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XXXVI stagione concertistica
Garry walker direttore
fondazione orchestra regionale toscana
Direttore generale
Marco Parri
Direttore servizi musicali
Paolo Frassinelli
Direttore comunicazione
Riccardo Basile
Ufficio sviluppo e fundraising
Elisa Bonini
Amministrazione
Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale
Andrea Gianfaldoni Segreteria
Stefania Tombelli, Tiziana Goretti, Ambra Greco Servizi tecnici Orchestra
Angelo Del Rosso
OspitalitĂ e sala Teatro Verdi
Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Consiglio di Amministrazione
Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini Revisore Unico
Vittorio Quarta
Palcoscenico Teatro Verdi
Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala
Lisa Baldi, Alessandra Biagiotti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Andrea Nigro, Sara Spinicchia, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone
XXXVI stagione concertistica 16_17
direttore artistico
Giorgio Battistelli
direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard
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rchestrali
GARRY WALKER direttore
JACQUES IBERT Hommage a Mozart
WOLFGANG AMADEUS MOZART Sinfonia n.41 in do maggiore K.551 'Jupiter' Allegro vivace Andante cantabile Minuetto. Allegretto Molto Allegro
***
FRANZ SCHUBERT Sinfonia n.3 in re maggiore D.200
pisa, teatro verdi
martedì 2 maggio 2017 ore 21.00 poggibonsi, teatro politeama
mercoledì 3 maggio 2017 ore 21.00 Firenze, teatro verdi
giovedì 4 maggio 2017 ore 21.00
Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService
Adagio maestoso – Allegro con brio Allegretto Menuetto. Vivace – Trio Presto vivace
GARRY WALKER
Garry Walker è, dallo scorso settembre, il nuovo primo direttore della Rheinische Philharmonie Koblenz, con un contratto iniziale di 5 anni. Vincitore del concorso Leeds Conductor nel 1999, Walker ha studiato violoncello (con Ralph Kirshbaum) e direzione d'orchestra al Royal Northern College of Music, ed oggi insegna direzione d'orchestra al Royal Conservatoire di Scozia. Nell'ottobre del 1999 sostituì all'ultimo momento Daniele Gatti nel concerto d'inaugurazione della stagione della Royal Philharmonic Orchestra, coltivando successivamente una collaborazione continua con l'orchestra britannica, fino alla sua nomina come direttore ospite. È stato inoltre direttore ospite principale della Royal Scottish National Orchestra, direttore principale della Paragon Ensemble, e al momento gode si una stretta collaborazione con il Red Note Ensemble, ensemble scozzese di musica classica contemporanea. Nel Regno Unito ha diretto le maggiori orchestre, dalla BBC Symphony, la Hallé, National Youth Orchestra della Scozia, London Sinfonietta, Royal Liverpool Philharmonic Orchestra, Scottish Symphony Orchestra, Philharmonia, City of Birmingham Symphony Orchestra,
alle orchestre da camera come la Northern Sinfonia, Scottish Chamber Orchestra (al St.Magnus Festival), English Chamber Orchestra (a Lisbona e al City of London Festival) e la Academy of St.Martin in the Fields (al Mostly Mozart Festival del Barbican). È ospite regolare del Festival di Edimburgo e nel 2003 è stato protagonista di una notevole interpretazione della Seconda Sinfonia, detta Resurrezione, di Mahler sul podio della Royal Scottish National Orchestra. Fuori dal Regno Unito si è esibito in Europa con Nieuw Ensemble, Göteborg Symphony Orchestra, Orchestre Philharmonique de Luxembourg, Dortmund Philharmoniker, Collegium Musicum, Musikkollegium Winterthur e la Deutsches Symphonie Orchester di Berlino; in Australia con la Melbourne Symphony Orchestra, Adelaide Symphony Orchestra e in nuova Zelanda con l'Auckland Philharmonia; negli Stati Uniti con la Utah Symphony Orchestra, la Pacific Symphony Orchestra in California. Direttore esperto nel repertorio lirico, ha condotto al Festival di Edimburgo Curlew River di Britten e la prima mondiale dell'opera di Stuart MacRae The Assassin Tree, opera quest'ultima ripresa al Linbury Studio Theatre
della Royal Opera House. È salito sul podio per l'acclamata produzione di David McVicar, Il giro di vite di Britten e A Dog's Heart di Raskatov per la English National Opera, Il matrimonio segreto di Cimarosa per la Scottish Opera, La Clemenza di Tito di Mozart al Royal Northern College of Music e La Voix Humaine di Poulenc al Covent Garden. Poi ancora Curlew River per la Lyon Opera, la nuova produzione di Hanjo di Toshio Hosakawa per la regia di Calixto Bieito al festival Ruhrtriennale in Germania, mentre nell'estate 2014 ha diretto una nuova produzione di The Cunning Little Vixen del compositore Leoš Janáček al Garsington Opera, festival che da qualche anno si è trasferito nella contea di Buckinghamshire. Nell'autunno 2016 è salito sul podio dell'Opera North di Leeds per la conduzione della nuova produzione di Billy Budd di Britten per la regia di Orpha Phelan. Tra i numerosi solisti internazionali con i quali ha collaborato vi sono nomi del calibro di Maxim Vengerov, Truls Mørk, Mischa Maisky, James Ehnes, David Geringas e Branford Marsalis. Ritorna all'ORT dopo due anni come unico protagonista in una serata che orbita attorno a Mozart.
JACQUES IBERT (Parigi 1890 - 1962)
Hommage a Mozart durata: 6 minuti circa
Jacques François Antoine Ibert fu fra i compositori a cui nel 1956, per il bicentenario della nascita di Mozart, fu chiesto di realizzare un proprio omaggio al compositore salisburghese, in vista di una trasmissione radiofonica che avrebbe dovuto essere diffusa in tutta Europa, e vi parteciparono in parecchi, fra cui ricordiamo almeno Frank Martin con la sua Ouverture en hommage à Mozart. Per motivi anagrafici Ibert è un po' compagno di strada dei compositori del gruppo dei Sei, "les Six", Poulenc, Milhaud, Honegger, Auric, Tailleferre, Durey. Non certo nel polemico e irriverente distacco contro la precedente generazione dei compositori francesi, Fauré, Debussy, Ravel, che invece in Ibert sono voci ancora vicine e ben presenti, ma nella petizione di razionalità, luminosità ed eleganza dell'espressione musicale. Per i francesi, come per gli italiani e per il neoclassicismo in tutte le sue articolazioni, ciò significò, com'è noto, un grande recupero del Settecento, come antidoto al Romanticismo e ai suoi eredi: una scuola di chiarezza che guardava ai capostipiti Pergolesi, Vivaldi, Couperin, e naturalmente Mozart, l'autore in cui il Settecento si riassume e si supera, e su cui tutti si trovavano d'accordo, pur interpre-
tandone diversamente il retaggio. Ibert si era affermato negli anni Venti con due pagine orchestrali, La Ballade de la geôle de Reading ispirato al poema di Oscar Wilde e Escales ("Scali", ricordo di viaggi fra i porti del Meditearraneo), ma anche con il gustoso Divertissement. Fra le altre cose di rilievo citiamo almeno le Histoires pour piano, l'opéracomique Angélique che ebbe un successo straordinario in tutto il mondo, il Quatuor à cordes del 1937, musica vocale da camera, balletti e molte musiche di scena e per film, fra cui spiccano quelle per il Don Chisciotte di Pabst e per il Macbeth di Orson Welles. Nel 1956 Ibert è oramai nella fase finale della sua carriera: è ancora direttore dell'Accademia di Francia a Roma (dopo esserne stato borsista nei primi anni Venti da vincitore del Prix de Rome), e infatti ha vissuto a Roma a lungo, ma è stato da poco richiamato in patria per un oneroso incarico di amministratore dei teatri lirici nazionali da cui però si dimetterà ben presto a causa della sua salute malferma e della pesantezza dell'impegno. Nella sua brevità, questo Hommage à Mozart in re maggiore con un'orchestra leggera e mozartiana (archi,
WOLFGANG AMADEUS MOZART (Salisburgo 1756 - Vienna 1791)
Sinfonia n.41 in do maggiore K.551 'Jupiter' durata: 29 minuti circa
legni e corni a due, l'infiocchettatura delle trombe e timpani), mostra l'ideale di razionalità formale di cui abbiamo detto: motivi impostati su un arco armonico regolare, sviluppo contrappuntistico in cui si intrecciano i due temi principali, ripresa e coda finale, in un tono generale festoso ed elegante. Elisabetta Torselli
Nel suo diario di viaggio, l'editore inglese Vincent Novello così riferisce di una conversazione da lui avuta con Franz Xaver Mozart: "Il figlio di Mozart disse di considerare il finale della sinfonia in do maggiore del padre – battezzata Jupiter da Salomon – come il vertice trionfale della composizione strumentale, e io sono d’accordo con lui". Pare dunque che il nome col quale l'ultima sinfonia composta da Mozart è passata alla storia si debba all'impresario Johann Peter Salomon, il committente delle sinfonie "londinesi" di Haydn; la denominazione fu comunque universalmente accolta, tanto che nel 1823 Clementi, pubblicando la sinfonia, giunse ad accoglierla nel frontespizio. Il richiamo alla massima divinità del mondo antico è certamente legato all'idea del "sublime", una categoria estetica dominante nella seconda metà del Settecento, alla quale il lavoro mozartiano, coi suoi squarci di vertiginosa inafferrabilità, parve attagliarsi come nessun altro. Nel corso dell'Ottocento, poi, fu celebrato un vero e proprio mito avente per oggetto la Jupiter: descrizioni dense di linguaggio figurato, adesioni entusiastiche, analisi rigorose (soprattutto del finale) si avvicendarono, consegnando al Novecento
(una volta oltrepassato l'affievolimento dell'estrema stagione tardo romantica), una messe di materiali imprescindibili. Come tutti i miti, anche quello della Jupiter finì per creare alcuni travisamenti: primo fra tutti, quello di un Mozart che, immerso in un mondo ingrato e incapace di cogliere la sua arte, non sarebbe mai riuscito ad ascoltare un'esecuzione delle sue ultime tre sinfonie, ivi compresa la Jupiter: oggi moltissimi indizi, e qualche prova, ci inducono a ritenere che quasi certamente Mozart poté udire questi suoi lavori. L’anno della Jupiter, il 1788, in sé prolifico, fu il primo di una serie di tre che videro una progressiva crisi nell'attività creativa mozartiana: giungeva dopo il fatidico '87 (l'anno del Don Giovanni) ed era segnato da circostanze esterne sfavorevoli, prima fra tutte la dichiarazione di guerra ai turchi, che condusse Vienna a una crisi economica con forti ripercussioni sulle attività musicali pubbliche e private. Proprio al 1788 datano le prime lettere di Mozart all'amico (e fratello massone) Micheal Puchberg, lettere che, con le loro pressanti richieste di prestiti, sono una testimonianza delle difficoltà economiche nelle quali si dibatteva il compositore con la sua famiglia. Le tre sinfonie di
quell'anno, (n.39 in mib maggiore, n.40 in sol minore e n.41 in do maggiore) che, stando al catalogo autografo mozartiano, videro tutte la luce nel giro di due mesi e mezzo (dal 25 giugno al 10 agosto) erano intese per una delle stagioni concertistiche dalle quali Mozart si attendeva consistenti entrate (e la possibilità di far fronte ai debiti con Puchberg); è probabile, tuttavia, che la rapidità della composizione fosse stata dettata anche dal progetto di un viaggio a Londra, progetto che si protraeva da almeno due anni, ma che non trovò mai realizzazione. Comunque sia, molti elementi ci fanno supporre che Mozart avesse concepito le tre sinfonie come un ciclo unitario, una sorta di excursus attraverso tre differenti istanze espressive, sul modello dei cicli haydniani: non è improbabile, anzi, che l'ascendente diretto del ciclo mozartiano sia da ricercare nelle prime tre sinfonie "parigine" di Haydn (82,83,84), edite da Artaria nel dicembre 1787, che, tra le altre somiglianze, sono impostate nelle medesime tre tonalità, anche se in ordine inverso (do maggiore, sol minore e mib maggiore rispettivamente). Comporre delle sinfonie per un ciclo di manifestazioni concertistiche signi-
ficava al tempo di Mozart andare incontro ad aspettative molto precise. È opportuno tener presente che la struttura della serata musicale era all'epoca assai diversa da quella che si è imposta negli ultimi decenni, quando andare ad un concerto è venuto a significare, in un certo senso, recarsi in visita ad un ideale museo di capolavori del passato: nel secondo Settecento un concerto era una vera e propria rassegna di generi, forme e stili, nell'ambito della quale spettava alla sinfonia il compito di iniziare e finire con la dovuta solennità. Il fatto che tante sinfonie si aprono con dei gesti di richiamo potenti ed elementari (non fa eccezione l'inizio di Jupiter) ci rinvia alla necessità di attirare l'attenzione di spettatori altrimenti distratti sul prosieguo della serata: è quello che il musicologo László Somfai ha definito effetto "noise-killer" (lett. ammazzarumori). Lo stile sinfonico, di conseguenza, era caratterizzato da gesti melodici ampi e solenni, laddove lo stile di sonata, cameristico e intimo, ammetteva elaborazioni, sfumature e dettagli. Nessuna meraviglia, dunque, se Mozart intese coronare il suo ciclo di tre sinfonie con un lavoro estremamente sbilanciato sul versante retorico-oratorio, e
caratterizzato da una magniloquenza evidente fin nella scelta della tonalità: il do maggiore, grazie anche all'apporto timbrico delle trombe in do, era universalmente considerato come la tonalità solenne per eccellenza. Questo tratto della Jupiter era ancora evidente a un raffinato esegeta mozartiano come l'aristocratico russo Aleksandr Ouilibicheff, che nel 1843 scriveva: “Verrebbe da pensare che la Jupiter sia stata destinata a glorificare…una vittoria estremamente lieta e degna d’eterna memoria”. Recentemente, alcuni studiosi hanno messo in relazione questo aspetto della sinfonia proprio con la guerra iniziata quell'anno dall'Austria contro i turchi, dato anche che il successivo numero nel catalogo mozartiano è costituito dal Lied Beim Auszug in das Feld ("La partenza per il campo"). In ogni caso, se un tratto veniva percepito come sinonimo di stile elevato al tempo di Mozart, questo era il ricorso alla scrittura del contrappunto rigoroso: l'irrompere di un fugato nel contesto stilistico "galante" aveva l'effetto di una vera e propria figura retorica, di un richiamo inequivocabile. L'interesse per il contrappunto severo, del resto, non era mai venuto meno in area austro-tedesca. Se
tuttavia fughe conclusive di lavori strumentali non erano in precedenza mancate (è il caso di tre dei sei quartetti dell'op.20 di Haydn), ora, nel corso degli anni Ottanta, per Haydn e Mozart si trattava di compiere un'operazione più complessa: si trattava di far convivere le procedure della scrittura fugata con l'intelaiatura formale tipica dello stile classico. Si adottarono, a questo proposito, soluzioni varie: nel finale della sinfonia n.70 di Haydn (1779), ad esempio, le diverse esposizioni dei tre soggetti di una fuga corrispon dono alle parti di una forma sonata. Mozart adotta una soluzione differente già nel primo dei sei quartetti dedicati a Haydn (K.387, 1782), il cui finale "sdoppia", per così dire, ogni sezione della forma: ciascuna area tematica è divisa in un "a" rigorosamente fugato e in un "b" lieve e galante. Ma nessuna di queste soluzioni è paragonabile a quella adottata dal finale della Jupiter. Qui tutto il movimento (che, a differenza di quanto avviene nel quartetto K.387, non si apre con la scrittura fugata, ma la introduce in un secondo momento) si svolge a partire da un materiale tematico assolutamente unitario, ma articolato in cinque soggetti, che sono di volta in volta
trattati tanto in contesti "galanti" quanto in contesti rigorosamente fugati, dando luogo ad una complessa forma sonata, culminante in una coda dove i soggetti sono presentati simultaneamente. Tutto ciò arriva dopo tre movimenti che, com'è stato messo in luce dalle analisi più recenti, preparano in vario modo, attraverso molteplici elementi, la sostanza musicale del finale. Con questo lavoro dunque, oltre a toccare il vertice dello stile sinfonico del suo tempo e ad attingere a quel sublime che aveva impegnato le penne di Burke e di Kant, Mozart apriva anche una nuova era: quella della sinfonia non più sbilanciata verso il primo movimento, ma orientata verso il finale; l’Ottocento, da Beethoven in poi, ne avrebbe fatto tesoro. Marco Mangani
FRANZ SCHUBERT (Lichtental, Vienna 1797 – Vienna 1828)
Sinfonia n.3 in re maggiore D.200 durata: 23 minuti circa
Nell'elencare i casi di precocità creativa in ambito musicale, il nome di Schubert appare di solito in relazione ai Lieder goethiani Gretchen am Spinnrade, scritto nel 1814, a 17 anni o Erlkönig (1815), che rappresentano delle autentiche (e sfolgoranti) pietre miliari sia nella sua produzione, sia nella storia della musica tout court. In quegli anni, però, Schubert si cimentava anche con la forma più impegnativa della musica strumentale dell'epoca, la sinfonia. Le sei sinfonie giovanili, nate infatti negli anni 1813-1818, sono opere in qualche modo "di studio", ma costituirono una tappa fondamentale per Schubert, prima delle sue più celebri sinfonie (l'Incompiuta e la Grande del 1822 e 1825). L’epoca delle prime creazioni sinfoniche coincide con una fase difficile della biografia schubertiana. Nel 1813 aveva terminato il periodo scolastico nel severo quanto prestigioso Stadtkonvikt, dove aveva maturato varie esperienze culturali: ammesso come ragazzo cantore, aveva allargato poi le sue attività collaborando con l'orchestra di studenti ed ex-allievi del Convitto in qualità di copista, ma anche di violinista, fino a diventare direttore assistente. Questa pratica orchestrale gli permise una cono-
scenza approfondita del repertorio, che andava da ouvertures, a sinfonie di Haydn o di Mozart (fino alle prime due di Beethoven), a brani di altri meno noti maestri viennesi. Anche dopo l'uscita dal Convitto, Schubert riprese a frequentare quest'orchestra, dove, tra gli ex studenti, aveva trovato molti amici. A casa, invece, la situazione era opprimente: infatti si era trovato inserito, come maestro assistente, nella scuola elementare del padre, un uomo dalla forte personalità, dal quale il giovane Schubert si era sempre sentito soggiogato. Il progetto paterno, naturalmente a fin di bene, escludeva la musica: Franz doveva sistemarsi nella rispettabile professione di maestro e possibilmente ammogliarsi. Gli anni tra il 1814 e il 1816 furono i più vicini a questo modello di vita proposto (o imposto) dal padre: Schubert lavorava come aiuto maestro e intesseva un troppo timido corteggiamento con una vicina di casa, Therese Grob, dalla bella voce di soprano. A dispetto del padre, però, questi sono anni di abbondante creatività musicale: le sei sinfonie, oltre a centinaia di Lieder, testimoniano una vita interiore volta a obiettivi ben diversi. Nel 1816 Schubert lascia il posto di
maestro e quindi la casa del padre, per andare a vivere con l'amico Franz von Schober e dedicarsi alla musica. Ormai le scelte importanti della sua vita erano, con sofferenza, maturate e nessuna coincideva con i progetti paterni. La Terza Sinfonia, scritta tra il 24 maggio e il 9 luglio 1815, si caratterizza sia per aspetti che diverranno tipicamente schubertiani, sia per la vicinanza al modello dei classici viennesi. Si apre con un Adagio maestoso introduttivo, seguendo una prassi consolidata, adottata spesso da Mozart, Haydn e anche in alcune delle prime sinfonie di Beethoven: serve a creare un'attesa, prima dell'inizio vero e proprio. Dopo l'introduzione, infatti, l'attenzione si proietta sul delizioso, scattante primo tema, presentato dal clarinetto, che apre l'Allegro con brio. Il secondo tema, affidato all'oboe, non è molto differenziato dal primo e il movimento è dominato da una certa uniformità di ritmo, ma Schubert crea un contrasto inserendo un elemento dell'introduzione (la scala ascendente veloce). Si tratta di una soluzione originale e sviluppata in modo autonomo: l'introduzione lenta, infatti, di solito non veniva ripresa nel corso della sinfonia (con qualche eccezione in Haydn). Il secondo movimento affascina per la sua disarmante semplicità: qualche commentatore parla di sincera espressione di un cuore candido, secondo la tradizionale immagine di
Schubert come novello Mozart, "divino fanciullo". Oggi questa visione è fortemente messa in crisi dalla riconsiderazione della biografia schubertiana, in cui sono evidenti le ambivalenze di una personalità introversa nei confronti del mondo, ma anche estroversa o addirittura sfrenata nei rapporti personali. Queste contraddizioni, comunque, non toccano la grazia di questo Allegretto, che contiene al centro un esempio di quella vena popolaresca viennese che spesso caratterizzerà lo stile schubertiano. Con il Menuetto, Vivace si presenta invece un tono rustico, marcato dagli accenti sfasati (spesso riscontrabile in Haydn). Ciò contrasta piacevolmente con il Trio, dolcemente danzereccio, condotto dalla melodia di oboe e fagotto. Il finale è un trascinante tour de force in ritmo di tarantella. Sono frequenti le opposizioni dinamiche, le esplosioni di energia e i crescendo trattenuti che creano una frenesia da ouverture di opera buffa. Notevoli sono qui l'esuberanza ritmica e il perfetto controllo della forma del diciottenne compositore: si tratta di una forma sonata caratterizzata da un tasso altissimo di ripetitività (soprattutto del secondo tema) e condotta su rapporti tonali insoliti, ma trattata con una sicura padronanza che la fa scorrere via con naturalezza. Maria Grazia Sità
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L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Composta da 44 musicisti, che si suddividono anche in agili formazioni cameristiche, l’Orchestra realizza le prove e i concerti, distribuiti poi in tutta la Toscana, nello storico Teatro Verdi di sua proprietà. Le esecuzioni fiorentine sono trasmesse su territorio nazionale da Radio Rai Tre e in Regione da Rete Toscana Classica. Tra barocco e musica d’oggi Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva no ai compositori contemporanei, l’Orchestra riserva ampio spazio a Haydn, Mozart, tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali si aggiungono
i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento con una posizione di privilegio per Rossini. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità, premiato nel 2014 con il XXXIII Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” come migliore iniziativa 2013. Ospite delle più importanti Società di Concerti italiane, si è esibita con grande successo al Teatro alla Scala di Milano, al Maggio Musicale Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Carlo Felice di Genova, all’Auditorium del Lingotto di Torino, all’Accademia di S.Cecilia di Roma, alla Settimana Musicale Senese, al Ravenna Festival, al Rossini Opera Festival e alla Biennale di Venezia.
Numerose le sue apparizioni all’estero a partire dal 1992 tra cui: Salisburgo, Cannes, Strasburgo, New York, Edimburgo, Madrid, Hong Kong, Tokyo per la rassegna “Italia-Giappone 2001-2002”. Negli ultimi anni il concerto al Konzertsaal di Lucerna con Daniele Rustioni sul podio e Sergej Krylov al violino (maggio 2013); la doppia tappa in Germania (Münster e Hannover) con Francesco Lanzillotta e Benedetto Lupo solista al piano, nel novembre 2014, e nel giugno 2016 la trasferta in Sudamerica per una tournée di 6 concerti in Ecuador, Perù, Cile, Argentina sempre guidati dal direttore principale Rustioni. Discografia Musiche di Schubert e di Cherubini con Donato Renzetti (Europa Musica), Pierino e il lupo e L’Histoire de Babar con Paolo Poli e Alessandro Pinzauti (Caroman), Cavalleria rusticana con Bruno Bartoletti (Foné), Il barbiere di Siviglia con Gianluigi Gelmetti (EMI Classics), Omaggio a Mina e Orfeo cantando tolse di Adriano Guarnieri
con Pietro Borgonovo (Ricordi) e lo Stabat Mater di Rossini con Gianluigi Gelmetti (Agorà), Tancredi sempre con Gelmetti (Foné), Holy Sea con Butch Morris (Splasch), Richard Galliano e I Solisti dell’Ort (dreyfus), Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief, Concertone con Stefano Bollani (Blue Label), Omaggio a Puccini con Fiorenza Cedolins (Bongiovanni), il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti. Negli ultimi anni le incisioni Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce di Haydn, concertatore Andrea Andrea Tacchi; Play it! con musiche di Sylvano Bussotti, Carla Rebora, Riccardo Panfili per VdM Records. Lo scorso 30 settembre è uscito su etichetta Sony Classical un nuovo disco dell'ORT diretta da Daniele Rustioni e dedicato alle musiche di Giorgio Federico Ghedini. A questo lavoro seguiranno altri due Cd (sempre su etichetta Sony) dedicati rispettivamente a Casella e Petrassi.
L'ORT SI PREPARA ALL'ESTATE | VILLE E GIARDINI INCANTATI
Dalla collaborazione della Fondazione ORT con il Polo Museale della Toscana nasce il nuovo progetto che vede protagoniste le Ville medicee della Petraia, di Cerreto Guidi, e i giardini delle ville di Poggio a Caiano e di Castello, in una rassegna di concerti dell'Orchestra della Toscana da maggio a giugno. Prima di ogni concerto (ore 21.30) sarà possibile partecipare a visite guidate (ore 19.00) curate da guide esperte con l’obiettivo di valorizzare questi luoghi iscritti nella lista dei siti Unesco come Patrimonio dell’Umanità dal 2013. Quattro i programmi (per otto appuntamenti) che vedranno alternarsi sul podio Andrea Fornaciari (26 e 27 maggio) e Luca Guglielmi (9 e 10 giugno) affiancati dalle esecuzioni solistiche delle prime parti dell'ORT, Chiara Morandi al violino e Augusto Gasbarri al violoncello; in programma musiche di Mendelssohn, Beethoven, Mozart, Haydn. Violino solista nelle Quattro Stagioni di Vivaldi e concertatore per la musica di Nino Rota sarà Daniele Giorgi (15, 16 e 17 giugno). L'ingresso ai singoli concerti prevede un costo di euro 10,00 comprensivo della visita guidata. I biglietti saranno acquistabili alla Biglietteria del Teatro Verdi, tramite circuito Box Office e direttamente sul luogo prima del concerto. Per info tel. 055 2340710 Scopri i programmi su www.orchestradellatoscana.it > Calendario > Ville e giardini incantati
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L'ORT PER I GIOVANI: youtH orchestra - youtH ort
L'ORT offre ai giovani dai 18 ai 26 anni un Corso di Alta Formazione Orchestrale, grazie al sostegno del progetto “Sillumina - Copia privata per i giovani, per la cultura” della SIAE con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il corso si rivolge a 10 giovani strumentisti ad arco: 4 violini, 2 viole, 2 violoncelli e 2 contrabbassi di nazionalità italiana o estera purché residenti in Italia. La scadenza per l’invio della domanda di ammissione alla pre selezione, insieme al video con l’esecuzione dei brani a scelta indicati nel programma, è lunedì 8 maggio 2017. Info e download bando su www.orchestradellatoscana.it/it/ info/audizioni-e-concorsi
Sostenere l'ORT con il 5x1000 vuol dire contribuire concretamente alla realizzazione di progetti mirati di carattere didattico, propedeutico e formativo a livello regionale. La destinazione del 5 per mille non è alternativa a quella dell'8 per mille: entrambe le scelte possono essere espresse. La procedura è semplice: basta riportare la propria firma nell'apposito riquadro dei modelli di dichiarazione dei redditi, indicando in questo caso il codice fiscale della Fondazione ORT: C.F. 01774620486. Si può donare il 5 per Mille utilizzando il modello integrativo CUD 2016, il modello 730/1 bis o il modello unico persone fisiche 2016. Aiutaci a mantenere viva l'anima e la voce dell'Orchestra!
Corso di alta formazione
YOUTH ORCHESTRA YOUTH ORT Organizzato dalla Fondazione Orchestra Regionale Toscana, è rivolto a giovani strumentisti ad arco, tra i 18 ed i 26 anni Il corso si svolgerà da giugno a dicembre 2017 per un totale di 300 ore di cui 48 in aula e 252 on stage. Il bando scade l’8 maggio 2017.
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BANDO
DOMANDA
ULTIMO APPUNTAMENTO DELLA STAGIONE
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MAGGIO
giovedì ore 21.00
DANIELE RUSTIONI
direttore
maurizio baglini pianoforte musiche di Mozart, Chopin, Rossini, Stravinskij
CoNTATTI FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA
Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. 055 2342722 | 2340710 fax 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it Segreteria info@orchestradellatoscana.it
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proGramma di sala a cura di
TEATRO VERDI
Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it
Ufficio Comunicazione ORT IMPAGINAZIONE
Ambra Greco Foto
Jack Liebeck (copertina, 5, 6) Marco Borrelli (14, 17, 22) stampa
Grafiche Martinelli (Firenze)
MUSART FESTIVAL 2017
Orchestra della Toscana
CORO CITTÀ DI ROMA maestro del coro Mauro Marchetti
BOLÉRO CARMINA BURANA MAURICE RAVEL
CARL ORFF
RUSTIONI
Piazza SS. Annunziata Firenze
mercoledì 19 luglio ore 21.15
anomie
direttore DANIELE
Per informazioni: www.musartfestival.it | www.orchestradellatoscana.it Promosso da
Sostenitori del Festival
Con il contributo di
PROMOZIONE TURISTICA