Nel Comune e oltre
di Federico Martinoni illustrazioni di Marco Nussbaum
Edizioni Svizzere per la GioventĂš N. 1837
3a edizione 2006 > 1988 ESG Edizioni Svizzere per la GioventĂš Riproduzione del contenuto o di parte di esso solo con il permesso dell'editore Tipografia: Leins Ballinari, Bellinzona
0724 Manca un mese all'inizio del nuovo anno scolastico e Giorgio, che frequenterà la quarta elementare, si diverte con i pochi amici rimasti in paese. Sandra, sua sorella, a giugno ha terminato le scuole medie e
sta per cominciare il tirocinio presso gli uffici del Comune.1 C'è un po' di agitazione in famiglia, poiché alla mamma non sembra vero che la sua piccola entri ormai già nel mondo del lavoro. -Su, dai, arriva per tutti questo momento! - osserva il papa Pensa al nonno, allora, che a nove anni appena, passava le
estati sugli alpi a fare il pastorello! -Sì, ma erano altri tempi! - sospira la mamma. Lunedì 3 agosto è dunque una data importante per Sandra, ma
anche per Giorgio che a un tratto si sente più grande e più maturo per il fatto di avere la sorella che lavora in ufficio. Fino a quel giorno il palazzo comunale, con la grande scritta
MUNICIPIO,2 per Giorgio significava ben poco. Che ne sapeva, in fondo? Ci era entrato un paio di volte per ritirare la targhetta della bicicletta e nulla più. Sapeva, sì, che ci stava il sindaco e vi lavoravano alcuni impiegati. Ecco, era tutto lì quel che conosceva. Ma ora, proprio perché sua sorella lavorerà al Municipio, Gior
gio vorrebbe saperne di più sull'attività che viene svolta dentro quel palazzo. Per non perdere tempo, pensa ad uno strata gemma che, senza dare troppo nell'occhio, gli permetta di
accompagnare Sandra già al primo mattino di lavoro. Chissà? Magari incontro il sindaco pensa e se ha un po' di tempo da dedicarmi, mi può spiegare molte cose!. -Sandra, io domani mattina dovrei recarmi dal ciclista. Già che
facciamo la stessa strada, se vuoi ti posso accompagnare fino al Municipio. -D'accordo! - risponde la sorella - Ma cerca di essere pun tuale. Devo iniziare alle sette e mezzo precise. -
Alle sette in punto, Giorgio è pronto come un soldatino: bello, lavato, pettinato e con la maglietta nuova. Là mamma non riesce a capire come mai, per andare dal cicli sta, si sia messo così in ghingheri, come dice lei. -Quasi quasi mi sembra che debba incominciare tu a lavorare in ufficio, invece di tua sorella - dice sorridendo, mentre Gior gio cerca di sviare il discorso affermando con tono serio e pre occupato: -Se non mi faccio regolare i freni della bici, un giorno o l'altro finirò contro un muro. -Va bene, va bene! - esclama Sandra-Adesso andiamo, però. Preferisco arrivare con qualche minuto di anticipo. -
Giunti davanti al Municipio, dopo pochi istanti vedono, là in fondo, avanzare verso di loro un ometto sulla sessantina un po' curvo e con passo frettoloso.
Arrivato in vicinanza, solleva il simpatico volto e saluta sorri dendo: -Ciao, ragazzi. Mi chiamo Mario Fiorini e sono il segretario comunale. Tu sei Sandra, la nostra nuova apprendista, vero? -Sì, signor Fiorini. Sono io - fa lei timidamente. Giorgio si aspettava il sindaco, ma si rende subito conto che anche il segretario comunale deve essere importante.
Sandra e il signor Fiorini entrano nel palazzo, lasciando il por tone socchiuso.
Giorgio da allora una sbirciatina e li vede avvicinarsi ad una specie di orologio, nel quale infilano, per subito ritirarla, una tesserina. È la tessera delle presenze.
Appena sua sorella e il segretario scompaiono in cancelleria,
Giorgio entra e da un'occhiata allo schedario appeso alla parete. Ne toglie per un istante la tesserina di Sandra. Orgo glioso, legge l'orario d'arrivo del suo primo giorno di lavoro: 0724.
L'incontro con il sindaco
Contrariamente a quanto pensava, Giorgio viene a sapere che il sindaco non lavora a tempo pieno per il Comune. Scopre, anzi, che durante la giornata esercita una sua professione e che si dedica alle faccende del Comune solo nelle ore serali.
Un bell'impegno, però! pensa Giorgio Mi sa che di tempo libero gliene resta ben poco.
Infatti ha proprio ragione. Una sera, mentre sta aspettando sua sorella davanti al Munici pio, ha la fortuna di imbattersi nel sindaco che, mezz'ora più
tardi, dirigerà la settimanale seduta municipale. -Buonasera, signor Sindaco! -Ciao! Cosa fai da queste parti? -
-Volevo solo farle una domanda: è vero che lei è il capo del Comune? -No, questo no - risponde sorridendo il sindaco - Però ne sono il rappresentante ufficiale. Vedi, io sono il primo dei muni cipali, con i quali lavoro in stretta collaborazione. -E cosa fate, voi municipali? - domanda allora incuriosito il ragazzo. -Oltre a far funzionare il Comune, dobbiamo far eseguire ciò che decide il Consiglio comunale.3 -Ah, mio zio è consigliere comunale. Dunque anche lui decide ciò che viene fatto nel Comune. -Certo! - fa il sindaco e aggiunge - Non molti lo sanno, ma il
primo cittadino di un Comune non è il sindaco, bensì il presi dente del Consiglio comunale. Purtroppo ora ti devo lasciare conclude - Ho ancora alcune faccende da sbrigare, prima che cominci la riunione del Municipio.2 Ciao e tanti saluti a casa! -Grazie, arnvederci! -
L'incontro con il sindaco ha permesso a Giorgio di capire alcune cose molto importanti: che nel Comune c'è chi decide cosa bisogna fare e si tratta del Consiglio comunale, mentre
chi fa eseguire queste decisioni è il Municipio. La sera, a casa, Giorgio racconta ai genitori del colloquio avuto
col sindaco. Parla disinvoltamente di Consiglio comunale e di Municipio, tanto che il papa, sgranando incredulo gli occhi, a un certo punto osserva: -Ma bravo Giorgio! vedo che la lezioncina di civica del nostro sindaco ti ha interessato. Da quanto ho sentito in paese, la
prossima seduta del Consiglio comunale si terrà fra tre setti mane. Siccome può assistervi anche il pubblico, se vuoi, ti ci porterò. Ti va l'idea? -Eccome! - fa entusiasta Giorgio - Chissà che un giorno non possa diventare anch'io il primo cittadino del Comune! -Ma sì - accondiscende il babbo con aria compiaciuta - per ora studia e comportati bene. Così diventerai un bravo citta dino. Quanto a essere il primo, avrai sempre tempo! -
In occasione del Consiglio comunale, Giorgio e il suo papa si siedono in fondo alla sala, nel piccolo spazio riservato al pub blico; infatti, salvo rare eccezioni, la gente che vi assiste è piut tosto scarsa. Dopo l'appello nominale e le consuete formalità, vengono
affrontati e votati i diversi oggetti all'ordine del giorno: un ter reno da acquistare, crediti per migliorie al palazzo scolastico e così via. Giorgio riesce a seguire con una certa fatica e anche con un
po' di noia questa prima parte del Consiglio comunale. La sua attenzione aumenta quando, al momento delle interpel-
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lanze4 e delle mozioni,4 un consigliere chiede al Municipio se non sia il caso di migliorare e ampliare gli impianti al campo sportivo. Immaginarsi se l'argomento non lo interessava! Giorgio è un appassionato calciatore e milita, con buon successo, nella
squadra degli allievi. Aveva piĂš volte sentito il suo allenatore lamentarsi per il numero limitato di spogliatoi a disposizione. Le categorie di allievi continuavano ad aumentare e svolgere gli allenamenti, in quelle condizioni, diventava sempre piĂš diffi cile.
Risponde il capo dicastero costruzioni:5 -Si tratta di lavori senza dubbio abbastanza urgenti. Incariche remo l'Ufficio tecnico6 di presentare proposte. -
La mattina seguente, Giorgio telefona subito al suo allenatore per comunicargli la bella notizia. -Benone! - risponde l'allenatore - Proprio quello che ci voleva! Grazie per avermi informato. -
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L'arrivo di Salvatore
Mi ha detto il portinaio che col primo di dicembre, nell'appar tamento sotto il nostro, verrà ad abitare una famiglia meridio nale - ci informa il papa, rientrando una sera dal lavoro - Tu,
Giorgio, sarai contento, perché ho sentito che hanno tre figli: uno dovrebbe avere la tua età. -Era ora! - esclama il ragazzo - Da quando è partito Claudio, in questo palazzo ci sono solo adulti e ragazzine! La mattina dell'arrivo del camion, Giorgio assiste, dalla finestra della sua camera, all'ultima fase del trasloco. La sua attenzione è centrata sui tre ragazzi che si danno da fare a trasportare gli oggetti meno pesanti: qualche sedia, un cas setto, un comodino.
Giorgio muore dalla voglia di scendere a dare una mano ma, lì per lì, non osa. Però, quando vede che sono in difficoltà nell'armeggiare attorno ad una specchiera, scende a tre a tre i gradini per portare il suo aiuto.
Nel momento in cui lo specchio sta scivolando di mano al più piccolo dei fratelli, Giorgio riesce a sostenerlo, con grande sod disfazione del ragazzo maggiore. -Uuuh! Grazie, ci hai tolto da una brutta situazione! - dice. Poi, subito, si presenta - Mi chiamo Salvatore e frequento la quarta. Questo è Tonino e questo Carmelo. -Ciao! lo mi chiamo Giorgio. Anch'io frequento la quarta ed abito nell'appartamento sopra il vostro. -
Come capita ai ragazzi di questa età, Giorgio e Salvatore fanno presto amicizia. Bastano un pezzette di verde, una palla e due
fazzoletti per segnare la porta! Oltre ad avere trovato un amico, Giorgio ha la possibilità, con Salvatore e il suo papa, di recarsi all'ufficio comunale Con-
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trailo abitanti,7 dove viene annunciato l'arrivo della famiglia in paese. Visto l'interesse di Giorgio, l'impiegato si mette a spie gare: -Da qui, l'informazione passa a tutti gli altri uffici, così che i nuovi arrivati possano essere messi in regola in tutto con il Comune. Vedete, - prosegue e intanto batte velocemente sulla tastiera del computer - adesso passo i dati all'Ufficio tassa zioni.8 Le imposte dei contribuenti sono importanti per il buon andamento finanziario9 del Comune. -
II discorso comincia a farsi difficile per i ragazzi, i quali si dimo strano comunque molto interessati al lavoro dell'impiegato.
Dopo aver consultato diverse carte ricevute dal papa di Salva tore, il capo-ufficio osserva: -Vedo che è da un bel pezzo che siete in Svizzera. Se vuole, fra un anno, potrà chiedere la naturalizzazione10 per tutta la fami glia. Il papa di Salvatore diventa pensieroso e fa ruotare nervosa
mente il cappello tra le dita. Socchiude gli occhi per un momento e si vede davanti la brulla e amara terra del sud. Terra
che non gli ha potuto dare il pane. Che l'ha costretto ad emi grare, prima tutto solo e poi raggiunto dalla moglie. Rivede la sua casa illuminata da un sole così; rivede le sue col line e, laggiù, il mare. Risente i tristi canti dei pescatori che rien trano col magro bottino.
Riapre gli occhi e guarda verso la finestra. Una grigia e fredda giornata l'aspetta fuori. Ma anche un lavoro e volti amici. -La ringrazio... vedremo! - risponde. Con un nodo alla gola saluta l'impiegato e, tenendo per mano i due ragazzi, lascia l'ufficio.
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Vecchiaia serena
Si chiama Clorinda ed ha ottant'anni. Abita in un apparta mento a pochi passi dalla casa di Giorgio. Da quando è rimasta vedova, parecchi anni fa, vive sola, ritirata nel suo piccolo guscio, guardando la televisione e cercando di far fronte alle incombenze quotidiane. Proprio oggi, a tavola, la mamma di Giorgio si è messa a par
lare di Clorinda: -Comincio a essere preoccupata: mi sembra che né ieri pome riggio, né stamattina sia uscita a far la solita spesa... Che le sia successo qualcosa? Immancabilmente, infatti, la vecchietta si recava, in ogni sta gione e con ogni tempo, al negozio del quartiere, per compe rare le due o tre cosette di cui aveva bisogno. -È meglio che le telefoni, per sentire come sta. -
La mamma forma il numero e lascia che il telefono squilli a lungo, come si deve sempre fare con le persone anziane. Ma quando, anche dopo un bel po', nessuno risponde, i genitori di Giorgio si recano a casa di Clorinda senza perdere un minuto. Suonano il campanello. Niente. -Eppure Clorinda dev'essere in casa, ne sono certa! - fa la mamma. Fortunatamente la porta non è chiusa a chiave, così che i due possono entrare, dopo aver bussato con insistenza. Che spavento! Come entrano nella saletta, trovano la povera Clorinda, rantolante, distesa sul pavimento, proprio vicino alla poltrona rovesciata. Con un fil di voce, fa capire di avere un gran dolore a una gamba. -Stia tranquilla, Clorinda, l'aiutiamo noi! -
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La soccorrono immediatamente e si accorgono che l'anziana donna si è fratturata il femore, inciampando nel tappeto e cadendo contro la poltrona. Da sola non era più riuscita a rial zarsi, rimanendo in quella scomoda posizione per ore e ore. Con l'autolettiga del Consorzio,11 Clorinda viene trasportata all'ospedale.
Tutti i giorni, qualcuno della famiglia di Giorgio si reca a farle visita. Dopo circa un mese, Clorinda può tornare a casa. Ora sta bene, anche se per camminare ha ancora bisogno delle grucce.
Il papa di Giorgio passa a prenderla all'ospedale. Pian piano, tenendola a braccetto, la riconduce nel suo appar tamentino scuro e malinconico.
Clorinda è pronta a riprendere la vita solitària di sempre: qual che rara visita, quattro chiacchiere al negozietto. La donna non immagina neanche lontanamente che, da qual giorno, la sua esistenza sarebbe cambiata. No, niente casa per persone anziane; lei ci teneva troppo a restare a casa sua, con i suoi mobili, i suoi quadri, l'ambiente e quell'aria del passato che non voleva assolutamente abbandonare! Assieme alla mamma di Giorgio, nella saletta, c'è ad acco
glierla una signora che subito si presenta: - Salve! Bentornata, Clorinda! Mi chiamo Adelaide e faccio parte dell'Aiuto domiciliare comunale.12 Passerò tutti i giorni a
darle una mano nelle faccende domestiche e, fin che la gamba non sarà completamente guarita, andrò anche a farle la spesa. Vedrà che tutto funzionerà bene.
I genitori di Giorgio non hanno mai visto Clorinda così con tenta. Si sono interessati loro, affinchè l'anziana donna fosse assistita a domicilio.
Ora Clorinda sa che da quel giorno non sarà più sola, perché,
grazie all'Aiuto domiciliare, ci sarà sempre qualcuno che verrà a vedere come sta e, con un sorriso, le chiederà se ha bisogno di qualcosa. -Arnvederci, signora! - saluta commossa Clorinda - Allora ci rivedremo domani, l'aspetterò! -Arrivederci, signora Clorinda, a domani! E così, con l'Aiuto domiciliare, Clorinda potrà affrontare la vec
chiaia con molta più tranquillità e serenità. Per Giorgio, questa è stata un'altra importante scoperta: al
Comune, oltre agli svariati compiti, spetta anche quello di aiu tare e assistere chi si trova in determinate difficoltà.
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Fermento per le elezioni comunali
È primavera e negli uffici del Comune, in particolare nella can celleria, si lavora a pieno ritmo. Si sta avvicinando la scadenza
delle elezioni che si svolgono ogni quattro anni. Da qualche giorno, la mamma si è accorta di come Sandra ritorni a casa particolarmente affaticata. -Eh, sì! - ammette la ragazza - Mi tocca ordinare ed imbu stare tutto il materiale elettorale. Pensate un po', nei prossimi
giorni questo materiale verrà recapitato a tutti i cittadini attivi del Comune. -Attivi in che senso? - domanda Giorgio. -Nel senso - risponde il papa - che possono partecipare in
modo attivo alla vita del Comune, eleggendo i propri rappre sentanti per il Consiglio comunale e per il Municipio. E nello stesso tempo, ovviamente, possono essere eletti a tali cariche. Può votare ed essere eletto chi è maggiorenne e cittadino sviz zero. -
-Tu, papa, non vorresti farti eleggere? -Oh, se è per questo - precisa la mamma - consigliere comu nale lo è già stato, quando tu eri appena nato. Il suo partito13 lo aveva proposto e lui non aveva saputo dire di no. Intanto in paese si susseguono i comizi. Quasi ogni sera, un
partito o l'altro presenta ai cittadini il programma elettorale e li invita a votare per i suoi rappresentanti. -Vedi, Giorgio, questo è il bello della democrazia. È bene che
via siano parecchi partiti e che la gente possa liberamente sce gliere a quale appartenere - spiega il papa. - Naturalmente
ogni partito è convinto di portare le idee migliori e, in effetti, quando si agisce in buona fede, un po' di ragione la si ha sem pre. -
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A questo punto, a Giorgio viene in mente una frase che aveva sentito in casa di un amico:
La politica è una cosa sporca! -Non devi credere a queste affermazioni, Giorgio. La parola
politica deriva dal greco polis, che significa città, Stato. E se qualcuno, di tanto in tanto, può sbagliare nello svolgere
questo delicato compito, si deve ben dire che chi si presta con impegno ed onestà rende un prezioso servizio alla comunità. -
Giorgio vuoi credere a quelle parole ed è quasi convinto che sia così, anche se il fermento che c'è in paese gli procura qualche
dubbio. Sente quelli di un partito che criticano quelli di un altro e viceversa. La politica, in paese, è sentita soprattutto nell'imminenza delle elezioni comunali. Passate quelle, tutto ritorna tranquillo e i
consiglieri comunali e i municipali si impegnano per il bene comune.
-E gli altri cittadini - si domanda a questo punto Giorgio - non
hanno più niente da dire per quattro anni? -Eh, no! - gli spiega il papa - Se il cittadino non è d'accordo
con quanto decidono i politici o se ha proprie proposte da avanzare, ha sempre il diritto di referendum14 e d'iniziativa.15—
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Il motorino di Robi Quando in paese senti uno strano rombo e ti viene istintivo
guardare verso il cielo, per scoprire di quale tipo di aereo si tratti, resti ogni volta deluso. Altro che aereo! È Robi con il suo motorino scalcagnato e... truccato. Eccolo scendere lungo il falsopiano, a testa bassa come un corridore ciclista in fuga. Da un'occhiata alla strada e
poi giù di nuovo col naso quasi incollato sul manubrio dalle strane forme. -Largo, arriva Robi! - gridano Giorgio e i suoi compagni, pieni d'ammirazione per quel funambolo su due ruote.
Siccome la velocità è ben superiore a quella consentita, gli ultimi trenta metri del percorso li compie a sbandata, cioè fre nando a più non posso ed effettuando le più incredibili acroba zie, prima di arrestarsi davanti agli amici. -Visto che razzo! - fa Robi, pieno di baldanza, come fosse un cow-boy che ha compiuto una lunga galoppata per inseguire
gli indiani. E, sempre come un cow-boy, scende dal motorino con un balzo quasi che quello fosse un cavallo imbizzarrito. -Sei forte, Robi! - continuano a sostenerlo i ragazzi. -Questo non è ancora niente! - esclama, sempre più caricato -Avreste dovuto vedermi mezz'ora fa sulla cantonale. Ho fatto uno di quegli slalom tra le macchine in colonna, da mozzare il
fiato! Senza perdere tempo, vuole dare una riprova delle sue capacità. Tira a sé il manubrio, così che la ruota anteriore viene a trovarsi ad altezza d'uomo. Quasi quasi finisce capovolto all'indietro, ma, mantenuto l'equilibrio per miracolo, parte a tutto gas, sacrificando parte del copertone sull'asfalto poroso della piazza.
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La combriccola è entusiasta e gratifica tanta bravura con un applauso. Robi è ormai lontano. Lo vedono scomparire, spianato, ad una curva, col pedalino che, strisciando per terra, sprigiona scintille. -Formidabile! - esclamano i ragazzi. Le lodi si sprecano e intanto aspettano il ritorno dell'amicocampione.
Dopo alcuni minuti, si risente il rombo in lontananza e già appare la sagoma inconfondibile di Robi sul rettilineo finale, lanciato ad una velocità che sfiora i sessanta all'ora.
In posizione perfetta sta affrontando le ultime centinaia di metri della sua pazza corsa quando, improvvisamente, sbuca da una via laterale l'usciere comunale che, con un colpo di
fischietto e col braccio sollevato, gli intima lo stop. Quando Robi lo vede è ormai troppo tardi. Per scansare l'usciere, compie un capitombolo con doppia giravolta. Dopo un'altra piroetta, finisce dentro una siepe, come un tonno nella rete.
I compagni di Robi ammutoliscono. L'usciere aiuta il malcapitato a togliersi d'impaccio, ripulendolo dalle foglie e dai rametti appiccicati alla maglia e ai pantaloni. Robi non osa nemmeno guardare verso i suoi amici. Si accorge che in quel momento il suo mito è crollato.
Viene condotto nell'ufficio della polizia comunale, dove gli riti rano il motorino e anche il patentino.
-Meglio andare a piedi che morire sotto un camion! Non ti pare? - gli dice con tono severo il capo della polizia.
Intanto i ragazzi lo aspettano là fuori e comprendono il suo dramma. Ma, tutto sommato, sono contenti per lui, poiché sentivano che un giorno o l'altro sarebbe finita male. A Robi vogliono tutti bene, anche se è una gran testa matta.
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Terminate le formalitĂ , sono ormai le cinque e mezzo di sera quando lo vedono uscire, mogio mogio, dal palazzo munici pale. In quello stesso momento ha terminato il lavoro Sandra, la quale, ignorando quanto era successo a Robi, candidamente
gli domanda: - Allora, sempre in pista col tuo super-motorino? Senza dire una parola, Robi risponde con un gesto che non è
certo il caso di stare qui a descrivere nei particolari!
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L'ACAP Da quasi tre mesi non piove e le riserve d'acqua cominciano a scarseggiare.
Giorgio ne sente parlare in paese e in ogni discorso viene ripe tuta una strana sigla: ACAP. Ora che l'acqua è diventata un problema per tutti, anche il
ragazzo vuole saperne di più: cosa sta dietro al semplice aprire il rubinetto e veder scorrere tanta bella acqua potabile, pronta per l'uso? Aveva, sì, sentito raccontare che ai tempi dei suoi bisnonni l'acqua bisognava attingerla dalla fontana, ma poi cosa si fece
per permetterci la comodità di avere l'acqua direttamente in casa?
-Della distribuzione dell'acqua in paese si occupa l'ACAP - gli spiega il papa - che significa Azienda comunale acqua pota bile. Con i suoi operai ha realizzato una fitta rete di tubazioni che, partendo dai vari serbatoi, distribuisce l'acqua su tutto il territorio del comune. Certo in questi giorni - continua preoc cupato - all'ACAP avranno il loro bel da fare, per non lasciare all'asciutto il paese! Giorgio comprende la drammaticità del momento. -Quando c'è una siccità prolungata come questa - prosegue il babbo - i problemi diventano grossi. Bisogna sfruttare tutte le
possibilità di approvvigionamento d'acqua da ogni sorgente del Comune e, se possibile, deviare parte dell'acqua di un Comune vicino nel nostro acquedotto. Comunque, per permetterti di avere un'idea più chiara su
quanto ti ho detto, uno di questi giorni potremmo andare a visitare il centro di controllo dell'ACAP, che si trova nel palazzo comunale. -
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Visto che il Comune si trova in una situazione d'emergenza, il responsabile dell'Azienda dev'essere presente anche durante la fine settimana.
Sabato pomeriggio, Giorgio e il suo papa si recano all'appun tamento fissato, sotto un cielo un po' nuvoloso, ma ostinata mente deciso a non far piovere.
Appena entrati nel locale, il responsabile li saluta frettolosa mente, poiché, proprio in quel momento, il quadro-comandi
gli indica che ormai tre serbatoi su quattro sono completa mente vuoti. -Qui, se non piove, la faccenda diventa seria! - esclama, con il volto teso. I due visitatori restano in un cantuccio e osservano, muti, il
lavoro febbrile di quell'uomo che compie dei miracoli, per distribuire equamente in paese la pochissima acqua rimasta.
È tutta questione di mettere in funzione le pompe che colle gano i vari serbatoi.
Più che altro per fargli coraggio, tutt'a un tratto il papa di Gior gio rompe il silenzio: -Ho la strana sensazione che presto verrà a piovere... glielo auguro di cuore! -Ormai è questione di ore, - dice sconsolato il responsabile poi dovremo ricorrere ai camion cisterna! Effettivamente quella è l'unica soluzione che resta, quando,
dopo altri lunghi minuti di silenzio, si sente un tuono in lonta nanza. Con un grido di gioia, il responsabile salta su dalla sedia: -Non può essere vero!... Se arriva un temporale adesso, ma di
quelli giusti, siamo a posto! Sono attimi di tensione, attesa, speranza. Tutti e tre sono alla finestra col naso voltato all'insù. Osservano
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il cielo che si fa sempre più scuro. Assistono ad una viavai di nuvoloni, accompagnati da lampi e tuoni vieppiù insistenti. Poi, finalmente, il temporale, si scatena, riversando sulla zona
tanta di quell'acqua da far dimenticare, in pochi istanti, tutte le preoccupazioni.
Il responsabile si deterge la fronte dal sudore e si lascia cadere soddisfatto sulla sedia, gustandosi il robusto scrosciar della pioggia.
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V- •-""
// direttore ACAP davanti al quadro di comando.
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Le aggregazioni comunali Giorgio ha ricevuto una lettera dal suo amico Marco che abita in un paese del Luganese. Caro Giorgio gli scrive ti comunico che, pur senza traslo care, ora abito a Lugano. -Ma com'è possibile? - si domanda Giorgio.
Chiede allora informazioni al suo papa, il quale gli spiega con parole molto semplici ciò che è accaduto. -Vedi, Giorgio, non si tratta di una magia: Marco abitava a
Davesco-Soragno, località situata sulla collina sopra la città di Lugano. -
-Sì, d'accordo - precisa Giorgio - Ma come fa, senza essersi spostato, ad abitare ora a Lugano? -È perché Davesco-Soragno, assieme ad altri comuni, è stato
aggregato alla città di Lugano che è diventata così la Grande Lugano.-
-Se ho capito bene - precisa allora Giorgio - aggregare signi fica unire? -Esattamente - risponde il suo papa - Nel nostro Cantone, ma in generale in tutta la Svizzera e non solo, in questi ultimi anni vi sono state parecchie aggregazioni. Per esempio, alcuni paesini della valle Onsernone si sono uniti e hanno creato un nuovo comune che hanno chiamato Isorno, il nome del fiume che scorre in quella valle. Incuriosito, Giorgio osserva: - Ma papa, così il numero dei Comuni del nostro Cantone continuerà a diminuire! -
-Sì, hai ragione - risponde il papa - Infatti, da più di 250 comuni che erano, ora, alla fine del 2005, ne contiamo ormai
solo 199. E con il tempo, procedendo ad altre aggregazioni, il loro numero diminuirà sempre più. Già si sta pensando a una
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Grande Bellinzona, a una Grande Locamo e così via. Ma anche nelle valli e nel Sottoceneri si faranno altre aggregazioni. In conclusione resteranno pochi comuni, ma molto più estesi e
più forti nel senso che sapranno meglio affrontare i problemi sempre più complessi che si presentano. -In fondo, si fanno le aggregazioni per comodità! - esclama Giorgio. -Proprio così - precisa il papa - Per i paesini delle valli, unirsi
significa aiutarsi per risolvere le difficoltà con meno spese. Per le città, le aggregazioni rappresentano anche il modo di for mare agglomerati di sempre maggiore importanza. Basti pen
sare che ora la Grande Lugano è addirittura la nona città più popolosa di tutta la Svizzera. -Accidenti! - esclama meravigliato Giorgio e poi aggiunge Ma, alla fine dei conti, con le aggregazioni ci sono solo van
taggi?-Si può dire di sì - afferma il papa - Anche se a parecchia gente dispiace dover rinunciare alla propria autonomia comu nale dato che, con l'aggregazione, un comune a tutti gli effetti
diventa semplice quartiere (se fa parte di una città) o frazione se si uniscono più paesi. -Grazie, papa, per le spiegazioni... ora termino di leggere la
leti a di Marco e poi gli risponderò a stretto giro di posta.
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La festa nazionale In questi giorni, Sandra sta per concludere, con ottimi risultati, il primo anno di tirocinio.
Ha già chiesto il permesso ai genitori di poter festeggiare l'av venimento recandosi in pizzeria con alcune amiche.
Ma oggi c'è un festeggiamento ben più grande e che riguarda l'intera comunità: è il primo di agosto, festa nazionale. In serata, un lungo corteo di gente, di autorità, di musicanti
della banda comunale con gli strumenti sotto il braccio, si dirige verso il palazzo scolastico, nella cui palestra si svolgerà una pubblica cerimonia.
Intanto un gruppetto di ragazzi, fra i quali ci sono Giorgio e Sal vatore, si è soffermato a giocare a pallina nel cortile della scuola. Quando la palestra è ormai stracolma di gente, entrano anche Giorgio e i suoi compagni che, per mancanza di spazio, deci
dono di arrampicarsi sulle spalliere e di seguire, da lassù, la manifestazione.
Ancora qualche istante ed ecco che il sindaco si avvicina al microfono per porgere il saluto.
In seguito, prende la parola il presidente del Patriziato,16 poi il prevosto in rappresentanza della Parrocchia17 e, infine, c'è il discorso dell'oratore ufficiale che, per l'occasione, è un Consi gliere di Stato.18 Accenna, tra l'altro, ai principali eventi storici
nazionali e l'eco delle parole patria e libertà risuona più volte nell'ampia palestra. Dopo l'applauso dei convenuti, la banda intona l'Inno nazio nale. La gente ascolta in piedi e in assoluto silenzio. Durante l'esecuzione, Giorgio comincia a provare dentro di sé qualcosa di cui non si era mai reso conto. Sente di appartenere a una comunità ben più vasta del Comune o del Cantone.
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La bandiera della Svizzera, mossa lentamente dall'alfiere della banda, sottolinea in lui questo sentimento. Sulla ultime note dell'Inno, il suo sguardo si incrocia con quello dell'amico Salvatore.
Giorgio sa che quello non è l'Inno di Salvatore e nemmeno la bandiera è la sua.
La patria di Salvatore è un poco più a sud, ma cosa importa? I significati restano gli stessi. Ognuno dovrebbe avere una patria e poterla amare. Nello stesso tempo, però, ciascuno deve saper rispettare la patria
degli altri. Solo così si eviteranno gli odi e le rivalità e si contri buirà a diffondere un clima di comprensione e di fratellanza tra i popoli. Questo è anche l'ideale che dovrebbe attendere nel domani, oltre a Giorgio e Salvatore, i ragazzi di ogni parte del mondo!
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Glossario
1)È un ente locale che costituisce la più pìccola cellula organizzata dello Stato. 2)Viene così chiamato sia il palazzo comunale, sia l'organo che rappresenta e amministra il Comune. Esso esercita il potere esecutivo, cioè esegue e fa ese guire le leggi contenute nella LOC (Legge organica comunale) e le decisioni prese dal Consiglio comunale. Conta da un minimo di tre ad un massimo di sette municipali, tra i quali viene scelto il sindaco. 3)È l'organo del Comune che ha potere legislativo, cioè di fare le leggi. Conta da quindici a sessanta consiglieri comunali. 4)Sono domande o proposte rivolte oralmente o per iscritto dai consiglieri comu nali al Municipio. 5)II Municipio, per svolgere i suoi compiti, divide le attività in dicasteri, ognuno dei quali è diretto a un municipale. I dicasteri principali sono: amministrazione, istruzione, previdenze sociali, costruzioni, finanze e polizia. 6)L'Ufficio che si occupa dei progetti, dell'edilizia, delle ragnature del Comune, ecc. 7)L'Ufficio che tiene il controllo di tutti i mutamenti che avvengono nella popola zione del Comune: arrivi, partenze, nascite, matrimoni e decessi. 8)L'Ufficio che si occupa delle imposte che i cittadini devono versare al Comune. 9)Risultato tra le entrate (imposte, tasse varie) e le uscite (stipendi agli impiegati, ai docenti, agli operai, costruzioni, ecc.) di un Comune. 10)Possibilità per i cittadini stranieri di acquisire la nazionalità svizzera. 11)È un ente costituito di più Comuni i quali, uniti, per economicità e praticità, organizzano determinati servizi: scuola, pulizia del lago, raccolta ed elimina zione dei rifiuti, ecc. 12)Servizio di aiuto domestico, spesso consortile, per le persone anziane sole o per le famiglie in difficoltà.
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13)È un'associazione di cittadini che intendono svolgere una comune attività poli tica. 14)A livello comunale è II diritto che il cittadino ha di pronunciarsi sull'accettazione o il rigetto di decisioni prese dal Consiglio comunale. 15)È'il diritto che il cittadino ha di avanzare proprie proposte. Il referendum e l'ini ziativa si esercitano mediante la raccolta di firme. 16)È l'insieme delle famiglie più antiche del Comune che ha lo scopo di conservare e ben governare o di impiegare a favore della comunità i beni di cui è proprie tario da secoli (terre, boschi, prati, ecc). 17)Rappresenta l'organizzazione ecclesiastica a livello comunale. 18)È un membro del Consiglio di Stato (o Governo) che esercita il potere esecutivo a livello cantonale. Il potere legislativo nel Cantone è esercitato dal Gran Consi glio.
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L'Autore Mi chiamo Federico Martinoni e sono un maestro in pensione. Da una ventina d'anni faccio parte della Commissione regionale delle Edizioni Svizzere per la GioventĂš (ESG). Con i colleghi della Commissione, ho ogni anno la gioia di poter pro porre alle scuole elementari della Svizzera italiana novitĂ editoriali che speriamo siano apprezzate dagli allievi e dai loro maestri. Andiamo dunque avanti, tutti insieme, all'insegna del motto ESG:
LEGGERE AIUTA A CRESCERE!.
Federico Martinoni, Marco Nussbaum Nel Comune e oltre Serie: II nostro Paese da 9 anni
Attraverso quotidiane esperienze, Giorgio, un ragazzo
di quarta elementare, viene a scoprire pian piano l'im portanza e il funzionamento del proprio Comune. Naturalmente gli sarĂ prezioso l'aiuto dei suoi genitori e di qualche addetto ai lavori.
Edizioni Svizzere per la GioventĂš www.sjw.ch E-Mail: oftice@sjw.ch