La vera storia di topino fifone

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Sussy ErrerĂ

La vera storia di Topino Fifone 2116

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2a edizione 2000 Š1999 ESG Edizioni Svizzere per la GioventÚ, Zurigo Riproduzione del contenuto o di parte di esso solo con il permesso dell'editore


La vera storia di Topino Fifone

Testo di Sussy Errerà Illustrazioni di Fabienne Tamò

Edizioni Svizzere per la Gioventù, Zurigo

N2116


Nella fattoria di Campallegro viveva, como damente istallata in un buco del muro della stalla, una distinta famiglia di topi. Papa Topone era un vero gentiltopo, digni toso e ottimo padre di famiglia; mamma Topazia era una brava massaia e affettuosa ma

dre dei suoi quattro figlioletti. Questi erano dei topini scatenati: tre maschi e una femmi nuccia, Codarosa, mentre i fratellini si chia mavano Piripicchio, Saltapicchio e... del ter zo nessuno si ricordava il vero nome, perchĂŠ veniva da tutti chiamato Topino Fifone.



Purtroppo questo soprannome era ben me ritato: mai s'era visto, a memoria di topo, un roditore piĂš pauroso. Topino Fifone aveva

paura di tutto: dei gatti (e fin qui nessuno poteva dargli torto), dei tuoni, anche se il papa gli ripeteva che non c'era nulla da temere, perchĂŠ il tuono era solo il rumore del fulmine, e una volta che si sente il tuono, il

pericolo è già passato. Ma il peggio era che Topino Fifone aveva paura, ma una paura

terribile e insensata del buio.



Ora dovete sapere che i topi, da saggi e pru denti animaletti, preferiscono uscire di notte per correre meno rischi di farsi acchiappare, anche se i gatti, purtroppo, hanno appreso la lezione e si sono trasformati anch'essi in

animali notturni. Ma la paura di Topino Fifo ne era una paura del tutto irragionevole; nel

buio lui credeva di vedere chissĂ quali mostri, animali terribili pronti ad azzannarlo, e tre mava come una foglia al solo pensiero di uscire dalla tana. La prima volta che papa e mamma avevano

portato fuori dalla tana i piccolini, questi, in curiositi, si erano subito messi a correre di

qua e di lĂ , ficcando il loro musetto aguzzo da ogni parte. Tutti, meno Topino Fifone! Era

una notte buia buia, il cielo era coperto di nuvole, e nĂŠ luna nĂŠ stelle facevano capoli no. Papa e mamma, coi piccoli dietro, si di ressero subito verso il granaio, per farsi una buona scorpacciata di frumento, ma l'ultimo topino si guardava attorno spaurito, e quan

do una lieve folata di vento fece frusciare i rami di un albero e le erbe si piegarono sfio-


randogli la schiena, Topino Fifone, squittendo disperatamente, fece dietrofront e scappò a casa.

Papa e mamma ebbero un bel cercare di in coraggiarlo; i fratellini, persino Codarosa, lo prendevano in giro e gli decantavano le de lizie del granaio per tentare di farlo uscire, ma lui, niente! Se ne stava rintanato tutto tremante, e dovette accontentarsi di qualche

granello che gli altri gli portarono per cena.


Fu cosÏ che Topino si meritò il nome di Fifo ne, e incominciò una vita del tutto innatura le per un topo. Dormiva tutta la notte, men tre i suoi erano fuori, e solo al mattino, quan do il sole entrava di sbieco nella tana, osava metter fuori il muso, e accertatosi che non ci

fosse in giro Rigolò, il tremendo gatto del fattore, si avventurava nei dintorni, alla ri cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.


Quando la famiglia all'alba rientrava con la pancia piena, lui apriva un occhio e ascolta

va pieno d'invidia il racconto dei fratelli. Pensa che stanotte siamo stati nella di spensa della fattoria! si vantavano i topini.

Abbiamo assaggiato del parmigiano, una cosa squisita. Non puoi nemmeno immagi

nartela! E poi, papa ha ficcato la coda in un barattolo di marmellata e ci ha permesso di leccarla, sapessi che bontà ! E sai cos'hanno poi fatto, papa e mamma? Hanno rubato un uovo. Senti un po' come sono stati furbi: la mamma si è coricata sulla schiena a zampe

larghe e papa le ha fatto rotolare l'uovo fin sulla pancia. Poi lei lo ha stretto con le quat tro zampe mentre papa si è messo a tirarla

per la coda fino a portarla fuori dove ci sia mo mangiati l'uovo tutti insieme. Pensa co

sa perdi, Fifone!


Ma nemmeno le golositĂ di cui sentiva par lare erano in grado di fargli superare la pau ra. Appena tentava di metter fuori il naso,

subito il buio lo avvolgeva e gli faceva im maginare chissĂ quali pericoli, cosĂŹ che rien trava a precipizio nella tana fino al mattino.

Il papa aveva un bel dirgli che di giorno cor reva pericoli ben peggiori. La mamma gli ci tava ad esempio le gesta eroiche dei suoi an tenati, come il famosissimo Cuor di Topone,

che riuscĂŹ a beffare persino il famigerato so riano Baffotorto, terrore di tutta la topolazione, ma Topino Fifone se ne restava rin cantucciato tutto tremante ad aspettare il sole.



A dimostrazione di quali rischi un topo pos sa correre andandosene in giro in pieno gior no, sentite che brutta avventura gli toccò una volta. Topino Fifone era appena uscito dalla sua tana, di mezza mattina, dopo aver guardato da ogni parte per vedere se non ci fosse in giro qualche gattaccio. Se ne anda va radendo i muri, tirando dentro la coda e facendosi piccolo piccolo, quando, arrivato al ruscello che attraversava il prato accanto

alla stalla, si trovò dinanzi una biscia d'ac qua. Era la prima volta che a Topino capita va di incontrarne una, ma si rese subito con to del pericolo che stava correndo, anche

perché la biscia, sentito l'odore del topo, gli strisciò incontro a fauci spalancate, pronta a farsene un solo boccone. Il povero sorcetto era impietrito dal terrore e, incapace di scap pare, rimase lì a fissare quella gola tremenda proprio sotto il suo naso. Già si vedeva scom

parire in quella voragine nera, quando il ter reno tremò sotto gli scarponi del fattore e la biscia sgusciò via gettandosi nel ruscello. To pino Fifone non stette ad aspettare altri guai 12


e infilatosi sotto un ciuffo d'erba se ne tornò quatto quatto a casa sua. Per quel giorno gli

toccò di restar digiuno!


Un altro giorno gli capitò ancora una brutta avventura. Era di lunedì, giorno in cui la fattoressa, assieme alle contadine, andava al ruscello a fare il bucato. Topino Fifone era

uscito di buon mattino dalla sua tana e per arrivare non visto al granaio dove sperava di

rifornirsi di vettovaglie, pensò bene di infi larsi sotto il mucchio di biancheria da lavare. Disgrazia volle che la fattoressa, proprio in quel momento, afferrasse il lenzuolo sotto il quale il sorcio si era nascosto. Appena lo vi de, cacciò un urlo, chiamando a gran voce

Ciapparatt, il terribile terrier del fattore, un cane che nutriva un odio viscerale per ogni

tipo di roditori. Ciapparatt arrivò di gran car riera e annusando il terreno seguì subito la traccia di Topino che, morto di paura, cerca va di filarsela. Il terrier, però, faceva certi bal

zi che in un attimo gli avrebbero permesso di raggiungerlo e addentarlo, se non che...

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Improvvisamente il cagnaccio si trovò davan

ti Rigolò col pelo irto e la coda ritta, che gli soffiava sul muso, brontolando a bassa voce, ma in modo chiaramente minaccioso. Ciap-

paratt rimase indeciso se gettarsi contro il suo nemico ereditario, il gatto, oppure se

guitare la caccia al topo. Siccome Rigolò fa ceva sul serio, il terrier gli si avventò contro.

Il gatto, fatto un rapido dietrofront, balzò sul più vicino albero, mentre Ciapparatt si bloccò lì sotto abbaiando e insultando il gat to con tutti i più coloriti insulti della lingua canina.

E Topino? Tremante, più morto che vivo, si

era già visto preso tra due fuochi, o meglio tra un cane e un gatto. Una posizione quan to mai scomoda per qualsiasi topo, non vi

pare? Quando il terrier si lasciò distrarre dal gatto, Topino Fifone scantonò tra l'erba e si diresse difilato verso casa, dove rimase rin

cantucciato per diversi giorni, incapace di ri prendersi dallo spavento.

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Una notte, però, successe una cosa strana.

La sua famiglia era uscita sul far della sera e Topino Fifone si era messo a dormire, come era solito fare ogni notte. Era una notte d'estate, limpida e serena, e la luna piena si

levò dietro la montagna a illuminare la fat toria Campallegro. Un raggio penetrò fino al rifugio dei topi e svegliò Topino Fifone, che rimase tutto stupito nel vedere quel chiaro re. Ma guarda, è già mattina, e io non me ne sono nemmeno accorto! Devo aver dor mito sodo tutta la notte ! Ancora mezzo ad

dormentato, Topino Fifone sgusciò fuori dal la tana.

All'esterno, tra l'erba, c'era un gran viavai di

animaletti che si affrettavano tutti nella stes sa direzione.

Topino Fifone si fregò gli occhi e chiese a una lucertola che era lì vicino: Cosa succede? Dove corrono tutti? Ma come, da dove vieni mai? Non lo sai che

questa è la notte di San Giovanni, la festa della natura? Andiamo tutti alla radura, do ve c'è il gran ballo della foresta. Tu non vie18


ni? gli disse la lucertola. Ma come, allora è notte? E quella che luce

è? E' la luna, ignorante! Non la conosci?

Topino Fifone stette zitto. Si vergognava di ammettere di non aver mai visto la luna, per

via di quella sua sciocca paura del buio!


Però, quel bel chiarore e tutto quel movi mento attorno a lui di topi, lucertole, ranoc

chi e talpe gli infondevano un nuovo corag gio e così si avviò anch'esso nella direzione in cui tutti si muovevano. Arrivò in una ra

dura nella foresta e già da lontano si sentiva una bellissima musica di grilli e di cicale, un'autentica orchestra sistemata su di un vecchio tronco mozzato, al centro della ra

dura. Tra i cespugli, festoni di lampioncini il luminavano la scena. Erano tante lucciole che brillavano accendendosi e spegnendosi, con un bellissimo effetto.

Si udì un gran battimani e un corpo di ballo, composto da tante splendide libellule, si die de a volteggiare al suono della musica.

Leggerissime, intrecciavano figure piene di eleganza, ora radendo l'erba, ora sollevan

dosi in alto tra le lucciole e quando se ne an darono, dopo un grazioso inchino, il pubbli co non la smetteva più di applaudire. Ora toccava ai ranocchi. Molto dignitosi nei loro bei frac verde smeraldo, si raggrupparono attorno al loro direttore, un bel ranoc20


chione tutto tronfio, e attaccarono un coro

di gracidii da mandare in visibilio gli attenti spettatori. Il pezzo si chiuse con un tortissi mo che lasciò i cantanti stremati.


Finalmente l'orchestra attaccò un valzer e

subito i cavalieri si avvicinarono alle dame per invitarle a ballare. La lucertola volteggia va col ramarro, la raganella con don Rospo,

le farfalle erano ballerine molto richieste per la loro leggerezza, ma anche i topi presenti non si fecero pregare.

Topino Fifone non credeva ai propri occhi: che bellezza, che eleganza, che divertimen to, e tutto questo avveniva di notte, quella notte di cui lui aveva avuto sinora tanta pau ra!

Se ne stava al margine del ballo ad ammira re, finché, a un tratto, trascinato dalla musi ca, prese il coraggio a due zampe e avvicina tosi a un'avvenente topina, le tese la zampa per invitarla a ballare. Lei, con gesto elegan

te, si gettò la coda sopra la zampa davanti e ritta sulle zampette posteriori incominciò a danzare con tanto garbo che anche Topino

Fifone, che mai prima di allora si era cimen tato nel ballo, si trovò a volteggiare con en tusiasmo. Poi la accompagnò al buffet dove

delle formiche erano indaffarate a servire 22





miele in corolle di narciso e idromele in cali ci di campanule.

Quando finalmente la luna calò dietro il bo sco e le ultime stelle impallidirono, i musi canti se ne tornarono a casa e anche i balle

rini dovettero a malincuore lasciare la pista da ballo. Ma Topino si era giĂ assicurato un nuovo incontro con la sua ballerina per la notte seguente, senza neppure preoccupar

si del buio. Anzi, dentro di sĂŠ andava dicen do: Ma come sono stato stupido ad aver

paura del buio! Di notte succedono cose bel lissime, che di giorno nemmeno ci sognia mo. E ci sono le stelle, la luna e poi le luccio

le, i grilli! D'ora in poi, uscirò sempre di not te come ogni topo che si rispetti.

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E così fece. Non solo gli era passata la paura

del buio, ma si scoprì ogni giorno più corag gioso, da diventare persino temerario e an dava a far marameo! fin sotto il naso di Ri-

golò. Tanto che alla fine gli fu attribuito un nuovo nome: invece di Topino Fifone venne chiamato Topino Leone. Nome meritatissimo

per il suo temerario coraggio ammirato da tutti i topi di Campallegro e dintorni!

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L'autrice Sussy Errerà è il nome vero di Nonna Merenda. Tanti ragazzini si ricorderanno di averla vista e conosciuta in TV in compagnia di Peo, il famoso cane blu, quando inse gnava a preparare facili e saporite merende in modo semplice e senza il rischio di scottarsi. Ma Sussy Errerà è veramente una nonna che ha tre nipotini, Edward, Richard e Victoria, che amano i dolci e le storie. Per loro ha incominciato a raccontare le Storie golose, pubbli cate in un libricino edito dalla Croce Rossa, e tante altre favole nuove che, di tanto in tanto, racconta ai bambini della scuola dell'infanzia o nelle scuole elementari, ottenendo sem pre un grande successo.

L'illustratrice

Fabienne Tamò alterna l'attività di pittrice e disegnatrice a quella di illustratrice, prediligendo il mondo delle poesie e della narrativa per bambini. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive in Ticino, mentre in Spagna ha collaborato nel campo della ricerca arti stica.


Sussy Errerà: La vera storia di Topino Fifone Serie: Prime Letture

da 6 anni

Nella fattoria di Campallegro vive una distinta e simpatica famiglia di topi. Topino Fifone è il soprannome che ben si merita uno dei quattro figlioletti, il quale infatti ha una irra gionevole, terribile paura del buio. Così, mentre tutti i suoi simili preferiscono uscire di notte quando corrono meno

rischi di farsi acchiappare e riposare di giorno, Topino Fifone osa metter fuori il musetto solamente il mattino. Finché, nella notte di San Giovanni, la luce della luna piena che illumina la fattoria di Campallegro, lo trae in inganno. Topino Fifone non sa ancora quale speciale avventura si appresta a vivere. Perché nella radura del bosco sta per avere luogo la magica festa della natura.

Edizioni Svizzere per la Gioventù Hotzestrasse 28, Casella postale, 8042 Zurigo Telefono 01-3622400


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