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Luciano Berio
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Il prossimo 24 ottobre avrebbe compiuto 98 anni. Luciano Berio, è stato uno dei più noti compositori italiani d’avanguardia, pioniere della musica elettronica, genio, innovatore, sempre un passo avanti e, al tempo stesso, attuale, vicino, universale. Nato a Imperia, ha vissuto ed è stato protagonista di un Italia che sperimenta e che fa la differenza. Si affacciò sulla ribalta musicale del secondo dopoguerra dopo gli studi al Conservatorio di Milano. Nel 1954, sempre a Milano, fondò insieme con Bruno Maderna lo Studio di Fonologia Musicale presso la Rai, dove scandagliò le interazioni tra strumenti acustici e suoni elettronici e tra suono e parola. Libero da preconcetti ideologici, il suo percorso di ricerca si distinse per l’equilibrio tra la conoscenza e la consapevolezza della tradizione e l’inclinazione verso l’inedito, anche mettendo in relazione la musica con altri campi del sapere umanistico: la poesia, il teatro, la linguistica, l’antropologia, l’architettura. Oltre il genio, ci sono il podio, il direttore artistico, il promotore di musica contemporanea, l'insegnante in Europa e in America, i premi internazionali e quattro lauree Honoris Causa.
“Io non amo ascoltare la musica mentre cammino. Intanto perché è pericolosissimo. Io mi immergerei talmente tanto che alle prime strisce mi tirano sotto [...] Se ascolto la musica, ascolto la musica. Non faccio altro. ”
A. B.
Direttore principale
2016 > oggi
Tokyo Philharmonic Orchestra
2017 > 2019
Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore ospite principale
2014 > 2016
Teatro Carlo Felice di Genova
2011 > 2012
Teatro Regio di Parma andreabattistoni.it maestrobattistoni andrea_battistoni_maestro
Chi meglio di lui poteva salutare il pubblico dell'ORT ribadendo la presenza in questa stagione di tanti giovani talenti? Perché Battistoni è davvero un talento. Adesso a 36 anni è in piena carriera con idee ben chiare su ciò che vuole fare. Una di queste è trasmettere alle giovani generazioni la densità e modernità di un mondo che in molti sembrano aver disconosciuto: «Se dopo tanti secoli siamo ancora qui, a lavorarci sopra e a scavarne ogni aspetto, vuol dire che è davvero un patrimonio ricco di emozioni attuali, da rivelare ed esprimere». E condividere. Come è stato per lui l'amore per la musica, scattato solo dopo anni di studio, durante un concerto con l'orchestra del Conservatorio, imbracciando il violoncello: «era bellissimo, con mia grande sorpresa. Io volevo fare lo scrittore». Desiderio che non ha abbandonato, pubblicando un libro e dedicandosi alla composizione. Perché il segreto sta nel linguaggio e lui sembra averlo intercettato come provano le video interviste presenti sul web, in cui mette in relazione l'incipit della Quinta di Beethoven con l'hard rock degli AC/DC o la morte di Mimì nella Bohemé piena di tristezza e malinconia con De André: «Anche la musica per orchestra, anche la musica operistica, devono parlare il linguaggio di oggi».