Programma Gourlay | Stagione 15_16

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XXXV STAGIoNE CoNCERTISTICA

ANDREW GOURLAY direttore

BENJAMIN GROSVENOR pianoforte

CHIARA MORANDI violino


fondazione orchestra regionale toscana

Direttore generale

Marco Parri

Direttore servizi musicali

Paolo Frassinelli

Direttore comunicazione

Riccardo Basile

Ufficio sviluppo e fundraising

Elisa Bonini

Amministrazione

Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale

Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni Segreteria

Stefania Tombelli | Direzione Generale Tiziana Goretti | Direzione Artistica Ambra Greco | Area Comunicazione Servizi tecnici Orchestra

Francesco Vensi, Angelo Del Rosso Consiglio di Amministrazione

OspitalitĂ e sala Teatro Verdi

Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi

Palcoscenico Teatro Verdi

Revisore Unico

Vittorio Quarta

* Il Consiglio di Amministrazione e il Revisore unico si

sono insediati il 3 dicembre 2015 e resteranno in carica per 5 anni, come previsto dallo Statuto.

Fulvio Palmieri, Paolo Malvini

Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala

Lisa Baldi, Martina Berti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Massimo Duino, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Alessandro Iachino, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Jibril Sheikh Oyaye, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone


XXXV stagione concertistica direttore artistico

Giorgio Battistelli

direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard

 O IC

stituzioni

oncertistiche

rchestrali


ANDREW GOURLAY

TORU TAKEMITSU

BENJAMIN GROSVENOR pianoforte

Omaggio a Andrej Tarkovskij a 30 anni dalla sua morte

direttore

ChIARA MORANDI violino

Nostalghia, per violino e orchestra d'archi (1987)

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Concerto n.27 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra K.595 Allegro Larghetto Allegro

*** FIRENZE, TEATRO VERDI *

giovedì 18 febbraio 2016 ore 21.00

JEAN SIBELIUS Valse triste op.44/1

AREZZO, AUDITORIUM FIERE E CONGRESSI

venerdì 19 febbraio 2016 ore 21.00 FOLLONICA, TEATRO FONDERIA LEOPOLDA

sabato 20 febbraio 2016 ore 21.00

* concerto trasmesso in differita da Rete Toscana Classica Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

SERGEJ PROKOF'EV

Sinfonia n.1 in re maggiore op.25 'Classica' Allegro con brio Larghetto Gavotta. Non troppo allegro Finale. Molto vivace


ANDREW GOURLAY

Britannico - classe 1982 - è nato in Giamaica ma ha origini russe (suo bisnonno era il governatore di San Pietroburgo al momento della rivoluzione del 1905), ed è cresciuto tra le Bahamas, le Filippine, il Giappone e l'Inghilterra. Andrew Gourlay, trombonista e pianista di formazione (membro della Gustav Mahler Jugendorchester e diretto da Claudio Abbado), ha studiato al Royal Northern College of Music e all'Università di Manchester, per poi specializzarsi in direzione d'orchestra alla Royal College of Music di Londra, dove si è confrontato con sinfonie di Bruckner per Bernard Haitink e di Mozart per Sir Roger Norrington. È stato nominato direttore ospite principale dell'Orquesta Sinfonica de Castilla y León nella stagione

2014/15, e dal gennaio di quest'anno ne ricopre il ruolo di direttore musicale al posto di Lionel Bringuier. È stato selezionato dalla rivista Gramophone come One to Watch, e dal BBC Music Magazine come Rising Star: grandi artisti di domani. Ha vinto il Primo Premio al Cadaques International Conducting Competition nel 2010, grazie al quale ha potuto esibirsi in vari concerti con 29 orchestre di tutto il mondo. Nel corso dei due anni successivi, è stato assistente di Sir Mark Elder alla Hallé Orchestra. Impegni recenti e futuri lo vedono sul podio delle più prestigiose orchestre quali la Royal Liverpool Philharmonic, Hallé, CBSO, BBC, Sinfonia Viva, Britten Sinfonia, Opera North, Brighton Philharmonic, RTÉ Symphony, Ulster


BENJAMIN GROSVENOR

Orchestra, Melbourne Symphony, Auckland Philharmonia, Rotterdam Philharmonic, Reali Flemish Philharmonic, Stavanger Symphony, Orchestre National de Bordeaux Aquitania, Orquesta Sinfonica de Chile, Orquestra Sinfonica do Porto Case da Música, orchestre in tutta la Spagna e la London Sinfonietta. In ambito operistico ha diretto la première brittanica di Quartett di Luca Francesconi per la Royal Opera House, Rusalka di Dvořák e La Tragédie de Carmen per la English Touring Opera, Le nozze di Figaro alla Benjamin Britten Opera International School, e lavorato come direttore assistente per il Glyndebourne Festival Opera. Recentemente ha condotto The Ice Break di Michael Tippett in una nuova produzione di Graham Vick per la Birmingham Opera Company e la CBSO. Gourlay ha inciso registrazioni con la London Symphony Orchestra (Primo Concerto per violino di Wieniawski e Bruch), con la Irish Chamber Orchestra. (musiche di John Kinsella) per la Warner Classics. Arriva per la prima volta sul podio dell'Orchestra della Toscana per il suo debutto italiano.

Il britannico Grosvenor è noto in tutto il mondo per le sue esibizioni elettrizzanti e per le sue intense interpretazioni. Una tecnica raffinata e un talento geniale per le sfumature sonore sono le caratteristiche principali che fanno di lui uno dei pianisti più richiesti della scena musicale mondiale. La sua virtuosa padronanza, anche nei più ardui passaggi tecnici, non entra mai in conflitto con la profondità ed intelligenza delle sue interpretazioni. Definito come un pianista “con un talento e una tecnica non più ascoltati dai tempi del debutto del russo Kissin” (Gramophone Magazine), è rinomato per la sua peculiare musicalità descritta come “poetica e sensibile, geniale e allo stesso tempo lucida, intelligente ma non priva di humour” (The Independent). Ha iniziato la sua carriera internazionale grazie alla vittoria nel 2004 della BBC Young Musician Competition, a soli 11 anni. Da allora si è esibito con le più importanti orchestre (London Philharmonic, Orchestra della RAI di Torino, New York Philharmonic, Philharmonia Orchestra, Orchestra Sinfonica di Tokyo, Gewandhausorchester di Lipsia); in prestigiose sale concertistiche in tutto il mondo (Royal Festival Hall, Barbican Center, Victoria Hall


di Singapore, Frick Collection e la Carnegie Hall); diretto dai stimati nomi sulla scena internazionale (Ashkenazy, Bělohlávek, Bychkov, Boreyko, Elder, Gilbert, Jurowski, Litton, Manze, Morlot, Nagano, Shelley, Søndergård, Storgards, Takacs-Nagy, Tilson Thomas e XavierRoth). A soli 19 anni si è esibito con la BBC Symphony Orchestra nella serata inaugurale dei BBC Proms in una Royal Albert Hall gremita di pubblico. Successivamente, dopo l'esibizione nel 2012 con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Charles Dutoit e l'interpretazione del Primo Concerto di Chopin con la BBC Symphony Orchestra e Gianandrea Noseda nel 2014, ha debuttato alla Last Night of the Proms solista nel Concerto n.2 per pianoforte di Šostakovič diretto da Marin Alsop. Oltre il repertorio sinfonico, si dedica anche alla musica da camera collaborando con formazioni quali l’Escher String Quartet al Musée du Louvre di Parigi e con l’Endellion String Quartet all’International Chamber Music Series della Queen Elisabeth Hall, così come un concerto da camera alla OSM Classical Spree di Montreal. Nel 2011 ha firmato un contratto in esclusiva con Decca Classics, diventando il più giovane musicista bri-

tannico a registrare per questa etichetta. La sua registrazione più recente, intitolata Dances (album che presenta una variegata offerta di opere influenzate dalla danza) è stata descritta come “mozzafiato” (The Guardian), offrendo ascolto dopo ascolto una performance di “brillantezza e carattere senza pari” (Gramophone Magazine), aggiudicandosi anche il ‘BBC Music Management Instrumental Award 2015’. Durante la sua giovane ma già sensazionale carriera, ha vinto due Gramophone Award (come ‘Young Artist of the Year’ e un ‘Instrumental Award’), un Classic Brits Award e uno UK Circle Award (premi della critica) e un Diapason d’Or (come ‘miglior giovane talento’). Ultimo di cinque fratelli, Benjamin ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di 6 anni. Ha studiato alla Royal Academy of Music con Christopher Elton e Daniel-Ben Pienaar e nel 2012 si è diplomato ricevendo il Queen's commendation for excellence, riconoscimento al miglior studente dell’anno. Dal 2013 la sua attività è sostenuta da EFG International, importante istituto bancario privato ed è recentemente diventato European Brand Ambassador per la nuova gamma di pianoforti ‘Celviano Grand Hybrid’ di CASIO.


CHIARA MORANDI

Ha studiato violino sotto la guida di Andrea Tacchi presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze dove si è diplomata con il massimo dei voti. Ha proseguito i suoi studi in Germania presso la Musikhochschule di Freiburg sotto la guida di Nicolas Chumachenco conseguendo col massimo dei voti l’Orchestermusiker Diplom e il Solisten Diplom. Successivamente si è perfezionata con Yulia Berinskaya e con Salvatore Accardo presso l’Accademia W. Stauffer di Cremona e l’Accademia Chigiana di Siena, e in musica da camera con Bruno Canino, Alexander Lonquich, Rocco Filippini, il Trio di Trieste, il Trio di Parma ed il Trio Altenberg. Ha partecipato a vari Concorsi Nazionali ed Internazionali conseguendo 15 Primi Premi. Nel 2006 ha vinto il Concorso per Spalla dei Secondi Violini all’Orchestra della Toscana, ruolo che ricopre tuttora, e nel 2009 il Concorso Internazionale per violino bandito dal Teatro alla Scala di Milano. Si è esibita in tutta Europa in numerosi recital solistici, da menzionare quello in duo con il famosissimo chitarrista americano Eliot Fisk, con i pianisti Bruno Canino e Pier Narciso Masi,

a festival internazionali tra cui il WorldBach-Fest, curato da Mario Ruffini e Ramin Bahrami e con diverse orchestre in qualità di spalla e in qualità di solista tra cui l’ORT, l’Orchestra da Camera Italiana di Salvatore Accardo, la Mihail Jora di Bacau, la JKP e la MHS Orchester di Freiburg, e il Teatro Carlo Felice di Genova. Alla carriera di strumentista affianca con grande passione quella di docente: attualmente ricopre la cattedra di violino presso l’Istituto Musicale Pareggiato “Pietro Mascagni” di Livorno, istituto presso il quale si è diplomata anche in viola, sempre con il massimo dei voti, la lode e la Menzione d’Onore, vincendo nel 2010 l’audizione per Prima Viola all’ORT.


Omaggio a Andrej Tarkovskij a 30 anni dalla sua morte

TŌRU TAKEMITSU (Tokio 1930 - 1996)

Nostalghia, per violino e orchestra d'archi (1987) durata: 11 minuti circa Nella biografia artistica di Toru Takemitsu la relazione con la musica colta occidentale del Novecento storico e contemporaneo (da Debussy e Messiaen alle avanguardie post-weberniane a Cage) personalmente rielaborata, ha prodotto un universo sonoro raffinato e studiatamente originale che peraltro, pur senza mostrarsi assolutamente mai proclive a forme banali e risapute di "contaminazione" , sembra aver tratto alimento anche dalla tradizione musicale giapponese, dalla sottigliezza "impressionista" dei suoi effetti, dalla discrezione delle sue atmosfere. Il suo linguaggio ha attraversato le più frequentate esperienze della musica del secondo Novecento (improvvisazione, nuove notazioni, musica concreta, musica aleatoria, musica elettroacustica) puntando sulla componente timbrica e sull'evidenza del silenzio come parte integrante dell'immagine e della struttura musicale: Quanto può essere misurato con suoni e silenzio si intitola infatti un suo scritto. Nostalghia è un pezzo del 1987 in memoria del grande regista russo Andrei Tarkovskij: il titolo rimanda al film che il celebratissimo cineasta girò in Italia. Strutturata su un materiale melodicoarmonico attentamente sorvegliato,

caratterizzato da alcune invenzioni ricorrenti, tra cui le più attive sembrano un semitono ascendente e lo sviluppo di un duplice accordo ascendente a distanza di quarta che appaiono in varie guise, configurazioni e rivolti oltre che in vari disegni ritmici, la pagina si segnala per la fusione tra una scrittura finissima nella dinamica e nella timbrica (le sezioni spesso divise e l'uso frequente degli armonici creano ombre e varietà nella timbrica monocroma dell'orchestra d'archi più violino solista) e la capacità di far aleggiare sulla musica lo spirito profondo e pensoso, tipicamente russo, dell'artista commemorato, aprendosi soprattutto nelle formulazioni del violino solista (in cui si può persino cogliere l'eco attenuata di certe melopee strumentali alla Čajkosvskij o alla Borodin) a quell'istanza di espressione alta dell'umano che caratterizza la poetica del regista de L'infanzia di lvan, Solaris e del mirabile Andrei Rubliov. Elisabetta Torselli


WOLFGANG A. MOZART (Salisburgo 1756 - Vienna 1791)

Concerto n.27 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra K.595 durata 34 minuti circa Terminato il 5 gennaio 1791, undici mesi esatti prima che Mo­zart morisse, il Concerto in si bemolle K.595 è l'ultimo della fulgida costellazione dei concerti pianistici mozartiani. Grande è la distanza temporale, tre anni, che lo separa dai precedenti insolita in un genere che, a partire dal 1782, aveva accompagnato costantemente ed emblematicamente l'attività creativa del compositore - e altrettanto grande è il divario dell'ambito espressivo rispetto alle atmosfere solennemente tragiche o celebrative dei Concerti K.491, K.503 e K.537. Totale è infatti l'accordo di tutti i commentatori nel riconoscere la peculiarità di questa composizione nel suo “carattere assorto e introspettivo” (Della Croce), nella sua “passività lontana e leggera” (Robins Landon), nel suo mantenersi “in una zona di sereno superamento, ove i conflitti, i moti effettivi appaiono addolciti, transumanati” (Paumgartner). Non è tuttavia nel pur paradisiaco tono di interiorizzazione contemplativa che si può esaurire la straordinarietà di questo capolavoro, perché, com'è ovvio, è sul piano strettamente compositivo che Mozart riesce ad attingere la sfera della rivela­zione. Smesse le vesti del virtuoso

brillante, egli concepisce un supremo equilibrio fra il solista e l'orchestra, articolando il discorso in un tessuto fittissimo di proposte tematiche e di giochi modulativi. Almeno cinque sono infatti i temi principali del primo movimento, ma la naturalezza con cui ciascuno trascolo­ra nel successivo o in una nuova veste tonale e modale, a stento riesce a trasmettere l'idea di contrasto strutturale in un concerto. L'assoluta mancanza di sforzo con cui il compositore riesce a plasmare la materia è sconcertante, così come lo è la constatazione analitica che, in questo fluire discorsivo e cameri­stico di colori cangianti, la struttura del concerto è mantenuta salda e sorretta da una razionale organizzazione. Basterà osser­vare a tal proposito la celebratissima zona di sviluppo. Ancora una volta il tempo centrale è costituito da una "roman­za" la cui sublime serenità e compostezza è assicurata dalla fluidità del tempo ordinario tagliato, erroneamente corretto in un normale 4/4 da tutte le vecchie edizioni, e dal disegno melodico del primo tema frequentemente ripiegato sulla toni­ca. La parte centrale è caratterizzata da una grande linea cantabile del pianoforte prima della quale, però, Mozart incasto-


JEAN SIBELIUS

(Hämeenlinna 1865 - Järvenpää 1957) Valse triste op.44/1 durata 6 minuti circa na un episodio transitorio di straordinaria efficacia espressiva nel quale il senso di rassegnato e dolente distacco che impregna tutto il Concerto assume una concretezza semantica quasi ver­bale. Il rondò finale, echeggiante come in un velato ricordo i festosi motivi di caccia tante volte usati in passato, replica, rovescian­dolo, il miracolo del primo movimento. Mantiene infatti la tra­dizionale forma in episodi alternati, ma riesce a far germinare quasi tutte le idee da quella iniziale esaltandone ora l'agile grazia dei salti intervallari, ora il brio vivace della scansione ritmica. Prima della fine una grande cadenza, definita in forma scritta così come le altre di questo Concerto e probabilmente eseguita dall'autore nell'esecuzione pubblica del 4 marzo 1791, testimonia ulteriormente l'irrinunciabile connessione fra virtuosi­smo e coerenza strutturale e apre la strada alla gioiosa fanfara conclusiva. Claudio Proietti

Nessun dubbio che la Valse triste costituisca il brano più celebre di Jean Sibelius, quello che - più a torto che a ragione, come si dirà - viene considerato come la pagina più rappresentativa della personalità dell’autore finlandese, e che ha trovato ampia diffusione anche nei circuiti della musica di consumo, arrivando a ricoprire per la Finlandia un ruolo non troppo dissimile da quello che il valzer An der schönen blauen Donau è per la città di Vienna: il simbolo di un luogo e precisamente dell’anima malinconica di una terra nordica. Tuttavia nella sua accezione originaria questa pagina aveva compiti e significati assai diversi. La Valse triste non nacque infatti come brano a sé stante. È nel 1903 – quando già da tre anni Sibelius percepiva dallo stato finlandese uno stipendio poi trasformato in vitalizio che gli consentiva di dedicarsi completamente alla musica – che il compositore, interessato da qualche tempo all’impiego della musica negli spettacoli teatrali, scrive le musiche di scena per un dramma del cognato Arvid Järnefelt, Kuolema (La morte). Nel dramma si narra la vicenda di un ragazzo diciannovenne che veglia la madre morente, e si assopisce proprio


quando la donna, in un dormiveglia, si figura di essere a un ballo, e di essere visitata da uno sconosciuto che è la morte personificata; invano cercherà di differire il momento del trapasso; la morte le ricorderà le ultime parole rivolte al figlio, ama il prossimo tuo come te stesso. Negli atti seguenti il giovane, intriso di un intenso spiritualismo, si trova a comporre il dissidio fra la sposa e la di lei matrigna, che appicca un incendio alla casa per uccidere la figliastra, ma che rimarrà preda delle fiamme; al giovane rimarrà solo di invocarla con il nome di madre. Se il dramma di Järnefelt era destinato a breve vita, per il suo contenuto esile e retorico, diversa sorte doveva toccare alle musiche di scena scritte da Sibelius, e in particolare al primo dei sei numeri, il Tempo di valse lente che l’autore ribattezzò poi Valse triste quando lo pubblicò a parte, qualche anno più tardi, aggiungendo all’originario organico di soli archi con sordina anche flauto, clarinetto, corni e timpano. All’interno del dramma la pagina era destinata ad accompagnare la scena del delirio della madre, e dunque il suo contenuto musicale è ricalcato sull’evoluzione della scena. Vi troviamo dapprima una introduzione lenta,

di contenuto cromatico, su cui si staglia una larga melodia dei violoncelli. In seguito il discorso si anima, con l’apparizione di due diversi temi che portano il valzer ad una climax espressiva di somma intensità, ma si insinuano a più riprese anche i frammenti della introduzione, prima che la pagina si spenga nel nulla. Separata dal testo teatrale la danza che accompagna la morte non perde la sua efficacia, e diviene espressione di quella affinità con il simbolismo che accompagnò Sibelius in gran parte della sua attività, quando le tematiche del nazionalismo si erano ormai affievolite nei suoi interessi. Arrigo Quattrocchi


SERGEJ PROKOF'EV

(Sonzovka 1891 - Mosca 1953) Sinfonia n.1 in re maggiore op.25 'Classica' durata: 18 minuti circa La Prima Sinfonia di Prokof ’ev, la cosiddetta Sinfonia Classica, è un episodio di assoluto rilievo nel più ampio e variegato contesto del neoclassicismo musicale novecentesco, a cui appartengono lavori cronologicamente vicinissimi a questo conciso, acuto e malioso capolavoro giovanile del compositore russo, ma marcatamente o radicalmente distanti nello spirito della rievocazione neoclassica, come Le Tombeau de Couperin di Ravel e Pulcinella di Stravinskij. I maestri del neoclassicismo avrebbero poi fatto a gara per distinguere, talvolta anche rabbiosamente, i propri percorsi, in particolare Prokof ’ev e Ravel nel porre una puntigliosa distanza fra sé e Stravinskij - giacché subito fu Stravinskij la stella polare guardando la quale si leggevano le rotte del neoclassicismo come se nessuno di questi episodi fosse in relazione con l’altro. Forse è così; in tutti e tre i casi, è peraltro il Settecento l’età d’oro della musica che si vuole rivisitare. Ma si sa quanto sia ricco e portatore di linee evolutive diverse il Settecento musicale. E così, se Ravel crea una luminosa e aristocratica apoteosi della suite clavicembalistica e orchestrale francese, che riceverà, dalla dedica del Tombeau ai giovani artisti e musicisti morti per la

patria nella Prima Guerra Mondiale, una precisa indicazione sui valori fondanti – clairté, eleganza, universalità – di un’intera civiltà e di un’intera cultura; se, al contrario, Stravinskij si immerge nella musica mediterranea di Pergolesi & C. per analizzare, scomporre, ricontestualizzare e ricodificare un sistema preciso di segni e di ordini della musica, e andare così a scoprire la propria più profonda identità artistica nel gesto parodico; alla Classica prokof ’eviana spetta invece l’ufficio di rifarsi al Settecento come al secolo dell’intelligenza. Prokof ’ev, stando a quanto egli stesso raccontò, avrebbe scritto infatti la sua Prima Sinfonia nella pace campestre dei luoghi familiari dove si era ritirato nell’estate del 1917, sotto l’influenza di due sole letture: le partiture delle ultime sinfonie di Haydn e la Critica della Ragion Pura di Kant. Questo lavoro chiude un’epoca precisa della vicenda artistica di Prokof ’ev, alla fine di anni di apprendistato che sono già molto di più – le Visions fugitives e le prime sonate pianistiche, gli influssi stravinskjani della Suite Scita – e il cui carattere principale sta in un’eclettica e cosmopolita disposizione modernista, con la frequentazione del circolo di


Djaghilev a Pietroburgo, un Premio Rubinštejn ottenuto eseguendo un suo proprio concerto, i viaggi a Parigi in cui poté assistere alle eccitanti grandi prime dei Balletti Russi, una tournée in Italia in cui, oltre a sconvolgere e travolgere il pubblico, ad esempio, dell’Augusteo (già si sta formando quella fama di “Chopin cosacco” che poi i critici americani consacreranno negli anni Venti), fa amicizia con Balla, Marinetti e gli altri futuristi, e prende, infatti, l’abito tipicamente futuristico del correre con piacere il rischio di sconvolgere il pubblico, fino a sfiorare quella sindrome artistica che Marinetti definì come “la voluttà di essere fischiati” (“Tu sai perché il prezzo dei pomodori è salito a Pietroburgo ? Perché questi saranno gli oggetti che il pubblico mi getterà in faccia”, avrebbe detto infatti ad un amico Prokof ’ev poco prima della prova generale della Suite Scita: è proprio una battuta degna di Marinetti). Dopo il ritorno in patria, mentre maturano gli eventi rivoluziona-ri, il giovane compositore non sfugge all’attenzione di Gor’kij e Majakovskij, probabili ispiratori di un articolo di Asaf ’ev Le vie della gioia uscito nell’estate del 1917 (mentre Prokof ’ev scriveva la Classica) in cui la musica di Prokof ’ev viene descritta come una gioiosa affermazione di vitalità che fa da profezia alla tempesta rivoluzionaria che si avvicina. Si avvicina, ma Prokof ’ev, come si è visto, la guarda da lontano. Poco dopo il grande esito della Classica a Pietroburgo nell’aprile del 1918, è lo stesso Prokof ’ev a voler prendere le distanze da tutto questo, e riesce a sottrarsi con grande

abilità, finché può, ad un ruolo precostituito di giovane vate musicale della Rivoluzione. Dunque, racconta lo stesso Prokof ’ev, sarebbe andato da un boss della Rivoluzione, il commissario agli affari culturali Lunacarskij, e gli avrebbe detto: “Ho lavorato piuttosto duramente e vorrei respirare una boccata d’aria fresca”. “Vi sembra che qui oggi non ce ne sia abbastanza ?”. “Sì, ma vorrei l’aria naturale del mare e degli oceani”. “Voi siete un rivoluzionario nella musica, noi nella vita. Dobbiamo lavorare insieme. Ma se vi occorre andare in America, io non ostacolerò le vostre decisioni”. In realtà Gor’kij e Lunacarskij videro in questo artista giovane e travolgente la miglior carta da visita per presentare al mondo la nuova Russia, e così fu, come dimostrò il successo americano toccato a Prokof ’ev come pianista e come compositore (fino alla commissione dell’Amore delle Tre Melarance da parte dell’Opera di Chicago). Ritornato in patria nel 1922, Prokof ’ev diventa, con il più anziano Stanislavskij, uno dei pochi grandi artisti e intellettuali a sopravvivere senza troppi pericoli allo stalinismo, fra quelli la cui formazione e prima definizione di un’identità artistica precisa aveva preceduto, di poco (Prokof ’ev) o di molto (Stanislavskij), la Rivoluzione, che casomai avevano culturalmente preparato; trovandosi poi ad assecon-darla con un certo entusiasmo, quindi a subirne l’evoluzione autoritaria, a barcamenarsi fra l’assunzione di un ruolo ufficiale e la fedeltà ai propri ideali artistici, fino a subire la via crucis delle


autocritiche; a sopravvivere, comunque - Prokof ’ev morì lo stesso giorno di Stalin - dopo aver scritto musica di regime, ma anche capolavori come L’Angelo di Fuoco, la Terza, le partiture per i film di Ejzenštein, i grandi balletti, il Secondo Concerto per violino (lo scintillante Primo è invece coevo della Classica), non senza che il neoclassicismo fresco e arguto della Classica riafforasse ogni tanto, come nella suite del Luogotenente Kize (sulla zeta l’accento “V”); altri, scrittori, teatranti, poeti, morirono molto prima, per la disillusione spinta fino al suicidio (nel 1925 Esenin, lo straordinario “dandy bolscevico” marito di Isadora Duncan e autore delle Confessioni di un malandrino, nel 1930 lo stesso Majakovskij), nelle ripetute purghe (Lunačarskij caduto in disgrazia, Mandel’stam, Mejerch’old), o furono emarginati nella persecuzione e nel silenzio (Pasternak, Bulgakov). Ma tutto questo doveva ancora succedere. In quell’estate del 1917, il canone musicale settecentesco è la solida rocca, l’argine rispetto alla tardoromantica, o, al contrario, modernissima polluzione delle forme e degli organici (haydniano e cristallino è infatti l’organico della Classica), come all’andare oltre, ad oltranza, dei linguaggi musicali, per vie, o attraverso rotture, non capite e non condivise da Prokof ’ev; almeno non più, dopo il modernismo aggressivo e “futurista” di certe prove compositive precedenti (è da notare peraltro che questo appello al Settecento non è solo un fenomeno artistico: la contrapposizione fra l’illuminismo settecentesco e un

irrazionalismo moderno che è anche cedimento alla violenza è alla base di un testo cruciale scritto pochi anni dopo la Classica, Il tradimento dei chierici di Julien Benda). Per Prokof ’ev, la Classica ha dunque il valore straordinario della conquista di un proprio spazio espressivo e linguistico originale, moderno ma razionale, pienamente comunicativo, lucidamente organizzato, ma aperto alle incursioni del sogno e della malinconia. Dei quattro tempi che classicamente compongono la Classica, l’Allegro iniziale è un omaggio alla forma-sonata che si profila intorno a due temi perfettamente forbiti e scanditi, e questa stilizzazione moderna, ironica, asciutta dello stile di Haydn trova la sua esaltazione nel brillante e divertente Finale (in cui si sono peraltro ravvisate memorie melodiche dalla Fanciulla di Neve del maestro di Prokof ’ev Rimskij-Korsakov). A fare un po’ obliquamente le veci del Minuetto o Scherzo è una Gavotta, quasi come un’evocazione sorniona di vecchie cose da parte di un poeta moderno in vena crepuscolare (infatti la Gavotta è presente anche in alcune sapide o nostalgi-che raccolte pianistiche come l’op.12 e l’op.32). Ma è soprattutto nel Larghetto, con l’effetto misterioso e quasi spettrale dell’esposizione dei violini, che si propone, forse per la prima volta, “la propensione a un equilibrato e squisito sentimentalismo che fa intravedere l’autore dei futuri balletti” (Enzo Restagno). Elisabetta Torselli


VIOLINI PRIMI

Daniele Giorgi * Andrea Tacchi * Paolo Gaiani ** Patrizia Bettotti Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Chiara Foletto Marco Pistelli VIOLINI SECONDI

Chiara Morandi * Stefano Bianchi Gabriella Colombo Marcello D'Angelo Alessandro Giani Susanna Pasquariello VIOLE

Stefano Zanobini * Caterina Cioli ** Alessandro Franconi Pier Paolo Ricci

VIOLONCELLI

FAGOTTI

Luca Provenzani * Augusto Gasbarri ** Stefano Battistini Giovanni Simeone

Paolo Carlini * Umberto Codecà *

CONTRABBASSI

Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** FLAUTI

Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco * OBOI

CORNI

Paolo Faggi * Alessandro Saraconi TROMBE

Donato De Sena * Guido Guidarelli * TIMPANI

Morgan M.Tortelli *

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani * CLARINETTI

Marco Ortolani * Maria Francesca Latella *

Ispettore d’orcheStra e archivista

Alfredo Vignoli

* prime parti ** concertino


Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di New York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio. Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. Interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (Haydn, Mozart,

tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonicocorali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità. Incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.


COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO

I CONCERTI APERITIVO

TUTTI AL TEATRO VERDI!

Secondo appuntamento della rassegna pomeridiana per il pubblico delle famiglie, con la ripresa della produzione ORT in collaborazione con Venti Lucenti, che ha inaugurato l'ultima edizione del Cortona Mix Festival: è in arrivo Cenerentola di Gioachino Rossini, sabato 27 febbraio ore 16.30, nella riduzione musicale di Carlomoreno Volpini e per la regia di Manu Lalli. Rossini scrive la sua Cenerentola nel 1817 e da allora non finisce di conquistare il pubblico. Il racconto sarà sviluppato da attori e cantanti professionisti, provenienti dal Teatro Lirico Sperimentale 'Belli' di Spoleto. Non mancheranno come consuetudine i bambini di Cortona, accompagnati dal Coro degli adulti. Biglietti a partire da  5,00 acquistabili presso la biglietteria del Teatro Verdi e online su www.teatroverdionline.it

Tornano i Concerti Aperitivo della domenica mattina, questa volta ospitati nella prestigiosa Sala della Musica dell'Hotel Relais Santa Croce (ingresso da via Ghibellina, 87 a Firenze). Protagonisti i gruppi da camera dell'Orchestra della Toscana. Tre gli appuntamenti in programma rispettivamente il 28 febbraio il 6 ed il 13 marzo. Per tutti l'inizio è alle ore 11.00. Nel prezzo di  5,00 sono compresi concerto e aperitivo. I biglietti possono essere acquistati in qualunque momento presso la biglietteria del Teatro Verdi oppure comodamente on line su www.teatroverdionline.it con una commissione di soli cinquanta centesimi. Attenzione: i posti sono limitati, ed è vivamente consigliato l'acquisto in prevendita.


per l'arte contemporanea

Trascorsi 160 anni dall’inaugurazione del teatro, la Fondazione ORT, proprietaria dello spazio dove ha sede stabile l’Orchestra della Toscana, ha deciso di promuovere giovani artisti contemporanei emergenti che vivono e lavorano nel nostro territorio, mettendo a loro diposizione lo spazio del foyer per presentare alcune opere. Dopo Exit Enter e Blub, ospitiamo in questo periodo un altro originale street artist, Jamesboy. È presente al Teatro Verdi con diverse opere che fanno parte principalmente delle serie Canela y Miel e Psychedelic Colors (Maschere e La natura regna sovrana). Nel secondo foyer si fa notare un’installazione denominata Diventa Santo, una particolare porta con aureola e ali che immaginiamo sarà molto fotografata (e ci auguriamo altrettanto “interpretata”) durante gli spettacoli al Teatro Verdi.

JAMESBOY “Dipingo perché ne ho bisogno, perché ne sento la necessità. Usare la strada per comunicare con le persone è il modo migliore per esprimere me stesso. Lavoro principalmente per me, e lascio totale libertà di interpretazione. Nelle mie opere ognuno può vedere quello che vuole. Non sarà bello da dire ma io l’ho sempre pensata così. Mi piace sperimentare tecniche diverse dalla pittura classica, utilizzo lo spray, gli scarti che trovo per strada, faccio vivere il degrago. Dopo averle realizzate, spesso abbandono le opere; mi piace l’idea di riportare in vita degli oggetti, dando un valore a qualcosa che fino ad un attimo prima era solo spazzatura”.

#streetORT

www.teatroverdifirenze.it

#diventasanto


I PROSSIMI APPUNTAMENTI

DANIELE RUSTIONI direttore

BEATRICE RANA

3

MARZO

giovedì ore 21.00

28

FEBBRAIO

domenica ore 11.00

pianoforte Kodály_

Danze di Galànta (1933)

Chopin_

Concerto n.1 per pianoforte e orchestra op.11

Beethoven_

Sinfonia n.4 op.60 CONCERTI APERITIVO

Ottetto d'Archi dell'ORT musiche di Bruch, Mendelssohn alla Sala della Musica Hotel Relais Santa Croce

6

MARZO

domenica ore 11.00

CONCERTI APERITIVO

ORTduo

"I Colori dell'Invenzione" musiche di Bach, Glière, Ravel alla Sala della Musica Hotel Relais Santa Croce


SEGUITECI ANCHE QUANDO NON SIETE IN TEATRO

SITO INTERNET

AUDIO SU SOUNDCLOUD

Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. È anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube e Pinterest). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali: www.orchestradellatoscana.it

Sono disponibili sulla piattaforma di condivisione audio Soundcloud materiali che ci riguardano come le introduzioni ai concerti, gli interventi didattici e una selezione di brani dall’ultimo Play It! Ci trovate a questo indirizzo: soundcloud.com/orchestradellatoscana

I PROGRAMMI SU ISSUU

Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale Issuu a questo indirizzo: issuu.com/orchestradellatoscana Chi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. Il link è disponibile anche nel nostro sito internet. I programmi resteranno a disposizione del pubblico per tutta la stagione.

LE FOTO DEL CONCERTO

Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile vedere nei prossimi giorni un’ampia galleria fotografica che documenta questo concerto. Più in generale, sul nostro sito trovate una ricca foto gallery su tutta l’attività dell’Orchestra della Toscana, realizzata da Marco Borrelli.


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Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.

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La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.

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Sul sito www.orchestradellatoscana. it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. Il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori. Inoltre destinando il 5 PER MILLE all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486 Ufficio sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it


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proGramma di sala a cura di

Ufficio Comunicazione ORT IMPAGINAZIONE

Ambra Greco progetto grafico

TEATRO VERDI

Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it

kidstudio.it Foto

Natalia Espina L贸pez (copertina) Operaomnia (7) Marco Borrelli (17, 22) Marie Staggat (19) stampa

Grafiche Martinelli (Firenze)



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