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XXXVI stagione concertistica
Concerto di Carnevale
Dietrich paredes direttore saleem ashkar pianoforte
fondazione orchestra regionale toscana
Direttore generale
Marco Parri
Direttore servizi musicali
Paolo Frassinelli
Direttore comunicazione
Riccardo Basile
Ufficio sviluppo e fundraising
Elisa Bonini
Amministrazione
Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale
Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni Segreteria
Stefania Tombelli, Tiziana Goretti, Ambra Greco Servizi tecnici Orchestra
Angelo Del Rosso
OspitalitĂ e sala Teatro Verdi
Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Consiglio di Amministrazione
Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini Revisore Unico
Vittorio Quarta
Palcoscenico Teatro Verdi
Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala
Lisa Baldi, Alessandra Biagiotti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Andrea Nigro, Sara Spinicchia, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone
XXXVI stagione concertistica 16_17
direttore artistico
Giorgio Battistelli
direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard
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stituzioni
oncertistiche
rchestrali
Concerto di Carnevale DIETRICH PAREDES direttore
SALEEM ASHKAR
pianoforte
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY Le Ebridi op.26, ouverture
Concerto n.1 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op.25 Molto Allegro con fuoco Andante Presto | Molto Allegro e vivace
***
LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n.2 in re maggiore op.36 Adagio molto | Allegro con brio Larghetto Scherzo: Allegro | Trio Allegro molto Poggibonsi, teatro politeama
lunedì 27 febbraio 2017 ore 21.00 Firenze, teatro verdi
martedì 28 febbraio 2017 ore 21.15 parma, auditorium paganini
mercoledì 1 marzo 2017 ore 21.00
Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService
DIETRICH PAREDES
È il direttore musicale dell'Orchestra Giovanile di Caracas, una delle orchestre principali del El Sistema, il famoso modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José Antonio Abreu (ovvero un sistema di educazione musicale pubblica, di usa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini di tutti i ceti sociali). Paredes collabora al progetto venezuelano dal 2008 e, da allora, ha tenuto con questa Orchestra tournée in Sud America, Asia e molto in Europa, facendo tappa al Festival di Salisburgo, al Teatro
Mariinskij di San Pietroburgo, al Festival Dvořàk di Praga, al Beethovenfest di Bonn, al Festival di Ravello in Italia, così come Zurigo, Amburgo, Parigi, Budapest, Vienna, Göteborg e Zagabria. Proprio in Europa ha debuttato grazie all'ORT, in occasione della terza edizione del Cortona Mix Festival, nell'estate 2014; il concerto ha dato inizio a una proficua collaborazione per la stagione 2015/16 che lo ha visto salire sul podio dell'ORT per ben due volte. Questo successo è stato seguito dagli inviti dell'Orchestra
del Teatro Comunale di Bologna, dell'Opera di Roma; è stato ospite al Festival del Maggio Musicale Fiorentino per la direzione del concerto in memoria di Carlo Maria Giulini, alla guida dell'Orchestra Giovanile Italiana. Altre apparizioni includono i debutti con la RTE National Symphony Orchestra di Irlanda, l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, l'Opera di Roma e con la Toulon Symphony Orchestra in Francia. Per la stagione 2012/13 è stato assistente alla direzione della Los Angeles Philharmonic, collaborando con direttori del calibro di Esa-Pekka Salonen, Vasily Petrenko, John Adams e Gustavo Dudamel in un lungo tour in Europa. Nato nel 1980, ha studiato violino sotto la guida di Ruben Cova, Ulises Ascanio, Santiago Garmendia e José Francisco del Castillo. Ha partecipato a numerose masterclass tenute da eccezionali violinisti quali Agustin Dumay, Olivier Charlier, Virginie Robilliard, Aaron Rosand, Maurice Hasson, Yossy Zivoni, Daniel Stabrawa, Eugene Fudor e Igor Oistrach. All'età di soli 11 anni ha vinto il Con-
corso Encuentro Internacional de Niños y Jóvenes Solistas Instrumentistas di Córdoba, Argentina. Nel 1997 ha suonato nelle fila dei violini primi dell’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar e nel 2002 è stato selezionato come primo violino dell’Orchestra Giovanile delle Americhe. Parallelamente alla sua formazione come vioinista, ha studiato direzione d’orchestra sotto la guida di José Antonio Abreu, affermandosi rapidamente come uno dei più promettenti giovani maestri emergenti del Venezuela, e dirigendo numerose orchestre del suo paese, tra cui la Simón Bolívar e le Orchestre Sinfoniche di Mérida, Tachira, Monagas e Falcon. Collabora anche con molte orchestre sudamericane, tra cui l’Orchestra Carlos Chávez in Messico, l’Orchestra Sinfonica Giovanile di Montevideo e l’Orchestra Centroamericana di El Salvador. La stagione in corso lo vede impegnato in un ampio progetto con l'Australian Youth Orchestra, e concerti con I Pomeriggi Musicali di Milano e con l'Orchestra del Teatro Olimpico a Vicenza.
SALEEM ASHKAR
Ha debuttato alla Carnegie Hall all'età di ventidue anni e da allora ha collaborato con molte delle più importanti orchestre, fra cui i Wiener Philharmoniker, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra del Concertgebouw, la London Symphony Orchestra, la City of Birmingham Symphony Orchestra, l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, la NDR di Amburgo, le Orchestre DSO, RSB e della Konzerthaus di Berlino, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, l’Orchestra Mariinsky di San Pietroburgo e l’Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Danese. Si esibisce regolarmente con direttori del calibro di Zubin Mehta, Daniel
Barenboim, Riccardo Muti, Fabio Luisi, Lawrence Foster, Philip Jordan, Nikolaj Znaider, Pietari Inkinen, e Jakub Hrusa. Dopo aver debuttato con grande successo insieme a Christoph Eschenbach e l’Orchestra NDR di Amburgo, il rinomato direttore d'orchestra lo ha invitato ad eseguire il Concerto di Schumann con l'Orchestra Sinfonica di Dusseldorf nel giugno 2010, in occasione di un concerto speciale per la ricorrenza della nascita di Schumann. Ashkar ha tenuto un’importante tournée con Riccardo Chailly e l’Orchestra della Gewandhaus di Lipsia, interpretando il Primo Concerto per pianoforte di Mendelssohn con apparizioni
anche ai BBC Proms e al Festival di Lucerna, in una tournée in occasione del bicentenario dalla nascita del compositore. Chailly ha reinvitato il pianista per altri concerti e per registrare insieme a lui i Concerti di Mendelssohn per l’etichetta Decca. Molto attivo anche in recital, attualmente è impegnato in un ciclo completo delle Sonate di Beethoven presentato dalla Konzerthaus di Berlino, che occuperà tutta la stagione 16/17. Questo impegno prevede l’esecuzione delle opere in parallelo nelle città di Praga, Osnabrück e la sua città natale in Israele. Si è esibito in concerto in sale prestigiose quali il Concertgebouw, la Wigmore Hall, il Mozarteum di Salisburgo, il Musikverein di Vienna, il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e nella città di Firenze; inoltre è apparso al festival di Salisburgo con i Wiener Philharmoniker, ai BBC Proms con l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, a Tivoli con la Israel Philharmonic e Zubin Mehta, a Lucerna, Ravinia, Risor, Mentone ed al Festival Pianistico della Ruhr, collaborando con Daniel Barenboim, Nikolaj Znaider e Waltraud Meier. Gli appuntamenti della stagione
attuale e di quelle future includono esibizioni con i Bamberger Symphoniker (Eschenbach), l’Orchestre Philharmonique du Luxembourg (Znaider), l’Orchestra Nazionale di Spagna (Ono), e una tournée di tre settimane in Australia: terzo invito consecutivo ad unirsi alla Melbourne Symphony Orchestra. Tornerà anche in America del Nord per un nuovo debutto al National Arts Centre di Ottawa insieme ad Alexander Shelley, un’esibizione al Cal Perfomances di San Francisco e per una ‘residenza’ alla Brown University. Il secondo album, edito da Decca, che contiene entrambi i Concerti di Mendelssohn, registrati con Chailly, è uscito nella primavera del 2014 ottenendo un vasto consenso di critica. Il suo primo album, sempre per Decca, includeva il Primo e Quarto Concerto di Beethoven registrati dal vivo con Ivor Bolton e l’Orchestra NDR di Amburgo. Saleem Ashkar è ambasciatore del Music Fund (www.musicfund.eu), fondazione che sostiene musicisti e scuole di musica in aree colpite da conflitti e in paesi in via di sviluppo.
note di sala di Arrigo Quattrocchi
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY (Amburgo 1809 – Lipsia 1847)
Le Ebridi op.26, ouverture durata: 10 minuti circa
Nel 1829, all'età dì vent'anni, Felix Mendelssohn abbandonava Berlino per affrontare un lungo viaggio europeo che completasse la sua formazione musicale e consolidasse la sua notorietà al di fuori della sua città di residenza, dove aveva colto, nel maggio dello stesso anno, una clamorosa affermazione dirigendo una feconda riesumazione della Passione secondo Matteo di Bach. Nel corso del viaggio il giovane avrebbe visitato Austria, Italia e Svizzera, ma la prima tappa fu la Gran Bretagna; conquistata Londra con l'esecuzione della sua Sinfonia in do minore (la prima Sinfonia per orchestra completa, op.11), il compositore si concesse, in compagnia dello scrittore Carl Klingemann, un periodo di vacanza in Scozia, alle cui impressioni si sarebbe ispirato anni dopo per la sua Terza Sinfonia (appunto detta "Scozzese"); ai primi d'agosto raggiunse le isole Ebridi, in una delle quali, Staffa, ebbe modo di visitare la celebre grotta di Fingal, splendido paesaggio favolistico per i colori, i rifiessi, gli echi irreali. L'impressione riportata da questa visita fu enorme; "Per farvi compren-
dere come mi sia sentito strano alle Ebridi, mi è venuto in mente quello che vi mando ... " scriveva ai familiari, accludendo uno schizzo di venti battute; da quell'abbozzo sarebbe nata l'ouverture nota sotto il doppio nome di Le Ebridi o La grotta di Fingal. La partitura subì una gestazione piuttosto complessa, tanto che se ne contano almeno tre redazioni (secondo alcuni studiosi quattro, le ultime due estremamente simili). La prima versione fu ultimata oltre un anno dopo la visita alle Ebridi, nel settembre 1830, a Venezia, con il nome di L'isola solitaria ("Die einsame Insel"), e parve all'amico Moscheles così mirabile da non meritare alcuna modifica; quasi altri due anni sarebbero trascorsi prima dell'esecuzione della versione definitiva, avvenuta a Londra nel maggio 1832 e accolta con grande entusiasmo. Entusiasmo che non si è mai affievolito; anche oggi La grotta di Fingal è considerata una delle migliori partiture sinfoniche del compositore amburghese, felicemente riassuntiva del suo stile giovanile. Già il genere della ouverture, ormai autonomo rispetto alla
funzione teatrale e destinato all'esecuzione concertistica, assume in Mendelssohn un'importanza particolare, rivestendosi di un contenuto programmatico e anticipando così sotto alcuni aspetti il poema sinfonico. Nell'opera 26 Mendelssohn fece convogliare tematiche di differente estrazione, come l'epos delle leggende gaeliche e le impressioni paesaggistiche che così tanto lo avevano colpito; il risultato può essere considerato uno splendido, suggestivo bozzetto, dove il movimento delle onde e gli echi della grotta trovano una viva raffigurazione. Tale interpretazione, di cui si compiacque ovviamente il secolo diciannovesimo, ha lasciato il posto in tempi più recenti a una più attenta indagine sulla scrittura mendelssohniana; costruita in forma sonata, l'ouverture si basa su un breve tema principale fortemente caratteristico; davvero magistrale è il lavoro di elaborazione tematica, che con ampie modulazioni, trasformazioni del tema, comparsa di idee secondarie contrastanti, si lascia ammirare in sé e per sé, come affresco sinfonico, al di fuori di
implicazioni contenutistiche. E dell'ambivalenza interpretativa di cui può essere oggetto la partitura sono testimonianza gli entusiastici apprezzamenti di due compositori dall'estetica nettamente contrapposta, Johannes Brahms e Richard Wagner.
Concerto n.1 in sol maggiore per pianoforte e orchestra op.25 durata: 20 minuti circa
È piuttosto singolare che un'opera di forte rilievo storico, come il Concerto n.1 per pianoforte e orchestra in sol minore op.25 di Mendelssohn, non abbia trovato la strada, nel corso del Novecento, né della popolarità né di una discreta diffusione. Al contrario, nel corso dell'Ottocento, questa partitura incontrò gli alti elogi di Liszt, a cui l'autore lo fece leggere poco dopo la prima esecuzione, di Ignaz Moscheles, grande pianista e amico dell'autore, che si espresse in termini entusiastici, di Schumann e via dicendo; inoltre fece parte del repertorio di molti insigni solisti fino alla fine del secolo. Mendelssohn concepì questo concerto nel corso del grande viaggio in Italia del 1830-31, che lo portò fino a Roma e Napoli e gli dettò poi le suggestioni della Sinfonia Italiana; scrisse materialmente la partitura in soli tre giorni, appena rientrato in Germania, in vista della prima esecuzione, svoltasi a Monaco il 17 ottobre 1831; nel corso della stessa serata il compositore, impegnato sia come solista che come direttore, presentò anche la Sinfonia op.11 e l'ouverture dal "Sogno di una notte di mezza estate".
Già nel corso della sua intensissima attività di enfant prodige, il giovane Mendelssohn si era dedicato alla stesura di alcune composizioni col pianoforte solista, un Concerto in la minore, e due concerti per due pianoforti (scritti per essere eseguiti insieme alla sorella Fanny), lavori di un gusto classicheggiante che assorbono solo a tratti la moda del tempo; più aperto verso il Biedermeier, invece, era il Capriccio brillante op.22; e lo stesso Mendelssohn, eccellente pianista, si impegnò a lungo alla tastiera in numerosi concerti pubblici. Tuttavia, in nessun modo Mendelssohn può essere assimilato ai moltissimi compositori-pianisti della sua generazione. L'età del Biedermeier è quella che vede l'affermazione di molti virtuosi della tastiera, impegnati in una produzione miniaturistica, di scarso contenuto concettuale e di brillante resa tecnica, per conquistare i favori del nuovo pubblico di estrazione borghese. Dunque, anche il genere del concerto per pianoforte e orchestra subisce una radicale modifica degli equilibri interni: non più una dialettica piena fra solista e compagine orchestrale,
ma predominio assoluto del pianoforte, mentre l'orchestra viene ridotta a riempitivo ed accompagnamento; anche i concerti di Chopin, per quanto lontani da uno sterile esibizionismo, rientrano a pieno titolo in questo modello. Diverso è il discorso per Mendelssohn, compositore che era cresciuto in una famiglia di grandi tradizioni intellettuali, e aveva inteso il ruolo del musicista come quello di un artista dalla alta missione, non di un mestiere per conquistare il pubblico. Dunque, nonostante avesse tutte le carte in regola per affrontare da virtuoso la tastiera, Mendelssohn, applicandosi al concerto op.25, si pose dei problemi affatto diversi da quelli dei suoi contemporanei: ovvero come ritornare al pieno equilibrio fra il pianoforte e l’orchestra attualizzando il modello del classicismo, e rimodellando il concerto secondo la nuova sensibilità romantica. Per ottenere questo risultato era indispensabile ridonare all’orchestra un ruolo importante, ma anche evitare prolissità e lungaggini, e quindi ripensare la concezione formale del concerto. Il modello per molti aspetti
fu, per l'autore, il Quarto Concerto di Beethoven, e infatti già nel primo tempo del Concerto op.25, Molto allegro e con fuoco, troviamo la piena integrazione fra tastiera e orchestra; un breve preambolo orchestrale immette direttamente nel primo intervento del solista, che trova però un interlocutore pienamente adeguato nell’orchestra. L'intonazione drammatica dell’incipit viene stemperata nel carattere cantabile del secondo tema e comunque nella brillantezza della scrittura pianistica; ma interessante è soprattutto che la formasonata viene qui alleggerita, snellita nei suoi elementi costitutivi, evitando qualsiasi lungaggine, e puntando su scorrevolezza ed efficacia. Altra singolare novità del Concerto, del tutto in linea con l'alleggerimento di cui si diceva, è nel rinunciare a una forte e netta scansione dei tre movimenti, che scivolano l’uno nell’altro senza soluzione di continuità; introdotto dunque da una transizione, l'Andante è una romanza senza parole, una pagina contemplativa in cui il solista assume la responsabilità di un soffio lirico davvero romantico; ma assai notevole è
LUDWIG VAN BEETHOVEN (Bonn 1770 – Vienna 1827)
Sinfonia n.2 in re maggiore op.36 durata: 36 minuti circa
la ripresa, in cui, sulle figurazione ornamentali della tastiera, il tema principale viene cantato dagli archi. Il finale viene introdotto da fanfare che riportano all'ambientazione espressiva del tempo iniziale; ma è solo un passaggio di transizione, perché in realtà ci troviamo di fronte a un rondò di impostazione apertamente brillante, basato su materiale tematico derivato da quello del primo tempo; dunque, coerenza assoluta nella forma, e un percorso interno che passa dalla drammaticità iniziale, alla romanza centrale, alla brillantezza conclusiva. Davvero si possono ripetere, a proposito di questo concerto, le parole ammirative espresse da Moscheles quando lo sentì eseguito dall’autore nel 1832 a Londra: "Invenzione, forma, strumentazione, esecuzione: tutto mi ha perfettamente soddisfatto. Il pezzo sprizza genio".
I primi abbozzi della Seconda Sinfonia di Beethoven risalgono al 1800 e la partitura venne stesa nell’invernoprimavera 1801-1802; lo stesso autore doveva poi dirigere la prima esecuzione del brano il 5 aprile 1803 al Theater an der Wien, in una serata che comprendeva anche la Prima Sinfonia, l’oratorio Cristo al monte degli ulivi e il Terzo Concerto per pianoforte, suonato sempre dall’autore. Il periodo è fra i più tormentati della vita del musicista trentenne, per il manifestarsi dei sintomi della sordità; celebre testimonianza dell’angoscia profonda di quel momento è il cosiddetto "Testamento di Heiligenstadt", che risale proprio al 1802. Tuttavia la Sinfonia in re maggiore ha deluso le aspettative di quanti vi hanno cercato il riflesso del travaglio interiore del compositore, confondendo, secondo gli insegnamenti romantici, arte e vita. Forse anche per questo motivo la Seconda è stata spesso confinata, insieme alla Prima, entro i margini della cosiddetta "prima maniera" beethoveniana, dei lavori cioè che precedono la grande svolta della Sinfonia Eroica, ancora legati a una estetica di puro
intrattenimento tutta settecentesca, che Beethoven aveva già saputo trascendere nella sua produzione cameristica. E tuttavia, ancor più della Prima, la Seconda riprende sì gli stilemi delle sinfonie "Londinesi" di Haydn, ma per portarli alle estreme conseguenze, verso una crisi dell'idea di classicismo che era del tutto sconosciuta agli illustri modelli. Basterebbe leggere le recensioni dei contemporanei, come quella pubblicata nel 1805 sulla rivista Allgemeine Musikalische Zeitung, chiarissima nell'esprimere uno sconcerto rispetto alle novità della partitura: "troviamo il tutto troppo lungo, certi passaggi troppo elaborati; l'impiego troppo insistito degli strumenti a fiato impedisce a molti bei passi di sortire effetto. Il Finale è troppo bizzarro, selvaggio e rumoroso. Ma ciò è compensato dalla potenza del genio che in quest'opera colossale si palesa nella ricchezza dei pensieri nuovi, nel trattamento del tutto originale e nella profondità della dottrina". I "pensieri nuovi" si palesano subito nella introduzione lenta al primo movimento, Adagio molto, che è di
dimensioni insolitamente lunghe e dopo un avvio haydniano apparentemente convenzionale si inoltra in una divagazione ricca di sorprese imprevedibili, fra animati contrasti e ombreggiature armoniche. Si approda così all’Allegro con brio in forma sonata, dove, più che la contrapposizione fra i due temi principali – una prima idea proposta dai bassi e segnata da una energica cellula ritmica di semicrome, ancora da sinfonia napoletana, e un secondo tema dal carattere di fanfara – si impone la propulsione interna, basata su continui colpi di scena che non possiedono più la grazia e le buone maniere di quelli del sinfonismo di Haydn; e la stessa logica è ancor più potenziata nella sezione dello sviluppo, che elabora distintamente i due temi; tutta l'energia propulsiva del movimento si scarica nella coda, dove l'orchestra riprende all'unisono l'idea principale, come ad esaltare il piccolo spunto da cui si era dipanata la grande arcata della forma sonata. Dimensioni quasi altrettanto vaste del primo tempo ha il secondo, un Larghetto aperto da un tenero motivo degli archi ripreso poi dai legni; e
ciò che caratterizza questo movimento è proprio la presenza di molti temi e stilemi settecentisti, che però vengono avvicendati e accumulati con una insistenza quasi pletorica, in modo da perdere il proprio carattere originario e da conferire al tempo lento una varietà interna e una ricchezza espressiva assai lontane dal mondo sonoro di Mozart e Haydn; c'è qui una esuberanza giovanile che ha incrinato per sempre i margini dell'estetica di intrattenimento. Non a caso poi Beethoven definisce per la prima volta il terzo tempo Scherzo anziché Minuetto; non più la danza aristocratica, ma un Allegro di propulsione quasi aggressiva, con continui contrasti dinamici e intrecci fra archi e fiati; più che il tema popolaresco, contraddistingue la sezione del Trio l'alternanza fra i diversi gruppi strumentali, che si sovrappongono solo sulle ultime misure. Ancora Haydn è alla base del finale, un Allegro molto che riprende il modello del movimento giocoso e ricco di continui scarti e sorprese; ma fin dallo stesso tema principale – una acciaccatura e un brusco salto che si basano su un accordo dinami-
co e non statico – il garbo di Haydn si trasforma in ruvidezza, il gioco in un umorismo sopra le righe; e i temi secondari, il breve sviluppo, sono solo dei diversivi che ancora sottolineano l'aspetto "bizzarro, selvaggio e rumoroso" di questo finale che conduce a una conclusione anticonformistica e brillante non solo la partitura ma tutto il mondo della sinfonia dell’età classica.
VIOLINI PRIMI
VIOLONCELLI
CORNI
Daniele Giorgi * Paolo Gaiani ** Damiano Babbini Patrizia Bettotti Stefano Bianchi Marcello D'Angelo Alessandro Giani Susanna Pasquariello Franziska Schotensack
Augusto Gasbarri * Veronica Lapiccirella ** Stefano Battistini Ilaria Sarchini Giovanni Simeone
Andrea Albori * Paolo Faggi *
CONTRABBASSI
Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Marco Forti
VIOLINI SECONDI
Chiara Morandi * Gabriella Colombo ** Angela Asioli Enrico Bernini Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Marco Pistelli VIOLE
Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Alessandro Franconi Sabrina Giuliani
TROMBE
Donato De Sena * Guido Guidarelli *
FLAUTI
Fabio Fabbrizzi * Silvia Marini
TIMPANI
Morgan M.Tortelli *
Ispettore d’orcheStra e archivista
Alfredo Vignoli
OBOI
Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani * CLARINETTI
Marco Ortolani * Emilio Checchini * FAGOTTI
Paolo Carlini * Umberto Codecà *
* prime parti ** concertino
I prossimi appuntamenti
Ospitalità
8 FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
MARZo
mercoledì ore 21.00 FRANCESCO LANZILLOTTA direttore
mihaela costea
violino musiche di Corigliano, Beethoven
16
marzo
giovedì ore 21.00
YVES ABEL direttore
NAREK HAKHNAZARYAN violoncello
musiche di Barber, Čajkovskij, Haydn
18
marzo
sabato ore 16.30
Tutti al Teatro Verdi!
PINOCCHIO
Bambino di Legno liberamente ispirato al romanzo di Collodi ORT in collaborazione con Venti Lucenti
L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da 44 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’Orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da Radio Rai Tre e in Regione da Rete Toscana Classica. Tra barocco e musica d’oggi Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva no ai compositori contemporanei, l’Orchestra riserva ampio spazio a Haydn, Mozart, tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali si aggiungono
i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento con una posizione di privilegio per Rossini. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità, premiato nel 2014 con il XXXIII Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” come migliore iniziativa 2013. Ospite delle più importanti Società di Concerti italiane, si è esibita con grande successo al Teatro alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium del Lingotto di Torino, all’Accademia di S.Cecilia di Roma, alla Settimana Musicale Senese, al Ravenna Festival, al Rossini Opera Festival e alla Biennale di Venezia.
Numerose le sue apparizioni all’estero a partire dal 1992 tra cui: Salisburgo, Cannes, Strasburgo, New York, Edimburgo, Madrid, Hong Kong, Tokyo per la rassegna “Italia-Giappone 2001-2002”. Negli ultimi anni il concerto al Konzertsaal di Lucerna con Daniele Rustioni sul podio e Sergej Krylov al violino (maggio 2013); la doppia tappa in Germania (Münster e Hannover) con Francesco Lanzillotta e Benedetto Lupo solista al piano, nel novembre 2014, e nel giugno 2016 la trasferta in Sudamerica per una tournée di 6 concerti in Ecuador, Perù, Cile, Argentina sempre guidati dal direttore principale Rustioni. Discografia Musiche di Schubert e di Cherubini con Donato Renzetti (Europa Musica), Pierino e il lupo e L’Histoire de Babar con Paolo Poli e Alessandro Pinzauti (Caroman), Cavalleria rusticana con Bruno Bartoletti (Foné), Il barbiere di Siviglia con Gianluigi Gelmetti (EMI Classics), Omaggio a Mina e Orfeo cantando tolse di Adriano Guarnieri
con Pietro Borgonovo (Ricordi) e lo Stabat Mater di Rossini con Gianluigi Gelmetti (Agorà), Tancredi sempre con Gelmetti (Foné), Holy Sea con Butch Morris (Splasch), Richard Galliano e I Solisti dell’Ort (dreyfus), Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief, Concertone con Stefano Bollani (Blue Label), Omaggio a Puccini con Fiorenza Cedolins (Bongiovanni), il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti. Negli ultimi anni le incisioni Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce di Haydn, concertatore Andrea Andrea Tacchi; Play it! con musiche di Sylvano Bussotti, Carla Rebora, Riccardo Panfili per VdM Records. Lo scorso 30 settembre è uscito su etichetta Sony Classical un nuovo disco dell'ORT diretta da Daniele Rustioni e decicato alle musiche di Giorgio Federico Ghedini. A questo lavoro seguiranno altri due Cd (sempre su etichetta Sony) dedicati rispettivamente a Casella e Petrassi.
COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO
cambia il tuo punto di vista con realtÀ AUMENTATA
i giovani a teatro: il teatro? #bella storia
Partito il nuovo progetto della Fondazione CRF dedicato ai giovani tra i 16 e i 21 anni. Lo scorso 1° febbraio i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa si sono recati al Teatro Verdi prima del concerto, per incontrare il direttore artistico Giorgio Battistelli e i protagonisti della serata ovvero Daniel Smith e Anna Tifu. L'esperienza è stata ben accolta dai ragazzi, incuriositi e appassionati. Quindi è impossibile perdere il prossimo appuntamento previsto in calendario martedì 4 aprile con Alejo Pérez sul podio e Federico Colli solista al pianoforte. Biglietti €5,00: basta registrarsi al sito www.ilteatrobellastoria.it e procedere all'acquisto online.
La novità di maggior successo della scorsa Stagione, da quest'anno apre le porte a tutto il pubblico, non solo agli abbonati ORT. Chiunque potrà sedere in mezzo ai nostri Professori durante i concerti in cartellone al Teatro Verdi di Firenze, per un'esperienza sensoriale totalmente diversa. Realtà aumentata è l'occasione per cambiare punto di vista e di ascolto, seguendo il concerto in mezzo agli archi o ai fiati dell'ORT. Prenota subito la tua poltrona sul palco del Teatro Verdi ... sarà tutta un'altra Musica! (È escluso il concerto dell'8 marzo) Chiama al numero 055.2340710 o scrivi una mail a sviluppo@orchestradellatoscana.it
COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO
SITO INTERNET
Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. è anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube, Pinterest e Instagram). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali: www.orchestradellatoscana.it I PROGRAMMI SU ISSUU
Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale Issuu a questo indirizzo: issuu.com/orchestradellatoscana Chi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. Il link è disponibile anche nel nostro sito internet. I programmi resteranno a disposizione del pubblico per tutta la stagione.
AUDIO SU SOUNDCLOUD
Sono disponibili sulla piattaforma di condivisione audio Soundcloud materiali che ci riguardano come le introduzioni ai concerti, gli interventi didattici e una selezione di brani dall’ultimo Play It! Ci trovate a questo indirizzo: soundcloud.com/orchestradellatoscana LE FOTO DEL CONCERTO
Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile vedere nei prossimi giorni un’ampia galleria fotografica che documenta questo concerto. Più in generale, sul nostro sito trovate una ricca foto gallery su tutta l’attività dell’Orchestra della Toscana, realizzata da Marco Borrelli.
SOSTENENDO L’ORT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA
Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione. La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa. Il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.
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CoNTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
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TEATRO VERDI
Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it
Ufficio Comunicazione ORT IMPAGINAZIONE
Ambra Greco Foto
Marco Borrelli (copertina, 5, 6, 18-19, 23) Peter Rigaud (7, 8), Manuela Giusto (17) stampa
Grafiche Martinelli (Firenze)
IL NUOVO DISCO
DELL’ORCHESTRA DELLA TOSCANA DIRETTA DA
Daniele Rustioni UN OMAGGIO APPASSIONATO AD UNO DEI PROTAGONISTI DEL ‘900 STORICO ITALIANO
GIORGIO FEDERICO GHEDINI [ 1 ] APPUNTI PER UN CREDO [ 2 ] MUSICA NOTTURNA [ 3 ] STUDI PER UN AFFRESCO DI BATTAGLIA [ 4 ] SONATA DA CONCERTO PER FLAUTO E ARCHI Orchestra della Toscana Daniele Rustioni, direttore / conductor [2] Andrea Tacchi, Chiara Morandi, violino / violin [4] Andrea Oliva, flauto / flute 1 CD SONY CLASSICAL 88985366412 / DISPONIBILE ANCHE IN DIGITALE