e da dove vieni! Charlie fece un salto dallo spavento. Davanti a lui c'era un possente cinghiale dalle zanne lucenti. Mi... mi chiamo Charlie e il mio branco vive nel "Grande castagneto" balbettò con emozione. E ... dimmi, piccolo, chi è tua madre? chiese nuo vamente il grosso maschio. Si chiama Scura ed è la capobranco.
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Ma guarda - esclamò il cinghiale - il mondo è dav
vero piccolo! Tu allora saresti il figlio di Scura? Dopo un attimo il grosso cinghiale esclamò: Mi chiamo Ghiandone e ... sono tuo padre. A quelle parole Charlie rimase di stucco. Per la prima volta vedeva suo padre. Figliolo, vedo che stai cre scendo in fretta disse Ghiandone. Anche tu diven terai un grosso maschio solitario e te ne andrai da solo per boschi e foreste. Lascia però che ti dia un consiglio ... uno solo.
Odora sempre l'aria e se senti l'odore dell'uomo, fuggì. Quasi sempre è un cacciatore. Adesso ti saluto e ... continua pure il tuo pranzo.
Charlie rimase immobile a vederlo trottar via silen zioso e poi scomparire tra gli alberi. Quell'incontro gli
diede coraggio. Aveva capito che la vita di ogni maschio adulto era proprio fatta così. Il tempo trascorreva veloce e Charlie rimaneva sem pre più a lungo da solo. Ritornava nel branco solo per poco tempo e subito ripartiva. Era oramai diventato un cinghiale adulto. Una notte, girovagando in un fitto bosco di faggi, qualcosa gli cadde sulla testa. Alzò gli occhi e scorse, tra i rami, un agilissimo animaletto.
Chi sei? chiese Charlie. Ma non lo sai? Sono Crac lo scoiattolo.
E cosa mi hai gettato sulla testa? Non te l'ho gettata, mi è caduta. E' una faggiola che stavo portando nella mia tana, nel cavo di quest'albero che è la mia casa disse lo scoiattolo.
Ma perché non la mangi subito? chiese Charlie incuriosito.
Questa è bella! esclamò lo scoiattolo Ma non sai
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che tra poche settimane sarà inverno? Farà molto freddo e magari nevicherà. Allora me ne starò nella mia tana e mangerò le provviste che ho immagazzi nato nella bella stagione. lo - rispose Charlie - non faccio provviste. Lo so - soggiunse lo scoiattolo - ma, se l'inverno è nevoso e freddo, dimagrirai e ti sparirà la pancia.
Quale pancia!? Tutti i grossi cinghiali sono fatti così! replicò un po' seccato. Non ti arrabbiare, dicevo così per dire soggiunse lo scoiattolo e poi esclamò: Comunque alla fine dell'inverno un po' più magri lo saremo tutti! Beh, allora ti saluto. Ci rivedremo in primavera.
Ciao cinghiale, buona fortuna ricambiò lo scoiattolo e subito entrò nella sua tana.
Intanto l'aria si faceva sempre più fredda e dagli alberi erano cadute quasi tutte le foglie. In una notte pio vosa, trotterellando tra faggi e castagni, Charlie arrivò ai bordi di uno strano sentiero. Non era certo un sen tiero usato dagli animali: non c'era nessuna impronta. Charlie cominciò a percorrerlo, ma lo trovava molto duro e le sue zampe facevano un chiasso infernale! Perdiana, ma è una strada asfaltata! pensò. Vi si fermò in mezzo ad annusare l'aria. Il suo naso sensibile però non fiutava nessun odore di cibo. La
pioggia cadeva fitta fitta e il suo mantello setoloso era fradicio. Ad un tratto sentì un rombo che in un attimo si fece fortissimo, poi da una curva comparve un mostro.
Aveva due occhi luminosissimi, accecanti, e avan zava velocissimo. Quando se lo trovò davanti, emise
un grido terrificante!
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Charlie cercò di scappare, ma le sue zampe scivola vano sull'asfalto bagnato. In un baleno il mostro gli fu addosso, dandogli una tremenda spallata. Charlie cadde, facendo una capriola, al bordo della strada. Ah, che male! gemette e lentamente cercò di rial zarsi. Intanto il mostro si era fermato un po' più avanti; si era aperto sul fianco e dal suo interno era sceso un uomo che gesticolava e gridava. Guarda che disastro! Tutta la portiera ammaccata. E lo specchietto strappato via. Cinghiale, se ti prendo ti
porto subito dal macellaio! Charlie, in preda a una gran paura, zoppicando, se ne
ritornò il più in fretta possibile nel bosco. Arrivò trafe lato al suo nascondiglio e qui si sdraiò sfinito. Adesso aveva capito: si era scontrato con un'auto! La spalla sinistra gli faceva molto male e gli veniva da piangere
dal dolore! Per tre giorni riuscì solo a compiere qualche passo. Poi, piano piano, la spalla migliorò.
Da oggi, starò alla larga dalle strade! disse tra sé il povero Charlie. Il consiglio che mi aveva dato Ghiandone era proprio giusto. D'ora in poi sarò guar dingo.
Passarono i giorni e giunse l'inverno: i rami degli alberi avevano perso tutte le foglie. Spesso soffiava un vento gelido. Charlie abbandonò a malincuore i boschi vicini ai pascoli; erano i più selvaggi, ma anche i più sicuri. Il suolo era ormai gelato ed era quasi impossibile grufolare. Si spinse a valle, cercando di evitare le strade per non incorrere in brutti incontri!
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Dopo qualche ora di marcia raggiunse una bella fag geta: era ormai l'alba. Cercò un buon nascondiglio, dove si sdraiò e riposò fino a sera. All'imbrunire fiutò nell'aria uno strano odore che non aveva mai sentito prima. Camminò per un po' finché arrivò al bordo di una radura.
Dal cielo cominciavano a scendere i primi fiocchi di neve.
Nevicava! Era la prima volta che Charlie vedeva la neve. In un
attimo i fiocchi diventarono migliaia e migliaia: la neve cadeva fitta e c'era un gran silenzio. Charlie era affascinato da quell'insolito spettacolo.
Vedeva la terra farsi sempre più bianca e i rami degli alberi inchinarsi dolcemente verso il tronco. Il suo mantello era ormai tutto bianco e qualche fiocco gli entrava persino negli occhi.
Allora ricordò quanto gli aveva detto lo scoiattolo: Alla fine dell'inverno, un po' più magri lo saremo tutti!. Erano sicuramente vere quelle parole e per un
attimo lo assalì il timore di non poter più trovare abba stanza cibo. Ma la neve che cadeva era talmente bella e metteva
addosso tanta allegria! Charlie cercò di prendere qualche fiocco al volo, poi, visto che non ci riusciva, si rotolò una, due, dieci volte! Com'era divertente! L'aria era gelida e la neve formava sul suo pelo tanti cristalli lucenti. Gli prese una gran voglia di correre tra quei fiocchi e partì al galoppo, grugnendo come un matto. Passò più volte dalla radura al bosco, dal bosco alla radura, sollevando dietro di sé un turbine di neve. Dopo aver giocato a lungo, oramai stanco, si sdraiò a
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riposare appoggiandosi lungo il tronco di un mae stoso faggio. L'inverno era arrivato. La ricerca di provviste costava
molta più fatica: non è semplice grufolare tra la neve gelata! Charlie passava quasi tutto il suo tempo a cer care qualcosa con cui sfamarsi, tanto che il suo grugno era arrossato e gli faceva un gran male. Tutta la notte vado alla ricerca di qualcosa da rosic chiare, grufolo con grande impegno, mi aiuto anche con le zampe, ma al mattino mi ritrovo stanco e ancora affamato! pensava tra sé Charlie. Devo avvicinarmi di più ai campi coltivati, se non voglio morire di fame, anche se è molto pericoloso. La notte successiva Charlie uscì dal bosco e, con molta prudenza, s'inoltrò in un campo: il granoturco era già stato raccolto, ma qua e là affioravano da terra alcune stoppie con qualche piccola pannocchia.
Charlie le divorò avidamente e poi setacciò tutto il campo alla ricerca di altro cibo. Questa notte, per la prima volta da settimane, ho mangiato a sazietà! Tutto sommato non è stato peri coloso; e poi con questo freddo anche l'uomo se ne starà chiuso in casa! La mamma forse esagerava un po', quando affermava che l'uomo è un pericolo per
noi cinghiali pensò Charlie. La notte successiva la luna piena risplendeva sopra una bassa coltre di nebbia e la temperatura era molto rigida. Tempo da lupi questa notte - si disse Charlie, ma
subito precisò - più che da lupi è tempo da cinghiali, cinghiali affamati e pronti per una scorpacciata! Charlie scelse un piccolo campo, ai bordi del quale trovò un'intera fila di piante di mais lasciate (o dimen-
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ticate) dal contadino. Guidato dal suo fiuto, si avventò subito sulle pannocchie divorandole velocemente. A un tratto il silenzio fu interrotto da un rumore secco.
Era un colpo di fucile. Charlie rotolò di fianco gru gnendo forte: il proiettile l'aveva colpito alla schiena, appena dietro l'orecchio sinistro. Con uno scatto, Charlie si rimise in piedi e cominciò a correre a perdifiato verso il bosco. Un altro sparo squarciò la notte ma per sua fortuna non lo colpì. Corse disperatamente fino a giungere nella parte più fitta del bosco e qui si nascose tra i cespugli. Il sangue usciva copioso macchiando il suo mantello e colando fino alle zampe anteriori. Ho un grande dolore e la schiena mi brucia! gemette Charlie. Per tutta la notte me ne starò immobile: è l'unico modo per non perdere altro san gue.
Era l'alba e cadeva una fredda pioggerellina. Charlie si rimise faticosamente in piedi e fece qualche passo. Ahi, che male! Zoppicava e quasi non riusciva a pie gare il collo. Non perdeva più sangue, però si sentiva molto stanco. Devo andarmene il più lontano possibile da questo bosco; i cacciatori mi staranno cercando. Credo pro
prio che non andrò più in cerca di cibo in un campo di mais. Lo sparo e la ferita l'avevano proprio convinto. Camminò per ore, anche se era oramai giorno. Sentì diversi spari provenire dalla pianura. La caccia è cominciata. Chissà se qualche mio compagno è stato ucciso? lo sono stato ancora una volta fortunato, ma
ora è meglio non sfidare più la sorte! Meglio risalire la montagna, verso boschi più sicuri. Al piano non tor-
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nero, neanche se dovessi ridurrmi a un sacco d'ossa a quattro zampe!.
Charlie fu di parola e non scese al piano per tutto l'inverno: rosicchiò quel poco che trovava e divenne magro, molto magro.
Lo scoiattolo aveva proprio ragione; più ripenso alle sue parole e più mi convinco che erano parole sagge pensò Charlie.
Per tanti, troppi giorni, udì provenire dal piano gli echi degli spari.
Numerosi cinghiali vennero uccisi,
quell'inverno.
Alcuni cacciatori si spinsero, in cerca di prede, anche sulle creste delle montagne. L'inverno sembrava non finire mai. Poi, tutto a un tratto, la caccia terminò. Non sembrava vero : era ritornata la tranquillità nei boschi e nelle radure.
Il freddo lasciò il posto alla primavera, con i suoi primi tiepidi raggi di sole. Sulle piante si aprirono le gemme e apparvero le foglie; l'erba si ripopolò d'insetti. Char lie non aspettava altro: ricominciò a grufolare freneti camente. Vermi, larve, insetti e gemme, germogli ed erbe tornarono ad allietare il suo palato. Un mattino, Charlie stava sconquassando la cortec cia di un albero caduto per cercare insetti quando sentì:
Ehi, cinghiale, hai proprio un grande appetito! Hai visto che la pancia ti è sparita? Eh, io conosco bene i
pòrci selvatici! Chi parla? Chi osa disturbarmi quando sono a tavola? gridò Charlie offeso da quelle parole. Scrutava attorno a sé con i suoi piccoli occhi da suino, ma non scorgeva nessuno.
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Sono qui, sull'albero! Guarda bene. Era Croc, lo scoiattolo che aveva incontrato mesi prima. Ah, sei tu, sapientone! Non volevo credere alle tue parole, anzi l'inverno mi sembrava una bella stagione. Quando vidi la neve pensavo solo a giocare, ma adesso so che per noi cinghiali l'inverno è un periodo molto duro.
Non solo per i cinghiali soggiunse Croc anche per gli altri animali del bosco, me compreso. Adesso è ritornata la primavera e vedrai che tornerai a essere il grosso cinghiale di prima.
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Lo spero proprio - soggiunse Charlie - in queste set timane ho sofferto la fame e il freddo. Mi hanno per-
sino ferito con un colpo di fucile! Beh, non prendertela troppo. Ora ti saluto e vedrai che con la primavera vivrai giornate più belle. disse Croc.
Charlie lo salutò e trotterellò verso il limite del bosco in cerca di altre gemme e insetti. Gioiva per il ritorno della bella stagione ed era contento di aver incontrato di nuovo il piccolo saggio Croc. Lo scoiattolo aveva ragione: la natura si risvegliava e con essa tornava la bella stagione! Charlie si sentiva pieno di energia, e già pensava alle scorpacciate estive.
Soddisfatto cominciò a correre finché scomparve tra gli alberi del bosco. Altre avventure lo attendevano.
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L'Autore: Francesco Gianferrari
E' conosciuto dai piccoli lettori in quanto ha già pubblicato nelle edizioni ESG Monica e il lungo collo della giraffa. E' docente alle scuole elementari di Novaggio. L'Illustratore: Orlando Rosa
Ha cinquantaquattro anni ed è docente di sostegno pedago gico all'Istituto delle scuole comunali di Viganello. Al di fuori delle occorrenze scolastiche disegna e pittura solo acciden talmente: a brevi periodi produttivi, succedono pause lunghe anche anni. Tempo fa, complice la pioggia durata settimane, ha iniziato a pitturare animali sui sassi; sembrava la volta buona, ma si è inceppato dopo una ventina di soggetti e adesso la lista di conoscenti in attesa di qualcuno dei suoi lavori si è fatta lunga ...
Francesco Gianferrari: Charlie il cinghiale Serie: Storia naturale
Secondo ciclo
Hai già visto da vicino un cinghiale? Forse non lo sai, ma per incontrarne uno vero non occorre andare molto lontano! Basta compiere una gita in alcuni dei nostri boschi e, con un po' di fortuna, potresti scorgerlo tra gli alberi o nascosto sotto qualche cespuglio.
Per ora ti invito a leggere la storia di Charlie il cinghiale che ti permetterà di conoscere le abitudini di questo nuovo abitante delle nostre selve.
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