SEI ORE TEORICO/PRATICHE
MASSIMO CONCORDIA Fotografo professionista associato TAU Visual
Technical partners:
• La parola fotografia ha origine da due parole greche: photos e graphia. Letteralmente, fotografia significa scrivere (grafia) con la luce (foto).
• La fotografia è in grado di custodire le cose del passato, per la prima volta nella storia dell’uomo possiamo rivivere tutta una esistenza con i suoi momenti più importanti, perché afferma ciò che è stato e non ciò che non è più quando guardiamo la foto del nonno bambino a scuola con il grembiule o vestito da balilla, sappiamo che è stato sicuramente davanti all’obiettivo del fotografo, non è la fantasia di un pittore. Insomma è un mezzo espressivo molto potente, si può essere molto più bravi a raccontare con le immagini che con le parole, con uno scatto si può parlare a tutto il mondo, abbiamo a che fare con un linguaggio universale. Ora guardiamo ciò che abbiamo a disposizione per esprimerci con questo mezzo.
• Com’è fatta: La fotocamera più semplice non è altro che una piccola scatola a tenuta di luce (una piccola camera oscura) con un forellino da una parte (il foro stenopeico) e del materiale sensibile dall’altra. Si ottiene così una immagine rovesciata del soggetto ripreso con effetto grandangolo o teleobiettivo secondo la distanza foro\materiale sensibile. Chiaramente non saranno immagini precise e perfette però troviamo tutti gli elementi essenziali di ogni fotocamera: otturatore, piano pellicola, camera oscura e obiettivo. Naturalmente l’obiettivo sarà il foro, l’otturatore sarà la mano o il coperchio con il quale copriremo il foro. Il limite principale di questa rudimentale fotocamera come potete ben immaginare è la possibilità di mettere a fuoco, va fatta per tentativi. Andiamo ora a vedere i componenti delle fotocamere moderne.
Fotocamera compatta è la macchina che incontra il riscontro maggiore da parte di quei fotografi che vogliono una buona qualità di ripresa e il massimo della praticità, velocità e semplicità di impiego. E’ quasi sempre totalmente automatica e motorizzata, il suo limite è che consente ben pochi interventi da parte del fotografo.
Fotocamere consumer (reflex-DSLR) Sono considerate consumer quelle fotocamere che hanno una risoluzione Tra i 10 e i 12 mln di pixel, hanno la possibilità del massimo intervento da parte del fotografo sulle varie funzioni. Le qualità principali sono: • • • • •
intercambiabilità degli obiettivi, velocità di scatti in sequenza, velocità di scarico delle immagini, ISO elevati Sensore APS-C (DX nikon)
Fotocamere professionali (reflex-DSLR) Sono considerate professionali quelle fotocamere che hanno una risoluzione maggiore di 12 mln di pixel, hanno la possibilità del massimo intervento da parte del fotografo sulle varie funzioni. Le qualità principali sono: • • • • • • •
Robusto corpo macchina Funzioni aggiuntive intercambiabilità degli obiettivi, > velocità di scatti in sequenza, velocità di scarico delle immagini, ISO elevati Sensore Full Frame (FX nikon)
1- Selettore modalitĂ di scatto / funz. 4- +/- esposizione e diaframma 5- otturatore 6- on/off 7- luce pilota 10- flash incorporato 11- tasto attiva flash 12- piano focale 14- microfono 16- tasto funzioni 17- indicatore fissaggio ottiche 18- sgancio ottiche 19- specchio 20- connettori 22- slitta flash esterno 23-24-25-26- connessioni, HDMI, USB Corpo macchina /body
1- Mirino 2- ghiera 3- display 4- play 5- menu 6- zoom + 7- zoom 8- info 9- aggancio slitta cavalletto 10- regolazione diottrie 11 tipo autofocus 12- ghiera di comando 13- live wiev 14- tasto rec 15- memory card slot 16- joystick 21- batteria Corpo macchina /body
23- cestino
specchio gi첫
specchio su
• L’otturatore: meccanico o elettronico consente il controllo del tempo di esposizione; cioè quella frazione di secondo che consente alla luce di raggiungere il materiale sensibile: pellicola per l’analogico e sensore CCD o CMOS per il digitale.
• Otturatore a tendina: è costituito da una tendina in lega speciale o in tela gommata che può scorrere orizzontalmente o verticalmente. Essendo posizionato sul piano focale ha la possibilità di raggiungere tempi più brevi, fino a 1\8000 di sec. Tempi di cui sono dotate anche le fotocamere amatoriali.
• Mirino: quello galileiano montato sulle fotocamere compatte che permette una visione come quella dell’occhio umano o leggermente più piccola è composta da due lenti una convergente ed una divergente come un cannocchiale, ha la problematica di creare l’errore di parallasse.
• Mirino reflex: qui grazie al pentaprisma e ad uno specchio posto a 45° ci permette la visione diretta dell’inquadratura, al momento dello scatto un meccanismo solleva lo specchio e permette alla luce di andare a colpire la superficie sensibile.
Con l’arrivo del digitale sono comparsi i mirini a display, funzionano a cristalli liquidi e danno una visione abbastanza precisa della scena, per questioni di dimensioni sono spariti i mirini ottici, danno difficoltà di visione quando ci troviamo in piena luce e sono piuttosto delicati.
È costruita a strati, il supporto di base è un
sottile nastro di materiale plastico solitamente poliestere a cui è sovrapposto uno strato antialone per evitare riflessi interni. Gli strati successivi contengono una emulsione di alogenuro d'argento con cristalli di grandezza variabile. Il materiale fotosensibile è legato con della gelatina, realizzata da materiali organici animali, Nelle pellicole bianco e nero, è presente un solo strato di emulsione fotosensibile, mentre nelle pellicole colore sono necessari tre diversi strati sensibili alle diverse frequenze di luce visibile per formare l'immagine finale, La pellicola non può essere esposta direttamente alla luce, vista la sua alta sensibilità corriamo il rischio di bruciare ogni elemento impresso su di essa, sarà necessario utilizzare una camera oscura con i relativi accessori di sviluppo, stampa e fissaggio per verificare i risultati.
è essenzialmente un chip di silicio in grado di catturare e misurare la luce, ovvero la quantità di fotoni che lo raggiungono. I sensori delle fotocamere digitali si basano attualmente sulla tecnologia CCD oppure sulla tecnologia CMOS. Entrambi i tipi sono basati sul silicio, hanno proprietà simili e funzionano convertendo la luce che li colpisce (fotoni) in carica elettrica (elettroni) in maniera simile a quanto avviene nelle celle solari. CMOS: complementary metal-oxide semiconductor CCD: Charge-Coupled Device,
A seconda del tipo di sensore si ottiene un fattore di moltiplicazione differente ciò determina un ritaglio dell’immagine e una conseguente variazione del campo visivo.
• Parametro che vale sia per le pellicole che per il sensore è la sensibilità, si misura in ISO. • Questi valori vanno dal meno sensibile 100, 200, 400, 800,1600,3200. Le nuove fotocamere digitali possono arrivare fino a 25.600 ISO. • Importante è sapere che anche qui ogni volta che ci muoviamo sulla scala di questi valori dimezziamo o raddoppiamo la luce che entra. Le alte sensibilità ISO rendono sicuramente un’immagine qualitativamente più bassa, poiché l’alta sensibilità provoca il famoso “noise” (rumore).
Quali sensibilità utilizzare ? ma soprattutto quando ? • • • •
100 ISO per macrofotografia, paesaggio e still life 100, 200 ISO per il ritratto 200, 400 ISO per lo sport se è in esterno e reportage 400, 800 1000 ISO e >, per sport indoor teatro, concerti.
nuvoloso nuvoloso
flash flash
tungsteno tungsteno
luce lucedel delgiorno giorno
fluorescente fluorescente
ombra ombra
OBIETTIVI
• La qualità dell’obiettivo della fotocamera è più importante che avere la macchina più costosa e moderna sul mercato, le immagini che rimangono nella storia della fotografia non sono state scattate con gli ultimi modelli usciti, ma sicuramente con le lenti scelte tra le migliori. L’obiettivo è composto da elementi di cristallo sia concavi che convessi progettati per mettere a fuoco su un piano comune i raggi di luce, la pellicola o il sensore. Per la qualità delle vostre immagini è importante montare sempre il paraluce sulla vostra lente, si evitano i raggi di luce parassita e si ha un miglior contrasto e una maggiore nitidezza.
LUNGHEZZA FOCALE La lunghezza focale è la distanza che intercorre tra il centro ottico dell’obiettivo e il piano focale (dove si trova la pellicola o il sensore). La lunghezza focale determina le caratteristiche ottiche dell’immagine ripresa ed è espressa in mm. ANGOLO DI CAMPO L’angolo di campo è la porzione di spazio inquadrata dall’obiettivo. L’angolo di campo determina la quantità di spazio ripresa. A parità di dimensioni del sensore (o pellicola) più la focale è lunga più è stretto il campo inquadrato.
Questo simbolo se presente sulla vostra reflex indica il piano focale.
SELETTORE AUTOFOCUS
ANELLO PORTAFILTRI E/O PARALUCE
BAIONETTA
SCALA DELLE DISTANZE
GHIERA DI MESSA A FUOCO
ANELLO PORTAFILTRI E/O PARALUCE SCALA DELLE DISTANZE
GHIERA DI ZOOM CAMBIO FOCALE
GHIERA DI MESSA A FUOCO
SELETTORE AUTOFOCUS SELETTORE STABILIZZATORE
BAIONETTA
SCALA DELLE DISTANZE
DISTANZA DI FUOCO MINIMA
SELETTORE AUTOFOCUS
STABILIZZATORE
MODALITÀ STABILIZZATORE
GHIERA DIAFRAMMI
Alcuni obiettivi non presentano la ghiera dei diaframmi perchĂŠ la regolazione del diaframma viene controllata tramite la macchina fotografica. Accade spesso nelle ottiche moderne.
FOCALE
APERTURA MINIMA
Convenzionalmente si considera “normale” un obiettivo la cui lunghezza focale è circa uguale alla diagonale della pellicola o del sensore. Per il formato 35mm si considera normale l’obiettivo da 50mm che è quello che più si avvicina alla visione umana. Gli obiettivi più corti vengono chiamati grandangolari, quelli più lunghi teleobiettivi.
Obiettivi di uguale lunghezza focale usati su superfici sensibili di formato diverso hanno angolo di campo diverso. In particolare obiettivi usati su sensori pi첫 piccoli hanno un angolo di campo inferiore.
• Rimpicciolisce il soggetto e contemporaneamente ne esalta la prospettiva, è bene usarlo quando nell’inquadratura si possono inserire una serie di piani che diano respiro alla immagine, proprio come fanno le quinte sulla scena teatrale, senza quinte si ottiene una immagine piatta,con i particolari non scanditi nello spazio.
• Grandangolari: Per grandangolari si intendono quegli obiettivi che vanno dai 20 ai 50 mm. Quelli inferiori ai 20mm sono detti ultragrandangolari, il 20mm è una delle ottiche più usate dai fotoreporter, si riescono a costruire immagini di grande effetto, per fare ciò però è necessario visto che l’ottica è moto corta che il fotografo sia dentro al fatto che sta riprendendo, è una immagine piuttosto complicata da organizzare, questo per la quantità di elementi che invadono l’inquadratura. Quando si fotografano edifici è molto importante tenere la fotocamera perpendicolare al soggetto inquadrato, questo per evitare l’effetto di distorsione e di convergenza delle linee verticali dovuto alla curvatura della lente, anche se usato in maniera giusta può diventare creativo.
• Sono obiettivi la cui lunghezza focale va sotto i 15mm e danno una visione quasi sferica dell’inquadratura; da qui il nome occhio di pesce, vengono usati raramente e per foto particolari
• Sono detti normali quegli obiettivi che hanno lunghezza focale dai 40 ai 55mm, offrono un angolo di campo di circa 45° e sono quelli che si avvicinano di più all’occhio umano.
• Grazie ad un gruppo di lenti mobili posto all’interno gli zoom permettono di variare all’istante la lunghezza focale. Sono sicuramente più pratici delle ottiche fisse, di solito in uno zoom 28-70mm sono comprese 3 ottiche, quindi avremo un notevole risparmio di peso da portare e di denaro. Il lato negativo è che per la maggior parte gli zoom sono notevolmente meno luminosi delle lenti fisse.
• Vanno dai 60mm in su, possono arrivare anche a 2000mm. Sono perfetti quando non si può avvicinarsi al soggetto, hanno l’effetto di compressione dei piani, hanno scarsa profondità di campo, molto usati in ambito sportivo.
• Moltiplicatori: Alternativa meno ingombrante più economica ai tele può essere quella di usare i moltiplicatori, vanno inseriti tra macchina ed obiettivo e possono raddoppiare o quadruplicare la lunghezza focale. Lo svantaggio sta nella perdita di luminosità.
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sono ottiche dedicate alla fotografia ravvicinata, soprattutto per soggetti molto piccoli, esiste sulla fotocamera anche la funzione macro, consente di avvicinarsi molto al soggetto, questa distanza varia tra le fotocamere.
• praticamente dei grandangolari con la possibilità , mediante un sistema di basculaggio sia orizzontale che verticale di correggere il difetto delle linee cadenti o shift che si verifica quando non teniamo in bolla la fotocamera. Vanno usati su cavalletto e in bolla
E’ situato nell’obiettivo ed è costituito da 5\6 lamelle che spostandosi creano un foro di diametro variabile. Questo foro si può allargare o stringere come se fosse la pupilla umana, ciò perché la quantità di luce corretta vada a colpire la superficie sensibile. Se troppa luce va a colpire il nostro sensore (diaframma troppo aperto) avremo una fotografia troppo chiara, quindi sovraesposta
La profondità di campo (abbreviato in PdC o DoF dall'inglese Depth of Field) è la distanza davanti e dietro al soggetto principale che appare nitida (a fuoco). Per ogni impostazione dell'obiettivo, c'è un'unica distanza (piano) a cui gli oggetti appaiono perfettamente a fuoco; la nitidezza diminuisce (fuori fuoco) gradualmente in avanti (verso il fotografo) e indietro (in direzione opposta). Per motivi legati all'angolo di incidenza dei raggi luminosi, il campo nitido è sempre più esteso dietro al soggetto a fuoco che davanti;
• Possiamo affermare che il diaframma che è indicato dai valori f è la quantità di luce che entra attraverso l’obiettivo e va a colpire il sensore in un dato tempo di esposizione. I valori del diaframma vengono comunemente detti stop non sempre vengono indicati sulla ghiera dell’obiettivo a volte li possiamo trovare nel display oppure nell’indicatore dell’esposimetro dentro al mirino. • Rappresentano quante volte il diametro del forellino sta nella lunghezza dell’obiettivo. Dal più chiuso al più aperto vanno in questa successione: f /32, f/22, f/16, f/8, f/5.6, f/4, f/3.5, f/2.8, f/2.4, f/2, f/1.8, f/1.4. Ogni passaggio da uno stop all’altro raddoppia o dimezza la quantità di luce che passa.
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Ora dobbiamo determinare la quantità di luce che abbiamo regolato con il diaframma per quanto tempo andrà a colpire il nostro sensore, come abbiamo visto lo faremo con l’otturatore, il quale è regolato da una ghiera che sta sulla fotocamera, il tempo si misura in sec. o frazioni di secondo.
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Li leggeremo in questa sequenza dal più lungo al più basso: 30”, 15”, 8”, 4”, 2”, 1”, ½”, ¼”, 1/8” , 1/15”, 1/30”, 1/60”, 1/125”, 1/250”, 1/500”, 1/1000”, 1/2000”, 1/4000”, 1/8000”. Come per i diaframmi ogni variazione sulla scala raddoppia o dimezza l’esposizione. Da alcuni anni con le nuove macchine elettroniche ci sono tempi di esposizione più precisi. Ma come facciamo a sapere quanta luce ci occorre? Grazie ad un dispositivo chiamato Esposimetro che posto nella nostra fotocamera legge la quantità di luce occorrente.
Questo dispositivo permette di valutare correttamente o quasi la quantità di luce che ci occorre una buona fotografia. Sono solitamente di due tipi uno ad ago come l’indicatore del serbatoio dell’automobile, che non si usa più, l’altro a led luminosi. La cellula dell’esposimetro può avere diverse modalità di uso, le principali sono: Media: legge su tutto il campo inquadrato e fa una media, con una lettura di questo tipo il cielo può creare dei problemi quando occupa una porzione importante della scena inquadrata. Ogni esposimetro tende ad essere ingannato dalle parti più illuminate, ciò creerà una sottoesposizione delle zone in ombra. Media a prevalenza centrale: è usata principalmente nel ritratto, la zona centrale dell’inquadratura assume un peso maggiore rispetto ai bordi, è indicata quando esiste una differenza di illuminazione tra soggetto e sfondo.
• Spot: la cellula dell’esposimetro legge un punto al centro del fotogramma, è indicata quando si vuole selezionare un soggetto o una parte di esso illuminato diversamente dal resto della scena, in questo caso le parti dell’inquadratura al di fuori di quel punto non influenzano la nostra lettura. • Multizona: vengono utilizzate diverse cellule dove ognuna occupa uno specifico settore dell’inquadratura, le cellule sono preimpostate e in base alla quantità di luce si attivano o si escludono, pesano di più o di meno.
• Diversi tipi di lettura esposimetrica:
lettura spot
prevalenza centrale
multizona
• M: Manuale, bisogna selezionare sia tempo che diaframma, siamo aiutati a esporre correttamente dall’esposimetro nel mirino che segnala la luce che ci occorre. • P: Automatico, la macchina sceglierà da sola sia tempo che diaframma, è la modalità che impedisce di esprimere personalità e creatività, ci darà una fotografia media e alla portata di tutti. • A: Priorità di diaframmi • S: Priorità di tempi, sono i sistemi più veloci,bisogna essere in grado scegliere in base alla nostra inquadratura e al messaggio da esprimere a quale parametro fare riferimento, la macchina completerà la coppia tempo \ diaframma, in base alla luminosità della scena.
• Ci sono casi dove per esporre correttamente ci troveremo in difficoltà, la fotocamera non è l’occhio umano, la situazione tipo è quando il nostro soggetto è in controluce o comunque con alle spalle zone fortemente illuminate, il risultato molto spesso sarà di trovare il nostro soggetto scuro e il cielo esposto correttamente, qui come ci capiterà altre volte dobbiamo fare una scelta, dare la precedenza al soggetto o allo sfondo. Per l’esposizione corretta dovremo inquadrare il nostro soggetto escludendo le zone fortemente illuminate. Un’altra situazione di difficoltà è quando inquadriamo un soggetto nero o molto scuro su una superficie altrettanto scura, l’esposimetro sarà ingannato e siccome legge poca luce riflessa sarà ingannato e tenderà a darci una fotografia molto chiara (sovraesposta) dovremo correggere manualmente e sottoesporre la nostra scena, il problema contrario quando troviamo soggetti chiari su sfondi chiari l’esposimetro leggerà troppa luce e tenderà a sottoesporre, anche qui dovremo.
• Correggere e sovraesporre manualmente. C’è un modo per esporre sempre correttamente, basta portarsi dietro un cartoncino grigio medio ( color topo ), da anteporre davanti al soggetto momentaneamente per fare la lettura e mantenere i parametri letti anche quando ci allontaniamo per riprendere la scena dalla distanza che avevamo scelto. Nel nostro mirino l’esposimetro ci apparirà come una barra graduata ( di solito orizzontale, ma potrebbe essere anche in verticale) con dei valori che vanno da -2 0 +2 , per le fotocamere digitali è buona cosa sottoesporre leggermente (½ stop), proprio come si faceva con le diapositive, mentre chi pensa di usare ancora la pellicola in caso di stampe è meglio sovraesporre leggermente ( ½ stop).
• Il significato dell’immagine cambia profondamente in funzione delle variabili già elencate: diaframma, w.b., tempo. • Ma il tipo di luce o Illuminazione determina più di ogni cosa il risultato finale delle nostre foto. • Un illuminazione diffusa ad esempio si trova quando il cielo è velato o nuvoloso, non ci sono ombre, oppure quando la nostra inquadratura si trova in ombra: è molto adatta per i ritratti e in quei casi dove si vogliono evitare forti contrasti, in studio viene ricreata attraverso luci continue o flash provvisti di diffusori, bank ed ombrellini traslucidi.
• Illuminazione frontale: è un tipo di illuminazione piuttosto dura, piatta e di poco rilievo, purtroppo quasi tutti credono che la posizione migliore sia che il sole stia alle spalle del fotografo
• Illuminazione laterale: è sicuramente la migliore situazione per lavorare, da tridimensionalità alla scena, attraverso il gioco delle ombre e delle luci, riesce a mettere in risalto forme e volumi, in genere si usa raramente nel ritratto per le ombre che possono risultare sgradevoli.
• Il controluce: ha gli stessi effetti della luce laterale ma tecnicamente piÚ difficile per arrivare alla esposizione corretta, al contrasto giusto e ai riflessi. E’ ottima con i dovuti accorgimenti per i ritratti.
• Il controluce estremo: si tratta di controluce estremo quando il sole o il punto luce si trova all’interno dell’inquadratura, risulta di difficile controllo ma molto suggestiva.
• La silhouette: si ha quando il soggetto si staglia sullo sfondo intensamente illuminato, è provocato dal fatto che gli esposimetri non sono in grado di leggere le differenze con le luci di sfondo.
• Silhouette:
• Tutte le coppie tempo\diaframma viste prima sono corrette, ma qual è quella piÚ giusta? La teoria dice: tempi brevi diaframma aperto per il ritratto, diaframma chiuso per il paesaggio, ok, ma pensiamo sempre cosa dobbiamo ottenere, ci possono essere situazioni ( un ritratto ambientato ad esempio) che richiedono di agire diversamente; essere padroni della tecnica ci farà esprimere correttamente.
• Tempo di esposizione lungo:
• Mosso, soggetto in movimento
• Mosso creativo del fotografo • Mosso radiale
• Il primo scatto per quasi tutti è ritrarre la figura umana, poi magari passare ad oggetti e paesaggi, ma il problema è trasformare una semplice foto in una buona foto. L’errore più frequente è non riflettere sul soggetto e sul messaggio, così facendo banalizziamo la nostra immagine, noi dobbiamo trovare un punto di vista interessante, non fare la foto tessera, tuttavia è fondamenale seguire le regole di composizione …
Regola dei Terzi: sovrapponendo all’immagine un reticolo “ideale” composto da due linee orizzontali e due verticali(dette “linee di forza“) che siano equidistanti tra loro e dai bordi (rispettivamente orizzontali e verticali) dell’immagine stessa, otteniamo nove settori più o meno uguali, il settore determinato dal riquadro centrale, quello nel cuore dell’immagine, si definisce “sezione aurea” e i suoi quattro angoli “punti focali” (1, 2, 3 e 4). Solitamente, chi osserva un’immagine si concentra su uno di questi punti dopo aver dato il primo sguardo alla parte centrale e, pertanto, è possibile che da essi raccolga maggiore informazione visiva (posizionando il soggetto al centro dell’inquadratura, oltre ad ottenere una foto “brutta”, rischiamo che l’occhio dell’osservatore si fermi lì, evitando conseguentemente di dare peso al resto dell’immagine).
Il punto di vista
La ripresa dall’alto ci colloca psicologicamente sopra il soggetto. È molto utile quando si vuole trasmettere una sensazione di inferiorità
La maggior parte delle foto vengono scattate tenendo la macchina orizzontale, i ritratti ottengono un aspetto più professionale quando la foto viene scattata in verticale.
La ripresa dal basso ci colloca psicologicamente sotto il soggetto. È molto utile quando si vuole trasmettere una sensazione di superiorità
Campo libero
In molti ritratti il soggetto inquadrato guarda dritto nell’obiettivo. Quando questo non accade, può essere un’ottima idea lasciare spazio libero nella direzione in cui va lo sguardo del soggetto.
“ Mutilare con cura �
NO! NO! Quando alcune parti del corpo sono escluse dall’inquadratura, esse devono essere tagliate con attenzione. mai tagliare le dita delle mani o le punte dei piedi, meglio piuttosto escludere completamente mani o piedi;
“ Mutilare con cura ”
Tagliare la sommità della testa. Riempire più possibile la cornice, l’inquadratura. In particolare, meglio non lasciare eccessivo spazio sopra la testa della persona ritratta
formati innaturali
Non esistono foto quadrate o con dimensioni strambe, i tagli sono concessi ma in proporzione In alternativa per mostre o lavori creativi, possono essere utilizzati formati diversi
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Si può dividere in: Ritratto narrato il carattere del soggetto viene espresso mediante la sua fisicità e la sua fisionomica, quindi dai gesti e dagli atteggiamenti più che dal volto e dalla sua interiorità. Ritratto ambientato è un ritratto sia del soggetto che del suo ambiente, quasi tutti i soggetti si trovano meglio se fotografati a casa loro o nel luogo di lavoro. Ritratto posato realizzato quasi sempre in studio su sfondo neutro. Ritratto recitato Dove si usano modelli professionisti senza lo scopo di esprimere la vera personalità.
• Abbiamo visto come tecnicamente si affronta un ritratto, l’utilizzo della focale a 85 mm, altrettanto importante è conoscere come si può mettere a proprio agio il nostro soggetto • Entrare in sintonia con la persona è la chiave fondamentale per la buona riuscita del lavoro, diffidenza e imbarazzo se ne vanno da soli • Dovremo essere bravi a distinguere chi ha bisogno di rassicurazioni e quindi gli faremo vedere i risultati man mano che scatteremo (per fortuna è arrivato il digitale) si renderanno da soli più disponibili e naturali, • Bisogna fare molta attenzione a toccare il soggetto per suggerire delle pose, non tutti gradiscono, soprattutto le donne.
• Nel campo della pittura il termine inglese Still life si può tradurre in italiano con "natura morta" cioè una raffigurazione pittorica di oggetti inanimati (fiori, frutta, ortaggi, selvaggina, oggetti d'uso). • Nel campo della fotografia questo termine è stato ripreso per descrivere la tecnica fotografica di qualsiasi oggetto inanimato, genere legato a doppio filo con la fotografia pubblicitaria dal food alla moda. • In genere lo scopo è quello di creare un documento che metta in risalto gli attributi più importanti dell'oggetto e sia piacevole da vedersi, oppure di creare una foto artistica con l'aggiunta di una buona dose di fantasia. • La luce ed il tipo di illuminazione sono i fondamenti per la buona riuscita di uno scatto, senza tralasciare la ricerca di elementi particolari o meno per realizzare la scenografia, utilizzo di focali tra 50 e 85 mm.
Buon pranzo! Ci rivediamo alle 15:00 per la sessione pratica