Programma Pomarico

Page 1

XXXIV STAGIONE CONCERTISTICA _14_15

EMILIO POMARICO direttore

ROGER MURARO pianoforte


FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

Direttore generale

Marco Parri

Direttore servizi musicali

Paolo Frassinelli Consiglio di Amministrazione

Direttore comunicazione

Claudio Martini Presidente Daniela Misul Vicepresidente

Ufficio sviluppo e fundraising

Marta Blasi Stefanelli Ricciotti Corradini Rita Cucè Alda Giannetti Giancarlo Nutini Giulio Cesare Ricci Adriano Tintori Riccardo Zucconi

Collegio dei Revisori dei Conti

Roberto Giacinti Presidente Rino Cacciamani Paolo Formichi

Riccardo Basile Elisa Bonini

Amministrazione

Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale

Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni Segreteria

Stefania Tombelli | Direzione Generale Tiziana Goretti | Direzione Artistica Ambra Greco | Area Comunicazione Simona Capristo | Play It! Servizi tecnici Orchestra

Francesco Vensi, Angelo Del Rosso OspitalitĂ e sala Teatro Verdi

Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Palcoscenico Teatro Verdi

Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti


 O IC

stituzioni

oncertistiche

rchestrali

XXXIV STAGIONE CONCERTISTICA direttore artistico direttore principale

Giorgio Battistelli Daniele Rustioni

direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard


EMILIO POMARICO direttore

ROGER MURARO pianoforte

FERRUCCIO BUSONI

Gesang vom Reigen der Geister op.47

LUDWIG VAN BEETHOVEN

Concerto n.4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op.58 Allegro moderato Andante con moto Rondò (Vivace)

***

JOHANNES BRAHMS

Serenata n.1 in re maggiore op.11

FIRENZE, TEATRO VERDI*

giovedì 26 febbraio 2015 ore 21.00 LIVORNO, TEATRO GOLDONI

venerdì 27 febbraio 2015 ore 21.00 FIGLINE VALDARNO, TEATRO GARIBALDI

sabato 28 febbraio 2015 ore 21.00

*concerto fiorentino registrato e trasmesso in differita da Rete Toscana Classica Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

Allegro molto Scherzo: allegro non troppo - Trio: poco più moto - Scherzo Adagio non troppo Menuetto I - Menuetto II - Menuetto I Scherzo: allegro - Trio - Scherzo Rondò: allegro


EMILIO POMARICO

Direttore e compositore italiano nato a Buenos Aires, compie gli studi musicali a Milano e successivamente studia direzione d’orchestra con Franco Ferrara all’Accademia Chigiana di Siena e con Sergiu Celibidache a Monaco di Baviera. Sin dall’inizio della sua carriera, nel 1981, fino ad oggi, Emilio Pomarico è regolarmente invitato dalle maggiori istituzioni musicali e orchestre europee tra le quali la Sinfonieorchester des Bayerischen Rundfunk, la WDR Sinfonieorchester Koeln, Bamberger Simphoniker, NDR Sinfonieorchester Hamburg, SWR SinfonieorchesterStuttgart, Frankfurt Radio Symphony Orchestra, Radio Filarmonish Orkest Holland, Radio Kamer Filharmonie Hilversum, RSO Wien, Orchestre Philharmonique

de Radio France, BBC Scottish Symphony Orchestra, Orchestre Philharmonique di Lussemburgo, Orchestra Filarmonica di S.Cecilia, Orchestra Filarmonica della Scala di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, La Fenice di Venezia, Teatro Verdi di Trieste, Teatro Sao Carlos (Lisbona), Teatro Colon (Buenos Aires), Teatro dell’Opera di Graz, Opéra de Paris, Oslo Opera, NYE Opera Bergen, ecc. È ospite, non solo in qualità di direttore ma anche di compositore, dei più importanti festivals internazionali quali Settembre Musica, La Biennale di Venezia, Edinburgh International Festival, Salzburger Festspiele, Salzburg Biennale, Festival d’Automne Paris, Festival Agora Paris, Manifeste Ircam


Paris,Wiener Festvochen, Wien Modern, Berliner Festspiele, Musica Viva Munich, Donaueschinger Musiktage, Musik der Zeit Koeln, MusikTriennale Koeln, Hudderslield Festival, Musica Strasbourg, Rühr Triennale, Ultraschall Berlin. Collabora ripetutamente con i più prestigiosi ensembles europei per la musica contemporanea quali Klangforum Wien, Musikfabrik, Ensemble Intercontemporain, Ensemble Modern, Ensemble Recherche, Remix Ensemble, Ensemble Resonanz, Asko-Shoenberg Ensemble, London Sinfonietta. Numerose sue esecuzioni sono state incise e pubblicate da Kairos, Wergo, Neos, ECM records, e alcune fra queste sono state premiate dai prestigiosi Charles Cros Academy, nel 2013, e Echo Klassik 2014. Gli impegni del 2015 lo vedranno ospite delle Orchestre Radio di Monaco di Baviera, Berlino, Saarbrücken, Baden-Baden&Freiburg, Stoccarda, così come dell’Orchestra Filarmonica di Lussemburgo, l’Orchestra dell’Opera di Stoccarda e la Residentie Orkest olandese, sia per programmi sinfonici che due produzioni d’opera quali Wozzeck all’Opera di Dijon e Salomè all’Opera di Stoccarda. Sempre nel 2015 dirigerà l’opera di Salvatore Sciarrino Luci mie traditrici a capo del Klangforum Wien per WienerFestwochen.

ROGER MURARO

Nato a Lione nel 1959, da genitori veneziani, Roger Muraro inizia a studiare da autodidatta il sassofono, già prima del pianoforte. A 19 anni, si iscrive nella classe di Yvonne Loriod al Conservatorio di Parigi incontrando Olivier Messiaen, e rapidamente si afferma come uno dei maggiori interpreti del compositore francese, pubblicando nel 2001 la registrazione dell’Intergrale delle opere per pianoforte solo (7 CD, Accord-Universal Music), accolto con unanimi recensioni entusiastiche. La sua interpretazione di Vingt Regards sur l’Enfant Jésus, oppure il monumentale Catalogue d’oiseaux, fu considerata non solo una scommessa quasi impossibile, ma anche un’adozione intima del lavoro di Messiaen, con il quale si identifica totalmente. Dotato di una tecnica abbagliante (premio Čajkovskij e premio Liszt), la sua arte è sempre al servizio della poesia e della sincerità; un’arte, al tempo stesso onirica e lucida, fantasiosa e rigorosa, che applica altrettanto pienamente a Mussorgsky, Ravel, Albeniz, Rachmaninov o Debussy, da Beethoven, Chopin, Liszt e Schumann, sapendo portare alla luce


le emozioni, i colori, il Romanticismo e le atmosfere sonore. Nel febbraio 2001 a Nantes, riceve il premio ‘Victoires de la Musique’ nella categoria strumento solista. Durante la stagione successiva, debutta alla Carnegie Hall con l’Orchestre Philharmonique de Radio France diretta da Myung-Whun Chung, con l’Orchestre de Paris sotto la direzione di Yutaka Sado. Si esibisce nell’Integrale per pianoforte di Ravel (Parigi, 2003), e in numerosi recital nei teatri e luoghi più prestigiosi al mondo. Collabora con direttori del calibro di Zubin Mehta, Seiji Ozawa, Pinchas Steinberg, Marek Janowski, Valery Gergiev e Kent Nagano, ed è ospite delle orchestre delle grandi capitali (Berlino, Vienna Londra, Lipsia, San Francisco, Monaco, Aia ecc.) e festival (Festival di Salisburgo con Turangalîla-Symphonie di Messiaen; Proms di Londra solista con l’Orchestra Nazionale del Galles BBC). Eclettico, aperto ad un mondo musicale senza confini, Roger Muraro colleziona una ricca discografia. L’ultimo suo album Regards sur le XX siècle, è stato nominato un ‘Choc’ di Le Monde de la

Musique nel 2008; in esso, egli propone una vasta selezione di opere al pianoforte del nostro tempo, convocando Bartók, Boulez, Dutilleux, Ives, Jolas, Messiaen, SchÖnberg e Tremblay, in un tributo a Claude Helffer che tanto ha fatto per la diffusione della musica contemporanea. Nel 2011 ha inciso, per la Decca, Symphonie fantastique di Berlioz nella trascrizione per pianoforte solo di Liszt, il Concerto in sol maggiore e il Concerto per la mano sinistra di Ravel con l’Orchestre Philharmonique de Radio France diretta da Myung-Whun Chung (Deutsche Grammophon). Dopo aver insegnato a Lione, egli condivide ormai la sua esperienza e conoscenza con gli studenti del Conservatorio di Parigi che, come il pubblico di tutto il mondo, apprezzano la generosità del suo discorso musicale e l’emozione sprigionata dalle sue interpretazioni, sempre segnate da intelligenza e sensibilità. Infatti, l’altruismo di Muraro aggiunge quella ricchezza d’anima ereditata da Yves Nat e Alfred Cortot, maestri della tastiera romantici a cui si sente artisticamente vicino.


FERRUCCIO BUSONI

LUDWIG VAN BEETHOVEN

(Empoli 1866 - Berlino 1924)

(Bonn 1770 - Viena 1827)

Gesang vom Reigen der Geister op.47

Concerto n.4 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op.58

durata 6 minuti circa

Fin dal 1910, durante una serie di tournée in territorio americano, Busoni rimase letteralmente affascinato dalle tradizioni musicali degli indiani; decise pertanto di approfondire la conoscenza rivolgendosi a Natalie Curtis, sua ex allieva di armonia nonché autrice di The lndian’s Book, una raccolta di documenti riguardanti il canto degli indigeni americani. Ben presto, l’entusiasmo e l’interesse per questa cultura musicale si concretizzarono nella Fantasia Indiana per pianoforte e orchestra (1913), cui seguirono i due libri dell’lndianische Tagebuch (1915). Il secondo reca il sottotitolo Gesang vom Reigen, der Geister (Canto della Ronda degli spiriti) ed è una delle pagine più raffinate prodotte da Busoni. In questo breve studio concepito per un organico strumentale estremamente raccolto (sei fiati, archi e timpani), le nostalgiche melodie dei pellerosse vengono sottoposte ad una continua elaborazione, senza però mai assumere il significato di una semplice pennellata folcloristica: costituiscono anzi la solida pietra angolare su cui poggia un edificio dall’ambiguo senso tonale. Francesco Ermini Polacci

durata 34 minuti circa

Il Concerto in sol maggiore op.58 per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven è il quarto dei cinque da lui composti e si colloca in una fase creativa felice e luminosa, intorno alla metà del primo decennio del secolo. “Benché la progressiva sordità gli frapponga difficoltà sempre maggiori, Beethoven continua a suonare e a dirigere la propria musica in pubblico, riprende a frequentare assiduamente gli ambienti artistici e le case patrizie, come se fosse preso da una nuova febbre di vita e di attivismo” (Giovanni Carli Ballola) dopo la crisi di sconforto degli anni immediatamente precedenti documentata dal celebre “testamento di Heiligenstadt” dell’autunno del 1802. Sono gli anni che vedono nascere le sinfonie Quarta, Quinta e Sesta, il Fidelio, le sonate Waldstein e Appassionata, la Messa in do. Il Titano dedicò il Quarto all’arciduca Rodolfo d’Asburgo, allievo augusto e prediletto, a cui sono legate in vario modo, oltre al celebre trio noto appunto come “l’Arciduca”, alcune delle opere beethoveniane più ardue e più alte (la sonata op.106 Hammerklavier, la Grande Fuga op.133 per quartetto d’archi, la Missa Solemnis). La prima esecuzione, con Beethoven solista, fu a Vienna, nel palazzo del principe Lobkowitz, nella primavera del 1807, successivamente l’esecuzione pubblica fu nello storico e


clamoroso concerto all’An der Wien del 22 dicembre 1808 assieme alla Quinta, alla Sesta e alla Fantasia Corale op.80. Nel quadro complessivo dei cinque concerti beethoveniani, la prossimità al modello e al concetto mozartiano dei lavori oggi classificati come Primo e Secondo (pur non essendo propriamente tali) è interrotta dal più fosco Terzo in do minore e concluso dal Quinto in una chiave più ampia, distesa e perentoria al tempo stesso, e infatti furono proprio Terzo e Quinto i concerti prediletti dai grandi pianisti romantici. Ma, in realtà fino al Terzo compreso, “Beethoven si era limitato a ingigantire inusitatamente lo schema mozartiano [...] contrapponendo le due forze in maniera più vistosamente agonistica”, mentre le meglio dissimulate complessità e novità del Quarto, in particolare l’elaborazione ricca di un fervore quasi cameristico fra il solista e l’orchestra, e la rinuncia ad un “carattere” predefinito (concerto brillante, concerto “marziale” e così via) a favore di una gamma espressiva più ricca e sottile, hanno ricevuto giustizia soprattutto dai grandi pianisti del Novecento, trasformandosi in molti casi in predilezione assoluta. Il tono generale del Quarto è quello di una delicata e intima felicità, non eliminando, ma piuttosto smorzando e riassorbendo in un foro interiore, al riparo da tentazioni e accenti eroici e battag-

lieri, il piglio cavalleresco e marziale (che ritroveremo poi trasfigurato nella regale baldanza del Quinto) del Primo, o, al contrario, l’amabilità aristocratica del Secondo. A questo tono generale fa però riscontro il secondo movimento, alla cui contrapposizione assoluta fra un soggetto (il pianoforte) e una collettività (l’orchestra) è quasi impossibile non guardare come all’immagine riflessa di un conflitto irredimibile fra solo e tutti, immagine figlia di un’epoca che nella cultura (l’individuo-titano e antisociale dei romanzi, del teatro e della poesia) come nella storia (Napoleone) conosce le speranze, i rischi e i drammi innescati dall’individualità sovvertitrice. Ma anche le battute introduttive del pianoforte solo (una novità sul piano della morfologia del concerto pianistico) nell’Allegro moderato iniziale, nel mentre che espongono il primo tema, lasciano aperta l’ipotesi di una sorta di primato dell’individuo che sembra esprimersi nella caratteristica figurazione assertiva delle note ribattute dell’incipit del tema. Il carattere dell’Allegro Moderato è peraltro, come si diceva, quello di una quieta e contemplativa felicità, data dai modi soavi e cangianti, dalle delicate rifrazioni ritmiche e armoniche, con cui il più inquieto e mobile secondo tema proposto dall’orchestra (e altro materiale che può considerarsi naturale


JOHANNES BRAHMS

(Amburgo 1833 - Vienna 1897) Serenata n.1 in re maggiore op.11

durata 43 minuti circa

espansione di questo) e il tema principale detto all’inizio dal pianoforte interagiscono nel piano della formasonata, limpidamente ma effusivamente delineato. Ma, lo sottolineiamo ancora, è il secondo movimento, l’Andante con moto in mi minore, a staccarsi da quanto era stato mai scritto fino a quel momento, imponendo un grado zero della dialettica fra pianoforte e orchestra (questa ridotta ai soli archi) che non si sovrappongono mai: un risentito mormorare di note puntate, quasi un’ostile assise giudicante, l’orchestra, a cui si contrappone, secondo un sistema di antinomie quasi kantiane ben radicato nel fondo del sistema beethoveniano di rappresentazioni, il “principio implorante” del pianoforte (una consolidata tradizione biografica suggerisce infatti che l’autore possa aver voluto raffigurarvi Orfeo che cerca di ammansire le potenze infernali). Ma la dialettica solo-tutti è ripristinata nel Vivace conclusivo, un brioso e robusto Rondò in cui la collettività-orchestra sembra voler proporre un nuovo terreno d’intesa all’individuo-pianoforte. Elisabetta Torselli

Brahms considerò sempre la sinfonia come un traguardo: solo dopo un lavoro di ammaestramento passato attraverso la musica da camera, e senza mai abbandonare la vocalità, il compositore, varcata la soglia dei quarant’anni, si decise al grande passo. Vent’anni prima, la gestazione della serenata op.11, tra il 1857 e il 1858 (parallela a quella della seconda serenata, op.16: entrambe furono pubblicate nel ’60), è un esempio emblematico di quell’anelito alla forma sinfonica che il giovane Brahms decise di reprimere, per rinviarne gli esiti alla raggiunta maturità. Il progetto del lavoro coincise con l’assunzione di Brahms, in veste di maestro di cappella, da parte del principe di Lippe-Detmold (185759): fu un periodo di relativa serenità, dopo una tormentata permanenza a Düsseldorf al fianco di Clara Schumann e dopo la morte di Robert nel manicomio di Endenich. A questi anni (185457) risale anche la difficile elaborazione del primo concerto per pianoforte. Una prima stesura della serenata op.11 fu portata a compimento nel settembre 1858: era in quattro soli movimenti, e la strumentazione s’era mantenuta leggera. Furono Clara Schumann e l’amico violinista Joseph Joachim a far rilevare a Brahms la natura sinfonica della composizione, suggerendogli di ampliarne


l’orchestrazione. Brahms accarezzò allora l’idea di far nascere così la sua prima sinfonia: il carattere del brano, tuttavia, non lo soddisfaceva in tal senso, motivo per cui, nel dicembre del ’58, videro la luce due “scherzi” destinati a conferire nuovamente al tutto il carattere d’una classica serenata. La prima esecuzione del brano, in sei movimenti, ma con l’originaria orchestrazione “lieve”, si ebbe ad Amburgo il 28 marzo 1859; solo un anno dopo (il 3 marzo) il lavoro fu eseguito a Hannover nella sua versione attuale. Per comprendere pienamente lo stile della prima serenata di Brahms, occorre tener presente che il musicista si era dedicato, negli anni di Detmold, allo studio delle sinfonie di Haydn, avviando così un rapporto privilegiato con l’opera del maestro di Rohrau. Per quanto sia sempre pericoloso cercare affinità tematiche tra composizioni distanti, in questo caso è davvero difficile non cogliere l’analogia del motivo d’apertura della serenata brahmsiana con il movimento finale dell’ultima sinfonia di Haydn (n°104), nota come London. Impostato nella medesima tonalità (re maggiore), il lavoro di Brahms prende avvio con un pedale doppio, tenuto dall’orchestra a mo’ di cornamusa, analogo a quello che, per l’appunto, dà

inizio al finale della London: in sé, si tratta d’un tradizionale procedimento d’ambientazione “pastorale” (ne fa uso, ovviamente, lo stesso Beethoven nella sesta sinfonia). Ma l’analogia non si ferma a questo punto: il tema d’apertura della serenata, affidato da Brahms al corno, risulta davvero un ampliamento del medesimo modello intervallare utilizzato da Haydn. Più in generale colpisce, in questo lavoro del giovane Brahms, la capacità di assimilare numerosi modelli, fondendoli in una sintesi già assolutamente personale. È difficile infatti, ascoltando la serenata, non pensare frequentemente a Beethoven e a Schubert: al primo, ad esempio, per le affinità dell’Adagio non troppo in forma sonata con il Larghetto della Seconda, o per la scrittura dei corni nel secondo scherzo; a Schubert, per il carattere di Ländler del trio del primo scherzo. Ma il suono orchestrale, i temi (si pensi al Menuetto II) e soprattutto l’armonia, a tratti coloristica, non lasciano dubbi sull’originalità dello stile brahmsiano; che anzi, con questo lavoro inaugura un genere di serenata ottocentesca col quale faranno i conti compositori come Čajkovskij e Dvořák. Marco Mangani


VIOLINI PRIMI

VIOLONCELLI

CORNI

Daniele Giorgi * Andrea Tacchi * Paolo Gaiani ** Angela Asioli Gabriella Colombo Alessandro Giani Susanna Pasquariello Marco Pistelli Sara Scalabrelli

Luca Provenzani * Andrea Landi * Augusto Gasbarri ** Stefano Battistini Giovanni Simeone

Andrea Albori * Paolo Faggi * Alberto Bertoni Eolo Pignattini

VIOLINI SECONDI

Chiara Morandi * Clara Franziska Schotensack * Marian Elleman ** Stefano Bianchi Patrizia Bettotti Marcello D’Angelo Chiara Foletto VIOLE

Stefano Zanobini * Caterina Cioli ** Alessandro Franconi Francesca Profeta Pier Paolo Ricci

TROMBE CONTRABBASSI

Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Simone Prando

Donato De Sena * Guido Guidarelli * TROMBONE

Giorgio Bornacina FLAUTI

Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco * OBOI

Flavio Giuliani * Marco Del Cittadino

BASSO TUBA

Riccardo Tarlini * TIMPANI

Morgan Tortelli *

CLARINETTI

Marco Ortolani * Enzo Biagio Giuffrida * FAGOTTI

Paolo Carlini * Umberto Codecà *

*prime parti **concertino ISPETTORE D’ORCHESTRA E ARCHIVISTA

Alfredo Vignoli


I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Tutti al Teatro Verdi! Gli spettacoli del sabato pomeriggio per bambini, ragazzi e famiglie

7

MARZO

sabato ore 16.30

12

MARZO

giovedì ore 21.00

BUSTRIC

Prevendita

E IL MAGICO PICCOLO PRINCIPE

Biglietteria Teatro Verdi Via Ghibellina 97 Firenze tel. 055 212320

drammaturgia musicale e direttore

MARCELLO BUFALINI

JONATHAN STOCKHAMMER

direttore LILYA ZILBERSTEIN pianoforte musiche di Bartók, Beethoven, Kagel, Haydn

26

MARZO

giovedì ore 21.00

SALVATORE ACCARDO

direttore e violino LAURA GORNA violino musiche di Mozart, Spohr, Schönberg


Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di New York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio. Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. Interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (Haydn, Mozart,

tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità. Incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.


CONTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. 055 2342722 | 2340710 fax 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it

Segreteria info@orchestradellatoscana.it Direzione Generale direzionegenerale@orchestradellatoscana.it Direzione Artistica direzioneartistica@orchestradellatoscana.it Area Comunicazione ortstampa@orchestradellatoscana.it Ufficio Sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it Ufficio del Personale ufficiopersonale@orchestradellatoscana.it Amministrazione direzioneamministrativa@orchestradellatoscana.it Servizi Tecnici ufficiotecnico@orchestradellatoscana.it PROGRAMMA DI SALA A CURA DI

Ufficio Comunicazione ORT TEATRO VERDI

Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it

PROGETTO GRAFICO

kidstudio.it FOTO

Astrid Ackermann (copertina) Michele Maggiali (5) Alix Laveau (7) Marco Borrelli (14) STAMPA

Nuova Grafica Fiorentina (Firenze)



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.