Orgia Intellettuale | numero 2 | dicembre 2011 - gennaio 2012

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Occupazione a pagina 6, 8, 52, 59 » DICEMBRE 2011 GENNAIO 2012 NUMERO 2

A PAGINA 52 » A PAGINA 18 » Occupazione: errori, L'amore non considerazioni e pensieri è altruismo

A PAGINA 4 » Giornata mondiale contro l'AIDS


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ORGIA INTELLETTUALE DICEMBRE 2011 - GENNAIO 2012 Tavoli di discussione VS lotte, Dialogo VS demagogia, Governo tecnico VS governo politico, Apparire VS essere, Presepe VS albero di Natale, Pandoro VS panettone, Pro-occupazione VS contro-occupazione, Anticonsumismo VS regali a volontà, Patrimoniale VS tagli alle pensioni, Accuse di consumismo VS spirito di festa, Partecipazione VS passività… Ragazzi, ma quanti contrasti ultimamente! Dal governo, alla nostra scuola, alle diatribe natalizie... Ma a Natale non si dovrebbe essere tutti più buoni? In questo clima turbolento vogliamo tornare all'innocenza di quando eravamo bambini e scrivevamo le letterine a Babbo Natale. Caro Babbo Natale, forse non siamo stati tanto buoni ultimamente. Perché ci siamo attaccati tra compagni, perché abbiamo voluto imporre la nostra opinione, anche violentemente, su quella altrui. Perchè ci siamo nascosti dietro un pretesto per portare avanti i nostri ideali di opposizione a sistemi politici in cui le istituzioni ci impongono decisioni calate dall'alto. Non abbiamo saputo mediare, non siamo stati abbastanza intraprendenti da dire a gran voce la nostra opposizione alla forma di protesta scelta. Non abbiamo saputo riconoscere che chi ci sosteneva non aveva forse obiettivi tanto nobili quanto quelli necessari a portare avanti una lotta di tale portata. Non siamo stati tanto buoni perché non abbiamo saputo riconoscere un passo avanti nei nostri confronti, perché non siamo stati obiettivi e sinceri con noi stessi. Però, caro Babbo Natale, qualcosa di positivo l'abbiamo fatto. Ci siamo interessati, ci siamo posti problemi più grandi di noi e abbiamo cercato di trovare soluzioni, abbiamo fatto assemblee, ci siamo confrontati. Ed è un inizio, un ottimo inizio. Quindi per quest'anno non ti chiederemo ottimi voti in pagella, né la nuova borsa Borbonese e nemmeno quelle scarpe Nike appena uscite. Un regalo che vorremmo è quel pacchetto di maturità che abbiamo visto nella vetrina del negozio "Crescita", e che pensiamo ci aiuterebbe a risolvere un po' dei conflitti interni che abbiamo avuto. Oppure ci piacerebbe tanto ricevere un sacchettino di umiltà, perché non possiamo pretendere di comprendere appieno meccanismi politici e burocratici così radicati e complessi. Però se queste cose sono finite alla "Boutique delle Qualità", puoi anche regalarci una scatola di comprensione e disponibilità, le vendono anche insieme in un'unica confezione. E se giustamente ti sembra che questi regali non ce li meritiamo davvero, pensa che noi della redazione ci siamo accordati con l'associazione Nyumba Ali per donarle il ricavato del giornalino e che i nostri lettori contribuiranno a finanziare questo importantissimo progetto. L' associazione, presieduta dal professore del Cope Mario Pinotti, gestisce una casa-famiglia in Tanzania per fornire ospitalità, istruzione e sostegno a bambini e ragazzi con handicap fisico. Già che sei in giro con le renne a recapitarci questi doni non da poco, potresti portare ai nostri lettori un caloroso augurio di buone vacanze da parte nostra? Grazie Babbo Natale, speriamo che saprai esaudire i nostri desideri. — Chiara Minoccheri per la redazione

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REDAZIONE

Articoli Andrea Liotta Andrea Piromallo Arianna Vaccari Beatrice Giaramita Caterina Frolloni Chiara Minoccheri Francesca Nanni Ilaria Ledonne Leonardo Malaguti Luca Berlingozzi Lucia Naldi Lucrezia Zanardi Miriam Montesarchio Sara Facchini Stefano Rossi Teresa Mazzanti Disegni e vignette Leonardo Malaguti Lorenzo Bergonzoni Grafica Stefano Rossi CREDITS

Foto di copertina Matteo Schiavon FONDO DI ORGIA Cominciano le donazioni all'associazione Nyumba Ali! Ad ogni uscita di orgia 80 euro li indirizzeremo per sostenere l'importante progetto della casa famiglia in Tanzania per bambini e ragazzi con handicap fisico. I restanti li terremo nel fondo di orgia per finanziare la mostra fotografica di fine anno e attività comuni con il C.A.R.A.

Inquestonumero Attualità Giornata mondiale contro l'AIDS - pagina 4 » Occupati a pensare ad altro - pagina 6 » Feisbuc, facciabuco e faccialibro - pagina 7 » I danni dell'occupazione - pagina 8 » Riflessioni dal formicaio - pagina 9 » Agorà - pagina 10 » Antimafia - pagina 12 » Intervista alla preside - pagina 16 » L'amore non è altruismo - pagina 18 » Silvio: The Golden Age - pagina 19 » Cultura - Film Amati ritrovati - pagina 30 » Midnight in Paris - pagina 34 » Melancholia - pagina 35 » This must be the place - pagina 37 » Beginners - pagina 38 » - Musica Hot Charts - pagina 15 » - Arte Il lato artistico del Copernico - pagina 26 » - Altro Dolci Ciccioni - pagina 39 » The Elders Scroll V: Skyrim - pagina 41 » Casa delle donne per non subire violenza - pagina 43 » La puntura della Zanzara - pagina 46 » Funny corner Il meglio del TG1 - pagina 21 » Sudoku - pagina 22 » La Passione di Silvio - pagina 32 » Oroscopo copernicano - pagina 36 » Quanto sei ossessionato dal Natale? - pagina 40 » Contributi dei lettori Ecco cosa è successo (CopeInLotta) - pagina 52 » Ecco cosa è successo (Marco Mero) - pagina 59 » Gay si, ma babbo mai - pagina 54 » La violenza del perbenismo e gli organi di disinformazione - pagina 55 » Ad alta voce - pagina 56 » Altro Concorso fotografico - pagina 23 » Scrivilo all'Orgia - pagina 31 » Ipse Dixit, Copernivox & Orgia Events - pagina 61, 62 »

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attualità

Giornata mondiale contro l'AIDS attualità di Arianna Vaccari Il 1 dicembre di quest'anno torna la ricorrenza della lotta contro l'AIDS. Quest'anno viene lanciato un nuovo grande progetto, con il nome di "Anlaids Network" che vedrà protagonisti ospedali ed università, inoltre si accetterano oboli e donazioni di qualsiasi tipo. Verranno messe a disposizione risorse ed idee al fine di migliorare la vità della collettività affetta da questa malattia. Altre campagne sono ad opera della LILA (Lega italiana per la lotta dìcontro l'AIDS) che informa che il virus dell'HIV ha assunto ormai una precisa connotazione sessuale, con il 79% dei casi. Il meccanismo di difesa principale resta l'uso del preservativo, raccomandato da diverse agenzie che si sono poste come obiettivo "Getting to zero" ovvero portare entro il 2015 il numero di contagiati a 0. Su YouTube è stato diffusto un breve video dal titolo "The (2015) Quilt: Fighting for an AIDS Free Generation" riguardo questa iniziativa. Gli altri metodi di trasmissione del virus sono: contatto con sangue infetto, gravidanza, allattamento; molti pensano che venga trasmesso anche tramite saliva, ma non è così. C'è un interessante documentario sulle sue origini chiamato "Le origini dell'AIDS", comodamente visibile su YouTube. Inoltre ci sono dati allarmanti riguardanti le donne, un gran numero, circa il 40%, scopre tardi di essere sieropositiva. Inoltre le donne presentano condizioni biologiche che le rendono più esposte al virus: sono due volte più a rischio di contagio in un rapporto non protetto rispetto all'uomo. Da qui l'importanza della diagnosi precoce, anche rendendo più facile l'accesso al test. Per certe associazioni sembra una lotta impegnata e concreta, ma per altre sembra solo un tentativo di ingraziasi questo o quello, senza contare che siamo un paese dove la Chiesa ha costantemente diritto di parola... È splendido che in una paese democratico, in Europa, nel 2010 qualcuno non venga giudicato sulla base delle sue scelte, dei suoi comportamenti, ma sulla base di con chi va a letto. E naturalmente a cosa questo possa portare. — Sono davvero arrabbiata, — dice Rosaria Iardino, presidente NPS, associazione di pazienti HIV positivi — perché non cambia mai niente. Si è parlato di tutto tranne che dell'unica cosa veramente importante: il profilattico. È una semplice parolina che nessuno ha mai il coraggio di dire. Si preferisce far spendere un sacco di soldi nei farmaci, dimentichiamo che l'utilizzo del profilattico è a costo zero e la popolazione non e' informata, basti pensare che 1 su 4 non sa di aver contratto l'HIV. Dello stesso tenore l'associazione radicale Certi Diritti: — Non si può nemmeno nominare pubblicamente la parola preservativo e alcune farmacie non li vendono in nome del diritto all'obiezione di coscienza. Il tutto mentre in tutta Europa si trovano preservativi in distribuzione di tutti i locali pubblici e nelle scuole. Occorre assolutamente un cambio di rotta e lo chiediamo con gran forza al nuovo Governo. Per un altro anno, quindi, dal governo in carica arriva la rinuncia a fare una campagna di comunicazione che contenga l'unico concetto ad oggi fondamentale perché l'epidemia subisca una frenata, quella della prevenzione con il preservativo, parola che si è sentita l'ultima volta nel 2008, in uno spot della regista Francesca Archibugi con Ambra

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Angiolini testimonial: "Rispetta la vita, rispetta te stesso e gli altri, usa il preservativo e nell'amore non rischiare", era lo slogan. Nel 2009 fu la volta di un invito del fumoso ("AIDS. La sua forza finisce dove comincia la tua") che a causa della crisi economica il Governo decise di riproporre tale e quale nel 2010. Navigando in rete mi imbatto in quest'altro titolo: "A Venezia tassa sull'HIV", erano venti righe, ho detto: leggiamolo... Sottotitolo: Chi dichiara di essere sieropositivo all'appuntamento per il rinnovo della patente viene costretto a ripresentarsi ogni due anni. Il direttore della Asl conferma: "Se vogliono, facciano ricorso". Il fatto è questo: nel 2007 questo cittadino veneziano si presenta davanti alla commissione medica per il rinnovo della patente. Tutto OK, fino a quando non hanno chiesto se assume farmaci. Ha risposto di essere in terapia poichè sieropositivo, i medici si sono guardati e gli hanno detto di tornare dopo due anni. Nel 2009 uguale, nel 2011, dopo la sua richiesta di avere un periodo più lungo di scadenza, gli viene risposto testualmente: "Se le sta bene è così, altrimenti le dico di tornare anche domani". Facendo due conti questo cittadino si è reso conto che spende circa 50 euro fra bolli e certificati e gli è sembrato un lieve sopruso, pertanto ha reso pubblico l'accaduto. In effetti, la decisione della commissione medica non sembra dettata da motivazioni solide. Sebbene sia effettuato un controllo su stati di salute pericolosi per la guida come l'epilessia, la narcolessia o danni alla vista, non si capisce perchè questo avvenga nel caso dell'HIV. Anzi, gli unici parametri che permetterebbero anche di verificare il progresso o regresso dello stato di salute non sono nemmeno verificati. Ci si limita a un veloce verifica della vista, e spesso nenache quella. — Il mio infettivologo mi ha addirittura fatto un certificato in cui dichiara che godo di ottima salute — ha aggiunto. Ma anche questo non è servito a far cambiare idea ai medici. Il Direttore del dipartimento, Rocco Sciarrone, ha confermato la prassi in vigore per chi afferma di assumere la terapia anti-AIDS: — Tutti gli HIV positivi vengono trattati in egual modo, e, poiché, tutti pensano ed anch'io lo credo, che la commissione non ha la verità in tasca, la legge a tutela degli utenti ha previsto il ricorso contro la decisione della commissione. In altre parole: chi pensa di subire un trattamento ingiusto può sempre far ricorso. Le marche da bollo non saranno di certo un problema. Sembra che il marketing abbia preso il totale controlo delle nostre vite. Un altro esempio a mio parere terrificante del sistema. Anche perchè ai cittadini sani fisicamente, ma non troppo mentalmente, diciamo pure 80enni con i riflessi di un bradipo morto, viene rinnovata la patente senza alcun problema, e non per soli due anni. Mi sento infine di lasciare spazio ai commenti sottostanti: — Questo è e rimane un paese bizantino e mastodonticamente burocratico dove ogni impiegato e dipendente pubblico è padrone


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Campagna informativa di Anlaids

del suo feudo (oggi posto di lavoro). Roba da matti che un cittadino debba subire soprusi di questo genere e che la macchina della lentezza burocratica non permetta di avere giustizia. — Sono troppe le ingiustizie che gli italiani ormai siamo abitutia a subire su ogni campo: fecondazione assistita, matrimoni per le persone dello stesso sesso, ecc., ecc., fino ad arrivare a casi singoli assurdi e umilianti come questo. — Tutta la mia solidarietà, ma nessuno che faccia nulla o scenda in piazza a protestare sine die finché le cose cambieranno. — Ma sono veramente fuori di testa, e questi sarebbero medici? Ma si vergognino! Ma su quali basi scentifiche si permettono di prendere queste decisioni? Altro che ricorso, bisognerebbe denunciarli alla magistratura per comportamento razzista e discriminantorio. Ma veramente, noi italiani in fatto di imbecillità non perdiamo occassione per distinguerci, anzi, è l'unica cosa in cui riusciamo a distinguerci, in cui non abbiamo rivali, come quegli altri cretini che avevano ritirato la patente a un ragazzo perchè gay. Vorrei chiudere con una nota positiva riguardo questa strenua lotta: uno degli ennesimi spiragli che forse un giorno porteranno alla cura.

Il fiocco rosso (Red Ribbon), simbolo universale della lotta contro l'AIDS Alla clinica univeristaria di Charitè (Berlino) un paziente affetto da leucemia ed HIV è stato obbligato al trapianto di un midollo sano. Da già due anni non ha sviluppato la malattia, avendo comunque cessato i farmaci. Tuttavia il midollo non era quello comunemente usato per i trapianti di questo genere. I medici sono partiti dall'osservazione che alcune persone non sviluppano l'AIDS nonostante siano sieropositivi, un altro grosso mistero legato a questa malattia. Sostanzialmente viene spiegato dalla scienza come una mutazione genetica presente nell'organismo, dove semplicemente il virus non può entrare. Si è immuni al virus naturalmente. Il paziente leucemico ha ricevuto il midollo da uno di questi individui "immuni" e non avrebbe assunto farmaci fino al giorno in cui avesse sviluppato la malattia. Dopo due anni continua a non assumerne. Si vuole comunque essere cauti sui risultati e non cantare vittoria troppo presto, non si può mai dire. Nessuno sa se la malattia non si svilupperà mai nel paziente. Ed è anche vero che l'Aids potrebbe essere già presente ma senza manifestarsi nelle forme che conosciamo. L'unica certezza rimane, come sempre, l'uso del preservativo.

Distribuzione di HIV e AIDS nel mondo

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attualità

Occupati a pensare ad altro attualità di Leonardo Malaguti Questo articolo esprime il punto di vista dell'autore. Orgia Intellettuale non prende posizioni. A volte penso che sarebbe tutto molto più semplice se fossimo anche noi una di quelle scuole dove si occupa per la crema nei bomboloni, se ce ne fregassimo completamente e ci lasciassimo andare allo svacco forsennato senza farci troppi scrupoli sulla motivazione. Sarebbe forse un tantino irresponsabile da parte nostra, ma per lo meno sincero. Purtroppo o per fortuna abbiamo deciso di essere una scuola seria con imprescindibili principi morali, paladina di battaglie per i diritti dello studente, della scuola, della patria, dell'essere umano, alcune delle quali certamente onorevoli e degne di essere combattute, mentre altre… beh… diciamo semplicemente che ci piace strafare. E mi spiace, ma quest'ultima volta abbiamo decisamente strafatto. Ma partiamo dal principio. Come ogni anno, con l'autunno ha cominciato a soffiare il solito ambiguo vento d'occupazione che stuzzica gli studenti, spingendoli laboriosamente a cercare una qualche scusa per prendere possesso della scuola. Fino all'anno scorso la fortuna ci ha arriso, elargendo a piene mani le madornali cazzate del Berluscomico grazie alle quali non c'era nemmeno bisogno di spiegare il perchè si fosse deciso di prendere misure tanto drastiche, lui era lì e tanto bastava, era autolegittimante; purtroppo quest'anno ci sorridono i Monti

e per quanto possa essere un governo opinabile e la crisi economica ancora gravi maligna sulle nostre teste, non abbiamo più un capro espiatorio che regga davanti al test della credibilità; infatti, avrete notato, le ultime settimane sono state un costante brusio di voci che sussuggerivano l'idea di un'occupazione imminente, voci che si dissolvevano al suono di un semplice 'perché?'. Poi la svolta! Ci recintano! Ci ingabbiano! Ci rinchiudono come aringhe in scatola! Come possiamo fare per evitare questo gramo destino? La risposta non ha nemmeno bisogno di essere detta ad alta voce. È questo meccanismo che non riesco proprio a sopportare, l'espediente, il mezzuccio, il fatto che tutti sappiano esattamente il vero motivo per cui si compie l'azione continuando però lo stesso a mentire a se stessi e agli altri, per tenersi lontani dallo scrupolo. C'è più dignità in un sincero 'voglio occupare per prendermi una settimana di vacanza' che

nel nascondersi dietro una causa fittizia. E sottolineo fittizia, perchè, qualsiasi opinione si possa avere sulla questione del cancello, per quanto possa sembrare urgente o ingiusta, non è possibile essere convinti che standosene rinchiusi per una settimana a scuola come soldati dentro ad una trincea possa in qualche modo aiutare il dialogo. In generale l'occupazione è una pratica inutile perchè impedisce uno scambio di idee →

(Ci teniamo a precisare che questa vignetta non ha nessuno scopo offensivo, è solo satira)

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con l'esterno, è come un circolo privato dove si cercano soluzioni che non verranno condivise con chi è fuori a causa del clima di ostilità, quando poi sfrutta il problema invece che studiarlo diventa una pratica priva di dignità. Proprio per questo motivo il corteo di mercoledì 23 verso la provincia è stato più una sconfitta che una vittoria. Mentre il Leader urlava col megafono slogan demagogici e particolarmente vaghi, la maggior parte delle cinquecento e passa persone che lo seguivano (e dico la maggior parte perchè sono sicuro che

qualcuno sinceramente convinto di quelle parole ci fosse) gongolavano impazienti di tornare a prendere possesso della scuola, legittimati e felici. Infatti, l'idea di base era che corteo significasse necessariamente occupazione, c'era la convinzione che non ci sarebbe stata nessuna soluzione al problema e che addirittura non sarebbe stata concessa un'udienza in provincia e perciò era praticamente sicura la contromossa. Non si andava là con il desiderio di risolvere il probelma della cancellata, bensì con la speranza di

lasciarlo irrisolto. E dopo un'ora e mezzo di schiamazzi, slogan altisonanti e musica assordante, quando in mezzo alla folla si è sparsa la notizia che in provincia avevano aperto al dialogo è calato il silenzio. Ero presente e ho provato vergogna. Citando Hemingway: «Devi stare attento a quello che desideri, potresti ottenerlo». Ovviamente le repliche sono più che gradite.

Feisbuc, facciabuco e faccialibro Facebook, la rinuncia alla privacy, le discussioni virtuali e l'infinito attualità di Beatrice Giaramita Seduta alla mia scrivania con accanto una tazza di thé di sei giorni fa, vago come sempre per l'infinito del web. La bustina di thé è ricoperta da chiazze di muffa biancastra, l'odore non è dei migliori. Su Facebook le vite degli altri sembrano esser anche oggi minate da straordinari eventi; ci sono status assaliti dal fervore della gente che vuole dire la sua, e si litiga, e si insulta, ma poi ci si perdona con l'ultimo post. Postare qualcosa ed esprimere la propria opinione sul web significa permettere a tutti di conoscere, commentare ed entrare in contatto con la nostra vita. Quel che si scrive è di dominio pubblico, è una rinuncia volontaria alla nostra intimità; i nostri sentimenti sono pacatamente sottomessi ad un processo meccanico. Le emozioni che avrebbero un potenziale sviluppo in nuovi istinti per la nostra persona vengono espresse e palesate nell'immediato attraverso un mezzo comunicativo che fa di questo sfogo un manifesto del nostro status. L'esternazione così violenta di tali emozioni crea nell'individuo una soddisfazione fulminea,

che preclude la strada ad altre forme di espressione e di concreta soddisfazione, quali arte, sesso, musica, un pugno contro il muro. Nulla fa scandalo poiché si è bombardati da notizie indifferenziate senza sosta, la novità è rara. Questo mi fa tornare in mente un discorso fatto con un amico, esattamente un anno fa, su una corriera alle sette del mattino. Lui mi raccontava di come fosse scampato ad un pomeriggio di studio stando su Facebook e di come si fosse accorto del fatto che i post fossero inesauribili. Se guardassimo la bacheca di ogni singolo amico su Facebook impiegheremmo mesi per visitare tutti i profili, e le informazioni intanto prolificherebbero come batteri su uno spazzolino da denti bagnato.

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attualità

I danni dell'occupazione attualità di Stefano Rossi e Teresa Mazzanti stime ufficiali della scuola All'arredo scolastico (banchi, sedie, muri) ~ € 1.700

dichiarati dalla ditta

+

Ai distributori automatici ~ € 1.700

Danni totali: ~ € 3.400

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Riflessioni dal formicaio attualità di Chiara Minoccheri Procedo, con una lentezza che per me è veloce, su un terreno ostile e scosceso. Ma è il mio terreno. Alti alberi morbidi, verdi e sottili, la terra umida sotto di me. Mi dà sicurezza ma conosco la sua forza. La forza della sua tempesta. Eccola che arriva. Enormi bombe d'acqua cadono dal cielo e se mi centrano, potrei affogare. Scappo, confusa, l'acqua mi insegue, potrebbe raggiungermi. Corro, arrivo in un punto, poco lontano, dove le bombe non cadono più. Avanzo, timorosa, l'aria si muove, folate di vento che mi staccano quasi dal suolo. Alzo lo sguardo: sopra di me nuvole enormi, nuvole dalle forme più strane, nuvole spesse, impenetrabili. Ora capisco: sono i giganti. I giganti possono sollevarmi, possono farmi camminare sopra di essi, possono sbarrarmi la strada in ogni momento. Possono chiudermi in labirinti, possono farmi volar via con un solo movimento. Possono schiacciarmi. Posso morire per un loro soffio. Sono una formica. E noi? Noi giochiamo con le formiche, siamo giganti in confronto. Ma la natura può giocare con noi, non abbiamo potere su di essa. Come una formica. Dove ci ha portato tutta la tecnologia? Dov'è il potere delle previsioni meteorologiche quando la pioggia cade incessantemente travolgendo case, distruggendo strade, abbattendo gli argini dei fiumi?

d'acqua e fa arrivare il livello della pioggia a più di mezzo metro d'altezza. Dov'è finita la civiltà? Cosa ne pensano i cementificatori di professione dei morti? Delle decine di feriti, delle case rimaste senza luce per giorni, delle strade interrotte? E delle centinaia di persone sfollate? Come formiche. Non c'è polemica che tenga, la natura resta tuttora, nel 2011, superiore all'uomo. E quello che possiamo fare è rispettarla e tutelarla. Usare le nostre conoscenze per realizzare strutture ecologicamente sostenibili, spendere le nostre parole per sostenere politiche in linea con il rispetto dell'ambiente, lasciare spazio alle energie rinnovabili. Dovremmo toglierci questa presunzione da giganti, smettere di buttarci ciecamente tra le braccia di scoperte tecnologiche che troppo spesso si sono rivelate armi a doppio taglio. Dovremmo riacquistare la consapevolezza che in questo grande mondo restiamo piccoli. Come formiche.

Come una formica, non possiamo nulla quando la natura si sfoga, e, come è successo ad esempio in Liguria all'inizio di ottobre, fa esondare ben 7 corsi

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attualità

Agorà seducente cultura: quando la scuola apre le porte alla città attualità di Teresa Mazzanti Mi sono stancata di vedere i confini della scuola stringersi sempre più, di soffocare tra mura che si chiudono in uno spazio sempre più ridotto, di impazzire roteando gli occhi attorno a lancette pigre e indolenti che se la prendono decisamente comoda a percorrere quelle 5/6 ore che le separano dallo scoccare della campanella…In un susseguirsi di lezioni che possono annoiarci, spomparci, farci strappare i capelli dalla disperazione, ma anche interessarci, stimolarci, appassionarci. Eppure è davvero solo questo la scuola? Non credo di essere l'unica a desiderare di viverla diversamente, come uno spazio aperto, senza pareti, senza quei confini così stramaledettamente didattici, dove tutti possano confrontarsi, dibattere, condividere interessi e conoscenze, formarsi a seconda dell'idea della persona che vogliamo diventare e di ciò che vogliamo realizzare. Di vivere insomma la scuola come principale fulcro di cultura, e la cultura come crescita individuale e collettiva. Forse è per questo, e per una mia certa inclinazione caratteriale, che Agorà mi ha trasmesso tanta positività ed entusiasmo. Agorà : non ci vuole un genio per andare su Wikipedia e ricercare il significato del termine, soprattutto se sei dello scientifico e per te α e β non sono le prime lettere di un alfabeto antico, ma gli angoli che ti perseguitano in goniometria (punto dolente: mi sono resa conto ormai troppo tardi di che sconsiderata scelta la Io quattordicenne prese nel non dirigersi verso il liceo classico, che con gli anni si è rivelato senz'altro come il percorso più adatto a me. Ma è inutile piangere sul latte versato…molto meglio che lo asciughi, e me ne beva una bacinella intera! E non appena me la sarò scolata tutta, ne ho già un frigo pieno ad attendermi!) Dunque, torniamo a noi e alla nostra ricerchina lampo su Wikipedia… Agorà (in ἀγορά, da ἀγείρω = raccogliere, radunare) è il termine con il quale nella Grecia antica si indicava la piazza principale della polis. È infatti questo il nome di un progetto che ha l'intento di aprire la scuola alla piazza e raccoglierne il contenuto al suo interno, radunando i cittadini in aule che diventano così luogo di cultura condivisa, dove portare le proprie conoscenze ed apprenderne di nuove. L'iniziativa unisce nord e sud, coinvolgendo sei scuole da Milano a Bari, che un pomeriggio a settimana apriranno i cancelli

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alla comunità, in una serie di incontri con scrittori, giornalisti, professori universitari, esperti e protagonisti in svariati campi della scena pubblica italiana, che spaziano dall'attualità alla storia, dalla scienza alla filosofia, dalla letteratura al mondo dello spettacolo, dallo sport all'alimentazione. "Un cantiere del sapere, nuovo e unico nel suo genere". Un cantiere dove costruire la struttura portante del nostro futuro. Non male l'iniziativa di Laterza. Tra i licei protagonisti compare anche il Galvani, che a discapito di ogni aspettativa ha scelto come tema dei suoi primi quattro incontri la "Seduzione", attraverso un'affascinante introspezione che va dal fascino del male, a quello del lusso, dell'arte e, per concludere, indaga su come l'uomo venga sedotto dall'assoluto. Ogni pomeriggio alle 18.00 di un lunedì tra ottobre e dicembre studenti del Galvani (e non), professori, universitari, intellettuali, ma soprattutto comuni cittadini bolognesi, si sono riuniti nella suggestiva e antica biblioteca dell'istituto per ascoltare lezioni, letture, dialoghi proposti da studiosi e personaggi tra cui Gherardo Colombo e il sociologo Cassano, che hanno aperto il primo incontro. Anziché chiedersi perché il Copernico non sia stata la scuola bolognese scelta dal progetto (non dimentichiamo che appena pochi mesi orsono la signora Rastelli sedeva ancora dietro alla scrivania in presidenza…), o anziché aspettare che una casa editrice pensi per le nostra quattro mura qualcosa di così bello e semplice al tempo stesso, perché non essere noi per primi a metterlo in pratica? Perché non diventare i protagonisti non solo di interrogazioni tragi-comiche, ma anche del luogo dove, volenti o nolenti, ci rechiamo ogni mattina di questi 5 (o più) interminabili e formidabili anni? Possiamo renderlo "piazza" di ciò che ci piace e che ci piacerebbe trattare e fare, di ciò che magari non rientra nelle consuete nozioni mattutine. Qualcosa da condividere con compagni e altri studenti. E, perché no, talvolta accogliere anche la città.


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Programma gennaio-marzo 2012 Calendario degli incontri relativi al progetto Agorà scuola aperta, tenuti al Liceo Galvani di Bologna, in via Castiglione 38.

Lunedì 5 marzo Alessandro Bergonzoni Il pensiero: quel mare tra il dire e il fare ore 18:00

Lunedì 16 gennaio Silvia Avallone Il lavoro smarrito. Dalla fabbrica al precariato ore 18:00

Lunedì 12 marzo Filippo Andreatta Come cambia la mappa del potere globale. L'Occidente di fronte alla sfida degli altri ore 18:00

Lunedì 30 gennaio Paolo Fabbri Pronti, si sparla. Neologismi e fraintendimenti della lingua italiana ore 18:00

Lunedì 19 marzo Marco Ciardi Catastrofi e fine del mondo: meglio chiedere alla scienza che alla tv ore 18:00

Lunedì 6 febbraio Armando Spataro perché la giustizia in Italia è così lenta? ore 18:00 Lunedì 13 febbraio Giovanna Cosenza Mostrare il corpo: dalla pubblicità alla televisione ore 18:00 Lunedì 20 febbraio Donatella Campus Angela Merkel, Hillary Clinton, Ellen Johnson Sirleaf: quando le donne sono al comando ore 18:00 Lunedì 27 febbario Mirco Dondi Stragi impunite. Da piazza Fontana all'Italicus ore 18:00

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attualità

Antimafia un pomeriggio a scuola per conoscere e fare antimafia uno scorcio di Davide Mattiello sul nostro più grande nemico attualità di Arianna Vaccari Vi propongo qui il resoconto dell'incontro avvenuto il 14 ottobre con Davide Mattiello, grande oratore e impegnato profondamente nella lotta alla mafia, inoltre erano presenti la p.ssa Pellegrini, alcuni membri dell'associazione Libera e del comitato antimafia Rita Atria. Tra gli asterischi *...* ci sono mie postille esterne al dibattito. L'incontro si apre con l'intervento della p.ssa Pellegrini dell'università di Bologna (facoltà di giurisprudenza), si introduce l'associazione Libera, la storia dell'associazione, gli obiettivi; inoltre quanto sia importante essere informati su argomenti come l'antimafia, senza improvvisarci esperti, anche perché per sconfiggere il proprio nemico, bisogna conoscerlo. La p.ssa organizza informazione nelle scuole: conferenze, seminari, tenuti da lei stessa, quest'anno si sono arrivate a capitalizzare cinquecento ore. È anche possibile aderire alle iniziative di Libera nei campi di volontariato estivi sui terreni confiscati alla mafia o tenersi al corrente degli incontri ramite il sito o i singoli comitati scolastici. Intervento di Davide Mattiello: «Noi stiamo facendo un discorso sul "contrastare" le mafie, ora io vorrei soffermarmi sulla parola. Non sono da contrastare. Ma cosa si intende per contrastarle? È un termine scivoloso, cosa intendiamo? Addomesticarle, domarle, isolarle, rintuzzarle, eliminarle dallo stragismo… No, noi vogliamo sconfiggerle, e ripetiamo le parole di Falcone, che sognava di "cullare il sogno di un' Italia senza mafia e quindi contro la cultura della mafia, senza il bisogno della cultura della mafia, non se ne deve più parlare, non deve esistere. Possiamo immaginarla veramente un?Italia senza mafie? E allora cosa dobbiamo fare perché ciò avvenga? Noi stiamo combattendo, siamo partigiani, chi non si sente partigiano ha sbagliato assemblea…Quindi, cari partigiani, cari resistenti, dobbiamo considerare alto anche il valore della memoria. Questa è Bologna, una città che il valore della memoria lo conosce bene. I partigiani oggi hanno tutti più di ottant'anni , ogni anno ne muore qualcuno, prima o poi finiranno, e allora non avremmo nessuna testimonianza diretta, la memoria sarà unicamente dentro di noi, saremo noi a doverla trasmettere. Ma sarebbe bello non solo ricordare le loro, ma anche le nostre, di vittorie. C'è una frase di ogni partigiano che io ho sempre invidiato: "Una volta in Italia c'era il fascismo, ma l'abbiamo battuto. Adesso vi racconto come abbiamo fatto.". E io vorrei

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che quando noi avremo ottant'anni e avremo di fronte quindicenni e sedicenni vorrei poter dire questa frase: "Sai, una volta in Italia c'era la mafia, ma l'abbiamo battuta. Adesso vi racconto come abbiamo fatto". C'è la volontà, c'è questo sogno? Vogliamo essere formati, vogliamo avere la cultura mafiosa per sconfiggerla? Ma attenzione! Anche il sapere può diventare vanità, attenti a non confonderli. Sapere ci serve per vincere, non per prenderci gli applausi! Altrimenti cosa ne facciamo? Basta! La storia è sempre la stessa. Devi capire cos'è successo e cosa serve per vincere, ed è questo che dobbiamo passare ai nostri figli, continua nella memoria e vinci! Noi non vogliamo partecipare! Sì, nello sport l'importante è partecipare, ma non qui, non nella storia, poiché nella storia il pareggio è visto anch'esso come un lusso, ma c'è gente che per arrivare al pareggio è morta. È diverso dal gioco, troppa gente ci resta sotto, nela storia il pareggio non esiste. E voglio che questo 2012 inizi con amarezza, perché sono passati vent'anni dalle stragi di Capaci e Via d'Amelio, e ogni anno c'è la commemorazione e la narrazione di quegli eventi, basta! La conosciamo, la storia la sappiamo! Dobbiamo guardarci dentro e chiederci cosa ne abbiamo fatto di questi vent' anni…Siamo più o meno vicini alla vittoria? Allora ragioniamo, riflettiamo, partecipiamo ad incontri e seminari, che Italia raccontiamo tra diritti, doveri, valori e arretramento della mafia? Dobbiamo essere molto severi con noi stessi! →


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Poiché l'Italia di oggi è quello che è, la conosciamo, quindi qualcosa dobbiamo aver sbagliato. Quindi come possiamo vincere? Forse a noi non sono venute idee che potreste proporci voi, quindi voglio ascoltarvi. Tenete presente la base: il sapere e la cultura. La informazioni non devono andare ad un pubblico commosso, ma destinatario, un movimento che sarà parte della vittoria o della sconfitta, saremo artefici o coinvolti?» Intervento di Giacomo: «Ce lo chiedi perché non lo sai o perché hai bisogno di noi? (risate in sottofondo, ma Davide non la prende male e ringrazia della domanda).» Davide: «Entrambe». *Introduce il personaggio e la vicenda di Pino Maniaci, direttore di Telejato, con sede a Partinico (Palermo), noto rincipalmente per le sue campagna contro Cosa Nostra.* «Pino Maniaci è stato minacciato, ha una moglie e tre figli, tra cui Giovanni, diciannove anni, a cui hanno spaccato la faccia sulla pubblica piazza. Scritte di minacce di morte ovunque, gli hanno bruciato la macchina già tre volte. Dico, con amarezza appunto, che in Italia è strano vivere a vent'anni dalle stragi e rendersi conto che non è l'Italia che avremmo dovuto, che avremmo voluto, costruire. Non abbiamo avuto due mesi, due anni, abbiamo avuto vent'anni! E se vogliamo andare contro l'ultimo, latitante, dei grandi capi, Matteo Messina Denaro, per arrivare a lui dobbiamo prima arrivare a Marcello dell'Utri, che oggi siede in Senato. Quindi alla domanda "Perché non abbiamo ancora vinto?" rispondo che forse voi potete darci idee che a noi ancora non sono venute… Conoscetevi, è essenziale conoscersi in un movimento, dite il vostro nome e cosa ne pensate.» *Dell'Utri è stato condannato al suo ultimo processo nel 2010 a sette anni di carcere per rapporti con Cosa Nostra nel periodo antecedente gli anni '92 e '93. Il 10 febbraio 2010 rilascia un'intervista a Beatrice Borromeo, per Il Fatto Quotidiano, in cui afferma di usare la politica per potersi difendere dai suoi guai giudiziari. Ribadisce inoltre che non si dimetterebbe nemmeno a seguito di una condanna in appello. Riguardo i processi precedenti: ha una condanna definitiva a due anni e mezzo, una in appello a due anni per estorsione mafiosa e una in primo grado per associazione mafiosa a nove anni. Oggi è senatore.* Intervento Paola: «E'necessario unirsi singolarmente e convenzionalmente» Intervento Matilde: «È necessario a mio parere pulire lo Stato, scinderlo dalla Mafia, forse prima ancora della lotta alla stessa» Intervento Riccardo: «Prima della lotta alla Mafia, sono d'accordo con il concetto di pulire lo Stato, ma secondo me il problema è nella mentalità, si è radicato nella mentalità degli italiani. È difficile essere contro esponenti mafiosi che danno una strada più facile, rispetto almeno a quella che offre lo Stato. Siamo tutti italiani e apparteniamo all'Italia, checcè ne dicano i leghisti, quindi credo che la mentalità sia diversa da quella che c'era per esempio ai tempi del fascismo, più insita dentro di noi» Intervento Andrea: «Sono d'accordo, ma a mio parere la cosa più radicata è l'omertà, annessa alla mentalità, come per esempio copiare in classe, coprire tutto ciò che si fa, come la Mafia tra di noi. Mi riallaccio allo Stato che deve sconfiggere l'altra istituzione, dal

momento che molti fanno riferimento a lei, piuttosto che a lui... Non voglio essere disfattista, credo di poter essere criticato per tanti motivi, sono inesperto, giovane, ma ho la speranza contro la mentalità radicata nello spirito italiano. Se fa schifo, amen. Invece no, bisogna cambiarla.» Intervento Anna: «Credo che ci sia un grande bisogno di conoscere dei nomi. Io conoscevo già Pino Maniaci per coincidenza, ma non possiamo fare quello che facevano Facone e Borsellino, per noi è un po' impossibile, perciò servono i nomi. Serve gente che li indichi con il dito puntato» Intervento Lucrezia: «In questa stanza la maggior parte non va all'università, e dato che siamo stati formati con la mentalità mafiosa redicata, credo che sia necessario insegnare la legalità fin dalle elementari. È un'impresa importante, la mafia si rigenera...» Riprende la parola Davide... «Cito Antonio Ingroia, collega di Borsellino, ex. del pull Antimafia palermitano, che da vent'anni fa il suo lavoro in procura di PM, quotidianamente. Cito una sua amara considerazione di sabato mattina, a Torino: " Se si salda il cerchio tra organizzazione mafiosa e mafiofizzazione dovremo ammettere che Falcone si è sbagliato". E fa riferimento a queste parole di Falcone: " La mafia è un fenomeno umano, e come ogni fenomeno umano ha avuto un inizio ed avrà anche una fine". Quindi dobbiamo essere severi, non disfattisti, sotto due aspetti complessivamente: pulire lo Stato, ma pulire noi stessi, tanti interventi hanno sottolineato la permanenza della cutura mafiosa, è complicato delineare un avversario, non lo vedi lì, con gli stivali neri... Ci pervade ed è spesso dentro di noi. Un concetto incontrato, masticato, deglutito, digerito. Cito anche Alex Zanotelli. *Alessandro Zanottelli, detto Padre Alex Zanottelli, è un missionario italiano, che ispirò è fondò diversi movimenti pacifisti. Ha lavorato in Sudan, Kenya e in Sud Africa, in maniera solidale e non sempre facile; è autore del libro "Korogocho".* Dieci anni fa disse quello che ormai considero un modo di dire: " Dobbiamo decolonizzare il nostro immaginario". La mafiosità ne fa parte, ce l'abbiamo dentro. E dobbiamo anche fare i conti con una certa estetica mafiosa, e contro la sua diffusione. Cioè che la mafia è figa, la mafia è sexy, pensata a Scarface, al Capo dei Capi, al Padrino, a Romanzo Criminale, L'onore e il rispetto...Tu trovi le magliette, i gadget, l'artigianato, gli accendi con sopra i nomi della banda della Magliana, come un cibo o una fiction. Quindi dobbiamo anche fare i conti con la

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attualità

seduttività dell'avversario e maledetti siano coloro che fanno business su queste cose. *L'aspetto della seduttività della mafia è anche stato affrontato da Roberto Saviano* Un altro esempio: Pablo Escobar. Uno dei più grossi trafficanti di cocaina, pluriomicida, perché devi venderne le magliette e tu perché devi andare in discoteca con la maglietta che inneggia alla cocaina? Quindi appunto, prima dello Stato, prima dello Stato dobbiamo pulire noi stessi. E lo Stato siamo noi, altrimenti non saremmo in una Democrazia, se non ci puliamo noi, non si pulirà neanche lo Stato. Non dobbiamo interpretare lo stesso paradigma strutturale ed estetico, dobbiamo eliminarlo dalle future generazioni. E qui ritorno sul concetto del sapere, dobbiamo sapere tanto per poterci cambiare, per a sua volta cambiare lo Stato! Quindi occupatevi dei presidi studenteschi,vi prego di risolvere nel migliore dei modi il problema dell'organizzazione di queste riunioni, perché noi non comunichiamo con i cavalli, noi siamo nel 2011 e possiamo comunicare con qualsiasi cosa. La comunicazione non è un problema. Si decide dove, quando, di cosa si parla, chi organizza e perché; e non dovremo fornirci reciprocamente alibi per lasciare, perché avremo problemi. Sarà più faticosa la vita, avremo esami, responsabilità, malattie, la ragazza... ci saremo ancora dopo tutto, vorremo andarcene e allora che nessuno abbia alibi! perché questi alibi sono vantaggi, sono regali alla mafia, e ne abbiamo già fatti troppi. Resisteremo di più, per più tempo, qualcuno si perderà, qualcuno arriverà, quindi siate organizzati, apparecchiate bene la tavola per i nuovi arrivati, sappiateli accogliere! Con chiarezza, passeremo dal sapere le cose al riviverle; Pino Maniaci non basta sapere chi è, intanto bisogna sapere chi è, poi bisogna volergli bene. Io a Pino Maniaci gli voglio bene. Noi non veniamo qui a sfogliare un catalogo di morti, di quelli che hanno ammazzato e di quelli che potrebbero ammazzare, sono esseri umani. I vuole prudenza e rispetto, ma riuscite ad immaginare una persona come Pino Maniaci a quale pressione è sottoposta quotidianamente? Le scritte "Pino Maniaci ti ammazziamo", le macchine bruciate, l'accaduto a suo figlio... Ha due figlie più piccole e quando la quattordicenne dice "Mamma, esco.", la madre comincia a sudare. Allora dobbiamo essere vicini a queste persone, dobbiamo avere un incontro e confidenza, ma duratura. Non c'è relazione senza continuità, devi far loro capire che non te ne andrai appena sentita la loro storia, che l'anno dopo ci sarai ancora. La loro tenacia deve diventare il nostro stimolo, serviranno anni. Sono persone addolorate, non puoi masticare un pezzo della mia vita e poi andartene, cannibale! C'è gente che la vittima la vuole lì, che parli, pensate a Margherita Asta che ogni volta si apre a

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questo dolore e lo condivide, ma tu dopo dove sei? Dove vai? È una persona! Ed è la sua vita! Vi ricordo chi è Margherita Asta. Quando aveva dieci anni ha perso sua madre e i suoi due fratelli in un attentato destinato ad un magistrato. Per questo porto sullo zaino questa che per me è una coccarda, è un pezzo della bomboniera del suo matrimonio, poiché dopo tutto a volte ce la facciamo! A volte le cose vanno bene! Perché lei poteva chiudersi in se stessa, poteva sprofondare, ma è un gigante, ha condiviso con noi il dolore e l'esperienza e infine ha trovato un uomo. E questo ci ha insegnato che il codice d'onore è una cazzata! I mafiosi sono vigliacchi, bestie, perché ciò che è accaduto a Margherita Asta ci ha fatto crescere, l'attentato era destinato ad un giudice, ma al momento dell'esplosione davanti alla sua macchina si è infilata una piccola utilitaria e i mafiosi se ne sono strafottuti! Quindi vi dico che la memoria è importante, non deve essere commiseratoria e torno sul fatto che bisogna essere vicina a queste persone, non dobbiamo essere cannibali, dobbiamo trattarli da esseri umani. Arrivederci e grazie a tutti».


cultura musica

Hot Charts classifiche musicali di Francesca Nanni e Sara Facchini (also known as mènage à dois) Buon Natale! Ebbene si, anche noi siamo cadute nell'atmosfera consumistica e artefatta del Natale. Infatti, per mera mancanza di fantasia, vi propiniamo le classiche canzoni natalizie, che faranno da sottofondo al magnifico momento in cui aprirete un regalo che, sicuramente, non vi piacerà. Le altre sono classifiche più o meno carine, anche quelle messe lì un po' a caso. Classifica 6: "La Hit Parade dei supermercati sotto il periodo natalizio" John Lennon – Happy Xmas (War Is Over) Coldplay – Christmas Lights Wham – Last Christmas Mariah Carey – All I Want For Christmas Is You Maria Mena – Home For Christmas Renee Olstead – Christmas In Love Jon Bon Jovi – Please Come Home For Christmas Train – Shake Up Christmas Billy Idol – White Christmas Michael Bublé – Cold December Night

Classifica 8: "Autocelebrazione" Verdena – Sara Antonello Venditti – Sara Hall And Oates – Sarah Smile Jefferson Starship – Sara Paolo Meneguzzi – Sara Lucio Battisti – Non è Francesca The Special Needs – Francesca Dj Francesco – Francesca Tre Allegri Ragazzi Morti – Francesca ha gli anni che ha Pquadro – Francesca

— Mènage à Dois

Classifica 7: "Strade, Laghi, Deserti: a quelli della pubblicità delle macchine gli facciamo un baffo" Red Hot Chili Peppers – Scar Tissue Areosmith – Crazy Robbie Williams – Bodies California Mumford & Sons - The Cave The Cardigans – My Favourite Game Metallica – I Disappear Blue skies – Jamiroquai Bon Jovi – This Ain't A Love Song Rihanna – Rehab

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attualità

Intervista alla preside chi si cela dietro le porte della nuova presidenza? intervista esclusiva alla nuova dirigente Antonella Agostinis attualità di Chiara Minoccheri e Teresa Mazzanti ~ con l'aiuto di MatteoTontodonati Ad essere proprio sinceri l'idea di quest'intervista non è partita da noi, ma dalla stessa intervistata. (ancora meglio, no?!) Eccovi svelate le risposte ai quesiti che vi hanno sicuramente arrovellato le rotelle dall'inizio dell'anno! 1) Come sono stati il suo percorso di studi e il suo percorso lavorativo prima di arrivare qui? Laureata in lettere classiche e in un secondo momento in storia antica, ha insegnato per vent'anni greco e latino al Galvani e al Minghetti. Cinque anni fa ha vinto il concorso per diventare dirigente scolastico e in questi anni ha lavorato come preside prima all'istituto tecnico di Ferrara Marco Polo, poi al Fioravanti e al Belluzzi. Infine, su sua richiesta ha ottenuto il trasferimento qui da noi, posto ambito da molti. 2) Cosa l'ha spinta a fare domanda per il Copernico? È considerato un posto prestigioso? È considerata una scuola prestigiosa, ma la sua scelta non è dipesa da questo. Piuttosto dal desiderio di "tornare alle origini" liceali, dopo una lunga esperienza negli istituti tecnici. Esperienza che ritiene averle dato la possibilità di raggiungere competenze varie e profonde. 3) E lei cosa ne pensa della nostra scuola? Le prime impressioni sono state molto positive: siamo una scuola culturalmente attiva, impegnata socialmente e molto stimolante. È molto soddisfatta della competenza e dei rapporti con il personale di segreteria, con il personale ATA, con insegnanti e studenti. Inoltre si è detta felice di operare in un liceo scientifico, a suo parere più completo e con più prospettive di un classico. Ha però tenuto a precisare che si sente ancora in una fase di studio e conoscenza reciproca, fondamentale per capire i bisogni della scuola e come viverla. Per questo motivo è stata molto contenta di quest'opportunità di incontro. 4) Come mai non abbiamo ancora sentito la sua voce all'interfono? Lo trova un mezzo molto freddo e calato dall'alto, che crea distacco tra studenti e preside e che lei userà solo in casi di emergenze. (se sentirete "buongiorno sono la dirigente" preoccupatevi!) Preferisce colloqui e contatti diretti, citando le sue parole "la mia porta è sempre aperta".

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5) La nostra accoglienza nei suoi confronti è stata forse un po' fredda. Cosa ne pensa? Le è sembrata normale, come è normale una certa diffidenza nei confronti di chi non si conosce. Si mostra disponibile a raccogliere nuove idee e proposte che più saranno numerose più la renderanno soddisfatta: "avrò l'impressione di una direzione condivisa". 6) Quale sarà la sua posizione rispetto ad attività extra scolastiche? Ci vuole tempo per conoscere e costruire, ma si sta già mettendo all'opera, ad esempio, per organizzare stage lavorativi per le classi quarte, sia in campo scientifico che umanistico. (tranquilli le informazioni precise arriveranno !) Ma soprattutto ha rimarcato il suo desiderio di ricevere e contribuire alla realizzazione di proposte degli studenti, concedendo spazi nel pomeriggio per attività come ad esempio cineforum. Non poteva non sorgere il tema della famosa auletta autogestita: i problemi rimangono la vigilanza, la pulizia dei locali e la necessità di avere un programma ben definito. Per mediare tra questi problemi e la nostra necessità la Preside ha ribadito la disponibilità a concederci di volta in volta gli spazi di cui avremo bisogno, anche se non potranno essere autogestiti. 7) Cosa ne pensa delle politiche scolastiche dell'ultimo periodo? Si è mostrata critica nei confronti delle ultime riforme, in quanto non pongono la scuola al centro delle preoccupazioni nazionali, quando, invece, investire sulla scuola significa investire sul futuro. È ancora presto per riuscire a fare un vero bilancio degli effetti di tali riforme. Senz'altro non sono state un'occasione per riflettere sulla didattica, ma un taglio di fondi e un investimento inappropriato, senza un coinvolgimento di chi la scuola la vive in prima persona. È importante capire come gestire il cambiamento, non soltanto per quanto riguarda il calo delle ore, ma anche rispetto alla qualità dell'offerta formativa. Per quest'anno la situazione è ancora abbastanza sotto controllo e le autonomie scolastiche possono attuare dei correttivi, ma nel futuro sarà indispensabile stabilire delle priorità. A questo proposito alleghiamo la graduatoria dei progetti di istituto e la scheda per l'assegnazione dei punti a tali progetti. La preside ci ha spiegato che la graduatoria era già redatta dall'anno scorso e che prima di modificarla pensa sia importante conoscerne bene il contenuto. →


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8) Tema caldo: cosa ne pensa della questione cancellata? La preside ci ha spiegato che la richiesta del progetto è partita dalla precedente dirigenza e già da parecchi anni la provincia ci stava lavorando. A suo parere le motivazioni sono valide: sicurezza e igiene. Ciò che le interessa maggiormente è la tutela di noi studenti.

9) Qual è il suo parere sull'occupazione? Dato il suo ruolo non può che essere contraria. Essendo un'azione illegale, la considera una frattura del dialogo e un pericolo causato da esterni che potrebbero entrare. Si è dichiarata favorevole a un'autogestione che considera più contrattabile per modalità e tempi e che, se ben organizzata, può diventare un momento molto costruttivo. In caso di occupazione spera che la decisione finale sia comunque preceduta da un dialogo.

Questa è la graduatoria risultante dalle autodichiarazioni dei docenti referenti di progetto: Punteggio attribuito in base ai criteri didattici senza le priorità

Costo totale: criteri amministrativi

Erogabili dal Fondo d'Istituto

Graduatoria generale dei progetti, con i progetti prioritari ai primi posti

DOCENTE REFERENTE

DENOMINAZIONE PROGETTO

Punteggio attribuito in base ai criteri didattici e comprensivo di priorità

Sutti

freezone

256

56

-€ 186

-€ 186

1

Sutti

sportello di ascolto

251

51

-€ 4.644

-€ 4.644

2

Bocchino

dislessia

238

38

-€ 2.293

-€ 1.393

3

Mengoli

Educazione alla Salute

227

27

-€ 813

-€ 813

4

Baroni

Idoneità alla guida

214

14

-€ 2.393

-€ 1.393

5

Pasquali - Vecchi

Portale Copernico

123

23

-€ 2.315

-€ 2.315

6

Baroni

Orientamento

105

5

-€ 4.024

-€ 3.424

7

Tolot

Xanadu

35

35

-€ 232

8

Frascari

Turismo responsabile

40

40

-€ 697

-€ 697

9

Sturniolo

pannello fotovoltaico

63

63

-€ 1.914

-€ 1.914

10

Camerlo

e-learning latino

41

41

-€ 929

-€ 929

11

De Capoa

Le Grandi Battaglie

41

41

-€ 1.000

Bonafide

Teatro in lingua

24

24

Camerlo

Carpe Diem

42

42

Camerlo

Inferno di Dante

16

16

Camerlo

Attività sportiva

23

23

Baroni

coro del liceo

14

14

Linea

Dalla pagina alla scena

33

33

-€ 1.273

-€ 581

17

Linea

Educazione alla Legalità

43

43

-€ 2.343

-€ 1.393

18

Poli

educazione ambientale

40

40

-€ 2.158

-€ 1.858

18

Tadeo

Insieme agli altri

28

28

-€ 1.193

-€ 93

19

Galletti

Sicurezza su internet

13

13

-€ 251

-€ 251

19

Cavallari

Problemi epistemologici

50

50

-€ 4.644

-€ 4.644

20

Bertoni

laboratorio fisica

31

31

-€ 2.058

-€ 1.858

21

Tolot

13

13

-€ 916

-€ 116

21

Falavigna

La lettura come interpretazione ECDL

50

50

-€ 8.313

-€ 5.550

22

Lippolis

Da grande? lo scienziato

42

42

-€ 6.022

-€ 5.972

23

Degani

Invito alla lettura

32

32

-€ 3.135

-€ 3.135

24

Gotti

Scambi educativi

40

40

-€ 9.427

-€ 9.427

25

Focardi

olimpiadi, giochi e gare matematiche

27

27

-€ 9.027

-€ 8.127

26

Dal Monte

Certificazioni Lingue Straniere

34

34

-€ 1.645

-€ 4.645

fuori graduatoria

Dal Monte

Preliminary English Test

20

20

-

12 13

-€ 1.625

-€ 232

-€ 1.625

14

-€ 70

15

-€ 232

16 16

fuori graduatoria

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attualità

L'amore non è altruismo attualità di Caterina Frolloni e Lucrezia Zanardi L'amore non è altruismo, ma il piacere di condividere il respiro e lo spazio dell'altro. L'amore è la capacità di godere di me stesso grazie alla tua presenza, ai tuoi occhi. Siamo ragazzi del ventunesimo secolo, cresciuti a multinazionali, hamburger, tv a maxischermo e ipod, ipad, cianfrusaglie che ci affrettiamo a comprare e che ci fanno sentire parte (magari anche incoscientemente) di un grande unico mondo addomesticato a nostro piacimento. Ma tutto ciò è un'illusione, sbaglia chi al potere ci promette un futuro roseo e sicurezze inviolabili. Sarà ingenuità, paura di esporsi, o forse la troppa fiducia nei cosiddetti esperti, la causa della condizione precaria nella quale vegetiamo? Forse tutte e tre le cose. O si tratta di un sistema ancora più profondo e radicato? Proviamo ad analizzare la situazione: noi siamo il 99%. La maggioranza della popolazione mondiale che tacitamente acconsente al proprio sfruttamento da parte di coloro che detengono il potere: la crisi non l'hanno decisa i politici, non è piombata dal cielo per caso, non è un fenomeno a sè stante, è parte di un meccanismo innescato dal capitalismo che, ciclicamente, conduce a ciò che stiamo vivendo noi in questo momento. E il debito, nato semplicemente dal fatto che uno stato debba chiedere ad una banca di stampare delle banconote... come si estingue il debito? Non si estingue mai nel modello economico capitalistico, perchè, dal momento che allo Stato servono soldi, il denaro non può essergli fornito che dalla banca stessa. La quale applicherà anche degli interessi al prestito. E i soldi che la banca chiede come interessi non esistono! La banca li deve produrre e dare nuovamente in PRESTITO allo Stato! Chissà voi cosa pensate a riguardo, ma questa storia a nostro avviso fa venire la pelle d'oca. La democrazia viene totalmente denaturata, il potere non è più dei cittadini, non è nemmeno nelle mani di pochi "privilegiati" al Governo o in Parlamento, bensì è nelle mani delle banche. In questo quadro i politici stessi appaiono come burattini nelle mani delle agenzie di rating, perchè disposti a tutto (fare del populismo, controllare i mezzi d'informazione, eccetera) per rimanere parte della classe agiata, se così la vogliamo chiamare. Inutile dire che ancora una volta l'equilibrio del potere nel mondo sta spostandosi. Le rivolte del mondo arabo, l'occupazione di Puerta del Sol a Madrid, l'occupazione della piazza antistante a Wall Street e di migliaia di piazze in tutto il mondo sono sintomo della risvegliata consapevolezza

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del desiderio di un futuro migliore, di una vita al pari di chiunque altro in diritti e doveri. L'indifferenza, che ha fatto da padrona in buona parte delle menti di questo 99% per tutto questo tempo, sta lasciando spazio ad un risveglio, brusco per alcuni, graduale per altri, ma probabilmente nato dalla presa di coscienza di sè stessi e dei propri desideri (e quindi della conoscenza di ciò che ci permette di essere liberi). Come ha detto un insegnante greco, che ha preso parte alle proteste, riferendosi al processo che ha portato i greci, ma più in generale i cittadini del mondo, ad uno stato di torpore ed indifferenza: "tra il quieto vivere e l'ignorare volutamente i problemi credo che la distanza sia stata minima". Le recenti proteste sono segno evidente di un risveglio globale, dunque: ognuno lotta per i propri obiettivi, a Wall Street ci sono nostalgici hippie, studenti di giornalismo, persone comuni, animalisti, insomma, ogni genere di persone; tuttavia il collante che le tiene unite è il desiderio, la pretesa, di un nuovo modello, democratico, deciso da tutti all'unanimità, in cui a guidare non sono pochi, ricchi e con poca conoscenza delle problematiche sociali, economiche eccetera. Le occupazioni sono un modo per dire "ci stiamo riprendendo fisicamente ciò che ci spetta di diritto", le assemblee democratiche sono un modo per dire "qua tutti abbiamo lo stesso potere decisionale, una persona non è d'accordo? Bisogna risolvere i problemi secondo le necessità di tutti." Per questo, per cominciare tutto da capo, chiedono l'insolvenza, "non pagheremo il debito." Ciò che è successo a Wall street in quella giornata di settembre esemplifica la condizione precaria che l'uomo del capitalismo, ovvero l'uomo di oggi, vive. E' un disagio che ci accomuna tutti quanti, che ci porta a concentrare l'attenzione su oggetti del desiderio futili piuttosto che pensare alla nostra condizione di uomini liberi ma non troppo, di uomini che trovano delle scusanti persino con sé stessi dicendosi: "sì, non c'è da lamentarsi, potrebbe andare peggio!" mentre pian piano vengono risucchiati da un vortice di parole di facciata, illudendosi che queste, almeno per una volta, possano divenire realtà. Alla luce dei freschi avvenimenti notiamo come l'aiuto della rete sia stato fondamentale per renderci conto che non siamo soli: insieme possiamo cambiare le cose! Ciò che spesso l'uomo non coglie è l'importanza del suo contributo nell'affermazione di un nuovo equilibrio, possibile grazie al dialogo con l'altro, che guarda caso condivide gli stessi bisogni e interessi. E' solo così che quella massa di persone ha deciso di accamparsi a Zuccotti Park, la piazza antistante a Wall Street, in quella giornata di settembre, solo così che l'interesse comune viene realizzato. Facebook e i social networks però sono utili solo nel momento in cui rendono possibile il formarsi di un movimento nella realtà effettiva, nel mondo reale, in alternativa si rischia l'effetto contrario: la ancora più forte chiusura in sé stessi, uno stare relegati in casa, costruendo una vita parallela davanti ad uno schermo, rischiando di ricadere così nel vortice


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confusionario di immagini che offuscano la nostra mente e indeboliscono la nostra forza di volontà. E questa vita parallela noi la chiamiamo solitudine. Tutto sta nel rendersi conto di esistere, di avere bisogno di spazi, di possedere un mondo intero e di non avere la minima intenzione di farsi scappare questa opportunità. Entrati in quest'ottica gli occhi incrociano lo sguardo di un altro individuo e ne riconoscono le stesse necessità e così l'irrefrenabile voglia di vivere nel migliore dei modi porta a scuotere il sistema: banche e specialisti, siete sicuri che la vostra sia l'unica strada perseguibile? Per molti queste proteste segnano definitivamente il tramonto del modello capitalistico... ma come alla fine di ogni epoca, coloro che si stanno inabissando, il cui modello sta (temporaneamente) fallendo, non si interessano delle generazioni future, in quanto il capitalismo prevede momenti di crisi seguiti da una rinascita economica (ed i capitalisti non rischiano la fame nei periodi di crisi, tanto meno in quelli di ricchezza): dunque la scuola è ancora lasciata a sè stessa, anzi, peggio, è usurpata del suo ruolo educatore nella società. Non vi sembra pazzesco che denaro=debito, scuola=futuro e che ad essere tutelato sia il denaro?

Non è una questione di moralità, di etica... Non lo deve diventare, perchè i diritti sono oggettivi, sono di tutti, chi li nega lo fa perchè ne trae vantaggi personali a scapito della collettività. Ragazzi, non ci possiamo fare niente! Siamo animali che vivono in gruppi, diamo nomi alle cose, alle persone, le definiamo, abbiamo quindi un'identità. Identità come singoli, identità come società. In questo momento siamo cittadini del mondo più che mai ed è nostra responsabilità fare o non fare qualcosa. Nessuno ci potrà incolpare di nulla se non agiremo per cambiare la nostra realtà, ma ognuno di noi ha il diritto di sapere che siamo indissolubilmente legati alle nostre azioni, che le nostre scelte ci plasmeranno. Noi possiamo controllare le nostre azioni, possiamo responsabilizzarci e quindi uscire dall'indifferenza per l'unica cosa che abbiamo, la nostra stessa vita. Alla fine tutto è questione di ciò che vogliamo e non vogliamo fare. Siamo responsabili della nostra felicità e della nostra infelicità. Questo non significa prendere il primo aereo per New York nè accamparsi nella piazza dietro casa, in realtà non vogliamo niente da voi. Speriamo solo abbiate colto il nostro desiderio che ognuno di noi/voi trovi in sè stesso il proprio futuro.

Silvio: The Golden Age il monarca che ha reso memorabili 17 anni da dimenticare attualità di Ilaria Ledonne 12 ottobre 2011, Roma. Berlusconi si dimette. Finalmente, è il caso di dirlo. Perchè l'uomo che ha largamente contribuito a dare la tipica immagine degli italiani "pasta, donne e mandolino" finalmente ha lasciato la poltrona di Primo Ministro. "E' fatta!" pensano in tanti, "ci siamo liberati del Berlusconismo". "Non ce ne libereremo mai, o quanto meno non ce ne libereremo così facilmente" penso io. Perchè il Berlusconismo non è semplicemente un governo, o una corrente di pensiero politica. È un modo di vedere le cose, è un "movimento sociale", uno stile di vita che in questi ultimi venti anni è finito col sovrapporsi al pensiero di "Italiano". È la visione distorta che hanno di noi all'estero, perchè chi ci ha finora rappresentati ha mostrato al mondo un'Italia immorale, incapace di decidere in modo autonomo per il proprio bene, che non sa difendere le proprie "giovani vergini" dalle fauci del "drago" (per citare Veronica Lario, ex-moglie di Berlusconi). Drago che per altro da qualcuno dovrà essere stato votato! Magari le stesse persone che il 12 ottobre gli gridavano "Buffone! Buffone!". Altro punto a favore dell'immagine dell'italiano farfallone. Ma fra pessime barzellette senza alcuna traccia di umorismo, comportamenti da mercato del pesce (ricordate il G20 a Londra del 2009, quando urlando per richiamare Obama si fece invece richiamare dalla Regina Elisabetta per il comportamento inappropriato?), offese

gratuite ad altri capi di stato, processi di ogni tipo e leggi modificate a proprio piacimento, lo scandalo che più di tutti ha fatto parlare il mondo è sicuramente il caso "Ruby", una miscela di sesso e potere che avrebbe fatto dimettere chiunque ancora prima che la notizia arrivasse alle orecchie dei giornalisti. Con questo, la nostra già compromessa immagine non si è limitata a poggiarsi vergognosamente sul fondo, ma lo ha impietosamente scavato. Esempio lampante di ciò sono i tre minuti e mezzo nei quali Charlie Brooker, giornalista inglese conduttore del programma "10 O'Clock Live", spiega senza giri di parole e in modo molto esplicito come la maggior parte (se non tutti) gli inglesi vedono Berlusconi e di conseguenza gli italiani che gli hanno permesso di salire al governo, grazie (si fa ovviamente per dire) al "Rubygate". Ma ragazzi! Il nostro amato Silvio non si è limitato a questo! Dire che gli italiani non si siano ribellati sarebbe una bugia. Non è però sbagliato dire che magari la cosa è stata fatta con qualche anno di ritardo...17 anni al massimo! Cosa volete che siano? E badate bene, non sto parlando di manifestazioni, o comunque proteste, su decisioni chiamiamole di tipo politico. Proprio noi studenti abbiamo manifestato e occupato scuole contro la famosa "Riforma Gelmini", ma non si parla di un attacco diretto alla persona dell'ex-Presidente. Ciò di cui sto parlando sono manifestazioni come quelle delle donne italiane che, indignate, sono →

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scese in piazza il 13 febbraio 2011 per rivendicare la loro dignità. Riscontro mediatico? Forte. Riscontro secondo Berlusconi? Poco più di zero. Perchè se davvero ne avesse tenuto conto, altro che ottobre! Le dimissioni sarebbero arrivate ben prima. Ma addirittura in difesa dell'innocente Silvio si schiera una "Justice Legue" tutta al femminile di donne del suo partito. Morale della favola: è poi così sbagliato che gli stranieri ci vedano in pessimo modo? Direi che ne hanno tutti i motivi. E lo trovo comunque terribilmente ingiusto. Perchè chi si porterà questa croce saremo soprattutto noi giovani, già privati del nostro futuro e senza speranza se non quella di scappare all'estero. Curioso, non trovate? Ce ne andiamo dall'Italia per sfuggire alla vergogna che la nostra classe politica ci butta addosso, alle mortificazioni che ogni giorno ci danno facendoci sentire il peggio della società, il decadentismo della cultura, gli scemi del villaggio...per poi sentirci morire dentro ogni volta che qualcuno ci chiede "Ma è legale in Italia andare con le minorenni?".

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Nella vita verremo sempre giudicati, e di conseguenza ci verranno attribuite etichette che non è facile cancellare e riscrivere. E la stessa cosa avviene in queste situazioni, anche se non si sta parlando di un individuo ma di una nazione intera. Come spiegare a degli stranieri che in Italia dovrebbe essere illegale andare con delle minorenni e che la legge dovrebbe essere uguale per tutti come in tutti i paesi civili di questo mondo? Come glielo spieghi che è giusto anche secondo noi dimettersi se si è indagati? Come glielo spieghi il fatto che di solito in Italia non si diventa Presidente del Consiglio solo per salvare le proprie aziende? Come faremo a pulirci di tutto il fango che il drago stesso ci ha tirato addosso con le sue barzellette orribili e di pessimo gusto e le sue azioni immorali ed inaccettabili? Forse il tempo ci aiuterà a farci dimenticare dalle persone, ma la storia non sarà così gentile. La storia non dimentica mai. — Ilaria Ledonne


funny corner

Il meglio del TG1 funny corner di Arianna Vaccari e Teresa Mazzanti Ebbene sì, è tutto vero. Il nostro Tg1, con il nostro amato Minzolini, ci fa sempre sognare, quindi speriamo che con questo riassunto estivo vi tornino in mente amati ricordi, in una paese dove l'informazione è un optional... Ne abbiamo aggiunti 3 fasulli, a voi indovinare quali sono, buona fortuna, non è facile come sembra! - Droga nella cappella di Padre Pio - Lo scoiattolo kamikaze - Giro del delfinato, mucche a due ruote - La pipì che costò 25 mila euro - Matrimonio sottoterra, un sogno che si avvera - Cane morde pescecane - Regno Unito, i video del Gorilla-regista - Ecco la tartaruga a rotelle -Dopo il grande successo di Somatoline Cosmetic notte, arriva la crema che ti snellisce mentre fai sesso! - Avetrana, la verità della fioraia - Brasile, il fenomenale "bimbo-calamita" - Il piccione che rovina il sonno al gatto - Zac, il mago dello yo-yo - La corsa delle donne in tacchi a spillo - Giappone, ecco un sushi da 36 metri - Zola, il gorilla che balla l'hip hop - Celebrato matrimonio di cani in Perù - Il cammello caduto nel pozzo mongolo - Il ministro Brambilla gioca a palla con la tigre - Genova, cinghiali nei giardini universitari

- Un ombrellone per Fido -Aperta la prima scuola per Escort. Cittadinanza entusiasta. - Il gabbiano reporter per una notte - Il pinguino Happy Feat operato d'urgenza - Rivoluzione robot: ecco il manichino multitaglia - 20 Kg di Fish&Chips in un pub dello Yorkshire: è guinness! - Salvati 1000 cani. Cuochi in Vietnam senza pietanze - Messico, prende 2 chili e perde la corona - Un toro per la mucca Yvonne - Camion in bilico a New York - Seychelles: la spiaggia dello squalo killer - Germania: a passeggio su un cavo - Napoli: fantasma al museo - I bagnanti italiani si perdono tutto, pure la dentiera - Libia: "Grazie Berlusconi" - Disidratazione: bevete un bicchiere d'acqua ogni ora - Lanterne di plastica a Gerusalemme - Il mistero dell'automobilista che va a spasso con la bara - Le campane impazzite di un paesino veneto - I Tamarri di Ostia beach - Fioccano le diete estive: ecco come restare in forma - Nome: Yoandri. Segni particolari: 24 dita - Genova: pappagalli amazzonici invadono il centro - Il Pinguino Happy Feet parte verso l'Antartico - Sgominata gang dei nonnetti - I consigli del Tg1: ecco come difendersi dai fulmini - Bersani combattivo: "Non siam mica qua a rincorrer neutrini!"

I titoli fasulli sono: 1) Dopo il grande successo di Somatoline Cosmetic notte, arriva la crema che ti snellisce mentre fai sesso! 2) Aperta la prima scuola per Escort. Cittadinanza entusiasta. 3) Bersani combattivo: "Non siam mica qua a rincorrer neutrini!".

Lorenzo Bergonzoni

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Concorso fotografico Regolamento Orgia Intellettuale bandisce la prima edizione del suo neonato concorso fotografico interno all'Istituto Niccolò Copernico di Bologna. Può partecipare qualunque studente del suddetto Liceo. Ogni due mesi sul giornalino scolastico la redazione renderà nota ai lettori la parola alla quale dovranno ispirarsi e la scadenza. Ogni due mesi la Redazione pubblicherà le foto del partecipante vincitore. I vincitori potranno essere diversi, in quanto il concorso prevede più percorsi (per questo parole differenti ogni volta). Il partecipante può inviare massimo tre foto a parola, sulle quali la giuria darà il proprio giudizio. Le foto che accettiamo: - devono in qualche modo attenersi alla parola data. - devono essere in formato JPEG, PNG o TIFF. - devono essere inviate a foto@orgiaintellettuale.co.cc entro i termini di scadenza prefissati, pena l'esclusione. - possono contenere volti o persone (la redazione non si prende la responsabilità di eventuali soggetti non consenzienti, nel caso questi dovranno informare la Redazione che escluderà la foto dal concorso). - possono essere utilizzati programmi di editing, quali Photoshop, Aperture, Lightroom, GIMP o altri. La giuria sarà composta dai membri della redazione (escluso chi volesse partecipare al concorso). Anche i lettori possono far parte della giuria, gli interessati possono contattare la redazione tramite mail: foto@ orgiaintellettuale.co.cc Oltre alla giuria, anche gli studenti avranno la possibilità di partecipare attivamente alla decisione finale, attraverso i "mi piace" dati alle foto che la redazione pubblicherà sulla sua pagina Facebook (http://www.facebook.com/orgiaintellettuale). Il numero di "mi piace" influenzerà (in parte) la scelta della giuria, che valuterà la qualità e originalità delle foto. Le foto vincitrici saranno pubblicate sul numero successivo di Orgia Intellettuale, assieme al nome del fotografo. Alla fine dell'anno la Redazione organizzerà una grande mostra finale, nella quale verranno esposte tutte le foto del concorso. Inviandoci le tue foto ci dai il permesso di utilizzarle, stamparle, pubblicarle ed esporle.

parola TEMPO scadenza 31 gen '11 Invia le tue foto a foto@orgiaintellettuale.co.cc

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cultura musica

Foto vincitrice ottobre-novembre

Marcello Saltarelli - tema inizio

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cultura arte

Il lato artistico del Copernico rubrica - arte di Teresa Mazzanti Bentrovati! Per colpa di cause superiori alle mie facoltà, non ho potuto terminare l'articolo che avevo anticipato nello scorso numero. Mea culpa! Rimedierò in futuro (a proposito, avete riconosciuto le due eroine? A questo punto ve ne svelo i nomi: sono Frida Kahlo e Artemisia Gentileschi). Mi sono chiesta se dovessi pormi un criterio logico per portare avanti la rubrica, un filo conduttore, una linea da seguire. La risposta è chiara: il rigore basta e avanza nei libri di Storia!

« Wacky Tacheles: a very different place » Berlino: una città pulsante, viva, multiforme. Aperta a ogni possibilità. Pochi luoghi al mondo mi hanno affascinata tanto: e dire che non è difficile conquistarmi. A colpirmi così profondamente è stata forse proprio questa sua bellezza indecifrabile, il suo clima vibrante, che riflette al contempo la dinamicità di un mondo moderno e il ricordo della storia passata: eppure è unica al mondo, e il suo tempo non è certo il passato, ma il futuro, senza dubbio. In un luogo dove la possibilità di esprimersi liberamente è tanto concreta e tangibile, ti senti subito a casa. Molto più a casa del tuo stesso paese. Per conoscerla è necessario immergersi nei suoi suoni, colori, odori, calarsi in tutta la sua vitalità, senza aver paura di sprofondarci. Va percepita lentamente, con implacabile curiosità. Ogni angolo è una sorpresa. E non abbiate fretta: il

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capirla e il non capirla fa parte del suo fascino. Quello che di certo capirete è qualcosa in più su voi stessi. Tutta Berlino è arte. È un'arte anticonformista, che si adegua solo alle proprie volontà. Per toccarla con mano dirigetevi nel punto in cui converge l'essenza stessa della città: la Kunsthaus Tacheles. La Casa d'arte Tacheles è un centro che da anni costituisce il simbolo della Berlino anarchica ed alternativa, giovane ed eclettica, un punto di riferimento fondamentale per artisti di tutto il mondo che non ha niente a che vedere con le comuni gallerie d'arte contemporanea: bianche, anonime, svuotate e fredde. È difficile descrivere la Kunsthaus, perché non rientra in nessuna categoria. Le categorie le stanno strette: lei le scavalca e va oltre. Per fare un tentativo, si può dire che il Tachels sia un centro sociale e insieme creativo. Al suo interno oltre 80 artisti possono usufruire di uno studio dove a far da padrona di casa è la produzione artistica, in tutte le sue forme: teatro, cinema, musica, arti visive, installazioni... →


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Il termine da cui prende nome deriva dall'ebraico e non a caso significa rivelare, parlare chiaramente. Grazie a questo spazio, l'artista che lo coabita ha quindi modo di rivelare sé stesso, la propria visione del mondo, le proprie idee e ideali. È un luogo dove parlarsi chiaro, senza tabù e restrizioni, dove condividere e scoprire la propria individualità e quella altrui, dove ideare e realizzare liberamente. L'attività culturale che ruota attorno all'edifico è di un'intensità sorprendente. Questo si presenta fatiscente, cupo, surreale, completamente ricoperto da scritte, graffiti e manifesti.

Un intreccio labirintico di spazi, suoni e immagini che riflette alla perfezione lo spirito degli artisti che lo gestiscono e di coloro che lo frequentano. All'interno si tengono cineforum, spettacoli, performance, esposizioni; oltre a feste, concerti, collettivi, laboratori e tantissime altre iniziative. I diversi locali dove bere qualcosa a poco prezzo e dove ascoltare le ultime novità della musica underground fanno vivere i sette piani dell'immobile e il suo cortile anche oltre il tramonto. Passandoci davanti, c'è chi, intimorito dal suo aspetto di certo non comune, affretta il passo e va oltre. E chi invece, preso da una vertigine irresistibile, si lascia trascinare nel suo abisso scuro. Il Tacheles ha un'anima decisa e in continua evoluzione, un'evoluzione che la rende ancora più viva. È un luogo che muta e si plasma continuamente. Le scritte e i graffiti si susseguono e si sovrappongono come gli strati di ere geologiche, testimoni silenziosi della storia del centro. In origine, nel 1907, l'edificio di Oranienburger Strasse nacque come centro commerciale, per poi diventare una sede nazista sotto al regime. Durante la seconda guerra mondiale riportò i danni dei bombardamenti e rischiò di essere abbattuto in seguito alla divisione del paese. Poi, finalmente, il 9 novembre del 1989. Quel giorno col muro crollarono anche divisioni e certezze. Un gruppo di artisti decise proprio allora di occupare quelle rovine e di trasformarle nell'emblema della metropoli e delle sue continue trasformazioni, un luogo di incontro internazionale dove promuovere la ricerca e lo scambio di nuove concezioni artistiche e culturali. Ma, come altre organizzazioni no profit, anche il Tacheles ha avuto le sue vicissitudini. Da anni incombe la minaccia di far chiudere la comune per demolirla o, anche peggio, per farne un centro commerciale di lusso. Ma gli artisti sono rimasti al loro posto. «Siamo ottimisti, risentiamo della situazione, ma in modo positivo perché ci rende più creativi e sicuri delle nostre passioni. Com'era Parigi negli anni '20, New York negli anni '50, Londra negli '80, Berlino è oggi la meta degli →

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artisti di tutto il mondo. Chiudere questo simbolo di indipendenza significa togliere ragione d'essere alla città» ha dichiarato Barbara Fragogna, artista italiana da tre anni curatrice degli eventi della Kunsthaus. Come tanti altri connazionali, si è trasferita nella capitale tedesca alla ricerca di quelle opportunità che l'Italia non ha saputo darle. « Qui ho potuto usufruire di un atelier condiviso con un amico al Tacheles dove è consentito fare liberamente ciò che ti piace. In Italia potevo al massimo usare la mia stanza o la mia camera oscura, con i prezzi che ci sono non posso permettermi altro » racconta il fotografo Alberto Però. «Tacheles mi ha messo in contatto con artisti internazionali per una crescita a 360°. In Italia l'artista è visto come un fannullone, mentre in altri paesi beneficia di un sussidio. L'Italia non produce più cultura, vive di una cultura trascorsa che non sa neppure salvaguardare. Un paese senza una cultura è un paese morto e votato a un disfacimento autocreato. Con la chiusura del Tacheles, Berlino perderebbe il risultato dell'audacia di chi ha lottato per la rinascita di un paese distrutto; perderebbe parte della sua identità» è la testimonianza della pittrice Gianna Bentivenga. Le manifestazioni contro la chiusura del centro sono state tantissime. La campagna di maggior risonanza consistite nell'immortalarsi, dove e come si vuole, con un semplice cartello con sopra una scritta di sostegno, "I support Tacheles", per poi inviare lo scatto al blog protagonista dell'iniziativa (www.tacheles.de). Un'iniziativa che mi sono ritrovata a sostenere involontariamente anch'io. Per puro caso infatti mi sono imbattuta in questo edificio. Tornavo da una giornata passata nello sterminato mercato di Prenzlauer Berg, un altro posto assolutamente da non perdere, dove lo spettacolo umano è tanto vario quanto quello oggettistico, e altrettanto interessante. Di ritorno all'ostello, sono passata davanti alla Casa d'arte. Non ho potuto fare a meno di entrarvi: ne sono stata attratta irresistibilmente. Sono salita piano dopo piano, stordita dalla musica e dalle immagini. All'ultimo, ho scovato un'esposizione delle opere di Alexandr Rodin, un artista bielorusso che non ha niente a che spartire con il ben più celebre omonimo francese. →

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È un pittore visionario, che comunica le sue impressioni con vedute psichedeliche e violentemente incisive. Attorno a grandi occhi sbarrati, mani e altri soggetti raffigura un'infinità di forme, scene, colori, sogni, impressioni di vita e di morte, abolendo il confine tra le due. Si potrebbero passare mesi a bocca spalancata e senza annoiarsi un attimo nel cercare con lo sguardo tutta la miriade di figure che inserisce sulle sue tele. È stata una vera scoperta. Acquistando due manifesti, Rodin mi ha regalato un cartello di appoggio alla Kunsthaus, che per lui, come per tanti altri, rappresenta molto di più di un laboratorio artistico. Così, anch'io, senza accorgermene ho detto: I support Tacheles.

Lorenzo Bergonzoni

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cultura film

Amati ritrovati: Irma la dolce rubrica di cinema di Teresa Mazzanti Titolo originale: Irma la Douche Regia: Billy Wilder Attori principali: Jack Lemmon (Nestore/Lord X), Shirley MacLaine (Irma), Lou Jacobi (Moustache) Genere: commedia Durata: 147 min Anno: 1963 Il vago ricordo di una Cenerentola anni '50 o di una Pretty Woman d'epoca è puramente ingannatorio. L'atmosfera che si avverte in Irma la dolce è di tutt'altra sostanza. Se la storia di una prostituta che dal marciapiede viene portata all'altare può ricordarci una favola moderna a lieto fine, il ritmo brioso e sapientemente comico, l'alternarsi di stravaganze e cliché purtroppo ormai dimenticati, l'aria di freschezza e ironica irriverenza che caratterizza ambienti e personaggi, ne fa una commedia vivace e sagace, da ritrovare e da riamare. Siamo nella Parigi dei primissimi anni '60, quando cinismo e romanticismo sono ancora due elementi conciliabili. Nestore è un poliziotto pateticamente inesperto della vita che, imbattutosi in un gruppo di prostitute di basso borgo, finisce per l'innamorarsi di una di queste, la dolcissima Irma. L'amore e la gelosia lo spingono a compiere gesti rischiosi e un po' folli, dal diventare pappone all'inventarsi una doppia identità, quella del fantomatico Lord X, che finirà col diventare più reale della realtà stessa, provocando spassose complicazioni e malintesi. Lo stesso Nestore, tenace e disperato, si ingelosisce del suo alter ego e decide di porre fine al personaggio, sebbene non alla finzione.

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Nonostante le tematiche affrontate e l'ottica dell'epoca, che anzi si fa complice dell'intento narrativo del film, questo appare, come i suoi personaggi, a tratti ingenuo, a tratti arguto, a tratti surreale e spensierato. L'insieme che ne deriva è merito soprattutto di questi stessi personaggi, originali e indimenticabili: l'allegro ritratto delle prostitute parigine, tra cui la coppia di gemelline "feline", la congrega degli inermi e apatici malavitosi, la barboncina alcolizzata, il simpatico barista baffuto, saggio e un po' filosofo. Tra tutti aleggia la figura di Irma, "la dolce", un ritratto femminile tenero, leggero e pieno di grinta, interpretato dalla bellissima Shirley Maclaine. Ma il protagonista indiscusso rimane Nestore. Mentre Irma resta la stessa dal principio alla fine, è Nestore quello che nel corso della storia cambia, cresce, si evolve, determina e risolve la travolgenza delle scene. È lui l'eroe che da poliziotto sempliciotto passa a essere prima pappone, poi marito felice. Durante il film assistiamo alla sua trasformazione, che man mano all'ingenuità sostituisce l'arguzia e il coraggio. Come in una fiaba da Mille e una notte, dove l'umile popolano viene sottoposto ad ardue prove per conquistare la mano della principessa: solo che lei è un'adorabile meretrice, e lui il suo protettore innamorato. Niente è da dare per scontato. "Ma questa è un'altra storia".


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Scrivilo all'Orgia rubrica di Ilaria Ledonne Cari lettori... è con piacere che la redazione vi presenta la rubrica della posta di Orgia Intellettuale! Scopo della rubrica sarà raccogliere i pensieri, i commenti e le domande che ci invierete... e ovviamente vi risponderemo! Come farceli avere? Scriveteci il vostro messaggio in questo modo: Scrivilo all'orgia [testo del vostro commento] [firma, che può essere anche un soprannome o un nome d'arte] e pubblicatelo sulla nostra pagina Facebook http://www.facebook.com/orgiaintellettuale, oppure, se volete rimanere anonimi, inviatecelo sul nostro sito http://orgiaintellettuale.co.cc/ask o scrivete un bigliettino con la stessa struttura e mettetelo nella buchetta al lotto 3! Grazie alla nostra pagina Facebook e all'editoriale dello scorso numero, che hanno fatto un po' di pubblicità alla rubrica, possiamo subito partire rispondendo alle vostre domande! Carix orgia, sn 1 primina cn un grandix problema: nonostante studio tt il giorno, x ora ho preso solo voti d merda!!! comincio a pensare ke nn arriverò mai alla quinta :( ke cs mi consigli di fare? Grz 1000!!! by cucciolotta confusa 97 p.s. un bacione alla mia cucciolotta telepatika <3 ti amo best, sei la vìta mìah! Erm... ok cucciolotta confusa 97, il primo consiglio che ti do è questo: smettila di scrivere in questo modo assurdo che anche Google Traduttore ha faticato a riconoscere come italiano! E un problema è risolto. Ok, scherzi a parte mi rendo conto che il tuo problema è serio. Non è detto che studiare tutto il giorno porti a risultati buoni... più che sulla quantità io mi concentrerei sulla qualità! So che sembra un tipico discorso da professore, ma se studi e intanto guardi la TV, messaggi, vai su Facebook o ti distrai in un qualsiasi altro modo è ovvio che i tuoi risultati saranno più scarsi rispetto a quelli di una persona che studia magari tre ore, ma che ci si mette seriamente. Altra cosa molto importante: non arrenderti se non riesci a capire qualcosa... rileggitela e ripetila finchè non ti è entrata in testa. O magari questa non è la tua scuola! Sei in prima e questi sono i primi mesi di scuola, quindi se proprio non ce la fai ti

consiglio di scegliere una scuola più adatta a te, magari con l'aiuto dei tuoi insegnanti. Se invece sei sicurissima di aver scelto la scuola giusta, non scoraggiarti e vedrai che con il giusto metodo e il giusto impegno i risultati arriveranno! Spero di esserti stata d'aiuto ;) P.S.: Se cucciolotta telepatica ha capito quello che le hai scritto... significa che c'è qualcun altro in questa scuola che scrive in questo modo?!?! Cara Orgia, ti scrivo perchè mi serve un consiglio: sarei interessata a svolgere qualche attività di volontariato, ma non so a chi rivolgermi. Non è che qualcuno della redazione ha dei contatti? Grazie in anticipo, Chia Cara Chia, Orgia ha proprio ciò che fa al caso tuo! Contatti diretti non ne abbiamo, ma abbiamo un ottimo sito da consigliarti: è http://www.volabo.it . VOLABO è il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna. Sul sito troverai tutte le informazioni che ti servono e i contatti nel caso tu voglia chiarire qualche dubbio. Facci sapere se ti siamo stati utili :) A.A.A. cercasi BEL ragazzo "a breve termine" (max. 6 mesi!). Requisiti richiesti; simpatico, alto, ottima conoscenza dell'inglese, tecnologico ma NON nerd. ASTENERSI TAMARRI! Per informazioni rivolgersi a una classe del triennio del linguistico. P.S.: È preferibile che abbia un amico bello...o anche due o tre! Ahahah! Ragazza esigente! Devo dire che sei una persona che sa cosa vuole! Ti consiglio di cercare su eBay... ma stai attenta ai tempi di consegna! Visto che è "a breve termine" rischia di scadere (come il latte :D) prima ancora di arrivare!

CIAOOOOOO!!!!!! Basta... volevo solo salutare :) Beh... allora CIAO!!! :)

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La Passione di Silvio funny corner di Leonardo Malaguti

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cultura film

Midnight in Paris recensione film di Lucrezia Zanardi Regia: Woody Allen Attori principali: Owen Wilson (Gil), Rachel McAdams (Inez) Genere: commedia Durata: 100 min Anno: 2011 Woody Allen, ti odio. Tu e la tua realtà mutabile, il desiderio di libertà che si riscopre alla fine di ogni tuo film, la voglia di VITA.

Quale sarà la scelta di Gil? Rimarrà nel mondo dei suoi miti? Di Hemingway, Scott Fitzgerald, Picasso e Dalì, o tornerà nella Parigi del 2010? Guidato da una travolgente ed evocativa colonna sonora (tra gli altri, in particolare Cole Porter e Sidney Bechet), Woody ci accompagna nel vero spirito parigino passato e presente; chi più lo rappresenta è una bravissima Marion Cotillard, che con grazia interpreta l'affascinante Adriana, famosa amante di Pablo Picasso (e non solo ;P). Uniamo ad un cast assolutamente all'altezza, un grande direttore della fotografia (Darius Khondji), una colonna sonora evocativa a dir poco, una Parigi sempre magnifica e un Woody Allen come regista... cosa volete che ne venga fuori?! Il senso di non appartenenza ad un epoca è proprio di molti esseri umani, per non dire di tutti. Quell'allontanamento, che ci discosta dalla realtà, e ci fa credere che l'estraneo sia il luogo giusto in cui poter vivere, riaffiora periodicamente nel nostro intimo e ci porta a sognare il passato come qualcosa di meraviglioso e perfetto, di cui noi, povero futuro scoraggiato e ritardatario, possiamo solo ammirare le opere. Tutto ciò è amplificato per Gil (Owen Wilson), giovane sceneggiatore americano con l'ambizione di scrivere un libro, che si ritrova nel bel mezzo della sempre affascinante Parigi, rimanendone irrimediabilmente stregato. Ma non è abbastanza. C'è bisogno degli anni venti e della vita che si respirava in una Parigi più viva che mai. E una volta lì, ecco che tutto è perfetto e affascinante, ma poi ecco Adriana (Marion Cotillard) che da buona giovane sognatrice degli anni venti, s'immagina protagonista della Belle Époque: "Il periodo d'oro di Parigi!" La sete di vita non è mai abbastanza, dobbiamo sentirci protagonisti di momenti significativi, al centro degli eventi, per così sapere già di essere destinati a diventare ricordo di un'epoca d'oro. ... Sarebbe troppo facile, troppo meraviglioso, essere consapevoli del proprio tempo e poter vederlo anche con un'ottica futuristica.

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«Io non vengo da questo tempo… vengo dal duemila, dal futuro!» «Non mi sembra strano..» «Ma certo! Siete surrealisti!»


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Melancholia recensione film di Caterina Frolloni Regia: Lars von Tier Attori principali: Kirsten Dunst (Justine), Charlotte Gainsbourg (Claire) Genere: drammatico Durata: 130 min Anno: 2011 Due donne, due mondi opposti. Una che permette al proprio mondo sgretolarsi attorno a lei, l'altra che mantiene lucidità e...vita dentro di sè. Anche nei momenti più dolorosi. Una grotta magica, quella grotta di cui ognuno di noi ha bisogno per sfuggire alla solitudine. "Voglio che stiamo tutti insieme quando sarà il momento." Lo sapevo, ho aspettato troppo tempo prima di mettermi alla tastiera e scrivere questa recensione. Il problema è che per tutta la settimana che ha seguito la visione sono stata in uno stato di catalessi, causa shock postumo e vari eventi negativi (semplificando) che sono magicamente accaduti proprio in quel periodo di tempo. Per darvi l'idea, Melancholia non è un film semplice e leggero, come potrebbe essere Rapunzel. Addirittura ho visto persone in sala che non erano nello stato d'animo ottimale (e credetemi, in questi casi l'unico modo per non deprimersi con la co-protagonista è scherzarci su — o almeno così la penso io) e sono uscite prima della fine. Il problema è che non ci si poteva ritrovare nella depressione di Justine, una delle due sorelle protagoniste del film, perchè non ne vengono spiegate le cause. La malattia viene semplicemente mostrata come un dato di fatto e, a mio avviso, si esce distrutti dal film perchè non c'è nulla di

reale in noi o nel mondo attorno a noi sul quale possiamo sfogare la frustrazione per ciò che abbiamo appena visto. Capisco che questo parere è ampiamente contestabile, quindi fatevi avanti, se non siete della stessa idea. Penso che Aristotele troverebbe da ridire sugli effetti catartici del film. Ma ora un po' di trama. Il film è diviso in due parti: nella prima viene raccontata la giornata del matrimonio di Justine in cui lei vede la propria vita sfaldarsi proprio come la sua mente sta cedendo sotto il peso di qualcosa che non ci è dato sapere, forse proprio perchè la depressione è questo: incapacità di comunicare il proprio malessere, impossibilità di condividerlo, in un contesto di profonda solitudine e isolamento dal mondo. Così il giorno delle sue stesse nozze, Justine si allontana più volte dalla cerimonia, non comunica veramente col futuro marito, con i parenti. Nella seconda parte il pianeta Melancholia, apocalitticamente, si avvicina alla Terra prospettando un'inquietante scenario finale... L'altra sorella, Claire, diventa qui protagonista. Due sorelle, due modi di affrontare quella che sembra loro essere una catastrofe, nonostante i tentativi di rassicurare la popolazione. Desiderio di raccontare una triste realtà, un fenomeno crescente in paesi nordici come la Danimarca (paese d'origine del regista), desiderio di dare una propria interpretazione della depressione oppure desiderio di dare una propria interpretazione della vita stessa? "Siamo soli. La vita è solo sulla Terra. E non dura così a lungo." La solitudine, la malattia più meschina proprio perchè solo noi possiamo curarla, perchè ne siamo pienamente responsabili e non ci dà scampo.

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Oroscopo copernicano funny corner di Beatrice Giaramita Capricorno La Luna vi rigira come un calzino e vi svuota d'ogni amore e sentimento: occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio sì, ma anche tanta cura di sé stessi questo mese, che va dedicato totalmente alla vostra persona. Amatevi, profumatevi, compiacetevi della vostra beltà e l'autostima schizzerà oltre i lapilli dell'Eyjafjallajkull. Bilancia Grandi scivoloni, non solo sul marciapiede ghiacciato ma anche nei nuovi incontri: non c'è bisogno di assalire il vostro malcapitato flirt, vi darà comunque le soddisfazioni che necessitate. Un occhio di riguardo alle turbolenze scolastiche, si preannuncia una strage pestilenziosa. Toro Il Ratto delle Sabine andrebbe studiato solo sui libri, ma no, tu proprio non puoi capire. Fremi di fronte ai nuovi amori e la tua voglia di cadere nelle braccia del partner ti fa passare come un maniaco in impermeabile. Trattieni i tuoi istinti letali e trova sfogo in nuove attività. Consigli? Vai a trovare la nonna ed impara il punto croce, ti tornerà utile sotto le feste. Cancro Le tasche sono vuote e ti riduci puntualmente ad elemosinare da amici e conoscenti per il corridoio. Non è buono avere debiti alla tua età, cerca di dare una sistemata ai tuoi principi morali e pensa ai tuoi ultimi peccati. Non ti serve un confessore, basta che tu prenda coscienza delle tue verità per rimediare agli errori che celi nel tuo passato. Acquario Sei una lagna quotidiana, quel che scientificamente viene chiamato parassita. Smettila di accollarti agli altri come la cozza

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sullo scoglio, cogli quali aspetti della vita di interessano e coltiva nuovi interessi: amici sì, ma senza stressarli giorno e notte. Botta di vita nel weekend, un evento improvviso vi scollerà dal divano. Leone Nonostante la stagione non sia delle più solari, voi lo siete eccome! Bisogna inchiodarvi al pavimento, Saturno vi trascina con sé verso una galassia di simpatia. Attenzione al caffè, la carica questo mese è già tutta naturale! Niente amore, questo mese divertitevi senza lo stress della coppia: fuoco e fiamme in arrivo. Gemelli L'indecisione vi mangia come un tarlo fa col legno: non rimandate oltre le decisioni, lanciatevi e Marte ve ne sarà grato. Tirate fuori miele e caramelline, la vostra ugola canterina ha bisogno di riposo prima dei tanto attesi canti natalizi! Fine settimana da paura, ma non riducetevi come al solito: i vostri amici sono troppo buoni. Scorpione Come si suol dire, scorpione marpione. Siete una bomba ad orologeria, date la scossa ai vostri amati grazie anche all'aiuto di Venere che entra nel segno per darvi la spintarella finale verso i vostri obiettivi. Attenzione, un familiare vi tiene sott'occhio ed è pronto a castigarvi al primo passo falso. Pesci Ultimamente non vi sfugge nulla: siete convinti che il mondo intero trami contro di voi. Smettetela con le paranoie, il vostro egocentrismo non fa altro che allontanarvi dagli amici di sempre. In cambio ottime prospettive economiche, andate a ramazzolare nelle tasche dei vecchi jeans e ne uscirà qualcosa di sicuramente gradito.

Ariete Vi sorridono i monti, ma Heidi non c'è, dov'è? Questa ricerca infinita vi strugge e deprime; distogliete lo sguardo dal prosciutto più ambito della fiera e guardatevi intorno, anche i premi minori possono rivelarsi soddisfacenti. Aglio in quantità per risollevare la pressione e l'umore. Vergine Fai sogni strani? Non ti preoccupare, è Giove che turba le tue notti sconvolgendo quelle che credevi esser le tue priorità. L'amore veleggia nell'oceano della tenerezza e dello smielo: trattenetevi, chi è al di fuori della coppia inizia a non sopportare questa vostra diabetica relazione. Sagittario Irrequieti e passionali, il mese si preannuncia una maratona di eventi e novità per voi. Quelle che credete questioni pressanti si risolveranno con uno schiocco di dita e la Luna vi sostiene nelle piccole difficoltà quotidiane, ma che altro volete? Entrate in classe e fate partire un trenino in vostro onore, il potere è nelle vostre mani.


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This must be the place recensione film di Arianna Vaccari Ecco uno dei grandi film protagonisti della stagione, che ha sollevato non poche perplessità e critiche, ma anche numerosi apprezzamenti, sia per il cast che per la colonna sonora. This must be the place (letteralmente Questo deve essere il posto, il luogo) è l'ultimo film di Paolo Sorrentino che presenta uno straordinario Sean Penn in panni mai visti prima. Il titolo è tratto da una famosa canzone dei Talking Heads e leggendo il testo si può notare come il film abbia attinenza con esso e con l'intensità e concretezza di alcuni temi trattati. La colonna sonora è affidata a David Byrne, il diretto fondatore e membro della band inglese.

Regia: Paolo Sorrentino Attori principali: Sean Penn (Cheyenne/John Smith) Genere: drammatico Durata: 118 min Anno: 2011 « And you're standing here beside me I love the passing of time Never for money Always for love Cover up and say goodnight... say goodnight Home — is where I want to be But I guess I'm already there I come home — she lifted up her wings Guess that this must be the place. »

Cheyenne è un ex. rockstar di musica goth cinquantenne, viso cosparso di cerone bianco in contrasto con il rossetto sulle labbra, occhi truccati di nero. Non sorride, non è socievole ed è come se si aggrappasse tenacemente al suo passato sul palco. Appare come una persona annoiata dalla propria vita, ma di una noia che non di rado potrebbe sconfinare nella leggera depressione; ha un brusco cambiamento nella suavita quando riceve la telefonata della morte del padre,quasi uno sconosciuto per lui, che tuttavia lo spinge a prendere un aereo dopo oltre trent'anni e recarsi a New York. Lascia temporaneamente una "ragazza triste" e la moglie pompiere, sempre allegra e solida come una roccia, che sa confrontarsi al meglio con il carattere del marito.E' di famiglia ebrea, cosa che si viene a sapere solo a questo punto, insieme all'inquadratura sul braccio numerato del padre. Il fratello Richard lo mette a conoscenza della strenua ricerca del loro genitore fino alla sua morte: la ricerca del suo carnefice ad Auschwitz, invano. Comincia così il viaggio di Cheyenne attraverso gli Stati Uniti, lento e contemplativo. Mantiene quella che per lui è il suo viso consueto, di tutti i giorni, nascondendo a tutti i suoi sentimenti e la suà identità passata e al contempo sembra cercare se stesso, anche se in maniera inconsueta e sostendendo di "essere in New Mexico, non in India" [...]. La critica presenta varie sfaccettature. Partiamo dalla critica negativa. Il film presenta una discontinuità narrattiva molto importante, ha buone idee

« E tu sei qui vicino a me Amo lo scorrere del tempo Mai per denaro Sempre per amore Copriti ed augura la buonanotte Casa — è dove voglio essere Ma mi sa che ci sono già Vengo a casa — lei ha sollevato le ali Sento che questo dovrebbe essere il posto. »

che però non vengono messe in gioco al meglio, questo lo fa sembrare più simile ad una sequela di episodi molto belli ed intelligenti, ma senza una struttura chiara. Nonostante il regista abbia sintetizzato grandi miti e diversi argomenti (forse troppo), e nonostrante il film sia molto divertente la narrazione è appesantita da alcuni spezzoni di trama parzialmente risolti o comunque legati ad altri che finiscono in un cul-de-sac totale. E' dato un eccessivo risalto all'estetica, Sean Penn è ai limiti della caricatura, così come i luoghi che attraversa, che sono stati evidenziati pieni di stereotipi e preconcetti. Per quanto riguarda al critica positiva, è stato descritto come eccentrico, intimo, universale, introverso, sbalorditivo, affascinante, superbamente elegante, dotato di una trama ricca e misteriosa, che ammettono, a volte sbanda un po'. Il protagonista è eccezionale ed è diretto da un brillante regista anche se il finale rimane incerto. Sean Penn riflette nel personaggio anche l'essere un bambino mai cresciuto, i conflitti con il padre mai archiviati. Sorrentino ha fatto un'ottima scelta, ha un occhio che vaglia ed esamina personaggi e spazi, non è contaminato e vuole comunicare attraverso le immagini. Parte della sua narrazione si fonda interamente sulle immagini, questo gli permette di avere pochi rivali in Italia. Generalmente buono il giudizio sulla musica.

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Beginners recensione film di Leonardo Malaguti Regia: Mike Mills Anno: 2010 Attori principali: Ewan McGregor, Melanie Laurent, Christopher Plummer, Goran Visnjic Genere: drammatico Durata: 105 min Un uomo triste. Un padre malato di cancro che dopo 44 anni di matrimonio, morta la moglie, rivela al mondo la sua omosessualità. Una ragazza con problemi a mantenere una relazione stabile. Un cane coi sottotitoli. Questa in soldoni la trama di Beginners, di Mike Mills. Le premesse non sono in effetti troppo allettanti e suggerirebbero un melodramma strappalacrime da tagliarsi le vene prima della metà del film. E invece no. Invece Beginners, a dispetto delle aspettative, si schiude come un'ostrica rivelandosi un film capace di momenti di rara poesia e dolcezza, di semplicità e soprattutto leggerezza. Leggerezza nel saper dipingere la storia ombreggiandola con composta drammaticità e illuminandola di delicata ironia. I protagonisti sono melanconici e amabili come una famigliola di Charlot, affrontano con frizzante originalità le novita' delle loro vite scombussolate; 100 minuti di film senza veri e propri colpi di scena scorrono comunque fluenti, con rari dilungamenti, qualcosa di già visto e molte invenzioni degne di lode, in un album fotografico ricco, imperfetto e toccante.

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Eccellenti McGregor, Laurent e Plummer che brillano tutti per profonda umanità e sobrietà, creando personaggi realsitici e vitali. È un film intelligente che a dispetto del delirio trash che tanto è in voga al giorno d'oggi, gioca di sottrazione regalando allo spettatore un intrattenimento gradevole, divertente e non banale. Uscita prevista per le sale italiane: Dicembre 2011 Voto: ★★★★

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Dolci Ciccioni rubrica di ricette di Andrea Liotta Come al solito la mia rubrica dal terribile nome è qui ad annoiarvi e occupare spazio, ma spero che queste ciccionerie vi addolciscano, non sono né facili né difficili, ma sono tanto buone! Non indugiamo oltre e passiamo alla pratica: Baci di Dama e Torta di carote, scelgo voi!

Baci di Dama al Cioccolato 50 g di farina 45 g di burro morbido 50 g di zucchero 30 g di polvere di mandorle 20 g di polvere di nocciole 15 g cacao amaro Un pizzico di sale e uno di vaniglia

Impastate gli ingredienti nell'ordine dato fino ad ottenere una palla di pasta sfoglia morbida e malleabile, a questo punto avvolgetela nella pellicola e fatela riposare in frigo almeno 4 ore. Formate ora delle palline da 5 g. In questa parte è meglio se vi fate aiutare, perché la pasta tende a riscaldarsi troppo in fretta e dopo è difficilissimo sagomarle per bene. Una volta pronte cuocetele a 160° per 20 minuti. Quando si sono raffreddate spalmate una metà con la nutella e attaccatele. Opzionale: spolveratele con dello zucchero a velo.

Torta di Carote 200 g di burro 200 g di zucchero 130 g di farina 100 g di mandorle tritate 100 di amaretti 3 uova intere ½ bicchiere di rhum 1 pizzico di sale ½ bustina di lievito

Sbattete zucchero e burro, aggiungendo una per volta le uova intere una volta raggiunto un composto omogeneo. A questo punto aggiungete uno per volta tutti gli ingredienti. Nell'eventualità che risulti troppo denso, aggiungete poco latte. Mettete in una teglia con la carta oleata e infornate a 140° per 50 minuti. Una volta tolta dal forno, spolverate con lo zucchero a velo.

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Quantoseiossessionato dal Natale? mini-test di Beatrice Giaramita

Andrew entra in classe con la chitarra, pronto a coinvolgere la classe con i canti natalizi... a) Chi è Andrew? b) Finalmente, io l'adoro! Ho ancora le schede dell'anno scorso ed è da una settimana che canticchio fra me e me Santa Claus is coming to town! c) Ma non è una roba che si fa solo in prima? Regaz non scherziamo, ho mal di testa. Sabato pomeriggio noti che in Via Indipendenza sono già state montate le luminarie... a) Che spreco di energia elettrica, e dire che questi soldi potrebbero essere spesi per altro! b) Posso sentire lo spirito del Natale, l'atmosfera è magica sotto queste luci! c) Menomale che porto sempre con me degli occhiali da sole. In Piazza XX Settembre hanno appena montato la pista di pattinaggio sul ghiaccio ed il mercatino natalizio... a) Ogni anno le stesse cose, mai che ci sia un'iniziativa nuova. b) Dobbiamo metterci d'accordo per andare tutti insieme un pomeriggio! Poi tutti a prendere la cioccolata calda! c) Le fedeli cuffie dell'mp3 mi separano dagli schiamazzi della gente... Proprio non riesco a capire che divertimento ci sia nello stare in un recinto al freddo come sardine.

A Studio Aperto c'è un servizio sulla nuova moda delle palline dell'albero... a) Tanto io riciclo sempre le stesse, chi vuoi che se ne accorga! b) Oddio che interessante devo correre da mamma e chiederle quand'è che facciamo shopping di addobbi! c) Vorrei che in questo momento un fulmine colpisse la mia televisione. A casa si parla già del Cenone con i parenti... a) Le solite pezze, ma alla fin fine si mangia come dei ludri ed io me la svigno dopo aver derubato tutti a Tombola. b) Dobbiamo pensare ad un dolce speciale, e siamo sicuri che il primo la fa nonna? E gli antipasti? c) Passerò la Vigilia in mutande sul balcone sperando che mi venga una polmonite tale da costringermi a letto. La corsa ai regali è iniziata... a) Ordino tutto da internet o compro tutti i regali nello stesso negozio, non voglio buttar via del tempo. b) Ohmmamma sono alla ricerca del regalo perfetto per tutte le mie amiche, che crisi! c) Li ricevo e basta, non c'è dubbio che esca con questo gelo, ci pensano i miei ai parenti.

Hai dato più risposte di... a) L'Indifferente: il Natale è uguale ogni anno e non ti coinvolge più, segui le tradizioni e le usanze ma senza troppa gioia. Trova in questo periodo di vacanze il tempo per le tue passioni e riprenditi dalla routine. b) Il Maniaco: è da agosto che non aspetti altro, lo spirito natalizio ti travolge totalmente! Decorazioni, regali, feste e cene, ti piace riunirti con amici e familiari nel nome del Natale. Sprizzi gioia da ogni poro, ma arriverai vivo all'Epifania? c) Il Grinch: Natale è odio e disprezzo per le masse che si riversano gioiose intralciando le tue faccende; mi dispiace dirti che non c'è soluzione se non sopportare, evita attentati e segregati da qualche parte in attesa della fine delle festività.

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The Elders Scroll V: Skyrim un personalissimo commento al titolo Bethesda videogames di Andrea Liotta ~ revisionato da Marco Mero « But... there is one they fear. In their tongue... he is "Dovahkiin" - Dragonborn! » Finalmente, dopo cinque anni circa dall'uscita di Oblivion, il quarto titolo della serie Elder Scrolls, in data 11/11/11 è uscito il capitolo successivo della serie: Skyrim. La nordica ed inospitale terra dove è ambientato questo titolo, Skyrim per l'appunto, è colma di novità e missioni ma, come spesso accade nei giochi di questa portata, anche d'imperfezioni. Il protagonista della storia è l'ultimo della stirpe Dovahkiin, che nella lingua dei draghi significa "Dragonborn"¹, nome che deriva dalla capacità di sconfiggere in maniera definitiva i draghi, divorandone l'anima. I Dovahkiin erano scomparsi, fino al momento in cui gli esseri alati non sono risorti per mezzo di uno di loro,Alduin, il cui scopo è distruggere il mondo risollevando dalla polvere i suoi compagni sconfitti ma non distrutti dai Dovahkiin. I draghi sono perciò la novità introdotta in questo episodio della "Elder Scrolls series": creature maestose che mostrano la cura del team d'animazione, essendo capaci di sfruttare l'ambiente a loro

Spider Cavallo è qui, pronto a salvare il mondo

vantaggio e di interagire con esso, ad esempio appollaiandosi sui tetti degli edifici o sulle montagne. Per contro, uno fra i più grossolani errori di verosimiglianza lo ritroviamo proprio alla loro morte: il cadavere perde peso e una semplice palla di fuoco può lanciarlo a una ventina di metri di distanza. Altri bug divertenti sono la scomparsa del viso (o dell'intero corpo) all'equipaggiamento di determinati oggetti che si trovano un giro per il mondo, oppure i supercavalli capaci di restare attaccati al muro anche se quasi in verticale, o addirittura di fluttuare nel vuoto sopra o di fianco una superficie.

Un'ulteriore innovazione apportata al sistema di gioco fa si che il giocatore possa scegliere come gestire il personaggio, grazie ad una versione più dinamica dell'utilizzo di incantesimi e armi, che è simile a quella già vista in Bioshock: è possibile decidere a quale mano assegnare la spada o la magia, avendo così vari stili di combattimento intercambiabili anche durante la battaglia. In questo frangente, la versione console, per quanto risenta dell'assenza delle scorciatoie numeriche, è notevolmente avvantaggiata, perché permette di equipaggiare la stessa arma a due mani senza difficoltà, mentre sulla versione standard del pc è invece necessario prima equipaggiare in entrambe le mani ciò che si desidera tenere nella mano sinistra, poi equipaggiare ciò che si vuole nella mano destra. Questo problema in particolare è però risolto da una mod (scaricabile all'indirizzo http://bit.ly/ skyrimmod) ed anche altri problemi sono correggibili grazie alle modifiche al gioco. Sono già disponibili anche espansioni che aggiungono incantesimi e abilità, spesso fatte direttamente dagli utenti e raccolte nel sito http://www.skyrimnexus.com. Tra le mod più interessanti abbiamo sicuramente "ENBSeries Patch" che alleggerisce e migliora il motore grafico, rendendolo più performante Le altre novità all'interno dal gameplay sono il nuovo sistema dei punti abilità e le Pietre, che vanno a sostituire le costellazioni che negli altri titoli venivano assegnate alla nascita. In Skyrim, ogni volta che si sale di livello, adesso dobbiamo scegliere cosa potenziare tra Magika (i punti necessari ad usare gli incantesimi), Health² e Stamina³ (i punti necessari a correre e fare gli attacchi pesanti), una volta fatto questo avremo un punto abilità da spendere in una delle varie scuole che preferiamo (Conjuration⁴ o Pickpoket⁵ ad esempio), a patto di averla già al grado richiesto, dato che queste migliorano col passare del tempo. Questa una semplificazione del classico sistema che troviamo in moltissimi RPG, dove →

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ci sono le caratteristiche del personaggio (Agilità, Intelligenza, Forza, ecc) e quello che potenziamo influisce su determinati aspetti: un punto agilità renderà il personaggio più veloce nella corsa e i salti più alti, aumentando anche il vigore. I Menhir (o Pietre) invece attribuiscono vantaggi utili a diverse scuole. Il meccanismo è più flessibile di quello di Oblivion, nel quale una volta scelto un segno con determinati bonus non era possibile cambiarlo fino alla fine del gioco: infatti, possiamo cambiare una volta al giorno la pietra. Alcuni esempi di vantaggi dati dalle pietre sono accelerare la velocità con cui salgono le abilità magiche, fisiche o da ladro che il personaggio creato possiede. Il sistema della distribuzione dei punti, fatto come un cielo stellato dove si illumina ciò che abbiamo scelto. Nel titolo ritroviamo infine le classiche gilde: il Collegio di Wintethold, i Companions⁶, la classica gilda dei ladri e la Dark Brotherhood⁷. Ognuna di questa ha una sua storia diversa e curata, legando ogni missione a un filo narrativo unico. La prima gilda, il College di Winterhold, è un posto dove tutti i maghi e le maghe possono riunirsi per discutere di magia e ciò che è ad essa connesso. È guidato dall'arcimago che vigila sulla correttezza degli esperimenti svolti dai colleghi e decide le priorità dell'istituto. I Companions sono mercenari che svolgono lavori in giro per Skyrim, non hanno un vero capo ma solo una personalità prominente, l'Hardbringer⁸. La gilda dei ladri, come dice il nome, è un gruppo di persone con una guida che svolge furti per tutta Skyrim ma soprattutto nella città in cui è insediata, della quale ha finito per diventare la setta dominante. Sono così potenti da poter addirittura chiedere il pizzo e il loro controllo della città provoca l'astio di molti. Simile la vicenda della Dark Brotherhood che riunisce gli assassini: questi sono temuti e odiati e sono capeggiati dal membro più anziano della setta, svolgono lavori su commissione e per convocarli è necessario svolgere un oscuro rito. Le gilde in Skyrim sono tutte decadenti e odiate dal resto della popolazione per i motivi più disparati, starà al protagonista risollevarle e portare loro l'antico splendore.

Tipico equipaggiamento da mago guerriero

Se siete disposti a perdere ogni forma di vita sociale (o quasi) e ad immergervi nelle fredde lande di Skyrim, questo gioco fa sicuramente il caso vostro, perché, vi assicuro, con la sua varietà saprà farvi passare dei bei pomeriggi evitandovi completamente il problema della noia. Note di Traduzione: 1. Sangue di Drago (brutale traduzione che causa ambiguità nei dialoghi) 2. Salute 3. Vigore 4. Evocazione 5. Borseggiatore 6. Sorelle/Fratelli di scudo 7. Fratellanza oscura 8. Precursore

Il sistema della distribuzione dei punti, fatto come un cielo stellato dove si illumina ciò che abbiamo scelto

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Casa delle donne per non subire violenza in occasione dei venti(due) anni della Casa delle donne per non subire violenza, intervista alla responsabile dell'accoglienza cultura di Teresa Mazzanti Cos'è la Casa delle donne per non subire violenza e come è nata? Storicamente, il primo centro antiviolenza nasce a Londra nel 1971, l'iniziativa viene poi ripresa da gruppi femminili che cominciano a parlare delle violenze subite e della necessità di avere luoghi sicuri in cui rifugiarsi. Nel corso del tempo tali servizi si sono diffusi in tutta Europa, in America del Nord e in altri paesi del mondo. Le strutture a cui si fa riferimento, sono luoghi che hanno l'obiettivo di occuparsi del problema della violenza alle donne trovando soluzioni per le singole che ne sono vittime e contemporaneamente cambiare la cultura. Alla fine degli anni '80 anche in Italia le donne hanno cominciato a parlare delle violenze che molte subivano dai propri compagni e della necessità di avere rifugi sicuri in cui trovare protezione. I primi Centri antiviolenza sono nati a Bologna e a Milano intorno al 1989, da gruppi di donne che, impegnate da anni su queste tematiche, volevano rendere visibile a tutti la diffusione della violenza e che venisse considerata un problema pubblico, di cui le istituzioni si assumessero la responsabilità anche economica, e che non lo si continuasse a considerare un problema privato delle donne a cui accadeva. Di che cosa si occupa la Casa delle donne? La Casa delle donne per non subire violenza è un'associazione Onlus che dal 1990 offre ascolto, sostegno e protezione a donne italiane e straniere vittime di violenza prevalentemente da parte di uomini con cui hanno o hanno avuto una relazione affettiva ed intima.

Le forme di violenza che le donne subiscono in ogni parte del mondo sono numerose: violenza domestica e femminicidio, violenza sessuale, prostituzione coatta (donne obbligate a prostituirsi), molestie sessuali sul luogo di lavoro, aborto selettivo, matrimonio coatto(obbligo a sposare un uomo scelto daslla famiglia), stupro di guerra. La forma di violenza di genere più diffusa a livello mondiale è quella che proviene da parte di uomini con cui le donne hanno, o hanno avuto, una relazione affettiva e intima. Il Centro offre inoltre sostegno anche alle giovani donne straniere che vengono sfruttate e obbligate a prostituirsi. Svolge inoltre attività di prevenzione al problema della violenza alle donne e minori tramite interventi presso le scuole pubbliche, campagne di sensibilizzazione, convegni, seminari, e formazioni specifiche a vari enti pubblici e privati, oltre al Festival della violenza illustrata in occasione del 25 novembre, giornata mondiale della violenza alle donne. Tutti i servizi sono gratuiti ed erogati da personale femminile appositamente formato e specializzato. Che tipologia di donne accoglie? Non esiste una tipologia unica di donna che subisce violenza. Al nostro centro si rivolgono donne di ogni livello sociale, culturale ed economico e di vari paesi del mondo. Il maltrattamento domestico è un problema molto complesso che richiede l'intervento di più professionalità e punti di vista. E' un problema sociale, culturale, giuridico, medico ed anche personale ed emotivo perché l'uomo e la donna che ne sono coinvolti sono legati da rapporti affettivi e intimi.

Più che a "donne maltrattate" e a "uomini violenti" è più corretto riferirsi a "donne che subiscono violenza dal partner" e "uomini che hanno comportamenti violenti con la propria compagna " perché si tratta di donne e uomini generalmente adeguati in altri ambiti della loro vita. E' un fenomeno che avviene in situazioni di normalità, la compresenza di patologie psichiatriche, tossicodipendenza, alcolismo ecc. ne aumentano eventualmente la pericolosità ma non ne sono la causa. Può capitare a donne molto diverse tra loro, ma accomunate dal trovarsi in una situazione di pericolo e difficoltà a causa della violenza subita dal loro uomo. La violenza domestica è fortemente traumatica proprio perché proviene da un uomo a cui la vittima è legata affettivamente e nel quale questa ripone fiducia. Difficilmente il maltrattamento si verifica agli inizi della relazione, ma assume un andamento ciclico venendo intervallato da momenti di tranquillità e di recupero del legame affettivo (tramite richieste di scuse o promesse di cambiamento da parte dell'uomo). La violenza verso le donne si presenta generalmente come una combinazione di violenza fisica, psicologica ed economica, con episodi che si ripetono nel tempo e tendono ad assumere forme di gravità sempre maggiori. Tramite questi comportamenti l'uomo provoca nella donna sentimenti di paura e soggezione, esercitando in questo modo prevaricazione e controllo su di lei e sui bambini/e, che troppo spesso, se non subiscono direttamente, assistono come testimoni impauriti e impotenti. →

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Chi sono le donne che si rivolgono al Centro antiviolenza e che tipo di problemi hanno? Le donne che accedono al Centro antiviolenza hanno subito violenza, per più dell'80%, da parte di un partner o un ex partner. Nonostante le donne che ogni anno chiedono sostegno alla Casa delle donne siano numerose (circa 500 ogni anno, 8000 dall'inizio dell'attività), queste rappresentano una piccola parte del numero complessivo, la maggioranza non ne ha mai parlato con nessuno. In passato, ma molto spesso anche attualmente, a mantenere nel silenzio questi drammi che avvenivano nelle famiglie hanno concorso da un lato gli aggressori, al fine di non ricevere accuse e per non scalfire il proprio potere sulle compagne, dall'altro la società che tradizionalmente non l'ha ritenuto un problema di propria competenza ma che riguardava, esclusivamente, le coppie coinvolte. Vi hanno inoltre contribuito le donne stesse, perché si vergognavano di subire violenza da parte dell'uomo a cui erano legate affettivamente, ed anche per paura delle sue reazioni. Che cosa trova una donna presso il Centro antiviolenza? Informazioni, ascolto, protezione e percorsi di uscita dalla violenza. Uscire da violenza subita da un maltrattatore col quale c'è un legame affettivo, la soluzione è sempre problematica, difficile e rischiosa. Molto spesso la rottura della relazione e la separazione costituiscono l'ultima possibilità, la "soluzione" che si tenta quando tutto il resto non ha funzionato. Può anche accadere che neppure con la separazione le violenze abbiano un termine, sono infatti molto frequenti le violenze da parte degli ex partner. Infatti spesso, in seguito alla separazione, molte donne subiscono stalking, cioè minacce, molestie assillanti e persecuzioni che condizionano moltissimo la loro vita quotidiana. Hai detto che la separazione assume la forma di "soluzione" finale. Perché le donne che subiscono maltrattamenti non pensano subito a una rottura col partner? Di solito la violenza non si verifica dall'inizio della relazione ma quando nella coppia si è consolidato un rapporto di fiducia, che rende ancora più doloroso, per la donna, essere aggredita dall'uomo a cui vuole bene, con cui ha un progetto di vita. Inoltre gli episodi di violenza vengono intervallati da periodi in cui l'uomo riesce a mantenere la promessa fatta alla donna di impegnarsi a cambiare e di non ripetere più le aggressioni. Quindi anche nelle coppie dove c'è violenza possono esserci aspetti positivi del rapporto. Inoltre molte donne si sentono in colpa

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attribuendosi la responsabilità di avere provocato le aggressioni del partner, cosa di cui anche lui la accusa per giustificarsi. A volter le donne chiedono aiuto dopo aver tentato invano di controllare i propri atteggiamenti definiti dal partner "sbagliati", sperando in questo modo di limitare la sua aggressività. Ma ogni adulto è responsabile dei suoi comportamenti, inoltre ognuno di noi può impegnarsi per variare e migliorare i propri, ma non è possibile cambiare quelli degli altri. Quindi nonostante la speranza di molte donne sia quella che lui cambi e che la relazione possa essere salvata, dopo ripetute aggressioni intervallate da riconciliazioni si inizia seriamente a prendere in considerazione l'idea di separarsi. Si giunge alla consapevolezza che non c'è nulla che si possa fare per evitare le violenze. Solo chi agisce con violenza può porre fine alla stessa. Ci sono molti ostacoli però: a volte le famiglie cercano di convincere a sopportare e salvare il matrimonio, oppure in molte situazioni la donna non ha un'autonomia economica sufficiente, in altre ancora il partner minaccia la donna di ucciderla o di fare del male ai figli se decidesse di lasciarlo. In molte situazioni è altrettanto pericoloso restare con lui che andarsene. Per fortuna, grazie anche al lavoro ventennale dei centri antiviolenza in Italia, la consapevolezza sociale relativa alla problematica è decisamente aumentata e di conseguenza anche gli strumenti giuridici per la protezione. Anche se c'è ancora molto lavoro da fare. Ad esempio è necessario attivare dei Centri dove possano rivolgersi gli uomini violenti che vogliono essere aiutati a trovare modalità più corrette e sane di stare in relazione con le donne e coi figli. In Italia attualmente stanno iniziando le prime esperienze pioneristiche. In che modo le donne accedono al Centro antiviolenza? Le donne accedono volontariamente al Centro perché viene favorita al massimo l'autonoma decisione delle singole donne. Il primo contatto che le donne hanno con il centro è quasi sempre telefonico. L'operatrice offre un primo ascolto a cui di solito segue un appuntamento per un colloquio individuale. Nel primo incontro viene privilegiato un ascolto approfondito finalizzato a comprendere i principali bisogni della donna in relazione alla violenza subita. Vengono inoltre fornite informazioni di base relative all'ambito giuridico, civile o penale; al funzionamento dei servizi sociali territoriali; alle dinamiche e alle conseguenze della violenza domestica di cui le operatrici dei Centri hanno una conoscenza consolidata. La donna viene sostenuta affinché possa prendere la decisione più opportuna, valorizzando e potenziando le sue risorse. Presso il Centro la donna ha la possibilità di rendersi


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conto che non è l'unica a subire violenza, le donne che subiscono violenza sono tantissime, e non è una colpa trovarsi in certe circostanze, molto complesse e difficili ma dalle quali è possibile uscire. Tutti i servizi sono gratuiti e offerti da personale femminile specializzato. Oltre ai colloqui individuali, viene offerta alle donne la possibilità di incontrarsi tra loro in gruppi di confronto sulle dinamiche legate alla violenza e ai relativi vissuti, inoltre le madri possono svolgere un percorso di sostegno alla genitorialità e delle conseguenze della violenza, subita o assistita, sui minori. In caso di emergenza abitativa legata alla violenza, cioè quando la donna e i figli devono necessariamente lasciare il proprio domicilio per proteggersi, possono trovare ospitalità temporanea presso le Case rifugio. Ci sono uomini maltrattati dalle donne? Sicuramente ci sono anche uomini che vengono maltrattati dalle loro partner, soprattutto a livello psicologico, ma si tratta di un fenomeno molto meno diffuso rispetto alla drammatica vastità e gravità della violenza subita dalle donne. Inoltre è necessario distinguere il conflitto dalla violenza. Nel conflitto il confronto è paritario, i toni della discussione possono anche essere "accesi" ma entrambe le persone coinvolte possono esprimere la loro opinione. Nella violenza invece uno dei due viene messo a tacere dalla paura che l'altro gli incute, tramite le percosse o le minacce verbali. Gli uomini subiscono violenze prevalentemente da altri uomini.

Quest'anno festeggiate i vent'anni, o meglio ventidue, dalla fondazione della Casa. Cosa avete organizzato per questa occasione? L'8 novembre è stata inaugurata la VI edizione del Festival La Violenza Illustrata, organizzato dalla Casa delle donne per celebrare il 25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il Festival è un importante appuntamento culturale, unico in Italia, interamente dedicato alla violenza di genere. Centrale nella veste grafica di quest'anno il riferimento alla violenza assistita e all'abuso sui minori, per ricordare i dieci anni di Servizio minori compiuti dalla Casa delle donne di Bologna, che è stato festeggiato con un seminario pubblico il 10 novembre. L'immagine che abbiamo scelto per l'edizione 2011 rimanda al limite di velocità imposto nelle strade e anche ai segnali di attraversamento pedonale e scolastico. Il riferimento suggerisce la possibilità delle donne di scappare e uscire da situazioni di violenza domestica. E' cresciuta, in questa edizione, l'offerta culturale e il coinvolgimento di luoghi e soggetti: gli appuntamenti principali sono stati tenuti anche quest'anno presso la Cineteca Lumière, ma il calendario del festival si è snodato anche in tantissimi altri luoghi della città. Numerosi, infine, gli appuntamenti fuori città nei territori di Castenaso, Budrio, Bentivoglio, Sasso Marconi. Anche quest'anno la partecipazione di numerosi enti e associazioni è stata

fondamentale alla realizzazione della grande offerta culturale che ha coperto tutto il mese di novembre, siamo felici che le realtà presenti sul territorio abbiano inteso festeggiare con noi questa data facendola diventare un appuntamento imprescindibile e fondamentale. Inoltre quest'anno per festeggiare i 20 anni (in realtà sono 26 dalla nascita dell'associazione e 22 dall'inizio dell'attività di accoglienza alle donne), oltre all'ambito del Festival abbiamo pubblicato una quaderno che ricorda le tappe più significative della Casa delle donne, i fatti, l'esperienza, i nostri riferimenti teorici, le pubblicazioni, i percorsi politici, di costruzioni di pratiche, di relazioni e di storia delle donne.

Come si mantiene la Casa delle donne? La Casa delle donne è un'associazione Onlus che si avvale sia di volontariato che di lavoro retribuito, in quanto vi operano a tempo pieno sia operatrici professioniste, che tirocinanti dell'Università e volontarie. Attraverso convenzioni con alcune istituzioni (comune e provincia di Bologna) , percepisce dei finanziamenti che coprono però solo una metà circa delle entrate necessarie alla sopravvivenza del Centro. Per l'altra metà organizza campagne di raccolta fondi, attraverso la newsletter, "Casadelledonne news", attraverso banchetti presenti in molte manifestazioni, attraverso la campagna del 5 per mille.

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LapunturadellaZanzara storia di un illustre antenato del giornalismo studentesco italiano cultura di Teresa Mazzanti Chiedete ai vostri genitori di rispolverare i ripostigli della loro memoria: forse qualcuno si ricorderà della Zanzara. No, non sto parlando della malefica bestiola che si aggira nella afose giornate estive, ma di qualcosa che a suo tempo ha diffuso il suo ronzio fino a solleticare la società, pungendola, in un modo o in un altro. Dunque, di cosa stiamo parlando? Della fantomatica mosca tzè-tzè? Della diffusione di un morbo esotico, di un vaccino di massa? Di una notizia sconcertante? Bravi, ci stiamo avvicinando. La Zanzara era infatti il nome di un giornalino scolastico che per un ventennio, dal 1945 al 1967, con la varietà dei suoi articoli e delle sue inchieste pungenti ha caratterizzato la storia del liceo Parini di Milano, fino a generare il tumulto collettivo, suscitando in alcuni il desiderio di disinfestazione, in altri la voglia di pungere con ulteriore intensità. Siamo nel pieno del fervore culturale che caratterizza la fine della seconda guerra mondiale. Stampato su carta offerta dai partigiani agli stessi studenti, esce il primo numero de La Zanzara, che incarnerà il miglior esempio di giornalismo studentesco e costituirà un modello per quelli a venire. Ad animare i fondatori fu il desiderio (e forse la necessità) di riflettere e confrontarsi coi coetanei sulla situazione politica, economica e sociale lasciata dal conflitto, oltre all'interesse di allargare le proprie conoscenze sul panorama culturale: dalla letteratura, al teatro, all'arte. Ultimo, ma non per importanza, il desiderio di discutere e dedicarsi alla situazione della scuola.I ragazzi condividevano l'idea di farla divenire centro non solo di istruzione, ma anche di educazione e formazione. I redattori consideravano infatti l'attività giornalistica studentesca come un percorso preparatorio alla vita futura, da cittadini adulti, capaci di formulare un giudizio in campo politico e non solo. Ritenevano il libero e democratico scambio di idee necessario a un inserirsi responsabile nella società, uno stadio fondamentale dell'educazione civile di quegli individui cui sarebbe spettato il compito di risollevare le sorti del paese: i giovani. Non a caso il nome La Zanzara deriva dall'intento di "pungere" gli studenti, di sollecitarli a dibattere sui temi divulgati di volta in volta dal giornale.

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Lo stesso voleva spronarli a tenersi informati e a capire la realtà, senza lasciarsi scorrere sotto agli occhi i problemi, ma esaminandoli con sguardo critico. Allo stesso tempo prerogativa della redazione era quella di riflettere le esigenze culturali e le richieste di informazione e svago dei compagni, approfondendo quelle curiosità che non trovavano spazio nelle ore di lezione. Qualsiasi argomento andava colto, tutto era visto con entusiasmo, come un buon espediente per procedere in una crescita collettiva, che aveva il compito di rendere partecipi gli studenti del Parini e il sogno di coinvolgere un'intera generazione. Un sogno senza censure: nonostante la dichiarata adesione della redazione ai valori della Resistenza e il loro noto impegno antifascista, l'imposizione di ideologie era bandita. Ognuno aveva le stesse possibilità di esprimersi ed elaborare il proprio parere. Tra i nomi di chi collaborò a redarre La Zanzara ne compaiono di significativi, come Zucconi, Eco e Tobagi. Insieme agli altri membri riuscirono a creare un prodotto del tutto simile a un normale editoriale, con rubriche fisse, una grafica ben curata, interviste a protagonisti della scena culturale, giornalistica e sportiva, inchieste rigorose e costanti (per non dire scottanti). Un giornale sensibile ai temi dell'attualità come appassionato alle novità culturali dell'epoca. Le pagine della rivista erano popolate da immagini provenienti dall'apartheid sudafricano , dalla dittatura franchista, dalla guerra del Vietnam, fino alla questione del divorzio e delle disparità tra nord e sud Italia. Sulla carta comparivano anche i volti dei surrealisti francesi, di don Milani, della narrativa del novecento come pure la ribellione del movimento beatnik e le ultime dalla calcistica italiana. La grande novità fu forse il fatto che queste pagine portavano su di sé il primo accenno di un più ampio movimento studentesco. La novità è che costituivano un mezzo del movimento stesso: formulavano soluzioni e proposte originali, non si mostravano indifferenti di fronte all'accadere delle cose, ma reagivano e si attivavano. E sensibilizzavano gli studenti. In questo periodo l'istituto Parini fremeva e fioriva di conferenze, dibattiti, incontri, lezioni extracurricolari, cineforum, feste, competizioni sportive, di tutto ciò che poteva contribuire a un miglioramento della qualità della vita all'interno della scuola. Il ritratto che sono andata costruendo sembra →


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quello di un sogno, quasi un'utopia nel suo insieme di impegno, passione e innovazione. Ma il liceo Parini, l'Italia e il mondo intero erano, come oggi, pervasi da luci e ombre, e ricordiamo che le ombre non sono meno importanti della luce. Nonostante il generale clima di libertà e tolleranza dell'istituto, bisogna considerare che tutto questo costituiva una vera e propria bomba. Bastava una scintilla a farla esplodere. Uno dei fenomeni più innovativi e interessanti del giornale erano le celebri inchieste sul pariniano medio. I risultati che ne emergevano volevano delineare questa figura, con lo scopo più ampio di capire, grazie ad un approccio diretto, la mentalità diffusa tra i giovani dei Sixties. I questionari venivano distribuiti talvolta tra tutti gli studenti, talvolta ne coinvolgevano solo una fascia. Ognuno toccava un tema diverso: cosa leggevano, cosa facevano nel tempo libero, quali erano i loro rapporti col denaro, la religione, la famiglia, la politica. I dati più interessanti venivano elaborati e commentati in piccoli "forum", per poi essere pubblicati su La Zanzara. Ma la notevole qualità di queste indagini fu inversamente proporzionale alla loro quantità. Ebbero infatti una vita relativamente breve, della durata di due anni, dal 1964 al 1966. Ad accendere la miccia e la celebrità de La Zanzara fu proprio l'inchiesta uscita nel febbraio del '66, l'ultima: Che cosa pensano le ragazze di oggi? Il risultato fu lo scandalo. Il suono dell'esplosione si diffuse prima a distanza ravvicinata, circoscritto al mondo della scuola. Poi attirò l'attenzione degli assidui lettori dei quotidiani locali che non si lasciavano sfuggire neanche un modesto trafiletto di cronaca. Velocemente la risonanza si espanse sulle prime pagine di tutti i giornali italiani per poi finire sulle più autorevoli testate straniere. Una celebrità che raggiunse ogni angolo del globo suscitando indignazione, sostegno e ilarità. L'opinione pubblica ne fu divisa e c'è chi dice che l'incredibile mobilitazione che ne seguì avrebbe anticipato la forma più radicale di contestazione studentesca di soli due anni più tardi. O che perlomeno fu il primo importante indicatore del malessere diffuso tra i giovani di quegli anni e della loro sempre più sentita insofferenza nei confronti di una società eccessivamente moralista e oppressiva. L'inchiesta fu condotta come una tavola rotonda tra i redattori e nove ragazze. Indagava sulla posizione della donna nella società: la formazione ricevuta, le aspirazioni professionali, l'atteggiamento nei confronti del sesso, le opinioni rispetto a matrimonio e divorzio. Le ragazze denunciarono la "grave deficienza pedagogica della società, ed in particolare della scuola, nei confronti di questi problemi". Problemi quali le difficoltà a evadere dai condizionamenti e dai sensi di colpa indotti dalla famiglia, dalla religione e dalla morale. Il loro atteggiamento nei confronti della sessualità dimostrava una grande disinvoltura: molte erano favorevoli ai rapporti prima del matrimonio, all'uso degli anticoncezionali e al divorzio.

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Si mostravano ostili verso la Chiesa; nel loro futuro non vedevano solo un marito e una famiglia, ma soprattutto un lavoro, una presenza attiva nella società, una cultura più ampia. «Era il 1966, in Italia non c'era il divorzio, non c'era l'aborto, la contraccezione era un tabù, si diventava maggiorenni a 21 anni: insomma bisogna entrare nel clima di quegli anni per capire quanto poteva risultare clamorosa la questione» spiega oggi uno dei redattori. La pubblicazione delle dissolute affermazioni delle pariniane provocò quindi una forte reazione pubblica. Per primi gli studenti cattolici accusarono «la gravità dell'offesa recata alla sensibilità e al costume morale comune», sdegno accolto poi dal Corriere Lombardo, che parlò di «pazzesche affermazioni di certe studentesse intervistate dalla rivistina interna». Quindi fu la volta di alcuni genitori, sconvolti e scandalizzati, che vollero addirittura ritirare i figli da scuola e richiedere l'intervento delle autorità. Una richiesta che cominciò a provenire anche da intellettuali e comuni cittadini. Una delle più severe ed efficienti scuole milanesi, il liceo prediletto dalla migliore borghesia, dai ragazzi della "Milano-bene," dunque, si era improvvisamente trasformato in un covo di immoralismo dove si corrompevano le anime belle degli alunni parlando di libero amore e di pillole antifecondative? Così va tradotto il levarsi dei cittadini sbigottiti di fronte a un'immaginata "corruzione", un "insulto"ai sani "valori"della società, un "affronto" alla moralità pubblica. L'ipocrisia della gente è incommentabile. Contemporaneamente si levarono anche le voci, sempre più numerose, di chi invece venne turbato in senso opposto, di chi insomma difendeva e rivendicava i ragazzi accusati. Una solidarietà che non proveniva solo da studenti di tutta Italia, ma che mano a mano si diffuse tra una fascia molto più ampia della popolazione. Ma lo scandalo fu comunque tale da portare i tre redattori e il preside in giudizio, con l'accusa di stampa clandestina e immorale: l'inchiesta venne giudicata «di contenuto idoneo a offendere il sentimento morale dei fanciulli e degli adolescenti e a costituire per essi un incitamento alla corruzione, una rassegna delle concezioni sessuali delle studentesse intervistate», riportate con «linguaggio crudo e spregiudicato». L'intervento della magistratura trasformò una questioncella scolastica in un vero e proprio affare nazionale, seguito con ironia dalla stampa di mezzo mondo. Il "caso" de La Zanzara divenne un imprevisto tema di dibattito, che divise l'opinione pubblica in due come una grande contesa politica, animando giuristi, parlamentari, partiti politici, ministri, intellettuali, associazioni, autorevoli riviste letterarie, pedagogiche, teologiche, sostenitori e avversari, e dilagando sui media stranieri, che solitamente dedicavano all'Italia appena qualche riga sull'esito delle elezioni. Un interesse che si diffuse tra tutte le classe sociali. Si alternarono manifestazioni di pubblica solidarietà e di pubblica deplorazione. A portare una rapida svolta tra i due schieramenti fu l'umiliante "visita medica" che venne imposta ai ragazzi, uno "spogliarello" di fronte a un medico e a un magistrato, che li sottopose a strane domande a sfondo sessuale, riguardanti →

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loro e le loro famiglie, e che li accusò implicitamente di essere ragazzi traviati, pretendendone le prove. Il contrasto tra la personalità dei ragazzi e la gravità dell'ispezione corporale colpì in modo particolare la sensibilità della gente suscitandone l'indignazione,oltre al dubbio che forse qualcosa non andava. A questa notizia si creò infatti un fronte compatto in difesa della Costituzione: ovunque veniva invocata, richiamata, additata. Non si credeva che il suo spirito fosse così profondamente radicato nella coscienza dei cittadini. Quotidiani grandi e piccoli dedicarono colonne e colonne al caso Zanzara seguendo ora per ora gli avvenimenti, registrando lo stupore, lo sbigottimento, l'indignazione dell'una e dell'altra parte, il turbamento dell'opinione pubblica in ogni sua fase. L'accusa, il tentativo di censurare un giornalino scolastico, l'invasiva ispezione corporale: «Incredibile che ciò possa accadere nel 1966, dopo tanti anni dall'andata in vigore della Costituzione e in una città come Milano, in un paese che si ritiene civile» è una delle testimonianze. Le reazioni dell'italiano medio come le opinioni di qualificati di uomini di legge, scienza e cultura su tutta la faccenda continuarono a finire sui giornali in attesa degli sviluppi giudiziari della vicenda. Il processo ebbe luogo in presenza di centinaia di giornalisti provenienti anche da Parigi, Vienna e Londra.

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Si concluse con la piena assoluzione degli imputati, in quanto i fatti non costituivano reato. Intanto, un "semplice" giornalino scolastico aveva alzato una rumorosa ventata di polemiche e consensi, un clima di fermento capace di coinvolgere gradini alti e bassi della società e di attivare la mobilitazione studentesca che andrà a caratterizzare quell' epoca. Per quanto tutto questo possa apparire sorprendente, c'è da considerare il fatto che negli anni '60 bastava veramente pochissimo per creare disordine nello stato di "equilibrio". La società di quegli anni era infatti una pentola a pressione capace di scoppiare in qualsiasi momento, alla minima interferenza: persino un banale articolo scolastico, che oggi ci fa solo sorridere e a cui nessuno presterebbe particolare attenzione, è riuscito a sortire un certo impatto. Ai nostri giorni è molto, molto più difficile provocare uno "scandalo" che sappia smuovere le cose, che sappia portare con sé un cambiamento concreto. Ma niente è impossibile.

Riportiamo un estratto del numero de La Zanzara di cui ho parlato. Nel dettaglio: la prima pagina e la famosa inchiesta che fece tanto parlare di sé! L'ho trovata interessante sotto diversi punti di vista.


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contributi dei lettori

Eccocosaèsuccesso Errori, considerazioni e pensieri a seguito dell'occupazione contributi dei lettori - attualità di CopeinLotta Troppo facile scrivere senza agire, troppo difficile mantenere la lucidità per descrivere ciò che avviene mentre si sta compiendo. Per questo motivo abbiamo lasciato che passassero giorni e giorni prima di scrivere queste righe che riteniamo importantissime, fondamentali nella discussione che avrà luogo nei prossimi giorni e che già è iniziata in molte classi. Fondamentali perchè scritte da chi in quei giorni c'era, da chi ha vissuto e condiviso emozioni, sensazioni e pensieri durante quelle tre turbolente giornate. Già troppe parole sono state spese, gettate nel vento da chi purtroppo arriva sempre in ritardo ed ora ecco, è il nostro momento. Riprendere parola su quei giorni è sicuramente difficile, soprattutto perchè dopo quelle giornate la scuola appare divisa e frammentata e tutto ciò non può che essere considerato un male da chi tutti i giorni vive quello spazio per ore ed ore e ritiene che la serenità e l'unità di quell'ambiente siano elementi da salvaguardare. Procediamo con ordine per cercare di uscire dalla matassa di errori che, da entrambe le parti, sono stati commessi e che hanno portato all'attuale situazione. Partiamo dalle motivazioni: come collettivo interno al liceo Copernico abbiamo scelto di intraprendere un percorso di contrapposizione rispetto al piano della provincia che tutt'ora riteniamo giusto e legittimo, che ha visto la partecipazione di centinaia e centinaia di student* e che ad ora non si è fermato come dimostra l'azione comunicativa che si è tenuta questo lunedì al di fuori dell'edificio nella quale studenti e studentesse vestiti da "addetti ai lavori" hanno recintato il perimetro del liceo con del nastro. Grazie a questo percorso fatto di catene umane, cortei ed assemblee siamo riusciti ad ottenere risultati che di certo non possiamo trascurare e riteniamo che la situazione attuale sia tutta diversa da quella di qualche mese fa e che l'apertura di un dibattito col comune (che speriamo si tenga a breve) sia già di per sé una vittoria. Una vittoria conquistata con le lotte. Eppure anche lunedì mattina in tant* hanno scelto di proseguire la battaglia con quel flash mob, consapevoli che non saranno certo le istituzioni a venirci in contro, ma che se vogliamo portare a casa un risultato netto dovremo farlo solo con le nostre forze. Veniamo dunque a quel sabato mattina, o meglio, al venerdì pomeriggio precedente nel quale 200 studenti si sono trovati in auditorium per discutere di come agire e nel quale si era scelto collettivamente di intraprendere la via del blocco delle lezioni. In quel collettivo abbiamo però dovuto riflettere sull'importanza della democrazia negli istituti e sul fatto che non potevamo in 200 decidere per tutta

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la scuola, così la mattina dopo abbiamo indetto un'assemblea straordinaria nei corridoi del copernico. A quell'assemblea hanno partecipato oltre 800 studenti e, a maggioranza si è deciso di occupare l'edificio. Evidentemente però, quella maggioranza non era sufficiente e/o sufficientemente consapevole, oppure gli strumenti non sono stati i più adatti alla situazione. Insomma, una serie di piccoli inconvenienti hanno fatto sì che da subito si creassero forti tensioni all'interno della componente scolastica. E qui cominciano i nostri errori, gli errori di chi ha scelto di proseguire nella sua azione fiducioso e colmo di speranze nate in seguito a quelle ore di confronto. Abbiamo di certo errato nel non considerare quelle persone (non certo la maggioranza della componente scolastica, ma di certo una fetta considerevole) che si erano riunite in auditorium in seguito alla scelta di coloro che da quel momento sono divenuti agli occhi di tutti "gli occupanti" e gli effetti di questi errori hanno cominciato a divenire lampanti già dalla mattina di lunedì. Il sabato pomeriggio intanto, il tentativo di intimidazione da parte della presidenza e delle forze dell'ordine rispetto agli occupanti era stato respinto con forza dagli studenti (gesto di cui tutt'ora siamo fieri). Veniamo però al punto cruciale: quel lunedì mattina di forti tensioni. Ecco, in quella giornata si è manifestata una spaccatura che evidentemente non avevamo considerato e di fronte alla quale eravamo miopi. Essa si è manifestata nella maniera peggiore possibile, ma si è manifesta ed è di certo stata una reazione a quanto sabato era avvenuto. Rispetto all'accaduto non abbiamo intenzione di condannare nessuno se non chi nelle vesti di "sgomberatore" non avrebbe dovuto essere poiché ricopre il ruolo di educatore e non crediamo che , anche qualora egli ritenga siano state prese delle scelte illegittime ed insensate, possa arrogarsi il diritto di comportarsi come il primo poliziotto arrivato o peggio ancora possa fomentare l'odio tra i suoi alunni. Avrete tutti capito di chi stiamo parlando, ma per non incappare in spiacevoli equivoci precisiamo che ci riferiamo esclusivamente ad alcuni professori e non a tutto il corpo docenti. Quella mattina di tensioni e, seppur in maniera molto lieve, di violenze (e utilizziamo questo termine perchè crediamo non sia un'esagerazione né una bestemmia, ma sia l'unico termine che descrive lo scontro fisico e non verbale tra due parti in disaccordo) non ha fatto altro che alimentare un clima di odio e rancore che non si confa ad una scuola superiore. In questo frangente si colloca il nostro secondo errore, quello di essere rimasti vittima di →


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quella rabbia e di avere chiuso gli occhi di fronte al fatto di non essere più quella maggioranza registrata sabato né nei termini della partecipazione (che si sa, non corrispondono al consenso specie in una scuola popolata per due terzi da ragazzi sotto i 16 anni ai quali troppo spesso le famiglie vietano ogni gesto di insubordinazione) né forse di consenso. Siamo stati travolti da una sensazione spiacevole e di questo ci scusiamo, ma ci auguriamo che possiate capire quale sia il senso di frustrazione che invade un giovane quando vede suoi coetanei e soprattutto alcuni professori reagire in maniera così intollerante rispetto ad una scelta nella quale egli crede. E' a volte triste utilizzare questo termine nel contesto scolastico, ma di vendetta si è parlato ed essa si è consumata nella sera, quando imponenti barricate sono state erette al fine di impedire/ostacolare il normale svolgimento delle lezioni. Il messaggio affisso su quelle barricate recitava "a chi piace sgomberare si diverta, tutti gli altri in corteo". Una vendetta consumatasi nella notte che purtroppo ha visto la distruzione di alcuni banchi ed alcune sedie. Ad ora non

sappiamo quale sia l'entità dei danni da ripagare, ma intendiamo rassicurare tutto quanto l'istituto assumendoci l'onere di rendere alla scuola, nella figura della Preside, quei soldi entro il prossimo gennaio. Precisiamo però che non si è trattato di atti vandalici, ma semplicemente di una situazione che è nata malforme e si è sviluppata in maniera peggiore facendosi portatrice di rabbia e frustrazione incanalate verso l'oggetto sbagliato. La situazione ci è sfuggita di mano, lo sappiamo e non abbiamo problemi a dirlo. Renderemo alla scuola il dovuto e ci impegniamo (anzi, ci stiamo già impegnando) affinché entro il liceo Copernico i rapporti tra studenti e studenti e tra studenti e professori tornino ad essere quelli di un tempo, non dimenticando che abbiamo una battaglia ancora aperta e che la vittoria è sempre più vicina.

Foto di Matteo Schiavon

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contributi dei lettori

Gay si, ma babbo mai contributi dei lettori - attualità di Gabriele Sassoli La mia non vuole essere una risposta aspra o giudicatrice, non voglio che questa mia opinione - che rimane la mia opinione e non la verità assoluta – venga presa come qualcosa che non è. Tengo quindi a precisare che ciò che ho scritto di seguito è per dare voce anche alla posizione avversa a quella già presentata nel numero precedente di Orgia sulle adozioni da parte delle coppie gay. Anche io, come penso la maggioranza di noi, sono nato in una famiglia normalissima. Ho ricevuto un'educazione normale, ho praticato sport normali e frequentato ambienti normali. E anche a me è capitato di parlare proprio con i miei genitori delle coppie gay, dopo aver casualmente ascoltato un servizio radiofonico in merito alla vicende dell'adozione e, confrontandomi con mio padre, mia madre, i miei amici e soprattutto me stesso ho tratto delle conclusioni. Senza tirarla troppo per le lunghe sono assolutamente contrario alla possibilità delle coppie gay di adottare figli. Dico questo non per un motivo discriminatorio, non perché penso che una persona solo perché omosessuale debba essere considerata in un qualche modo inferiore a me. Questo problema non si pone nemmeno. Il dubbio che mi pongo io è: siamo sicuri che, per quanto "ognuno di noi reagisca in modo diverso ed imprevedibile", per quanto una coppia gay sappia dare lo stesso quantitativo d'amore e sicurezza (parlo di quantità e non di qualità volutamente), per quanto possa capitare di crescere - anche in situazioni in principio "normali" - con una figura in meno, un bambino crescerebbe nello stesso modo in cui crescerebbe invece in una famiglia di un uomo e una donna? A mio personalissimo avviso no. Nell'articolo precedente veniva illustrato come una coppia gay abbia la stessa possibilità e lo stesso numero di mezzi per dare tutto quello a cui un figlio serve. Già su questo punto avrei qualcosa da ridire, ma ciò che mi preme sottolineare è che si è parlato solo ed esclusivamente di quello che i genitori possono fare.. ma il bambino? Come crescerebbe? Come potrebbe affrontare una vita nello stesso modo in cui la natura – appunto – naturalmente gli offrirebbe? I figli nascono dalla mamma. Vengono allattati dalla mamma. Insieme al papà giocano, imparano, crescono, ridono, scherzano, litigano…

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vivono. Il concetto che voglio esprimere è che la natura già ha provveduto ampiamente in ogni specie alla riproduzione. La nostra specie prevede che una donna si incontri con un uomo e facciano un figlio. Tengo a ribadire il concetto già espresso che, con questo, non voglio attaccare nessuno e ne approfitto per dire che non ho nulla contro i gay. Essi sono semplicemente persone che, a causa dell'ambiente in cui sono cresciuti o a causa della quantità e tipo di ormoni che si sono ritrovati, vivono una sessualità diversa e vengono attratti dal simile (omo=stesso). Non penso, anzi sono contrarissimo, che uno perché gay non possa avere gli stessi diritti sul lavoro o di espressione; per quanto mi riguarda una coppia omosessuale può anche sposarsi, ma di certo non può pretendere che gli venga affidata una vita che da sola non sarebbe in grado di generare. Prima di concludere vorrei far presente che forse vale la pena capire bene di cosa si stia parlando quando ci si riferisce alle adozioni gay e all'omosessualità in generale. Mi piacerebbe sapere se prima di sparare a zero su ogni questione, brandendo la, a volte effimera, bandiera della "Libertà-per-tutti", ci sia una qualche sorta di informazione o esperienza diretta. Perché altrimenti io stesso sto parlando di niente e sto rubando 5\10 minuti di lezione a qualche prof. indubbiamente palloso o 5\10 minuti intervallo, boffio, rimorchio, ecc.. Non vorrei dunque che queste idee (né le mie né quelle espresse nell'articolo precedente) vengano prese come questioni reali, ma mi auguro che non siano idee espresse così: alla Uomini & Donne, solo perché ormai è di moda farlo! Concludo dicendo che questo tema apre fin troppi dubbi, fin troppe conclusioni (spesso sbagliate) e tiene aperte forse fin troppe curiosità. Invito pertanto, nel solo caso in cui interessasse a più di due o tre persone, a organizzare incontri, magari durante le assemblee d'istituto, per rendere possibile un confronto diretto tra le varie opinioni che si creano. Lasciando spazio però anche ad un'elasticità mentale da parte di tutti, ricordando che ognuno è libero di avere la propria opinione.


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La violenza del perbenismo e gli organi di disinformazione contributi dei lettori - attualità di Matteo Lupoli « Essere caparbiamente rivoluzionari quando non ci sono rivoluzioni non è né divertente né tanto invidiabile» Questo scriveva alcune decine di anni fa Romano Alquati, pensatore, letterato ed attivista morto nei primi mesi dello scorso 2010. Da questo spunto vorrei partire per mettere nero su bianco alcune riflessioni che da giorni (o forse da mesi) affollano i miei giorni e le mie notti. Vorrei partire da questa frase perchè dietro la sua tragica apparenza non vi è traccia di vittimismo alcuno e penso questa possa essere la frase nella quale in ogni paese, ad ogni istante, ogni uomo o donna alla ricerca di libertà possa ritrovarsi. E' a partire da queste parole che proverò a descrivere sensazioni che molto spesso restano chiuse sotto la pelle, connettendosi ed alimentando rabbia e rancore. Quello che mi ha spinto a sedermi a questo tavolo oggi non è riconducibile ad alcuna parola, alcun gesto o ad alcuna situazione in particolare, ma piuttosto alla condizione nella quale siamo rinchiusi a tempo indeterminato. E' troppo facile scrivere senza agire, troppo difficile agire mantenendo la lucidità per descrivere. E nel nostro paese questa divisione si fa sempre più evidente, sempre più ampie le distanze tra chi fa e chi parla, sempre più aspro il conflitto tra l'osservato e l'osservatore. Da una parte monta la rabbia di chi quotidianamente si scontra con l'incompatibilità del mondo alle sue regole, dall'altra chi affida alle regole la gestione del mondo. Esse non sono due facce della stessa medaglia, esse appartengono a mondi differenti, lontani eppure sempre in contatto. E' grazie alle azioni dei primi che i secondi avranno sempre qualcosa di cui scrivere e i quotidiani che ci circondano ne sono l'esempio più lampante: costantemente alla ricerca di ogni notizia, di ogni tensione, di ogni sfida e di ogni irregolarità da denunciare, deridere, attaccare. Come farebbe il Carlino a vendere anche solo qualche copia se tutte le sere i giovani non rimanessero in piedi fino a tardi disturbando il sonno di qualche anziano della zona? Che scriverebbe il corriere se un giorno finissero i furti? Come vivrebbe Repubblica senza i NoTav, i black-block, i dissidenti, i cattivi? Ecco quindi illustrata l'esistenza di un

mondo fatto di sfide, di eccessi e di piacevoli rotture che alimenta la banalità e la violenza di un altro mondo, quello della stampa, ma non soltanto. Quando parlo di "violenza del perbenismo" intendo proprio affermare il mio distacco totale da ogni forma di repressione e condanna verbale o fisica. Ho sempre trovato la legge "violenta" oltre che ingiusta in alcune delle sue sfaccettature, trovo violenta la sua applicazione nella quotidianità, trovo violente le divise e violento chi le indossa. Trovo violento chi si affida ad esse ciecamente, chi smette di pensare perchè tutelato dal mondo che lo conforta, chi non ricorda che la storia cambia solo quando qualcuno ha il coraggio di oltrepassare l'esistente, di violare qualcosa di ordinato, di riscrivere un finale già scritto strappando dalle mani la penna agli scribani, aggiungendo nuove righe ad un foglio apparentemente ordinato. Ecco perché mi piace indagare, conoscere e scoprire, ecco perché odio condannare, perchè diffido di ogni testata giornalistica, perchè sono sempre pronto a schierarmi dalla parte di coloro che chiamate "cattivo". Perchè è in quello che oggi descrivete come il male che risiede il nuovo che avanza, lì vivono le sfide che cambieranno il presente.

«Tutti a parlare della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono» — B. Brecht

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contributi dei lettori

Ad alta voce maratona di letture per la democrazia contributi dei lettori - attualità di Emanuele Gentile Cittadino, persona, lavoratore. Sono queste le tre parole pronunciate dal prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia in occasione della nota maratona di lettura solidale "Ad alta voce", promossa dalla Coop Adriatica, che con il titolo speciale di quest'anno "Ad alta voce 2011, Parole per l'Italia" si unisce alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. E' un obiettivo difficile quello di rinforzare e valorizzare un sentimento di patria e di Italianità che, nato nei primi dell'800 e sviluppatosi fino alla Resistenza contro il nazifascismo, è ormai leso e deriso dal malcostume e dal malgoverno della politica. "Ad alta voce" ci prova nella tappa bolognese del 7 ottobre scegliendo testimoni eccellenti della storia d'Italia per leggere, nei luoghi delle città simbolo delle istituzioni, pagine significative per i cuori e le coscienze dei cittadini italiani. E' proprio nel sontuoso palazzo Caprara Montpensier, sede della prefettura di Bologna, aperto simbolicamente al pubblico per l'occasione, che risuonano le parole "cittadino", "persona", "lavoratore" scelte dal prefetto per delineare il ritratto di italiano che ha nella sua mente. Tre parole per un articolo. Sono le parole fondanti dell'art. 3 della Costituzione che sarà più volte protagonista della giornata.

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La maratona di lettura parte con la voce di Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di "Libera", un'associazione che coltiva il ricordo delle vittime di tutte le mafie e che riutilizza i beni confiscati dallo stato ai mafiosi mettendoli a profitto. Ci sono persone che parlano solo a guardarle, che un po' per destino un po' per scelta hanno una storia particolare che racchiude simbolicamente tante altre storie. Nando della Chiesa è una di queste persone. Noi dal pubblico guardiamo Nando e vediamo suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso ferocemente nel 1982 dall'organizzazione mafiosa Cosa Nostra e lasciato solo dalle istituzioni che egli rappresentava, ma vediamo anche il parlamentare Pio la Torre, promotore della legge antimafia sulle indagini bancarie, il giornalista siciliano Giuseppe Fava, i giudici Ciaccio Montalto, Rocco Chinnici, Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino anch'essi tutti barbaramente uccisi da Cosa Nostra con la complicità delle istituzioni per loro lotta incessante contro la mafia siciliana. Una lunga fila di uomini di grande lealtà e di grande coraggio morti per onorare un'idea di patria fatta di verità, diritti, legalità e giustizia . Nando dalla Chiesa legge un articolo firmato da Giuseppe Fava nel 1981 sulla deontologia del giornalista che contiene le linee guida che aveva adottato e fatto adottare a tutti i →


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redattori quando divenne direttore del Giornale del Sud. Un giornalismo coraggioso, fatto di verità, inteso come forza essenziale nella realtà in quanto frena la violenza e la criminalità, difende la libertà, sollecita la giustizia e la politica impendendone, almeno in parte, la corruzione. Fava fu assassinato nell'84 per le sue inchieste sulle attività criminali mafiose e sulla politica, che dimostravano che la Mafia non era solo un fenomeno di criminalità organizzata (estorsioni, omicidi) bensì una forza che coinvolgeva la politica, la finanza e le banche. Con le inchieste di Fava la Mafia rompeva i confini della Sicilia invadendo l'intera penisola. La Mafia da problema siciliano diventava un problema italiano. Nando dalla Chiesa presta la sua voce anche a Rosario Livatino, giudice intransigente e determinato nel perseguire le attività criminali della "Stidda", la mafia agrigentina. Anch'egli fu ammazzato da un gruppo di fuoco mafioso nel 1990, poiché apparteneva a quella categoria di giudici che non si mostrava compiacente in alcun modo verso i mafiosi. Attraverso la voce di Dalla Chiesa ascoltiamo il giudice Livatino che si interroga sull'etica di un magistrato, su come un magistrato possa essere indipendente ed oggettivo nel suo operato se viene continuamente condizionato dalle forze politiche ed economiche, anzi minacciato di responsabilità civile nel caso formuli un'accusa infondata. Ed avverte che sarebbe inevitabile che, in caso di condizionamenti e minacce, il magistrato si preoccupi di fare un provvedimento innocuo più che un provvedimento giusto. Livatino ha un grande merito nella formazione della coscienza italiana: aver definito il ruolo del giudice in una società in cui le trasformazioni accrescono le disuguaglianze economiche e mutano i rapporti di potere. Successiva tappa della maratona è stata la Sala del Consiglio Comunale di Palazzo d'Accursio, fulcro amministrativopolitico del capoluogo emiliano, dove hanno continuato a vibrare le parole di legalità e giustizia lette da testimoni

simbolo di altre pagine buie della storia del nostro Paese: la strage della stazione di Bologna, la strage di Ustica, la morte a Ferrara di un giovane disarmato per mano di un gruppo di poliziotti. Sotto gli affreschi della splendida sala si è diffusa la voce di Paolo Bolognesi, scrittore italiano e presidente della Associazione delle vittime della Strage di Bologna, il quale ha letto parte del "Discorso sulla Costituzione" che Piero Calamandrei tenne a Milano il 26 gennaio 1955 ad un gruppo di studenti universitari e medi. Il famoso giurista spiegava ai giovani di allora che la nostra Costituzione è in parte, come tutte le costituzioni, una polemica contro il passato ma in parte è anche una polemica contro il presente. Nel passato, riferendosi al ventennio fascista, non esisteva un'uguaglianza politica e giuridica, conquistata poi con le lotte della Resistenza e con il sangue versato dai partigiani. E' ovvio che molti articoli che si riferiscono ai diritti e alla libertà siano in polemica con il precedente regime, perché scritti con il dolore e con il sangue. Ma la nostra Costituzione è in polemica anche con il presente. La polemica contro il presente emerge soprattutto nell'articolo 3: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economicosociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". La polemica verso il presente consiste nel riconoscere che l'uguaglianza politica e giuridica sancita dalla costituzione è resa inefficace dalla disuguaglianza economica e sociale che impedisce alle persone di svilupparsi e di contribuire al progresso della società. Quindi gli ostacoli devono essere rimossi altrimenti è impossibile dare lavoro a tutti, è impossibile dare spazio al merito ed è impossibile dare a tutti gli uomini la dignità di uomo. Solo quando tutti gli ostacoli saranno rimossi sarà attuato pienamente l'articolo 1 "L' Italia è una Repubblica fondata sul lavoro", articolo che quindi rappresenta il futuro. Calamandrei esortava i giovani d'allora a vigilare sulla libertà e a metter la propria coscienza e responsabilità nella costituzione per disporre pienamente delle proprie capacità e per contribuire al progresso della società. Ma attraverso la voce di Bolognesi, qui, 56 anni dopo, nella Sala Comunale di Bologna, l'esortazione di Calamandrei provoca in noi studenti un grande senso di angoscia, poiché in questi 56 anni gli ostacoli economici sono aumentati e la maggior parte della ricchezza del paese si è concentrata nelle →

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mani di poche persone. Inevitabile chiedersi allora se in questi 56 anni le istituzioni della Repubblica abbiano lavorato per rimuovere gli ostacoli o piuttosto per aumentarli. Come riusciremo noi studenti del 2011 a mettere le nostre coscienze e la nostra responsabilità nella nostra costituzione in un momento storico in cui l'obiettivo della dignità di uomo per tutti è sempre più lontano e sfocato? Anche le vittime della strage di Ustica affiorano dalle acque del Mediterraneo trovando voce attraverso Daria Bonfietti, presidente della associazione delle vittime di Ustica, e Fiorenza Menni, attrice. Sono parole che ricordano la tragedia del 27 giugno del 1980 nella quale l'aereo civile DC 9 Itavia venne abbattuto da un missile durante un'operazione di guerra che si poté attuare grazie ad una sistematica copertura da parte dei Ministeri della Difesa e dei Trasporti. La copertura continuò con il sistematico depistaggio delle indagini e la sistematica distruzione delle prove. Già dalla notte in cui il Dc 9 fu abbattuto, i servizi segreti iniziarono a distruggere tutti i tracciati radar che provavano che quella notte, dietro l'aereo civile, si celavano uno o più aerei militari libici e delle forze Nato. Attraverso i pochi documenti non distrutti, dopo mezzo secolo si è arrivati alla verità, cioè fu una battaglia aerea ad abbatterlo, ma non ai colpevoli. Una sentenza storica ha da poco condannato i ministeri di Difesa e Trasporti a un risarcimento di 100 milioni di euro ai familiari delle vittime perché "Non garantirono la sicurezza del volo e depistarono l'accertamento dei fatti". La stessa Nato, nel 1996, ammise che sul cielo dell'Italia erano in volo, quella notte, ben 24 aerei alleati militari. Tuttavia lo stato italiano non offre ancora la verità e il processo che riguarda i responsabili dell'abbattimento è lungi dall'essere concluso. La strage di Ustica è un pezzo veramente buio ed emblematico della storia di Italia. Proprio i rappresentanti della Repubblica, coloro che dovrebbero rimuovere gli ostacoli, si sono macchiati di varie colpe. La prima consiste nell'aver consentito uno scenario di guerra

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sui nostri cieli, la seconda nell'aver utilizzato 81 persone come schermo all'interno dell'operazione di guerra, la terza nel non avere informato correttamente i cittadini sul reale svolgimento dei fatti depistando le indagini e manipolando le prove, la quarta nell'annunciare ricorso, in nome dello Stato, tramite il sottosegretario Giovanardi, contro la sentenza di risarcimento, cioè contro i suoi stessi cittadini. Un vero e proprio tradimento dei principi che animano la nostra costituzione. L'ultima lettura è ancora una storia che racconta l'inefficacia e l'iniquità della giustizia italiana. A parlare è adesso Patrizia Moretti Aldrovandi, madre di Federico Aldrovandi, un ragazzo 18enne, incensurato e disarmato, percosso e ucciso a Ferrara senza alcun motivo da 4 poliziotti la notte del 25 settembre 2005. Con le guance segnate da rivoli di lacrime Patrizia legge il brano "Giustizia per tutti". È un brano del suo blog nato per dare giustizia alla morte del suo povero figlio. E' firmato da lei e da altre famiglie di ragazzi uccisi inspiegabilmente nei luoghi delle istituzioni dalle forze dell'ordine. La voce disperata di Patrizia denuncia la giustizia italiana poiché protegge i più forti ed i più ricchi e non ha nessun rispetto verso le vittime dei reati. Vergogna! E' questa l'esclamazione di Patrizia di fronte ai costi esorbitanti dei processi, ormai insostenibili per qualsiasi famiglia normale. Vergogna perché si muore nei luoghi simbolo delle istituzioni! Vergogna perché i politici si preoccupano delle intercettazioni dei festini con le escort invece che dare giustizia a tutti i cittadini. Quando si spegne la voce della madre di Aldrovandi, nella sala aleggiano ancora le parole di Calamandrei sulla costituzione. Il nostro diritto di cittadini di avere un processo equo viene minato dalla disuguaglianza economica che impedisce di fatto la corretta amministrazione della giustizia. Una giustizia influenzata dalle disuguaglianze economiche ci rimanda a quella della Lombardia del ‘600 narrata dal Manzoni ne "I promessi sposi". Una giustizia arbitraria in cui gli

sbirri arrestano il povero Renzo solo perché sobillava la folla mentre "l'Innominato", un pericolosissimo bandito, resta impunito e addirittura riesce a rapire una suora da un convento, violando le leggi ecclesiastiche grazie all'amicizia con la Monaca di Monza. Lasciamo la sala con un profondo senso di delusione. Le vittime di Mafia, le stragi di Stato ela corruzione e gli abusi di potere sono figli malati del cancro che affligge le istituzioni e la distribuzione della ricchezza. Tuttavia uomini di stato, magistrati e altri uomini esemplari, ma anche cittadini o associazioni di cittadini si oppongono al degrado dello Stato, fino a sacrificare la propria vita, rendendoci orgogliosi di essere italiani. Le loro storie ci dicono che, al di là della delusione, l'unica possibilità di riprenderci in mano le istituzioni, quindi il nostro futuro, è quella di seguire le parole di Calamandrei: "Perché la costituzione si muova bisogna metterci dentro ogni giorno il combustibile, l'impegno la propria responsabilità."


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Eccocosaèsuccesso attualità di Marco Mero Con la presente si riconosce positivamente il comunicato precedente sui fatti di questi giorni e la conseguente spaccatura interna, ma si desidera ampliarlo perché considerato lacunoso. Occorre ricordare che i concetti qui espressi sono emersi nell'ultima assemblea che aveva visto riunita e in accordo buona parte di studenti occupanti e contrari all'occupazione nel dimenticare una protesta sghemba e una risposta più traballante ancora. Come primo punto si ritiene necessario ripetere ancora una volta che gli alunni del liceo dovrebbero essere Uniti. Non è bene si formino fazioni che si scannano, non è bene che ci sia chi si pone come leader: ciascuno deve avere libertà di esprimere la propria opinione e ha l'obbligo morale di capire, rispettare ed esortare l'opinione altrui, comprendendo di trovarsi all'interno di una comunità di pari. Con l'ultima protesta in forma di occupazione questo non è parso essere avvenuto: molti hanno affermato di essersi sentiti scavalcati e, seppure hanno provato ad esprimere il loro parere, derisi o zittiti. È probabile sia stato principalmente questo a portare ad una divisione fra gli studenti, poiché chi aveva idee diverse dagli occupanti si è sentito privato del diritto di opporsi di fronte a una parte degli studenti che si è proclamata come la “maggioranza” degli studenti. È bene quindi che questo venga messo in rilievo. Di seguito si preciserà ciò che non è stato ancora riassunto riguardo ai fatti avvenuti soprattutto prima dell'occupazione, terminando con una ripresa di ciò che era già stato ripetuto nell'altro comunicato. All'inizio di questa vicenda, gli studenti si erano già posti una prima volta la domanda sulla legittimità di un'occupazione, ma si erano anche risposti che sarebbe stato prima corretto avere un colloquio con la provincia. Vista la concessione di un dialogo e l'apertura a un ripensamento, gli studenti sono parsi però dubbiosi ed hanno pensato, per la seconda volta «Non dovremmo occupare lo stesso? Forse che hanno detto così solo per prenderci in giro?» ma si sono nuovamente risposti: «No, abbiamo ottenuto parte di ciò che volevamo, ora concediamo un po' di tempo alla provincia». Passato questo, la provincia ha proferito una nuova criptica risposta: la parte del progetto riguardante la costruzione di una cancellata sarebbe stata sospesa. Un'altra volta ancora, parte degli studenti si è detta indignata ed esasperata da una risposta ammiccante ma incerta ed ha ripetuto per la terza volta «Non è ora di occupare?». È stata così organizzata un'ennesima assemblea per discutere l'opportunità di gestire un'occupazione. Quest'assemblea, altresì denominata “collettivo studentesco”, ha avuto una bassissima partecipazione, forse per la stanchezza dopo altre due assemblee trattanti lo stesso argomento, e fra i partecipanti una maggioranza schiacciante era per occupare subito la scuola. Vista però la scarsa affluenza, si è ritenuto opportuno convocare una quarta assemblea per la mattina dopo, in orario scolastico e non autorizzata, per decidere ancora una volta se occupare. Questo è un altro punto che ha determinato un ulteriore scaldarsi degli animi: chi ha preso questa decisione infatti non ha considerato che un'assemblea in orario scolastico avrebbe potuto essere vista, ed è stata in effetti vista, come una decisione già presa in favore di un'occupazione e che gran parte degli studenti che non avrebbero voluto si occupasse sarebbero rimasti dunque in classe invece di uscire a manifestare il proprio dissenso coi compagni. Fare in questo modo un assemblea simile è stato dunque uno sbaglio, e si spera non una mossa puramente politica, da rimarcare perché ha portato in luce soltanto la posizione di chi voleva un'occupazione. Detto questo, non ci si dilungherà di nuovo sugli errori degli studenti che hanno sgomberato con la forza, anche perché sono evidenti in riferimento al fatto che il corpo studentesco dovrebbe essere unico ed unito, non bisogna pertanto utilizzare violenza nei confronti di uno studente proprio pari. Questo tenendo presente anche ciò che nel comunicato precedente si è detto: se la scuola è spaccata su un'occupazione non bisogna continuarla senza riflettere, ciò porta spesso alla violenza di uno sgombero. In seguito alla pubblicazione del verbale uscito dal collegio docenti più recente e pubblicato sul portale del Copernico stesso, la presente non si pone in una posizione precisa, ma desidera far notare che, se sarà concessa, venerdì pomeriggio si avrà un'altra riunione degli studenti per discuterne e capire insieme come il documento approvato dal corpo docente si rapporti con la realtà effettuale dei fatti avvenuti e discussi qui e nel comunicato precedente. Si scusi la prolissità e la discussione di temi già trattati, si spera di non essere risultati tediosi, ma sembrava importante dopo il primo comunicato ribadire questi concetti. Si vuole ancora ricordare che la maggioranza degli studenti copernicani non desidera che poter dialogare con i propri compagni, ma anche con i professori, non solo su materie didattiche. Si esortano dunque gli studenti non solo una maggiore partecipazione alle riunioni, ma anche ad una dismissione di modi di fare faziosi e non obiettivi, che sfruttano parole facili da dire per raccogliere consensi. Una modifica di questi atteggiamenti renderebbe le nostre riunioni più produttive e capaci di esprimere la volontà di tutto il corpo studentesco. — un'Altra Voce dal Copernico

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IPSE DIXIT - ERRORI E CITAZIONI DEI PROFESSORI Rimondi «Ovviamente questa formula fa schifo!» «E se ti chiedo questo? Uhmm, che perfidia! Eh sai, le prof di matematica sono tutte stronze.» «Ma da dove ti viene questa pensata?» «Questo non lasciarlo alla fantasia del lettore perchè, qua, il lettore di fantasia non ne ha.» «Se volete dei ragazzi belli andate in 3C e in 4C!» «Siete delle salame da sugo! Sapete cos'è una salama da sugo, vero?» Massaro «Chi è Frodo?» «A: He is a self-man» «M: Ma che è?! Un uomo che si fa da solo?» Buonpensiere «Quante altezze ha un triangolo?» «A: una...» «B: Sì brava! Ne ha una cioè. Il triangolo ha tre altezze. No aspè, hai sbagliato!» «Dai, insomma qual è l'altezza dell'altezza? Dai che sono nozioni di base!» «Non si dice BC! Si dice B è, congiunzione, C!» «Qual è la relazione che li mette in relazione?» «Ora non ricordo più cosa stavo dicendo prima di aver aperto tutte queste finestre!» Hossner «Nomi propri tipo... URSULA!» «Anche se ti senti un po' stupido, aiuta!» «Aus, bei, mit, nach... (x2) von, zu, seit.. (x2) habe immer dativ! CANTA!» Di Campli «Ma io metto sempre il silenziatore!... perchè ridono tutti quando lo dico?» «La G è scaduta come lo yogurt!» «Mi sta venendo il mal di more...» Sebastiani «Ma guarda questo che ha la settimana enigmistica sotto il banco e sta giocando!» «Un'altra cosa... smettetela di inventarvi le parole in francese!» Cavallari «Stiamo facendo una lezione 2 in 1 come al supermercato.» «Era un terreno collinoso» Chiarini «Nella geometria dovete muovervi come un elefante in una cristalleria.» «Non stiamo ragionando sul sesso degli angeli» «Se avessimo fatto BOVINAMENTE lo studio del segno...»

Pignalosa «Achille è un povero sfigato» «Quando vado a ballare in discoteca c'è gente morta intorno a me.» «So qualcosa di fisica, il risultato dell'esperimento cambia a seconda dell’interpretazione dello spettatore. Cazzo ho detto?» «Lo sapevate?» «No.» «Vedi? Mi sto a guadagnà il pane!» «Ragazzi, a chi faccio supplenza? Ditemi la materia, chi li conosce gli insegnanti? C’ho disgusto!» «Speranza per le generazioni femminili!» «Oggi, a queste immagini...il significato glielo diamo... VOI!» Negri di Montenegro «Era sposato con Ottavia, poi prese come amante Poppea... io non so cosa dirvi! Era una donna con, diciamo, facili costumi.» «Ma è una persona che urla o sono io che sento le cose?!» «Nome di battesimo tuo è?» «Fai silenzio, riposa l'ugola!» «Leggeremo "Quando la lodoletta vedo battere" ..le ali, nevvero?» «P., non mi essere scurrile!» Bertuzzi (appello) «C. ci sei? ... Si dice PRESENTEEEEEEEEE e si alza la mano!» «Coro: Non c'èèèèè!!!» «Ragazzi, smettetela di parlare altrimenti non si respira qui!» Focardi «A: Dato che mercoledi c'è la verifica di matematica, lunedi potremmo fare esercizi?» «Di cosa?» «A: Di matematica?!» «Sì, se è dispari scrivete k=1,2,3... Ah, no, scusate: 1,3,5...» «Non vi do molti esercizi, che poi non vi vengono e mi tocca correggerli... vi arrangerete poi nel compito...» Rosiello «Dai, che ci divertiamo!» «I vostri tre neuroni, visto che sono solo tre, devono funzionare!» «La tortura peggiore che l'insegnante possa dare ai suoi studenti è leggere un libro! (risata malefica)» Becca «Cos'è questa penombra che concilia la pennicchella?» «Ma abbiamo acceso? È un freddo porc...»

Aulisa Dopo due ore di lezione di prima mattina dice: «ma ragazzi, siete un po' fatti? Scusate l'espressione!»

Brognara «Con qualunque tipo di fucile voi farete sempre e comunque centro»

Bocchino «F, Ma per attirare la tua attenzione devo portare in classe una spogliarellista?» «Ci vorrebbe un po' di accademia militare a Modena, altroché!» «L, smettila di borbottare come una vecchia ciabatta.» «Vergognati! Non devi fare le cose così, ooh yeah! Sei davvero un ganzo in latino.» «Aaah! Mi è entrato un elefante in un occhio! Tu hai il collirio? Ti darei quasi dieci in latino?» «Fate sempre degli errori da patacconi.» «Ma voi siete delle foche monache, se vedete una parola che non conoscete dite 'ug' e rimanete sullo scoglio a prendere il sole.» «Qui sono io il capo e comando io!» «La zia Rita vi ha preparato un bel compito..» «Non vegetate sui banchi come dei bulbi che aspettano la primavera per germogliare come giacinti!» «Però non mi dite che Don Rodrigo è il cattivo e Renzo il massimo del figo!» Galletti «Su le mani e seguite! State sempre con le mani sotto il banco a giocare!» Piglia «I medici erano la Wall Street del '400» «La struttura tettonica.. la struttura, non come altra cosa tettonica» Maffi «Un'auto parte da ferma» «Una lampadina irraggia i raggi.» «Se te lo chiedessero dovresti... averlo.» «Direzione in senso fisico, non in senso italiano» «Non mettiamoci qui a tirare tavolini» «Cosa succederebbe quando il baricentro cadesse all'esterno?» «S: Prof, da cosa si capisce che quelli lì tra la folla sono Adamo ed Eva?» «Si vede che sono loro!» Colmegna «Tra due minuti suona il campanello...» «Cosa c'è, F.? Non le piace lo yoga? Preferisci lo Yoghurt?» «Guarda la pagina e non guardare dentro di te!» «Signorina M., stia attenta e non mi faccia perder fiato, che ho anche fame *si tocca la pancia*»

Dal Monte «Non ci se la fa!» Mezzetti «Hey, mongoli!» «Hey, tu! Mi stai rompendo le palle!» «Dopo non faccio le domandine, anche io devo sopravvivere...» «Ero a Catechismo, odiai la religione dal primo giorno, sono parole senza senso...» «Il compito lo facciamo l'ora dopo, così posso fare la ricreazione.» «Aristotele dice "O me li liberi, o me li schiavi"» «Se non capite pazienza!» «Quanto manca? Quanto manca?» «Fissate il compito di filosofia per il 28 ottobre...» «F: "su cos'è ?"» «Su filosofia» «Quando esco da questa classe penso: anche per oggi è andata!» «Il prossimo anno siete in quinta, così me la caverò dalle scatole questa quarta...» «Sparliamo dei maschi, dai! Questo è l'orso yogi!» «Se fate la brutta calcolate i tempi, non vorrei fare la ricreazione qua dentro, se possibile...» «Vado a riposarmi, dopo torno qua...» «Questo mi fa una domanda e poi si gira... ma come sei messo?» «Sono amici per la superpelle!» «Ho visto il gesto d'intesa, ma io non do le note: sono anticonformista, esci pure. Uscite tutti e due, mi libero di entrambi...» «Quanto manca alla fine dell'ora?» «3 minuti» «Bene bene, non vi sopporto più!» Musiani «Nonono mi stai dicendo una cosa atroce!» «Ti è concesso parlare solo in punto di morte, ti è chiaro?!» «Se non avete capito chiedetemi!» «A: Prof! Non ho capito!» «M: ...non è possibile!» «Pensiamo alla grammatica, che è l'unica cosa che ci consola, ci consola da tante cose!» «Siete nati nel 2000?» «L. sei caduto clamorosamente.»

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COPERNIVOX In Bob we trust. Fu di 4F, sei bellissimo, con il tuo skate mi fai sognare

PARTECIPA ANCHE TU Io amo l'amore, perché voi no? L'amore è bello se non è litigarello, amatevi senza freni giovani.

Cerchiamo reclute per l'Armata dai Capelli Rossi. Redheads di tutto il mondo unitevi.

Sono uno studente della Aldini. Alla manifestazione dell'11/11/11 gli studenti del Copernico presenti hanno tentato di rifilarci uno striscione con scritto "SAVE SHOOL NOT BANKS" e in seguito palesemente corretto con una "C" striminzita tra la esse e l'acca. Spero che l'abbiamo scritto gli studenti del maxi e non quelli del linguistico! Saluti — Il Pedone con l'Impermeabile.

Cicero, farti capire mai, eh?

Lupoli fatti promuovere per favore!

Quando tromberemo con i pinguini potrai darmi lezioni...

La Polito ha un palo infilato su per il culo 24/24, rilassati, bella!

Don't say cat... if you don't have the cat in the sac!

Baldo sei un figo. E anche un gay.

Perché sono cambiati i panini alle macchinette? Quelli nuovi costano troppo e fanno più schifo. Insorgiamo contro questa novità! — Pelo Ribelle '94

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