I discorsi delle rose

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delle rose


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I DISCORSI DELLE ROSE Testo di Elisa Pirola Caneva • Copertina e disegni

di Cesare Bianchi

Edizioni Svizzere per la Gioventù Zurigo • No. 1371


© 1976 Edizioni Svizzere per la Gioventù Zurigo


Avete mai visto un giardino bello, bello, ma così bello da togliere il fiato? Allora venite con me. Io vi porterò nel giardino delle rose, curato da Rico, che è un giardiniere famoso, non lo sapevate? Guardate questo cancello verde, e laggiù, in fondo al viale, riuscite a scorgere quell'ometto alto due soldi, col grembiu-

lone e il cappelluccio di paglia ben calcato in testa? E' Rico. E queste ... ma entrate, entrate senza paura, queste sono le aiuole famose delle famose rose di cui vi voglio raccontare. Ce ne sono di Rosse, superbe come la porpora; di Bianche,

delicate come un'elegante nevicata di petali; di Gialle, di eccezionale grossezza; di Rosa che occupano l'aiuola centrale e sono forse le belle fra le belle, ti guardano attonite, appena coperte dalla rugiada, con quel colore di porcellana ... Nel giardino vi sono anche Ireos che bordano i viali, Mu ghetti, che profumano tanto in primavera, Peonie, che sono le cugine povere delle Rose, Bocche-di-leone variamente colo

rate: c'è perfino una pianta di Gelsomino che nelle notti di luna piena manda certe zaffate di penetrante dolcezza, da far

venire malinconia agli Usignoli, il che è tutto dire. Però tutti questi fiori non fanno altro che cornice alle vere

signore del giardino, le madame Rose. Ora vi lascio. Entrati nel regno dei fiori, ci siete, ora arran giatevi un po' ad ascoltare quello che dicono. Sapete almeno

che i fiori parlano? Le Rose poi, sono delle chiacchierone senza pari. Ascoltate.

-Pare che ci sarà un bel sole anche oggi, e io lo adoro il sole! - diceva una rosa giovane giovane ancora semichiusa, di un bel rosso vellutato. -Piantala di dimenarti - borbottò una rosona spampanata cui il sole non giovava di certo.

Il Fringuello dalla coda celeste rise.


Una Bianca sospirava piano su tre sue sorelle che erano cadute durante la notte, ma già gli Ireos insieme con le Peonie commentavano con un po' di invidia che il durare poco è il prezzo di essere tanto belli. Rico arrivava a passi lenti.

-Mi pare di vedere delle forbici - insinuò ima Farfalla malevola. -Che antipatica menagramo... - e da tutte le aiuole il

brusìo di preoccupazione crebbe, mentre le forbici grandi e lucenti ridevano cattive - ora vi sistemiamo noi! - pareva cantassero aprendo e chiudendo le lame.

Ma Rico esitò parecchio prima di decidersi: niente Rosse; no alle Gialle: Bianche neanche a parlarne... ecco, giusto le Rosa avevano una fioritura adatta ad essere recise. -Zac-zac - cantavano le lame delle forbici. -Addio addio - ripetevano le Rose recise.

-Addio, bellissime! - ghignò un Ireos, ma le cesoie si chi narono prontamente verso di lui e lo colsero, con altri due o tre compagni. -Un bel mazzo dai colori delicati - concluse Rico - la padrona sarà contenta, vuole proprio ornare la casa per l'arrivo delle nipotine. E il bravo giardiniere si incamminò verso la casa grande e bianca ancora addormentata, che sorgeva proprio in fondo al viale variopinto. -Ora tiriamo il fiato, la giornata è nostra e in una gior nata ne succedono tante di cose - cominciò una Bianca. -Proprio così - disse una vocina sottile.

-Chi ha parlato? -Io ... io ... - ripeteva la vocina. Era una raganella microscopica, che si confondeva con lo

smeraldo delle foglie.



-Come hai fatto a venire qui? -Sono scappata dallo stagno perché un uccellacelo grigio mi dava la caccia. Una paura da morire. -Povera te. Purché non ci rovini le foglie, accomodati pure e raccontaci della tua vita. -Come fai a resistere in uno stagno? -Per me è il luogo più bello del mondo... erbe strane...

larghe foglie che galleggiano, qualche pesciolino amico e molte compagne, tutte le mie compagne. -E' tutta una questione di gusti - ammise dubbiosa una Gialla - ma dimmi, fate sempre concerto di notte? -E' il nostro momento più bello, solo che gli uccelli stanno a guatarci e pàf ! ci piombano addosso. -Per la verità - rise un boccio lungo e carnoso, dispettoso

e viziato, perché era della più bella pianta di Rosse - mi date fastidio col vostro grà-grà! La raganella ci rimase male. -Non te la prendere - la consolò il Fringuello - sono solo

dei fiori! -Non te la prendere - fecero eco le Bianche - rimani pure con noi. Rico stava passando con una carriola di ghiaia da spargere nel viale e, interrompendo il lavoro si passò il braccio sulla fronte, col gesto abituale di quando era affaticato, ma vol

gendo lo sguardo sui fiori si consolò ad ammirare la loro bel lezza: scrollò due gambi che erano pieni di moscerini, tolse due o tre foglie secche dalle Bianche e smosse la terra delle Rosa. La raganella osservava. -Quando vi porta l'acqua? — chiese poi. -Tutte le sere e quello è per noi il gran momento della giornata, quando l'acqua squisita penetra dal terreno nelle

nostre radici, fino alle foglie, fino ai petali.


-Sarà. Per mio conto il momento più bello è quando riesco a infilarmi nel becco qualche moscerino saporito - rise il Fringuello. -E per me quando riesco ad arraffare qualche osso, possi bilmente con qualche cosa ancora attaccato! — abbaiò festoso

lo spinone Tim, grande amico delle Rose, dei fiori tutti, del Fringuello e del mondo completo, eccezion fatta per Bacò, il gatto persiano, tanto presuntuoso quanto falso. -O, Tim, vedi un po' che abbiamo un'ospite - gli confidò una Gialla. -Questa? Santo cielo com'è piccolina! E perché tremi tutta? -Per timidezza, credo, e poi le raganelle tremano sempre. -Riportatemi allo stagno - implorava con gli occhi la ranettina.

-Non ti piace stare qui? Senti come è tiepido il sole: stai con noi, ci racconteremo delle storie... -Se proprio ci tiene tanto allo stagno - riprese Tim - cer chiamo di accontentarla. Dimmi, raganella, vuoi essere ac compagnata in taxi? -Se non è troppo disturbo ... -No, via per questa volta dato che il cancello è rimasto socchiuso, ne approfitterò. Ma tu, mentre ti accomodi accanto al mio collare, non ti muovere troppo perché soffro il solle tico e mi viene un abbaiare convulso da far correre tutto il vicinato! - rise Tim. Così lo spinone, con la raganella accomodata sul collo, si avviò trotterellando verso il cancello, nella direzione dello stagno, lungo una stradina solitària che lui conosceva benissi mo. Le rose ripresero le loro conversazioni. -Mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto le nostre com-


pagne, colte stamani. Fringuello, tu che puoi, vola un po' accanto alla casa e guarda dai vetri in che vaso sono state collocate.

-Agli ordini! — il Fringuello era un perdigiorno e si diver tiva parecchio ad ascoltare i discorsi delle madame, però era anche servizievole. -Vado e torno - disse allargando le ali.

Rico tornò con l'innaffiatoio, i bocci la smisero di lamen tarsi della sete, il sole salì ancora nel cielo. Il Fringuello ritornò senza più voce nel becco. -Allora? - chiese una vecchia Gialla, riferendosi alle com pagne - le hai viste? -SI, le hanno messe in un vaso di cristallo, ma poi... -Ma poi? - la curiosità dei fiori non aveva limiti. -Poi è arrivata una bambina piccolissima, si è portata al tavolo, è riuscita ad allungare le manine fino al vaso, le rose si sono rovesciate e lei, con quelle mani grasse ha tolto tutti i

petali fino a farne un mucchio soffice! -Ohimè ohimè — gemevano le Rose. -Poverette le nostre compagne... chissà a noi che cosa capiterà - aggiunsero le Gialle. -Bisogna punire quella bambina - decretarono le Rosse, senza esitare. -Via - dissero le Bianche indulgenti - quando sono piccoli non sanno cosa fanno. -E allora? -Bisogna perdonare ... -Perdonare un corno!-le Gialle erano furibonde - occorre invece decidere quale punizione dare! -Pungere, pungere, pungere! - gridarono i bocci delle Rosse. Il giardino era tutto un brusìo: pareva che un vento parti-

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colare muovesse le teste delle rose: erano invece le loro parole che le facevano fremere di sdegno.

Un maggiolino e due belle farfalle, attirati da quell'agita zione si avvicinarono e chiesero conto del perché. -Ve lo dico io il perché di tanto chiasso - e un Ireos si sporse dal bordo fiorito a fare le sue confidenze — le madame vogliono vendicarsi! -Per che cosa?

-Perché una bambina capricciosa ha strappato i petali alle rose colte da Rico stamane e collocate nella villa. -E' una brutta cosa rovinare i fiori, ma i bambini ne com binano di ben altre. — sussurrò la Farfalla. — Pensate che a una mia amica hanno strappato le ali...

Seguì un attimo di silenzio assoluto. I fiori, gli insetti, il Fringuello erano inorriditi. -Si può essere così cattivi? - ricominciò una Gialla. -Sono dei mostri e bisogna vendicarsi! -Non siamo del parere - la spalliera delle Bianche si don dolava in segno di dissenso.

-Storie! Altro che indulgenza ci vuole! Una lezione la si deve dare a questa bambina: bisogna pungerla, pungerla e farla piangere: appena comparirà e si avvicinerà a noi... ve drete! In fondo al viale si muoveva qualcosa: con rumore legge ro, di ghiaia appena toccata: una piccolina, col grembiule macchiato di cioccolata e i riccioli spettinati avanzava tra balloni, trascinando per un braccio una bambola male in arnese. Felice di essere sgattaiolata fuori di casa, volse la sua atten

zione alle magnifiche aiuole di fiori. Come fu vicina alla aiuola delle Rosa si fermò, alzò i grandi occhi turchini, esta tica.


-Ora ... ora ... - dicevano le Rosa - quando sarà più vici na ... più vicina ... la pungeremo, oh, se la pungeremo! -Non sembra tanto brutta ... pare quasi una rosa anche lei. -Cosa farà ora? Ci toccherà? Le potremo bucare le mani con le nostre spine? Le Gialle trattenevano il respiro, le Rosse stavano per scoppiare dall'ansia dell'attesa. Piano la piccola trotterellò; tese una mano grassa, fece cadere a terra la bambola ... e accarezzò i fiori con garbo. -Belli... belli... - continuava a balbettare. Raccattò la pupattola, se la trascinò accanto alle Gialle.

Anche qui ricominciò: -Belli... belli... - e sorrideva felice, schiudendo la bocca sulle perle dei dentini candidi. Era felice e non sapeva quale aiuola ammirare di più. Improvvisamente diede un grido e si avviò alle Rosse. L'attesa del giardino era indescrivibile. -Ora si buca le mani... ora se le buca ... - sussurravano le Rosa. Invece la bambina si accontentò di aspirare il profumo senza toccare. E fu la volta delle rose Bianche: davanti a loro l'ammira zione si trasformò in un gesto di affetto: tentando di stare in

equilibrio, si alzò sulla punta dei piedini e indirizzò alle rose tanti baci. -Oh, che tesoro! - le Bianche erano commosse e avevano dimenticato ogni rancore. -Tinin! - la mamma già arrivava di corsa per il viale a riacchiappare la figlia, che venne accompagnata via, mentre la bambola rimase a giacere proprio accanto al bordo fiorito degli Ireos. -Bè ... le cose sono andate in altra maniera da come imma ginavamo - cominciò il Fringuello. io


-In fondo è una bambina simpatica-ammisero le Farfalle. -Uhm! — le Gialle erano ancora dubitose. -Ma se è un amore! - gridavano le Bianche. -Sentitele! Chi le tiene più! — schernirono le Rosse, ma forse erano un po' invidiose perché la padroncina non le ave va accarezzate.

Quando Rico entrò nel giardino per la innaffiatura pome ridiana urtò con il suo scarpone la bambola dimenticata che finì completamente tra gli Ireos. -Ti sei fatta male? - le chiesero i fiori. -Insomma ... sono un po' sbalordita e ho freddo - rispose

la bambola che capiva benissimo quel linguaggio. -Ora provvederemo noi - dissero le rose e tutte scossero le corolle facendo cadere qualche petalo. -Per favore - dissero al Fringuello - raccogli i petali e

copri la bambola, prima che la rugiada della notte la bagni. L'uccellino ebbe il suo bel da fare a beccare i petali multicolori e a farne una coltre leggera per la pupattola. -Grazie - sospirò questa alla fine - siete molto gentili tutti quanti. Sto bene, da voi, nel giardino.

La sera scendeva e tra poco il faccione della Luna avrebbe rischiarato le aiuole col suo argento. -Crì-crì-crì — cominciò un Grillo canterino. -Crì-crì-crì - fecero eco altri e altri ancora. Ma le rose non dormivano: stavano ancora chiacchierando fra loro della bambina che era venuta a trovarle e, curiose come sono, desideravano sapere molto di più circa la loro visitatrice. -... Raccontaci qualcosa di lei - chiesero le Bianche, rivol gendo alla bambola le corolle. E la bambola si rizzò a sedere. Vi stupisce? Ma no, di notte le bambole si animano tutte e pare che siano vive. n


-Vi dirò - cominciò la pupattola, raccogliendosi da lato i capelli sparsi - io appartengo alla sorella maggiore di Tinin, la mia vera padrona è Lalla, ma da quando la piccola mi ha scovata, addio tranquillità, me ne ha fatte di tutti i colori, ha perduto i miei vestiti, le scarpine, mi ha disfatto la treccia, insomma mi vedete, no? -Domani ti cercherà, allora. -Oh, statene certe, domattina verrà a cercarmi, magari entrerà nelle aiuole... Ahi, ahi! così non andava bene: essere calpestati per i fiori è gravissimo. -Mi metterò più in vista, così - la bambola si spostò verso

il viale. -Intanto vogliamo saper il tuo nome - esclamò una Gialla. -Il mio nome è Poupette e provengo da uno dei migliori negozi della città, dove abitano le bambine in inverno. -Quante arie ... - rise in sordina un boccio. -Tu dormi, i discorsi sono per i grandi - bofonchiò la madre, ma il boccio fece solo finta di rinchiudersi, invece stava a sentire, perche le rose, tutte le rose, sono curiose, ma così curiose che al posto delle orecchie che non hanno, cre scono loro in continuazione le spine. -Continua a raccontarci — dissero ancora le Bianche a Poupette.

-La sorella di Tinin è una padroncina adorabile: si chiama Lalla e cerca sempre di rimettermi in sesto, mi rifa con garbò la treccia, mi sta preparando un nuovo abitino - sospirò povera bambina! -Perché povera? -E' zoppa. Ha avuto una febbre terribile ed è rimasta offesa ad una gamba. -Oh!... —la sorpresa dei fiori era un sospiro di compassione. 12


-Non ci dispiacerebbe essere colte per lei - aggiunsero le Rosse. -Domani... domani... domani...

Ormai il giardino dormiva. Sotto il riflesso della Luna il Gelsomino profumava violento. Le Peonie muovevano dolce mente le corolle, nel sonno: forse sognavano di avere il pro fumo delle loro cugine. Gli Ireos riposavano e l'aroma sottile aveva fatto addor mentare anche Poupette. La spalliera delle Bianche parlava ancora sommessamente a un Grillo lì vicino nell'erba che interruppe il suo canto. -Ora fate silenzio: se non dormite domani sarete brutte: ora canto io, canto io ... -Grà-grà-grà — echeggiavano le Raganelle dallo stagno. -Crì-crì-crì - rispondevano i Grilli - come sono curiose e chiacchierone le rose. Quanta pazienza per farle addormen tare! Al riparo degli Ireos, Poupette sognava di essere tornata la bambola di lusso che trionfava nella vetrina del grande nego

zio: poi cadde l'umidità della notte, che si posò in molte goc cioline sui petali, sulle foglie, sui gambi dei fiori. Sapete com'è un giardino, di notte? Non siete mai andati a vedere il sonno dei fiori? Pare che respirino: adagio adagio rinfrescano i loro pro fumi e i loro colori per il mattino seguente. Rico ci vedeva poco e, quando alla mattina entrò nel viale grande, facendo scricchiolare la ghiaia sotto i suoi scarponi, non si avvide della bambola gettata a terra: si avvicinò alle aiuole per tagliare un po' di rami secchi, scrollare gli insetti nocivi e i maggiolini dormiglioni che cercano riposo proprio nel cuore delle rose.


Ma per quella giornata niente forbici, niente mazzi recisi, anche se le rose avevano deciso che per la bambina zoppa si sarebbero fatte tagliare volentieri. Gli Ireos borbottavano di aver riposato male per tutte le chiacchiere notturne, il Fringuello rideva e si divertiva, le

Farfalle parevano ridipinte tanto erano belle sotto il sole di giugno, un boccio, alla pianta delle Rosse si aprì di colpo per ammirare lo spettacolo della mattinata serena: ma nel giar dino rimaneva un'attesa ... un'attesa ... un'attesa di novità. Arrivò Tinin, barcollando sulle gambette troppo corte e

grasse, battendo le mani felice e gridando la sua gioia alle rose; il Fringuello la guidò ai piedi di Poupette che venne così riabbracciata dalla bambina. Ecco... ecco... le rose trattenevano il respiro. Dal viale avanzava un'altra figuretta. -Sarà Lalla...

-Sarà lei? -Non vedete che zoppica?

La bambina si portò vicina a Tinin, le diede la mano, cercò di riaccompagnarla a casa, ma Tinin si mise a fare un capric cio bellissimo con certe urla che salivano al cielo: e Lalla con santa pazienza a tentare di convincerla. -Oh, no, no - dissero le rose - così non andiamo bene. Alla fine, visto che non riusciva a calmare la sorellina, Lalla si portò accanto alle aiuole, guardando le rose con molto interesse. -Belle - disse accarezzandole - che profumo avete! - e accostava il viso per respirare meglio: con mani gentili tolse qualche foglia secca dai rami, toccò delicatamente i bocci e si perse a contemplare le Farfalle: pareva così felice che le rose stavano immobili ad osservarla. Improvvisamente si ripiegò sulla gamba malata, con un gemito e si lasciò andare per terra, continuando a lamentarsi.


Le rose erano costernate. Cosa potevano fare per quella bambina gentile che soffriva tanto? Almeno consolarla ... parlarle? ecco, parlarle ... Fu allora che accadde un fatto strano e bellissimo: forse perché Lalla era tanto cara e sfortunata, forse perché i fiori 10desideravano troppo... si creò un discorso fra le rose e la bambina. Cominciò con un sussurro sempre più vicino, sempre

più insistente, così che Lalla, dimenticando il male si trascinò più appresso alle Gialle e porse orecchio al rumore insolito.

Era rumore o bisbiglio? Credeva quasi di distinguere delle parole, parole... -... povera bambina. -Dite a me? - chiese stupita. -Sì, sì, a te. Ci dispiace che tu soffra: parla con noi, forse

11dolore ti passerà. La sorpresa fu tale che Lalla dimenticò veramente la sua gamba disgraziata e rivolse la parola alle sue interlocutrici. -Davvero mi potete parlare? Siamo ancora nel regno delle

fate? -Fate ... fate... fate... - pareva ripetessero i fiori - parla... parla. -Cosa vi devo raccontare? - chiese Lalla ancora sbalordita - ma voi come mi conoscete? -Ce lo ha detto Poupette. -Parla Poupette? Ormai la piccola zoppa aveva dimenticato i suoi crucci, le guance si erano ravvivate di colore, gli occhi le ridevano at

tenti, mentre seguiva divertita il bisbiglio dei fiori. -Ti fermerai alla villa? — riprese una rosa grossissima. -Tutta l'estate. -Allora diventeremo amiche! Ti metteremo a parte dei nostri discorsi!


-Quali discorsi? -Quelli delle rose, diamine. -Bene, io sarò molto contenta di avere tante compagne, perche le mie amiche trovano che sono una compagnia noiosa; 10non posso correre e saltare e andare in bicicletta ... — tacque un po' vergognosa. -Via, via, devi buttare la malinconia: ci penseremo noi a tenerti allegra e tu ci racconterai della tua vita. Ti piace andare a scuola? -Abbastanza. Ma ora vedrò di procurarmi una poltron cina, per rimanere accanto a voi in pace e tranquillità. Tim entrava nel giardino festoso e scodinzolante e Lalla, accarezzandogli il testone lo mise a parte di tanto avveni mento. Per fortuna anche Tim capiva i discorsi dei fiori e si rallegrò moltissimo per Lalla.

Cominciò così un periodo divertente sia per la bambina che per il giardino delle rose. La rosa Rossa aveva raccontato di essere originaria dell'In

dia, le Gialle che erano nate in Olanda, che gli amici dei fiori erano gli uccelli, le farfalle, i maggiolini verdi e le raganelle. Che le cesoie di Rico erano molto temute, ma non più delle forbicette, insetti terribili che distruggono tutto. E che infine 11nemico numero uno era la Grandine, che lasciava le rose decimate e completamente sfigurate. -Quei chicchi di ghiaccio — aggiunse una Bianca — sono maledetti per noi. Piovono fitti fitti e ci spaccano tutte. -Anch'io temo il freddo e il maltempo - confidò Lalla -

per me è impossibile tenere l'equilibrio quando si scivola sul ghiaccio. -Figurati che noi, d'inverno, diventiamo solo dei rami secchi e neri e spenti che Rico copre con la paglia per difen dere dal gelo.

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-... il freddo punge... attraverso la paglia vediamo tutto ammantato di bianco - rincarò una Rosa - è tanto triste: la

casa chiusa, il giardino muto, gli insetti e le farfalle finiti, spariti... Lalla si consolava: erano in tanti a soffrire il brutto in verno. Ma col passare dei giorni l'amicizia dei fiori aumentava sempre e sempre di più Lalla si affezionava ad essi, tanto che le rose decisero di premiare la nuova piccola gentile amica. -Sapete che cosa dobbiamo fare per lei? - disse una Gialla. -Che cosa? - chiesero le altre. -La eleggiamo nostra principessa!

-Questa è una splendida idea! -Però ... - obbiettò una Rossa - però ... non è una rosa ... e nemmeno un fiore ...

Un attimo di titubanza passò sulle aiuole. -Via! - echeggiò il Fringuello che aveva ascoltato - è

addirittura una bambina e il titolo di principessa delle rose le calza a meraviglia! I fiori furono convinti e scrollarono le corolle verso il viale per farne un tappeto trionfale.

Quando il passo zoppicante di Lalla cominciò a muovere i sassolini le rose spalancarono le corolle con attenzione. -C'è stato vento che ha scrollato tanti petali per terra? — chiese meravigliata la bambina, - o deve passare un personag gio importante su questa corsia colorata? -Ih ... - un boccio scoppiò a ridere - tu sei importante! -E' per te - dissero tutti i fiori. -Io non compio gli anni, oggi... e nemmeno è il mio ono mastico ... -Ma noi ti vogliamo eleggere nostra principessa! — gridò

esultante la Rosa più bella. 18


-Viva! Viva! Viva! - echeggiò il coro, che a Lalla parve una musica meravigliosa. -Vi ringrazio, per la verità non sono una gran princi pessa, con questa gamba che ... -Niente. Noi vediamo solo la tua gentilezza, il tuo inte resse per noi, i tuoi occhi e il tuo sorriso!

La bambina tentò di inchinarsi verso le sue cortigiane e si volse alle Rosse.

-Parlatemi della principessa indiana che vi coltivò una volta. -E' successo tantissimi anni fa, ma tra noi Rosse ci tra mandiamo le memorie della nostra origine: c'era una princi pessa meravigliosa che portava una mezzaluna di diamanti a

fermaglio del velo e si chiamava Nai-pur, cioè stella del cielo, e aveva mani morbide e carezzevoli che lisciavano con amore i nostri gambi. -Non si pungeva? — chiese Lalla assai stupita. -Noi, allora, non avevamo le spine, non lo sai? Eravamo liscie liscie. Ma, una notte, dei predoni tentarono di rapire Nai-pur. Come l'orda dei briganti si avvicinò, le rose rosse, che ormai erano cresciute in fitta siepe accanto al palazzo, buttarono cento e cento spine acutissime, che graffiarono i ladri, stracciando loro carni e abiti e rimandandoli indietro.

Da allora noi Rosse abbiamo le spine più forti e acute delle altre rose. -Questa non la sapevo proprio - disse la bambina inte ressata. -Senti anche la nostra di storia ... senti, senti... - dissero

allora le Gialle. -Veniamo dall'Olanda, così ci è stato raccontato da madre a figlia. Là sono posti molto interessanti, dove la gente tiene in gran conto i fiori. Ci sono mulini a vento che girano le



pale; ci sono piccole case colorate, con tende candide alle fine stre, ci sono bambini e bambine con buffi zoccoletti ai piedi. -Mi piacerebbe viaggiare e viaggiare e non stancarmi mai... - sospirò Lalla piano. -Tu devi andare a scuola, leggere tanti libri e rinforzarti: sono certo che col tempo la tua gamba guarirà ... - disse an cora il Fringuello, posandosi delicatamente su una rosa. -Vedrai... vedrai... vedrai... - pareva ripetessero in coro tutte le rose.

Lalla socchiudeva gli occhi. -Come sono cari - pensava - quasi mi illudo davvero di poter guarire: chissà che il loro augurio non si avveri? che le fate non esistano ancora... non è già una magia parlare coi

fiori? Quella notte la bambina sognò di avere in testa una corona di rose Rosse e uno scettro d'oro in mano. Poi, al mattino, appena sveglia, si portò alla finestra, per buttare un'occhiata alle sue suddite.

Come mai non c'era il sole? Il cielo era plumbeo, gialla stro. Dalla finestra Lalla vide Rico che potava i rami secchi, passeggiando lento. -Buongiorno Rico, che brutto cielo stamattina! -Nuvole, stai tranquilla, nuvole di passaggio. -E se fosse un temporale?^ -Può essere. Non fa danno. -Nemmeno se c'è la grandine? -Macché, non è luce da grandine: e se proprio, tengo sotto

la tettoia dei grandi fogli di plastica, per proteggere le aiuole. -Speriamo... -Certo, spero proprio. Non ho mai avuto un giardino così smagliante. Non me lo so davvero spiegare, ma sono rose tanto belle da esporre ad una mostra. 21


Lalla sorrise fra se. Lo sapeva bene lei perché le rose erano cosi stupende... erano felici di essersi fatte amiche di una

bambina! Volle scendere a rendersi conto della situazione. -Buongiorno, mie care! Non ricevette risposta. Ripetè la domanda, più forte, ma un brusio, solo un brusio pervenne alle sue orecchie. Che si fosse rotto l'incantesimo? La bambina si avvicinò

alle Gialle e le parve di sentir piangere. -Abbiamo paura ... paura ... paura ... - gemevano le rose non vedi che tempo? Quella luce strana vuole annunciare la

Grandine! la Grandine! -Via, non dovete temere, anche Rico non prevede nulla di grave! -Non capisce niente. Povere noi! -Su, smettetela, ditemi che cosa posso fare io. -Lalla ti chiediamo una grossa fatica: devi coprirci tutte con quei fogli là, sotto la tettoia, provaci almeno, te ne pre

ghiamo! -Certo che proverò, state tranquille, sono o non sono la vostra principessa? E si avviò zoppicando verso la tettoia. -Se chiederò aiuto nessuno vorrà ammettere che la gran dine sia in procinto di cadere, invece i fiori la sentono, mi arrangerò da sola ... - pensava.

Con parecchia fatica ripetè l'operazione più e più volte, fino a che rimase scoperta solo la lunga spalliera delle Bian che. E qui gli sforzi si raddoppiarono perché la statura di Lalla era piuttosto esigua e la gamba malata si faceva sentire con violenza. Le nuvole si erano addensate, diventavano tutte nere, bor22


date di sangue agli orli e nel cielo livido saettavano i bagliori di un prossimo furioso temporale. La voce della mamma chiamava la bambina mentre Rico, arrivato all'ultimo minuto aiutava a completare l'opera, pro prio quando le forze della principessa delle rose stavano per mancare del tutto. -Cosa diamine facevi in giardino con questo tempo? - si preoccupò la mamma. -Glielo dirò io, signora — rispose invece Rico, togliendosi il cappello gocciolante - glielo dirò io cosa faceva! Ha coperto tutte le rose e me le ha salvate dal disastro. Guardi! Il giardino si era fatto bianco come la neve: il temporale non accennava a smettere e il vento fischiava mentre la gran dine continuava a cadere cattiva insieme alla pioggia. -Io non avevo previsto un guaio simile - continuava Rico — solo lei ha indovinato, come avrà potuto capire una bam

bina così piccola? Lalla taceva, stesa sul divano, coperta di lana, mentre le fitte di dolore alla gamba si facevano insopportabili. Pensava solo che una principessa ha dei grandi doveri verso i sudditi.

Ma dopo la fatica di quella brutta mattina, Lalla dovette restare a letto quattro giorni in fila, ferma, tranquilla ad annoiarsi per riposare. E pensava alle rose che sarebbero fio

rite, ai maggiolini in agguato nei cuori dei fiori, alla strana fortuna che aveva di poter parlare eoa fiori e un po' si conso lava. -Chissà - sperava tra sé - chissà che non si avveri l'altro miracolo di poter presto correre come gli altri bambini... Il Fringuello veniva sovente a distrarla dai pensieri malin conici recandole notizie dal giardino e mettendola al corrente

delle novità. -Io sono curioso - confessò l'uccellino - volo dappertutto



e ascolto tutto, così sono venuto a sapere che presto ci sarà,

nella piazza del paese, una esposizione di fiori di tutti i giar dini qui intorno. -Dobbiamo subito informare Rico. Le nostre rose vince ranno di sicuro! E Rico diventerebbe famoso!

Quella notte Lalla sognò Rico col petto coperto da meda glie come un ammiraglio di fama internazionale e rose così grandi e meravigliose che strappavano grida di stupore e di ammirazione nei giudici della gara ... e sognò anche di correre pazzamente cantando di gioia. Nel giardino le rose conversavano col Fringuello, discute vano sul giorno dell'esposizione, si eccitavano all'idea di es

sere le più belle possibili, discutevano quali sarebbero state della grossezza giusta per comporre il famoso mazzo. -Ah — sospirò piano una rosellina Bianca, delicata come un pizzo di porcellana - vorrei proprio dare questa soddisfa zione alla nostra principessa, se la merita. -Meriterebbe anche che qualcuno la facesse guarire... aggiunse una Rosa. -Se esistessero ancora le fate ... - cominciò un boccio Gial lo. -Le fate ... le fate ... saranno mai esistite? -Certamente sono esistite, e ora sono nascoste in luoghi remoti dove non sappiamo trovarle - definì una Rossa. -Non lo sai tu, che voli dappertutto? - chiesero al Frin guello. -No davvero! - ammise sconsolato l'uccellino. Intanto Rico preparava i suoi splendidi prodotti con cura ancora maggiore, eccitato all'idea di vincere il premio e Lalla ottenne il permesso di alzarsi e uscire per vedere i preparativi.

Fu accolta dai fiori con lunghi saluti e molti ringraziamenti per quello che aveva fatto a loro riguardo.


-Noi desideriamo ancora una cosa da te - chiese una Bianca. -Agli ordini! — scherzò la principessa.

-Vogliamo che tu ci presenti al palco di esposizione! -E Rico? -Certo verrà anche lui... ma tu sei Lalla ... fatti bella ... sarai come un fiore. Neanche a farlo apposta la mamma aveva regalato a Lalla un abitino tutto a roselline, così che la presentazione sarebbe stata perfetta. Rico comparve con un enorme cesto appeso al braccio e i fiori ne compresero il motivo: le forbici cantavano e i gambi si moltiplicavano distesi nel cesto, alla fine il grosso canestro parve una aiuola incantata dal profumo inverosimile. -Se non vinciamo il premio noi... non mi chiamo più Rico - borbottò l'ometto, convinto del fatto suo. -Ti sarò accanto per presentarle! - esclamò festosa Lalla e i fiori l'ammirarono infinitamente. Rico le dette la mano e si avviarono entrambi, il vecchio e la bambina, reggendo il grande canestro fiorito, verso la piaz za addobbata a festa dove, su un grande palco di legno, veni

vano appoggiati gli esemplari floreali delle diverse prove nienze. Quante ceste, quanti vasi, e quanti fiori! Lalla sussultò: ce n'erano di talmente belli che... ma no!

era impossibile, le sue suddite erano le più vive, le più vere di tutti. Ancora chinò la testa verso il cesto e disse brevemente: -State ritte più che potete, siate splendenti e trionfanti!

Cominciò la fila dei presentatori a salire a cospetto dei giudici, vantando la qualità e il pregio dei prodotti. La folla in piazza si era infittita, tutti osservavano con

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attenzione. Rico era molto intimidito: girava e rigirava fra

le mani callose il cappello nero della festa e si sentiva soffo care nel colletto inamidato della camicia bianca.

Quando fu la sua volta Lalla lo prese per mano e, claudi cando appena, si avvicinò ai giudici, mentre tutti gli astanti seguivano le sue mosse.

-Io sono la bambina di villa Stella e lui è Rico, che ha coltivato queste rose meravigliose. Il cesto venne sollevato tra mormoni crescenti di ammira zione. -Sono molto belle le tue rose - disse uno dei giudici - le

hai colte tu? Hai aiutato a coltivarle? Lalla taceva imbarazzata.

Fu Rico che, vincendo la sua timidezza, spiegò quello che la bambina aveva fatto, malgrado la gamba malata, per sal

vare i fiori dalla grandinata. -Sei proprio una brava floricultrice. Come ti chiami? -Mi chiamo Lalla - disse e con un sorriso delizioso tentò

un piccolo inchino: ma il dolore alla gamba la riafferrò e le strappò un gemito. -Fatela sedere, per favore - chiese Rico - è appena stata ammalata...

Così Lalla finì tra i giudici che la guardavano con simpatia e cercavano di consolarla. Le rose nel cesto fremevano. -Se ci fossero le fate ... se ci fossero le fate per aiutarla ... diceva una Rossa disperata. E veramente ci fu qualcuno che aiutò Lalla. No, non le fate, ma un signore alto alto, dai ridenti occhi azzurri pieni

di bontà e di arguzia. Le si avvicinò, le sollevò il mento fra due dita e disse: -Ciao, Lalla! ^7



-Buongiorno... io non ti conosco ...

-Ma io sì! Sei la bambina che ha portato il cesto con le rose più belle. Allora tutti i giudici si alzarono e proclamarono a gran voce che i fiori di Lalla e di Rico avevano vinto il primo premio.

Poi il signore alto riportò la bambina a casa, portandola in braccio, mentre Rico non sapeva più cosa pensare. Ma a casa si venne a sapere che il signore alto era un chirurgo famoso che operava i bambini agli arti ammalati, anzi aveva una clinica altamente specializzata in questo genere di operazioni

nella città vicina. E aveva già capito che la gamba di Lalla si poteva guarire con uno speciale intervento e una terapia sco perta da poco e già adottata con successo nella sua clinica. Ci volle poco a persuadere la mamma che era bene traspor tare subito la bambina all'ospedale per sottoporla a queste nuove cure. Lalla era stordita, non sapeva nemmeno se fosse o no con tenta: e sì che le sue protette avevano vinto il primo premio

e la sua gamba aveva molte probabilità di una guarigione perfetta. Si addormentò a notte fonda, dopo aver parlato e parlato ancora con i fiori recisi che aveva voluto nella sua camera. -Non avrai più tempo per noi... - aveva detto una bella Rossa con un po' di malinconia. -Anzi! potrò stare in giardino senza temere l'umido e il

freddo. -Ci saranno le tue amiche ... -Ti vorranno a giocare nei loro giardini... -Girerai in bicicletta ... -Oh, insomma - proruppe alla fine Lalla - mi volete allontanare da voi?


-A che cosa ti serviranno i nostri discorsi? -Come! Sarà sempre un meraviglioso segreto che nessuno

indovinerà! -Speriamo ... speriamo cara principessa. -Voi cercate di essere belle bellissime, di procurare una fioritura straripante anche per quando tornerò e non datevi tante arie perché avete vinto il premio! Ma le rose tacquero. L'indomani Lalla venne portata nella clinica dove si fermò tanti e tanti giorni. Passarono le settimane, passò un mese intero. L'estate aveva raggiunto il suo culmine e ora cominciava a declinare leggermente. Nel giardino delle rose le giornate si susseguivano tran

quille. Qualche temporale, qualche assalto di maggiolini e di forbicette, le solite chiacchiere col Fringuello, incaricato di te nersi sempre al corrente di quello che fosse accaduto nella villa. -Come starà? -Dicono che cominci ad alzarsi... -E' guarita? -La vedremo presto? -Non resterà in città senza salutarci? -Tornerà, tornerà, tornerà. Tinin era cresciuta e Poupette era diventata calva per le troppo frequenti pettinate della piccola che stava sperimen tando con entusiasmo l'uso del pettine nelle chiome della bambola. Tim scodinzolava sempre festoso, Rico, solerte e laborioso non tralasciava un solo giorno le sue cure ai fiori, le Farfalle avevano cambiato i colori delle ali, le Rondini si preparavano quasi a partire e le Rose si sforzavano di preparare la fiori tura di settembre come un trionfale canto d'addio.

3


Finché una mattina il Fringuello gridò ai quattro angoli che Lalla sarebbe ritornata a casa quel giorno stesso. Finalmente, finalmente. Rico si dette da fare a rastrellare almeno una ventina di volte il viale grande, a mondare le aiuole, a potare i rami secchi, a innaffiare i fiori, a cogliere un gran mazzo di rose e

bocche di leone per festeggiare la guarigione della padroncina. Così che quando Lalla tornò, definitivamente guarita, tro

vò festa grande nella villa e nel giardino. Trovò sul tavolo una grande torta arabescata, una bambola nuova e una bicicletta fiammante, tanti libri e tanta allegria da parte di tutti i famigliari che non sapevano ancora capa citarsi del fatto meraviglioso che Lalla fosse guarita. Anzi non la lasciavano un istante, volevano sentire raccon tare da lei le giornate trascorse, la interrogavano continua mente, e... lei moriva dalla voglia di andare in giardino e ritrovarsi con le sue amiche che l'avevano aiutata e rallegrata con le vocine misteriose. Finalmente riuscì a sgattaiolare tutta sola. Voleva raccon tare anche alle rose tutto quello che aveva passato in quel lunghissimo mese di sofferenze e come le avesse sempre ricor date. -Care - esclamò - che gioia rivedervi! Siete sempre più

belle! La luce del tramonto dava ai fiori un riflesso dorato. -Che profumo - disse Lalla - il vostro delizioso profumo - e passeggiava ora disinvolta fra le aiuole, respirando l'aro ma squisito. Si avvicinò quindi all'aiuola delle Rosse per accarezzarle e ascoltarle. Appressò il viso e tese l'orecchio: ma non udì niente. Ripetè l'operazione con maggiore intento. Nulla. .

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-Oh, dico a voi, non mi salutate nemmeno?

Le Rosse rimasero immobili, ritte sui loro gambi irti di spine. Lalla era stupefatta. Provò con le Gialle, con le Rosa e alla fine con le Bianche. Ma non ottenne nessuna risposta. -Che cosa vi ho fatto? - gridò alla fine - perche mi trat tate cosi? Le rispose il cinguettìo del Fringuello. Ma era solo un cin guettìo ...

Allora Lalla capì. Capì che era stato un privilegio regalatole per consolarla del fatto di essere zoppa. Ora era guarita, era perfettamente uguale alle altre bam bine, era libera e felice, allegra e fiduciosa. Ma ... coi fiori non poteva parlare più.

Si avvicinò ancora all'aiuola delle rose più belle, le Rosa. -Care - disse a voce bassa - care ... vi ringrazio tanto tan to ... è anche merito vostro se ho conosciuto quel chirurgo e sono guarita... è merito vostro se le mie giornate di prima sono state allietate e confortate dalla vostra amicizia. Grazie... grazie della compagnia, grazie dei discorsi... — rimase un po' soprappensiero, le pareva impossibile di aver parlato così bene coi fiori... o non aveva sognato, alle volte? - scrollò la testa e sorrise con dolcezza. -... grazie e addio ... la favola è finita.


No.

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Cotti A. Aebli/Locati Oberle M. Salati P. Trub/Bernasconi Medici M. Clerici P.

II santo comperato Furto - Incendio - Infortunio Casetta bianca Afganistan, giorno e notte Le FFS mutano volto Vincenzo Vela James Brooke, il Rajà di Sarawak II segreto dell'aggi L'elicottero - gru volante

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II grande raduno dei cow-boys Gli echi del Sasso Melgone Un nido per Coche II lebbrosario di Sào Juliào Dalla Limmat alla RE 6/6 Tic tue tac II viaggio di Ulisse L'arte di guardare l'arte IFilibustieri del Mar dei Caraibi Bandiere nostre Aveva due babbucce Trotta, trotta cavalin

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Elisa Pirola Caneva: I discorsi delle rose Serie: Letture amene, da 8 anni in poi Le rose parlano? SÏ, ma solo con chi le può e sa ascoltare. E non solo le rose ma anche i cani, i fringuelli e le bam bole. Lalla, una bambina ammalata, di venta loro amica, e con loro passa tutte le sue giornate, e grazie alle sue ami che rose... Le ESG pubblicano opuscoli in lingua tedesca, francese, italiana e romancia. Tutti i titoli degli opuscoli ancora dispo nibili figurano nel relativo elenco.


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