Il lupo di Curio

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Francesco Gianferrari, Prisca Flecchia

11 lupo di Curio

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Il lupo di Curio di Francesco Gianferran illustrazioni di Prisca Flecchia

Edizioni Svizzere per la GioventĂš N. 2368



Cera un tempo, ormai lontano, nel quale

l'intera valle della Magliasina conobbe le scorribande di un crudelissimo lupo. Da anni si aggirava tra pascoli e selve, ma

inspiegabilmente aveva sempre assalito solo il bestiame degli abitanti di Curio. I pochi che l'avevano intravisto racconta vano di un animale possente, dallo sguardo feroce e di una furbizia senza pari.


Come tutti gli anni, al sopraggiungere dei primi freddi autunnali, mucche, pecore

e capre scendevano dai pascoli. Gli alpeggi si spopolavano. Per ultimi scendevano a

valle i casari, seguiti da qualche cacciatore solitario e poi sulle cime vi era solo una gran quiete. Il silenzio era però interrotto

dagli ululati del lupo! Essi riecheggiavano sinistri, quasi a voler ricordare a tutti la sua terribile presenza.



La bestia aveva finito le sue libere scorrerie tra i pascoli dove il bestiame, spesso incustodito, era sua facile preda e allora scendeva a valle, portando il terrore nell'abitato grazie alla sua audacia senza precedenti. Qualcuno affermava che, prima o poi, quel lupo spietato avrebbe attaccato pure l'uomo.


Prima dell'inverno, come consuetudine,

gli abitanti del villaggio trasportavano in paese il fieno dalle cascine piĂš discoste per rifornire le bestie tornate nelle stalle. Intanto i giorni si accorciavano sempre

piĂš, la temperatura scendeva finchĂŠ dal cielo cominciavano a comparire i primi

fiocchi di neve, ma gli abitanti del villaggio vigilavano. La bestia avrebbe colpito anche quell'inverno, ne erano sicuri, azzannando e uccidendo senza pietĂ ! Purtroppo non v'era stalla o recinto, per quanto robusti fossero, che potessero resistere alla sottile astuzia del lupo, aggiunta all'enorme sua ferocia.



In una fredda domenica d'inverno gli uomini di Curio, radunati in assemblea,

decisero dopo lunghe discussioni di organizzare una battuta di caccia senza precedenti. L'intenzione era di scovare

e uccidere quel lupo che da anni tormentava la loro vita. Ogni famiglia del villaggio era rappresentata da almeno un cacciatore.


L'indomani la battuta al lupo ebbe inizio: i numerosi uomini si divisero in due gruppi.

Il primo avrebbe battuto il monte Mondini, a sud del villaggio. Il secondo gruppo avrebbe invece perlustrato le selve

a nord del villaggio che costituivano il monte Gheggio. Se il lupo non fosse stato scovato, i due gruppi ricongiunti avrebbero rastrellato, risalendo tra

Novaggio e Miglieglia, il monte Lema.

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E cosĂŹ la caccia ebbe inizio. Partiti gli uomini in cerca del lupo, le donne

rinchiusero ben bene il bestiame nelle stalle e dopo aver sprangato le porte delle case raggiunsero nel tardo pomeriggio la chiesa per il Vespro, invocando con una preghiera comune l'uccisione del lupo in

modo da por termine alle stragi che da troppi anni affliggevano il villaggio. Passarono le ore; le voci dei cacciatori e l'abbaiare dei cani erano ormai lontani.

Quella gelida notte era però rischiarata dalla luna piena, la quale avrebbe sicuramente agevolato la caccia. Intanto

sul sagrato della chiesa gli uomini anziani, che per la loro etĂ non avevano partecipato alla caccia, discutevano

fiduciosi sull'esito della battuta, quando, ad un tratto, videro un bagliore improvviso

levarsi al limite del bosco, proprio verso le ultime case del villaggio.

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Ma quella è la casa della Zilia! urlarono. Bisogna suonare subito la campana a

martello!. Proprio mentre i primi rintocchi echeggiavano, le donne stavano uscendo

dalla chiesa. Non ci volle molto a capire quello che stava succedendo. Zilia gridò: Brucia casa mia! Che ne sarà di Michele!. E subito si precipitò verso l'abitazione. Le altre donne e gli anziani presenti le corsero appresso.

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Dalla casa ora si vedevano nettamente levarsi alte le fiamme. E in quella corsa

disperata il pensiero di tutti correva al piccolo Michele. Il bimbo era stato lasciato dormiente dalla madre nella culla, con il camino ben acceso per mantenerlo

al caldo. Sarebbero giunti in tempo o una tragedia si stava per compiere?

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Intanto un gruppo di cacciatori, già sulla via del ritorno, poiché raggiunto dal cupo suono della campana nonché dal bagliore dell'incendio, era sceso a rotta di collo

da un ripido sentiero. Trafelati e sudati gli uomini raggiunsero la casa in fiamme proprio mentre dal paese giungeva il capannello di donne con in testa Zilia. Le mucche, in preda al panico per il fuoco,

avevano sfondato la porta della stalla ed erano fuggite nel bosco, proprio,

è il caso di dirlo, in bocca al lupo!

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Sconvolta dal dolore, Zilia tentò di lanciarsi tra le fiamme nel tentativo di raggiungere il bambino, ma fu trattenuta all'ultimo momento e per un braccio dal marito

appena giunto con il gruppo di cacciatori. Qualche istante dopo, infatti, una grossa trave infuocata cadde con fragore al

suolo in un turbine di scintille ad un passo dalla donna. Le fiamme avevano ormai circondato l'intera abitazione ed era

impossibile entrare. Fu proprio in quel momento che tutti lo videro.

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Con grande meraviglia dei presenti, una grossa bestia nera balzò miracolosamente

da quel mare di fuoco e depositò al suolo un fagotto con i lembi della stoffa in parte bruciacchiati. Tutti i presenti allora proruppero in un'esclamazione di stupore. Zilia e Placido, il marito, si trovavano a pochi passi dall'enorme lupo. Lui se ne

stava guardingo, con gli occhi sfavillanti e le narici ansimanti. Tra le sue zampe anteriori stava Michele avvolto nel fagotto. Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi alla bestia. Solamente Zilia, spinta dall'amor materno, vinse ogni timore e si diresse verso il lupo.

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La bestia la guardò, retrocesse di un passo, come se fosse d'accordo che la donna raccogliesse il piccolo. Alcuni dei presenti

dissero poi che gli occhi torvi del lupo, proprio in quegli attimi, mutarono in un'espressione di dolcezza! Zilia raccolse

il piccolo Michele e poi indietreggiò lentamente.

Subito dopo il lupo diede uno sguardo al rogo, ai presenti, poi si girò verso la selva e lentamente, zoppicando, scomparve tra gli alberi. Nessuno sparò. Il lupo feroce, tanto

cercato, era lì vicino al villaggio, quasi in mezzo a loro! Ora però, come d'incanto, era di nuovo svanito nel buio della notte lasciando dietro di sé sgomento, ma anche gratitudine.

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Da quella notte nessuno piÚ volle parlare di caccia al lupo e, inoltre, da allora piÚ nessun danno al bestiame fu segnalato. La popolazione, pian piano, cominciò

a perdonare le malefatte del lupo, mentre sempre piĂš era oggetto di discorsi nei quali si distinguevano parole come riconoscenza e rispetto.

La primavera successiva Placido e Zilia ricostruirono, con l'aiuto di tutti,

la loro dimora proprio sulle rovine della vecchia casa distrutta dall'incendio. Passarono gli anni.

Gli attacchi del lupo erano cessati, tanto che molti pensavano che fosse migrato in altre regioni.

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Ma un giorno d'inverno, al tramonto, mentre fuori nevicava copiosamente, Zilia,

il marito e il piccolo Michele sentirono l'abbaiare concitato del loro cane. Uscirono per controllare cosa poteva averlo allarmato e allora videro, sull'aia a pochi passi dall'uscio, un grosso lupo. Egli stava disteso nella neve, ansimando e aveva gli occhi semichiusi. Si avvicinarono cautamente all'animale, ma senza nessuna paura, inginocchiandosi vicino. Il lupo era morente. Zilia, con circospezione, lo toccò sul dorso, poi senza piÚ alcun timore lo

confortò lisciandogli il folto pelo.

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Anche Michele volle accarezzare l'animale. Alla madre parve, guardandolo negli occhi,

che quelle carezze furono gradite dal lupo morente.

Placido e Zilia, con visibile commozione, lo adagiarono poi su di un grosso telo posto sulla slitta. Portato in paese, dove

la notizia si diffuse in un baleno, fu subito circondato da una piccola folla sulla piazza di Curio. Tutti gli abitanti del villaggio lo vollero vedere per l'ultima volta.

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Fu lĂŹ, su quella piazza che la popolazione di Curio decise, quasi fosse un'assemblea,

di scegliere quale emblema per il villaggio la testa del lupo. Di quel lupo feroce, che aveva causato cosĂŹ tanto danno, ma che aveva salvato da morte sicura

uno di loro!

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Oggi nel nucleo di Curio, in Piazza Fontana, si trova una bella testa di lupo scolpita nella pietra, dalla quale zam pilla un getto d'acqua, mentre sul gonfalone comunale fa bella mostra un lupo nero; senza dimenticare che nel la tradizione dialettale e folclorica del Malcantone, gli abitanti del villaggio sono comunemente additati come i lĂšv da CĂšr.

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L'autore Francesco Gianferrari ha già pubblicato nel passato altri racconti per le ESG. È docente di scuola elementare. La leggenda II lupo di Curio appartiene alla tradizione popolare malcantonese. Il mio racconto, pensato per bam bini di scuola elementare, è un libero adattamento della versione del signor Giacomo Giamboni pubblicata ne // Malcantone nell'ormai lontano 1971. Comunque, per diverse informazioni puntuali sulla leggen da, sono altresì debitore nei riguardi dei signori Giovanni Battista Tita Corti, Vittorio Lorenzetti, Gianrico Corti e Silvio Giamboni: a loro vanno i miei sentiti ringraziamenti. Il lupo ha ispirato fin dall'antichità, in quanto animale fe roce e temuto, una complessa simbologia in cui coesistono elementi mitici, magici, religiosi e psicologici. La particolarità di questa leggenda è che possiede tutte queste chiavi di lettura. Trovarle richiede una riflessione sul testo; quindi buona caccia a chi vuole compiere un simile approfondi mento e... in bocca al lupo!.

L'illustratrice Sin da piccola ho sempre amato disegnare. Crescendo ho deciso di approfondire questa mia passione frequentan do dapprima il Centro Scolastico delle Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano e in seguito la Scuola Universitaria Profes sionale (SUPSI) di Lugano. Grazie a questo percorso di studi mi sono diplomata quale decoratrice-espositrice ed in seguito anche quale designer SUP in comunicazione visiva e grafica illustrativa. Nel 2007 ho frequentato l'Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Corno. Attualmente svolgo la professione di docente di educazio ne visiva presso le scuole medie. Nel tempo libero mi piace dedicarmi all'illustrazione.


Francesco Gianferrari, Prisca Flecchia

II lupo di Curio Serie: Leggende da 8 anni

Narra la leggenda che in un tempo ormai lontano, un lupo feroce terrorizzava gli abitanti: : di un paesino del Malcantone. Essi decisero allora di farla finita e organizzarono una grossa battuta di caccia per abbattere la belva crudele. Però, in una notte di luna piena, tutto cambiò...


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