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XXXV STAGIONE CONCERTISTICA
Ospitalità
Orchestra sinfonica di mÜnster fabrizio ventura direttore
isabelle van keulen violino
fondazione orchestra regionale toscana
Commissario straordinario *
Amministrazione
Direttore generale
Ufficio del personale
Direttore servizi musicali
Segreteria
Maurizio Frittelli Marco Parri
Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni
Direttore comunicazione
Stefania Tombelli | Direzione Generale Tiziana Goretti | Direzione Artistica Ambra Greco | Area Comunicazione
Ufficio sviluppo e fundraising
Francesco Vensi, Angelo Del Rosso
Paolo Frassinelli Riccardo Basile Elisa Bonini
Servizi tecnici Orchestra
OspitalitĂ e sala Teatro Verdi
Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Palcoscenico Teatro Verdi
Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala
* incarico con scadenza 28 novembre 2015, data entro la quale gli Enti Soci (Regione Toscana e Comune di Firenze) provvederanno al rinnovo del Consiglio di Amministrazione con le nuove nomine.
Lisa Baldi, Martina Berti Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio Massimo Duino, Enrico Guerrini Michele Leccese, Pasquale Matarrese
XXXV stagione concertistica direttore artistico
Giorgio Battistelli
direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard
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stituzioni
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Ospitalità
orchestra sinfonica di mÜnster FABRIZIO VENTURA direttore
ISABELLE VAN KEULEN violoncello
JOHANNES BRAHMS
Concerto in re maggiore per violino e orchestra op.77 Allegro non troppo Adagio Allegro giocoso, ma non troppo vivace
***
LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n.5 in do minore op.67 Allegro con brio Andante con moto Scherzo: Allegro Allegro
Firenze, Teatro Verdi
lunedì 16 novembre 2015 ore 21.00
FABRIZIO VENTURA
Dopo aver studiato pianoforte e composizione a Roma, si è diplomato in direzione d’orchestra e in direzione di coro presso la Hochschule di Vienna. Il vastissimo repertorio di Fabrizio Ventura spazia dal barocco ai nostri giorni e comprende più di 80 titoli operistici, nonché tutta la produzione sinfonica più importante. Dall’agosto 2007 è direttore musicale generale del Teatro e dell’Orchestra di Münster in Germania. Con successo unanime sono state salutate le sue interpretazioni di Tristan und Isolde, Parsifal, Der Fliegender Holländer, Aida, Turandot, Le Nozze di Figaro, Un re in ascolto, Peter Grimes, Katja Kabanova, Lulu. Precedentemente è stato direttore musicale all'Opera di Stato di Istanbul
dove ha curato le produzioni di Otello, Carmen, Manon Lescaut, Madama Butterfly, Belisario e, prima ancora, al Teatro di Biel/Bienne in Svizzera. Dal 1994 al 1998 è stato primo direttore del Teatro di Braunschweig dove ha diretto, fra l’altro, opere come L’Olandese Volante, Wozzeck, Pelléas e Mélisande, Tosca, Traviata, Rigoletto, il Castello di Barbablù o Arabella e successivamente al Teatro di Stato di Norimberga. Qui oltre a curare il repertorio italiano e mozartiano, ha ottenuto successi con opere come L’Oro del Reno, I Maestri Cantori di Norimberga ed in opere del XX secolo come Peter Grimes, Lady Macbeth, La Carriera di un libertino, Salomè, Doktor Faust. Nel 2002 è stato nominato general musikdirektor al Teatro di Stato di Meiningen, dove le sue pro-
ISABELLE VAN KEULEN
duzioni di Tristano e Isotta, Jenufa e Falstaff sono state accolte da unanime consenso di pubblico e critica. Molto richiesto in campo internazionale ha diretto, fra l’altro, al Royal Opera House Covent Garden di Londra, al Festival di Edimburgo, al Teatro Reale di Copenhagen, di Stoccolma, all’Opera di Oslo, Praga, Sydney, al Teatro dell’Opera di Roma, all'Arena di Verona, al Carlo Felice di Genova, al Verdi di Trieste, Opera di Nizza, Teatro di Berna. Nel 2005 ha inaugurato il Festival di Maggio di Wiesbaden con Lady Macbeth e nel 2007 con Tiefland. Ugualmente attivo nel repertorio sinfonico ha collaborato con numerose istituzioni quali l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, della Radio di Monaco, di Lipsia, l’Orchestra dell’Opera di Monaco, l’Orchestra e la Filarmonica di Stoccarda, l’Orchestra della Residenza dell’Aja, l’Orchestra da Camera e l’Ensemble Klangforum di Vienna, l'Orchestra da camera di Zurigo, l’Orchestra del Comunale di Bologna, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’ORT, l’Orchestra Giovanile della Comunità Europea. Ritorna all'ORT dopo 3 anni, e questa questa volta lo fa alla guida dell'orchestra tedesca di cui è direttore musicale. Propone per l'occasione un programma tratto dal grande repertorio sinfonico.
"La limpida intelligenza musicale e la forza espressiva del suo suono, unite ad una raffinata ed istintiva predisposizione alla ricerca degli angoli più delicati del pensiero musicale, determinano la qualità delle sue performance … magia assoluta." (The Guardian) Sin dal 1984, anno in cui vinse il premio della BBC come miglior giovane musicista dell’anno (concorso trasmesso da tutte le principali emittenti radiotelevisive europee e seguito da milioni di telespettatori), l'olandese Isabelle van Keulen può ora rivisitare il proprio percorso artistico, arricchitosi e alimentatosi nel tempo attraverso diverse esperienze. Non solo l’onestà intellettuale del suo approccio al pensiero del compositore, la limpidezza delle sue interpretazioni, ma anche il suo continuo impegno per una sempre più efficace comunicazione con il proprio pubblico e i propri partners sulla scena, gli consentono oggi di far musica ad un grado di ispirazione e di entusiasmo al più alto livello. La sua versatilità artistica le permette di presentarsi anche con la viola con la stessa energia e nelle più svariate combinazioni cameristiche. Da vent’anni Isabelle collabora stabilmente con il pianista olandese Ronald Brautigam e spesso anche con la mezzosoprano Christianne Stotijn e l’Orchestra da Camera Norvegese. È stata la fonda-
trice del Festival di musica da camera di Delft in Olanda, diretto dal 1997 al 2006. Spesso tiene masterclass e concerti solistici con orchestre quali la Royal Concertgebouw Orchestra, Berlin Philharmonic, NHK di Tokyo, Thonalle di Zurigo, Gewandhaus di Lipsia, Bayerischer Rundfunk. Alcuni importanti compositori contemporanei le hanno dedicato i loro concerti per violino (Theo Loevendie, Erkki-Sven Tüür) e diversi sono i concerti di celebri compositori di questo secolo e del '900, entrati ormai nel suo repertorio: i concerti di Henri Dutilleux, John Adams, Lera Auerbach, Oliver Knussen e Brett Dean. Esegue anche opere meno frequenti quali ad esempio i concerti di Colin Matthews, di Krenek, Pettersson e Busoni. Isabelle van Keulen ha al suo attivo una ricchissima discografia, nel cui catalogo sono entrati recentemente anche il Concerto di Berg (Chandos), un cd con le Sonate di Strauss, Rota e Respighi (Channel Classics), il Quintetto con clarinetto di Mozart con Sharon Kam (Berlin Classics) e le Variazioni Goldberg di J.S.Bach con il Leopold String Trio (Hyperion). Dall’autunno 2012 insegna violino, viola e musica da camera all’Università delle arti di Lucerna. Suona un violino Guarneri del Gesù del 1734 e una viola costruita dal liutaio di Monaco Peter Erben.
JOHANNES BRAHMS
(Amburgo 1833 - Vienna 1897) Concerto in re maggiore per violino e orchestra op.77 durata 37 minuti circa All’origine della creazione del Concerto per violino e orchestra in re maggiore op.77 di Johannes Brahms c’è la lunga amicizia del compositore con il violinista Joseph Joachim, rapporto centrale nelle esistenze di entrambi i musicisti, appena turbato, a tratti, da qualche ombra. I due si incontrarono nel 1853, quando Brahms aveva vent’anni e Joachim ventidue; a legare i due artisti c’era una sorta di affinità spirituale, una comune interpretazione classicistica della poetica romantica, che, nel caso di Joachim, si traduceva in un suono di straordinaria bellezza ed eleganza. Non a caso il violinista, insieme ad altri pochi fidati amici fra i quali Clara Schumann, rivestì per il compositore un ruolo particolare di fidatissimo consulente, al quale sottoporre in anteprima i propri lavori per un giudizio sincero. Dovette passare però ben un quarto di secolo perché Brahms affidasse all’archetto dell’amico il compito di eseguire in prima esecuzione un concerto per violino, l’unico del suo catalogo. Fu nell’estate del 1878, trascorsa a Pörtschach, in Carinzia, che la partitura prese forma. Joachim giocò, nella creazione, un ruolo di assoluto riferimento, svolgendo una revisione di tutta la parte del solista, e proponendo molte modifiche. Brahms tuttavia, pur non sentendosi del tutto sicuro nella scrittura violinistica, accolse solo in parte i
suggerimenti, rimanendo determinato a inventare soluzioni originali; lasciò però all’amico il compito di scrivere la cadenza solistica. La prima esecuzione avvenne al Gewandhaus di Lipsia il 1 gennaio 1879, ovviamente con Joachim come solista e Brahms sul podio. Proprio la scrittura del violino solista, e il suo rapporto con l’orchestra è l’aspetto che più lasciò sconcertati i contemporanei nel Concerto op.77. Hans von Bülow, il grande pianista e direttore, definì questo come un “concerto contro il violino”, altri parlarono di “sinfonia con violino obbligato”. In effetti il cimento tecnico della parte solistica è dei più alti, ma non in senso virtuosistico e appariscente; il violino inoltre non stabilisce un rapporto conflittuale e competitivo con l’orchestra, ma piuttosto uno di plastica integrazione con essa, secondo un gioco di reciproco scambio di ruoli. Sotto il profilo formale il concerto ebbe una genesi piuttosto tormentata. In un primo momento Brahms aveva pensato ad una articolazione in quattro movimenti – come quella che apparterrà, tre anni più tardi, al Secondo Concerto per pianoforte – così da sottolineare ancor più l’impostazione sinfonica; in seguito però omise i due tempi centrali per sostituirli con un nuovo tempo lento. Per il resto, la partitura segue il modello del concerto classico, assumendo come modello il Concerto per violino di
Beethoven, ricalcato in molti evidenti dettagli costruttivi, a partire dalla tonalità di re maggiore. A rendere celebre il Concerto op.77 c’è poi la sua particolare ambientazione espressiva, legata a quei paesaggi sereni e pastorali che appartengono anche alla Seconda Sinfonia e a molti lavori del medesimo periodo creativo. È una impostazione che si coglie immediatamente dall’unisono che apre la lunga introduzione orchestrale al primo movimento; troviamo in questa introduzione quasi tutto il materiale melodico del tempo; non c’è frattura e contrapposi-zione fra i vari temi, ma essi sembrano sorgere quasi spontaneamente l’uno dall’altro. Il violino entra con un tema molto gestuale, ma subito passa ad accompagnare con liquidi arpeggi gli strumenti a fiato; è un esempio del rapporto di integrazione fra orchestra e solista. Tocca poi al violino esporre il lirico ed intimo secondo tema. Il movimento, in forma sonata, ha ovviamente una sezione di sviluppo, ma Brahms sviluppa i suoi temi lungo tutto il tempo, trovando sempre nuove soluzioni espressive. Anche al termine, dopo la lunga cadenza solistica di Joachim – altre si sono imposte però nell’uso – il tema principale viene ripreso dal violino nel registro acuto, e portato verso una lirica astrazione, che sfocia tuttavia in una energica conclusione.
Il secondo movimento venne definito scherzosamente dall’autore come “un misero Adagio”; si tratta di un Lied in tre sezioni principali, aperto da una lunga esposizione del tema affidata all’oboe, su un morbido accompagnamento. Solo in seguito entra il violino, per riprendere ed arricchire la melodia. Segue così una sezione centrale più animata, dove il fraseggiare del solista assume contorni più frastagliati e implicazioni emotive più ombrose, diradate nella ripresa, dove si impone come una rinnovata conquista l’idea di una espressività lirica e sublimata. Brusco è il contrasto con il finale, Allegro giocoso ma non troppo vivace; qui Brahms fa ricorso a uno dei suoi stilemi preferiti, quello della musica ungherese la cui ricchezza gli era stata rivelata già negli anni giovanili dal violinista Eduard Reményi. È il solista ad affrontare il tema fortemente ritmico; e la scrittura violinistica si fa più apertamente virtuosistica; questo refrain così caratteristico si alterna con episodi dal profilo contrastante, sempre però attraversati da quel senso del gioco che innerva tutto il movimento; una breve cadenza del violino conduce poi alla brillantissima coda, nella quale il ritmo diviene più incisivo e il confronto fra solista e orchestra più serrato, prima di una chiusa quasi teatrale nella sua calibrata gestualità. Arrigo Quattrocchi
LUDWIG VAN BEETHOVEN (Bonn 1770 - Vienna 1927)
Sinfonia n.5 in do minore op.67 durata: 36 minuti circa
La Sinfonia n.5 in do minore è l’emblema universalmente riconosciuto dell’arte di Beethoven, il paradigma immortale di quella dialettica drammatica fatta di slanci eroici e nutrita dalla forza delle idee che ne costituisce la linfa vitale. I primi abbozzi (fra cui anche il celebre incipit del primo movimento) risalgono al 1804 circa, subito dopo il completamento dell’Eroica, ma di lì a breve vennero abbandonati da Beethoven per comporre, rapidamente, la Quarta Sinfonia; la stesura più consistente è invece rintracciabile nel periodo fra la primavera del 1807 ed i primi mesi del 1808, inaspettatamente intrecciata a quella della Sesta Sinfonia, la celebre Pastorale, alla Quinta dunque legata per genesi ma della quale costituisce un’antitesi clamorosa (ma la compresenza di opposti non deve stupir più di tanto, perché si ritrova diverse volte nella produzione beethoveniana). La singolare contemporaneità delle due Sinfonie rimane del resto documentata dal loro abbinamento nel programma di un concerto rimasto famoso nella storia per l’entità del programma, e che si tenne al Theater ander Wien il 22 Dicembre 1808, diretto dallo stesso Beethoven: una serata che vide
l’esecuzione appunto delle Sinfonie nn.5 e 6, ma pure dell’aria «Ah! perfido», del Concerto n.4 per pianoforte, della Fantasia Corale op.80, persino del Gloria e del Sanctus dalla Messa in do maggiore. «Così il destino bussa alla porta», pare che abbia risposto Beethoven alle continue domande dell’allievo Anton Felix Schlinder sul significato dell’insistente motivo che apre la Quinta: poco importa interrogarsi sulla veridicità o meno della spiegazione, che ha senz’altro contribuito al fiorire di un’aneddotica sempre più strampalata (come quella che vuole il celebre motivo parente stretto del verso fatto dal rigogolo, una specie di uccello udito da Beethoven durante una gita al Prater!); soprattutto, se ingenuamente presa per buona, non andrà considerata alla lettera. Certo invece è che, soprattutto all’indomani delle esecuzioni successive, già diversi fra studiosi o semplici cronisti della vita musicale non poterono sottrarsi all’imperativo categorico di rintracciare nella Quinta un forte contenuto emotivo ed ideologico, da spiegarsi attraverso associazioni di immagini o programmi più o meno fantasiosi, comunque alla fine sempre riconducibili ad una medesima idea di
base, che è poi quella che ha contribuito a creare e sostanziare un giusto mito: vale a dire, intendere la Quinta Sinfonia come metafora musicale, possente come nessun altra, di una lotta titanica contro la sorte che però conduce alla vittoria finale. Difficile, ancora oggi, sottrarsi a quest’idea ascoltando la Sinfonia n.5, costruita su di una dialettica degli opposti che a Beethoven derivava da Kant e nutrita dall’ottimismo e dalla fiducia nell’uomo nati dal pensiero illuminista; simili idee mai prima di allora (neppure nell’Eroica, dalla quale la Quinta pur discende) avevano conosciuto forme così grandiose, determinate ed esplicite. Se la Terza Sinfonia aveva celebrato l’eroe ideale in quattro movimenti distinti, la Quinta distribuisce nella medesima successione quattro momenti l’un con l’altro avvinti di una vicenda che è esistenziale e tutta drammatica, e che dal conflitto del primo tempo si risolve positivamente solo nell’ultimo. La Quinta dunque come espressione etica, oltreché poetica, tesa all’affermazione degli ideali umani più alti nella lotta per la conquista del bene. Il conflitto esistenziale è anzitutto conflitto di idee musicali, ed è posto
con evidenza nell’«Allegro con brio» che getta le basi per l’immensa costruzione della Sinfonia. A generare il discorso è una cellula, non un tema vero e proprio, che esplode negli archi con particolare violenza: tre note (sol) che si schiantano con forte accentazione su un’altra (mi bemolle). È una sorta di motto, lapidario e carico d’interrogativi, che per la seconda volta risuona già con note diverse (un tono sotto, ma con identica incisività ritmica) e che da quel momento corre verso una serie di trasformazioni che comunque rimandano alla sua prima origine: quasi a formare, con fare irrequieto, quello che stavolta è un vero tema, chiave di volta dell’intero movimento ma soprattutto dell’intera Sinfonia, dove riapparirà di continuo. Di temi ne esiste anche un secondo, di natura più dolcemente melodica e quasi implorante, che dall’altro in realtà è schiacciato nel corso di uno sviluppo perentorio ed inarrestabile. Tutto il primo tempo si regge su questo contrasto drammaticissimo, che vede però l’affermazione indiscutibile del primo fatale motivo; solo nelle ultime battute il secondo motivo risuona, da solo e pieno di sgomento, nella voce dell’oboe. Ma quel canto desolato è
repentinamente scacciato ancora una volta. L’«Andante con moto» prosegue l’idea di una lotta finora disperata, stavolta ricercando nuovi motivi di speranza. Il canto disteso che lo informa dall’inizio, una melodia espressiva e articolata, si regge su un ritmo di marcia che ha un carattere fiducioso oltreché di virile dignità; e s’impone qui, fra le molteplici variazioni di una dialettica divisa fra brevi momenti di accensione e ripiegamento, un solenne motivo che dalla costola di quello nasce, intonato da ottoni e timpani (finora mai ascoltati), nella radiosa tonalità di do maggiore: segnale d’un ritrovato ottimismo, per quanto l’implacabile motivo che ha aperto la Sinfonia continui ad affacciarsi qua e là e con fare sinistro. L’«Allegro» si rivela ancora un momento abbastanza tortuoso ed oscuro, con un fugato vigoroso che cerca di affermare ancora quel do maggiore che è simbolo di luce e salvezza. Nell’ultima parte, si dipana un gioco misterioso di pizzicati ed arpeggi, che coinvolge anche gli spettrali interventi dei contrabbassi, avviato
lentamente verso un percorso gravido di sinistre attese e scandito dal rintocco lontano dei timpani. E invece lo sbocco è trionfale, raggiante: senza soluzione di continuità, l’«Allegro» finale spazza via gli oscuri presagi del precedente movimento, e intona la sua fanfara di vittoria nella sfolgorante luminosità del do maggiore, stavolta definitivamente conquistata, e nelle voci giubilanti di un organico che chiama in causa (per la prima volta nella Quinta) anche tre sacrali tromboni, l’ottavino ed il controfagotto. Il flusso tematico è più complesso di quel che si creda, ma il suo vigore è al servizio di una ferrea logica sinfonica che annulla ogni contrasto ed accoglie con superba naturalezza quell’eccitato slancio trionfale. Per un solo momento, riaffiora il dubbio del fosco do minore; ma poi il discorso riprende incalzante, e si accende in una danza gioiosa quanto sfrenata: in quel trionfo incontenibile e definitivo del do maggiore sul do minore, la vittoria della luce sulle tenebre conosce il suo inno. Francesco Ermini Polacci
ORCHESTRA SINFONICA DI MÜNSTER Münster è una città di circa 300 mila abitanti della Renania SettentrionaleVestfalia, capoluogo del distretto omonimo. Centro storico con molti tesori d'arte, vi ha sede una delle più grandi università tedesche, la Westfälische Wilhelms-Universität. La fondazione della Sinfonie Orchester nel settembre del 1919, rappresentò all'epoca un momento importante per lo sviluppo della vita musicale di Münster e delle regioni limitrofe. Appena costituita, l'organizzazione presieduta dal direttore musicale, compositore e musicologo Fritz Volbach, ottenne immediatamente un riconoscimento nazionale. I principali compositori del tempo furono chiamati come direttori ospiti, tra questi Richard Strauss, Hans Pfitzner, Paul Hindemith. L'orchestra ha raggiunto e consolidato il proprio ruolo culturale sotto le direzioni musicali di Reinhard Peters, Alfred Walter e Lutz Herbig. Nel 1992 Will Humburg viene nominato direttore musicale generale della città di Münster;
carica ricoperta poi da Rainer Muehlbach fino al 2007, anno in cui il testimone è passato a Fabrizio Ventura. Durante la sua lunga attività, l'Orchestra Sinfonica di Münster ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il lavoro artistico svolto, tra questi ricordiamo la Gustav Mahler Medal per l'interpretazione delle sinfonie e della musica orchestrale di Mahler (1981), e nel 1993 il German Music Publishers Association Award per il miglior programma concertistico annuale. Nel giugno 2013 l'Orchestra, guidata da Ventura, si è esibita in Italia alla Sala Verdi di Milano, e nello scorso ottobre a Modena e Milano. A livello discografico ha registrato recentemente la Nona Sinfonia di Bruckner, vari concerti per bambini, e opere dei compositori Klöffler, Gluck e Graun. Prossimemente è prevista la pubblicazione di una rara esecuzione di Robert Schumann per voce recitante e orchestra, Manfred, basata sul poema drammatico di Lord Byron. www.sinfonieorchester-muenster.de
VIOLINI PRIMI
VIOLONCELLI
CORNI
Midori Goto primo violino Mihai Ionescu Maia Shamugia Muharrem Cenker Antonina Demianenco Hiroko Fukushima Sophie Hultsch Yuki Kimura Katrin Philipp Christine Rudolf Christoph Struck Karin Struck
Monika Krack Chul-Geun Park Friederike Peucker Michael Schlechtriem Anna Stasevich Lutz Wagner
Paola Rodilla Martinez Iris Cremona Björn Andresen Konrad Balint
VIOLINI SECONDI
Uta Heidemann-Diedrich Ulrike Drüge Adrian Kowollik Christian Büscherfeld Petra Giesen Volker Hendrichs Mariana Hernandez Namjeong Kim Dong-Hui Lee Stefan Marx VIOLE
Felix Hansen Mara Smith Svenja Ciliberto Andreas Denhoff Beata Kamyk-Golla Gabriele Piras Torsten Schmidt Magdalena Steiner
CONTRABBASSI
Renate Fischer Michael Emich Hans-Rüdiger Paeth Jörg Langanke FLAUTI
Friederike Wiechert Konrad Hirzel Julia Schriewer OBOI
Richard Kirchbaum Jan-Stefan Wimmer CLARINETTI
Werner Raabe Martin Stützle FAGOTTI
Reingard Sirotek Heidrun Schulze Miloš Dopsaj
TROMBE
Florian Weber Guido Fröhlich TROMBONI
Jochen Schüle Matthias Imkamp Thomas Reifenrath TIMPANI
Armin Weigert
CoNTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
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proGramma di sala a cura di
Ufficio Comunicazione ORT IMPAGINAZIONE
TEATRO VERDI
Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it
Ambra Greco progetto grafico
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Marco Borggrevve (copertina, 7) Oliver Berg (5) stampa
Grafiche Martinelli (Firenze)
Gli spettacoli del sabato pomeriggio per bambini, ragazzi e famiglie | ore 16.30
■ 5 dicembre I VIAGGI DI GULLIVER all’ombra dell’Uomo Montagna
■ 27 febbraio CENERENTOLA di Gioachino Rossini
■ 12 marzo L’OPERINA DELLA LUCE la fisica della luce spiegata ai bambini (e non solo)
BAMBINI € 5.00 | ADULTI € 8.00 Biglietti già disponibili presso la biglietteria del Teatro Verdi e on line su www.teatroverdionline.it | Info line 055 21 23 20
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