La scappatella di Ricciolino di Ruth Guinard Copertina e illustrazioni dell'autrice
Traduzione di Paolo Jelmorini
SG Edizioni Svizzere per la GioventĂš Zurigo
No 1842
Il musetto roseo di Ricciolino affondò ancora di più nel caldo vello di Lena, la mamma pecora. Se fosse nato gattino, avrebbe fatto le fusa talmente si sentiva bene e la giornata si annunciava ricca di felicità. Per cominciare, il latte tiepido gli darà tanta forza per le mirabolanti capriole di cui è già capace! Poi, la porta della stalla si aprirà: su un fondo luminoso di sole appariranno due bimbette, Clara e Sara, le figlie di Stefano il pastore. Esse lasceranno cadere tante risatine nelle sue orecchie, da fargli il solletico, e gli accarezzeranno la testa, dicendogli mille parole gentili, alle quali risponderà con le sue morbide moine...
- BuondÏ figlioletto, dice Lena. I sogni sono finiti Vieni a far colazione - Dopo, andrò al pascolo con il gregge. Stamattina l'aria è ancora troppo fresca per portar fuori gli agnellini, ancora qualche giorno di pazienza e potrai accompagnarmi anche tu. #
La mattinata passò secondo le previsioni. Ma il pomeriggio fu altra cosa! Ricciolino sentì un baccano insolito, un po' come se si festeggiasse qualcuno o qualcosa. Saltando sulla greppia, raggiunse una finestrella e lasciò vagare lo sguardo al di fuori. Ciò che vide quasi lo fece pre cipitare all'indietro. Come raccontare una cosa simile? Le pecore non avevano più lana. Ricciolino crollava il capo, costernato. La mamma assomigliava a un'arancia sbucciata e il papa, al suo fianco, era nudo come un verme.
La metà del gregge era svestita e lo spettacolo conti nuava.
Nelle braccia robuste dei pastori le povere bestie ubbi divano senza lamentarsi.
Le cesoie avanzavano nel loro vello come una tosaerba. Eppure, le pecore non sembravano né tristi né irritate. Solo dimagrite e buffe, ciò che aumentò l'indignazione di Ricciolino. Iperché gli martellavano la testa senza trovare una risposta. Allora si propose di sapere ad ogni costo. Calata la sera, posò mestamente il capo sul fianco nudo di Lena, ruminando dolore e rivolta. IIsonno non veniva. Cercò di contare dei bambini, ma la sola cosa che lo calmò fu il piano che ideò per l'indomani. Un vero piano da detective: 1Passare inosservato 2Osservare 3Seguire 4Interrogare Le mamme, si sa, capiscono immediatamente quando qualcosa non va nei loro bambini. Così, Lena notò subito al risveglio il comportamento bizzarro di Ricciolino. Il latte, che di solito beveva tanto ingordamente, si fermava in gola, bloccato dall'angoscia, poi risaliva con un giù giù preoccu pante.
-Ma come sei nervoso, figlioletto mio, cosa c'è che non va? -Niente, disse Ricciolino... Ma nell'istante in cui gli occhi di Lena incontrarono i suoi, scoppiò la rivolta: Loro ti hanno rubato la lana e quella di tutte le pecore per farne un gran mucchio. Non è giusto, che stupidi, bè bè bè...
Basta! disse Lena, sei ancora piccolo e non sai quasi niente della vita delle pecore. Ascoltami bene: LA LANA RICRESCE. Fra non molto, avrò un mantello nuovo. Stasera, ti spiegherò che cosa fanno con i nostri velli Calmati piccino, devi sapere che la tosatura non fa per niente male - anche la gente si taglia i capelli, nessuno ne fa un dramma.
Ricciolino rimase a bocca aperta. La lana ricresce questa frasetta spazzò via la sua rabbia, gli ridiede un grande appetito, tanto che mamma Lena ebbe appena ap pena il latte per saziarlo. Stefano stava sull'uscio, le pecore si precipitarono al sole.
Ricciolino si ricordò del piano preparato alla vigilia. Certo, si sentiva rassicurato, ma la curiosità lo stuzzi cava ancora, e giocare al detective, che tentazione ! Quando le ultime pecore uscivano dalla stalla, decise di fare altrettanto. Siccome non gli avevano ancora messo una campanella, passò senza far rumore all'ombra dell'ariete, poi si nascose dietro a un muricciolo da dove potè osservare senza essere visto, proprio come nel suo piano. I vicini si davano da fare attorno a un enorme mucchio di lana con la quale facevano grossi pacchi. Un furgoncino arrivò facendo marcia indietro, dentro vi ammucchiarono le balle.
Ricciolino rizzò gli orecchi: Invitavano l'autista a bere un caffè prima di ripartire, una pausa ideale che permetteva a Ricciolino di intrufolarsi fra i pacchi in fondo alla vettura.
Dopo un momento che sembrò interminabile, la porta si chiuse. Ci fu poi un fracasso confuso di motore e di saluti, l'avventura cominciava.
Dapprima attraversarono un vasto pianoro in fondo al quale cominciava la discesa verso la pianura, su una strada stretta sull'orlo di un precipizio. Amedeo, l'autista, guidava fischiettando. Ricciolino ridacchiò di nascosto fino al momento in cui si abborda rono numerose curve a S.
Nell'altro senso saliva un autocarro carico di cemento. La strada era troppo stretta per tentare un incrocio. Amedeo frenò a fondo. Ricciolino volteggiò, con la testa alla rovescia e si ritro vò seduto, tutto confuso, sul sedile davanti. La vettura si era fermata, l'autista gettò un'occhiata dietro per accertarsi che le balle avevano retto allo scos sone.
-Ma sogno, esclamò, c'è un agnellino al mio fianco! -Scusami, balbettò Ricciolino, mi sono nascosto nel tuo furgone perché voglio seguire la lana per sapere che cosa ne fanno. Ero dietro, ed eccomi davanti. Non l'ho fatto apposta...
-Questa poi!, disse Amedeo, un agnello che non segue la sua mamma, né le pecore né il pastore, che esce solo dalla stalla per rincorrere le balle di lana... Dovrei avvisare Stefano o ricondurti a casa, ma alla filanda mi aspettano. L'hai voluto tu, ebbene continuiamo
figliolo! Detto ciò, posò il berretto sulla testa del passeggero e filò verso la città.
Il traffico era intenso. Ricciolino guardava meravi gliato quel gregge di vetture di tutti i colori, pigiate come pecore.
Un pastore buffo, con il casco e la divisa, faceva passare
le une a destra, le altre a sinistra, fermando quelle di fronte con un cenno della mano.
Le pecore a motore erano ubbidienti quasi come le vere e se una di esse si azzardava a forzare il passaggio, un colpo stridente di fischietto la fermava. Ricciolino si mise a tossire, a starnutire, torcendo il muso. Amedeo sorrise. Non è piÚ il profumo dei prati di Canta-il-vento, piccino mio, qui non si respirano che i gas di scappamento e il fumo delle officine.
Eccoci arrivati alla fabbrica di tessuti. Entrarono in un cortile e si avvicinarono a un montaca richi. Alcune macchine enormi inghiottivano nuvoloni di lana - Tac-clac, tac-clic, che poi usciva dalla parte oppo sta: pulita, pettinata, leggera come i capelli dei bambini dopo lo shampoo ! Di macchina in macchina, la nuvola diventava un filo, poi una matassa che veniva immersa in un bagno di colore. Dopo di che, i fili rotavano vorticosamente e diventavano bobine variopinte per la tessitura o soffici gomitoli per i lavori a maglia. -Fantastico! gridò Ricciolino con voce ancora piÚ forte del baccano delle macchine. -Allora, chiese Amedeo, sei ancora arrabbiato con il genere umano? -Gli uomini fanno cose formidabili, ma le pecore intanto tremano dal freddo, lassÚ, senza la loro lana... -Non essere triste, piccino. Affrettiamoci un po', bisogna ancora passare nel negozio di Mariarosa per com perare alcuni chili di lana. Le nonne di Canta-il-vento sono impazienti di cominciare i loro lavori a maglia. Amedeo spinse una porta blu chiaro che, aprendosi, fece una musica deliziosa. A Ricciolino sembrò di entrare in un arcobaleno... Tutte le sfumature di viola, blu, verde, giallo, arancio, rosso, tappezzavano i muri del negozio di lana. Le ceste traboccavano di gomitoli rotondi: brunoterra, verde-muschio, grigio-inverno, ruggine-autunno,
beige-sabbia.
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Alcuni macchiettati di bianco facevano pensare alla neve.
Ricciolino li accarezzò col capo. La dolcezza della mamma era cosÏ ritrovata.
Amedeo intanto discuteva con Mariarosa, posava dei biglietti azzurri sul banco, riempiva un gran sacco di lana e di ferri da calza: Mariarosa vendeva, Amedeo comprava. Ma questo non interessava a Ricciolino che non aveva
occhi che per un magnifico scialle, soffice, fatto di grandi stelle regolari, la meraviglia delle meraviglie... Oh, disse fra sé, mi piacerebbe regalarlo a mamma Lena...
Mariarosa capì che cosa stava succedendo nel cuore generoso dell'agnellino. Sorridendo, staccò lo scialle, ne fece un pacchetto degno di una principessa con un immenso nastro dorato, lo porse a Ricciolino. -La tua mamma ha meritato questo regalo poiché ha dato tutta la sua lana... Insomma, si tratta di uno scambio, semplicemente...
Ecco come Ricciolino vedeva la vita: Si da, si riceve e ognuno è contento! Saltando al collo di Mariarosa, le passò il musetto roseo sulla guancia e con una leccatina le cancellò il maquillage. Era il suo modo di dire grazie ! Ancora arrabbiato? chiese scherzosamente Amedeo. -Ah ! No. Nient'AFFATTO. Ho visto che cosa diventa la lana, sono contento che i bebé, i bambini... e tutti abbiano caldo grazie a noi. Mariarosa non potè resistere alla voglia di mettere in testa a Ricciolino un berretto rosso col fiocco, gli annodò attorno al collo una sciarpa dello stesso colore e gli infilò quattro gambali viola! -Quanto sei carino in tenuta da sport d'inverno ! -Davvero molto, molto chic, fischiettò Amedeo... Ricciolino gettò un'occhiata allo specchio e sbottò in una risata!
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Era ormai ora di risalire al villaggio. Amedeo spinse il motore al massimo. -Aggrappati bene, bell'ometto, e non fidarti delle curve! -Ho allacciato la cintura e il berretto mi protegge. Canta-il-vento è ancora lontano? Vorrei già essere arri vato per fare il mio regalo. -Un po' di pazienza, piccino, il mio furgoncino non è un elicottero ! Ecco, ti racconterò qualcosa perché il tempo passi più in fretta. Una volta e oggi ancora in alcuni villaggi, tutto quello che hai visto nella fabbrica veniva fatto a mano. Si tra sportava la lana fino al fiume per lavarla, si utilizzavano i cardi per pettinarla, si filava con l'arcolaio, si tingeva con piante o bucce di cipolla. Tutti lavoravano con calma, can tando.
Amedeo sapeva raccontare così bene che Ricciolino fu molto sorpreso già scorgendo il tetto della stalla. Da lon tano, una macchia chiara avanzava lentamente, era il gregge che tornava all'ovile. Lena non era inquieta poiché ignorava la scappatella del
figlio. Era certa che presto lo avrebbe ritrovato nella stalla come di solito. All'entrata del villaggio, riconobbe il furgone di Ame deo.
Certamente, disse fra sé, è andato a consegnare la nostra lana.
Infatti, l'autista parlava al pastore che teneva in braccio un agnellino...
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Ricciolino! Sei tu? Ma che cosa fai fuori, e questo ber retto rosso, questa sciarpa, queste calze buffe? Mamma, che meraviglia ! Ho seguito la lana, ho visto le macchine, le bobine, Mariarosa, i gomitoli, poi mantelli, pullover, tutto quel che si fa con la nostra lana... ho avuto la testa alla rovescia nel furgone, in città l'aria puzza, sono un detective e ti porto un regalo affinchè tu abbia caldo fino a quando il tuo vello riscrescerà... Lena era sbalordita - che cos'è questo modo di parlare incomprensibile?
Stefano rimise un po' d'ordine nel racconto del detec tive. La mamma pecora non riusciva a capacitarsi. Fece finta di essere in collera. - Si è mai visto un agnello vivere una simile avventura?
Si sentirono le parole sculacciata
castigo. Ma
intanto Ricciolino apriva delicatamente il pacchetto, spiegava lo scialle, lo posava sul dorso di Lena, aggiu stava il nastro dorato sulla sua testa come una co
rona di regina. Allora non si parlò più che di gioia e di feli cità! Le pecore assistevano alla scena un po' gelose, come non mancarono di notare Clara e Sara. La sera, al momento di andare a letto, Muriel venne ad abbracciare le sue figliolette. La luce rimase accesa più a lungo del solito. -Ascolta mamma, ci piacerebbe prestare qualche giacchettina alle pecore senza lana, spiegò Clara - E anche i miei gambali, soggiunse Sara. -Ma questo non basterà a travestire tutte le pecore, disse Muriel. Ci saranno ancora delle invidiose... -Chiederemo a Antonio, Patrizio, Lisa, Natalia, Leonello e a tutti gli altri di prestare qualche indumento di lana. -Un vero ballo mascherato, osservò la mamma. -Oh! Sì, esclamarono le bimbe. Ed è così che, il giorno dopo, Canta-il-vento risuonò di risa e di musica.
I bambini indossarono dei gilè di lana beige bouclée mentre le pecore infilavano giacchettine, pullover, berretti e calze di tutti i colori, tanto che non si sapeva più chi era bambino e chi era pecora! Stefano soffiava nel suo flauto, Patrick grattava la chi tarra, trascinando tutto il villaggio in danze allegre. Mentre riprendevano fiato fra due balli, Marco il narra tore regalava storie piacevoli.
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Autrice e illustratrice Ruth Guinard, Moumoune per i suoi figli e nipotini. Scarabocchia fin dall'età di 5 anni, ossia a partire dal 1930, ciò che fa una bella montagna di carta, penne, gomme, matite e colori, attraversata da ruscelli di inchiostro.
Ha qualche ruga di piacere agli angoli degli occhi e qualche crampo alla mano destra! Segno particolare: ama tutti i bambini, qualunque sia il colore della loro pelle.
Ci permettiamo di segnalare alcuni titoli adatti per il primo e secondo ciclo, che hanno suscitato vivo interesse presso i piccoli lettori:
1760 Franz Rueb / Paolo Mondada La pantera nera Letture amene Primo ciclo
1797 Violette Petti / Paolo Jelmorini Come si diventa un micino di compagnia Letture amene Secondo ciclo
Suma, la nera pantera femmina, è scappata dallo zoo. Tra la gente si scatena il panico e la follia. Suma trascorre una dura vita nei nostri boschi, particolarmente quando comincia l'inverno. Si salva trovando rifu gio in una Capanna nel bosco. Là però è colta da un triste destino. Questo avveni mento è veramente capitato alcuni decenni fa. Che cosa capita quando tre pirati crudeli decidono di rapire un micino pieno di inge nuo candore?... Capita che conosceranno il dolore, poiché Micetto è un vero micino catastrofico, la cui inabilità finisce sempre per tornere a suo vantaggio. Così, dopo parecchie disavventure, finisce per trovare
il migliore dei padroni che mai micino di compagnia abbia sognato !
NUOVO 1798 Rene Lehner / Nicoletta Gianella
E per qualche bugia in più Narrativa Primo/secondo ciclo
Fio, l'eroe di questo racconto a fumetti, soffre di una malattia rarissima: si sente male ogni volta che qualcuno dice una
bugia ! Nessuno lo può aiutare, ma un giorno viene rapito da una banda di furfanti inten zionati a sfruttare la sua malattia per i loro loschi scopi. Fio allora escogita un trucco che gli permette di mettere i furfanti gli uni con tro gli altri e di guarire dalla sua nalattia...
Per altre indicazioni, consultate l'elenco aggiornato. Troverete opu scoli divertenti ed istruttivi, suddivisi a seconda degli argomenti e del l'età dei ragazzi ai quali sono proposti.
Ruth Guinard / Paolo Jelmorini: La scappatella di Ricciolino
Serie: Letture amene Primo e secondo ciclo
Ricciolino, un piccolo agnellino, è impaziente di accompagnare Lena, la mamma pecora. Ma, oh ! sorpresa per l'agnellino che dalla finestrella sopra la greppia è stato lì lì per precipitare all'indietro: le pecore non avevano più la loro lana. Calata la sera, Ricciolino prepara il suo piano di detective per il giorno dopo: 1/passare inosservato. 2 / osservare. 3 / seguire. 4 / interrogare. Al mattino, Lena, la mamma, disse al suo piccino: Ascoltami bene: la lana ricresce. Ricciolino, calmato ma curioso, uscì per ultimo dalla stalla e si intrufolò in fondo al furgoncino carico di pacchi di lana. A una svolta, l'autista frenò a fondo e Ricciolino volteggiò e si ritrovò seduto sul sedile davanti. Arrivato alla fabbrica di tessuti, Ricciolino osservò tutta la lavorazione della lana. Gli diedero un magnifico scialle per la sua mamma e gli misero in testa un berretto rosso col fiocco. All'entrata del villaggio, ritrovò la sua mamma e le disse: Ho visto che cosa diventa la lana, ora sono contento.
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