_16_17
XXXVI stagione concertistica
Alejo PÉrez direttore federico colli pianoforte
fondazione orchestra regionale toscana
Direttore generale
Marco Parri
Direttore servizi musicali
Paolo Frassinelli
Direttore comunicazione
Riccardo Basile
Ufficio sviluppo e fundraising
Elisa Bonini
Amministrazione
Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale
Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni Segreteria
Stefania Tombelli, Tiziana Goretti, Ambra Greco Servizi tecnici Orchestra
Angelo Del Rosso
OspitalitĂ e sala Teatro Verdi
Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Consiglio di Amministrazione
Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini Revisore Unico
Vittorio Quarta
Palcoscenico Teatro Verdi
Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala
Lisa Baldi, Alessandra Biagiotti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Andrea Nigro, Sara Spinicchia, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone
XXXVI stagione concertistica 16_17
direttore artistico
Giorgio Battistelli
direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard
 O IC
stituzioni
oncertistiche
rchestrali
Alejo PÉREZ
GYÖRGY LIGETI
federico colli
Andantino Allegro vivace Adagio ma non troppo Molto vivace
direttore
pianoforte
Concert Românesc (1951)
LUDWIG VAN BEETHOVEN Concerto n.3 in do minore per pianoforte e orchestra op.37 Allegro con brio Largo Rondo (Allegro)
***
figline valdarno, teatro garibaldi
sabato 1 aprile 2017 ore 21.15 livorno, teatro goldoni
lunedì 3 aprile 2017 ore 21.00 firenze, teatro verdi
martedì 4 aprile 2017 ore 21.00 piombino, teatro metropolitan
mercoledì 5 aprile 2017 ore 21.00
Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService
LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 'Eroica' Allegro con brio Marcia funebre (Adagio assai) Scherzo (Allegro vivace) | Trio Finale (Allegro molto)
Alejo PÉrez
Pieno di idee e di intraprendenza, Alejo Pérez è alla costante ricerca di nuove sfide. Questa ricerca ha portato l’argentino a studiare sia composizione che direzione, oltre al piano, nella sua nativa Buenos Aires. Da allora si è assicurato un posto fisso nel panorama lirico internazionale, ed è regolarmente invitato sul podio di numerose orchestre sinfoniche. Ha diretto, tra le altre, la Royal Stockholm Philarmonic Orchestra, l’Orquesta Sinfonica Nacional de Chile, l’Orchestre Philharmonique de Radio France, la Southwest German Radio Symphony Orchestra, la Gürzenich Orchestra Cologne, la Deutsche Kammerphilarmonie Bremen, la Deutsches SymphonieOrchester di Berlino, la Philarmonia Orchestra, l’Orchestre de La Suisse Romande Genève, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli; e guida di ensemble famosi, quali l’Ensemble Modern, l’Ensemble Intercontemporain, l’Ensemble Asko Schönberg e la Klangforum di Vienna. Scritturato in numerose produzioni liriche, è stato ospite nei grandi teatri d’opera internazionali quali l’Opéra Bastille (L’espace dernier di Pintscher), l’Opera di Colonia (Die Eroberung
von Mexico e Jakob Lenz di Rihms), l’Opera di Francoforte (Don Giovanni di Mozart), l’Opera di Lipsia (Deutsches Miserere di Dessau), la Norwegian National Opera di Oslo (Lady Macbeth of the Mtsensk District di
Šostakovič), il Teatro dell’Opera di Roma (La Cenerentola di Rossini, The nose di Šostakovič), il Teatr Wielki Warsaw, così come La Monnaie de Munt Brussels (Powder her Face di Adès), il Teatro Colón (Parsifal), e il Teatro Lírica di Buenos Aires, in cui si è dedicato alla musica antica, dirigendo Iphigénie en Tauride di Gluck e il Serse di Händel. Inoltre ha collaborato a lungo con l’Opéra de Lyon, dove ha diretto Pelléas et Mélisande di Debussy, Die Gezeichneten di Schreker, Le Rossignol di Stravinskij e Pollicino di Henze. Nel ruolo di direttore ospite al Teatro Regio di Madrid, si è regolarmente esibito con l’Orchestra Sinfonica di Madrid dal 2010. Ha diretto celebri esecuzioni di Golijov, Wagner, Mozart, Rihm, Britten, così come concerti con i solisti Plácido Domingo e Ian Bostridge. Tra il 2009 e il 2012 è stato direttore d’orchestra al Teatro Argentino de la Plata, il più importante teatro d’opera nazionale dopo il Teatro Colón. Lodato da stampa e pubblico, ha condotto le nuove produzioni di Don Carlos (Verdi), La Damnacion de Faust (Berlioz), Lady Macbeth of the Mtsensk District (Šostakovič), Tristano e Isotta e Rheingold (Wagner). All’inizio della sua carriera, nel 2005,
fu nominato assistente di Christoph von Dohnányi con la North German Radio Symphony Orchestra, carica che ha ricoperto per due anni. È legato da uno stretto rapporto di lavoro anche con il compositore Peter Eötvös, per il quale ha seguito la direzione di Angels in America al Théâtre du Châtelet di Parigi e di Lady Sarashina all’Opera di Lione e all’Opera Comique di Parigi; mentre nel 2009 ha diretto Of Love and Other Demons al Lithuanian National Opera. Dopo il successo del suo debutto al Festival di Salisburgo nel 2015 con Werther di Massenet, è tornato al festival la scorsa estate sul podio della Filarmonica di Vienna, in una nuova produzione di Faust, per la regia di Reinhard von der Shannen, protagonista il tenore Piotr Beczala. Questa stagione lo vede debuttare al Semperoper Dresden per Carmen e all’Opera Lirica di Chicago per Eugen Onegin; poi sul podio per le produzioni di Lulu a Roma e DerRosenkavalier al Colón di Buenos Aires. Sarà direttore ospite principale della nuova SWR Symphony Orchestra per numerosi concerti, tra cui prime mondiali di Marco Stroppa, Georg Friedrich Haas e Franck Bedrossian, al Donauseschinger Musiktage.
federico colli Il pianista italiano Federico Colli è internazionalmente rinomato per le sue interpretazioni intelligenti e fantasiose e per la sua tecnica impeccabile, definita "brillantezza cristallina e luminosità che conduce al cuore di qualsiasi cosa egli suoni" (Gramophone). Dopo il Primo Premio ottenuto al Concorso Mozart di Salisburgo nel 2011 e la vittoria con Medaglia d’oro al Concorso Pianistico Internazionale di Leeds, ha intrapreso una promettente carriera internazionale, ottenendo un notevole successo di pubblico e di critica. Da allora, ha suonato con orchestre del calibro dell’Orchestra Mariinsky, Filarmonica di San Pietroburgo, Accademia Nazionale di S. Cecilia, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, BBC Symphony, Royal Scottish National Orchestra, Sinfonica
RTÉ, Royal Liverpool Philharmonic, Hallé Orchestra, Orchestra da Camera di Vienna, Camerata Salzburg, Sinfonica Nazionale della Radio Polacca, Philharmonie di Zuidnederland, Filarmonica Nazionale dell’Ucraina e Orquestra Sinfônica Brasileira. Si è esibito in sale concertistiche rinomate quali il Musikverein e la Konzerthaus di Vienna, la Konzerthaus di Berlino, la Herkulessaal di Monaco, la Laeiszhalle di Amburgo, la Beethovenhalle di Bonn, la NDR Landesfunkhaus di Hannover, il Concertgebouw di Amsterdam, il Muziekgebouw di Eindhoven, la Barbican Hall e la Queen Elizabeth Hall di Londra, la Royal Concert Hall di Glasgow, la Usher Hall di Edinburgo, la Sala Filarmonica di Liverpool, la National Concert Hall di Dublino, la Salle Cortot di Parigi, la
Dvořák Hall del Rudolfinum di Praga, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Teatro degli Arcimboldi di Milano, l’Auditorium del Lingotto di Torino, la Sala Filarmonica di Varsavia, il Teatro Municipale di Rio de Janeiro, la Nikkei Hall e la Mariinsky Concert Hall di San Pietroburgo. Ha collaborato con stimati direttori quali Valery Gergiev, Yuri Temirkanov, Vladimir Ashkenazy, Vasily Petrenko, Juraj Valčuha, Thomas Søndergård, Alan Buribayev, Joji Hattori, Jasper Kaspszyk, Ed Spanjaard, Roman Kofman, Sir Mark Elder e Dennis Russel Davies. È inoltre apparso alla Hong Kong City Hall Concert Hall, alla Sala Nezahualcoyotl di Città del Messico con l’Orquesta Filarmonica de la UNAM diretta da Pier Carlo Orizio ed ha tenuto un tour del Giappone con apparizioni in numerose sale concertistiche. In occasione del suo debutto al Southbank Centre nel 2014, è stato presentato un CD solistico, prodotto da ‘Champs Hill Records’, con opere di Beethoven, Skrjabin e Musorgskij. A proposito del suo debutto londinese con la BBC Symphony Orchestra diretta da Sakari Oramo, The Times ha scritto: "ha suonato con una formidabile delicatezza, toni limpidi e fraseggio calligrafico; Colli si prende cura di affascinare lo spettatore prima di conquistarlo definitivamente". Recital recenti includono apparizioni per la City of Arts di Rio de Janeiro, la Sociedad Filarmonica di Bilbao, il Southampton Turner Sims, la Harrogate Spring Series, la Società dei Concerti di Milano, Ferrara Musica e l’Associazione Musica Insieme di Bologna, oltre
che il Festival Pianistico della Ruhr, MiTo Settembre Musica, il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, Joy of Music di Hong Kong, il Festival Dvořák di Praga ed il Festival Pianistico Chopin di Duszniki. I concerti di Federico sono stati trasmessi su BBC Radio 3, le radio e le TV della RAI, la Mariinskij TV, la radio polacca e la radio ORF in Austria. Nelle stagioni più recenti ha avuto l’onore di condividere il palcoscenico con artisti del calibro di Lang Lang, Martha Argerich, Nelson Freire e Leonidas Kavakos. Gli eventi per questa stagione presentano i debutti con la Philharmonia Orchestra diretta da Alpesh Chauhan, con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali ed al Festival di Musica da Camera di Eilat; oltre vari recital a Roma, Firenze, Napoli. Tornerà all’International Piano Series del Southbank Centre per un recital per pianoforte solo, e debutterà inoltre alla Wigmore Hall di Londra. Nel 2011 ha ricevuto il Grosso d’Argento dal sindaco della sua città natale, Brescia, come riconoscimento per i suoi traguardi artistici; nel 2014 è stato selezionato dalla rivista International Piano come uno dei "30 pianisti sotto i 30 anni che domineranno le scene internazionali negli anni a venire". Nato a Brescia nel 1988, ha studiato al Conservatorio di Milano, all’Accademia Santa Cecilia di Bergamo, all’Accademia Pianistica di Imola ed al Mozarteum di Salisburgo, sotto la guida di Sergio Marengoni, Konstantin Bogino, Boris Petrušanskij e Pavel Gililov.
Note di sala di
Gregorio Moppi
GYÖRGY LIGETI (Târnăveni 1923 - Vienna 2006)
Concert Românesc (1951) durata: 12 minuti circa
Quando nel 1956 riuscì a varcare avventurosamente la cortina di ferro, il trentatreenne György Ligeti (ebreo transilvano di lingua tedesca nato in un paese dell'Ungheria passato alla Romania dopo la Grande Guerra) aveva già al suo attivo una settantina di composizioni fra Lieder, arrangiamenti di canti popolari, abbozzi di sinfonie, pezzi pianistici, cameristici, corali – la maggior parte dei quali, tuttavia, da considerarsi incunaboli di ciò che sarà poi la produzione matura di uno dei maggiori compositori del secondo Novecento, divenuto familiare al grande pubblico dacché Stanley Kubrick ne utilizzò alcune pagine in 2001: Odissea nello spazio. In effetti il vero Ligeti sboccia con l'arrivo in Occidente, al contatto con le correnti più avanzate dello sperimentalismo da lui però filtrate in maniera critica e originale: giacché fin da subito, piuttosto che al culto integralista della serie dodecafonica praticato e predicato dai seguaci di Webern, appare interessato alla ricerca strutturale sul suono (e alla sua percezione da parte dell'ascoltatore) inteso come stratificazione di diverse fasce timbriche pulsanti di movimenti minuti, ciascuna posta in relazione contrappuntistica con le altre, che tendono a occupare capillarmente
tutto lo spazio acustico disponibile. Il che, in gergo tecnico, viene definito "micropolifonia". Un tal modo di procedere suscita anche una profonda riflessione sul concetto di tempo che si traduce nell'elementare opposizione stasi-movimento. «Suscita l'impressione di un fluire senza inizio e senza fine», diceva Ligeti a proposito della sua musica. «Essa risulta immobile ma solo in apparenza; all'interno di quel permanere, di quella staticità, vi sono impercettibili modificazioni che mi fanno pensare alla superficie di un'acqua nella quale si rifletta un'immagine». Una simile tendenza già si scorge in controluce nell'ultimo movimento del Concerto Românesc: proprio la parte che, a causa di quel che fu giudicato dai censori di Stato un trattamento troppo disinvolto delle dissonanze, determinò l'ostracismo del regime comunista nei confronti dell'intera partitura dopo appena una prova. Cosicché quest'opera datata 1951 dovette attendere vent'anni per venire eseguita la prima volta – e non in Europa, bensì negli Stati Uniti. A fondamento del Concerto sta il folklore romeno, in parte autentico, in parte riformulato dall'autore. Il quale, come modello linguistico di riferimento, guarda ai connazionali
Béla Bartók e Zoltán Kodály, alla loro arte incardinata su materiali musicali di provenienza contadina raccolti sul campo, trascritti, studiati, compresi, interiorizzati. Ciò che di Ligeti, nell'epoca buia dello stalinismo agli sgoccioli, avrebbe pienamente soddisfatto i criteri estetici del realismo socialista imposto per decreto totalitario, se solo non vi fossero state quelle critiche alquanto fumose di qualche burocrate su un presunto, eccessivo avanguardismo nella scrittura armonica del pezzo. Riserve del genere erano spesso dettate più da ragioni politiche che tecniche; bastavano però per devastare la vita di un uomo (o a togliergliela, nel peggiore dei casi). I quattro movimenti del Concerto Românesc si succedono senza soluzione di continuità. Tutti arcaizzanti nei profili melodici e acuminati nella scrittura che tende a separare con nettezza il blocco degli archi dai fiati. Il primo movimento, «Andantino», è una sorta di nenia avvoltolata attorno a un medesimo gruppo di note il cui continuo cambiamento di metro (2/8, 3/8, 4/8) dà al pezzo un passo fluttuante. L'«Allegro vivace» ci proietta improvvisamente nel bel mezzo di una festa paesana ritmata da tamburo piccolo e grancassa, durante la
quale ottavino, clarinetto e violino riescono a conquistarsi, ognuno, momenti di risalto protagonistico. Ha carattere quasi onirico l'«Adagio ma non troppo» seguente, mobilissimo nell'andamento, dove Ligeti richiede l'uso di due corni naturali (forse memoria di quelli uditi sui Carpazi nell'infanzia) che dialogano in eco sullo sfarfallio fantasmatico degli archi, mentre il corno inglese intreccia arabeschi orientaleggianti. Il motivo dei corni si ripresenta, reminiscenza caliginosa, alla fine del «Molto vivace», il movimento ultimo in cui il brulichio indistinto di note sovrapposte che diverrà cifra distintiva del Ligeti maggiore fa da sipario a danze convulse governate da uno spiritato violino etnico.
LUDWIG VAN BEETHOVEN (Bonn 1770 - Vienna 1827)
Concerto n.3 in do minore per pianoforte e orchestra op.37 durata: 40 minuti circa
Sono contrastanti i giudizi sul Terzo Concerto in do minore op.37 per pianoforte e orchestra di Beethoven. L'autore lo reputava uno spartiacque nella sua produzione, un netto passo avanti formale e stilistico rispetto ai due concerti precedenti, guardati ormai con distacco, se non addirittura rinnegati in quanto prove di scarso valore, semplicemente brillanti e convenzionali. "Il concerto lo metto soltanto 10 ducati perché non lo considero tra i miei migliori", scriveva infatti nel 1801 all'editore Hoffmeister, offrendogli alcune composizione tra cui il Concerto in si bemolle maggiore (dopo un precoce esperimento adolescenziale, il primo 'maturo' da lui composto, sebbene pubblicato per secondo come op.19), cui queste righe si riferiscono. Ribadiva così un concetto già espresso poco prima: "i migliori [concerti] li tengo ancora per me quando farò io stesso un viaggio". Tra questi migliori vi era di certo il Terzo, che Beethoven avrebbe portato a compimento solo qualche tempo dopo, nel 1803, anno della sua prima esecuzione pubblica, a Vienna. Qualcuno invece giudica il Terzo in ben altra maniera. Per esempio Giovanni Carli Ballola, che nella sua ancora imprescindibile monografia
beethoveniana ne parla come di "un capolavoro mancato", contestandogli una rilassatezza e un'improbabilità espressiva colpevoli di "trasformare gli eroici furori in pugni nell'aria". Più o meno dello stesso parere era il bizzarro pianista canadese Glenn Gould, che disapprovava soprattutto la schematicità dell'architettura del primo movimento, mentre del secondo non tollerava il carattere soporifero da notturno. Ciononostante tutti i grandi divi otto-novecenteschi della tastiera l'hanno avuto in repertorio insieme ai due concerti successivi, il superbo Quarto e il grandioso Quinto, detto l'Imperatore. Come al solito la ragione sta nel mezzo. Il Terzo infatti si lascia definitivamente alle spalle il modello mozartiano che aveva vegliato sulle precedenti prove concertistiche di Beethoven per imboccare una via innovativa, di forte originalità, quindi del tutto personale. Benché, come sovente accade nelle vicende artistiche, in momenti cruciali di trapasso espressivo il risultato finale possa non risultare adeguato agli obiettivi, magari perché la sfrenata urgenza espressiva non è ancora in grado di temperarsi in un persuasivo equilibrio strutturale. Ecco uno degli appunti più o meno condivisibili mossi a una
pagina comunque di proporzioni ambiziose (basti pensare alle dimensioni dei movimenti estremi, fuori dell'ordinario a questa altezza cronologica) e vigorosa nella scrittura (l'orchestrazione robusta e la richiesta di un bell'affondo pianistico, ma anche l'emergere a tratti di un solido sostrato contrappuntistico), che malauguratamente, su un piano di rigore e coerenza di stile e linguaggio, non regge il raffronto per esempio con il Beethoven delle sonate pianistiche coeve. L'«Allegro con brio» iniziale difetta di compattezza, si dice. Non vi è una autentica contrapposizione dialettica tra i due temi. E di conseguenza, nello sviluppo, neppure una loro sintesi convincente. Il do minore d'impianto, tonalità portatrice di un forte segno tragico in Beethoven (si pensi al tempo iniziale della Sonata Patetica o alla Quinta sinfonia), qui sarebbe svuotato di carattere. Tutto vero, all'analisi. All'ascolto però si riconoscono pur sempre i muscoli e il sangue del Beethoven più autentico, quello che di lì a poco avrebbe compiuto l'Eroica e, più tardi, la Quinta. Alla resa dei conti, perciò, il tempo d'apertura non è affatto privo di una certo impeto drammatico, espresso sia dalla combattiva irruenza con cui
si presenta il pianoforte (dopo una lunga introduzione orchestrale che esibisce tutto il materiale tematico poi di nuovo replicato dal solista: e proprio tale doppia esposizione-fotocopia viene additata come una delle peggiori cadute di tensione costruttiva all'interno del pezzo), sia da certi spunti ritmici e melodici di spiccata marca beethoveniana (il tema principale, nient'altro che un accordo disteso; o l'articolata cadenza inseritavi successivamente). All'incanto sonoro del secondo movimento, inscritto nella semplice forma a-b-a, segue il «Rondò», momento tradizionalmente leggero e sbrigliato, che come al solito in Beethoven assume un carattere un po' più burbero del necessario - vi è addirittura un episodio fugato, pendant di un tema sognante 'alla Schubert' espresso dal clarinetto - che da ultimo, grazie alla mutazione di metro e di modo successiva alla cadenza (da 2/4 a 6/8, e da do minore a maggiore), si distende in movenze da commedia.
Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 'Eroica' durata: 50 minuti circa
Beethoven ammirava Napoleone. Lo accostava ai grandi consoli romani. Stimava la lungimiranza dello stratega e il carisma del condottiero. Guardava con rispetto alla sua vicenda umana e politica in cui trovavano conferma i sentimenti democratici e repubblicani da lui professati: l'uomo nuovo di umili origini che, non per nascita o per sangue ma soltanto in virtù del suo valore, riesce ad ascendere a una posizione di primo piano. In ciò, peraltro, scorgeva uno dei benefici effetti apportati dalla Rivoluzione francese. L'incanto però si infranse quando nel maggio 1804 seppe che Napoleone si era proclamato imperatore. Racconta Ferdinand Ries, l'allievo latore della funesta notizia, che Beethoven ebbe uno scatto d'ira: "Anch'egli non è altro che un uomo comune! Ora calpesterà tutti i diritti dell'uomo e asseconderà solo la sua ambizione; si collocherà più in alto di tutti gli altri, diventerà un tiranno!". Dopodiché andò al suo tavolo, prese la partitura della sua terza sinfonia e ne stracciò il frontespizio. Quella sinfonia (da poco compiuta, dopo oltre un anno di lavoro) portava infatti il titolo di "Buonaparte". Si ispirava, cioè, alla figura di Napoleone. Impiegando una definizione anacro-
nistica per l'epoca, la si potrebbe definire "musica a programma" - dove però il programma, a differenza di quanto avverrà poi in pieno Romanticismo, non è di natura letteraria, avendo invece a fondamento una figura reale, un protagonista della storia contemporanea elevato a modello etico e libertario. Tuttavia la bruciante disillusione che provocò il violento ripudio del titolo non inficia affatto il senso intimo della composizione. Benché depennatone il nome da quel frontespizio, lo spirito di Napoleone resta comunque radicato nella partitura. Difatti la dicitura "Buonaparte" non va intesa come una dedica qualsiasi (di solito, all'epoca, la scelta del dedicatorio era dettata da ragioni di opportunismo professionale o pecuniario), ma come riferimento ideale di forte valenza estetica, molla dell'intero processo creativo di quest'opera nella quale si riconoscono anche richiami a moduli e stilemi di musica francese rivoluzionaria. Tanto più che l'indignazione di Beethoven dovette sbollire rapidamente, se tre mesi dopo scriveva agli editori Breitkopf e Härtel che "la sinfonia, a dir il vero, è intitolata Bonaparte". E pure negli anni successivi avrebbe dimostrato per quell'uomo una considerazione ancora intatta,
per esempio pensando di dedicargli, nel 1810, la Messa op.86. Il perché di una tale costanza d'affetti è stato convincentemente spiegato da Carl Dahlhaus nella sua monografia beethoveniana (1987): "Sempre Beethoven ammirò la grandezza di Napoleone, una grandezza che egli fece assurgere a mito nell'Eroica e collocò così in una sfera spirituale in cui poté diventare oggetto di musica; il repubblicano Beethoven [...] fu sempre dolorosamente consapevole della dialettica di rivoluzione e tirannide, di guerra rivoluzionaria e imperialismo; ma sempre Beethoven rimase convinto della superiorità dell'idea realizzata, seppure inadeguatamente, divenuta concreta, sui principi astratti". Ciononostante la stampa dell'opera (1806) tace di Napoleone, o meglio lo occulta tra le righe della titolazione definitiva: Sinfonia Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand'Uomo. Non c'è da stupirsene, dato che l'anno prima il novello imperatore aveva dichiarato guerra all'Austria, arrivando a occupare Vienna. E benché in genere Beethoven fosse politicamente filofrancese, in quell'occasione la spinta patriottica ebbe in lui la meglio. Così la terza sinfonia in mi bemolle maggiore op.55
venne offerta al principe Lobkowitz nel cui palazzo era stata udita per la prima volta nel 1804 da uno scelto auditorio aristocratico - in una sala pubblica, al Teatro An der Wien, sarebbe invece arrivata nell'aprile dell'anno seguente. La conoscenza della genesi dell'Eroica è indispensabile alla sua comprensione, giacché qui, più che in altri casi, le ragioni extramusicali si riversano copiosamente nell'opera, incidendo in profondità su scrittura e struttura, sostanza musicale e dimensione ideale: la potenza del gesto, un'ispirazione copiosa che fiorisce da cellule tematiche estremamente elementari connesse l'una all'altra, la densità materica, la veemenza del l inguaggio, la dilatazione delle dimensioni (all'epoca una sinfonia così lunga non si era mai sentita) e delle sonorità orchestrali, il respiro epico e le grande campiture caratterizzanti la produzione del Beethoven di mezzo impongono alla tradizione sinfonica settecentesca, non rinnegata bensì espansa e ispessita, una violenta accelerazione in avanti. Ciò accade perché le architetture dell'Eroica sono strettamente funzionali al "programma" ideologico della composizione. È insomma il contenuto a determinarne l'impianto formale.
La carica innovativa della partitura si misura soprattutto nei primi due movimenti. Nel grandioso «Allegro con brio», pagina di taglia inusitata, con uno sviluppo assai vasto e una imprevista, lunghissima coda di 120 battute, che sembra davvero raffigurare un valoroso condottiero sul campo di battaglia mentre sprona il suo esercito verso l'ultimo, vittorioso assalto (indubbiamente curioso, perciò, che il tema principale ne rammenti uno del Singspiel Bastiano e Bastiana di Mozart dodicenne); nonché in quell'imponente epicedio per un eroe rappresentato dalla Marcia funebre. Assai meno audace appare lo «Scherzo», pannello di raccordo il cui profilo popolaresco (e venatorio: per via della fanfara di corni che compare nel Trio centrale) poggia su un'irresistibile vitalità ritmica. Merita un discorso a parte il quarto movimento. Spesso questa serie di variazioni (gemella delle Variazioni per pianoforte op.35) è stata considerata il pilastro debole dell'intera sinfonia, incapace di controbilanciare il peso del primo tempo se non per risolverne in positivo i drammatici contrasti. Su un piano prettamente formale la critica non appare del tutto ingiustificata: un tema con variazioni, forma
tradizionalmente piuttosto leggera, non è equiparabile alla complessità di pensiero che sta alla base di quella forma-sonata su cui, da Haydn in poi, era consuetudine coniare i primi movimenti di sinfonia. Nondimeno in questo finale il principio della variazione si piega a un'elaborazione multipla (infatti soggetti a trasformazione sono, alternativamente, sia il tema vero e proprio sia il suo basso) e sofisticata (poiché il processo variativo implica slittamenti tonali, ristrutturazioni armoniche, sviluppi fugati, oltre ai normali interventi sulla melodia). Ma prescindendo dal mero dato tecnico, il significato autentico dell'ultimo tempo dell'Eroica va ricercato soprattutto nel valore ideale insito nel tema sottoposto a variazioni. Un tema che Beethoven ricavò dal suo balletto Le creature di Prometeo (1801). Ecco la chiave del finale dell'Eroica: Prometeo, il mito antico che per analogia il compositore tendeva a identificare e a sovrapporre al mito presente di Bonaparte, entrambi legati nella sua mente all'immagine esaltante di un vittorioso umanesimo.
VIOLINI PRIMI
VIOLONCELLI
CORNI
Alberto Bologni * Virginia Ceri * Paolo Gaiani ** Stefano Bianchi Gabriella Colombo Marcello D'Angelo Chiara Foletto Alessandro Giani Susanna Pasquariello Gianluca Stupia
Luca Provenzani * Augusto Gasbarri ** Nicolò Degl'Innocenti Ilaria Sarchini Giovanni Simeone
Andrea Albori * Paolo Faggi * Gabriele Galluzzo
VIOLINI SECONDI
FLAUTI
Chiara Morandi * Angela Asioli ** Damiano Babbini Enrico Bernini Patrizia Bettotti Paolo Del Lungo Francesco Di Cuonzo Marco Pistelli VIOLE
Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Alessandro Franconi Sabrina Giuliani Agostino Mattioni
TROMBE
CONTRABBASSI
Donato De Sena * Guido Guidarelli *
Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Giuseppe Blanco
Morgan M.Tortelli *
Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco * OBOI
Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *
TIMPANI
percussioni
Matteo Manzoni Ispettore d’orcheStra e archivista
Alfredo Vignoli
CLARINETTI
Marco Ortolani * Alfredo Vena * FAGOTTI
Paolo Carlini * Umberto Codecà * * prime parti ** concertino
I prossimi appuntamenti
11 ALEXANDER LONQUICH Concerto di Pasqua
aprile
martedì ore 21.00
direttore e pianoforte musiche di Mozart, Bruckner
20
aprile
giovedì ore 21.00
THOMAS DAUSGAARD
direttore CRISTINA ZAVALLONI mezzosoprano
musiche di Sibelius, Berio, Brahms
25
25 aprile in Concerto
SINFONIA da
EXPERIMENTUM
aprile MUNDI
martedì ore 21.00
di Giorgio Battistelli Peppe Servillo voce recitante
L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da 44 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’Orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da Radio Rai Tre e in Regione da Rete Toscana Classica. Tra barocco e musica d’oggi Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva no ai compositori contemporanei, l’Orchestra riserva ampio spazio a Haydn, Mozart, tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali si aggiungono
i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento con una posizione di privilegio per Rossini. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità, premiato nel 2014 con il XXXIII Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” come migliore iniziativa 2013. Ospite delle più importanti Società di Concerti italiane, si è esibita con grande successo al Teatro alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium del Lingotto di Torino, all’Accademia di S.Cecilia di Roma, alla Settimana Musicale Senese, al Ravenna Festival, al Rossini Opera Festival e alla Biennale di Venezia.
Numerose le sue apparizioni all’estero a partire dal 1992 tra cui: Salisburgo, Cannes, Strasburgo, New York, Edimburgo, Madrid, Hong Kong, Tokyo per la rassegna “Italia-Giappone 2001-2002”. Negli ultimi anni il concerto al Konzertsaal di Lucerna con Daniele Rustioni sul podio e Sergej Krylov al violino (maggio 2013); la doppia tappa in Germania (Münster e Hannover) con Francesco Lanzillotta e Benedetto Lupo solista al piano, nel novembre 2014, e nel giugno 2016 la trasferta in Sudamerica per una tournée di 6 concerti in Ecuador, Perù, Cile, Argentina sempre guidati dal direttore principale Rustioni. Discografia Musiche di Schubert e di Cherubini con Donato Renzetti (Europa Musica), Pierino e il lupo e L’Histoire de Babar con Paolo Poli e Alessandro Pinzauti (Caroman), Cavalleria rusticana con Bruno Bartoletti (Foné), Il barbiere di Siviglia con Gianluigi Gelmetti (EMI Classics), Omaggio a Mina e Orfeo cantando tolse di Adriano Guarnieri
con Pietro Borgonovo (Ricordi) e lo Stabat Mater di Rossini con Gianluigi Gelmetti (Agorà), Tancredi sempre con Gelmetti (Foné), Holy Sea con Butch Morris (Splasch), Richard Galliano e I Solisti dell’Ort (dreyfus), Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief, Concertone con Stefano Bollani (Blue Label), Omaggio a Puccini con Fiorenza Cedolins (Bongiovanni), il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti. Negli ultimi anni le incisioni Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce di Haydn, concertatore Andrea Andrea Tacchi; Play it! con musiche di Sylvano Bussotti, Carla Rebora, Riccardo Panfili per VdM Records. Lo scorso 30 settembre è uscito su etichetta Sony Classical un nuovo disco dell'ORT diretta da Daniele Rustioni e dedicato alle musiche di Giorgio Federico Ghedini. A questo lavoro seguiranno altri due Cd (sempre su etichetta Sony) dedicati rispettivamente a Casella e Petrassi.
COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO
QUEST'ANNO SOSTIENI L'ORT: DONA IL TUO 5X1000!
L'ESTATE ALLE VILLE MEDICEE
L'appuntamento estivo alla Villa La Petraia ha riscosso un enorme successo di pubblico negli ultimi due anni, tanto che la Fondazione ORT vuole replicare anche quest'anno il calendario dei concerti, ampliando date e sedi in un progetto più organico. Da maggio a giugno protagoniste saranno proprio le tre Ville medicee di Petraia, Poggio a Caiano e Cerreto Guidi: ospiteranno l'Orchestra della Toscana in tre programmi che vedranno alternarsi sul podio Andrea Fornaciari, Luca Guglielmi e Daniele Giorgi, affiancati dalle prime parti dell'ORT, Chiara Morandi e Augusto Gasbarri. Prossimamente il calendario completo e tutte le info su come e dove acquistare il biglietto. Preparatevi ad un'estate insieme all'ORT!
Sostenere l'ORT con il 5x1000 vuol dire contribuire concretamente alla realizzazione di progetti mirati di carattere didattico, propedeutico e formativo a livello regionale. La destinazione del 5 per mille non è alternativa a quella dell'8 per mille: entrambe le scelte possono essere espresse. La procedura è semplice: basta riportare la propria firma nell'apposito riquadro dei modelli di dichiarazione dei redditi, indicando in questo caso il codice fiscale della Fondazione ORT: C.F. 01774620486. Si può donare il 5 per Mille utilizzando il modello integrativo CUD 2016, il modello 730/1 bis o il modello unico persone fisiche 2016. Aiutaci a mantenere viva l'anima e la voce dell'Orchestra!
25 APRILE IN CONCERTO | SINFONIA da EXPERIMENTUM MUNDI
Al Teatro Verdi torna il tradizionale evento promosso dall'Assessorato alla Cultura della Regione Toscana per la Festa della Liberazione, realizzato in collaborazione con la Fondazione ORT. Dopo gli ultimi anni dedicati al genere cinematografico, l'ORT celebra l'appuntamento del 25 aprile con un grande ritorno: Sinfonia da Experimentum Mundi di Giorgio Battistelli. “Experimentum Mundi”, opera di musica immaginistica composta nel 1981 da Battistelli, su testi tratti da L'Enciclopédie di Diderot e d'Alembert, è stata rappresentata nei teatri di tutto il mondo con più di 200 allestimenti. Eseguita in prima assoluta per il 25 aprile 2008, Sinfonia da Experimentum Mundi torna sul palcoscenico del Verdi, in una nuova
versione in prima esecuzione italiana: Battistelli arricchisce con un'inedita scrittura orchestrale la struttura originale. Gli artigiani (16 in totale più 4 voci femminili, 1 attore e 1 percussionista) saranno in scena insieme a musicisti "classici" dell'ORT. I protagonisti sul palcoscenico sono gli artigiani di Albano Laziale, paese di origine di Battistelli, che fin dall'inizio hanno lavorato con il compositore: arrotini, pasticcieri, muratori, fabbri, scalpellini, falegnami, calzolai, bottai, voci di donne. Sul podio lo stesso Giorgio Battistelli e si farà voce recitante Peppe Servillo. L'ingresso è libero ad invito, in distribuzione da lunedì 3 aprile presso la biglietteria del Teatro Verdi e online dal sito www.orchestradellatoscana.it.
SOSTENENDO L’ORT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA
Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione. La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa. Il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.
Scegli il tuo sostegno all’ORT!
MY ORT € 50,00 SOSTENITORE € 100,00 AMICO € 250,00 ELITE € 500,00 Sul sito www.orchestradellatoscana. it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. Il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente IBAN IT 75 S061 6002 8001 0000 0010 505
E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori. Inoltre destinando il 5 PER MILLE all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486 Ufficio sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it
CoNTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. 055 2342722 | 2340710 fax 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it Segreteria info@orchestradellatoscana.it
Direzione Generale direzionegenerale@orchestradellatoscana.it Direzione Artistica direzioneartistica@orchestradellatoscana.it Area Comunicazione ortstampa@orchestradellatoscana.it Ufficio Sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it Ufficio del Personale ufficiopersonale@orchestradellatoscana.it Amministrazione direzioneamministrativa@orchestradellatoscana.it Servizi Tecnici ufficiotecnico@orchestradellatoscana.it
proGramma di sala a cura di
Ufficio Comunicazione ORT IMPAGINAZIONE
TEATRO VERDI
Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it
Ambra Greco Foto
Ishka Michocka (copertina, 5, 6) Thomas Woland (7) Cecopato Photography (17) Marco Borrelli (18-19, 22) Massimo d'Amato (21) stampa
Grafiche Martinelli (Firenze)
IL NUOVO DISCO
DELL’ORCHESTRA DELLA TOSCANA DIRETTA DA
Daniele Rustioni UN OMAGGIO APPASSIONATO AD UNO DEI PROTAGONISTI DEL ‘900 STORICO ITALIANO
GIORGIO FEDERICO GHEDINI [ 1 ] APPUNTI PER UN CREDO [ 2 ] MUSICA NOTTURNA [ 3 ] STUDI PER UN AFFRESCO DI BATTAGLIA [ 4 ] SONATA DA CONCERTO PER FLAUTO E ARCHI Orchestra della Toscana Daniele Rustioni, direttore / conductor [2] Andrea Tacchi, Chiara Morandi, violino / violin [4] Andrea Oliva, flauto / flute 1 CD SONY CLASSICAL 88985366412 / DISPONIBILE ANCHE IN DIGITALE