Terre di Siena - Itinerari a Siena

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Terre di Siena Gli Itinerari di OriginalITALY

• Le Abbazie Senesi • Montepulciano e Montalcino, Nobile e Brunello • In bici e a cavallo in Val d’Orcia

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Introduzione

Viaggio intorno a Siena:

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iena, bellissima cittadina medievale della Toscana, è circondata da un territorio splendido, dove dolci colline si alternano a distese pianeggianti, dai colori caldi e sognanti in ogni stagione dell’anno. Le Terre di Siena si prestano a ogni tipo si escursione: in bicicletta, a cavallo, a piedi, in auto, per percorsi più lunghi. In ogni angolo sarà possibile respirare serenità: quella tranquillità donata dal silenzio e dalla calma, ma anche dalla cordialità e dall’ospitalità tipicamente toscana, dal buon gusto della buona tavola e degli ottimi vini, dall’arte che conserva ancora in sé quella concezione autentica del ‘bello’. I diversi itinerari alla scoperta delle Terre di Siena cercano di assecondare ogni esigenza, proponendo tre tipologie di tour: artistico-culturale, enogastronomico e naturalistico-sportivo. Ci sposteremo alla scoperta di caratteristici centri, piccoli e grandi, dal sapore tipicamente medievale, e seguiremo la ‘via delle abbazie’: alcuni complessi, ricchi di storia e di arte, sono ancora in attività, altri invece sono diventati poli culturali o strutture turistiche ricettive, altri ancora ci ricordano, con le loro rovine, lo scorrere inesorabile del tempo. Questa terra fantastica è anche buona cucina e soprattutto ottimi vini: diversi sono i DOC e DOCG che nascono a nord e a sud di Siena, a partire dal Chianti e dal vernaccia, fino ad arrivare al Nobile di Montepulciano e al brunello di Montalcino. Visiteremo allora i centri storici di Montepulciano e Montalcino, ricchi di cantine. Proporremo inoltre tre percorsi naturalisticosportivi, di cui due in bici e uno a cavallo, nel territorio di Montalcino, sulle pendici del Monte Amiata, terra del Brunello e dell’Abbazia di Sant’Antimo.


Sommario

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Terre di Siena Gli Itinerari di OriginalITALY

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I percorsi

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Itinerario Artistico-culturale

Le Abbazie Senesi (6 giorni) San Gimignano - Poggibonsi, Gaiole in Chianti - Colle Val d’Elsa, Chiusdino - Asciano, Montalcino, San Quirico d’Orcia - Pienza, Sarteano - Abbadia San Salvatore

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Itinerario Enogastronomico

Montepulciano e Montalcino, Nobile e Brunello (2 giorni) Montepulciano e Montalcino

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Itinerario Naturalistico-sportivo

In bici e a cavallo in Val d’Orcia In bici tra le vigne di Montalcino (25 km – percorso misto)

In bici tra Castelnuovo dell’Abate e Montalcino (27 km – percorso misto) A cavallo nella pace di Montalcino (20 km – percorso misto)

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Te r re d i S i e n a

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Š 2010 Google - Map data Š 2011 Tele Atlas

percorso Naturalistico-sportivo percorso Artistico-culturale percorso Enogastronomico A Cavallo

Abbazia

In Bicicletta

Cantina

3° percorso a cavallo

1 km 1 ml

10 km 5 ml


I percorsi

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2° percorso in bicicletta 1° percorso in bicicletta

1 km 1 ml

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Te r re d i S i e n a

ra gli itinerari di Siena proposti, il nostro tour delle Abbazie Senesi ci condurrà in giro per tutto il territorio della Provincia alla scoperta dei tanti luoghi dalla religiosità sobria e semplice di cui la Toscana è ricca. Abbazie, eremi, monasteri, pievi furono fondati in questa regione soprattutto nel medioevo, quando l’uomo fu spinto a ricercare una forma di fede più intima, a condurre la propria esistenza cristiana nel silenzio, nella tranquillità, nel lavoro e nella preghiera, seguendo la Regola benedettina. Molti di questi luoghi di culto oggi sono ancora in attività e sono visitabili, altri sono stati trasformati in poli culturali, agriturismi o bed & breakfast, altri ancora sono in disuso, ma continuano ad attrarre turisti e fedeli come testimonianza artistica e culturale di tempi passati. Il nostro itinerario delle Abbazie Senesi prevede diverse tappe da effettuare in un soggiorno abbastanza lungo, della durata di sei giorni. Partiremo da San Gimignano, città dalle mille torri, e giungeremo ad Abbadia San Salvatore. Prepariamoci a un percorso che sicuramente non ci lascerà indifferenti, sia per la forte valenza storico artistica dei complessi che andremo a visitare, sia per 1° Giorno quel senso di intima religiosità che respireremo e Poggibonsi che fa ancora parte, oggi Gaiole in Chianti San Gimignano come mille anni fa, della Colle di 2° Giorno quotidianità di chi che ha Val d’Elsa scelto di dedicare la propria vita al lavoro e alla preghiera.

Asciano

3° Giorno Chiusdino

4° Giorno

Montalcino

Itinerario

Artistico-culturale

Le abbazie Senesi

5° Giorno Pienza San Quirico d’Orcia Sarteano

6° Giorno Abbadia San Salvatore


Itinerario Artistico-culturale

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1° giorno - Mattina

m San Gimignano

Stupendo borgo della Val d’Elsa, San Gimignano (1) dista circa 45 chilometri da Siena, a nord-ovest in direzione Firenze. Il suo centro storico conserva una struttura tipicamente medievale e, per la sua caratteristica urbanistica, è stato dichiarato dall’UNESCO, nel 1990, Patrimonio dell’Umanità. Il periodo di massimo splendore del borgo si realizzò dal XII al XIV secolo, quando, nonostante le con-

tinue lotte tra guelfi e ghibellini, si intensificarono notevolmente i traffici commerciali e finanziari. Manifestazione della potenza delle diverse ricche famiglie dell’aristocrazia cittadina furono le tipiche case-torri (2 e 3): nel momento più florido di San Gimignano se ne potevano contare 72, ridotte nel 1580 a 25. Oggi ne sono rimaste una quindicina: la più antica è Torre Rognosa, alta 51 metri, e la più alta è quella del Podestà (chiamata anche ‘Grossa’), che tocca i 54 metri.

m Abbazia del Santo Sepolcro e Santa Maria a Elmi Dopo aver fatto una passeggiata per le strade del paese, potremo recarci all’Abbazia del Santo Sepolcro e di Santa Maria a Elmi, che si trova a una decina di chilometri, quasi al confine con il centro abitato di Certaldo. Si tratta di un’ex abbazia benedettina, situata sulla famosa Via Francigena, parte di quel percorso che nel Medioevo collegava le tre principali mete religiose,

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Santiago de Campostela, Roma e Gerusalemme: l’Abbazia del Santo Sepolcro, visto il suo nome, era una tappa obbligata del pellegrinaggio. Fu fondata nel 1034 da Adelmo di Subbio che donò tutto il suo patrimonio familiare al vescovo di Volterra. Se inizialmente la regola seguita era quella di San Benedetto, poi l’Abbazia fu concessa all’ordine Camaldolese prima e Cistercense dopo. Nel XV secolo il complesso perse la sua importanza, venne utilizzato come magazzino per der-

rate alimentari e le funzioni religiose erano tenute da un solo sacerdote. Oggi non è semplice riconoscere con chiarezza l’originaria struttura, ampliata e rimaneggiata nei secoli, ma degna di nota è la cripta romanica, conservata in maniera ottimale, forse unico esempio presente nel territorio. L’edificio presenta tre navate sviluppate su una pianta quadrata, quella centrale mostra delle aperture che nascondono degli ossari. Entrando dal portale posto sulla facciata,

accederemo direttamente alla cappella, dove un muro taglia quello che un tempo era un ambiente unico: la parte posteriore, disposta su due livelli, è, infatti, un magazzino nel piano inferiore e un’abitazione privata al superiore.

1° giorno - Pomeriggio

m Poggibonsi e l’Abbazia di San Michele Arcangelo a Marturi Lasciato San Gimignano, potremo rimanere in Val d’Elsa (4 e 5) e nel pomerig-

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Itinerario Artistico-culturale

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gio spostarci a Poggibonsi, a una ventina di minuti d’auto. Anche questo Comune ebbe il suo maggiore sviluppo nel Medioevo, ma visse momenti alterni di fortuna: fu, infatti, distrutto per ben tre volte, ma venne poi costruito nuovamente in zone diverse. È certo comunque lo splendore del borgo nell’Altomedioevo, quando florida era anche l’Abbazia di San Michele Arcangelo a Marturi, l a Po g g i b o n s i d e l tempo. Sappiamo che l’Abbazia fu fondata nel 972 e, trovandosi sulla Via Fran-

cigena, era anche tappa e luogo di ricovero per molti viandanti in pellegrinaggio. Nel XIX secolo il complesso fu trasformato nel Castello di Badia (6), un’imponente villa neogotica ed è molto difficile oggi riconoscere quelli che furono gli antichi elementi medievali, probabilmente distrutti tra il ‘300 e il ‘400. È stata risparmiata solo la cappella del XV secolo, a un’unica navata - dove un tempo erano presenti gli affreschi di San Michele Arcangelo e Santa Brigida - e il chiostro,

ma dal belvedere si riesce ancora ad assaporare l’antica atmosfera. Passeggiando per le strade di Poggibonsi, soffermiamoci ad ammirare il Palazzo Comunale, il duecentesco Palazzo Pretorio, la neoclassica Collegiata di Santa Maria Assunta (7). Appena fuori dal borgo, sorge in altura, lì dove era l’antica Poggibonizzio, la Fortezza Medicea di Poggio Imperiale (8), fortemente voluta da Lorenzo il Magnifico come parte del suo progetto, mai ultimato, di “città ideale”.

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2° giorno - Mattina

m Gaiole in Chianti

Possiamo iniziare un’altra giornata del nostro itinerario delle Abbazie Senesi recandoci a Gaiole in Chianti, che dista una trentina di chilometri a nord-est del Capoluogo e circa 45 minuti d’auto da Poggibonsi. Si hanno notizie documentate di Gaiole già a partire dall’XI secolo, quando cominciò a essere sede di un importante mercato nel fondovalle che radunava gli abitanti dei castelli del

Chianti. Anche l’urbanistica del centro storico è stata fortemente influenzata dalla funzione svolta dal paese e la piazza principale, dalla forma di triangolo allungato, contornato da palazzi eleganti risalenti al XVIII secolo, sorge proprio lì dove un tempo si teneva il mercato. Oggi Gaiole in Chianti è meta soprattutto di turismo enogastronomico, forte delle ottime eccellenze locali, quali soprattutto il famoso vino che dall’area di produzione prende il nome: il Chianti.

Tanti sono i castelli, le ville e gli edifici sacri presenti nel territorio comunale: il Castello di Brolio (9), prestigiosa residenza signorile di proprietà dei Ricasoli, il Castello di Meleto, l’Abbazia di Coltibuono e la Pieve di Spaltenna (10), solo per citarne alcuni.

m Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono Fu fondata nella prima metà dell’XI secolo su una preesistente chiesa, documentata sin dal secolo precedente. Concessa ai monaci vallom-

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Pieve di Santa Maria a Spaltenna

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ltro complesso di notevole importanza è la Pieve di Santa Maria a Spaltenna, località che trova le prime citazioni ufficiali, in diversi documenti relativi alla Badia di Coltibuono, sin dai primi anni dell’XI secolo. La preesistente Pieve di San Pietro in Avenano fu trasferita nel 1100 a Spaltenna e fu “munita”, ma ufficialmente cambiò il nome in Santa Maria solo nel 1153, con la bolla papale di Anastasio IV. È una tipica pieve romanica fiorentina a tre navate, di cui la centrale termina con un’abside circolare. Oggi l’edificio, la torre campanaria e il cortile fanno parte del Castello, trasformato in struttura ricettiva. La Pieve di Spaltenna porta con sé da secoli una leggenda, legata al Crocefisso custodito all’interno della Chiesa: una sera una pia pastorella smarrì una pecora nel lecceto intorno alla Pieve. La vide in lontananza e per richiamarla a sé gettò un sasso. Subito dopo sentì un lamento: si avvicinò all’animale e con gran stupore trovò il Crocefisso.

brosani, fu importante centro religioso durante tutto il medioevo e oltre, fino al 1810, fin quando cioè non fu decretata l’espulsione dei religiosi dai monasteri. L’Abbazia (11) vide l’alternarsi di diversi proprietari dalle sorti più o meno felici; da circa un secolo è divenuta bene della famiglia Stucchi-Prinetti che ne ha fatto un’azienda agri-

cola d’alto livello in cui si organizzano anche degustazioni e corsi di cucina. La Chiesa di San Lorenzo è a croce latina con una sola navata che termina con un’abside; sotto l’altare maggiore custodisce i resti del Beato Benedetto Ricasoli. Alla sinistra della facciata è posta la torre campanaria, di grandi dimensioni,

alla destra invece è collocato il portone d’accesso a quello che un tempo era il monastero, dall’Ottocento divenuto residenza agricola. Piccolo gioiello è il giardino, di recente finemente restaurato, impostato secondo lo schema dell’hortus conclusus – orto murato – dove i diversi settori sono divisi da siepi di bosso e piante offi-

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Vetro o cristallo?

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’utilizzo del vetro naturale affonda le sue radici già dal III millennio a.C. Nei secoli il nome cristallo (dal greco ‘krýstallos’, ghiaccio) è stato dato a quegli oggetti di vetro la cui trasparenza più si avvicinava a quella del quarzo ialino, una pietra incolore e ornamentale. Il vetro, inizialmente, era verdastro o brunastro a causa delle impurità presenti nelle materie prime a disposizione; quando fu trovato il modo di renderlo trasparente, ecco che fu chiamato ‘cristallo’. Quel “cristallo” oggi è vetro comune. Più avanti il nome fu riservato solo a un vetro ancora più trasparente e brillante, ottenuto con l’aggiunta di ossido di piombo, che aumenta la densità del materiale, la rifrazione della luce e la brillantezza, rendendolo simile al diamante..

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ciali. Al centro è posta una grande vasca, circondata da sentieri e pergolati di vite.

2° giorno - Pomeriggio

m Colle Val d’Elsa

A una quarantina di chilometri da Gaiole in Chianti, spostandoci verso ovest, si trova Colle Val d’Elsa (12 e 13), dove potremo trascorrere l’intero pomeriggio. Il Comune oggi è conosciuto come “Città del Cristallo”, dato che, da solo, ne assicura il 15% della produzione mondiale e il 95% di

quella italiana. Nonostante diversi ritrovamenti archeologici risalgano almeno al IV millennio a.C., i primi documenti in cui si parli di Colle Val d’Elsa sono del X secolo e sappiamo che la fortuna del centro crebbe nei due secoli successivi in proporzione a quella dei limitrofi San Gimignano, Poggibonsi e Casole d’Elsa, tutti situati sulla battutissima Via Francigena. L’impianto urbanistico della Città di Arnolfo di Cambio, scultore e architetto, è tipicamente medievale, formato dall’ac-

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Itinerario Artistico-culturale

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corpamento di tre borghi originariamente autonomi, Borgo di Santa Caterina, Castello di Piticciano e Piano, protetti da altrettante cinte murarie con porte.

m Abbazia di Santa Maria Assunta a Coneo In posizione strategica a cavallo tra la Via Francigena e la Via Volterrana (strada che collega Firenze a Volterra), l’Abbazia di Santa Maria Assunta a Coneo (14) era già attiva nell’XI secolo, come possiamo dedurre dal più antico documento

in nostro possesso, un registro necrologico. Sappiamo che il monastero seguiva la Regola benedettina, assolveva la funzione di ospedale ed era dotato di almeno un mulino. Intorno al 1070 fu coinvolto nella Riforma Vallombrosana e iniziarono i lavori di costruzione di una nuova chiesa dedicata a Santa Maria. L’importanza dell’Abbazia continuò a crescere, fino al XIV secolo, quando cominciò una fase di declino che si arrestò nel 1576 con la trasformazione prima in parrocchia e poi in

pieve, da cui dipendeva un numero sempre maggiore di abitanti. Lavori di adeguamento iniziarono dalla metà del Settecento, ma l’opera di completo restauro risale agli anni Venti dello scorso secolo. Oggi la Chiesa è ancora consacrata, ma la frequenza delle celebrazioni religiose è molto bassa e, di conseguenza, non è sempre possibile poterla visitare dall’interno. La struttura è a croce latina e ricorda l’Abbazia di san Lorenzo a Coltibuono.

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Poco distante si trova la Fattoria di Cercignano (15), oggi azienda agricola, cui è annessa una bella villa patronale cinquecentesca, m o n u m e n t o n a z i o n a le , dall’ampio giardino.

m Abbazia di San Salvatore a Spugna Nel quartiere dell’Abbadia (16) si trova invece ciò che rimane dell’Abbazia di San Salvatore a Spugna, oggi parte di una struttura ricettiva. Anche questa fondata nella prima metà dell’XI secolo, seguì l’or-

dine dei Vallombrosani. Fu a lungo proprietà dei conti Aldobrandeschi, almeno fino al ‘400. Prima del declino, che portò addirittura alla demolizione nel 1760, l’Abbazia godette di molta importanza, tanto che furono compiuti diversi lavori di restauro e ampliam e n to . P u r t ro p p o o g g i rimane dell’antica struttura solo un muro perimetrale, ma abbiamo a disposizione una relazione redatta prima dell’abbattimento: sappiamo che la Chiesa presentava una ricca facciata

con un portone intagliato con raffigurazioni animali e vegetali; la struttura era a tre navate, ognuna delle quali con un altare, di cui il maggiore era contornato da scale. All’interno della chiesa vi era anche un grande coro a tribuna e una sala con archi, chiamata “Confessione”. Pregevole a Colle Val d’Elsa è anche la settecentesca Villa Belvedere (17), distribuita su tre piani e circondata da un bellissimo giardino. Oggi è un albergo.

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3° giorno - Mattina

m Chiusdino

La mattina di questa terza giornata è dedicata alla Val di Merse e a Chiusdino, dove potremo visitare l’Eremo di Montesiepi e l’Abbazia di San Galgano, distante poco meno di 40 km da Siena, in direzione sud-ovest, e circa 45 minuti d’auto da Colle Val d’Elsa. Non lasciamoci sfuggire l’opportunità di una passeggiata tra le viuzze di questo caratteristico borgo medievale, sviluppato, nel XII secolo, su una delle cime

delle Colline Metallifere. Sono ancora oggi visibili i resti della doppia cinta muraria, all’interno della quale edifici dalle tipiche strutture altomedievali si alternano a edifici quattrocenteschi, in maggior numero nella parte più antica del borgo, il rione Portino. Da ammirare troveremo la quattrocentesca Chiesa di San sebastiano o Chiesa della Compagnia, la romanica casa natale di San Galgano, la duecentesca Chiesa di San Martino fuori le mura, il Castello

di Miralduolo e i Palazzi Lenzi; poco distante dal centro di Chiusdino si trova il mulino (18) testimonial dei prodotti del Mulino Bianco, oggi agriturismo.

m Abbazia di San Galgano ed Eremo di Montesiepi Il nostro itinerario ci conduce nella valle del fiume Merse, al complesso formato dall’Eremo di Montesiepi (19) e dall’Abbazia di San Galgano (20). Il piccolo Eremo è stato costruito nel XII secolo per

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ospitare le spoglie mortali di San Galgano, nello stesso luogo in cui questi visse i suoi ultimi anni da eremita. È conosciuto anche come “Rotonda”, per via della forma circolare della chiesetta. L’atmosfera che si respira è di storia leggendaria d’altri tempi: ospita, infatti, la spada appartenuta a San Galgano che egli in persona conficcò nella roccia, dove tuttora è posta, più di otto secoli fa. L’Eremo è stato finemente restaurato nel 1924 e fortunatamente sono ancora visibili dei pre-

gevoli affreschi del XIV secolo sulle pareti della cappella. Presto le dimensioni della Rotonda risultarono troppo piccole per ospitare la comunità di monaci cistercensi, che intanto aumentava sempre più la propria importanza, così si rese necessario costruire un’abbazia poco distante, consacrata dal vescovo di Volterra nel 1268. L’edificio si presenta nel tipico stile gotico delle strutture cistercensi, a pianta a croce latina divisa in tre navate. Dopo aver vissuto un periodo d’intenso splendore,

l’Abbazia di San Galgano (21) cominciò nel Cinquecento una lunga e interminabile fase di decadenza, coronata dall’assegnazione della Commenda, secondo la quale poteva essere conferita a un beneficiario la possibilità di disporre di beni ecclesiastici: nel 1550 il Commendatario Girolamo Vitelli arrivò persino a vendere il tetto in piombo dell’Abbazia, dopo averne sperperato gioielli, dipinti e paramenti sacri. Alla fine del Settecento il complesso fu sconsacrato e solo nel

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1926 furono avviati lavori di restauro, tendenti soprattutto alla conservazione di ciò che era stato risparmiato dall’incuria e dal tempo.

3° giornO - Pomeriggio

m Asciano

A una trentina di chilom e t r i d a S i e n a e c i rca un’ora d’auto da Chiusdino,

Asciano (22) sorge nel cuore delle Crete Senesi. Attraverseremo uno dei territori più suggestivi della Toscana, fatto di colline, piccoli rilievi, biancane e calanchi, pini e cipressi incolonnati sui cigli delle strade. Asciano (23 e 24) vanta un’origine etrusca, ma fu sicuramente una colonia romana, come testimo-

niato dai resti di un’antica villa patrizia arricchita da uno stupendo mosaico policromo. Centro molto attivo nel Medioevo, dove numerosi erano i mercati e le fiere, fu a lungo conteso tra Siena e Firenze. Gli edifici che confermano il fervore religioso e culturale di Asciano sono numerosi, soprattutto a partire dal VI

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secolo, quando, al tempo dei Longobardi, il borgo assumeva già vaste dimensioni per l’epoca. La Pieve di Sant’Ippolito sorse nel IV secolo nei pressi di quello che era il castello fortificato e fu attiva fino all’XI secolo, poi quasi in disuso fino al Quattrocento, quando i frati Ingesuati modificarono la precedente struttura, costruendo un convento adiacente con funzioni di ricovero per indigenti. La Pieve di San Vito risale agli inizi dell’VIII secolo ed è circondata da cipressi e case

coloniali, posta su una collina panoramica (25). Nonostante lo stato d’abbandono, l’abside si mostra ancora nella sua bellezza romanica. L’Abbadia a Rofeno è stata fondata invece nell’XI secolo e ospitò i monaci benedettini; molto bella è la cappella romanica che conservava una pala d’altare di Lorenzetti, un tabernacolo ligneo e un crocefisso, oggi presenti al Museo Corboli ad Asciano. L’Abbadia, finemente ristrutturate e restaurata, è oggi un agriturismo.

m Abbazia di Monte Oliveto Maggiore a Chiusure Prepariamoci a un altro pomeriggio ricco di arte. La prossima tappa è l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, in località Chiusure (26), poco distante (una quindicina di minuti d’auto) da Asciano, al centro delle Crete Senesi. Fu fondata nel 1319 da tre nobili che decisero di ritirarsi in solitudine e preghiera seguendo la Regola Benedettina; nel 1344 la Congregazione Olivetana fu ufficialmente approvata da

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papa Clemente VI. L’Abbazia (27) svolse un ruolo importantissimo come punto di riferimento non solo spirituale ma anche sociale ed economico per tutta l’area, occupandosi anche dell’organizzazione delle produzioni agricole del territorio fino a Chiusure e alla Val d’Asso. Il complesso riceve un gran numero di visite annue, sia

per la ricchezza delle opere d’arte che conserva (dipinti, vetrate artistiche, statue, splendidi intarsi), che soprattutto per il canto gregoriano dei Monaci Olivetani, usato durato la Messa, ai Vespri, alla Compieta e alle Lodi. L’Abbazia è tutta visitabile, eccetto la zona di clausura e il vero e proprio monastero: la Chiesa quattrocentesca, il

grande Chiostro dalle nicchie affrescate, l’orto botanico, la farmacia con la sua collezione di ceramiche secentesche, l’aula capitolare, il refettorio e la grande biblioteca che conserva molti libri e documenti (oltre quarantamila). È inoltre presente una Cantina (28) dove sarà possibile acquistare del buon vino prodotto dai monaci.

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4° giorno - Tappa Unica

m Montalcino

Trascorreremo tutta la quarta giornata del nostro itinerario in Val d’Orcia, tra Montalcino e Castelnuovo dell’Abate, dove si trova la bellissima Abbazia di Sant’Antimo. Montalcino (29) dista una trentina di chilometri da Asciano, e 45 da Siena, quindi prepariamoci a trascorrere poco meno di un’ora in macchina, tra colline e campi dai colori caldissimi, attraversando le Crete Senesi.

Montalcino e il suo territorio, ricco di vigneti di Sangiovese da cui si ricavano i DOC Brunello e Sant’Antimo, fanno parte del Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia. La cittadina ha origini molto antiche, tuttavia il primo documento in cui è citata risale all’814, a proposito della cessione della zona ‘sub monte Lucini’ nella sfera dell’Abbazia di Sant’Antimo. Oggi Montalcino (30) è un tipico borgo medievale dalla forma semicircolare, arroccato su una collina a poco

meno di 600 metri s.l.m., e dominato dalla Fortezza trecentesca. Poco distante si trova la Chiesa di Sant’Agostino, dalla facciata romanica del XIII secolo, attuale sede dei Musei Riuniti (Civico e Diocesano). La Cattedrale di San Salvatore si mostra nel suo aspetto neoclassico che nasconde le sue origini del Trecento. In Piazza del Popolo si trovano il Palazzo dei Priori, ricco di stemmi araldici, e la sua alta torre; poco distante è La Loggia, che sfoggia i suoi rinascimentali archi a sesto acuto.

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m Abbazia di

Sant’Antimo a Castelnuovo dell’Abate Il piccolo centro di Castelnuovo dell’Abate, dove si trova l’Abbazia di Sant’Antimo, dista circa 10 chilometri da Montalcino, di cui è frazione. La sua tipica struttura medievale è ancora visibile tra le sue stradine e

i suoi vicoli. Nonostante le piccole dimensioni, diversi sono gli edifici di pregio: il quattrocentesco Palazzo del Vescovo, il tardo-rinascimentale Palazzo Bellanti, la romanica Chiesa della Madonna, ma soprattutto, fuori dal centro abitato, la bellissima Abbazia di Sant’Antimo (31 e 32). Prepariamoci a una visita

che ci lascerà un’emozione che difficilmente riusciremo a dimenticare. La leggenda vuole che l’Abbazia sia stata edificata nel IX secolo per volere di Carlo Magno, come ringraziamento per essere scampato, con la sua corte, alla peste; in realtà la struttura mostra i segni di edifici precedenti, che si fanno risalire al IV secolo,

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quando fu realizzato un piccolo oratorio per la preghiera sul luogo del martirio di Sant’Antimo d’Arezzo. Nel 770 i Longobardi cominciarono la costruzione di un primo monastero benedettino che poi una quarantina di anni più tardi sarebbe stato arricchito ed elevato ad Abbazia imperiale da Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno. Nel XII secolo furono avviati lavori di ampliamento, sull’esempio delle austere strutture francesi cluniacensi, che portarono l’Abbazia all’aspetto odierno;

da lì a breve però iniziò una fase di declino, fino alla soppressione delle attività del complesso nella seconda metà del Quattrocento. Dal 1992 ospita i Canonici Regolari Premostratensi, che seguono l’esempio di vita di Sant’Agostino. Tantissime sono le attività che vengono praticate, da ritiri spirituali e per scout, a pellegrinaggi, volontariato e corsi di canto: particolarità dell’Abbazia di Sant’Antimo è infatti la celebrazione delle funzioni religiose arricchite dal canto gregoriano dei canonici.

L’Abbazia si mostra da subito in tutta la sua maestosità e ci accoglie all’interno (33) con le sue due absidi: quella a sinistra, è la più antica, dell’VIII secolo, ed è chiamata la Cappella Carolingia, arricchita da colonne con capitelli (34 e 35); oggi è la sacrestia, che solitamente, come il matroneo e la cripta carolingia (sotterranea e con due absidi una di fronte all’altra), non è visitabile. Altra struttura risalente all’VIII secolo è la sala capitolare, dove i canonici si riuniscono ogni giorno.

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5° giorno - Mattina

m San Quirico d’Orcia

Il quinto giorno del nostro tour artistico–culturale ci conduce a San Quirico d’Orcia (36), un tranquillo paesino a 15 km da Montalcino (e a un’ora d’auto da Siena, percorrendo la Statale Cassia). Nel Medioevo la cittadina ebbe una discreta importanza poiché, situata sulla Via Francigena, fu luogo d’incontro per i mercanti provenienti dal Meridione e diretti, verso nord, a Siena o

Firenze. Ancora oggi a San Quirico sono visibili segni del passato medievale: si è, infatti, ben conservata la quattrocentesca cinta muraria, la Chiesa romanicolombarda di Santa Maria (XI-XII secolo), un discreto numero di palazzi, tra cui un edificio trecentesco, probabile dimora di Santa Caterina da Siena. Caratteristici sono gli Horti Leonini (37 e 38), un tipico giardino all’italiana realizzato alla fine del ‘500 da Diomede Leoni, allievo di Michelangelo e uomo di

fiducia del cardinale Ferdinando de’ Medici. Passeggiando negli Horti ammireremo, nella parte inferiore, la statua, del XVII secolo, di Cosimo III de’ Medici; ma questa non è l’unica scultura, ve ne sono delle altre dalla forte valenza simbolica, come il capo di un Giano bifronte – a demarcare il confine tra l’area selvatica e quella razionale – e le due statue leonine (che richiamano il nome dell’architetto) incastonate nei portali d’ingresso.

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Itinerario Artistico-culturale

Pe rco r re n d o V i a D a n te incontreremo il rinascimentale Palazzo Pretorio e il secentesco Palazzo Chigi, che conserva pregevoli affreschi.

m Pieve di Osenna

(Collegiata SS Quirico e Giuditta) Vicino al Palazzo Chigi si trova la stupenda Pieve di Osenna (39 e 40), una collegiata dedicata ai Santi Quirico e Giuiditta. Abbiamo notizie della Chiesa sin dall’VIII secolo, ma l’attuale edificio risale al XII.

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Presenta tre portali, di cui il più antico è il maggiore, sulla facciata: è in perfetto stile romanico, con protiro a colonne che poggiano su due leonesse; gli altri due portali si trovano sulla fiancata che dà sulla Via Francigena. L’interno, a croce latina, custodisce la tomba del conte Enrico di Nassau (morto qui nel 1415) e un trittico di Sano di Pietro (XV secolo); il vero gioiello della Collegiata è il coro ligneo attribuito al senese Antonio Barili, le cui tarsie furono commissionate alla fine del

Quattrocento per il Duomo di Siena.

5° giorno - Pomeriggio

m Pienza

Rimaniamo in Val d’Orcia e ad appena 10 km da San Quirico (ma a 60 da Siena) si trova Pienza (41), borgo medievale di poco più di duemila abitanti, famoso per aver dato i natali nel 1405 a Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II (da cui il toponimo). Egli decise di farne la propria Città Ideale, richiamando i migliori

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architetti toscani e dando vita a un gioiello d’arte, arrivato a noi pressoché intatto – Pienza (42) dal 1996 è infatti uno dei Patrimoni naturali, artistici e culturali dell’UNESCO. Nella nostra passeggiata per il borgo potremo ammirare il Duomo (43) dedicato a Santa Maria Assunta, tipico monumento rinasci-

mentale influenzato dalle architetture fiorentine di Leon Battista Alberti; all’interno, che si presenta in stile gotico, con tre navate, sono conservate numerose opere commissionate da papa Pio II ai migliori artisti dell’epoca. Palazzo Piccolomini è situato proprio affianco al Duomo e risale al XV secolo, parte di quel

progetto di Città Ideale tanto voluto dal Papa e affidato a Bernardo Rossellino. Anche il Palazzo Comunale (44) si trova su piazza Pio II, la piazza del Duomo; in questo edificio quattrocentesco dimorarono i priori e i podestà della città, come è testimoniato dagli stemmi e dai graffiti presenti nel portico della facciata.

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Itinerario Artistico-culturale

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m Pieve di Corsignano

Nel territorio di Pienza si attestano diverse pievi che nel tempo hanno assunto alterna importanza; quella dei Santi Leonardo e Cristoforo a Monticchiello, quella di Santa Maria dello Spino e la Pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano (45 e 46): è questa non solo la più antica – documentata sin dall’VIII secolo - ma anche la più rilevante, soprattutto dopo gli interventi sulla cittadina voluti da Pio II. La Chiesa è ricca di elementi simbolici, sulla facciata,

all’interno e nella cripta, che rimandano a un cammino di purificazione, quasi un percorso iniziatico che l’uomo deve intraprendere per poter sperare di raggiungere l’armonia. Un esempio tra tutti: sulla facciata colpisce che le decorazioni intorno al portale non rappresentino elementi religiosi: vi è infatti una sirena a due code che indica le tentazioni a cui l’uomo è continuamente sottoposto, raffigurato sulla sinistra affiancato da uno strano animale che sembra dargli suggerimenti nefa-

sti all’orecchio, sulla destra invece in atteggiamento fermo e vittorioso, mentre stringe in un pugno la stessa bestia. L’interno della chiesa conserva una silenziosa sobrietà, divisa in tre navate; due serpenti – uno disteso e l’altro avvolto al primo – attirano l’attenzione su uno dei capitelli della navata a sinistra: si tratta quasi sicuramente di un riferimento alla figura del Serpente Regolo o Reale, che appare una volta ogni cento anni per cibarsi e ipnotizzare chiunque incontri.

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Siti archeologici di Sarteano

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iversi sono i siti archeologici dell’area, i cui lavori di scavo risalgono agli Anni Trenta: reperti dell’Età del Bronzo e del Ferro della Civiltà Villanoviana sono venuti alla luce a Sferracavalli, che nel Medioevo, sulla strada per San Casciano dei Bagni, era una stazione doganale in cui avvenivano cambio e di cavalli e rifornimento di provviste. Una notevole necropoli è stata scoperta a Solaia-Macchiapiana: tombe “a ziro” e “a pozzetto” e tombe a camera etrusche confermano la presenza umana anche nell’VIII-VII secolo a.C. La necropoli di Pianacce, situata su una delle vie Cupe per Chiusi, è famosa per la “Tomba della Quadriga Infernale”, rinvenuta durante gli scavi supervisionati dal Museo Archeologico. L’ipogeo, profondo 5 metri e a cui si accedere tramite un dromos (corridoio) lungo 20 metri, è arricchito da decorazioni pittoriche parietali del IV secolo a.C., raffiguranti un carro trainato da due leoni e due grifi, condotto dal Caronte etrusco.

6° giorno - Mattina

m Sarteano

Il nostro sesto e ultimo giorno nelle Terre di Siena è dedicato a due centri meridionali della Provincia: Sarteano, con l’Abbazia della Santissima Trinità di Spineto, e Abbadia San Salvatore. Sarteano (47) si trova in

Val di Chiana, a poco più di un’ora d’auto da Siena e a 30 km da Pienza, immerso in un bellissimo paesaggio tipicamente toscano, tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana. Il territorio di sarteano fu abitato sin dalla preistoria, come attestato dai numerosissimi reperti custoditi nel Museo Archeologico del Palazzo Gabrielli.

Simbolo del piccolo comune è la sua Fortezza, che oggi si presenta con fattezze quattrocentesche, tipiche del passaggio dal gotico al rinascimentale fiorentino, seppure sia anteriore di almeno due secoli. Il Castello, visitabile, ha torri rotonde e un maschio quadrato; nel XV secolo fu modificato in seguito alla nuove tecniche

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Itinerario Artistico-culturale

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belliche che sfruttavano la polvere da sparo: il mastio (48) sarebbe stato in grado di resistere ad archibugi e bombarde e avrebbe potuto accogliere un gran numero di soldati; furono inoltre costruite delle gallerie che comunicavano con le porte della città. Dell’antica cinta muraria sono rimaste oggi soltanto le due Porte Umbre, la Porta di Mezzo e la Porta Monalda, con gli stemmi di Siena, dei Medici di Firenze e dei Monaldeschi di Orvieto che si sono avvicendati nel governo di Sarteano.

Tra i palazzi del centro storico di gran pregio sono il Palazzo Gabrielli, che, come detto, è sede del Museo Archeologico, il Palazzo fanelli, il Cennini, l’edificio del Podestà, il Palazzo Piccolomini. Tra le strutture religiose da segnalare: la trecentesca Chiesa di San Francesco, commissionata da papa Pio III, al secolo Francesco Todeschini Piccolomini; la Collegiata di San Lorenzo, la cui struttura originaria risale al XIII secolo, ma si mostra nel suo restauro e ampliamento del

Cinquecento; i ruderi della Pieve di Santa Vittoria, una delle tre di Sarteano, già attestata nell’XI secolo; la Chiesa del Suffragio; la Chiesa Romanica di Santa Vittoria, immediatamente al di fuori della cinta muraria; l’Abbazia della Santissima Trinità di Spineto.

m Abbazia della Santissima Trinità di Spineto Fondata nel 1085 in posizione strategica, lungo la direttrice Val di Chiana - Val d’Orcia (49), Monte Amiata

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- Monte Cetona, l’Abbazia della Santissima Trinità di Spineto (o Spineta) (50 e 51) deve probabilmente il suo nome a ‘spinum’, una pianta tipica della zona. Il complesso, circondato dal verde e dalla natura silenziosa e incontaminata, si mostra in tutta la sua sobrietà e il suo splendore, restituito dai lavori di ristrutturazione eseguiti negli anni Novanta. Questo luogo è ameno e tranquillo ancora oggi così come lo era nell’XI secolo, quando i monaci vallombrosani lo scelsero per

condurre una vita rigorosa secondo la Regola Benedettina. L’Abbazia seguì le alterne fortune di Sarteano (52), rientrando sotto l’influenza di Orvieto, della repubblica senese e dei Medici di Firenze. Fu così importante il ruolo culturale ed economico rivestito dal complesso dal XII al XIV secolo, che si rese necessario anche l’adeguamento della struttura in chiave difensiva (tuttora nella Chiesa è possibile scoprire delle postazioni riservate ai balestrieri). Nel 1627

Papa Urbano VIII affidò l’Abbazia all’ordine cistercense, donando uno splendido piviale, tuttora conservato. Dal 1783 alla proprietà si sono avvicendati prima conversi, poi lo Spedale degli Innocenti di Firenze e successivamente privati. Oggi è una grande tenuta, polo culturale e ricettivo in cui si tengono congressi, corsi di formazione ed eventi artistici. La Chiesa è in stile romanico, caratteristico dell’ord i n e v a l lo m b ro s a n o , a un’unica navata e tre absidi.

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Itinerario Artistico-culturale

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Il portale, rigoroso e lineare, risale al XVIII secolo e la facciata è scarna di elementi decorativi: gli unici sono due animali in rilievo.

6° giorno - Pomeriggio

m Abbadia San Salvatore A poco più di 30 km da Sarteano e a un’ottantina da

Siena, il comune di Abbadia San Salvatore è un centro di origine medievale, che sorse intorno al X secolo sulle pendici orientali del Monte Amiata (53 e 54) e il cui sviluppo fu fortemente le g a to a l le s o r t i p r i m a dell’Abbazia dell’VIII secolo e poi della grande miniera di mercurio amiatino, in attività dal 1897 al 1982. La

storia della miniera, i documenti, i macchinari, il materiale fotografico, importanti testimonianze della vita del paese e dei suoi abitanti, dal 2000 sono a nostra disposizione nel Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore, in dodici sale più la galleria. Il Museo ha sede nella Torre dell’orologio, parte di quel primo com-

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plesso minerario edificato alla fine dell’Ottocento. S a n S a lva t o re o g g i è uno dei centri turistici più importanti del Monte Amiata, visitato anche per i suoi edifici religiosi, quali l’Abbazia da cui il Comune prende il nome, la Chiesa della Madonna dei Remedi (risalente ai primi del XVIII secolo), della Madonna del Castagno (anni Venti del Cinquecento), di San Leonardo (Duecento), di Santa Croce (XIII secolo) e di Santa Maria dell’Ermeta (della fine del Duecento). La Croce

del Monte Amiata, infine, è un’opera monumentale in ferro battuto, alta 22 metri, realizzata nei primi anni del secolo scorso, quando Papa Leone XIII suggerì di innalzare su tutto il territorio italiano dei simboli del redentore.

m Abbazia di San Salvatore Il complesso si trova a pochi passi dal centro storico del paese, e si raggiunge dalla piazza centrale, imboccando Via Cavour e superando due archi cinquecenteschi. La

tradizione vuole che l’Abbazia di San Salvatore (55), o Abbazia del Monte Amiata, sia stata fondata nel 743 dal re longobardo Rachis, proprio nel luogo in cui una luce, “ora una e ora trina” brillava miracolosamente tra le fronde degli alberi (56). Inizialmente il convento fu affidato ai Benedettini, poi dalla prima metà del XIII secolo all’ordine cistercense, fino alla soppressione nel 1782. Il complesso visse periodi di grande splendore, assumendo un ruolo centrale

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Itinerario Artistico-culturale

nello sviluppo economico e culturale di tutto il territorio. L’esterno della Chiesa ha un aspetto romanico, l’interno è invece il frutto di lavori terminati nel 1590 ed è a croce latina; ospita, sulla parete destra, un bel Crocefisso ligneo trecentesco (di cui fu fatta una copia per l’Abbazia di Sant’Antimo), a sinistra il Martirio di San Bartolomeo di Francesco Nasini (che insieme al fratello Annibale ha affrescato le cappelle del presbiterio) e nell’abside un coro intagliato del

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Quattrocento. La Cripta, di edificazione anteriore (VIII secolo) rispetto alla Chiesa, è l’ambiente di maggior pregio dell’intera Abbazia; vi si accede attraverso due scalinate. è stata restituita al suo iniziale stato dai lavori di restauro del 1925, prima, e del 1963, dopo, che hanno riportato alla luce nuovi pilastri e basi di colonne e altri otto basamenti e un muro. A oggi la Cripta (57 e 58) non è ancora riaperta al culto, ma, dotata di un ottimo sistema d’illuminazione, accoglie i visitatori

calandoli in un’atmosfera fortemente suggestiva. Non dimentichiamo il Chiostro porticato (59) del Seicento, cui si accede dalla parte sinistra della Chiesa. Da qui ci si immette alle sale adibite a museo, dove sono conservati pregevoli reperti provenienti dall’Abbazia e dalla Chiesa della Madonna del Castagno, tra cui il busto-reliquiario in bronzo dorato del S. Patrono San Marco Papa (del XIV secolo), la sua casula (veste superiore) dorata e il reliquiario scoto-irlandese.

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ontepulciano e Montalcino sono due centri da visitare con particolare attenzione. Dedicheremo due giorni, un fine settimana, alla scoperta di questi due borghi medievali e dei loro vini DOCG, il Nobile e il Brunello. Dal colore rosso granato intenso, profumo molto persistente e fruttato, con richiami floreali di viola appassita, sapore secco, sapido, caldo, tannico, il Nobile di Montepulciano esalta pietanze strutturate quali carni rosse alla griglia, selvaggina e formaggi stagionati. Deve il suo nome al termine con cui nel XVIII secolo si designava quel vino di altissima qualità prodotto nel territorio di Montepulciano: aveva un costo molto elevato e solo gli aristocratici, i nobili, potevano permettersi tanto il suo consumo quanto la sua produzione. Ancora oggi si ottiene da uve Sangiovese, che in questa zona sono chiamate “Prugnolo gentile”, al 70% minimo, e da Canaiolo nero fino al 20% - l’eventuale restante parte da vitigni raccomandatati e autorizzati del territorio provinciale. L’altro grande vino che degusteremo è il Brunello di Montalcino. Prodotto sin dall’Ottocento, quando si approfondirono le potenzialità di una tipologia di Sangiovese localmente chiamata Brunello, la fama del Brunello è cresciuta dagli anni Cinquanta. Dal colore rosso rubino intenso tendente al granato, dall’odore caratteristico e intenso e dal sapore asciutto, caldo, leggermente tannico e armonico, si abbina splendidamente alla selvaggina e alla carne rossa in generale e ai formaggi stagionati.

1° Giorno

2° Giorno Montepulciano Montalcino

Itinerario

Enogastronomico

Montepulciano e Montalcino, Nobile e Brunello


Itinerario Enogastronomico

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1° giorno - Tappa Unica

m Montepulciano

A una settantina di chilometri da Siena, Montepulciano (1) sorge sulle colline che dividono la Val di Chiana dalla Val d’Orcia, in posizione strategica tra le maggiori direttrici di comunicazione della Toscana meridionale. È un centro di origine etrusca, per tradizione fondato nel VI secolo da Lars Porsenna, Lucumone di Chiusi, ma il suo impianto è tipicamente medievale: è, infatti,

a partire dal XII secolo che Montepulciano inizia il suo sviluppo, entrando nell’orbita di Siena prima e di Firenze poi. Nel XIII secolo possiede già una f i o re n te b o rg h e s i a , s i a mercantile che agricola e manifatturiera, ma sono il Quattrocento e il Cinquecento i secoli migliori per la cittadina. A questo periodo risalgono la cinta muraria, la Fortezza, la Cattedrale e la maggior parte dei palazzi nobiliari e delle chiese che ancora oggi possiamo ammirare. Tanti i perso-

naggi illustri che gravitarono intorno al centro, dal letterato Angelo Poliziano, agli architetti fiorentini Antonio da Sangallo il Vecchio, il Vignola (Jacopo Barozzi), Michelozzo Michelozzi e Baldassarre Peruzzi. Il cuore di Montepulciano è Piazza Grande (2), adorna di edifici medievali e rinascimentali: Palazzo Contucci, Palazzo Nobili-Tarugi, Palazzo del Capitano del Popolo (nei cui sotterranei oggi è allestita l’Enoteca del Consorzio del Vino Nobile), il Palazzo Comu-

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nale e il Duomo. Dedicata a Santa Maria Assunta, la Cattedrale fu edificata, al posto di una pieve preesistente, tra il Cinquecento e il Seicento, quando Montepulciano diventò sede episcopale. L’interno, a tre navate, ospita opere di pregio quali la “Statua giacente di Bartolomeo Aragazzi” di Michelozzo, il Trittico dell’Assunta e un Fonte Battesimale. L’inizio dei lavori di costruzione del Palazzo Comunale (3) (detto anche Palazzo C i v i c o ) , c h e r i c o rd a i l

Palazzo Vecchio di Firenze, risale alla seconda metà del XIV secolo; la facciata, attribuita a Michelozzo, è in travertino e pregevole sono il cortile con doppio loggiato e la torre, da cui lo sguardo cattura paesaggi bellissimi e, nei giorni particolarmente limpidi, può arrivare sino al Gran Sasso. Resteremo impressionati dalla quantità di vigneti (4) che circondano Montepulciano; il centro vanta, infatti, una lunga e attestata tradizione nella produzione di vino di ottima qualità: primo

tra tutti il Nobile, che dal 1980 è un DOCG, ma anche le due DOC Rosso di Montepulciano e Vin Santo.

m Il Nobile

La nostra passeggiata tra le tipiche strade medievali di Montepulciano sarà piacevolmente arricchita da visite e degustazioni nelle tantissime cantine presenti nel centro storico, la maggior parte delle quali scavate direttamente nella roccia e nel tufo, piene di botti di rovere e caratelli dove il vino ha la possibi-

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Itinerario Enogastronomico

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lità di invecchiare, come il disciplinare conviene. Per valorizzare e tutelare il Nobile di Montepulciano è nato nel 1965 un Consorzio, molto attivo anche nell’organizzazione di eventi promozionali. Da qualche anno il Consorzio gestisce anche l’Enoteca Consortile (5) che è stata allestita nei suggestivi sotterranei del Palazzo

del Capitano, oggi ribattezzato “Palazzo del Vino”, nella splendida cornice di Piazza Grande. Non possiamo trascurare di andarci: ammireremo le bottiglie in esposizione (più di 200 etichette diverse), le botti per l’invecchiamento, avremo la possibilità di degustare e conoscere la storia e la tradizione del Nobile (6) tra archi e

volte completamente ristrutturate, su una superficie complessiva di circa 200 mq. Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano: Piazza Grande, 7 53045 Montepulciano (SI) Tel. 0578.757812 Fax 0578.758213 info@consorziovinonobile.it www.consorziovinonobile.it

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2° giorno - Tappa Unica

m Montalcino

Montalcino dista 37 km da Montepulciano, nel Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia, tra colline e campi dai colori caldissimi, tempestati di cipressi, ulivi ma soprattutto vigneti di Sangiovese, da cui si ricavano le DOC Brunello e Sant’Antimo.

Cittadina dalle origini molto antiche, il primo documento datato in nostro possesso risale all’814, a proposito della cessione della zona ‘sub monte Lucini’ all’amministrazione dell’Abbazia di Sant’Antimo. Ancora oggi Montalcino è un piccolo gioiello medievale, dalla caratteristica forma semicircolare, e arroccato

su una collina a poco meno di 600 metri s.l.m. su cui domina la Fortezza trecentesca (7), ottimo belvedere. La Fortezza ospita un’enoteca in cui potremo degus t a re v i n i , p r a n z a re e acquistare prodotti tipici.

m Il Brunello

Il vero simbolo di Montalcino sono le sue vigne (8)

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Itinerario Enogastronomico

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che producono il vino rosso Brunello, dal marchio DOCG. La produzione del Brunello si attesta sin dall’Ottocento, quando crebbe l’attenzione verso le potenzialità di una tipologia di uva Sangiovese localmente chiamata ‘Brunello’, ma è dagli Anni Cinquanta che questo pregiato vino è diventato sempre più famoso, con produzioni record. Il Brunello è di colore rosso rubino tendente al granato, odore caratteristico e intenso e sapore asciutto, caldo, leggermente ta n n i co e a r m o n i co ; s i

abbina splendidamente alla carne rossa, soprattutto alla selvaggina, e ai formaggi stagionati. Potremo trascorrere la giornata con un bel tour delle cantine in cui degusteremo e acquisteremo vini: il consiglio, prima di iniziare il percorso, è di recarsi al Consorzio del brunello di Montalcino per avere indicazioni sui produttori accreditati, molti dei quali, accanto all’enoteca, dispongono anche di ristorante e trattoria, in cui riposare e gustare un pranzo della cucina tipica toscana.

Non dimentichiamo di visitare anche il Museo del Brunello (9, 10 e 11), circondato dalle vigne della Fattoria dei Barbi: fotografie, documenti, film e strumenti di lavoro ci aiuteranno a immergerci nel mondo e nella storia di questo prezioso vino.

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Consorzio del Vino Brunello di Montalcino: Piazza Cavour, 8 - 53024 Montalcino (SI) Tel. 0577.848246 Fax 0577.849425 info@consorziobrunellodimontalcino.it www.consorziobrunellodimontalcino.it

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a Val d’Orcia, il cui territorio si estende intorno al corso dell’omonimo fiume, tra le due province di Siena e di Grosseto, sorge a nord-est del Monte Amiata, vulcano spento da ormai 700mila anni. La Val d’Orcia dal 2004 è riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO ed è anche un’Area naturale Protetta. Questa bellissima zona è in grado di offrire una grande varietà paesaggistica con i suoi panorami che catturano lo sguardo e i colori che si alternano nelle stagioni. Sulle colline sorgono i borghi medievali, cui si accede da strade spesso serpeggianti, morbidamente segnate da cipressi, caratteristici di questa porzione delle Terre di Siena. L’offerta turistica è pertanto molto varia e spazia dall’ambito culturale a quello naturalistico-sportivo: ecco allora tantissimi percorsi trekking, in bici o a cavallo, dedicati a chiunque voglia avere un contatto più intimo con la natura. Vi proporremo allora tre percorsi, due in bici e uno a cavallo, tra sentieri in boschi e strade sterrate - le cosiddette “strade bianche”, tipiche dei paesaggi toscani. La nostra zona di riferi1 Nacciarello mento sarà quella parte di Val d’OrMontalcino cia, alle pendici dell’Amiata, nella Castel Giocondo terra del Brunello e dell’Abbazia di Sant’Antimo, intorno a Castelnuovo dell’Abate e 2° percorso Montalcino. Ragnaie in bicicletta Tre itinerari non ecces1° percorso sivamente lunghi, di 25, in bicicletta Villa 27 e 20 km, che potrà a Tolli intraprendere chiunTavernelle que abbia un minimo di allenamento.

23 Sant'Angelo in Colle

Castelnuovo dell'Abate

3° percorso a cavallo

Itinerario

Naturalistico

Vivo d'Orcia

In bici e a cavallo in Val d'Orcia


Itinerario Naturalistico-sportivo

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1° percorso

m In bici tra le vigne di Montalcino (25 km; percorso misto) Trascorreremo una giornata alla scoperta del territorio di Montalcino (1), patria del Brunello, che con le sue vigne disegna l’intera area. Il percorso proposto non è molto arduo e si dispiega

complessivamente su 25 km in cui il dislivello totale è contenuto in poco più di 450 metri; è sempre comunque preferibile un minimo di preparazione fisica per non incorrere in spiacevoli inconvenienti. Partiamo da Montalcino imboccando la provinciale “Traversa dei Monti”, verso Sant’Arcangelo in Colle (2),

sul versante meridionale dell’altura di Montalcino, in un paesaggio tipicamente e piacevolmente toscano; dopo circa 3 km svoltiamo a destra per Castiglione del Bosco: g u st i a m o i l paesaggio intorno a noi, ricco di oliveti e vitigni che donano i caratteristici colori alla campagna senese. Seguiamo la strada bianca

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(battuta e ricoperta di piccoli ciottoli chiarissimi) per 5 km e poi andiamo a sinistra verso il Castello di Castelgiocondo. La struttura originaria del Castello risale al 1100 ma è stata completamente ristrutturata tra il XIX e il XX secolo; oggi è un’elegante costruzione in cui neoclassico, liberty e neogotico si uniscono in modo molto armonioso e originale ed è parte di una grande tenuta accreditata dall’Albo del Brunello di Montalcino. Possiamo decidere di sostare qui – le cantine

sono visitabili e attrezzate per la degustazione, previo prenotazione - o riposare un po’ più avanti, dopo una discesa superato il Castello, in un’altra delle strutture immerse nelle vigne in cui si produce il Brunello. Ci rimettiamo in sella e, superato un podere, continuiamo a scendere guadando un torrente molto spesso prosciugato; davanti a noi il tipico paesaggio delle Terre di Siena (3), in cui la strada è segnata da fila di cipressi (4 e 5) che ondeggiano morbida-

mente accarezzati dal vento. Deviamo per Tavernelle, che raggiungeremo affrontando una lieve salita; all’ingresso della frazione svoltiamo a sinistra, attraversando un grande vigneto e dopo 1 km giriamo a destra in direzione podere Mocali. Dopo ancora 3 km circa imbocchiamo a destra una strada larga e ancora a destra per il podere San Lorenzo. Dopo meno di 1 km saremo nuovamente sulla “Traversa dei Monti” che ci ricondurrà, in 3 km, a Montalcino.

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Itinerario Naturalistico-sportivo

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2° percorso

m In bici tra Castelnuovo dell'Abate e Montalcino (27 km; percorso misto)

In questa passeggiata percorreremo in bici 27 km (6); l’itinerario non richiede un grandissimo sforzo, ma solo un minimo di allenamento: la prima parte è

un po’ impegnativa, poiché presenta delle salite, ma la seconda è più leggera, quasi tutta in discesa. Partiamo da Castelnuovo dell’Abate, piccolo centro medievale posto su una collina a poco meno di 400 metri s.l.m. e distante una decina di chilometri da Montalcino. Caratteristiche sono le sue stradine di

impianto medievale, rimaste pressoché intatte nel tempo. Potremo visitare il Palazzetto del Vescovo, che si trova sulla centrale Via Borgo di Mezzo, ma la grande attrazione è l’Abbazia di Sant’Antimo (7). Dell’Abbazia si hanno notizie almeno dal IV secolo, ma la tradizione vuole che sia stata edificata da Carlo

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Itinerario Naturalistico-sportivo

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Magno nel IX secolo. Ci colpisce subito la maestosità del complesso, che dal 1992 ospita i canonici regolari premostratensi; suggestive sono le celebrazioni religiose, arricchite dal canto gregoriano. Lasciata l’Abbazia, imbocchiamo la strada per Sant’Angelo in Colle, una tipica “strada bianca” toscana (8), tratteggiata da cipressi tra le colline piene di vigne. Giunti dopo 7 km sulla strada asfaltata, svoltando a sinistra si giunge a Sant’Angelo, sul versante

meridionale dell’altura di Montalcino. In questa piccola frazione (che conta m e n o d i 2 0 0 re s i d e n t i ) interessanti sono la Chiesa Parrocchiale e anche la Chiesa della Madonna, che ospita una “Madonna con Bambino” attribuita a Pietro Lorenzetti, pittore della Scuola Senese trecentesca. Proseguiamo verso Montalcino e dopo 6 km attraversiamo il valico del Lume Spento, così chiamato perché un tempo era davvero sconsigliabile farsi notare passandoci con una luce

accesa, per via dei briganti che infestavano la zona. Giunti a Montalcino (9 e 10), patria del Brunello, potremo approfittare di una sosta in una delle tante cantine o trattorie che animano il borgo. Riprendiamo la strada per Castelnuovo dell’Abate e l’Abbazia di Sant’Antimo, una piacevolissima discesa di 9 km, in cui saremo immersi nelle grandi distese di vigneti, negli accesi colori e negli inebrianti profumi della fantastica Val d’Orcia.

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m A cavallo nella pace di Montalcino (20 km; percorso misto) Una giornata a cavallo per i sentieri della Val d’Orcia (1 e 2) è un’altra esperienza che difficilmente si riuscirà a dimenticare. Tutta l’area è ben attrezzata con maneggi e punti di sosta e ristoro

per cavalli e cavalieri; sono disponibili tanti percorsi che si adattano alle varie esigenze di ognuno, dei più esperti e dei meno pratici, dei gruppi e anche delle famiglie con bambini. Proponiamo un itinerario abbastanza breve, 20 km e di non grandissima difficoltà: partiremo dall’Abbazia di Sant’Antimo a Castelnuovo

dell’Abate, nel territorio di Montalcino, e arriveremo a Vivo d’Orcia, frazione del Comune di Castiglione d’Orcia; attraverseremo i caratteristici vigneti del Brunello (3) e la natura circostante, dai colori eccezionali che rendono uniche questa porzione di Terre di Siena. L’Abbazia di Sant’Antimo a Castelnuovo si impone

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Itinerario Naturalistico-sportivo

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dinanzi a noi nella sua maestosità che ricorda le austere strutture francesi cluniacensi. Il primo nucleo del monastero risale all’VIII secolo, ma l’Abbazia, così come appare oggi, risale al Trecento. Oggi è custodita dai Premostratensi e molto particolari sono le funzioni religiose, celebrate con il canto gregoriano. Lasciata l’Abbazia ci dirigiamo verso la piccola località Bassomondo e continuiamo per il podere Casalta. Una volta superati dei binari e oltrepassata una galleria, guaderemo il tor-

rente Asso prima e il fiume Orcia poi, in prossimità del podere Scarceta. Prima di iniziare il nostro itinerario sarà allora importante aver preso tutte le informazioni necessarie sulle condizioni atmosferiche ma soprattutto su livello e portata dei corsi d’acqua che incontreremo. Siamo diretti verso la strada p ro v i n c i a le d e l M o n t e Amiata, a cui giungeremo costeggiando i poderi Monte l a cc i o , F i n o cc h i e to e Capanna. Arrivati alla Chiesa della Madonna delle Querce, costruita alla fine del XVII

secolo lì dove era stata posta un’immagine miracolosa della Vergine per scacciare gli spiriti maligni che infestavano la zona, costeggiando l’Acquedotto saremo condotti a Vivo d’Orcia, frazione di Castiglione. In questa zona la natura (4) è ancora più presente e rigogliosa dando ulteriore risalto all’Eremo Camaldolese, a un palazzo fortificato del periodo rinascimentale e alla Chiesa di San Pietro, dalla caratteristica facciata in trachite che mostra lo stemma dei Cervini, nobile famiglia locale.

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