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XXXV STAGIoNE CoNCERTISTICA
GAETANO D'ESPINOSA direttore
EMMANUEL ROSSFELDER chitarra
MICHELE MARASCO flauto
fondazione orchestra regionale toscana
Direttore generale
Marco Parri
Direttore servizi musicali
Paolo Frassinelli
Direttore comunicazione
Riccardo Basile
Ufficio sviluppo e fundraising
Elisa Bonini
Amministrazione
Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale
Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni Segreteria
Stefania Tombelli | Direzione Generale Tiziana Goretti | Direzione Artistica Ambra Greco | Area Comunicazione Servizi tecnici Orchestra
Francesco Vensi, Angelo Del Rosso Consiglio di Amministrazione
Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini Revisore Unico
Vittorio Quarta
* Il Consiglio di Amministrazione e il Revisore unico si
sono insediati il 3 dicembre 2015 e resteranno in carica per 5 anni, come previsto dallo Statuto.
OspitalitĂ e sala Teatro Verdi
Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Palcoscenico Teatro Verdi
Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala
Lisa Baldi, Martina Berti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Massimo Duino, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Alessandro Iachino, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Jibril Sheikh Oyaye, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone
XXXV stagione concertistica direttore artistico
Giorgio Battistelli
direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard
 O IC
stituzioni
oncertistiche
rchestrali
GAETANO D'ESPINOSA direttore
EMMANUEL ROSSFELDER chitarra MIChELE MARASCO flauto
FERRuCCIO BuSONI
Divertimento per flauto e orchestra op.52
JOAQuÍN RODRIGO Concerto d'Aranjuez Allegro con spirito Adagio Allegro gentile
***
FIRENZE, TEATRO VERDI *
ANTONÍN DVOŘÁK
venerdì 15 aprile 2016 ore 21.00
Sinfonia n.7 in re minore op.70
FIGLINE VALDARNO, TEATRO GARIBALDI
Allegro maestoso Poco adagio Scherzo. Vivace Finale. Allegro
sabato 16 aprile 2016 ore 21.00 EMPOLI, PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
lunedì 18 aprile 2016 ore 21.00 PIOMBINO, TEATRO METROPOLITAN
martedì 19 aprile 2016 ore 21.00 PISTOIA, TEATRO MANZONI
mercoledì 20 aprile 2016 ore 21.00 POGGIBONSI, TEATRO POLITEAMA
giovedì 21 aprile 2016 ore 21.00
* concerto trasmesso in differita da Rete Toscana Classica Registrazioni e produzioni audio a cura di
gaetano d'espinosa
È considerato uno dei direttori d'orchestra più promettenti della nuova generazione. Classe 1978, nato e cresciuto a Palermo, si è diplomato in violino e perfezionato in seguito con Salvatore Accardo all'Accademia Walter Stauffer di Cremona. Dal 2001 al 2008 è stato Konzertmeister della Staatskapelle di Dresda, con cui ha anche eseguito, in veste di solista, il suo Concerto per violino ed orchestra d'archi sotto la direzione di Christian Arming. In questo periodo risale anche il suo debutto come direttore d'orchestra alla Konzerthaus di Berlino, e l'incontro determinante con Fabio Luisi, che lo invita
come suo assistente a Vienna e più tardi al Pacific Music Festival di Sapporo. Nel maggio 2010 debutta con grande successo alla SemperOper di Dresda con La Traviata, dirige inoltre la Philharmonia di Praga, la Filarmonica di Poznan, le orchestre da camera di Dresda e Berlino, la Brandenburgisches Staatsorchester, la Thüringen-Philharmonie e la Kremerata Baltica. È questo l’inizio di una folgorante carriera che lo porta, in meno di due anni, ad essere invitato a dirigere le più prestigiose orchestre quali Kremerata Baltica, Opera de Lyon, Graz Oper, Prague Philharmonia, Poznan Philharmonic, Dresden Chamber
emmanuel rossfelder
Orchestra, Orchestra di S.Cecilia, Verdi di Milano, Orchestra del San Carlo di Napoli, Orchestra del Massimo di Palermo, Orchestra della Fenice di Venezia, Kammerorchest Berlin, NHK Symphony Orchestra Tokyo, Gunma Symphony Orchestra, Osaka Japan Century Orchestra, Tokyo Metropolitan Symphony, Maggio Musicale Fiorentino, Opera de Limoges, Orchestre de Chambre de Lausanne, Orchestre de l’Ile de France, Symphonieorchester Basel, Bamberger Symphoniker. Nella stagione 2011/12 debutta con due nuove produzioni all’Opera di Graz, dirigendo Otello e Maria Stuarda, dirige poi concerti a Praga, Trieste, Venezia, Genova, Poznan ed una nuova produzione del Trittico a Lione; nell’estate 2013 Cavalleria Rusticana alle Terme di Caracalla mentre proprio in questo periodo è reduce da un tour di successo in Giappone che lo ha visto anche protagonista per la seconda volta in carriera alla guida della NHK Symphony Orchestra di Tokyo. Ha diretto La Traviata ed una nuova produzione di Norma alla Fenice di Venezia, e Rigoletto all’Opera di Roma. Tra i prossimi impegni il ritorno all’Orchestra Sinfonica della RAI e la partecipazione al Nagoya Festival in Giappone per la produzione del Flauto Magico.
A tre anni i suoi genitori gli regalarono una piccola chitarra di plastica, che fin da subito abbandonò perché più attratto dalla chitarra "a secco" di sua madre, musicista anche lei. Dall'età di cinque iniziò così lo studio della chitarra classica, strumento che in seguito sarebbe stato scelto per le sue curve e il suo suono. I genitori non vollero influenzarlo, sostenendo il suo gusto per la musica e incoraggiando lo studio. La sua sorprendente facilità, la motivazione, il carattere ludico e comunicativo lo portarono rapidamente a esibirsi nei primi concerti. A 14 anni vince il Gold Medal al Conservatorio di Aix-en-Provence sotto la guida di Thomas Bertrand, riconoscimento che lo selezionò come il chitarrista più giovane mai ammesso nella classe di Alexandre Lagoya al Conservatoire National Superieur de Musique a Parigi. Si instaura così un rapporto privilegiato tra il maestro e l'allievo; Emmanuel si dedica ad una sconfinata ammirazione per Lagoya, il quale a sua volta si prodiga altrettanto all'insegnamento di una specifica tecnica della mano destra che aveva lavorato con Ida Presti: "Emmanuel dà alla chitarra un potente tono, virtuosismo, emozione e fantasia, che già fanno di lui un grande artista".
Si distingue grazie a numerosi concorsi internazionali in particolare nel 1993, con il primo premio delle FMA JI e il premio speciale Pierre Salvi consegnato dal Ministro della Cultura Francese; è vincitore del Fondation d’Entreprise Groupe Banque Populaire nel 1998, del Découverte Classica (2001), del Révélation Classique da ADAMI (2002) e nel 2004 del Classical Music Victories nella categoria solista rivelazione dell'anno. La passione di Rossfelder è sempre stata quella di entrare in contatto con i suoi ascoltatori, offrendo al pubblico l'opportunità di scoprire ed ascoltare la gamma e le capacità della chitarra. Ciò lo ha portato ad esibirsi sui più grandi palcoscenici non solo francesi ed europei, ma anche in Giappone, Corea, Brasile, Argentina, Africa, Stati Uniti. Ha registrato 8 cd, esplorando il repertorio della chitarra e l'esecuzione di varie trascrizioni originali e il dvd Récital, ampiamente acclamato dalla stampa e dalla critica, ricevendo ottime recensioni su Diapason e su Le Monde de la Musique. L'uscita del suo ultimo album Virtuoso è dedicata alle opere virtuosistiche della chitarra e alle opere audaci di Paganini.
MICHELE MARASCO
Michele Marasco è uno dei più noti flautisti d’oggi. Decisivi per la sua formazione gli incontri con il compositore Luciano Berio, con i direttori Harnoncourt e Norrington, con i flautisti Fantini, Klemm, Nicolet. Solista in sale prestigiose come la Carnegie Hall a New York, la Kioi Hall di Tokyo, la Salle Pleyel a Parigi, il Parco della Musica a Roma, La Scala e la Sala Verdi a Milano, si è esibito per i maggiori festival europei: Wien Modern, Salisburgo, Maggio Musicale Fiorentino, Biennale di Venezia. Rilevante la sua attività discografica con oltre 15 cd registrati in gran parte dal vivo per Arts, Capstone, Diapason, Falaut, Frame, Nuova Era, Ricordi, Stradivarius. Diverse le sue prime esecuzioni di musiche di autori contemporanei come Berio, Cavallari, Donatoni, Einaudi, Hoffman, Maresz, Olivero, Sciarrino. Primo flauto dell'ORT è stato solista dell’Opera di Zurigo, della Radio di Lipsia, di Santa Cecilia a Roma, della Filarmonica della Scala, e si dedica attivamente all’insegnamento presso la Scuola di Musica Il Trillo a Firenze, e alla promozione dei giovani musicisti. Molti dei suoi allievi sono docenti nei conservatori e licei musicali italiani, o prime parti nelle migliori orchestre europee.
FERRUCCIO BUSONI (Empoli 1866 - Berlino 1924)
Divertimento per flauto e orchestra op.52 durata: 9 minuti circa Nel 1919 Busoni aveva fatto ritorno nella sua amata Berlino, nella casa di Viktoria-Luise-Platz dove ancora una targa lo ricorda come Musiker, Denker, Lehrer (musicista, pensatore, insegnante), dopo aver trascorso a Zurigo, nella neutrale Svizzera, gli anni di guerra, lui che, italiano di nascita (era nato a Empoli nel 1866) ma tedesco per elezione, sarebbe stato considerato un nemico in tutte e due le nazioni. Ciò che fu causa per Busoni, che "sognava in italiano ma pensava in tedesco", come a Zurigo confidò all'amico romanziere Stefan Zweig, di un profondo e insanabile tormento. In realtà Busoni, dopo la fine del conflitto, aveva aspettato invano l'invito a ricoprire una cattedra come docente di composizione in qualche grande conservatorio o accademia italiana, per lavorare a quell'opera di rinnovamento della musica italiana e dei suoi studi che già si era proposto accettando nel 1913 la carica di direttore del Liceo Musicale di Bologna, esperienza bruscamente interrotta dalla guerra. Ma l'invito non era giunto, mentre uno analogo gli era stato rivolto dalla berlinese Akademie der Kunste. Ecco dunque Busoni di nuovo a Berlino, dove avrebbe ridato vita alla sua cerchia di allievi, amici ed
estimatori e organizzato nuovi eventi, e avrebbe avuto fra gli allievi, tra gli altri, anche il giovane Kurt Weill, continuando intanto a lavorare all'opus magnum, il Doktor Faust, interrotto dalla morte nel 1924 e completato dall'allievo Philipp Jarnach. Nel suo fondamentale studio su Busoni, Sergio Sablich, a proposito del gruppo di piccoli lavori che affiancano la composizione del Doktor Faust come parentesi rasserenanti nella tormentata impresa faustiana, scrive: "Sono opere, queste, che nella loro trasparenza formale, [...] nulla tradiscono delle segrete angosce degli ultimi anni di vita di Busoni e degli sforzi sovrumani per varcare, con il Doktor Faust, le soglie dell'inesprimibile". Il Divertimento in si bemolle per flauto solista e piccola orchestra (archi, coppie di oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe, timpani, triangolo) op.52 fu scritto nel 1920 per un grande flautista dell'epoca, Philippe Gaubert (noto anche come direttore, compositore e didatta), ed ebbe la sua prima esecuzione il 13 gennaio 1921 alla Singakademie, luogo caro a Busoni che vi aveva tenuto e organizzato alcuni memorabili concerti nei suoi primi anni berlinesi, come abbiamo avuto modo di ricordare a proposito della Lustspielouverture già proposta
in questa stagione, e ora ritornò a farlo (del Divertimento op.52 esiste anche una fortunata riduzione per flauto e pianoforte realizzata nel 1923 proprio da Kurt Weill). Aleggia sull'opera, fin dal termine "divertimento", un'aura mozartiana che la accomuna ad altri lavori dello stesso periodo, dal gemello Concertino per clarinetto op.48, anch'esso già presentato in questa stagione, al Duettino Concertante per due pianoforti che rielabora il finale del concerto pianistico K.459. Nel Divertimento essa si esprime attraverso l'intenso dialogo fra solista, orchestra e strumenti solistici o sezioni distinte dell'orchestra, ma soprattutto negli spunti umoristici e baldanzosi, ad esempio le trombe e timpani, tipiche infiocchettature dei concerti "militari" del Salisburghese a cui in particolare questa composizione sembra guardare. Il Divertimento è costruito come un unico movimento senza soluzione di continuità in ciò che all'inizio (Allegro misurato) sembra una mimesi neoclassica di forma sonata il cui tema principale, esposto dall'orchestra fra timbri frastagliati di archi, legni e ottoni, è caratterizzato appunto da un conciso incipit marziale di chiara derivazione
mozartiana. Poi però la composizione prende alcune ulteriori articolazioni interne, comicamente punteggiate da alcune ben squadrate cadenze accordali, evidenziando al suo interno una sezione più ondeggiante e rapsodica (Andante sostenuto), con nuove idee condivise dagli archi, e tornare poi al clima iniziale con la conclusione, brillante e squillante anche se il Divertimento si chiude sottovoce, come il Concertino op.48, con una mossa arguta e un po' sorniona. Le efflorescenze dello strumento solista potrebbero rivelare l'attenzione di Busoni alla nuova evidenza accordata a questo strumento (che nel repertorio austro-tedesco riveste un ruolo complessivamente marginale) dalla musica francese della sua generazione, Debussy in testa, che Busoni ben conosceva: e infatti, come si è visto, il dedicatario è un eminente flautista francese. Elisabetta Torselli
JOAQUÍN RODRIGO
(Sagunto 1901 - Madrid 1999) Concerto d'Aranjuez durata: 21 minuti circa Anche Rodrigo, come tutti i compositori spagnoli da Albeniz in poi, ebbe a Parigi la fase più sostanziale della propria formazione. Nel suo caso si trattò addi rittura di due soggiorni: il primo, fra il 1927 e il 1934, per studiare composizione con Paul Dukas alla École Normale de Musique, il secondo, qualche anno dopo, per una formazione musicologica con André Pirro e Maurice Emmanuel. Tornò definitivamente in Spagna solo nel 1939, al termine della guerra civile. Dunque anche Rodrigo può innestare senza sforzo apparente la rigogliosa talea del canto nazionale con i suoi ritmi, le sue accensioni espressive, i suoi languori estenuati, i suoi colori esasperati, nel tronco francesizzante del rigoroso controllo sulle strutture formali, sugli organismi timbrici, sulla sapienza dell'artigianato. Anzi, a dire il vero, in Rodrigo questo equilibrio assume connotati estremi e talora un po' manieristici data la sua totale adesione a modelli neoclassici, sovente con toni di inappagabile nostalgia, di struggente e malinconico distacco. Sembra quasi che - ci si perdoni l'ardito e forse impudente parallelo - la condizione fisica di Rodrigo, cieco dall'età di tre anni, fosse diventata anche una condizio-
ne dell'anima sempre rivolta, musicalmente, verso un mondo di equilibri forbiti e di gentilizia cavalleria solo immaginabile e del tutto fuori dalla portata dei sensi contemporanei. Non altrimenti è classificabile anche la sua opera più celebre, il Concerto d'Aranjuez, se solo si pensa che fu scritta nel 1938-39 mentre l'Europa intera era squassata dalla più cupa violenza. Ad essa Rodrigo oppone il calore della luce, il franco piglio castigliano dei temi, la baldanza vitalistica dei ritmi, la stravaganza capricciosa delle ornamentazioni che innervano tanto la parte solistica che quella orchestrale. È un rifugiarsi nella dimensione della memoria (Aranjuez è una cittadina della Nuova Castiglia celebre per il Real Sitio residenza reale del XVIII secolo), è una professione di fede nella vita - incapaci però entrambi di arrivare mai a sostanza di umanesimo, proprio perché non sanno rinunciare al puro colore e al godimento epidermico - dai quali è permeato tutto il primo movimento. Nel celeberrimo Adagio la nostalgia appassionata del canto ispanico trasforma anche la tintinnante chitarra in un superbo veicolo di commozione lirica capace di equilibrare l'enfasi non troppo nascosta delle accen-
ANTONÍN DVOŘÁK
(Nelahozeves 1841 – Praga 1904) Sinfonia n.7 in re minore op.70 durata: 40 minuti circa sioni a tutta orchestra. L'Allegro gentile conclusivo trova toni di più svagata leggerezza nel costante gioco di staccati della chitarra, nelle sue più determinate evoluzioni virtuosistiche, in alcuni passaggi orchestrali di incisiva ironicità. Claudio Proietti
La fortuna professionale di Antonín Dvořák comincia verso il 1873, in coincidenza di una profonda crisi creativa che lo porta a distruggere molte delle opere fino a quel momento composte; da lì in avanti si distanzia dal wagnerismo che l'aveva a lungo irretito per ritornare sui modelli classici di Beethoven e Schubert, mentre grazie all'influsso del connazionale Bedřich Smetana, padre del nazionalismo musicale cèco, inizia a maneggiare e rielaborare il folklore della terra natia. Questo nuovo corso artistico gli procura diversi riconoscimenti, tra cui una borsa di studio del governo austriaco assegnatagli da una commissione di cui fanno parte anche il compositore Johannes Brahms e il critico musicale Eduard Hanslick. Due figure temibili: l'uno poco indulgente con i colleghi, l'altro sempre ferocissimo con la penna. Eppure Dvořák va loro a genio; e Brahms, che ne apprezzava temperamento e originalità di idee, lo raccomanda perfino al proprio editore Simrock. È così che, a fine anni Settanta, il nome del musicista prende a circolare in Europa e negli Stati Uniti – dove si stabilirà tra 1892 e il 1895, e scriverà la sua pagina più celebre, la Sinfonia n.9
Dal nuovo mondo. Ma il suo primo, vero trionfo internazionale data al 1883, quando a Londra viene eseguito lo Stabat Mater. Un successo talmente smisurato che l'anno dopo Dvořák è invitato dalla Royal Philharmonic Society a dirigere la sua sesta sinfonia, mentre gliene viene commissionata una nuova per il 1885. Sarà quella in re minore che oggi conosciamo come Settima, ma che allora risultava essere la seconda, dato che il compositore aveva ripudiato le prime quattro e che ancora lasciava la quinta in un cassetto. Parecchi giudicano la Settima un capolavoro del sinfonismo ottocentesco. E in effetti si tratta di una partitura ben riuscita, spontanea, delicata, forme arrotondate e sguardo sereno, che per trasparenza di scrittura pare voltarsi verso certi scenari apollinei alla Mozart e alla Schubert o verso l'arioso respiro en plein air della Pastorale di Beethoven, anche se non le è affatto estraneo l'esempio della recente Terza di Brahms di cui si colgono infiltrazioni in alcune piegature della melodia e dell'armonia. Viceversa, non si scorgono in evidenza particolari tinteggiature cèche, benché l'autore dichiari di aver concepito quest'opera
avendo ben presente la sua terra e le esigenze di libertà e autodeterminazione che vi si esprimevano («Amore, Dio e Patria» erano le parole che gli frullavano per la testa durante la composizione). Tuttavia il fatto che il color locale risulti qui alquanto sbiadito non deve stupire, poiché raramente Dvořák inserisce nelle sue opere citazioni letterali di canti popolari, preferendo piuttosto riformulare in maniera soggettiva gli schemi melodici caratteristici del melos contadino. Dunque la Settima intende offrirsi come una sorta di manifesto politico (occultato: in quanto l'intento nazionalistico si ricava dalle dichiarazioni d'intenti del compositore più che dall'ascolto), però articolato sulla base di linguaggio e architetture di matrice austro-tedesca, cioè espressione di un mondo da cui la Boemia aspirava ad affrancarsi sul piano culturale e amministrativo. Il che annacqua il messaggio progressista della Settima. Del resto Dvořák non poteva far diversamente, avendola pensata per la circolazione internazionale (in Europa il genere della sinfonia parlava da sempre una sola lingua, il tedesco) ed essendo, lui, devoto alla tradizione musicale germanica incarnata in quel
momento da Brahms. La sinfonia si apre con un «Allegro maestoso», il cui tema principale ombroso e afflitto, un'angoscia profonda che per un attimo chiude la gola, giustifica il sottotitolo Del tempo torbido apposto all'opera dall'autore, il quale tuttavia intendeva riferirsi specialmente alla mestizia del secondo movimento, «Poco Adagio». La ragione di tale appellativo va ricercata nella serie di lutti familiari (primo quello della figlia maggiore, ultimo quello della madre) che aveva colpito Dvořák a partire dal 1876. Comunque, a parte che nel tema doloroso dell'inizio, i lutti sembrano essere stati oramai elaborati, giacché per il resto la Settima si sviluppa serafica, tersa, strutturata su tre fasce timbriche ben distinte (tappeto d'archi limpido e fluente; sbalzo penetrante dei legni che fanno librare nell'etere motivi freschi, luminosi; ottoni a far da collante cremoso tra i due gruppi di strumenti) che conferiscono ampiezza di respiro e levità alle frasi melodiche, tanto da evocare, all'immaginazione dell'ascoltatore, pacificanti prospettive naturalistiche, foreste vaste, ombrose d'alberi, chiome investite da una brezzolina primaverile
e, in lontananza, le montagne carezzate da qualche raggio di sole. Durante lo Scherzo, terzo movimento, questo paesaggio agreste si anima di danzatori che intrecciano un furiant, ballo popolare cèco caratterizzato dall'alternarsi di battute in ritmo binario e ternario. L'ultimo movimento della Settima è un «Allegro» dal nobile piglio brahmsiano. Un grande balzo che poi si ripiega tortuosamente su se stesso ne costituisce l'idea portante. Tema di segno tragico che motiva, anch'esso, il nomignolo della sinfonia. Gregorio Moppi
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
THOMAS DAUSGAARD direttore
6
MAGGIO
venerdì ore 21.00
19
MAGGIO
giovedì ore 21.00
Berio_
Rendering (1989-90)
Brahms_
Sinfonia n.2 op.73
DANIELE RUSTIONI direttore
FRANCESCA DEGO
violino musiche di Rossini, Paganini, Schumann
VIOLINI PRIMI
VIOLONCELLI
CORNI
Andrea Tacchi * Paolo Gaiani ** Angela Asioli Gabriella Colombo Clarice Curradi Marcello D'Angelo Alessandro Giani Susanna Pasquariello Marco Pistelli Gianluca Stupia
Luca Provenzani * Augusto Gasbarri * Stefano Battistini Simone Centauro Giovanni Simeone
Andrea Albori * Paolo Faggi * Alberto Bertoni Eolo Pignattini
VIOLINI SECONDI
FLAUTI
Chiara Morandi * Franziska Schötensack * Francesco Di Cuonzo ** Stefano Bianchi Patrizia Bettotti Paolo Del Lungo Marian Elleman Chiara Foletto VIOLE
Stefano Zanobini * Giulia Panchieri * Caterina Cioli ** Alessandro Franconi Sabrina Giuliani Pier Paolo Ricci
TROMBE CONTRABBASSI
Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Simone Prando Fabio Fabbrizzi * Silvia Marini
Donato De Sena * Guido Guidarelli * TROMBoni
Paolo Masi * Marcello Angeli Sergio Bertellotti TIMPANI
OBOI
Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *
Morgan M.Tortelli * percussioni
Ivan Pennino CLARINETTI
Marco Ortolani * Enzo Biagio Giuffrida *
* prime parti ** concertino
FAGOTTI
Ispettore d’orcheStra e archivista
Paolo Carlini * Umberto Codecà *
Alfredo Vignoli
Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di New York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio. Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. Interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (Haydn, Mozart,
tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonicocorali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità. Incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.
COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO
ATTENZIONE: DUE IMPORTANTI VARIAZIONI DI CALENDARIO
■ ANNULLATO IL CONCERTO DEL 12 MAGGIO
A causa di problemi tecnici indipendenti dalla nostra volontà, l'Orchestra di Hannover ci comunica la sua impossibilità ad essere in Italia per il prossimo maggio. Ci vediamo dunque costretti, nostro malgrado, ad annullare il concerto del 12. Ai nostri abbonati offriamo la possibilità di sostituire questo appuntamento con uno degli altri tre concerti rimanenti della stagione (15 aprile - 6 maggio - 19 maggio) oppure di scegliere tra uno dei tre appuntamenti previsti a giugno (venerdì 10, venerdì 17 e giovedì 30) alla Villa Medicea La Petraia a Castello. A chi avesse acquistato il singolo biglietto offriamo la stessa possibilità di cambio o
il rimborso. Altre informazioni presso la biglietteria o attraverso il personale di sala del teatro anche in occasione dei nostri concerti, oppure sul sito internet www.orchestradellatoscana.it o telefonicamente al numero 055 2340710.
■ CAMBIO DATA PER L'ULTIMO CONCERTO DELLA STAGIONE
È stato annunciato da tempo, ma ricordiamo ancora una volta, che l'ultimo concerto della stagione (Daniele Rustioni / Francesca Dego) inizialmente previsto per il 24 maggio, è stato anticipato a giovedì 19 maggio. I biglietti e gli abbonamenti finora emessi restano validi per cui non è necessario fare alcunché se non segnarsi la nuova data. Invariato il programma degli altri appuntamenti in Toscana (18 Poggibonsi, 20 Siena, 21 Figline Valdarno).
L'ORT E IL 79.mo MAGGIO MF BIGLIETTI A PREZZO SPECIALE
Anche quest'anno partecipiamo al Festival del Maggio Musicale Fiorentino con un concerto in programma sabato 14 maggio ore 20.00 al teatro dell'Opera di Firenze. Daniele Rustioni dirige il toccante Requiem di Mozart, e Cantus di Arvo Pärt. È prevista una promozione speciale riservata a tutti gli abbonati ORT: - 20% di sconto per tutti gli eventi del Festival 2016 accessibile esclusivamente con acquisto on line, utilizzando il codice sconto, che potrete ricevere scrivendo a ortstampa@orchestradellatoscana.it. - 20% di sconto limitato al solo concerto del 14 maggio se l'acquisto viene effettuato presso la biglietteria del teatro dell'Opera di Firenze. In questo caso è necessario presentare il proprio abbonamento nel momento dell'acquisto.
CON L'ORT ALLA MOSTRA DELL'ARTIGIANATO
Tutti gli spettatori (abbonati e non) dei concerti ORT al Teatro Verdi di Firenze del 5 e/o del 15 aprile, potranno entrare, nei giorni festivi e prefestivi dal 23 aprile al 1 maggio, all’80.ma edizione della Mostra dell’Artigianato con un biglietto di ingresso di € 4,00 € invece di € 6,00 e nei giorni feriali di € 2,50 anziché € 4,00. Basta esibire alle biglietterie di Firenze Fiera, l’abbonamento alla stagione concertistica 2015-2016 che includa almeno uno dei due concerti, oppure il biglietto di ingresso a una delle due serate. Dal 1931 la Mostra rappresenta la prima fiera dell’artigianato certificata in Italia e da 80 anni ospita i più grandi maestri artigiani all’interno della prestigiosa Fortezza da Basso. Quest’anno anche tu potrai entrare in fiera a ingresso ridotto. Non perdere l’occasione!
COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO
VILLA PETRAIA A GIUGNO
WHY WORRY PER IL 25 APRILE
Il tradizionale appuntamento con il Concerto del 25 aprile è dedicato quest'anno al film Why Worry (1923) di Fred Newmeyer e Sam Taylor con protagonista Harold Lloyd. La colonna sonora è stata composta nel 2014 da Carl Davis che sarà il direttore della nostra orchestra nell'esecuzione dal vivo al Teatro Verdi. La storia narra di un ricco ipocondriaco che va in vacanza in un paese tropicale e si trova coinvolto suo malgrado dentro una rivoluzione. Promosso dalla Regione Toscana, il concerto è ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Gli inviti sono già in distribuzione presso la biglietteria del Teatro Verdi, ma possono essere scaricati anche in pdf direttamente dal sito dell'ORT: www.orchestradellatoscana.it
Hanno ottenuto grande successo lo scorso anno gli appuntamenti dell'ORT programmati a Villa La Petraia. Situata nella zona collinare di Castello, è ritenuta una delle più belle e celebrate ville medicee, collocata in una posizione panoramica che domina la città di Firenze. Tre i concerti programmati quest'anno: - venerdì 10 giugno 2016 ore 21.30 Daniele Giorgi direttore e violino Stefano Zanobini viola - venerdì 17 giugno 2016 ore 21.30 Claire Gibault direttore Marco Ortolani clarinetto - giovedì 30 giugno 2016 ore 21.30 Andrea Tacchi concertatore e violino Augusto Gasbarri violoncello Alessio Galiazzo oboe Umberto Codecà fagotto Il programma dettagliato è già disponibile sul sito (sezione notizie).
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SITO INTERNET
AUDIO SU SOUNDCLOUD
Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. È anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube e Pinterest). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali: www.orchestradellatoscana.it
Sono disponibili sulla piattaforma di condivisione audio Soundcloud materiali che ci riguardano come le introduzioni ai concerti, gli interventi didattici e una selezione di brani dall’ultimo Play It! Ci trovate a questo indirizzo: soundcloud.com/orchestradellatoscana
I PROGRAMMI SU ISSUU
Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale Issuu a questo indirizzo: issuu.com/orchestradellatoscana Chi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. Il link è disponibile anche nel nostro sito internet. I programmi resteranno a disposizione del pubblico per tutta la stagione.
LE FOTO DEL CONCERTO
Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile vedere nei prossimi giorni un’ampia galleria fotografica che documenta questo concerto. Più in generale, sul nostro sito trovate una ricca foto gallery su tutta l’attività dell’Orchestra della Toscana, realizzata da Marco Borrelli.
SOSTENENDO L’ORT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA
Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.
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La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.
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Sul sito www.orchestradellatoscana. it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. Il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori. Inoltre destinando il 5 PER MILLE all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486 Ufficio sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it
CoNTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
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TEATRO VERDI
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Riccardo Musacchio e Flavio Ianniello (copertina, 5) - Xavibes (7) - Fantasy Firenze (8) - Per Morten Abrahamsen (15) - Marco Borrelli (17, 22) stampa
Grafiche Martinelli (Firenze)