Periodico dell’ Istituto Suore Orsoline F.M.I. - Via Muro Padri, 24 - Verona - n°1 Gennaio-Aprile 2015 • Poste Italiane SpA, spedizione in abbonamento postale, Verona – Art.2 – comma 20/c-Legge 662/96
La Nostra N. 1
gennaio aprile 2015
VOCE
SOMMARIO
La Nostra N. 1
gennaio aprile 2015
2015 • Poste Italiane
SpA, spedizione
in abbonamento
postale, Verona
– Art.2 – comma
20/c-Legge 662/96.
N. 1 GENNAIO APRILE 2015
VOCE
Periodico dell’ Istituto
Suore Orsoline
F.M.I. - Via Muro
Padri, 24 - n°1
Gennaio-Aprile
In Ascolto
Sr. Maria Giovanna Caprini
Editoriale Questo è il tempo della Salvezza per noi La Parola del Fondatore: ai figli e ai genitori In Cristo Gesù il nuovo umanesimo
Madre M. Luciana Spada a cura di Sr. M. Angiolina Padovani Don Giuseppe Laiti
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Nella Congregazione A Milano con i piccoli La fede è alimentata dalla preghiera fedele e perseverante Una sala operatoria per Analaroa “Eh! Harena Sarobidy ianao” Sei un dono prezioso Rallegratevi! Dalla Scuola “Sagrada Familia”di Montevideo Tutto hai ricevuto da Dio: condividilo! Un mosaico… di esperienze
Sr. M. Sonia Speranzini
a cura di Sr. M. Cleonice Salvatore
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Progetti
a cura della Redazione
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editoriale Care lettrici e cari lettori, In questo primo numero dell’anno, le voci delle Comunità sparse nel mondo diventano un racconto del quotidiano, ricco di sfumature. I fatti, nella narrazione, diventa eventi significativi della vita che scorre nelle situazioni più umane, semplici, vere. La sala operatoria ad Analaroa è dav-
vero un evento che cambierà la vita di tanti bambini. Madre Luciana ci invita ad abitare questo tempo per riconoscere il passaggio del Signore che continuamente ci dona di vivere un nuovo esodo, attraversando i deserti, le paure, il buio, i pericoli della notte fugata dalla salvezza realizzata. La Parola del Fondatore colora di carisma
Sr. M. Izoldi Gluitz Dr. Roberto Ghezzi Sr. M. Honorine Ravaosolo Sr. M. Rosette Andrianandrianina Sr. M. Virginia Zorzi Sr. M. Chiara Aloisi
Sr. Maria Giovanna Caprini
la nostra vita ecclesiale e ci rende contemporanee alle nostre prime sorelle. Ieri come oggi l’invito ad accompagnare la famiglia si fa cura nell’ascoltare quanto il B.Z.Agostini diceva ai genitori e ai figli. “Ogni cristiano sa che la familiarità con Gesù Cristo, la sua parola, i suoi modi di entrare in relazione con le persone, sono profondamente umanizzanti, portatori di salvezza, di vita che viene risanata e aperta a possibilità prima insperate”. Così don Giuseppe Laiti ci introduce nell’orizzonte ecclesiale che caratterizzerà il Convegno di Firenze - V della Chiesa che è in Italia - occasione per ritornare alla sorgente della fede. L’evangelizzazione nella pastorale e nell’animazione missionaria prende forma nei progetti di solidarietà e nelle proposte organizzate da “Casa Tabor” a San Zeno di Montagna, Casa “S.Angela Merici” a Roma, Casa “Madonna della Neve” a Breonio e a “Villa Sacro Cuore” a Milano Marittima, Ravenna. Invito i lettori e le lettrici a segnalare eventi e iniziative che possono arricchire la rivista. La novità e il cambiamento aprono alla ricchezza della condivisione e dello scambio.
Periodico Suore Orsoline F.M.I. Verona, Via Muro Padri, 24 Tel. 045-8006833 Fax 045-8039430 lanostravoce@orsolinefmi.it www.orsolineverona.it C.c.p. 15126378 Numero 1 Gennaio - Aprile 2015 Direzione e Redazione: Sr. Maria Giovanna Caprini PEC: mariagiovannacaprini@pec.it Responsabile: Madre M. Luciana Spada Superiora Generale Gruppo Redazionale: Sr.M. Claudia Cavallaro, Sr.M. Pina Costantino, Sr.M. Angiolina Padovani Autorizzazione Tribunale di Verona N. 410 del 28-01-1978 Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl Via Dell’Artigianato, 42 37020 Marano di Valpolicella (Vr) Tel 045.7704444 www.grafical.it GARANZIA DI RISERVATEZZA - L’Istituto delle Orsoline F.M.I., in qualità di Editore, garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d. legs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, che i dati relativi agli Abbonati vengono trattati nel rispetto della legge. Il trattamento dei dati sarà correlato all’adempimento di finalità gestionali, amministrative, statistiche, ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici e/o automatizzati. Il conferimento dei dati è facoltativo. Tuttavia il mancato conferimento degli stessi comporta la mancata elargizione dei servizi previsti. In ogni momento si potranno esercitare i diritti di cui all’art. 7 del d. legs. 196/2003, tra cui il cancellare i dati ed opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Titolare Dati dell’Istituto delle Orsoline, Via Muro Padri, 24 - 37129 Verona.
Questo è il tempo della Salvezza per noi Madre M. Luciana Spada Superiora Generale
“Ad ogni tappa, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l’accampamento. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio”. Es 40,36-38
L’
immagine dell’Esodo è, oggi, quella che meglio racconta il nostro tempo e in esso, le speranze che abitano il nostro cuore; è l’immagine della vita consacrata in esodo lungo le strade della storia. Per andare dall’Egitto a Canaan, il gruppo guidato da Mosè dovette attraversare il deserto del Sinai, rimasto la strada da percorrere per raggiungere la terra promessa. Il deserto è una condizione di vita: un cammino faticoso per questo può scoraggiare, ma tempra e forma alla libertà. Il deserto è il tempo del passaggio dalla schiavitù al servizio. È il tempo della prova per le proprie capacità di resistenza, per la fede che sostiene, per le prospettive che spingono avanti. In questo modo il deserto è il luogo teologico dell’incontro con Dio, della resistenza a Lui e dell’esperienza della sua salvezza. Insieme al deserto un’altra immagine emblematica del tempo che viviamo è la notte. È proprio nella notte dell’Esodo che Dio si fa presente e opera salvezza per il suo popolo. Deserto e notte sono i luoghi teologici nei quali Dio, im-
prevedibile e provvidente, rivela la sua presenza, la sua vicinanza e ci parla. È in questi due luoghi di silenzio che la nostra vita riconosce il suo fondamento. Nell’esperienza del deserto e della notte, anche la Vita Consacrata si riconosce chiamata a proseguire il cammino con coraggio per osare scelte profetiche alla sequela del Signore Gesù Cristo che ci conduce verso la Terra Promessa della Risurrezione. Anche se a volte camminiamo nell’oscurità, che rischia di turbare i nostri cuori, abbiamo la certezza della presenza del Signore. L’Esodo non ci permette di guardare indietro per rimpiangere tempi più prosperi e ricchi, ma ci spinge in avanti, ci domanda coraggio, fiducia e forza sempre nuova: il deserto e la notte sono i luoghi della profezia. La Chiesa riconosce e accompagna la vita consacrata che, spinta dall’impulso carismatico del concilio, ha camminato seguendo i segnali della nube del Signore. Quello dei consacrati è stato un vero “cammino esodale”. Tempo di entusiasmo e di audacia, di inventiva e di fedeltà creativa, ma anche di certez-
ze fragili, di improvvisazioni e delusioni amare. Attraverso vie sconosciute, lo Spirito ha condotto la vita e i progetti dei consacrati e delle consacrate sulle strade del Regno, portandoli a misurarsi con le nuove realtà sociali e culturali. Così l’attenzione ai segni dei tempi e dei luoghi, l’incalzante invito della Chiesa ad attuare lo stile conciliare, la riscoperta dei carismi di fondazione, le rapide trasformazioni nella società e nella cultura stanno provocando la vita Consacrata ad una fedeltà creativa. Spinta dallo Spirito nell’esplorazione dei nuovi orizzonti, in una Chiesa in uscita, attenta alle periferie, la vita consacrata vive con tutto il popolo di Dio la novità del Vangelo per l’oggi. L’esodo, infatti, si compie “insieme”, come comunità cristiana. Occorre, allora, tornare alla fonte e ricuperare la freschezza originale del Vangelo nella comunità cristiana e modulare la diaconia secondo il sentire della Chiesa. Come un esodo pasquale, stiamo imparando a morire per poter nascere di nuovo! Dio è la ragione prima della nostra esistenza, il dono più grande, il nucleo essenziale. Dio è il luogo di origine della Vita Religiosa. Il nostro desiderio è ritornare, vestendo gli abiti dei pellegrini, cantando i salmi dell’itineranza dei profeti di Dio. E, poiché il Vangelo è la buona notizia, viviamo il mistero cristiano continuando a camminare, nella Chiesa, come Popolo di Dio.
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Ai figli e ai genitori
In questo tempo di preparazione al Sinodo sulla Famiglia, proponiamo tre stralci di una lunga catechesi del B. Agostini sul 4° Comandamento a cura di Sr. M. Angiolina Padovani
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io non vuole solo essere amato da noi sopra ogni cosa, vuole pure che amiamo il nostro prossimo come noi stessi per rispetto a Lui […]. Ora siccome tra i vostri prossimi, i più vicini di tutti sono il padre e la madre, dai quali abbiamo ricevuto l’essere e la vita, che è il fondamento di tutti i beni, Dio ci dice l’obbligo che abbiamo verso di essi. Il precetto è concepito in questi termini: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà” (Es 20,12). È vero che sotto il nome di padre e di madre indirettamente e secondariamente si debbono racchiudere anche tutti quelli che hanno sopra di noi legittima autorità, di cui parlerò più avanti, ma prevalentemente e direttamente si intendono quelli che ci hanno generato. Come l’adorare Dio è il primo e più importante precetto della carità verso di Lui, così l’onorare i genitori è il primo e più importante precetto della carità verso il prossimo e, dopo il supremo culto a Lui dovuto, niente più gli sta a cuore quanto l’osservanza di un tal precetto. Ascoltatemi attentamente, o figlioli, perché questa materia è tutta per voi: “Venite, figli, ascoltate, vi insegnerò il timore di Dio” (Sl 33,12). Che dovete voi dunque intendere
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per questo onore da prestarsi ai genitori? La parola onorare, nel linguaggio delle divine Scritture, comprende tutti i doveri dei figli verso i genitori. Tali doveri sono, concretamente, tre: rispetto, obbedienza, soccorso, che corrispondono a quei tre beni che abbiamo ricevuto, cioè la vita, l’educazione, il sostentamento. Rispetto perciò perché a loro dobbiamo dopo Dio l’essere e la vita. Obbedienza perché dobbiamo loro l’educazione; soccorso perché dobbiamo loro la nostra sussistenza. Parliamo oggi, o figli, del primo vostro dovere, del rispetto che dovete ai vostri genitori per aver ricevuto da loro l’essere e la vita. Voi, figli, non avete potuto formarvi da voi stessi. Dovete riconoscere il vostro essere prima da Dio, supremo autore di tutto, poi dai genitori senza i quali non sareste mai venuti alla luce e quindi dovete essere intimamente convinti che dopo Dio non vi è oggetto più sacro e venerabile per voi dei vostri genitori. E quale rispetto essi meritano? Sen-
tite bene: deve essere interiore ed esteriore. Il rispetto interiore si esercita con l’avere stima di essi, come di persone di cui Dio si servì per darci l’esistenza e che da lui ci vengono dati quali reggitori della nostra vita naturale, civile, spirituale. Da questo sentimento interiore di profonda stima scaturiscono gli atti esterni di riverenza, • nel parlare: astenendoci con tutta diligenza da ogni parola meno rispettosa, aspra, pungente, risentita, irrisoria e mortificante; […] • con i fatti e con le opere: evitando qualunque atto che indichi disprezzo e non educazione; con il non fare niente che sia importante senza il loro consenso, senza la loro partecipazione e dipendenza; • infine, deve manifestarsi il vostro rispetto con ogni specie di pazienza. Non cercate di scusarvi col dire che sono persone di cattivo umore, fastidiosi, molesti, impetuosi, che vanno in collera per cose da nulla, né finiscono mai di sgridare e correggere, che vi mancano di molte cose, né mostrano rispetto per voi. Sarà vero quanto dite e non si può certamente negare che non ci siano genitori di tal carattere da mettere a dura prova, a grave estremo la pazienza dei figlioli. Ma che importa tutto ciò?
Essi certamente renderanno certo strettissimo conto a Dio della loro cattiva condotta, ma voi intanto non siete dispensati dal fare il vostro dovere. E se tal pazienza deve essere da voi usata anche quando i loro difetti sono colpevoli e volontari, molto più si dovrà usare quando sono involontari e provengono da vecchiaia, da infermità e da altre cause. […] Ma vi è un altro dovere, ed è l’obbedienza, per corrispondere all’educazione che voi, o figli, avete ricevuto da loro. S. Paolo dice: “Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto” (Ef 6,1). Obbedite nel molto e nel poco, nelle cose sante e difficili: “Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore” (Col 3,20). Ai genitori si deve rispetto poiché da loro abbiamo ricevuto l’essere e la vita; ai genitori si deve obbedienza perché da loro abbiamo ricevuto l’educazione. […] Infine, il terzo ed ultimo dovere che voi, o figlioli, avete nei confronti dei genitori, è il prestare loro sussidio ed aiuto, perché da loro avete ricevuto il sostentamento. Essi furono i primi ad alimentarvi e nutrirvi quando per la vostra tenera età non potevate sostenervi da voi soli e tutto questo con fatica e dispendio, per darvi un avviamento, una professione, uno stato di vita, sbilanciandosi anche forse nella domestica economia per le gravose spese dell’educazione da loro sostenute. Non vuol dunque la ragione che voi guardiate ai loro bisogni, se mai per necessità, per infermità, per disgrazia e anche per colpa loro, non potessero da loro stessi procurarsi aiuto ed assistenza? Senza dubbio questo dovere, che è fondato nel quarto comandamento, ben
lo dimostra quel vivo rimprovero che fece Gesù Cristo ai farisei perché sotto pretesto di pietà, ma in realtà per loro interesse, spacciavano una dottrina diversa. Siccome ad essi proveniva una parte delle obbligazioni che si offrivano a Dio nel Tempio, andavano spargendo fra il popolo che si potevano lecitamente trascurare i genitori purché si offrisse a Dio nel Tempio ciò che toglievano alle loro necessità. “O uomini malvagi” - inveiva contro di loro Gesù Cristo qual sorte di insegnamenti sono questi vostri, apertamente contrari al divin precetto di onorare il padre e la madre?” (cf. Mt 15,1-9). In tal modo, faceva loro capire che erano riprovevoli, in tal caso, le offerte stesse fatte a Dio. E che sarebbe se quanto è dovuto ai bisogni dei genitori si consumasse scriteriatamente in passatempi, in bagordi, in giochi e in pratiche cattive? Unicamente intenti a se stessi e ai loro capricci, alcuni figli lasciano soffrire nella povertà e nello stento un padre ed una madre che si sono impoveriti per loro. Ma sappiate, o figli, che il sussidio da dare ai genitori non deve essere solamente temporale, di sostentamento, vitto, alloggio ecc., ma anche spirituale, in ordine alla loro eterna salvezza. Questo anzi è il più importante, ma tuttora è più trascurato dall’altro. Non è una cosa rara vedere dei figli che si prendono tutto l’interesse per il buon trattamento dei genitori nella vita presente ed hanno tutta la cura che siano sani; ben alimentati, ben provveduti e non manchino di cosa alcuna. Ma, benché sappiano che i genitori vivono malamente, che hanno pratiche e consuetudini cattive, che anche sotto la canizie della testa mantengono i vizi e le bricconerie della gioventù, …, pure di tutto ciò non si prendono pensiero. La salute dell’anima dei vostri genitori deve essere l’oggetto principale delle vostre premure a cui non potete mancare, senza mancare gravemente a quel sussidio che loro dovete. Usate pertanto di ogni mezzo che la carità vi suggerisce per portarli a ravvedersi se sono traviati nel loro sentiero. Impiegate a tal fine le vostre suppliche
presso Dio, le vostre sollecitazioni presso di loro, senza perdervi di coraggio se non sono gradite. Raddoppiate le vostre premure nelle loro mortali infermità e fateli assistere cristianamente. Prima di terminare sentite, o figli, di quanto vostro vantaggio sia anche qui in terra la bellezza di un tal precetto: Dio ne fu talmente sollecito che, a prefe-
“il terzo ed ultimo dovere che voi, o figlioli, avete nei confronti dei genitori, è il prestare loro sussidio ed aiuto, perché da loro avete ricevuto il sostentamento” renza degli altri precetti, ha unito a questo la promessa di una ricompensa anche temporale. E qual è questa ricompensa? “Perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra” (Ef 6,3) dice S. Paolo. E notate bene: quando si dice vita lunga, accordata in premio, si intende una vita felice, accompagnata dalle benedizioni del cielo. Queste benedizioni furono espresse particolarmente dallo Spirito Santo nell’Ecclesiastico e sono: 1. L’onore, che voi pure riceverete a vicenda dai vostri figli diventando capi di famiglia: “Il Signore, infatti, ha glorificato il padre al di sopra dei figli” (Sir 3, 2). 2. Stabilità e fermezza della vostra casa “La benedizione del padre consolida le case dei figli” (Sir 3,11). 3. L’onorata reputazione e stima di fronte al mondo “La gloria di un uomo dipende dall’onore di suo padre” (Sir 3,13). 4. Il perdono dei peccati. “L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,, otterrà il perdono dei peccati” (Sir 3,16). 5. Che belle promesse sono queste! State certi che Dio le mantiene fedelmente. Don Zefirino Agostini, I comandamenti di Dio, a cura di Sr. M. Clemente Micheloni, uso manoscritto, pp. 62-76.
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In Gesù Cristo il nuovo umanesimo Verso il quinto convegno delle chiese in Italia
Don Giuseppe Laiti
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l prossimo novembre, a Firenze, la chiesa italiana celebra il suo quinto convegno nel segno del tema “in Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Uno sguardo retrospettivo può facilmente riconoscere il senso di questi convegni a ritmo decennale: le chiese diocesane si ritrovano, in tutte le loro componenti (laici, religiosi, diaconi presbiteri e vescovi) per aiutarsi, tramite un dialogo intenso e attento, a capire come abitare il mondo d’oggi alla luce del Vangelo. In cinquant’anni la società italiana ha presentato urgenze e criticità diverse; siamo passati dagli anni dello sviluppo veloce a quelli della frammentazione, a quelli della complessità e della crisi. Si tratta di individuare di volta in volta a quale ascolto del nostro tempo siamo chiamati e a quale nuova interrogazione del Vangelo per attingervi le risposte, per situar-
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ci nel nostro mondo in nome della fede. Siamo chiamati a leggere il mondo di cui siamo parte, le condizioni di vita di oggi, dal punto di vista della fede. Per mettere a fuoco il suo punto di vista, la fede deve tornare a interrogare umilmente e coraggiosamente il Vangelo. Così la chiesa trova la via per abitare il mondo, grata per ciò che esso produce e offrendo il servizio del Vangelo. Il tema “in Gesù Cristo il nuovo umanesimo” porta allo scoperto uno dei nodi attorno a cui si confronta il mondo nel quale viviamo: qua-
li condizioni, quale forma organizzativa, quali servizi e competenze occorre assicurare perché la vita possa essere vissuta in modo adeguato alla dignità umana? Come possono comporsi in maniera fruttuosa i contributi e le esigenze delle persone, i diritti e i doveri? In nome di quali obiettivi e valori condivisi?
I profondi mutamenti in atto rendono particolarmente acute queste domande. L’esperienza della fede riposa su un dato sorgivo: ogni cristiano sa che la familiarità con Gesù Cristo, la sua parola, i suoi modi di entrare in relazione con le persone, sono profondamente umanizzanti, portatori di salvezza, di vita che viene risanata e aperta a possibilità prima insperate. Il concilio vaticano II ha fatto eco a questa esperienza con una formula suggestiva: «chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anche lui più uomo» (GS 41). La sequela di Gesù è grazia di umanità, grazia di divenire umani, di vivere l’esistenza umana come cammino di umanizzazione, di liberazione dalle disumanità che ciascuno porta con sé e di maturazione genuina delle proprie risorse. Nella sua vita Gesù porta alla luce i criteri della vita adulta, le ragioni della gioia e della fatica, i tratti dell’amore. In estrema sintesi: la capacità di essere “bene” per gli altri, per ogni altro, e di accoglierne il bene, creando le condizioni perché possa fiorire. La fede ha come esito di ritorno su chi la vive una crescita in umanità. Dal punto di vista oggettivo c’è qui anche un criterio di verifica della fede. La ragione profonda sta nel fatto che in Gesù il Dio creatore ci offre l’edizione perfetta dell’uomo come da lui voluto e creato, l’uomo che fa onore alla bontà e magnificenza di Dio, l’uomo come figlio, nella singolarità e differenza di ciascuno.
“Gesù è ora il Signore approdato alla pienezza di vita della risurrezione e al dono del suo Spirito a tutti” Certo lo ha fatto in una storia concreta, precisa e drammatica, appunto quella di Gesù di Nazareth, non riproducibile a modo di copia. Essa ci è consegnata come fonte permanente di ispirazione, di reperimento di criteri e di atteggiamenti, come “familiarità” contagiosa e creativa. Gesù è ora il Signore approdato al-
la pienezza di vita della risurrezione e al dono del suo Spirito a tutti. La familiarità con Lui è “memoria di futuro”, memoria che custodisce le possibilità di umanità di ogni esistenza chiamata a salvezza, a pienezza di vita. La chiesa riconosce nella sua storia quanto da questa ricchezza è stata edificata, con stili di vita, pratica di servizio che sono stati “bene” per tanti, fermento nella società. Essa è chiamata a riconoscere anche come questa strada non è mai tracciata una volta per sempre; rimaniamo esposti a ripiegamenti e pigrizie, a difficoltà di ascolto dell’umanità di cui come cristiani siamo parte. Sentiamo il bisogno di tradurre in programma le parole di papa Francesco: «è urgente ricuperare uno sguardo contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere
agli altri» (EG 264). In questo quadro il prossimo convegno della chiesa italiana a Firenze è un invito e un appuntamento per ciascuno di noi. È invito a sottoporre a pratica la forte affermazione dei vescovi italiani negli ultimi orientamenti pastorali: «la fede è radice di pienezza umana, amica della libertà, dell’intelligenza e dell’amore» (Educare alla vita buona del Vangelo, 15).
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Italia
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A Milano con i piccoli
Sr. M. Sonia Speranzini
Un miracolo del quotidiano… a scuola
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al 1 settembre 2013 insegno nella Scuola Primaria statale, dopo aver superato un concorso pubblico per il personale docente, al quale, come Congregazione, si è deciso partecipassi. La scuola è nella zona nord est di Milano, a poca distanza dalla sede della nostra comunità. Appartiene ad un Istituto comprensivo frequentato da circa 1200 alunni. L’Istituto comprende due scuole primarie e una secondaria di I grado. La mia scuola primaria, “ E. Fermi” di via
Carnia, accoglie quotidianamente 293 alunni. I bambini non sono solo italiani, ma hanno origini e provenienze diverse: Europa dell’Est, Nord Africa, Asia (Cina, Filippine, Bangladesh…), America Latina (Perù, Bolivia…). Molti risiedono da anni in Italia, altri sono appena arrivati dai loro Paesi di origine. La scuola per loro ogni anno attiva percorsi di alfabetizzazione, apprendimento e rinforzo della lingua italiana. Le varie culture non sono in conflitto tra loro: tutti i
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bambini crescono insieme ed imparano a condividere e rispettare le diverse tradizioni. Un’altra attenzione costante e fattiva della scuola è verso i bambini con disabilità cognitiva e/o fisica, che sono inseriti nelle classi e presi in carico da tutto il team docente del quale fanno parte docenti di sostegno preparati e motivati. Anche in questo caso i primi nostri maestri sono i bambini stessi che con la loro voglia di vivere, di apprendere e di giocare sanno superare ogni barriera. Ogni mattina mi colpisce l’entusiasmo degli alunni che desiderano venire a scuola per imparare e stare con i propri compagni. C’è una vera e propria gara a chi arriva prima al portone e poi in classe! È molto bello vedere la gioia di venire a scuola, di incontrarsi, di crescere insieme. La scuola è aperta dalle 8.25 alle 16.30 per 40 ore settimanali tempo pieno. In questo orario i bambini partecipano alle lezioni e attività didattiche previste e guidate dai propri insegnanti che generalmente sono due per classe: uno segue l’ambito linguistico espressivo
e l’altro quello logico matematico. Personalmente al momento insegno italiano, storia, geografia, inglese, arte e musica. Due ore (12.30-14.30) sono dedicate alla mensa e alle attività libere e formative sempre con i propri docenti o con altri incaricati dalla scuola. Sono attivi inoltre i servizi di prescuola (7.308.25) e giochi serali (16.30-18.00), gestiti da Cooperative finanziate dal Comune
bini nei nostri confronti. I piccoli si affidano, perché hanno un immenso bisogno di sicurezza, aiuto, conforto, punti di riferimento. Sono loro a farci uscire da noi stesse, a parlare con uno sguardo, un gesto, che sono sempre urgenti, sempre più importanti di tutto… Di fronte a tale incondizionata fiducia non possiamo che cercare di dare il meglio di noi. Non possiamo fare altro che ascol-
di Milano. Con questa organizzazione la scuola risponde ai bisogni di un territorio dove le famiglie lavorano e spesso sono sole nel proprio compito educativo. Molti genitori infatti, anche se italiani, non sono di Milano e non hanno l’appoggio dei nonni o di altri parenti che li possano aiutare. Questo vale a maggior ragione per quanti provengono da altri Paesi. Inoltre vengono organizzate anche feste e momenti di socializzazione aperti alle famiglie e al territorio: Open Day, festa di Natale, sfilata di Carnevale per le vie del quartiere, festa di fine anno; a queste si aggiungono le uscite didattiche e vari progetti di approfondimento “sul campo” come l’orto a scuola o percorsi di approfondimento musicale, teatrale o di educazione fisica. È difficile riassumere in poche righe quanto sto vivendo quotidianamente. Lo definirei il “miracolo del quotidiano”, a partire dalla fiducia piena e incondizionata delle famiglie e dei bam-
tare anche il non detto, accogliere i mille messaggi che i bambini ci mandano. Come educatrici dobbiamo essere molto attente, aperte, accoglienti. È un miracolo la gioia che vedo negli occhi dei bambini. Con loro tutto è più bello, più profondo, più magico. Vedere una nevicata, apprezzare una bella gior-
“Non possiamo fare altro che ascoltare anche il non detto, accogliere i mille messagg i che i bambini ci mandano .” nata di sole, scoprire come è bello colorare di tanti colori, come è bello sognare ad occhi aperti… Sono queste le loro piccole e grandi gioie di ogni giorno, e non posso che stupirmi ogni volta e ricominciare ad imparare di nuovo che il mondo è bello, è un dono. Un altro grande miracolo del quotidiano è la forza educativa che vedo in azione. Ogni maestra ha il suo stile, mille sfumature di cura e di attenzione per aiutare i bambini non solo ad imparare ma soprattutto a crescere a livello umano ed educativo. In Tutto questo il più grande miracolo del quotidiano è il mistero che ogni persona porta con sé: bambino o adulto che sia, ciascuno è un tesoro che non scopriremo mai fino in fondo ma soprattutto è un dono unico, speciale, irripetibile. Il Signore ogni giorno è con noi, fra noi, nel volto dei più piccoli, nella nostra lotta per aiutarli a superare le difficoltà e nei mille gesti di carità gratuita e serena che vedo in azione da parte degli insegnanti, impegnati in un compito educativo complesso ma sempre affascinante e nuovo. L’esperienza è sempre personale ma condividendola diventa ricchezza per tutte.
Nella Congregazione · 9
Brasile
n. 1 · Gennaio · Aprile · 2015
“La fede è alimentata dalla preghiera fedele e perseverante”
Sr. M. Izoldi Gluitz
A
Passo Fundo, Rio Grande do Sul, dal 23, al 25 gennaio 2015, è stato realizzato il 5º Incontro Nazionale della “Família Leiga Ursulina” (FLU), con il ema “Fede e vita nella Chiesa”. La presentazione e l’approfondimento di questo tema è stato condotto alla luce dei documenti della Chiesa, degli “Scritti” di don Zefirino Agostini, attraverso esposizioni, riflessioni, condivisioni, momenti di preghiera. Jeanete e Walter dos Santos, una coppia molte attiva della Parrocchia “S. Antônio” di Passo Fundo, ci offrono questa testimonianza: “L’incontro ha arricchito molto la spiritualità dei partecipanti. Abbiamo riflettuto sulla nostra missione come battezzati e appartenenti a un gruppo specifico: “Amigos do Padre Zefirino”. Come Gesù ha scelto i Dodici perchè stessero con Lui, per vivere in comunione, e poi li ha inviati, così anche noi, vivendo intensamente la comunione e l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, troviamo la radice della nostra fede. “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.
10 · Nella Congregazione
Papa Francesco, nella sua lettera “Evangelii Gaudim”, ci invita a una nuova evangelizzazione, segnata dalla gioia. Ci esorta ad uscire dalle proprie comodità e ad avere il coraggio di raggiungere le periferie che hanno bisogno della Luce del Vangelo, in senso spirituale ed esistenziale. Dobbiamo andare incontro alle persone, senza paura, avere il coraggio di parlare, scoprendo la bellezza e l’importanza del dialogo. Particolarmente significativa è stata la partecipazione attiva alla Liturgia, belle le presentazioni artistiche, lo scambio di messaggi, ricordi, come segno di affetto e di accoglienza tra i gruppi.
Infine, per tutti, un messaggio di pace proprio della tradizione “gaúcha”, degli abitanti del Rio Grande do Sul: Lodiamo il Signore, per questo momento così significativo nel nostro cam-
condivisione con i gruppu della “Familia Leiga Ursulina”.
“Se os senhores da guerra Mateassem ao pé do fogo Deixando o ódio pra trás, Antes de lavar a erva O mundo estaria em paz!1”. mino, che ci ha aiutato a vivere con maggiore intensità la nostra spiritualità, e a rafforzare i vincoli di amicizia e
1. Gli abitanti di questa regione hanno l’abitudine di “tomar o chimarrão”, prendere una bevanda calda, un infuso fatto con le foglie della pianta “Ilex paraguaiensis”, popolarmente chiamata “mate”. C’è un rituale in questo offrire e prendere il mate: il modo di prepararlo, offrirlo, passare di mano in mano, ringraziare… fino a quando il mate “è lavato”, le foglie hanno perso il loro sapore. Il poema a cui si riferisce è un canto di João Chagas Leite, dal titolo: Seiva de Vida e Paz (Linfa di vita e di pace), di cui si riporta l’ultima strofa. La traduzione impoverisce molto il testo: “Se i signori della guerra venissero a prendere il mate vicino al fuoco, lasciando da parte l’odio, prima che il mate perda il suo sapore il mondo sarebbe in pace!”.
Chirurgia Pediatrica Solidale Onlus è un’associazione fondata nel 2012 in Trentino con lo scopo di assicurare prestazioni chirurgiche a bambini in condizioni di povertà. Opera con volontari medici ed infermieri in Togo ed in Madagascar sostenendo la gratuità delle cure e dell’ospedalizzazione dei piccoli pazienti mediante il progetto “Adotta un posto letto”. Il finanziamento di tutti i progetti deriva da autofinanziamento, dalle quote di tesseramento, da contributi di enti pubblici e privati.
Madagascar
Orlei Carames, membro del gruppo della Parrocchia “São José” di Passo Fundo, scrive: “Questo incontro ha segnato una tappa importante nella nostra vita. I canti, le preghiere, le riflessioni, la condivisione, l’amicizia con gli amici del Mato Grosso e di Coronel Bicaco-RS, hanno addolcito il nostro cuore, l’hanno reso più disponibile, aperto, come i petali di una rosa, per ricevere la benedizione del Signore e le grazie per l’intercessione del beato Agostini. Grazie a tutti!”.
Una sala operatoria per Analaroa L
o sciopero dei piloti di Airfrance ci costringe a posticipare la partenza, riducendo il periodo che ci eravamo proposti di rimanere in Madagascar. Vaghiamo tra Milano, Amsterdam, Nairobi e finalmente l’aereo atterra ad Antananarivo. Le valigie, cariche di materiali e strumenti chirurgici, sono sui nastri trasportatori; è già un buon risultato e tiriamo un respiro di sollievo. Le Suore Orsoline ci stanno aspettando; un breve, caloroso saluto e saliamo sul fuoristrada. Attraversiamo le vie della capitale assaggiando i segni di un degrado ed una povertà a cui non è facile abituarsi anche dopo tanti viag-
Dr. Roberto Ghezzi
gi in terra africana. Con me c’è la pediatra Ilenia, Margherita, specializzanda in chirurgia generale, e Lilli, insuperabile strumentista. Pernottiamo dalle suore, accolti con grande simpatia. Al mattino un vociare di bambini ci sveglia. Sono i piccoli che giungono dalla capitale e dai villaggi per essere visitati ed indirizzati alle cure. Visi segnati dal sole e dal rosso colore della terra. Maglioncini bucati, pantaloni stracciati, scarpe spaiate. È il look di questi scoiattoli che ti passano sorridendo tra le gambe o fuggono impauriti alla vi-
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un stradina sterrata disseminata di piccole case in terra rossa, con piccole finestre e piccoli poggioli. Qui tutto sembra essere piccolo… Gente che ci sorride discreta, gentile e ci saluta con ossequio, quasi riverenza. “Quo vadis, Domine?” Sembrano chiederci. Ilenia e Margherita porgono caramelle e peluche ai bambini che ti accorgi toccare il cielo per la gioia di questa sorpresa. Scherziamo, li rincorriamo, ne catturiamo le immagini. Raggiungiamo ciò che ci è stato detto essere l’ospedale. È la struttura pubblica in cui saltuariamente, fino al periodo
sta dello straniero. La selezione è finita. Tutti sulla vecchia corriera. Si parte per il dispensario di Analaroa. 100 km, ma arriveremo dopo 8 ore di viaggio. Gita turistica? No, la strada (unica) è un disastro e percorrerla tra le buche e nelle buche diventa una penitenza. È notte quando qualche fievole luce ci conferma che siamo alla meta. Suor Cecile e suor Sylvie, instancabili macchine da guerra (santa), ci smistano in spartane ma accoglienti stanze. È il sole del mattino che ci dà il benvenuto al risveglio. Nella lavanderia alcune assistenti sono impegnate nel portare a nuovo i bambini. Tra pianti, schizzi d’acqua e robuste strigliate la terra si stacca da quei piccoli volti per far posto ad un colore olivastro, lucente, meraviglioso. Mutandine pulite, pantaloni di mezza taglia in più che sanno di bucato, camicette colorate. Una trasformazione della bellezza. Hanno dormito per la prima volta in letti puliti, le bambine in una stanza con zanzariere rosa, i maschietti con zanzariere azzurre. Ogni letto ha un peluche e, a poca distanza, docce e gabinetti a misura di bambino. Gambette storte, piedi ricurvi, braccia nelle posizioni più assurde, si muovono ordinatamente in uno schiamazzo gioioso alla ricerca del latte e dei biscotti che non hanno mai conosciuto. Guardiamo increduli, mentre al di là delle mura del dispensario il villaggio si anima. Ci incamminiamo lungo
delle piogge, la popolazione può trovare un medico cui affidare la propria salute. Una stanza con un letto operatorio ed un elettrobisturi, un armadio vuoto, alcuni scatoloni di cartone ammucchiati in un angolo, i resti ammuffiti di un
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pasto. Nient’altro. Guardo Lilli smarrita, ma anche l’amico anestesista malgascio che ci accompagna mi pare perplesso. Non vedo alternative: qui lavoreremo. Apriamo le valigie ed iniziamo ad allestire ciò che dovrebbe essere una sala operatoria. Non c’è una lampada adatta, solo alcuni faretti, non sappiamo dove appoggiare gli strumenti e dove lavarci, ma non ci arrendiamo per così poco. Apriamo la porta che dà sul cortile dove due galli si stanno beccando di santa ragione, mentre all’ombra di una pianta del pepe alcuni uomini armeggiano indecisi il generatore elettrico che dovrebbe fornirci energia. Suor Sylvie si fa in quattro per assicurarci un rifornimento costante di biancheria e strumenti sterili. Sembra impossibile, ma in questo disagio tutto funziona; anche quando ho bisogno di un trapano per infilare dei fili in un osso eccolo comparire, probabilmente recuperato in qualche offici-
È il momento della partenza che avverto, al termine dei miei viaggi, sempre velato di malinconia. Lasciamo alle nostre spalle un luogo dove alcune donne di grande animo hanno saputo dar vita al Vangelo. Partiamo con una promessa: quella di attrezzare una sala operatoria. Ce la faremo? Ne sono sicuro. È
na della capitale, ma funzionante ed efficace. Ogni intoppo stimola la fantasia a trovare una soluzione e questo ci consente di continuare il lavoro, raddrizzando piedini, riallineando arti, chiudendo ernie e cercando di curare chi giunge dai villaggi ove si è sparsa la notizia della nostra presenza. Mentre un piccolo entra riluttante in quella che gli facciamo credere essere una sala giochi, un altro già operato esce assopito sulle
braccia dell’anestesista. Adagiato su un carro ritorna nel suo letto del dispensario. È una piccola catena di montaggio, paradossalmente efficiente. Le giornate ad Analaroa scorrono rapide, intense; al mattino ed alla sera, passare nel villaggio tra file di ragazzini che ci aspettano, ci salutano e non chiedono mai nulla, è diventato quasi un rito. Siamo noi che dalle tasche facciamo comparire una caramella, un giocattolo, un vestitino ricevendo in cambio grandi sorrisi e originali balletti. Scattiamo una foto:
loro si accalcano e ridono a crepapelle nel vedere ritratta la loro immagine sullo schermo. Ci concediamo qualche passeggiata alla luce di un tramonto dai colori dell’iride, circondati da un paesaggio che emana dolcezza, mentre la nostra missione volge alla fine. Anche la stanchezza si fa sentire: la vedo negli occhi di Margherita, ma soprattutto la sento nelle parole di Lilli. Forse ho tirato un po’ troppo la corda e mi rendo conto di aver chiesto loro un impegno che va oltre il dovuto; ma in questi luoghi, cos’è il dovuto? È l’ultimo giorno e Lilli “sparecchia la sala”; abbiamo finito e tira un sospiro di sollievo. Non è di questo parere suor Sylvie che mi si accosta e sussurra una preghiera. C’è ancora un piccolo, un orfano di genitori che lo zio ha portato sulle braccia per due giorni di cammino sapendo che qui avrebbe trovato chi lo operava. Come dirlo a Lilli ed a Margherita? Racconto la storia. Sono già al lavoro. Ricompaiono i bisturi, gli ultimi teli rimasti, i pochi ferri sterili. In questo momento più chiaro ci appare il fine della nostra presenza in questa terra. Le suore ci circondano ed i bambini del dispensario fanno festa con noi.
con questa certezza che lascio alle mie spalle Analaroa. Guardo le tante mani che ci salutano, ascolto le tante parole che ci ringraziano e chiudo nel cuore la riconoscenza che la gente ci esprime. Condivido quest’atmosfera con le mie compagne di viaggio, prezioso aiuto professionale ed umano. Torniamo a casa, alla quotidianità fatta, spesso, di bambini viziati, di genitori isterici, di futilità e scendiamo dall’aereo, come si scende da un sogno.
Il progetto “Una sala operatoria per Analaroa” prevede un costo di circa 45.000,00 €. Per informazioni più dettagliate: dr. Roberto Ghezzi cell. 338.5352413 - info@chirurgiapediatricasolidale.org Chi desidera contribuire può versare un’offerta sul c.c. IT93P0813935040000000114067 o devolvere il 5 per 1000: Cod. fiscale 9609183022
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Madagascar
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I
«EH! HARENA SAROBIDY IANAO» Sei un dono prezioso
l 27 Gennaio è l’appuntamento annuale per la gioventù orsolina. Tutte le comunità organizzano un incontro con i giovani con modalità diverse. Nella nostra comunità ad Ambatomainty, abbiamo organizzato un « Mega Meeting » per tutti i giovani che sono affidati a noi nella missione educativa e pastorale. L’idea era nata dalla convizione di tutte che i giovani sono un dono prezioso. L’obiettivo è stato quello di invitare i giovani a riconoscere i loro talenti e a metterli a disposizione degli altri: «Vous, jeunes, vous deve être une consolation pour vous-mêmes, pour vos familles, pour la société et pour l’Eglise» - Pensiero del Beato Zefirino n. 221. Possono sviluppare la loro capacità partendo dall’espe-
rienza fatta insieme agli altri giovani. «Eh! Sei un dono prezioso», questo è stato il tema proposto per l’incontro di quest’anno. Ogni gruppo ha scelto un modo per trasmettere il tema proposto a tutti i partecipanti, attraverso il canto, la danza, il teatro, la commedia musicale… La Santa Messa è stata celebrata all’inizio della giornata, preseduta da padre Gregoire, curato della parrocchia. Durante l’omelia ha offerto dei pensieri di riflessione: «utilizza le tue risorse, sviluppa le tue compe-
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Sr. M. Honorine Ravaosolo
tenze, realizza i tuoi talenti. Cosi migliori la tua vita e arricchisci lacomunità e il mondo intero. L’umanità attendi i frutti della tua intelligenza e le virtù del tuo cuore». Sono stati presenti 400 giovani dal 14 al 25 anni. Per noi orsoline, questo incontro è stato un’occasione per vivere concretamente il nostro essere «madri spirituali» e ci ha messo sulla scia che la Chiesa ci invita a seguire oggi: «uscire da noi stesse per andare nelle periferie» (cfr. Evangelium Gaudium). La missione che il Signore ci affida attraverso la Congregazione «Dieu a remis antre tes mains les choses les plus chères et précieuses qu’Il possède: les personnes» - Pensiero del Beato Zefirino n. 25 - chiede responsabilità, gioia, passione per l’umanità e fedeltà nel quotidiano. Grate all’amore di Dio e alla fiducia che Egli pone in noi, camminiamo senza stancarci per accompagnare i giovani al Signore.
Questo è il tema proposto da Papa Francesco per l’anno della vita consacrata Qu al e gi oi a? ro sposo.
a con il Cristo nost 1° Gioia, frutto della relazione intim . to ai destinatari della nostra missione Cris di 2° Gioia di testimoniare l’amore ra di salvezza, 3° Gioia di partecipare alla sua ope segno di affidamento e d’amore. l’amore 4° Gioia di vivere e d’esperimentare o la vita fraterna. vers attra che ci unisce alla Santa Trinità Dio di rdia 5° Gioia di sentire la miserico nel sacramento della Riconciliazione. Dio nella nostra vita. 6° Gioia di rileggere il passaggio di ci aspetta in cielo, che nsa 7° Gioia di sperare la ricompe na. terre vita ta dopo avere combattuto in ques to Cris di za eren 8° Gioia di partecipare alle soff ioni, le incomprensioni, ecuz pers le fitte, accogliendo le fatiche, le scon o parte della nostra vita. la malattia, che sono forme di buio che fann Dio 9° Gioia di essere figlie predilette di o, diventando membra esim Batt attraverso il sacramento del della Chiesa nostra madre. azione 10° Gioia di appartenere alla Congreg atrici. educ e ri mad vivendo il nostro carisma di e di convertirci rci ifica sant di 11° Gioia di avere il desiderio e a Cristo. zion acra cons ra per vivere pienamante la nost sa Chie sua 12° Gioia di servire Cristo e la la attraverso l’educazione della gioventù a scuo ie. e la catechesi nelle parrocch
C
ome viviamo e manifestiamo questo dono della gioia che il Papa ci invita a vivere questo’anno? La gioia è un frutto dello Spirito Santo. La viviamo nella quotidianità: ciascuna si impegna di manifestarla dov’è. Ogni giorno iniziamo la giornata in cappella davanti al Signore per ringraziarlo per il dono della vita dato a ciascuna, attraverso le lodi e la meditazione della Parola di Dio. In seguito, riceviamo la grandezza dell’amore di Dio attraverso il sacramento dell’Eucaristia. Gesù si prende cura di noi donandoci il suo corpo e il suo sangue come cibo. Quale dono meraviglioso! Abbiamo l’oppor-
Benin
Rallegratevi! Sr. M. Rosette Florentine Andrianandrianina
scuola: media e superiore. Quest’anno, Il Signore ci ha affidato 382 alunne. Vengono al mattino, la maggiore parte resta a scuola a mezzogiorno e rientra la sera verso le sei. Siamo felici di condividere il dono della maternità con le ragazze, che hanno bisogno di crescere in tutte le dimensioni (spirituale, umana, intellettuale, morale....). Stiamo constatando che i giovani difficilmente
tunità di riceverlo ogni giorno grazie alla presenza dei sacerdoti della nostra parrocchia e dei padri comboniani. Questi beni spirituali lui ce li da gratuitamente ogni giorno e sono una sorgente infinita della gioia che scaturisce dalla missione. Quale missione abbiamo? La principale attività della comunità è la
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si interessano ai valori umani; il gusto della vita spirituale diminuisce, sono concentrati sui mass media (internet, facebook...) al tal punto da non trovare più spazio per Dio nella loro vita e per amare secondo un progetto cristiano. Anche i genitori si trovano disorientati e incapaci di educare i propri figli in una società che non da la possibilità di crescere in saggezza, responsabilità e libertà. Nonostante tutte queste difficoltà riconosciamo nelle giovani una grande potenzialità di bene, e tutte noi in quanto educatrici abbiamo il dovere e la missione di aiutarle a scoprirle e a valorizzarle. Il futuro della famiglia, della sociétà e del paese dipende da loro: se sapranno accogliere i consigli, gli esempi loro offerti, avranno un bagaglio sufficiente per affrontare la vita di domani, potranno essere vere mamme, impegnate in famiglia, nella società e nella chiesa.
L’ascolto e l’accompagnamento zze personale per le raga é tempo prezioso rca che ciascuna di noi ce ere di trovare per esprim la propria maternità spirituale. L’ascolto e l’accompagnamento personale per le ragazze é tempo prezioso che ciascuna di noi cerca di trovare per esprimere la propria maternità spirituale. Quest’anno, inoltre, abbiamo inserito nell’orario settimanale attività extrascolastiche come il teatro, il giornalismo, il ricamo, lo sport, il club di inglese, la danza etc... per dare la possibilità a ciascuna di esprimere i propri talenti.
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Oltre alla scuola, il sabato nel pomerriggio, ci dedichiamo al catechismo in due parrocchie Sant’Antonio da Padova di Cocotomey e Santa Giovanna d’Arco di Lobozounkpa. La catechesi é molto frequentata: lì abbiamo l’occasione di incontrare tanti bambini e giovani desiderosi di conoscere di più Gesù. I destinatari della nostra missione meritano sorelle e madri competenti e pronte a donarsi per la loro crescita umana e spirituale e per questo, per essere all’altezza di questa missione, Sr. Andréa DAH e Sr Lucienne ZOUNGRANA sono al terzo anno dell’“ISFES” Istituto Superiore per Educatori Specializzati delle suore salesiane. Rallegriamoci ancora: il Signore, in questo anno dedicato alla vita consacrata, vuole attirare il nostro sguardo verso di Lui, verso l’essenziale della vita di Sequela Cristi, fonte della vera gioia.
DALLA SCUOLA “SAGRADA FAMILIA” DI MONTEVIDEO
È
già terminato il secondo mese dell’anno… La vita continua con il suo ritmo incalzante; pare che non ti dia respiro, neanche durante le vacanze e, dico, le vacanze estive, quelle che durano due mesi! Siamo arrivati alle soglie del nuovo anno scolastico, che inizierà in marzo. C’è clima di lavoro, anche se i bambini non hanno ancora iniziato. Per molti dei nostri lettori sembrerà strano ascoltare e leggere di vacanze ed inizio dell’anno scolastico,… ma è la realtà, e questo ci permette di metterci in sintonia con chi vive dall’altra parte del mondo. Il personale della nostra scuola si sta riunendo giorno dopo giorno dall’inizio di febbraio per programmare e aggiornarsi, per riflettere e mettere insieme aspettative, idee e desideri, per condividere timori e speranze. Il clima che si vive tra di noi è disteso e sereno. Speriamo il meglio per ciascuno dei nostri alunni, per le loro famiglie e per noi stesse. Per questo, sappiamo che sempre contiamo con l’aiuto del Signore, al quale chiediamo, ogni giorno, insieme, nella preghiera, di illuminarci e rendere forte la nostra fede. Attualmente la missione di insegnare non è facile, ci chiede un plus di pazienza, di dedicazione, di comprensione e di “maternità”. Insegnare è vivere la nostra maternità: essere per gli altri, dare senza limiti, è stare accanto per aiutare a crescere, per aprire gli orizzonti dei nostri bambini al “mondo”; non solo al
Sr. M. Virginia Zorzi
Uruguay
Preparativi…
mondo del sapere, ma al mondo di Dio e dell’uomo, al mondo del divino e dell’umano, al mondo tangibile e al trascendente. Ciascuna di noi porta in cuore dubbi e speranze, aspettative e desideri. Così si esprime Mayra, la nuova direttrice: “Il 2015 sarà un anno pieno di sfide. Spero di affrontarle con molta speranza e gioia. L’obbietti-
gogia, per guardare ai bambini, alle maestre e a tutto il personale attraverso i suoi stessi occhi”. Paola, una docente nuova nella nostra scuola ed alle prese con il suo primo anno di insegnamento, dice: “Mi piacerebbe contare con un buon ambiente di lavoro, e che si raggiunga una bella cooperazione fra noi docenti, per poter vedere coronate le nostre aspettative e raggiunti i no-
vo fondamentale sarà poter contribuire alla crescita di questi bambini secondo il carisma e l’esempio di S. Angela: con profondo ottimismo, coraggio e perseveranza, ma soprattutto con la forza dell’esempio. Chiedo a Gesù, maestro che sempre ci è vicino, che mi insegni la sua peda-
stri obbiettivi. Desidero stringere un buon rapporto con le famiglie e gli alunni, favorire il lavoro fatto insieme, perché così si facilita in forma positiva il processo di crescita umana e cristiana. Personalmente, spero di poter lavorare con fiducia, trasmettere i valori necessari per una
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Perù
vita degna: imparare ad ascoltare ed essere ascoltato, a parlare e lasciar parlare agli altri e, soprattutto, accettarci con i nostri difetti e le nostre virtù”. Altre maestre, insieme, si esprimono: “Speriamo che quest’anno ci trovi unite come sempre per affrontare le nuove sfide. Desideriamo mantenere viva la nostra capacità di sognare, di creare e non perdere la fiducia e la fede di costruire un mondo migliore. Vogliamo consolidare i vincoli con le famiglie, sottolineando il loro ruolo come primi, insostituibili agenti dell’educazione dei figli. Desideriamo consolidare la permanenza e la crescita dell’istituzione per vivere - unite insieme - il carisma della congregazione delle suore Orsoline, alla nuova Fondazione “Sophia”. Dopo queste riflessioni delle maestre ne faccio anch’io un’altra; il personale parla di “vincoli” con gli alunni, con le famiglie e fra noi e “unite insieme”: appare chiara l’esortazio-
ne di S. Angela. Le relazioni e l’unione saranno la nostra forza nell’educare, nel far crescere e aiutare a vivere nell’oggi la volontà del Signore.
Ed inoltre una parola per chiarire cos’è la Fondazione Sophia, cui fanno accenno gli insegnanti. Varie circostanze, ci hanno portato ad avvicinarci alla nuova proposta educativa della diocesi. É sorta, da poco (un anno e mezzo fa), in Montevideo, chiamata “Sophia”, dal greco “sapienza”. L’obbiettivo della fondazione è “mantenere aperti, vivi ed efficienti” tutti i centri educativi cattolici, perché sono luoghi di evangelizzazione. Questo é il punto focale: che i centri educativi siano luoghi che favoriscano la crescita e la fedeltà nella fede, siano “Fari di luce”. Per chi ne fa parte comporta forza, riunioni, volontà e perseveranza. Sarà una bella testimonianza di “Chiesa”, perché ogni istituzione, mantenendo il proprio carisma, è chiamata a collaborare insieme, ad avere obbiettivi in comune, principalmente, come abbiamo già detto nel vasto campo dell’educazione, in cui rientra anche quello pedagogico e amministrativo.
Tutto hai ricevuto da Dio: condividilo! Sr. M. Chiara Aloisi
L
a Diocesi di Carabayllo ha iniziato un progetto pastorale impegnando davvero tutti i cristiani a vivere nella consapevolezza della presenza viva ed operante di Dio nella vita quotidiana, attraverso il servizio e la formazione. Assieme al vescovo ci siamo riuniti como popolo in cammino, del 09 al 13 di febbraio, quasi 2000 persone, impegnate nella pastorale delle diverse parrocchie per lasciarci orientare e camminare insieme nel dono di noi stessi, nella corresponsabilitá. La gratitudine accompagna que-
sto progetto e la riflessione nella condivisione, nel prendere coscienza, giorno per giorno che Dio si fa carico di tutte le nostre necessitá e ci
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offre continuamente cammini di crescita. Riconoscersi destinatari di un amore cosí grande sprona a donare e a donarsi con impegno e generosità. Ecco che siamo chiamati tutti, piccoli e grandi, a essere corresponsabili della costruzione della Chiesa, non solo materialmente ma nella sua totalità, fisico, crescendo nella ricerca di una relazione profonda e costante con il Signore e fra di noi. Tutto l’anno quindi è scandito da tappe e da slogan che ci aiutano a camminare nell’esperienza di essere parte di un corpo, il corpo di Cri-
sto, che ha tante membra che lavorano e vivono insieme, l’una per l’altra e che una di queste membra sono io. Allora anche la realtà di Chiesa particolare si arricchisce con la partecipazione e con la piena adesione personale di battezzato. In questa ottica possiamo rileggere e vivere con pie-
nezza tutto il progetto di divisione dei compiti fra sacerdoti, laici e religiosi presenti in parrocchia. Nella nostra realtà sono sempre più le iniziative che sono condotte dai laici, in un intenso cammino di collaborazione con i sacerdoti e i religiosi, per la evangelizzare e la crescita della fede della comunità. Essere corresponsabili significa che l’altro mi interes-
sa, ed è un compito prendermi cura della sua crescita, dargli tutti i mezzi perché possa incontrare il Signore. Questo significa anche collaborare, sapere di non essere gli unici a poter evangelizzare e di non dover far tutto da soli, ma insieme. Non é semplice camminare con ritmi diversi, progettare assieme a mentalitá differenti, peró riconoscendoci tutti portatori di un dono, allora la differenza non spaventa, ma arricchisce e la conversione non é solo dell’altro, ma anche mia, perché la Veritá é solo una persona, Gesú Cristo, che tutti seguiamo
e amiamo, ciascuno con la propria sensibilitá e creativitá. A Lima c’é un canto di animazione interessate: I cristiani lodano Cristo in modo molto speciale: un passo avanti e un passo indierto, un passetto verso Dio. É una danza. Chi segue il Maestro fa passi verso l’altro e anche passi indietro perché l’altro possa crescere, sperimentarsi, essere promotore. Sogno una chiesa così, capace di riconoscersi benedetta da Dio, portatrice di tanti doni, tutti da condividere e da spendere. Come comunitá orsolina qui in Perú sperimentiamo la piena comunione con la nostra Chiesa particolare e con la nostra Congregazione in cammino verso l’accoglienza del dono della maternitá spirituale, che ci rende responsabili della crescita nella fede e portatrici della novitá radicata nell’appartenere a Cristo. Questo é il cammino della Chiesa universale e di ogni battezzato che, riconoscendosi portatore di un dono unico e immenso, spende la propria vita andando verso il fratello e la sorella, crescendo nella fede in un continuo cammino di conversione, condivisione e allegria.
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Svizzera
Un mosaico... di esperienze a cura di Sr. M. Cleonice Salvatore
S
ono arrivata a Ginevra tre anni fa. Questa decisione è stata presa spontaneamente senza sapere veramente come era questa città e se sarò in grado di vivere lì. Fin dall’inizio sono stata incantata dall’atmosfera amichevole e fraterna del mio “foyer”, la Villa Clotilde, gestita dalle Suore Orsoline di Verona. Venendo a Ginevra ho dovuto lasciare tante relazioni personali a casa mia e costruire nuovi legami. Attraverso le mie compagne di stanza e la mia università, questa fase della mia vita non era poi così difficile come immaginavo. Mi sono fatto degli amici che ora sono la mia famiglia e che non potranno mai essere cancellati dalla mia vita. Ora vivere a Ginevra è come vivere in una casa piena di persone della mia età e del medesimo spirito. Ginevra mi ha fatto perdere degli amici, ma me ne ha procurato di nuovi. Ginevra mi ha fatto crescere e capire che, se si vuole, si può vivere ovunque. Klara Vodňanská studentessa ceca
Mi chiamo Sofia, ho 18 anni e vengo dalla Germania. Dopo aver ottenuto la mia attestazione di iscrizione per gli studi di relazioni internazionali all’università l’estate dello scorso anno, sono venuta a Ginevra per cercare un appartamento. Una cosa piuttosto difficile. Quando sono venuta a vedere la Villa Clotilde mi sono sentita subito a casa mia. Le sorelle erano così affettuose e cordiali. Benché io non sia un’italiana, mi hanno accolta ed accettata. Quindi sono molto felice di avere la possibilità di vivere insieme con altre belle e simpatiche ragazze come in una grande famiglia! Ringrazio di cuore Sr. Cleonice e Sr. Paulette per la loro presenza, anche nei momenti difficili degli esami e che ci sostengono nelle nostre preoccupazioni. Sofia Schroeter studentessa tedesca Vivere a Villa Clotilde è stata, e lo è ancora, una bellissima esperienza. Per prima cosa mi ha permesso di conoscere persone molto speciali provenienti da tutto il mondo e studiando/lavorando in campi diversi. Senza Villa Clotilde non avrei conosciuto persone che ora sono grandi amiche. In più, vivere a Villa Clotilde ti dà la sicurezza di trovare sempre qualcuno per uscire con te, per mangiare o per farti compagnia. Questa cosa rende meno traumatico il distacco dalla mia numerosa e rumorosa famiglia italiana, visto che non rimango mai sola. Laura Colella studentessa italiana
Quando sono stata ammessa all’Università di Ginevra, ho iniziato a cercare un appartamento. Non essendo mai vissuta all’estero da sola, speravo di trovare un posto in una residenza per studenti. La mia ricerca mi ha portato alla Villa Clotilde, 14 rue du Mont de Sion, e il pensiero di vivere in un “foyer” gestito da suore cattoliche mi ha convinto subito perché sapevo che sarei stata ben accolta e ben voluta. Mia nonna ha fatto il viaggio per visitare la casa, e pochi mesi dopo, mi sono trasferita nella mia nuova stanza. Dopo aver trascorso più di un anno e mezzo in questo “foyer”, posso dire che è un’esperienza molto gratificante. Condividere la vita quotidiana di una quindicina di persone è l’occasione per fare dei belli incontri e il pasto comune della sera è un momento unico che ci permette, studenti e suore, di incontrarci per condividere il vissuto delle nostre giornate. Ginevra è una bella città, situata tra le montagne e il lago Léman. È una città multiculturale che offre molto ai suoi abitanti: parlano più lingue, è possibile praticare molti sport e grazie alla sua fama internazionale, molti eventi importanti si svolgono lì. Ginevra è un ambiente di studio ideale, dove la buona accoglienza delle Suore Orsoline di Villa Clotilde ha avuto un ruolo importante nei miei primi anni in Svizzera. Marie Michel studentessa belga
L'OCEANO È FATTO DI GOCCE: ANCHE LA TUA GOCCIA È PREZIOSA! ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS
Puoi versare il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS
Codice IBAN: IT18 PO51 1611 7030 0000 0002 184
AFRICA
ACQUA PER TUTTI In Burkina Faso, a Zagtouli, un villaggio non lontano dalla capitale (Ouagadougou) le suore orsoline hanno cominciato una scuola elementare per accogliere i bambini delle famiglie che non hanno tante possibilità economiche. Ora la scuola è piena e sono obbligate a rifiutare le iscrizioni perchè il numero dei bambini nelle classi è davvero elevato: tra 60 e 70 bambini per classe. Volendo dare non solo un’istruzione ma anche un’educazione cristiana a tutti questi bambini e alle loro famiglie è importante ingrandire la scuola soprattutto nelle infrastrutture: cortile per giocare, spazio per lo sport, una tettoia perché i bambini possano mangiare a mezzogiorno (ora restano dappertutto sotto gli alberi adossati ai muri della scuola…). Questo è possibile grazie al dono di un terreno dove hanno cominciato a costruire le aule. Un benefattore ha permesso di realizzare un pozzo molto profondo e mettere una pompa a mano per tirare l’acqua. Attualmente la gente del villaggio beneficia dell’acqua grazie a questo pozzo; quando la costruzione della scuola sarà finita ci sarà bisogno di una pompa che faccia salire l’acqua in un serbatoio, per permettere ai bambini di avere l’acqua senza troppe difficoltà. Il prezzo della pompa con panelli solari e del serbatoio sono in allegato, il tutto ammonta a: Pompa: € 3830 Serbatoio: € 4683 TOTALE: € 8513
ADOTTA UN INSEGNANTE IN TOGO Aklakou è un villaggio dove le suore orsoline hanno aperto una scuola per giovani/adulti analfabeti... coniugando l’alfabetizzazione con la preparazione professionale. Adottare un insegnante è offrire la possibilità a dei giovani/adulti di apprendere gli elementi necessari per la comunicazione: molti di loro non parlano francese ma solo la lingua locale. L’istruzione è la prima difesa della persone. Il lavoro che apprendono permette loro di inserirsi nella società e di mantenersi. Lo stipendio di un insegnante è di 50 € al mese; gli insegnanti sono 6.
BRASILE
SOS FAMIGLIA “La Famiglia è uno dei tesori più preziosi del popolo dell’America Latina ed è patrimonio dell’intera umanità” (Doc. Aparecida, 432) Identificare le Famiglie in situazione di vulnerabilità, povertà e disoccupazione della periferia di Passo Fundo-RS, offrendo protezione sociale e integrazione nella vita comunitaria, e promovendo il rafforzamento dei vincoli familiari, in vista del riscatto della dignità del nucleo familiare, spazio privilegiato della crescita dei figli e figlie di Dio. Il progetto propone: • Incontri di formazione per i genitori sulla tematica delle sane relazioni e come tessere vincoli solidi con i figli, superando la violenza intra-familiare; • Lavoro di prevenzione contro l’uso e il commercio della droga e dell’alcool;
Progetti · 21
• Laboratorio di pittura in tessuto, di chitarra, di danza, di teatro per gli adolescenti e genitori; • Corsi professionalizzanti di cucina e di informatica per gli adulti; • Accompagnamento personale umano-spirituale e psicologico. Il Costo totale è di € 1750,00.
PERU’
TRE BICICLETTE PER MUOVERSI
MADAGASCAR UN PAIO DI SCARPE... ...PER SORRIDERE
Presso il preventorio di Analaroa, villaggio a circa 80 Km da Tananarive, le suore orsoline accolgono ogni anno circa 80 bambini che, affetti da malnutrizione, hanno bisogno di subire interventi chirurgici, molto spesso ai piedi e alle gambe per poter camminare... Ora servono scarpe ortopediche per la riabilitazione... Ogni paio di scarpe costa tra i 10 e i 20 €, a seconda della misura.
A Lima, Perù, le distanze sono importanti e serve molto tempo per percorrerle... a piedi. Per questo ci servirebbero due o tre biciclette. Costo totale € 500,00; inoltre il lavoro pastorale chiede strumenti per poter offrire a tutti, con il minor costo possibile, l’opportunità di crescere umanamente e cristianamente. Due pc portatili aiuterebbero... La spesa si aggira su € 1500,00.
UN TETTO PER STUDIARE... ...IN FORESTA Anivorano è un villaggio in foresta dove le suore orsoline offrono la possibilità a tante bambine e adolescenti di andare a scuola... molte di loro non possono rientrare in famiglia per la distanza e la non agibilità delle strade. Attualmente il tetto della casa che accoglie le ragazze è stato distrutto dall’ultimo ciclone. È necessario rifare la copertura che è in lamiera… Servono travi di legno e materiale per fissare il tetto. Costo: € 3260,00.
ASSOCIAZIONE MISSIONI ORSOLINE VERONA ONLUS PUOI SOSTENERE I PROGETTI AMOV INDICANDO QUESTO NUMERO ALLA VOCE 5X1.000 DELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
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Casa di Spiritualità e Accoglienza
“Madonna della Neve” Istituto delle Orsoline F.M.I. BREONIO (VERONA) Piccolo paese della Lessinia occidentale, è meta di turisti, soprattutto in estate. La casa, accoglie gruppi, anche in autogestione, tutto l’anno, escluso il mese di settembre. La pineta che circonda la casa, contribuisce a creare un clima di distensione, silenzio e preghiera. La casa, costruita nel 1971, offre ampi spazi, sia all’interno che all’esterno. La cappella è il centro della casa. Le camere sono singole, doppie e triple per un totale di 70 posti letto. La sala da pranzo è capiente e accogliente, così pure le sale per gli incontri. Ampia e spaziosa la cucina e le adiacenze per l’autogestione.
In auto 45 Km da Verona, facilmente raggiungibile dall’uscita Verona Nord, della A22 Brennero-Modena. Il servizio pubblico, con partenza dalla Stazione di Verona Porta Nuova, effettua 3 corse nel primo pomeriggio.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via Bellavista, 25 · 37020 Breonio VR Tel. 045.77.200.52 · orsolinebreonio19@libero.it
CASA PER FERIE
“VILLA SACRO CUORE” ISTITUTO DELLE ORSOLINE FMI
... in modo di e r a m l A verso... Giugno
PROMUOVE... Attività creative in un luogo sereno e accogliente che facilita il rispetto delle persone e dell’ambiente.
- Luglio - Ag osto
OFFRE... La possibilità di vivere la vacanza come tempo di crescita.
AD AGOSTO...
Accoglie anche adulti. Propone ai gruppi e alle singole persone un’esperienza di serena convivenza con momenti di condivisione e attività.
A LUGLIO...
È aperta a bambine e ragazze dai 6 ai 17 anni.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Via E. Toti, 2 · 48015 Milano Marittima (RA) orsolinemarittima@libero.it · Tel. 0544 991210
Casa
“ Tabor”
Esercizi 2015
Istituto delle Orsoline F.M.I. San Zeno di Montagna VR Immersa nel verde tra il monte Baldo e il lago di Garda è aperta tutto l’anno e accoglie gruppi e singoli per riposo, riflessione e preghiera, offrendo ascolto e proposte formative. Inoltre nei mesi estivi diventa luogo privilegiato per coloro che desiderano trascorrere periodi di riposo, vacanza in un ambiente bello, armonioso e rilassante.
13-19 . 09 . 2015 Don Flavio Marchesini “L’amore Imperfetto”, l’amore in cammino 22-28 .11 . 2015 Don Gian Battista Rizzi Es. Ignaziani 1^ Settimana 06-12 . 12 . 2015 Marina Stremfelj Es. Ignaziani 1^ Settimana
Come raggiungere CASA TABOR IN AUTO: A22 Verona - Brennero, uscita Affi, seguire le indicazioni per Prada, San Zeno di Montagna, Via Don Zefirino Agostini, 7. IN TRENO: scendere alla stazione Verona Porta Nuova da dove parte il servizio pubblico dei pullman per San Zeno di Montagna.
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Tel. 045.7285079 · casatabor@orsolineverona.it · www.orsolineverona.it
Roma · Casa per ferie
È attrezzata per il soggiorno di chi è presente in città per ragioni di studio, motivi culturali, formazione religiosa.
Angela Merici Istituto delle Orsoline F.M.I.
È possibile partecipare alla preghiera liturgica con la Comunità COME RAGGIUNGERE LA CASA Dalla stazione Roma Termini: Con il bus n. 70 via Giolitti - direzione “Piazzale Clodio”, scendere al capolinea. Con la metro A, direzione Battistini, Fermata Ottaviano, via Barletta, bus n. 32 su Viale Angelico e scendere alla fermata Viale Angelico-Maresciallo Giardino- attraversare e proseguire a destra fino al civico. Fermata Lepanto, uscita Marcoantonio Colonna, prendere il n. 30 o il n. 70 scendere al capolinea e attraversare e proseguire a destra fino al civico
Per info e prenotazioni: SUORE ORSOLINE - Tel. 06.37351071 · casaperferie.angelamerici@yahoo.it
La casa dispone di camere singole e doppie, con bagno, internet, aria condizionata, prima colazione, per accogliere chi desidera soggiornare qualche giorno a Roma.