Notiziario 2009/2012 del Centro Mericiano di Brescia

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VITA DI FAMIGLIA

Notiziario 2009/2012

Notiziario 2009/2012 Supplemento a “VOCE� della Compagnia di S. Angela - Brescia a cura del Centro Mericiano via Crispi, 23 - Brescia telefono 030.3757965 Direttore responsabile: Antonio Fappani Gruppo di redazione: Angiolina Pederzani, direttore Vigilio Mario Olmi, Angelo Nassini, Maria Teresa Pezzotti Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia Stampa: CDS Graphica srl - Brescia

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Presentazione CLARA STELLA

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SEGRETARIA CENTRO MERICIANO

Il presente Notiziario, che riguarda gli anni dal 2009 al 2012, segue a parecchia distanza di tempo il precedente che si riferiva agli anni 2007-2008. Numerosi sono stati gli avvenimenti religiosi, culturali, didattico-educativi, che si sono succeduti in questo periodo, come si può evincere dalle circostanziate relazioni della Presidente in occasione delle assemblee annuali. Tra tutti, l’evento più significativo è stato la proclamazione di S.Angela patrona secondaria della Diocesi di Brescia per la cui realizzazione si è molto prodigato il Superiore della Compagnia, Mons. Vigilio Mario Olmi. Nella sua relazione ai Soci, tenuta nell’assemblea del 23 maggio 2009 e che qui appare col titolo “Sant’Angela compatrona di Brescia”, lo stesso ne traccia l’excursus fin dal marzo del 2000 quando, durante la Giornata della Donna, il Centro Mericiano ed altre Associazioni femminili, ne promossero l’idea. Ora, divenuta S. Angela nel 2010 compatrona con i SS. Faustino e Giovita, le celebrazioni, che si tengono ogni anno il 27 gennaio in suo onore, si inseriscono meglio nella realtà diocesana bresciana, offrendo alla città tanti spunti di riflessione, di preghiera e di condivisione. Inoltre, come successivamente nel 2012 ebbe a suggerire il Vescovo Monari nell’omelia che qui riportiamo, le Figlie di Sant’Angela da parte loro si devono sentire maggiormente stimolate nel servizio, nell’accoglienza, nel divenire “modelli desiderabili per la vita degli altri”. Nel Notiziario troviamo poi un capitolo dedicato ai due incontri che si sono tenuti nel 2012 per la festa di Sant’Angela. Il primo, un convegno dal titolo “La valorizzazione della personalità femminile”, si è svolto nella Chiesa Inferiore del Santuario di Sant’Angela Merici e ha visto come


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relatrici Cristiana Calvagna, psicologa-psicoterapeuta, consulente del CIDAF, e la prof.ssa Irma Bonini Valetti che hanno guidato i presenti, purtroppo pochi, a riflettere sul problema educativo e sul profondo valore della femminilità, valore da riscoprire e da far crescere per una maturazione personale corretta ed equilibrata. “Quali messaggi – e quali modelli – diamo alle nostre giovani donne?” si chiede la Calvagna e conclude che dobbiamo “porci domande sul modo di essere genitori ed educatori oggi e sul modo di relazionarci gli uni agli altri rispetto al passato”. La prof.ssa Bonini Valetti, esaminando gli scritti di Angela Merici, vi trova degli spunti pedagogici, validi anche per il nostro tempo. Nel secondo incontro possiamo soffermarci sulla dotta conferenza con la quale la prof.ssa Paola Vismara, Docente di Storia della Chiesa presso l’Università Cattolica di Milano, ha presentato gli atti del convegno internazionale “La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese: la rinascita delle compagnie e degli istituti religiosi delle Orsoline fra Ottocento e primo Novecento” svoltosi nel novembre 2010. In esso sono ripetutamente messe a fuoco tematiche importanti, come quelle che riguardano i compiti soprattutto educativi e assistenziali svolti dalle Orsoline, aspetto questo che le accomuna, quale dato essenziale della loro identità. Interessante è anche l’approfondito saggio del prof. Belotti sul “valore profondo del camminare pellegrinando” dai pellegrinaggi compiuti da Sant’Angela agli ultimi dell’esperienza mericiana: un modo di camminare fatto di ”interiorità e di preghiera… per riscoprire lentamente il mondo nella sua totalità”. In un altro articolo il prof. Belotti ci introduce nei “segreti” del Centro Internazionale di Studi on line, da lui strenuamente voluto e sponsorizzato da Istituti orsolini, religiosi e secolari. Infine segnaliamo altri due contributi: quello di carattere pedagogico - didattico della dott.ssa Donatella Maldina dell’Ufficio Documentazione e Ricerca del Settore Pubblica Istruzione del Comune di Brescia che tanto si adopera per far conoscere ai bambini delle scuole primarie la figura di Sant’Angela e quello intitolato “Cronachette di drammaturgia mericiana” di Paola Facchetti che riferisce di varie rappresentazioni curate da Scena Sintetica che, come dice la presidente del Centro Mericiano, Angiolina Pederzani Messali, “hanno permesso di entrare in sintonia con il messaggio mericiano a persone che ne erano finora rimaste estranee”.


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CENTRO MERICIANO BRESCIA

Il Carisma di Sant’Angela Compatrona di Brescia


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Il Centro Mericiano guarda con fiducia al futuro MONS. VIGILIO M. OLMI | SUPERIORE

DELLA

CO M PAG N I A

Il Centro Mericiano è stato promosso dalla Compagnia di S. Angela per avviare e sviluppare un dialogo aperto al contesto sociale.

A tale scopo si è prefisso il compito di:  ricercare, raccogliere e conservare il patrimonio documentale, religioso e culturale che riguarda il pensiero e l’opera di S. Angela Merici;  promuovere iniziative per farlo conoscere e suggerire occasioni di incontro con proposte di riflessione su temi di attualità concernenti il mondo femminile, avendo come punto di riferimento la figura e la testimonianza di S. Angela. Con queste finalità il Centro Mericiano ha operato dalla sua fondazione fino al presente con iniziative coerenti, operando nel territorio con quelle istituzioni che erano interessate a conoscere S. Angela, le sue scelte e le sue istituzioni Di anno in anno circostanze varie hanno orientato il Centro mericiano a suscitare iniziative, a promuovere occasioni di studio e progetti di interventi inerenti alla vita della Compagnia di S. A. o a settori di azione pastorale, caratteristici della sua storia, quali la promozione della donna e l’educazione dei fanciulli, degli adolescenti e dei giovani. Uno stimolo particolare ad approfondire la conoscenza della figura di S. Angela è venuto nell’ultimo decennio dal susseguirsi di alcuni eventi e ricorrenze di singolare rilievo che hanno caratterizzato la vita della Compagnia.


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È sufficiente ricordare il 470° della fondazione della Compagnia nel 2005, l’anno giubilare nel II Centenario della Canonizzazione di S. Angela nel 2007, la proclamazione di S. Angela a Patrona secondaria di Brescia, Città e Diocesi, nel 2010. Sono state numerose le iniziative promosse dalla Compagnia per queste ricorrenze nel contesto della vita ecclesiale in diocesi e nei rapporti con gli Istituti religiosi e secolari delle Orsoline. Ed è stata provvidenziale l’opera del Centro Mericiano, perché per ogni ricorrenza ha promosso e curato un programma di notevole spessore storico, che ha coinvolto la partecipazione non solo degli Istituti delle Orsoline ma anche di Istituzioni civili e di Associazioni di laici che hanno fatto conoscere la figura di S. Angela e la storia delle istituzioni che la riconoscono ispiratrice, ben oltre ogni previsione. Tra le iniziative più impegnative sono da ricordare i due convegni di studio: il 1° del 22-25 novembre 2007: LA SPONSALITÀ DAI MONASTERI AL SECOLO: La diffusione del carisma di S. Angela Merici nel mondo; Il 2° del 25-28 novembre 2010: LA RISPOSTA FEMMINILE AI NUOVI BISOGNI DELL’ETÀ BORGHESE: La rinascita delle Compagnie e degli Istituti Religiosi delle Orsoline fra ottocento e primo novecento. Di tali convegni sono stati pubblicati gli Atti, di alto valore documentario. Non sono mancate altre iniziative, soprattutto a livello locale, ecclesiale e civile, che propongono degli incontri annuali soprattutto di carattere educativo su temi attuali, alla luce della spiritualità sempre illuminante di S. Angela. A fianco delle proposte della Compagnia e delle iniziative promosse dal Centro Mericiano, provvidenzialmente si è andato sviluppando il rapporto anche con altri gruppi come quello degli Amici di S. Angela. Il tutto tiene vivo il messaggio di S. Angela in un contesto più vasto. Ripensare oggi al cammino percorso produce un senso di riconoscenza singolare verso tutti coloro che sono stati gli artefici più impe-


IL CENTRO MERICIANO

G UA R DA C O N F I D U C I A A L F U T U R O

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gnati nel pensare, nel progettare e nel portare a compimento i vari eventi, ma soprattutto consolida la volontà a tener viva la ricchezza di valori, di esperienze, di istituzioni che lungo i secoli hanno operato per il bene di generazioni lasciando una traccia profonda nella vita della Chiesa e della società. Il singolare dono, con cui lo Spirito ha arricchito S. Angela Merici, nei secoli passati ha manifestato in molti modi vitalità e grazia. Si può essere certi che non ha esaurito le sue potenzialità e che anche in futuro potrà produrre nuovi virgulti e abbondanti frutti.


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Sant’Angela compatrona di Brescia VIGILIO MARIO OLMI | VESCOVO AUSILIARE EMERITO

Così il Superiore della Compagnia S. Orsola, Figlie di S. Angela, durante la

sua relazione, ha comunicato ai Soci, radunati per l’Assemblea del 23 maggio 2009, i motivi e l’iter necessario per arrivare alla proclamazione di Sant’Angela patrona secondaria di Brescia

La motivazione che ci ha mossi a chiedere il titolo di patrona per S. Angela, è legata al singolare influsso da lei esercitato nella vita della Chiesa e della società e tenuto vivo fino ad oggi dalla Compagnia di S. Orsola, da lei fondata. S. Angela si inserisce nella storia della Chiesa, suscitata dallo Spirito Santo in un determinato contesto ecclesiale e sociale, per offrire un nuovo modo di consacrazione verginale a servizio dell’evangelizzazione e promozione umana. Ella infatti è dotata di un carisma singolare che la colloca nel numero dei Santi, che oltre a professare i consigli evangelici, hanno dato inizio a nuove famiglie spirituali per partecipare, secondo il proprio dono, alla missione della Chiesa. Nella storia di Brescia, all’inizio del 1500 la singolare figura di Angela Merici emerge per l’esemplarità della vita consacrata nel mondo, contribuendo efficacemente al rinnovamento già in atto per opera di un gruppo di sacerdoti e laici legati al Divino Amore. Sul suo esempio anche la Compagnia di S. Orsola da lei fondata, ha continuato a operare suscitando iniziative ed istituzioni secondo le esigenze dei tempi. Constatando che la sua esemplarità e l’azione della Compagnia è ancora presente nella nostra terra e in altre parti d’Italia e del mondo, è


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sembrato perciò opportuno, per non dire doveroso, riproporre la figura e l’opera di S. Angela allo scopo di stimolare i cristiani, che vivono nel mondo senza essere del mondo, a saper testimoniare gli stessi valori evangelici che S. Angela visse con dignità e semplicità, per essere “sale della terra e luce del mondo”. Con il suo esempio Angela ha incoraggiato molti ad assimilare i valori evangelici nella vita ordinaria e stimolare alcuni a percorrere la via dei consigli evangelici pur rimanendo nel mondo. Pertanto con la proposta di attribuire a S. Angela il titolo di “patrona” della Città e della Diocesi, si vuole indicare a tutti una persona, una donna, una santa che ancora oggi può additare all’attenzione di tutti quei valori cristiani che, come nel passato, anche nel presente sono di valido aiuto per chi vuol dare un senso di autenticità alla propria vita e alle sue scelte nel contesto sociale. Va riconosciuto un elemento di novità il fatto che Angela Merici abbia introdotto nella vita della Chiesa e nel contesto sociale la verginità vissuta stando nel mondo, in quanto ha tenuto insieme le due dimensioni, verginità e secolarità, fino allora tenute separate. Tale esperienza va compresa alla luce del mistero dell’Incarnazione, per il quale Cristo stesso, il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è vissuto uomo tra gli uomini sia nella vita privata che in quella pubblica. Angela ha attuato tale percorso in un modo del tutto nuovo, in quanto ha saputo vivere, e quindi proporre, con una santa autonomia, l’ideale evangelico della verginità, nel contesto della comunità cristiana, a fianco di uomini e donne dediti alla famiglia e alle occupazioni secolari. L’idea di proporre S. Angela patrona è stata espressa la prima volta nel marzo del 2000 durante una manifestazione promossa dal Centro Mericiano e da altre Associazioni femminili, in occasione della Giornata della Donna. Se ne parlò in seguito, in occasione del convegno tenutosi nella sala del Comune, nel 2001 su “S. Angela Cittadina di Brescia e del mondo”; e venne precisata in alcuni contatti con il vescovo mons. Giulio Sanguineti, il sindaco prof. Paolo Corsini, il presidente della Provincia, arch. Al-


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berto Cavalli e infine con il Segretario della Congregazione per il culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Ultimamente con l’ingresso a Brescia del Vescovo mons. Luciano Monari, si sono ripresi i contatti: e precisamente con il Consiglio Episcopale, con il Consiglio Presbiterale, con la presidenza della Consulta diocesana per l’apostolato dei laici, con l’USMI e il CIIS diocesano, con gruppi di sacerdoti in diverse circostanze, con la Comunità Diaconale e infine con il Consiglio Pastorale Diocesano. In questi incontri sono state presentate le motivazioni della proposta, che hanno riscosso un consenso pressoché unanime. Le motivazioni possono essere riassunte nelle linee seguenti:  Angela Merici è bresciana di origine (Desenzano), è vissuta per un breve periodo anche a Salò e, negli ultimi decenni, definitivamente a Brescia. Nell’ultimo periodo è stata ospite dei Canonici Lateranensi in ambienti a fianco della chiesa di S.Afra, che fino all’VIII secolo era stata dedicata ai Santi Patroni Faustino e Giovita “ad sanguinem”, cioè eretta sul luogo del loro martirio. Si può perciò opportunamente dire che Angela Merici, il cui corpo è stato sepolto nella stessa chiesa, per la scelta della verginità va considerata la continuatrice della testimonianza dei Santi Patroni.  Dopo il bombardamento del 2.3.1945, tale chiesa ha preso il titolo di Santuario di S. Angela Merici.  S. Angela è l’unica Santa bresciana che rappresenta la Chiesa di Brescia nel calendario della Chiesa universale. La diffusione del suo culto al di fuori di Brescia, si deve soprattutto all’Ordo S. Ursulae, e alle varie Congregazioni delle Orsoline, sparse nel mondo, dedite all’educazione cristiana della gioventù.  La statua di S. Angela si trova esposta nella Basilica di S. Pietro a Roma.  Nel Convegno ecclesiale di Verona del 2006, la diocesi di Brescia è stata rappresentata con l’icona di S. Angela Merici.


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 “La Compagnia di S. Orsola: Figlie di S. Angela di Brescia” ha tenuto vivo il carisma di S. Angela a Brescia nella sua peculiarità originaria di consacrazione secolare, seguendone la Regola fino al presente. E recentemente, il 2 giugno 1992, la Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita Apostolica hanno confermato l’approvazione di Paolo III del 9 giugno 1544, dichiarando la Compagnia di Brescia “Istituto Secolare ante litteram”, come l’aveva chiamata Paolo VI.  Durante la sua vita, Angela Merici ha orientato e favorito il risveglio spirituale e morale del suo tempo che preparava alla riforma del Concilio di Trento. Al presente la Compagnia, per la sua parte, opera in piena comunione con l’azione pastorale della Chiesa diocesana, sia per l’evangelizzazione che per la promozione umana. In particolar modo contribuisce a promuovere nella donna la consapevolezza del genio femminile per reagire senza cedimenti alla mentalità maschilista e alle varie mode provocatrici. Rileggendo la storia della Compagnia si potrebbe facilmente evidenziare il contributo offerto dalle Figlie alla società civile nell’ambito dell’educazione, dell’assistenza alle orfane e delle iniziative per il recupero delle giovani e il loro reinserimento nella vita familiare e sociale. Questa dimensione ebbe una ripresa singolare con l’azione delle Sorelle Girelli. Sotto la loro guida la Compagnia si diffuse in circa 400 parrocchie con la presenza di circa 3000 figlie.  S. Angela nel fondare la Compagnia aveva presente l’esempio delle vergini sorte all’interno delle chiese delle origini e quindi intendeva riproporre l’apostolica “vivendi forma”. Perciò S. Angela può essere considerata come colei che ha anticipato la ripresa dell’Ordo Virginum, come è stato raccomandato dal Concilio Vaticano II.


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4 - Per meglio conoscere le condizioni richieste dalla Congregazione per il Culto Divino, per il riconoscimento del titolo di Patrona, d’accordo con il nostro Vescovo Luciano, ho chiesto udienza al Segretario della Congregazione. Dopo aver presentato le motivazioni e le consultazioni effettuate in Diocesi, che sarebbero state completate con gli incontri del Sindaco e del Presidente della Provincia, si è chiarito che:  Non viene più concesso il titolo di “Patrona” o di “Compatrona”, ma solo quello di “Patrona secondaria”;  La richiesta ufficiale va fatta dal Vescovo Diocesano, suffragata dalla testimonianza delle consultazioni compiute. Sono da aggiungere anche quelle del Sindaco della Città e del Presidente della Provincia.  La Congregazione risponderà alla richiesta con un decreto di approvazione che a S. Angela venga riconosciuto il titolo di “Patrona secondaria della Città” con il culto liturgico di “festa” e “della Diocesi” con il culto liturgico di “memoria”.


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S. Messa per la solennità di Sant'Angela Merici, patrona secondaria della diocesi di Brescia

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GENNAIO

2 0 12 | C H I E S A S A N T ' A N G E L A M E R I C I | B R E S C I A

Mi ha sempre colpito l’affermazione che ‘”La carità copre una moltitudine di peccati.” San Pietro riprende cosi un’affermazione del libro dei Proverbi e le dà un significato “evangelico”‘ che diventerà usuale nella letteratura cristiana successiva: la carità introduce nel mondo nuovo, che Gesù Cristo ha inaugurato con la sua vita e la sua morte, un mondo stabilito sul fondamento dell’amore di Dio per noi e che ha quindi l’amore fraterno come sua forma essenziale. Chi perciò pratica l’amore fraterno entra a pieno titolo in questo mondo rinnovato ed è perciò libero dai peccati che potrebbero corrodere il tessuto della sua vita. E non si tratta di una liberazione estrinseca, come se Pietro dicesse: “Chi commette dei peccati diventa debitore con un debito più o meno grande a seconda della qualità dei suoi peccati; chi invece pratica la carità acquista dei meriti abbondanti, con i quali può pareggiare il conto negativo del suo debito.” Il significato è più profondo. Ogni peccato, che ce ne rendiamo conto o no, è mancanza di amore e ogni peccato lede l’esistenza degli altri. Anche quei peccati che sembrano essere del tutto personali, nascosti, in realtà non sono, socialmente irrilevanti perché ci costringono a non essere all’altezza delle nostre possibilità, della nostra vocazione; ci impediscono di produrre quei beni che potremmo produrre e quindi privano gli altri di una parte più o meno grande del contributo che potremmo offrire loro. 1 nostri peccati, tutti, rendono più triste il mondo, rendono più opaca la vita, rendono più sfilacciato il tessuto sociale. Possiamo anche dire che questa non è la nostra intenzione, ma gli effetti della nostra irresponsabilità, del nostro egoismo rimangono e, che lo vogliamo o no, pesano sugli altri.


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La carità, al contrario, genera sempre e solo il bene e quindi gioia, belIezza, solidarietà, simpatia, pace. Per questo san Paolo poneva la carità come forma suprema del comportamento cristiano tanto da dire che ogni altro tipo di comportamento, se non è motivato dalla carità, è inutile; e che, a sua volta, la carità “copre tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta tutto”. La carità introduce un dinamismo positivo nella vita sociale nel momento stesso in cui purifica il cuore dell’uomo da ogni traccia di egoismo, di arroganza, di violenza. Vediamo allora come si possa praticare la carità: ‘”Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri - dice san Pietro senza mormorare”, cioè senza lamentarvi degli altri. Forse basterebbe questo per mutare il clima delle nostre comunità cristiane. Si legge nella lettera ai Romani: “accoglietevi... gli uni gli altri così come anche Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio.” (Rom 15,7) Cristo ci ha amati e accolti quando eravamo ancora peccatori; avrebbe potuto contestare, giudicare, condannare. Ha preferito perdonare e accogliere; se possiamo gioire del nostro essere credenti, non lo possiamo fare per qualche nostro merito egregio, ma solo per il dono gratuito dell’accoglienza di Cristo. Si tratta, allora, di trasporre nei nostri rapporti fraterni il dono di cui godiamo nel rapporto con Dio. E “senza mormorare” perché Dio non ha mormorato contro di noi, anche se ne avrebbe avuto motivo. Quando ci lamentiamo senza fine, quando diciamo che gli altri sono insopportabili e vogliamo a tutti i costi sottrarci al peso che essi rappresentano per noi, siamo ancora di carne, non abbiamo ancora conosciuto Gesù Cristo che ci ha insegnato a diventare, come Lui, gli ultimi di tutti e i servi di tutti. So bene che accogliere costa, che la riconoscenza non è garantita, ma il Signore non ci ha mai promesso che la croce sarebbe stata leggera da portare e nemmeno ci ha illuso parlando di un paradiso in terra. Ci ha solo promesso di potere, con la sua grazia, trasformare in scelta di amore anche le tribolazioni, le delusioni e le fatiche. Continua Pietro: “Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio.” La grazia ricevuta è quella della nostra vocazione e di tutti i doni dello Spirito che l’accompagnano: i doni della parola e della scienza, le


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DEL VESCOVO

LUCÌANO MONARI

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diverse capacità e le possibilità concrete che la vita ci offre. Ebbene, ci ricorda san Paolo, tutto questo deve essere pensato ed esercitato “al servizio degli altri.” E’naturale che ogni uomo desideri “realizzare se stesso” e quindi usare e sviluppare al meglio quelle possibilità che sono legate al suo temperamento e alla sua storia personale. Ma nella logica del vangelo “realizzare se stesso” non significa affermarsi contro gli altri come più capaci di loro o più intelligenti o più forti; significa piuttosto riuscire a plasmare tutto ciò che siamo - pensiero e libertà e azione - in modo che tutto prenda la forma dell’amore verso gli altri. Vincere può essere esaltante; prevalere può apparire gratificante. Ma amare è meglio; e amare può voler dire accettare di perdere, accettare di essere secondo o terzo o ultimo. Non dico che automaticamente essere ultimi sia un segno di amore, ma dico che l’obiettivo della vita non è apparire più forti di qualcun altro, ma vivere il servizio verso tutti. C’è chi, accettando di perdere, riesce a creare rapporti di amicìzia tra coloro che erano avversari; vale la pena pagare un prezzo cosi alto? “La carità copre una moltitudine di peccati.” Secondo san Pietro non siamo proprietari della grazia di Dio, ma solo amministratori; la possiamo usare, ma non per arricchire noi stessi; piuttosto per rendere gloria a Dio, perchè nel mondo risplenda meglio il fulgore della bontà di Dio. Certo, il distacco da noi stessi costa, ma vale. Vale anche perché siamo costretti a confessare che non riusciamo a viverlo bene del tutto; che brandelli di egoismo rimangono attaccati anche alle nostre scelte più generose e questo ci umilia. Ma in questo modo il Signore c’insegna che solo chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato. Per questo “chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio.” Lo faccia con parole di Dio! Se si trattasse solo di usare le parole del vangelo, dopo un po’, con esercizio, forse ci avvicineremmo a questo precetto. Ma quello che Pietro chiede è molto di più; egli chiede che sia Dio stesso a mettere in noi le sue parole o - che è lo stesso - che la nostra intelligenza sia cosi acuta da vedere la luce di Dio, che il nostro cuore sia così libero da desiderare la volontà di Dio, che la nostra libertà sia cosi pura da lasciarsi incatenare dal bene con un nodo indissolubile. E chi è mai all’altezza di questi com-


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piti? Eppure, sappiamo bene che quello che la parola di Dio ci chiede, lo Spirito di Dio ce lo dona; non siamo quindi dei rassegnati. Riprendiamo daccapo il cammino dopo ogni delusione, ci rafforziamo nell’uomo interiore perché la durezza del mondo non abbia a mortificare il nostro spirito e a spegnere in noi il desiderio di amare. Tutto questo “perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nel secoli dei secoli.” Carissime sorelle, discepole del Signore secondo il carisma di sant’Angela, ho voluto riprendere queste parole di Pietro nella sua prima lettera per presentarvele come stimolo al vostro cammino di santificazione. Se c’è un atteggiamento tipicamente femminile è quello dell’accoglienza; e non ignoro proprio la capacità di servizio e di accoglienza che le Angeline, le Orsoline, tutte le Famiglie che si rifanno a sant’Angela hanno mostrato nella storia della Chiesa bresciana (e, s’intende, oltre i confini della Chiesa bresciana). Credo che il tempo presente ci chieda di rinnovare questo impegno. L’uomo contemporaneo non trova molti luoghi di accoglienza; si sente a volte sballottato dalle potenze del mondo senza riuscire a dare alla sua vita stabilità e orientamento; percepisce la freddezza del mondo che lo circonda e si rifugia nella ricerca di consolazioni superficiali. Non è facile capire cosa significhi e che cosa comporti l’accoglienza: non si tratta solo di aprire le braccia; si tratta di offrire uno spazio di lucidità e di affetti nel quale le persone sentano di poter crescere in responsabilità e amore, in generosità e fedeltà; significa diventare credibili a motivo di una fedeltà non solo esteriore. E tutto questo “senza mormorare”. Dietro a tante lamentazioni e critiche che sembrano non finire mai, viene inevitabile il sospetto che ci sia un malessere personale; chi è scontento di se stesso non riesce a trovare motivi di soddisfazione da nessuna parte perché dovunque vada rimane in compagnia di se stesso e questa compagnìa lo innervosisce e lo infastidisce. Bisogna che, invocando l’intercessione di sant’Angela, custodendo fedelmente la memoria di lei, chiediamo al Signore che ci aiuti a essere contenti della nostra vita e quindi modelli desìderabili per la vita degli altri. Il Signore vi benedica e vi aiuti a vivere sempre più gioiosamente il dono grande che avete ricevuto con la vostra vocazione.


La Settimana Mericiana 2012



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La valorizzazione della personalità femminile: aspetti psicologici ed educativi C R I S T I A N A C A LVAG N A | P S I CO LO G A P S I COT E R A P E U TA *

Oggi la femminilità risulta alterata nei suoi attributi più significativi,

profondi e spirituali. Diventa necessaria una lettura più meditata, precisa e profonda sulle problematiche che riguardano la femminilità, la sessualità e l’educazione. Soprattutto chiediamoci “che messaggi - e quindi che modelli - diamo alle nostre giovani donne”? È innegabile che la nostra esistenza sia costellata di rapporti e dal confronto costante con l’Altro, una dialettica fondamentale tanto per il mondo psichico femminile che per quello maschile. Maschile e femminile sono i due estremi differenziati ma nonostante ciò tra loro connessi che delimitano la nostra possibilità di essere, ed è proprio l’essenzialità dell’uno per l’altro a conferire senso alla nostra esistenza. Potremmo definire la storia dell’ evoluzione culturale femminile come un tentativo, ancora non del tutto portato a termine, compiuto dalla donna per cercare di recuperare lo svantaggio che da sempre la distanzia dal maschile. Qualcuno potrebbe a questo punto esclamare che oggi le cose sono cambiate, perché la donna ha vinto le sue battaglie e ha conquistato la tanto sospirata “parità”. Eppure, potremmo manifestare qualche dubbio e osservare che la situazione è purtroppo ben diversa perché caratterizzata, da un’accentuata difficoltà di rapporto e di confusione tra i ruoli. Oggi siamo sempre più spesso costretti a fare i conti o con affermazioni e vissuti d’uguaglianza tra i generi sessuali (maschile e femmini* Consulente CIDAF - Consultorio Familiare - Brescia


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le) che negano ogni differenza, o con una rappresentazione che mostra la grande varietà di generi sessuali in un universo caotico e perturbante. Nel primo caso la differenza è riconosciuta solo come portato negativo, culturale e sociale, atto a discriminare il femminile. Generalizzando, si potrebbe dire che il mancato riconoscimento o contatto emotivo con le proprie peculiarità di genere porta le donne ad agire la differenza negata realizzando un modello di donna che aderisce imitativamente, omologandosi, a modelli maschili ritenuti forti in un’alienante, inconsapevole corsa alla parità desiderata, non costruita emotivamente sul riconoscimento di somiglianze e differenze, ma solo intellettualmente e ideologicamente (rivendicazione femminile); attenuare le differenze di ruolo sessuale tra uomini e donne potrebbe non essere necessariamente una cosa opportuna, specialmente se l’intento fosse quello di rendere le donne più simili agli uomini. Infatti ci si dovrebbe chiedere se non siano proprio le qualità più strettamente associate alla virilità - come la dominanza, l’aggressività e la violenza - che hanno portato il mondo allo stato complesso in cui si trova. La necessità più urgente sembrerebbe al contrario quella di una miscela di quelle qualità più tradizionalmente associate alla femminilità come la sensibilità, la compassione e la mitezza. Il dibattito dovrebbe quindi vertere perciò principalmente su come valorizzare adeguatamente il femminile nella società e conferire loro diritti uguali a quelli degli uomini piuttosto che su come trasformarle in cloni maschili. Parte del dibattito scientifico attuale sul genere sottolinea la spinta sociale che contribuisce all’emergere di una cultura dell’indifferenziato, una sorta di cancellazione delle differenze, a favore di un genere sessuale unico, frutto di un’identità post-moderna che tende a cancellare il limite. Il più straordinario cambiamento della nostra epoca, per quanto concerne il ruolo della donna nella società, non è tanto dato dall’ “emancipazione femminile”, dalla vittoria per la “1otta alla parità”, dalla rivendicazione di pari diritti e doveri, quanto da una nuova importantissima conquista di consapevolezza. Questo fenomeno sociale consiste in una


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fondamentale scoperta, un approccio all’esistenza nuovo, che ridimensiona i tradizionali valori maschili. Si incominciano a diffondere nuovi valori, “femminili”, che pongono in secondo piano l’esigenza di essere forti, vincenti e dominatori, a vantaggio della dimensione relazionale, permeata dal sentimento e dall’amore. Conoscere l’universo femminile significa aprirsi alla più grande possibilità dell’esistenza: il rapporto interpersonale. È questa la nostra inesauribile fonte di sostentamento psicologico, l’unica possibilità per vivere senza lasciarci fagocitare dalla vita stessa. LO SVILUPPO DELL’IDENTITÀ FEMMINILE NELL’ADOLESCENZA: IL RUOLO DELLE CONTRADDIZIONI E DELLE POTENZIALITÀ Il periodo dell’adolescenza nelle generazioni passate era più definito ed aveva un esordio meno precoce rispetto ad oggi. I suoi confini temporali si stanno dilatando, avviene molto più precocemente ed è molto più difficile stabilirne il termine. Tappa fondamentale nel processo di sviluppo e maturazione dell’individuo, perché ci sono cambiamenti radicali psico - fisici e nei rapporti con il mondo (famiglia, scuola e amici). L’adolescenza ha suscitato un interesse crescente in campo psicologico e psicopatologico; infatti, rappresenta la fase decisiva per la costruzione dell’identità. L’accelerazione del ritmo dello sviluppo fisico comporta una trasformazione dell’aspetto corporeo, rapida ed evidente. Il corpo non è solo un insieme di organi e funzioni, ma una costruzione mentale: si parla di “schema corporeo” intendendo sia il corpo reale e concreto sia la percezione di esso. Come può vivere il proprio corpo l’adolescente? I cambiamenti somatici che si verificano tra gli 11 e i 15-16 anni determinano infatti la necessità da parte della ragazza di ridefinire la propria identità corporea, ossia “l’insieme di caratteristiche, elementi, conoscenze, qualità che l’individuo attribuisce al proprio corpo e che hanno una connotazione affettiva”. I cambiamenti psicologici che accompagnano i cambiamenti fisici


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possono portare a situazioni conflittuali. Quando l’ansia può generare un sentimento d’inferiorità? Spesso quando si è al di sotto dei valori medi di crescita. In alcuni adolescenti le differenze dovute allo sviluppo tardivo sono vissute come differenze disarmoniche, durevoli e definitive fra le varie parti del corpo. La goffaggine e la mancanza di coordinazione, tipici di questa fase, vengono spesso vissute come vere e proprie menomazioni fisiche senza possibilità di recupero. L’ansia può aumentare in relazione alla crescita in peso, per esempio il vestiario si modifica, si iniziano diete. Un sentimento d’ansia può essere suscitato dall’arrivo della maturazione puberale. Lo sviluppo sessuale precoce crea alcune difficoltà e per la ragazza, può costituire una fonte di ansia e di imbarazzo sociale. Integrare le trasformazioni puberali nello schema corporeo è un compito complesso per l’adolescente che avviene in modo lento e graduale. Le ore passate davanti allo specchio, la cura talvolta eccessiva per il proprio corpo possono essere interpretati come mezzi attraverso i quali riappropriarsi del proprio corpo mutato, trasformato e quindi integrarlo nella identità corporea. L’amicizia assume un’ importanza fondamentale ed aiuta il processo di crescita. Gli amici divengono i nuovi oggetti di investimento che aiutano a colmare il vuoto dentro di sé. La scelta amicale verso persone percepite come simili con gli stessi dubbi, problemi, difficoltà, interessi e gusti. Nei primi anni dell’adolescenza le relazioni sono diadiche privilegiate dove le due adolescenti tendono ad omologarsi in tutto: comportamenti, modo di vestire, idee, atteggiamenti, sentimenti. Sono rapporti di estrema dipendenza, quasi simbiotici, dove non c’è spazio né per una loro differenziazione né per l’ingresso di altre persone. Dai 14 anni circa l’adolescente si apre a vere e proprie relazioni di gruppo: si formano così gruppi di aggregazione spontanea all’interno dei quali diventa possibile per l’adolescente sperimentarsi in comportamenti autonomi. La maturazione puberale, per le femmine si verifica un paio d’anni prima rispetto ai maschi; compaiono i primi segni di sviluppo sessua-


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le e vi sono cambiamenti significativi nei caratteri sessuali secondari: l’inizio dei ciclo mestruale, lo sviluppo dei seno, etc... Nell’ambivalenza l’adolescente gradualmente costruisce la propria identità sessuale. La sessualità, la quale raggiunge la maturazione funzionale nel corso dello sviluppo puberale, non costituisce che un aspetto, sia pure essenziale, della dimensione affettiva di ogni persona. Perché la sessualità possa esprimersi adeguatamente non occorre solo che le varie strutture fisiche che ne sono alla base non presentino alterazioni ed abbiano un buon funzionamento; occorre anzitutto che essa possa inserirsi nell’ambito di una buona maturazione affettiva (e, più in generale, personale e relazionale). Ricordiamoci inoltre che i comportamenti trasgressivi non rendono gli adolescenti delinquenti. Nella maggior parte sono adolescenti che si confrontano con i limiti, che mettono alla prova se stessi e gli adulti. I guai che combinano sono spesso atti dimostrativi e manifestazioni della turbolenza che caratterizza il periodo di crescita. QUAL È IL NOSTRO RUOLO EDUCATIVO? È importante saper ASCOLTARE i figli, dialogare con loro, ascoltare i loro pensieri, le loro sensazioni, i loro dubbi, senza giudicare subito il contenuto che portano. Se questo non avviene i ragazzi smettono di comunicare. Quando il giovane chiede di essere ascoltato chiede che non siano sentite solo le parole, ma i sentimenti, le emozioni che in genere sono difficili da esprimere. Ascoltare vuol dire non solo prestare attenzione al linguaggio verbale, ma anche a quello non verbale, al silenzio, alla gestualità, alle contraddizioni. È importante che gli adulti di riferimento sappiano usare “porte e cancelli” perché servono e danno il senso del limite, del confine, ma anche contengono e proteggono quando c’è bisogno. Un adolescente ha bisogno di sapere che la porta è aperta, può uscire e allontanarsi, ma anche rientrare quando ha finito la sua esperienza o ha trovato difficoltà tali da aver bisogno di un posto in cui ripararsi. È necessario porre le regole. Gli adolescenti sanno che le regole esistono e il fatto che preferisca-


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no evitarle non significa che non ne conoscano l’importanza. Le regole sono come dei segni che delimitano uno spazio, indicano un tracciato e hanno un loro valore; indicano un percorso e danno protezione, contenimento, sorreggono quando serve, ma non evitano che si possa andare oltre, trasgredirle. Quando il giovane trasgredisce deve assumersi la responsabilità. Le regole di condotta vanno poste, poi spiegate, chiarite e discusse perché i figli possano avere un’idea chiara di ciò che ci si aspetta. IERI ED OGGI: PARLIAMO VERAMENTE DI ADOLESCENZE DIVERSE? “È normale per un adolescente e per un tempo abbastanza lungo un comportamento incoerente e imprevedibile (...) di amare i suoi genitori e di odiarli, di rivoltarsi contro essi e di dipendere da essi, di essere vergognoso con la propria madre davanti agli altri e inaspettatamente di desiderare di parlarle di tutto cuore” (Anna Freud, Adolescenza, 1958). CONCLUSIONI Il mio breve intervento non ha voluto avere come obiettivo prioritario una trasmissione teorica di insegnamenti, di cui probabilmente siamo tutti abbastanza attrezzati, ma quello di poter creare uno spazio di confronto, per riflettere insieme sui nuovi aspetti della femminilità, per poterci porre domande sul modo di essere genitori ed educatori oggi e sul modo di relazionarci gli uni agli altri rispetto al passato. Cosa sta succedendo, perché pare tanto difficile gestire i figli ed educarli, soprattutto adolescenti? A queste domande si è cercato di dare un senso nel Convegno “La valorizzazione della personalità femminile: aspetti psicologici ed educativi”, soprattutto nell’ottica della valorizzazione della personalità femminile.


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Sant’Angela Merici: proposte educative per la valorizzazione della personalità femminile IRMA BONINI VALETTI

Sant’Angela Merici (1474 - 1540) nei pochi suoi scritti - La “Regola”, i

“Ricordi”, i “Legati”- elabora con efficace sobrietà un insegnamento di vita e pone delle linee guida per le sue figlie e per il loro apostolato rivolto alle giovani: ma si tratta di una vera proposta pedagogica? La questione, abbastanza dibattuta anche in tempi recenti, ha perso oggi la sua importanza, in quanto superata da due considerazioni, l’una di carattere storico, l’altra legata all’assillo di problemi educativi particolarmente sentiti. La prima considerazione è quella che induce a riflettere sulla costante attenzione rivolta alla educazione delle giovani dalle figlie di sant’Angela secolari o claustrali. Tale attenzione si evidenziò subito dopo la morte della Fondatrice: basti pensare alla presenza animatrice delle figlie di sant’Angela nelle Scuole della dottrina cristiana presenti in ogni parrocchia, come testimoniano anche le visite pastorali di san Carlo Borromeo, e all’opera educativa sempre svolta soprattutto dalle claustrali nelle scuole attive presso i loro conventi. L’importanza data all’attenzione educativa fu tale che, nella storia della Chiesa dal ‘500 al giorni nostri, la diocesi di Brescia si caratterizzò specialmente per la connotazione pedagogica della pastorale. La seconda considerazione è riferita alla crisi profonda che ha caratterizzato negli ultimi anni il mondo giovanile e che ha indotto a parlare di “emergenza educativa”. Su questo argomento si è discusso e scritto molto. Mi limiterò a citare alcuni pronunciamenti di significativa importanza.


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Nel IX Forum del Progetto Culturale della CEI, svoltosi nel marzo 2009 e dedicato appunto alla emergenza educativa, si è ribadito che la causa della crisi attuale sta nella “mutazione del concetto di uomo da soggetto a oggetto”; il cardinal Bagnasco ha dichiarato: “È un po’ come se avessimo perso l’alfabeto dell’umano, di ciò che è la persona con i valori e le categorie fondative proprie dell’ umanità dell’ uomo, del tipo di convivenza e di società che da questa ridefinizione consegue”. L’Assemblea generale della CEI, svoltasi nel maggio successivo proprio sull’emergenza educativa, ha pubblicato, con il titolo “La sfida educativa”, un rapporto in cui si raccolgono dati statistici, si espongono testimonianze ed esperienze, si avanzano proposte, linee guida per ripensare la educazione. Proprio da alcuni di quei dati statistici è possibile trarre, pur nella gravità della situazione che è sotto gli occhi di tutti, qualche germe di speranza. Dati ISTAT: dal 1995 al 2005 i divorzi sono aumentati del 74%, le separazioni del 57,3%. Nonostante questo nel 2007 il 60,23 % delle persone intervistate dichiara che ha imparato in famiglia le cose più importanti per la vita. Dati CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia), anno 2007: il 92% delle persone intervistate dichiara che un bambino per crescere felice ha bisogno di una famiglia con un padre e una madre. E in risposta alla domanda sull’importanza della famiglia, nel 1990 1’88% 1’aveva dichiarata molto importante, nel 1999 il 90%, nel 2007 il 93%. Nonostante tutto, quindi, la famiglia tiene. Ci si rende conto che solo nella famiglia si può compiere in maniera naturale e piena l’esperienza di essere riconosciuti come soggetti portatori un sé di dignità e che solo la famiglia può avviare quel processo di umanizzazione e di promozione personale nel quale si attua il cammino educativo. All’interno della famiglia acquista grande importanza la riscoperta della personalità e del ruolo della donna e quindi di una corretta impostazione della relazione uomo - donna e della loro reciprocità, nell’equivalenza radicale della persona e nella differenza delle modalità proprie di ciascuno.


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ALCUNE PROPOSTE EDUCATIVE DI ANGELA MERICI La saggezza accumulata in tanti anni di vita e di preghiera portava sant’Angela, in tempi difficili quanto i nostri, a sintetizzare preoccupazioni e consigli con una concretezza decisa: “Tenete l’antica strada e usanza della Chiesa, ordinate e confermate da tanti santi per ispirazione dello Spirito Santo. E fate vita nuova” (Ricordi, 7, 22). Appare chiaro quindi, anche in una situazione come l’attuale pervasa da una profonda crisi di valori, che proprio la consegna dei valori fondamentali alle nuove generazioni, tradotta nel quotidiano impegno di rinnovamento, è il terreno su cui si gioca tutta l’opera educativa: la provocazione di Angela aiuta e guida il discernimento di ogni educatore che, oggi, si deve rendere conto di come la morale perbenistica, contestata nel ‘68, sia stata sostituita dalla morale dell’utile e della convenienza, in un totale appiattimento relativistico. E a soffrime è stata particolarmente la figura della donna. È quindi utile indicare negli scritti della Merici alcuni spunti pedagogici, validi sempre, e capaci di costituire una guida efficace anche per il nostro tempo. Innanzi tutto va rilevato il costante riferimento all’educazione familiare, nella consapevolezza dello stretto legame tra famiglia e Chiesa, famiglia e società. In particolare il modello proposto è quello matemo: “Siate prudenti e siate buone e vere madri” (Legati, 9,2 - 3). È poi possibile seguire nei suggerimenti educativi un itinerario dalle cose materiali,viste con sobrietà e distacco, mai come fine a se stesse, fino alla preghiera, alla spiritualità, in una scala di valori costantemente presente e tesa verso l’alto: ogni comportamento, ogni gesto dell’educatore deve essere educativo, cioè deve essere una rivelazione di Dio, un condurre verso Dio, senza cedimenti né ricatti. Ed è importante che tra i diversi educatori nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia - ci sia un accordo condiviso ed esplicito sui valori di fondo che devono essere chiari per tutti. L’intervento educativo, inoltre, per essere veramente tale, va rivolto in maniera diretta e specifica alla persona dell’educando, persona reale, nella sua concretezza, non al modello che lo educatore può avere in mente o a quanto egli crede di aver capito in una superficiale analisi del-


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la situazione: “Vi supplico di voler tener conto e d’avere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliole, una per una” (Legati, 2, 1), dove l’esordio: “vi supplico” fa capire quanto la difficoltà del compito non sia ignorata. Per meglio conseguire lo scopo è necessaria la presenza vigile e attenta: “Vogliate spesso ... andare a trovare le vostre figlie ... e salutarle, vedere come stanno, confortarle, animarle a perseverare nella vita intrapresa” (Ricordi, 5, 1 - 2). Non si deve quindi soverchiare la giovane con saggi consigli, che probabilmente essa nemmeno ascolta e che comunque fatica a collegare con il vissuto. L’educatore sa cogliere invece il messaggio inviato dal comportamento delle adolescenti e sa comprendere le necessità vere, forse a loro stesse sconosciute. Ma soprattutto la regola d’oro su cui insiste sant’Angela è quella dell’ esempio: “Vivete e comportatevi in modo che le vostre figlioline possano specchiarsi in voi. E quel che volete che loro facciano, fatelo voi per prime.... Perché è cosa giusta e conveniente che le madri siano di esempio e specchio alle figliole, specialmente nell’ onestà e nel comportamento e in altre azioni ordinarie e fuori dell’ ordinario” (Ricordi, 6, 1 - 2, 8). Bisogna sempre ricordare a questo proposito che l’educazione è una scienza pratica, fatta di vita vissuta, nutrita di concretezza, di piccoli gesti che incarnano grandi valori, di pazienza, di dialogo, di reciprocità, di scoperta quotidiana: nel saper guidare questo cammino da percorrere insieme consiste l’esempio necessario, fatto di sostegno e di aiuto a capire e a operare. Il richiamo poi alla dignità del comportamento e alla serietà dell’impegno evidenzia con forza il dovere di rispetto di se stessi e degli altri, che l’educatore cristiano, sempre cosciente della comune realtà di figli di Dio da Lui amati e redenti, deve nutrire nei confronti di quanti incontra nella trama dei rapporti quotidiani. Tale rispetto nasce da una parte dalla stima per ciascuna delle giovani verso le quali si esplica l’azione educativa, perché ogni adolescente va stimata in se stessa in quanto persona ricca di potenzialità, dall’altra dalla consapevolezza di dover far crescere quanto di più sensibile e delicato c’è nell’animo femminile, quelle doti personalissime di tenerezza, di disponibilità, di pazienza, anche in preparazione degli impegnativi compiti che la vita, soprattutto familiare, imporrà a ciascuna di loro.


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L’educatore deve saper cogliere, apprezzandolo, l’aiuto che oggi gli viene abbondantemente offerto dagli strumenti messi a sua disposizione dalle scienze dell’ educazione e della psicologia in tanti incontri e in tante pubblicazioni veramente alla portata di tutti; soprattutto non deve mai dimenticare che la sua opera non consiste nel riempire di buoni pensieri e di buone abitudini l’animo delle adolescenti, ma nel far crescere quanto in esso è presente, nonostante i condizionamenti così pesanti della società attuale. Per educare occorre una grande fiducia sia nel buon seme che è nel cuore di ciascuno e che ha in sé la forza di germogliare, sia nell’ indispensabile e certo aiuto che viene dall’ alto. E dalla fiducia nasce la speranza, di cui tanto spesso parla Angela Merici; forse a nessuno come agli educatori è chiesta quella testimonianza di speranza viva, operosa e ferma a cui l’apostolo Pietro invita tutti i cristiani che vogliono rendere ragione della loro fede nella difficilissima prova dell’agire quotidiano.


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La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese La rinascita delle Compagnie e degli istituti religiosi delle Orsoline fra Ottocento e primo Novecento Presentazione degli Atti del Convegno 25-28 novembre 2010 PAO L A V I S MA R A | UN I V E R S I TÀ

DEGLI

STUDI

DI

MILANO

Mi è veramente cosa gradita presentare oggi questo volume. L’ho let-

to - in bozze - per scriverne l’introduzione e ciò è stato per me non un peso, come talora avviene, un dovere da compiere, ma un accrescimento spirituale e una fonte di coinvolgimento intellettuale. Devo dunque ringraziare per l’invito il Centro Mericiano e la sua Presidente, poi in particolare il prof. Belotti che si è prodigato per farmi avere tutto il materiale, non essendo ancora pronto il libro, in modo che io potessi prenderne visione per tempo. Ringrazio anche tutti i presenti, che avranno la pazienza di ascoltarmi. Siamo di fronte a una tappa di un percorso decennale, che ha inteso illustrare nei suoi molteplici aspetti la discendenza spirituale di Angela Merici, le vicende storiche di quelle donne che nel tempo si sono poste alla sua sequela. Nella fattispecie, il titolo bene indica i contenuti: La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese. La rinascita delle Compagnie e degli istituti religiosi delle Orsoline fra Ottocento e primo Novecento. Le tematiche, come si evince dal titolo, sono molte e complesse. Si tratta di un’opera notevole, che meriterebbe di essere raccontata nei dettagli. Ma, come vedete, siamo di fronte a un volume quasi monumentale. Anche prima di prenderlo in mano, potete immaginare che gli autori siano molto numerosi. Ciò spiega la ragione della ricchezza e anche il fatto che non farò il nome dei vari autori né darò il titolo dei saggi specifici. Vorrei in tal modo evitare quello che potrebbe assomigliare a una lista della spesa, mentre mi sembra molto importante cercare di spiegare il significato di que-


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st’opera e i suoi contenuti. Questo è anche un invito alla lettura, che potrà permettervi di valutare l’opera anche personalmente e di arricchire le conoscenze e la sensibilità a questi temi. Il volume su La sponsalità dai monasteri al secolo. La diffusione del carisma di sant’Angela nel mondo, presentato in questa sede tre anni fa, trattava in modo egregio un’epoca antecedente. Affrontava le origini e gli sviluppi nell’epoca dell’Ancien Régime, mettendo in luce aspetti inediti o inducendo il lettore a un esercizio critico che poteva consentire uno sguardo nuovo anche su elementi già noti. Un’osservazione sul taglio cronologico del volume che oggi viene presentato: il percorso cronologico copre il periodo tra Otto e Novecento. In genere, esercitare il mestiere dello storico diviene in qualche modo più difficile man mano che ci si avvicina alla contemporaneità. Questo avviene anche per l’abbondanza – talora quasi l’eccesso – delle fonti a disposizione. Ma soprattutto, almeno a mio avviso, è molto più difficile affrontare argomenti a noi vicini, perché ci coinvolgono più direttamente e ci rendono simili a presbiti, in difficoltà a leggere in assenza di una distanza adeguata. Il compito era arduo, anche perché la rinascita si realizzò in luoghi geograficamente diversi e in situazioni politico-sociali non uniformi. Ma tanto più l’impresa era difficile per il fatto che, dopo le soppressioni, la rinascita orsolina avvenne secondo linee che si sono differenziate, anche con qualche contrasto: ogni gruppo rivendicava infatti a sé il privilegio della fedeltà al modello originario. Tra i molti pregi dell’opera vi è dunque anche questo, l’essere cioè riusciti a fare una storia complessiva, senza separatezze. Le Orsoline – si diceva – rinascono dopo le soppressioni; in particolare, quella napoleonica del 1810 aveva cancellato quasi totalmente l’antico sistema della vita religiosa maschile e femminile. Anche la Chiesa attraversò a più riprese momenti di difficoltà. Per l’area italiana si possono individuare alcuni grandi linee relative alla situazione della Chiesa, della politica e della società. Risultano evidenti fattori economici che segnano negativamente la vita delle classi disagiate. Ciò genera la volontà


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cattolica di una risposta alle necessità materiali, nell’ambito dell’assistenza come dell’educazione. I presupposti per una presenza cattolica nella società erano largamente stati posti nell’epoca moderna, tanto che alcuni studiosi trovano elementi di continuità su questo piano tra l’età moderna e quella contemporanea. Ma vi sono anche le differenze. Nella Chiesa, non solo per l’ambito italiano, si assiste a uno straordinario e inedito fiorire di esperienze religiose femminili non claustrali, che le Orsoline di Angela Merici avevano per tanti versi anticipato secoli prima. Se si volge lo sguardo a un confronto con l’epoca moderna, il mondo religioso femminile nel suo rinascere dopo le tormente di fine Settecento – inizi Ottocento appare assai diverso, molto più di quanto non accada per l’ambito maschile. Infatti la prevalente imposizione della clausura aveva condizionato pesantemente la presenza religiosa femminile nella società, pur non ostacolandola completamente. In questo quadro si inserisce perfettamente la rinascita orsolina nelle sue varie declinazioni. Ciò che sembra accomunare le diverse esperienze, come fattore unificante, è la volontà di riproporre il modello della Merici, di rifarsi a quell’esperienza bresciana primitiva che aveva segnato indelebilmente la storia orsolina. Brescia dunque è ancora una volta al centro, in quanto luogo storico del primitivo germogliare, e continua a presentarsi come centro di riferimento. Proprio nell’esperienza orsolina si ritrovano elementi di continuità e di legame con un passato ancora molto vivo. Il legame maggiore è quello con la figura di Angela Merici, con la fisionomia della vita orsolina cosi come la santa l’aveva concepita. Anche le Orsoline claustrate furono ricostituite e riconosciute, ma per l’appunto prevale la volontà di ritrovare quella “terza via” immaginata e voluta da Angela: non il matrimonio, non il chiostro, ma una consacrazione nel secolo. A Brescia non si era smarrito il ricordo dell’esperienza mericiana, che si era perpetuato sia attraverso le donne rimaste fedeli all’esperienza mericiana sia attraverso forme diverse, come l’istituzione di una confraternita intitolata alla santa. Non si dimentichi la canonizzazione della


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Merici, nel 1807: come sempre accade, l’elevazione all’onore degli altari costituiva la felice occasione di cerimonie atte a ridestare il culto e a riproporre la persona santa come modello, rafforzando la sua non cancellata influenza. Importante fu il ruolo del clero bresciano. Negli anni Cinquanta dell’Ottocento don Luca Passi tenne desta la volontà di ricostituire la Compagnia. La ripresa vera e propria venne durante l’episcopato Verzeri, che rispondeva alle esigenze presentategli dalle sorelle Maddalena ed Elisabetta Girelli. Anche Don Passi le conosceva bene, in quanto imparentate alla lontana con un suo nipote. Ai loro nomi va aggiunto quello della zia, Elena Girelli, che, nell’età della soppressione della Compagnia, aveva vissuto privatamente la consacrazione, secondo lo spirito orsolino: una di quelle donne delle quali si diceva poc’anzi, fedele a un carisma ben conosciuto. Nell’Ottocento poi contribuì alla valorizzazione della figura della santa fondatrice il fatto che il pontefice Pio IX, nel 1861, estese la festa liturgica di sant’Angela alla Chiesa universale. Attorno alle sorelle Girelli si erano raggruppate alcune donne desiderose di vivere nel secolo da consacrate: si addivenne cosi alla costituzione di una Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata, sotto la protezione di S. Orsola e di S. Angela Merici, secondo un regolamento che riprendeva alcuni passi della Regola di don Frassinetti (di cui si dirà tra breve). Per proseguire il loro cammino in modo chiaro e organizzato, le Girelli si rivolsero al vescovo, il cui intervento fu determinante. Non a caso si trattava di Brescia: egli invocò la regola di Angela Merici come modello cogente per qualsiasi gruppo di donne che nella diocesi avesse voluto costituirsi come Istituto di vergini secolari. Verzeri si occupò personalmente della traiettoria di questo gruppo alla ricerca di stabilità e chiarezza. Volle che la Regola fosse creata sul calco di quella originaria: “Ricorriamo alle nostre fonti – scriveva – e non ad altre estranee a noi”. Ricorrere alle fonti non era comunque manifestazione di archeolatria, non era la rivisitazione di un mito, bensì esprimeva la volontà di rimanere fedeli al carisma mericiano, senza schematismi rigidi. Ben lo dimostra il fatto che alcune variazioni erano ammesse, poi-


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ché si trattava di vivere “nei presenti tempi”. Ma la fedeltà all’originale doveva prevalere, tanto che Verzeri in base a queste considerazioni riteneva poco opportuna l’adozione della Regola del Frassinetti, favorita invece da altri vescovi. Nel 1866 fu concesso l’imprimatur vescovile alla Regola, cui segui il riconoscimento pontificio. Ricordare Brescia è fondamentale, ma non tutto si ferma e si chiude qui. Oltre la città, oltre il territorio bresciano, si assiste al moltiplicarsi di nuovi gruppi di Orsoline. L’Italia del Nord è terra ove notevole fu la fioritura delle Orsoline, come in generale di nuove congregazioni femminili dedite all’insegnamento e all’assistenza. In qualche caso, geograficamente più lontano dalle terre d’origine, è attestato il legame diretto con Brescia. Per esempio, a Siena le Orsoline presero piede per il tramite di un sacerdote bresciano. Queste donne erano tra l’altro molto sensibili alle circostanze particolari, erano capaci di adattarsi con duttilità alle situazioni e di collaborare con i parroci. Proprio i parroci le chiamavano nelle parrocchie, per esercitare varie funzioni. La flessibilità dimostrata dalle Orsoline, accanto agli aspetti positivi, comportava qualche rischio. Infatti i parroci talora le strumentalizzavano alquanto, in presenza di problemi educativi e assistenziali talora assai seri, che esse avrebbero potuto concorrere a risolvere o almeno a migliorare. Il rischio era dunque quello della frammentazione a causa della possibile perdita di identità dei singoli gruppi. Al tempo stesso è evidente l’aspetto positivo, e cioè la capacità di queste donne di far fronte ai problemi nelle situazioni più varie, con una consistente capacità di adattamento. Anche per questa ragione la lettura del libro è coinvolgente: nelle varie realtà descritte ci sono tratti comuni e specificità. Ogni storia, nel comune richiamo ad Angela Merici, è una storia a sé, una storia non di schemi o di idee astratte, ma di persone che si impegnano in un luogo o nell’altro, in una situazione o nell’altra, con una notevole capacità creativa. Ma, come si diceva prima, la differenza può creare anche contrapposizione. È ciò che in qualche misura accadde con la Pia Unione delle Figlie di Maria Immacolata. Si trattava di vita religiosa nel mondo, non


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di una generica pia associazione, come ve ne erano molte. Le Figlie di Maria Immacolata sono legate all’interessante figura di don Giuseppe Frassinetti, sacerdote genovese, che nel 1855 mise mano alla Regola, pubblicata poi nell’anno successivo. La base era costituita dalla traccia fornita al sacerdote da Angela Maccagno, personaggio importante in questa storia. Frassinetti incoraggiò la diffusione della Pia Unione. Ai suoi occhi era fondamentale una modalità di vita segnata dai voti, non disgiunta però dall’impegno attivo soprattutto nelle parrocchie, inteso quale testimonianza di vita cristiana autentica. La Pia Unione diede luogo alla nascita delle “Nuove Orsoline”, la cui Regola fu approvata nel 1863. Proprio su questo terreno si sarebbe poi creata una contesa con il gruppo bresciano: la discussione verteva sulla fedeltà a una regola “autentica”, alla via primigenia esperita dalla fondatrice, che ogni gruppo rivendicava per sé. Lo si può constatare agevolmente nelle vicende bresciane. A Brescia il vescovo Verzeri aveva assegnato alle Orsoline una versione delle Regole di Angela Merici. La differenza nella Regola tra le Nuove Orsoline del Frassinetti e le Orsoline bresciane, e soprattutto la concorrenzialità tra esperienze comunque simili, suscitarono qualche difficoltà e contrapposizione. In Emilia Romagna nel tardo Ottocento si possono trovare gruppi che adottarono inizialmente la Regola del Frassinetti; successivamente però prevalse l’adesione alla regola bresciana. Vi era dunque anche un problema di “concorrenza”. Il vescovo Verzeri e le sorelle Girelli miravano a far riconoscere come “primitiva” la regola della Compagnia di Sant’Orsola di Brescia, sia per rivendicare la propria fedeltà indiscussa ed esclusiva alle origini, sia per proporre un percorso che potesse divenire comune, attraverso l’adozione di una regola unica da parte di gruppi che spontaneamente sorgevano qua e là in Italia. La proliferazione, segno di vivacità, poteva però anche essere considerata come eccessiva frammentazione, meritevole di controllo e inquadramento. L’Istituto delle Nuove Orsoline era destinato particolarmente all’educazione e formazione cristiana della gioventù femminile. Le donne


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potevano vivere sole o in piccoli gruppi. Le “Nuove Orsoline” si diffusero anche in Sicilia. Il loro modo di vita non era del tutto dissimile da quello delle “monache di casa”, ma ne costituiva un superamento, anche dal punto di vista formale. Quanto poi alla sostanza, si è di fronte a una considerevole emancipazione della donna, che, se anche al Nord poteva segnalare qualche accento di novità, al Sud si manifestava come mutamento sconvolgente, data anche la forte valenza di attività pubblica. Il fenomeno, evidentissimo in Sicilia, è rilevabile anche altrove, come per esempio in Sardegna. Le nuove forme di vita religiosa femminile incidevano profondamente sul tessuto stesso della società. In varie situazioni geografiche si trovano contemporaneamente varie forme di vita secondo il carisma di Angela Merici. È il caso per esempio della Sicilia, dove per l’adozione della regola bresciana si rivelò fondamentale l’azione di vescovi provenienti dalle terre lombarde, ben sottolineato nel volume. La presenza di questi vescovi (a titolo di esempio si possono ricordare Lualdi a Palermo e Bignami a Siracusa) era stata fortemente voluta dal pontefice Pio X. Anche alcune figure locali di grande rilievo nella Chiesa, come l’arcivescovo di Catania Francica Nava o come don Luigi Sturzo, erano ben coscienti dei problemi che discendevano dalla diffusione delle cosiddette “monache di casa”. Talvolta la ragione principale del rinchiudimento presso la famiglia discendeva dalla mancanza di dote. In altri casi erano le famiglie stesse che non consentivano alle figlie l’ingresso in una casa religiosa. Quali che ne fossero i motivi, questa forma di vita slegata da regole e da relazioni sistematiche dava adito con grande frequenza a un’autonomia riottosa, che comportava anche possibilità di deviazioni. Il rinnovamento che si auspicava nella vita religiosa femminile, la tensione a un radicamento più forte all’interno della Chiesa, furono promossi da questi personaggi secondo il modello orsolino bresciano e milanese. Infatti Lualdi e Bignami, insieme al vescovo di Caltanissetta Intreccialagli, operarono affinché ciò avvenisse, ottenendo il trasferimento nell’isola della superiora delle Orsoline milanesi, Giulia Vismara. Tale presenza diede luogo alla nascita di gruppi di Orsoline e all’affermarsi di forti per-


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sonalità locali, come Marianna Amico Roxas a Caltanissetta. L’espansione fu notevole. Se Lombardia, Veneto e Piemonte facevano la parte del leone per il numero di Orsoline, la Sicilia progressivamente acquisì grande rilievo anche numerico in questo orizzonte, venendo a collocarsi al quarto posto tra le regioni italiane per numero di Orsoline. Tuttavia il successo non fu completo. Infatti, mentre gli ambienti ecclesiastici miravano a convogliare le “monache di casa” entro l’alveo consolidato e sicuro delle Orsoline al secolo, le Orsoline stesse attuarono mutamenti in direzione diversa, trasformandosi talora in vere e proprie congregazioni religiose, come accadde a Ragusa e Palermo. Al contrario, al Nord la struttura secolare continuava a prevalere. Insomma, la situazione era tutt’altro che semplice. Il volume mostra efficacemente che le esperienze che si richiamano alla Merici sono molte, segnate da varietà e anche da mutamenti nel tempo. Molti casi, ben indagati e documentati, attestano proprio questi elementi. La varietà e il differente modularsi delle numerose realtà mericiane sono ulteriormente documentate, in questo ricchissimo volume, da saggi che riguardano singole istituzioni o casi peculiari. Vediamo cosi sfilare davanti ai nostri occhi le Orsoline del Sacro Cuore a Breganze e ad Asola, le Orsoline di Maria Immacolata a Gandino e Verona, di San Gerolamo a Somasca, di San Carlo a Milano. Persino titolazioni simili o identiche ricoprono esperienze non cosi facilmente incasellabili. Lo scenario è vivace e mobile, testimonianza di vitalità e di capacità di superare gli ostacoli, in un modo o nell’altro. Le realizzazioni orsoline tra Otto e Novecento si presentano dunque con una complessa articolazione e molte sfaccettature. Le differenze possono essere anche, come si è visto, fonte di ostilità reciproche. Ma, più in profondità, sono il segnale della vitalità, della capacità di realizzare; come è stato scritto, siamo di fronte a una capacità di articolazione del carisma di sant’Angela in forme di vita consacrata diverse, destinate a rispondere alle nuove domande di presenza della Chiesa sul territorio. Molti vescovi erano attenti a favorire queste esperienze. In certo modo l’attenzione era cresciuta dopo le leggi eversive del 1866, che ave-


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vano alterato l’assetto degli ordini regolari maschili e femminili, creando notevoli difficoltà. Le Orsoline secolari, per la loro peculiare fisionomia giuridica, non venivano prese di mira da queste disposizioni di legge e potevano continuare a mantenere inalterata la loro presenza. In vari casi poi i gruppi di Orsoline decisero di fare riferimento all’autorità diocesana. Si assiste in quest’epoca, a partire dal tardo Ottocento, al verificarsi all’interno del mondo orsolino di un fenomeno assai più generale, che tocca in profondità le forme della vita religiosa femminile. Si tratta dell’adozione del modello della congregazione. Molte istituzioni locali, che si erano orientate verso la vita comune, si adeguarono a questo modello, assumendo la struttura di congregazione religiosa. Si allentava, soprattutto con gli inizi del Novecento, il forte – e talora eccessivo – legame con le parrocchie. Quelle Compagnie, in cui coesistevano Orsoline esterne e Orsoline interne a vita comune, si concentrarono sempre più su quest’ultimo aspetto e si diedero la struttura di congregazione religiosa, talora contestata dalle esterne, che non entrarono a farne parte. I casi illustrati nel volume sono molti e tutti interessanti, anche se qui necessariamente devo limitarmi a segnalare il fenomeno nelle linee generali senza entrare nei dettagli. Nacque anche la Unione Romana, l’adesione alla quale era intesa come modo per rispondere più efficacemente ai nuovi problemi posti da una realtà in rapido mutamento. Per un periodo di circa vent’anni, aderirono all’Unione Romana anche le Orsoline bresciane di S. Maria degli Angeli. Tuttavia dal dopoguerra queste ultime instaurarono una dipendenza dall’ordinario diocesano. L’opzione per una certa centralizzazione si riflette anche nel rapporto tra i gruppi. Verso la metà del Novecento si ebbe una prima Federazione delle Compagnie, fatto nuovo e degno di rilievo. Sinora abbiamo parlato dell’Italia, ma ben sappiamo che molto presto l’esperienza mericiana era uscita dai confini degli Antichi Stati Italiani, palesando la propria adattabilità e la propria vocazione a una testimonianza senza confini. Per l’Otto-Novecento nell’opera sono ben documentati vari casi,


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come quelli di Germania-Austria, Polonia, Ungheria, Malta, Francia e Belgio. Talora si tratta di presenze risalenti all’età moderna, in vari casi invece le fondazioni datano all’età contemporanea. Talora è manifesto il legame con l’istituzione bresciana. La situazione politica, ostile in Italia alle congregazioni religiose, anche altrove non permetteva loro vita facile. Dalle vicende tracciate nel volume si evince che gli ostacoli in molti casi potevano costituire non una fonte di rinuncia alla presenza, ma quasi un preludio a nuove aperture e a esperienze di vera e propria santità. Gettando uno sguardo all’Europa, vi è un caso che attira subito l’attenzione per la sua peculiarità. Come già si è visto nel volume precedente, la Compagnia aveva raggiunto l’area dei Paesi Bassi spagnoli, grazie anche all’azione del Nunzio Antonio Albergati, che ben conosceva le Orsoline, essendo stato vicario generale a Milano. Dalla fondazione di Liegi, da lui voluta, sgorgarono numerose altre: all’impegno delle autorità ecclesiastiche s’era aggiunto quello dei padri di famiglia. Proprio queste zone, che durante l’Ancien Régime avevano visto un’espansione forte della presenza orsolina, furono toccate in modo particolare dalla rivoluzione e dalla sua politica in materia di religione. Nel primo Novecento la scelta di beatificare varie Orsoline fu determinata dall’apprezzamento per la fedeltà dimostrata al loro credo e alla loro vocazione, sino allo spargimento del sangue. Quando la situazione politica si fu normalizzata, le difficoltà per una ripresa furono molte, ma le realizzazioni – nella loro gradualità – si rivelarono molto efficaci. Come altrove, non mancarono peraltro nel tempo le difficoltà anche gravi causate dalla politica dei governi, in Francia per esempio dalle Leggi Combès. Ciò provocò un esodo di Orsoline dalla Francia verso il Belgio. Proprio nei frangenti peggiori si evidenzia lo “stato di salute” delle case orsoline, capaci di reagire e di trovare soluzioni pur in momenti drammatici per loro. Un elemento molto interessante che si evince dalla lettura del volume è la capacità di superare lo spirito nazionalistico che, tra Otto e Novecento, spesso inficiò l’azione della Chiesa, soprattutto in Francia e nelle aree di influenza francese, sino alle lontane missioni (basti pensare ai richiami di Benedetto XV nella fondamentale enciclica missionaria Maxi-


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mum illud del 1919). Mentre alcune autorità ecclesiastiche mostravano una mentalità troppo sensibile all’impostazione fortemente nazionalistica della politica, le Orsoline si mostrarono assai più lungimiranti, attraverso una volontà di unione al di là e al di sopra dei confini nazionali. Anche le Orsoline tra l’altro, alla stregua di ordini religiosi come la Visitazione, si diedero da fare per collaborare in favore delle cosiddette “morette”, cioè ragazze negre riscattate dalla schiavitù, soprattutto in Africa settentrionale. Non vi erano solo le preghiere o l’appoggio a iniziative di raccolte di fondi: la necessità maggiore era quella di ospitare ed educare le morette. In vari casi, anche al di fuori d’Italia, le Orsoline si assunsero questo compito, in supporto a padre Nicolò Olivieri e poi al suo collaboratore, il milanese don Biagio Verri. I due sacerdoti volentieri collocavano le ragazze presso monasteri o case religiose, in modo da garantire loro ospitale sicurezza e una solida educazione religiosa. È un tema oggi molto discusso, talora in forme ideologiche. A ben vedere, l’accoglienza nei confronti di ragazze provate e al tempo stesso difficili, provenienti da un mondo totalmente altro, attesta un’apertura notevolissima per i tempi e una non comune passione educativa. Il vivace impegno delle Orsoline si realizzò soprattutto nel campo educativo-assistenziale. In particolare l’azione nel settore dell’educazione è una caratteristica costante, sino a configurarsi quasi come elemento fondante della realizzazione dell’identità. Tale funzione si rivela fondamentale nell’età contemporanea, quando la formazione impartita ai giovani spesso emargina l’aspetto religioso, quando la società sempre più si distacca dalla morale e dagli stessi principi cristiani. Le Orsoline educatrici a lungo hanno scelto come compito precipuo quello di apportare il loro contributo a una rigenerazione morale e sociale, soprattutto attraverso la formazione della donna, che nella famiglia o nel lavoro può trasmettere valori ed esercitare un’ influenza spesso più profonda di quanto non segnali la sua posizione sociale. Il contributo all’edificazione di un mondo cristiano non passa tuttavia soltanto attraverso la funzione educativa. Non si può dimenticare l’afflato spirituale e devozionale. La spiritualità orsolina si inserisce pie-


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namente nelle direttrici segnate dai pontificati. Vediamo cosi la pratica della comunione frequente, la forte devozione mariana, il culto del Sacro Cuore. Quest’ultimo richiama all’amore di Dio per l’uomo, cui è necessario rispondere: amore dell’uomo per Dio, ma anche applicazione di tale atteggiamento nei confronti dei fratelli. Non si tratta quindi di eterea evasione dalla realtà, ma di impegno nella realtà stessa, affinché la signoria del Sacro Cuore possa affermarsi. È insomma il richiamo a edificare un mondo più cristiano. Da questi compiti le donne non sono escluse, al contrario. Proprio per le loro doti peculiari di apertura all’altro, di “maternità”, di comprensione, di capacità di tenerezza, esse possono svolgere un ruolo molto importante. Lo si constata agevolmente nelle esperienze di matrice mericiana. Il volume non tace di difficoltà esterne e di conflitti e contraddizioni anche all’interno, soprattutto in certi periodi. Ma ciò che emerge con chiarezza è il fondamentale contributo apportato dalle Orsoline, in una società sempre più secolarizzata, per una presenza cristiana all’interno della società. Per concludere, posso dire a livello anche personale che la IV di copertina e la IV del biglietto di invito suscitano emozione. In luogo di un elenco di autori, vi è un significativo elenco di gruppi partecipanti: già nella diversità dei nomi si intuiscono le differenze nel rispettivo cammino, che nel volume sono tratteggiate efficacemente sul piano storico. Le diversità sono segno della ricchezza della storia cristiana, quando esse portano come in questo caso a una piena collaborazione, in ultima analisi anche a una visibilità collettiva. Brescia poi, luogo del convegno e della presentazione, richiama al suo essere luogo dell’esperienza originaria, cui tutte hanno attinto, nucleo imprescindibile. Vi è un’unità nella diversità, un tutto nel frammento, attorno a quel centro che è il carisma di Angela Merici.


CENTRO MERICIANO BRESCIA

Angela Merici pellegrina

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PREGHIERA dei Pellegrini di Sant’Angela Ti preghiamo, Signore, che il nostro cammino non sia un vagare errabondo senza memoria né del luogo cui si tende né di quello cui tornare. Che il nostro segnare la strada, passo dopo passo sia lasciare impronte, tracce di incontri che anticipano la meta, come ponti tra terra e cielo. Che il nostro vedere distratto e vago diventi guardare dritto gli occhi e il cuore dei nostri compagni per scoprire la bellezza e la forza che li abita. Che il nostro udire diventi ascoltare i sussurri più profondi del loro animo e gioire di questi ritagli di vita così da tessere,all’incrocio dei racconti, una Storia nuova. Che la stanchezza del cammino ci sveli le nostre fragilità così da accogliere e abbracciare le debolezze del mondo. Che la bellezza della natura e dell’arte ci commuova al pensiero che è solo un infimo frammento del tuo immenso splendore. Che l’incontro col sacro ci apra alla sacralità di ogni incontro quotidiano. Che la passione d’amore di S. Angela ci contagi e ci restituisca la purezza dell’Amore più grande. Mariella Mentasti


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Angela Merici, pellegrina alla ricerca della sua identità Ovvero il senso profondo del camminare pellegrinando GIAMPIERO BELOTTI

I - IL SENSO PER CHI CI HA PRECEDUTI In altri lavori abbiamo posto Angela Merici in relazione con la società del suo tempo; qui cercheremo di focalizzare la nostra attenzione sulle originali modalità con cui ella ebbe a rielaborare le singolari esperienze che caratterizzarono la sua vita: la morte precoce dei suoi familiari, i primi “furori” giovanili, l’intensa fusione di vita attiva e contemplativa del periodo salodiano, i contatti con ambienti culturali e le élites cittadine, le modalità con le quali assunse le connotazioni di “santa viva” e, infine, come le si venne chiarificando il compito che le era stato assegnato fin dalle prime rivelazioni giovanili, tracciare una nuova via di emancipazione spirituale e sociale per la donna mediante la fondazione della Compagnia di S. Orsola. In particolare, al centro della relazione odierna stanno i pellegrinaggi e, per essere più precisi, i pellegrinaggi mericiani. Cercheremo infatti di rifondare il senso dell’esperienza iniziata alcuni anni orsono, quando abbiamo cominciato a percorrere e tracciare gli itinerari compiuti da sant’Angela, alla luce del significato che essi assunsero nell’evoluzione della sua spiritualità. Dunque non solo percorsi di cammino ma, e soprattutto, di interiorità e di preghiera, sulla scia delle secolari esperienze di pellegrinaggio verso i luoghi santi, che hanno segnato le forme della spiritualità fin dall’antichità. Il pellegrino ha da sempre simboleggiato l’umanità in cammino alla ricerca di Cristo, per cui il suo era un percorso di purificazione che si sostanziava in pratiche ascetiche culminanti nel contatto fisico con i santi luoghi. Qui l’emozione era fortissima:


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era il contatto con la potenza taumaturgica del divino che coronava la vita del credente giunto fin là. Questa esperienza è vissuta personalmente da Angela, la quale ricorre a questa modalità nei momenti cruciali della sua formazione spirituale, tanto che potremmo scandire le sue trasformazioni interiori con il suo “spostarsi”, con il suo lasciare “quello che ha”, in quanto a sicurezze e forme di vita strutturate. Non è un caso, infatti, che il suo tratto iconografico distintivo sia il bordone da pellegrino, a cui era così legata da volere che fosse sepolto con lei. Rileggendo schematicamente le tappe tradizionalmente certe della prima fase di vita di Angela Merici, si nota una concordanza della letteratura mericiana nel sottolineare la sua precoce inclinazione alla preghiera, alle mortificazioni corporali (astinenza e digiuni) e alla vita contemplativa. In questo primo periodo la sua vita è profondamente intrisa di spiritualità penitenziale, pur all’interno di un’ordinata esistenza di moderato benessere e di serenità familiare. Poi la forte cesura – che il Faino e il Lombardi collocano attorno al quindicesimo anno di età di Angela– rappresentata dai lutti familiari con le morti del padre, dell’amata sorella, della madre. Tutte le testimonianze sono, infatti, concordi nel sottolineare l’angoscia da lei sperimentata, cui si ricollega la celebre visione consolatrice della Scala Mistica che, nel rivelarle la salvezza eterna della sorella, prefigurava la fondazione della Compagnia. Rimasta senza genitori Angela compie il suo primo “allontanamento” dalle sue radici e si trasferisce a Salò, in casa dello zio materno. Tutti i biografi concordano nell’affermare che in questo periodo conduce una vita austera, di preghiera, digiuni e mortificazioni, pur svolgendo i consueti lavori domestici, come testimonia Giacomo Tribesco, canonico lateranense di S. Afra, che sant’Angela aveva cercato di avviare alla virtù della parsimonia. Per dimostrargli come questa virtù potesse essere praticata anche nelle forme più estreme pure da chi opera nel mondo, gli confidò la propria esperienza giovanile, quando viveva in casa dei parenti a Salò svolgendo tutte quelle fatiche che sogliono fare le Donne in una Casa, co-


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me son Bugate, Burattar, far Pane, portar acqua e molte altre fatiche, e nondimeno non mangiava in tutta la settimana se non la Giobbia, e tanto pane quanto è la metà della palma della mano. Ma Angela cerca un “distacco”, un’esperienza più intesa in una direzione mistica, per cui fugge da casa per intraprendere una vita eremitica: riducendosi dentro il diserto a starsene ivi solitaria per sempre, acciocchè levata la mente da ogni cura, e affetto terreno, e dimenticandosi così tutte le cose visibili il cuore potesse indirizzarsi a Dio, e star congiunto perfettamente a lui. Così il Doneda racconta l’episodio: Uscì in fatti dall’abitato, e si pose in via, non però sapendo dove fosse incamminata. Ma il zio avvedutosi dell’improvvisa di lei partenza, ne andò in cerca, e presto raggiuntala seco a casa la ricondusse. Al vedere attraversati i suoi disegni non si smarrì, ma proccurò di acquistare nella domestica abitazione quella purità e perfezione di spirito, che avea divisato di cercar nel deserto. Dopo che le è stato interdetto l’eremo Angela cerca un’altra via di perfezione “domestica” e si fa terziaria francescana. Scelta profonda e totalizzante che la porterà a modellare la sua vita spirituale su quella del Poverello d’Assisi, non solo per i digiuni, le estenuanti preghiere, l’umiltà di vita e la diffusione della Parola, ma soprattutto per l’affidamento totale della sua esistenza alla sola Provvidenza, e sempre in “perfetta letizia”. Scriveva il Lombardi: dentro Salò e fuori divulgatasi la maniera di vivere meravigliosa, che in casa teneva quella Serva di Dio; e quindi spargendosi la fama della sua santitade molto attorno, e ogni dì di più per tutte quelle contrade crescendo la venerazione, che al suo nome portavano quei Cittadini, comunemente chiamata era Vergine di Cristo, e Santa del Paradiso. Ma secondo il Bellintani lo spirito dell’evangelizzazione porta Angela a trasferirsi a Brescia per brevi periodi: Fu amantissima della povertà, tutta rimessa nella divina provvidenza; di maniera che quando abbandonato il suo havere se ne stava in Brescia vivendo di limosine, quantunque non le ricusasse, non voleva se non quanto le bastava per quel giorno. Dopo “madonna povertà” è la volta dell’itinerante messaggera della parola: Et andando tal hora in Brescia, era con molto affetto di devotione et etiamdio con molto honore ricevuta. Ovunque ella si fosse, crecendo con l’età


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et il credito et lo spirito et lo frutto, era da persone visitata a quale ella faceva ragionamenti sempre spirituali; et per mezzo suo operò Iddio la conversione de molti.. Tuttavia, pur non escludendo che questo sia realmente avvenuto, si ha l’impressione che il pio biografo rimanga prigioniero del suo intento agiografico, facendola partecipe dell’itinerario spirituale di Francesco. La svolta nella sua esistenza è data da un altro “strappo”, nel 1516 la Merici si allontana dalla Riviera salodiana per trasferirsi a Brescia, come dama di compagnia in casa di Caterina Patengola per consolarla dei recenti lutti, su comando de’ Superiori Francescani, al Terz’Ordine de’ quali erasi consacrata. È questo uno dei momenti cruciali dell’esistenza di Angela: in nome della santa obbedienza lascia la sua casa, le sue abitudini, per vivere presso un’altra famiglia, in un’altra città. Non fu certamente una scelta facile per Angela, che ormai ha superato i quarant’anni, in quanto si trattava non solo di trasferirsi lontano dalla terra in cui era vissuta per tanti anni, ma di cambiare radicalmente anche le modalità e le abitudini di vita, entrando in una casa “nobile” e nel mondo cittadino.


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Scrive l’autore del Compendio stampato a Salò, che afferma di aver attinto queste notizie da «documenti sinceri ed autentici»: Non sapeva risolversi la B. Angela a compiacere i Patengoli, non perché ricusasse di esercitare quest’opera di cristiana misericordia, ma perché temeva, che il conviver in casa facoltosa nel tumulto di una Città le fosse impedimento a seguire la via della spirituale perfezione. Di questo primo periodo non abbiamo molte notizie ma, dalla testimonianza dell’allor anziano Antonio Romano, si ricava l’impressione che essa conducesse una vita ritirata e che la fama della sua «santità» non si fosse ancora sparsa in città. Egli riferisce, infatti, di aver conosciuto quasi casualmente una certa Madre Suor Angela in casa Patengola, ove si recava saltuariamente, forse per affari, ed è subito segnato da questi incontri (mi prese grande affetione) tanto da chiedere ad Angela di trasferirsi presso di lui (et si redusse ad alloggiare nelle mie case). In questa casa, in contrada sant’Agata, Angela abiterà per circa quattordici anni, salvo un intermezzo di alcuni mesi, nel 1529, quando si trasferirà con Agostino Gallo a Cremona, per poi tornare a Brescia ospite del celebre agronomo in san Clemente (in due mie camare che gli feci ordinare). La sua è una santità ancora privata e per Brescia è ancora una delle tante pie donne, assidue ai sacramenti e alle sacre funzioni nelle chiese, sia pure già consacrata dall’abito di terziaria francescana, mai deposto. È il periodo mistico della preghiera e della carità, ma anche delle importanti frequentazioni intellettuali, nel quale affina la sua pietà, acuisce il suo senso di carità verso i poveri. Le nuove esperienze incidono sulla sua anima e la indirizzano verso la ricerca di una nuova identità religiosa, ed ecco che lei comincia i pellegrinaggi. Il suo primo pellegrinaggio Fu proprio con Antonio Romano che Angela compì il suo primo pellegrinaggio (1522) verso il sepolcro della beata Osanna Andreasi, terziaria domenicana morta stigmatizzata nel 1505 a Mantova e di cui le erano giunti gli echi della santità di vita. È poi assai probabile che lei ab-


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bia anche letto le prime biografie della beata, stampate subito dopo la sua morte: la prima è redatta, a poco più di 5 mesi dalla morte della Andreasi, da una figura eminente nell’Ordine domenicano: Fancesco Silvestri, teologo maestro degli studenti a Bologna, priore del monastero di Mantova, poi prima vicario generale e poi maestro di tutto l’Ordine. Nel 1507 viene poi dato alle stampe anche la Vita et porta paradisi di Girolamo Scolari, frate olivetano e suo figlio spirituale. Ma perché fra i tanti luoghi di culto Angela sceglie proprio il sepolcro della beata Osanna? Non mancavano certamente altri e più rinomati sia nel bresciano che nelle provincie limitrofe. In assenza di testimonianze dirette, possiamo supporre che lei avvertisse il richiamo della mistica mantovana in quanto era alla ricerca di una nuova definizione della propria vita spirituale, in parte già acquisita e in parte forse solo intuita, che non poteva esprimersi compiutamente nel modello del terzordine di S. Francesco. In studi precedenti abbiamo evidenziato quanto di S. Francesco vi sia nella Regola mericiana, tuttavia già in questo periodo la sua spiritualità cercava altre vie, altre forme nelle quali manifestarsi. Non dimentichiamo anche il travaglio psicologico vissuto da Angela con il suo trasferimento a Brescia, passando da una spiritualità raccolta, vissuta in una dimensione di paese sia pure economicamente e socialmente vivace come Desenzano e Salò, a una dimensione cittadina in cui la religiosità assume necessariamente una dimensione pubblica. Non stupisce quindi la sua volontà di conoscere un altro modello di santità differente da quello francescano, incarnato da una terziaria come lei, sia pure dell’Ordine Domenico, che era riuscita compiutamente a coniugare misticismo, dono della profezia con una riconosciuta santità di vita praticata nel mondo. Nel caso poi di Osanna si tratta di una profezia a servizio della città di Mantova, tanto che Osanna è ritenuta la madrina del potere politico del principe; tramite la sua preghiera e la sua protezione, lo legittima, ne certifica la provenienza divina. Bisogna tener presente che i domenicani, non solo a Mantova erano impegnati proprio in questi anni a promuovere il culto della stigmatizzata mantovana, di cui una parte importante era legata alla costruzio-


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ne del suo monumento funebre, al fine di promuovere presso le competenti autorità ecclesiastiche la causa di beatificazione. Quindi quando Angela inizia il pellegrinaggio era in corso una attiva campagna tesa a promuovere il modello di santità praticato da Osanna, che altro non era se non la declinazione di quello praticato da Caterina da Siena. Infatti a differenza dei Francescani, che avevano fin da subito introdotto una declinazione al femminile della spiritualità dell’Ordine, con S. Chiara e le clarisse, i domenicani, che non avevano a fianco del loro fondatore- S. Domenico- una figura femminile forte come Chiara, elaborano un modello di santità declinato al femminile assai tardi e solo dopo la canonizzazione di Caterina Benincasa. Questo modello femminile si rivela però assai efficace in quanto si incarna soprattutto nelle laiche, nelle terziarie e qui da noi questo modello si esprimeva in due figure straordinarie Osanna Andreasi a Mantova, Stefana Quinzani di Soncino. Angela è colta, è una mistica, ma è anche intensamente ancorata allo spirito di concretezza della sua terra, che così ben si esprimerà nel realismo dei quadri del Moretto o di Romanino, per cui possiamo dunque pensare che recandosi a Mantova cerchi proprio nel contatto fisico con le spoglie della Andreasi lumi per il proprio futuro. Anche se le caratteristiche carismatiche di Angela non si erano del tutto manifestate nella Brescia del primo ventennio del Cinquecento, molti aspetti già la accumunavano con l’esperienza dell’Andreasi. Nelle lettere di Osanna al duca di Mantova osserviamo che la maggior parte di esse contiene richieste di assistenza per conto di altre persone, quali favori politici, clemenza giuridica, protezioni fiscali, doti per ragazze povere e così via. Tra le persone per cui Osanna chiedeva aiuto ai marchesi compaiono anche i suoi parenti. Scrive Gianni Festa in Le «lettere spirituali» a Girolamo Scolari: lo stilema della maternità in Osanna Andreasi da Mantova:«Attorno a Osanna si muove e si agita un mondo di bisognosi e di sfortunati, uomini e donne che, provati dalle avversità della vita, si rivolgono a lei per ottenere una grazia, un soccorso, una protezione, una mediazione, insomma un attestato di solidarietà che veniva passato a chi avrebbe potuto aiutarli, i marchesi, appunto. E Osanna scrive, in uno sti-


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le basso, nervoso ma deciso, come chi, in virtù di un’autorità che le viene da Dio stesso, prende sotto la sua protezione l’intero mondo della miseria e della disgrazia e ricorda e comanda al potente e al ricco il precetto della carità a rimedio di salvezza della propria anima». Anche Angela cominciava in Brescia ad assumere queste connotazioni, come testimonia Antonio Romano nella sua deposizione giurata nel cosiddetto processo Nazari: Interrogatus respondit: «Io so questo che di giorno in giorno crescendo la sua sanctimonia, veniva la sua fama di spiritualissima vita spargendosi fra il popolo, in modo che vi concoreva moltissimo della città di Brescia che alle sue divotissime orationi per impetrare dal Signore qualche gratia, che per quietare qualche discordia nata fra cittadini et altri nobili della città, fra i quali mi ricordo della discordia che era fra D. Filippo Sala et D. Francesco Martinengo, la quale con l’intervento del Duca di Urbino, di Rettori et nobili della città mai si potè quietare et pacificare, et essa madre suor Angela pregata dalle moglie delli sudetti, con pochissime parole fece talmente che si pacificarono in modo che ne restorno sodisfatti. La sua fama si spargeva nei circonvicini luoghi, tanto che ogni signore le concedeva quello che ella domandava. Il vecchio mercante ha un sussulto e aggiunge: et vi dico questo, perché io so che una fiata partendosi lei et io da Brescia, et andati a Mantoa per visitare la madre suor Osana, et ritornando passassimo per Solfrino ove si trovava il signor Alovigio da Castione et sua consorte, et perché esso signor Alovigio haveva bandito un famigliare amico della madre suor Angela et confiscatoli i beni, essa andata dal signor Alovigio fu benignamente ricevuta, et liberò quel amico dal bando et fugli restituitosi i suoi beni, et così ritornò a Brescia. Dunque Angela presenta già molte analogie con la beata mantovana, anche se la forma della sua spiritualità non presenta le connotazioni tipiche sante medievali e tardo medioevali come il dono della profezia, con l’apparato di dolore che spesso l’accompagna, bensì è già riconducibile ai principi della devotio moderna e ad un nuovo modello di vita religiosa femminile. Ma anche nel modello domenicano non trova le risposte ai suoi interrogativi, così riparte per un nuovo pellegrinaggio, questa volta più ar-


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dito data l’età e la pericolosità del viaggio. Angela a circa cinquant’anni decide di andare in pellegrinaggio a Gerusalemme e ai Luoghi Santi (1524). Questa volta cerca la risposta ai suoi interrogativi nel cuore della cristianità, nella terra “calpestata” da Cristo: per i suoi contemporanei e poi per i suoi biografi Angela comincia così ad assumere anche le valenze profetiche attribuite dal contesto religioso di fine Quattrocento al culto di sant’Orsola. I pellegrinaggi in Terra Santa E ancora una volta è Antonio Romano a proporre ad Angela il viaggio in Terrasanta (la quale sommamente mi pregò non andassi senza lei). Correva l’anno 1524 ed era giunta voce che per quella primavera, la nave dei pellegrini che tradizionalmente partiva da Venezia, non sarebbe salpata, tuttavia il Romano, giunto a Venezia per recarsi alla fiera di Lanciano presso Pescara, venne a sapere che invece il pellegrinaggio si sarebbe compiuto, ne fece giungere notizia ad Angela che subito si mise in cammino accompagnata dal cugino Bartolomeo Biancosi. Secondo la letteratura mericiana già l’inizio del viaggio è segnato da eventi singolari che evidenziano il percorso di trasformazione e purificazione che sta intervenendo in questa donna già in età matura. Dopo la partenza da Venezia non abbiamo informazioni dirette suoi luoghi visitati in Terra Santa, sappiamo solo che durante il viaggio di andata, a Candia (Creta), accade un altro «segno» straordinario, una sorta di miracolo per così dire «capovolto», cioè la perdita della vista che le impedisce la visione della Terra Santa. I suoi primi biografi leggono questo episodio in chiave soprannaturale: il Signore la rende cieca nei sensi per costringerla a guardare con gli occhi dello spirito, per affinarla nella comprensione del Suo disegno. Anzi secondo Agostino Gallo è la stessa Angela a confidargli che nondimeno essendo condutta di luogo in luogo da quelle santissime divottioni, sempre le vide con gli occhi interiori come se l’havesse vedute con gli esteriori. Il Nazari nella sua Vita aggiunge altri particolari che ci aiutano a capire l’intensità dell’esperienza psicologica e spirituale vissuta dalla san-


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ta bresciana: così cieca fu menata per tutti quelli santi luoghi, notificandoli ciò che erano, là dove de uno in uno vi faceva caldissime orationi. Ma quando gionse al luogo nel quale fu crucifisso il Redemptore del mondo, all’hora ella pianse e longamente prostrata in genochione, basciando più e più volte quella beatissima terra che fu fatta degna di ricevere il preziosissimo sangue di Giesù, sparso per i miseri peccatori. È il mistero della passione a colpirla profondamente e a spingerla a meditare sulla condizione tragica, senza speranza, dell’uomo, riscattata solo dal sacrificio dell’Uomo-Dio. La Sua sconfitta, il Suo dolore, infinitamente più grande di quello dell’intera umanità, tale da oscurare l’intero universo, libera l’uomo dalla vanità del suo dolore collocandolo in un percorso provvidenziale. E la croce, strumento di sofferenza, diventa il simbolo dell’immenso amore. Per Angela, dunque, il viaggio in Terra Santa rappresentò il cammino verso quell’«Amore» che trascende i limiti dell’individuo, che si abbandona al flusso divino e che, nella Merici, si esplicherà in quella pedagogia dell’amore che costituirà uno dei dati salienti del suo carisma, divenendo l’elemento che regolerà i rapporti fra le «figlie» della Compagnia di sant’Orsola. Tuttavia le testimonianze ci consegnano solo le ripercussioni interiori, il viaggio mistico, che i Luoghi Santi ebbero su Angela, possiamo però ricostruire le presumibili tappe del suo pellegrinaggio, grazie ad una piccola al resoconto di un pellegrino- Francesco Alessandro da Modena- stampato proprio a Salò, negli anni appena precedenti il viaggio di Angela (1517). Ci pare assai improbabile che il cugino di Angela Bartolomeo Biancosi di Salò partisse senza portarla con sé. Le tappe del viaggio di andata sono quelle dell’itinerario solito: Corfù, Candia, Cipro, Famagosta, Baruti (Beirut), Giaffa, poi Gerusalemme, passando da Rama (el-Ram). Fra gli altri luoghi santi visita il monte Calvario, la chiesa del Santo Sepolcro, il tempio di Salomone, dove «che quelli Mori non lassano intrare nesuno christiano con denari ne mancho senza, perché li dentro celebrano li loro officii e consilii, et la chiamano Moschea», il monte degli Ulivi, il monte Sion, la casa di Lazzaro «dove che quelli mori cani non li lassano andare».


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Altre tappe tradizionali poi erano Betlemme e Nazareth, il convento di S. Caterina nel Sinai. Infine, in uno degli ultimi passaggi, prima di concludere la narrazione l’autore, sottolinea di essere, come spesso capitava, uno dei pochi sopravvissuti: «Nota che de nove compagni che se mettessimo in camino restassemo solamente doi, tutti li altri moritteno per lo viaco». Ecco dunque, un altro aspetto importante da sottolineare: chi partiva aveva ottime possibilità di non ritornare. Così accade anche ad Angela che si trova ad affrontare un viaggio di ritorno avventuroso e ricco di insidie. Dopo la sosta a Cipro, per caricare le mercanzie e un altro scalo sull’isola di Creta, la nave veneziana dovette affrontare una tempesta che durò nove giorni in cui affondarono le due navi che accompagnavano quella dei pellegrini; poi, dopo aver vagato nella bufera ed essere stata spinta dalle correnti, giunse al largo di Durazzo dove rischiò di essere catturata dai pirati. Dunque dopo un ritorno fortunoso, in cui uomini ed elementi naturali sembravano aver congiurato contro le navi dei pellegrini, la Merici è a Venezia alla fine del 1524, ospitata dalle monache del Santo Sepolcro e poi nell’Ospedale degli Incurabili, un ricovero femminile appena istituito. Il viaggio l’ha ormai mutata e la trasformazione deve essere molto evidente se lei viene ormai riconosciuta come un’interlocutrice spirituale non solo dal popolo, ma dalle élites cittadine. La sua fama di santità si diffonde per Venezia e moltissimi religiosi et gentilhuomini et gentildonne, et d’altre persone devote si recano a vedere questa reduce dal pellegrinaggio ierosolimitano, alle cui preghiere gli altri viaggiatori attribuivano la loro salvezza. Alla curiosità subentra l’interesse, infatti secondo la testimonianza diretta del Romano molti era i nobili che si recavano all’Ospedale degli Incurabili a visitarla, et per intendere et interrogarla della vita et sua scientia et santimonia. Avendola ritrovata, come era stata loro descritta, ardente nell’amore del Signore, fu da loro pregata a restare a Venezia a beneficio delle nascenti strutture di tutela femminile, i Luoghi Pii, e della città. Ma lei si sottrae, qui come poi a Roma, e anticipa anzi la sua partenza, temendo l’intervento del Patriarcha, al quale per obedientia haveria bisognato obedire; e significativamente il Nazari la fa giungere a Brescia il giorno di Santa Caterina.


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I pellegrinaggi a Roma Dopo l’esperienza dei luoghi di Cristo sente il bisogno di un contatto fisico anche con quelli dei martiri della chiesa primitiva, per pregare sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e venerare le reliquie degli altri martiri, per cui riprende il pellegrinaggio per Roma in occasione della proclamazione del Giubileo del 1525. Compie il viaggio in compagnia di due sacerdoti e giunta nella città santa, mentre era in visita ad alcune reliquie, fu riconosciuta da un dignitario della corte pontificia, Piero della Puglia pellegrino con Angela in Terra Santa, che le procurò un’udienza con il papa Clemente VII. In quest’incontro il Pontefice dovette rimanere assai colpito da questa piccola donna di oltre cinquant’anni se le chiese di rimanere nella città santa per occuparsi dei Luoghi Pii della città, ma Lei, con humilissime parole scusandosi, si partì, et l’istessa sera per Brescia, dubitando che Sua Santità non gli havesse imposto di rimanere in nome della santa obedientia. La visita alle catacombe, l’incontro con il Pontefice forse contribuirono a chiarificarle anche il significato del primitivo “pellegrinaggio” di S. Orsola e delle sue vergini, che attraversano l’Europa verso Roma prima di avviarsi a Colonia verso il martirio, associando nel corteo delle vergini, papa e vescovi, simbolo di una chiesa che ritrova le proprie radici, stimolata proprio dalla testimonianza femminile. I pellegrinaggi a Varallo e la fondazione della Compagnia di sant’Orsola Poi è la volta del Sacro Monte di Varallo, nel Novarese, ove il padre francescano Bernardino Caimi che, per lungo tempo era stato Guardiano in Terra Santa, aveva pensato di costruire una Nuova Gerusalemme per rendere partecipi dei misteri della vita di Cristo il maggior numero di credenti, anche in considerazione che l’avanzata dei Turchi nel Mediterraneo rendeva sempre più difficili e insicuri i pellegrinaggi. Egli aveva voluto che la rappresentazione delle scene della vita di Gesù fosse al contempo realistica e simbolica, affinché il pellegrino potesse compiere dei


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percorsi e visitare dei luoghi che rimandassero immediatamente a quelli reali di Gerusalemme e nel contempo potesse rivivere, in un’esperienza mistica, le sofferenze della passione di Gesù. Non è certa la data in cui Angela parti la prima volta per Varallo, anche se si presume sia attorno al 1529. Di questo primo viaggio non sappiamo molto, salvo che sulla strada del ritorno si fermò a fare visita al duca di Milano Francesco II Sforza che, similmente a quanto accaduto a Venezia e a Roma, la invitò a fermarsi presso di lui. In questa prima visita Angela non aveva potuto ammirare e contemplare tutti i sacri luoghi, dal momento che la costruzione del Sacro Monte, inaugurata nel 1491, era ancora in pieno svolgimento. In questi anni infatti i nuclei fondamentali erano sostanzialmente tre: Nazareth, con le raffigurazioni di Annunciazione, Visitazione, Sogno di San Giuseppe; Betlemme con le cappelle dei Magi, Natività, Adorazione dei pastori, Presentazione al tempio; e infine Gerusalemme, con la Strage degli Innocenti, Battesimo di Gesù, Tentazioni, Conversione della Samaritana, Trasfigurazione sul Monte Tabor; Resurrezione di Lazzaro, Entrata trionfale in Gerusalemme. Nonostante l’incompletezza dovette provare un’emozione fortissima per cui decise di rivisitarli. L’occasione le si presentò nell’estate del 1532, quando vi si recò con Agostino Gallo, sua sorella Ippolita e altri dodici compagni. Quando Angela torna a Brescia dopo questi pellegrinaggi ha poco più di cinquant’anni e non è più la stessa «pia donna» partita per il suo primo pellegrinaggio. La geografia della sua vita spirituale l’ha plasmata, l’ha resa più intensa e profonda, sapiente, maggiormente atta a cogliere l’essenza spirituale delle cose. Torna carica di carisma: la santità della sua vita è ormai riconosciuta, dai Luoghi Santi di Gerusalemme a Venezia, centro dei traffici mercantili, a Roma, centro della cristianità, a Milano, forse il più importante centro produttivo italiano. In tutte queste città le si chiedeva di occuparsi delle nascenti strutture assistenziali verso le più gravi forme di emarginazione femminile, i Luoghi Pii, ma lei immancabilmente fugge per tornare a Brescia. Forse comincia a capire che il suo destino non è solo quello di recuperare la singola donna, caduta o sofferente, ma quello di riscattare l’essere femminile nella dimensione di una nuova via


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di perfezione spirituale con la fondazione della Compagnia di S. Orsola. E significativamente uno dei biografi di Angela, Bernardino Faino, fa idealmente nascere l’idea della Compagnia di S. Orsola proprio nel secondo pellegrinaggio a Varallo, ai piedi della croce, identificando i dodici altri compagni spirituali, citati da Agostino Gallo, come le dodici compagne che con lei fondarono nel 1535 la Compagnia di S. Orsola: il suo cammino e la sua ricerca si erano così compiuti. II - IL SENSO PER NOI OGGI Abbiamo visto che il cammino verso i luoghi santi assunse nel tempo molteplici valenze e significati, implicando sempre comunque una profonda trasformazione interiore, ma questo vale ancora per noi oggi che viviamo in un’epoca che ha fatto della veloce mobilità uno dei suoi simboli più caratterizzanti? Proviamo a rispondere svolgendo alcune prime considerazioni. Cominciamo dal mezzo di locomozione: il camminare El camino es la vida è una delle frasi più frequenti che si sentono lungo i sentieri del cammino che dalla Francia alla Spagna porta a Santiago de Compostela: uno dei tre pellegrinaggi più importanti del Medioevo, con Gerusalemme e Roma, e che oggi è ritornato prepotentemente di attualità. Nel viaggio a piedi lento, meditabondo e contemplante, si può finalmente trovare quello che la vita contemporanea ci permette solo a tratti di sentire: la fusione con il creato in una percezione profonda della natura che ci circonda. Camminare quindi come modo per riscoprire lentamente il mondo nella sua totalità attraverso la propria intima interiorità. Chi cammina sa che spesso occorrono diversi giorni di fatica per poter raggiungere una nuova visione e per abbandonare il dolore fisico, le preoccupazioni e le paure mentali, per conquistare la leggerezza di uno stato naturale dell’uomo. Stato che spesso gli viene sottratto, a cui noi stessi rinunciamo più o meno consciamente per rincorrere i miti del be-


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nessere o le cosiddette “necessità della vita”. Forse è questo l’antico potere curativo del pellegrinaggio: il riavvicinamento alla “bellezza e al divino”. Questo è ciò che hanno sperimentato san Francesco o sant’Angela Merici, per stare a chi ci è vicino, i quali, dopo averlo raggiunto, lo trattennero gelosamente come parte essenziale del loro modo di vita. Il camminare genera incontri, forti condivisioni, scambi intensamente emozionali sia con chi vive la tua stessa esperienza sia con le persone che incontri nei luoghi che attraversi. La magia nasce anche perché queste persone diverse, con il “loro cammino”, percorrono la stessa strada. Con questo spirito come amici di sant’Angela, ci siamo prefissi di tracciare anche con le moderne tecnologie (GPS) tutti gli itinerari mericiani in Italia. Finora sono stati realizzati i percorsi pedonali DesenzanoBrescia e Brescia- Mantova, percorsi ogni anno da oltre un centinaio di pellegrini; in costruzione vi sono Brescia-Cremona e Brescia-Varallo. Tutto questo nella speranza che il cammino ci renda migliori e più liberi dalle “schiavitù” del mondo.


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BIBLIOGRAFIA MINIMA MATTHIAS [BELLINTANI] a Salò, O.F.M. Vita della B. Angela fondatrice della Compagnia delle vergini di S. Orsola, in Monumenta Historica Ordinis Minorum Capuccinorum, VI, Cap., Historia Capucina, Roma 1950. pp. 77-113. G. BELOTTI, Umanesimo cristiano e società bresciana fra Quattrocento e Cinquecento nell’esperienza di sant’Angela, in ID. (ed.), Angela Merici. La società, la vita, le opere, il carisma, Brescia, 2004, pp. 101-109. D. FACCHETTI, Parola ed esperienza spirituale. Un esempio Brescia: Angela Merici, in LA PAROLA e le parole, “Quaderni Teologici del Seminario di Brescia”, Brescia 2003. B. FAINO, Vita della Serva di Dio di Beata memoria la Madre Angela Merici da Desenzano Fondatrice della celebre Compagnia delle Vergini di Sant’Orsola di Brescia, in Bologna MDCLXXII, per Gio Recaldini. CARLO DONEDA, Vita della B. Angela Merici da Desenzano fondatrice della Compagnia di sant’Orsola, in Brescia MDCCLXVIII, Giambattista Bossini. O. GONDI, Vita della Beata Angela Bresciana, prima fondatrice della Compagnia di S. Orsola, In Brescia, appresso Vincenzo Sabbio, 1600, BQ, 7. D. III 16M. 3. P. GUERRINI, S. Angela Merici e la Compagnia di S. Orsola, in Memorie storiche della Diocesi di Brescia, Brescia 1936. G. LOMBARDI, Vita della B. Angela Merici fondatrice della Compagnia di S. Orsola, Venezia MDCCLXXVIII.

L. MARIANI, E. TAROLLI, M. SEYNAEVE, Angela Merici. Contributo per una biografia, Milano 1986. C. NARO, (ed) Angela Merici. Vita della Chiesa e spiritualità nella prima metà del Cinquecento, a cura di, Caltanisetta-Roma 1998. G. B. NAZARI, Le Jiustificationi della Vita della Reverenda Madre Suor Angela Terzebita, ASV, S.C. Rituum, Processus 341, ff.936-945; ID, Libro della vita della reverenda et quasi beata madre suor Angela fondatrice della Compagnia di S. Orsola di Brescia, con le iustificationi di essa vita, et anco si contiene il voto delle virgini di detta Regola. ASV, S.C. Rituum, Processus 341, ff. 927- 936-v. Una trascrizione anche in Mariani, Tarolli, Seynaeve, Angela Merici. Contributo per una biografia, cit., p. 533-546. A. RONCELLI, Fonti e leggende della beata Osanna Andreasi da Mantova; G. FESTA, Le compagne di Osanna. L’agiografia domenicana femminile in Italia. Secoli XIII, in FESTARONCELLI (ed) Osanna Andreasi da Mantova. 1449-1505, Mantova 2007. L. SIGNORI, Angela Merici, una pellegrina tra medioevo ed età moderna, in G. Archetti (ed) Lungo le strade della fede. Pellegrini e pellegrinaggio nel bresciano, Brescia 2001, pp. 281-287.


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Orsoline in rete: Il Centro Internazionale di Studi Dal mese di marzo 2012 è in preparazione il sito internet delle “mericiane” www.angelamerici.it

Progettato e sponsorizzato dalle varie Compagnie delle Figlie di Sant'Angela e dagli Istituti religiosi di Orsoline, sotto la guida geniale e generosa del prof. Gianpietro Belotti. Dalla bozza di progetto del Centro Internazionale di Studi on-line raccogliamo le informazioni principali su questa iniziativa. Il Centro Studi Internazionale “Sant’Angela e Sant’Orsola” si pone come sistema culturale in grado di collegare in rete una complessità di sistemi già operanti a vari livelli nella società. In particolare:  Le diverse famiglie di vita consacrata che si riconoscono nel carisma di Sant’Angela, con l’obiettivo di diventare punto di riferimento mediatico che dia visibilità alle iniziative messe in opera dalle Orsoline nel mondo;  Le ricerche che hanno sottolineato e sottolineano l’essenziale contributo offerto da sant’Angela Merici, dalla Compagnia di S. Orsola e dalle religiose Orsoline all’emancipazione della donna secondo la novità del Vangelo;  Il mondo accademico, che negli ultimi anni ha dedicato ampi studi alla “Storia delle Donne” a partire dall’ispirazione religiosa;  La Società, intesa come fruitrice delle attività spirituali e sociali che il mondo orsolino quotidianamente offre;  Le associazioni, gli organismi e i movimenti che sono attivi per la promozione e la salvaguardia della dignità delle donne, sia in ambito socioculturale che in ambito ecclesiale;


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 Il mondo della scuola e dell’educazione, considerata la particolare vocazione pedagogica delle Orsoline religiose educatrici, con una speciale attenzione a promuovere il dialogo tra gli educatori e i giovani, tra questi e le famiglie;  La comunità degli “internauti” cioè degli abituali navigatori web. Le attività del Centro si possono schematicamente dividere in tre blocchi che però fra loro si intersecano: uno “interno” al mondo orsolino e l’altro “esterno”, riferito, cioè, alla società nella quale viviamo; un terzo, che chiameremo di “studio”, con riferimento sia al mondo orsolino che a quello accademico. Per quanto riguarda il primo blocco, il Centro si propone innanzitutto come cassa di risonanza delle problematiche spirituali, educative, pastorali e sociali, vissute dalle Orsoline, secolari e religiose, nei vari continenti. Poi come divulgazione e messa in rete delle varie esperienze affinché tutti ne traggano profitto. Una sorta di multinazionale “del bene” delle diverse Famiglie orsoline, che metta in comune ciò che di meglio è prodotto, affinché tutte possano accedervi. Lo spirito potrebbe essere quello di non dissipare le poche energie esistenti nel fare da sé ciò che è già stato fatto da altre, quanto piuttosto nell’utilizzarne le esperienze con la declinazione specifica del carisma comune, per migliorarlo e rimetterlo in circolazione. Per quanto riguarda il secondo blocco, quello “esterno”, il sito si pone innanzitutto come “vetrina” virtuale delle variegate attività di questo mondo. Chiunque si colleghi ad esso vede ciò che è programmato e ciò che è stato fatto dalle varie Famiglie. Inoltre trova i Link e gli indirizzi mail delle Orsoline di tutti i paesi. Un discorso a parte merita il settore che abbiamo definito di “studio”. Il Centro si pone infatti come momento di sintesi e di stimolo, fornendo gli indispensabili strumenti di studio, di consultazione e i materiali a supporto delle diverse iniziative od opere avviate nelle varie e singole realtà. È ovvio che un’attenzione particolare sarà rivolta all’eredità spirituale di Sant’Angela espressa dal ricco e variegato mondo orsolino per cui verranno raccolte, catalogate, e divulgate on line le ricerche, le pubblicazioni di vario genere


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edite in Italia e all’estero inerenti S. Angela Merici e i suoi referenti spirituali (S. Orsola, Santa Caterina d’Alessandria, ecc.), culturali e sociali. Un’attenzione speciale sarà dedicata anche alle figure di santità o di particolare spicco, maturate in questo mondo. Un argomento portante degli studi sarà anche la “contemporaneità”, cioè le Famiglie rifondate o nate ex novo fra Ottocento e Novecento, considerate nella loro peculiarità ma anche nella loro complementarità. Compito del Centro sarà inoltre quello di coordinare i rapporti con il mondo accademico, ponendosi come punto di raccolta degli studi inerenti quel particolare aspetto dell’emancipazione femminile a partire dall’ispirazione religiosa, data l’importanza della Merici e della sua opera, nell’ambito della “Storia delle Donne”. Ma vediamo ora come si “legge” il sito www.angelamerici.it La Barra Superiore della Home Page reca la denominazione, che sintetizza anche l’indirizzo programmatico del sito: Sant’Angela e Sant’Orsola Centro Internazionale di Studi Il Centro dunque ha come finalità primaria la spiritualità, la storia, l’attualità del carisma mericiano. Il sottotitolo Centro Internazionale di Studi indica non solo l’internazionalità del mondo orsolino, simboleggiata dal planisfero posto a sinistra del titolo, ma anche la seconda finalità: approfondire le tematiche inerenti tutti i settori in cui si esplica la vita delle Orsoline. A destra troviamo quattro link:  S. Angela: contiene una biografia concordata di S. Angela;  Figure di Santità: qui entreranno gradualmente tutte le Orsoline riconosciute dalla Chiesa o venerate dalla loro comunità per la particolare esemplarità della loro vita.  Bibliografia: è presente uno studio sulla bibliografia storica; prossimamente inseriremo una bibliografia da tenere aggiornata su Angela Merici e le Famiglie che a lei si rifanno.


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 Orsoline nel Mondo: riporta una parte importante delle Famiglie orsoline nel mondo. L’elenco è del 2007, ma è ancora sostanzialmente valido: vedremo di aggiornarlo cammin facendo. Da questa sezione è possibile collegarsi immediatamente con le Orsoline di tutto il mondo: infatti sono attivi gli indirizzi mail, quelli dei siti internet, ma ci sono anche quelli tradizionali con i relativi numeri di telefono. La panoramica che ne esce è stupefacente. La Home Page è dominata da un grande cerchio (simbolo di perfezione) posto in posizione centrale: è il mondo delle Orsoline e il titolo della sezione è ORSOLINE IN RETE

Qui troviamo i link di tutte le Compagnie e Istituti delle Orsoline italiane e non: le ultime ad aderire sono state le Orsoline di Tildonk. Vicino al titolo troviamo l’immagine dell’Angelo che conduce Angela nei Luoghi Santi; qui simboleggia il contatto dei due mondi, quello della


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Terra, cioè delle Istituzioni delle Orsoline, e l’altro “Mondo”, quello Celeste (non a caso lo sfondo del sito è un cielo azzurro prima del tramonto) a cui tutte devono tendere seguendo la Madre. Nella pagina di ogni Istituzione si trovano la storia, i recapiti, gli indirizzi mail e del sito internet e le notizie sulle attività svolte. Con un solo colpo di clik possiamo immediatamente collegarci a tutti i siti delle Orsoline, avere i loro telefoni e indirizzi mail. In questa misura i siti di ogni Istituto ne escono valorizzati in quanto particolare di un più vasto tutto. A sinistra del Cerchio vi sono le sezioni di studio: a. Fonti:  Mericiane,  Fonti Compagnia di S. Orsola,  Compagnie e Istituti b. Iconografia:  Mericiana  Compagnie e Istituti c. Periodico d. Spiritualità: preghiere e riflessioni sulla spiritualità non solo orsolina; e. Pedagogia: si cercherà di realizzare una rete fra le scuole delle Orsoline di tutto il mondo, anche per arrivare alla definizione di una comune piattaforma orsolina; f. Formazione: è la sezione specificatamente dedicata alle Orsoline. Qui pubblicheremo i progetti formativi. Si trova ora quello delle Orsoline di Gandino, prossimamente pubblicheremo quello delle Orsoline di Verona e poi quello degli altri Istituti via via che ce lo invieranno. A destra del Cerchio vi sono le sezioni di attualità: 1. Pellegrini: a. Sulle orme di sant’Angela: stiamo tracciando tutti i pellegrinaggi compiuti da S. Angela b. Al Santuario di Brescia c. Casa S. Angela (Grezze) d. Mericianum


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2. Blog: 3. Notizie:

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per ora vi è il collegamento con quello della nostra segretaria Giusy Pelucchi, ma in futuro contiamo di avere anche quelli di altre Orsoline. è la sezione che raccoglie in ordine cronologico tutte le notizie che compaiono nella banda laterale.

4. Contattaci Nella Banda laterale destra trovano spazio tutte le “notizie”, cioè tutto ciò che entra nel sito come novità: articoli, bollettini, filmati, attività, ecc. Ognuna di queste notizie finirà contemporaneamente nella voce generale Notizie, ma anche in quella specifica in cui è classificata. Da quanto schematicamente detto risulta estremamente evidente che il nostro sito si pone come momento di studio e di approfondimento, ma anche come valorizzatore e amplificatore di tutta l’attività orsolina.


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Dicono di noi

Dieci anni di convegni e pubblicazioni SUOR MELANIA BALINI

Sabato 28 gennaio, nella chiesa inferiore del santuario di S. Angela a Brescia sono stati presentati gli Atti del Convegno mericiano del 2010, curati dal prof. Giampietro Belotti: “La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese.La rinascita delle Compagnie e degli Istituti religiosi delle Orsoline fra Ottocento e primo Novecento” Ed. Centro Mericiano, Brescia 2012. Questo volume è la prosecuzione e il completamento di un precedente dal titolo: “La sponsalità dai monasteri al secolo. La diffusione del carisma di SantAngela nel mondo”, Ed. Centro Mericiano, Brescia 2009. Ha moderato l’incontro la presidente del Centro Mericiano di Brescia, prof. Angiolina Pederzani in Messali, la quale ha spiegato che l’attuale pubblicazione è il punto d’arrivo di un lavoro decennale ricco di iniziative: convegni, mostre, libri, celebrazioni, pellegrinaggi... coinvolgendo un sempre più vasto numero di persone e istituzioni. Ha preso poi la parola mons. Vigilio Mario Olmi, Vescovo emerito di Brescia e Superiore della Compagnia delle Figlie di S. Angela Merici. Ha rilevato che, leggendo gli studi pubblicati nel volume, ci si rende conto della meravigliosa creatività dello Spirito Santo nella storia delle “mericiane” da sant’Angela ad oggi. Il carisma della Madre Angela ha saputo attraversare i secoli adattandosi ai contesti diversi e sempre nuovi, nella comunione ecclesiale. «Che cosa succederà nel futuro? - si è domandato mons. Olmi - Lo Spirito Santo lo sa già. Grande fiducia! Egli continuerà a sostenere il cammino della donna consacrata nel dare risposte adegua-


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te al presente, in prospettiva di un grande futuro». Breve ma significativo l’intervento del Sindaco di Brescia, on. Adriano Paroli. Egli ha detto che «avere S. Angela compatrona di Brescia è uno stimolo per tutti i cittadini a tendere alla santità, che è il vero orizzonte della felicità e del compimento umano». E come Sindaco, sente che Angela lo incoraggia ad affidarsi allo Spirito Santo nel costruire insieme a tutti i cittadini la città di Brescia «fondata sulla fedeltà alla fede e alla giustizia». La prof. Paola Vismara, docente di Storia della Chiesa all’Università Cattolica, autrice di numerose pubblicazioni, ha presentato il nuovo volume, di 800 pagine, paragonandolo ad un vasto mosaico formato dalle istituzioni mericiane antiche e nuove. Ha individuato il fattore comune ad esse nella volontà di riproporre il carisma di Angela Merici nei vari contesti storici e culturali, sempre con nuova vivacità e capacità di rispondere alle sfide del proprio tempo. Quindi, anche oggi. Infine, il curatore dell’opera, prof. Giampietro Belotti, ha ringraziato le Compagnie e i vari Istituti, pieno di speranza nella collaborazione futura, soprattutto per la prossima attivazione del Centro Internazionale di Studi on-line. Anche il nostro Istituto ha presentato il proprio contributo di ricerca e riflessione dal titolo «Il carisma educativo delle Suore Orsoline di Maria Vergine Imma colata di Gandino (Bergamo) dalle origini alla seconda guerra mondiale(1818-1940)». In una cinquantina di pagine, ho delineato la storia del nostro carisma educativo alle origini dell’Istituto e nei suoi sviluppi, a volte lenti ma decisi e profondi (nei primi 80 anni), poi rapidi e ricchi di iniziative coraggiose (dal 1900 al 1940). Noi Orsoline di M.V.I. di Gandino siamo molto grate al prof. Belotti e alla Compagnia di Brescia per l’enorne mole di lavoro che si sono assunti per la valorizzazione del carisma mericiano. da: Insieme per un carisma educativo, Periodico delle Orsoline di Gandino


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Progetto “Una Santa per Amica”

“Sant’Angela Merici messaggera di pace e amore a Brescia e nel mondo e amica dei bambini” D O N AT E L L A M A L D I N A *

“Molte sono le figure esemplari - tra cui non pochi Santi - che hanno fatto dell’impegno educativo la loro missione e hanno dato vita a iniziative singolari, parecchie delle quali mantengono ancora oggi la loro validità e sono un prezioso contributo al bene della società”. da: Educare alla vita buona del Vangelo” doc. CEI Conferenza Episcopale Italiana

Il progetto nasce grazie al sostegno illuminato e competente del Vescovo di Brescia S.E. Mons. L. Monari, di Monsignor Vigilio Mario Olmi Vescovo Emerito della Diocesi, di Don Daniele Saottini responsabile Ufficio Scuola della Diocesi, della Superiora della Compagnia di S.Angela Maria Teresa Pezzotti, del Prof. Giampietro Belotti dell’Ateneo di Brescia, dell’avv. Sara Squassina che, per prima ha saputo creare le condizioni per un ponte ideale tra la Compagnia e le realtà scolastiche da me rappresentate in ordine al progetto I.R.C. COME NASCE IL PROGETTO Nell’ambito del Piano dell’offerta formativa, trasversale alle ventuno scuole dell’infanzia comunali, si è pensato di offrire ai bimbi una prospettiva nuova dando voce al messaggio della grande Santa e declinandolo nei cinque campi d’esperienza previsti nelle Integrazioni I.R.C. * Uff.Documentazione e Ricerca Pedagogica, Comune Di Brescia, Settore Pubblica Istruzione


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alle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione del febbraio 2010. Il percorso nelle sue linee generali è stato successivamente condiviso e realizzato anche a livello di scuola primaria trovando presso tutti i bimbi grande attenzione ed interesse. La storia di Angela Merici è stata scelta tra quelle di molti santi conosciuti e meno conosciuti per molteplici ragioni.Le principali si possono così sinteticamente indicare: 1) nella sua storia esemplare di cittadina e nell’impegno civile dimostrato seppe infatti rappacificare grazie al suo illuminato intervento due fazioni in lotta; 2) nell’impegno a favore dei poveri, dei bisognosi, delle donne; 3) nell’essere stata in grado di fondare una Compagnia: la Compagnia di S. Orsola, che ha aperto la via per l’emancipazione della donna; 4) nella creazione di una Regola contenente specifiche indicazioni, ma importante categoria di pensiero cui fare riferimento in ogni contesto di convivenza civile. Queste ragioni possono bastare, credo, per comprendere quanto attuale e significativa possa divenire la vita di Angela, seppur a distanza di oltre quattro secoli dal 1540, anno della sua morte, anche per i bimbi in età scolastica. Le nuove generazioni possono, infatti, trovare attraverso la proposta dei diversi episodi della vita della Santa molti spunti di riflessione ad esempio rapportando la storia narrata alla vita quotidianamente vissuta rispetto alla necessità di riappacificarsi in caso di conflitto, all’importanza di un aiuto quotidiano vicendevole, ecc. nel proprio ambito scolastico. Un ampio approfondimento meriterebbe poi l’esempio della REGOLA di SANT’ANGELA MERICI rispetto a ciascuna classe scolastica: Comunità piccola ma significativa per ogni bimbo dove ciascuno vive apportando il proprio contributo nel rispetto di ogni altro membro. LE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE Come già si fece per il progetto dedicato ai Santi Patroni, realizzato alcuni anni orsono nell’ambito della mostra dedicata a Vincenzo Fop-


P R O G E T T O “ U N A S A N TA

PER

A M I C A”

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pa, in collaborazione con l’Equipe del Museo di Arte e Spiritualità, è stato individuato, come medium privilegiato accanto a quello della narrazione, il mezzo artistico. Grazie alla competenza continua e attenta della Superiora e del Prof. Belotti è stata fatta una attenta ricerca tra le immagini della Santa e, tra le molte possibili, è stata scelta quella ritenuta più leggibile e significativa per i bimbi cui il progetto è destinato. Dell’immagine scelta si sono individuati i tratti peculiari: - il capo contornato dall’aureola delle santità - il viso con lo sguardo rivolto verso l’alto fiducioso nell’aiuto del Padre - le labbra dischiuse in un sorriso accogliente e disponibile - il portamento eretto ed il passo svelto e deciso - il libro della Regola, strumento importante per orientare la propria vita al bene - il bastone del pellegrino con il sacchettino contenente poco pane a significare la sobrietà del suo stile di vita ecc. Grazie alla Compagnia di S. Angela sono state fornite alle insegnanti le immagini di ampio formato e una serie di sequenze importanti raffiguranti gli episodi più significativi tratti dalla storia della Sua vita avventurosa, dalla nascita sino alla morte avvenuta nel 1540. Accanto alla narrazione e all’utilizzo del mezzo grafico è stata costruita la “Scatola delle Parole Preziose” per contenere i termini importanti che i bimbi via via apprendevano e ricollocavano nel quadro generale degli apprendimenti già acquisiti. Grande è stato l’interesse che i bimbi hanno mostrato sin da subito, sia grazie al clima motivante che le insegnanti hanno saputo costruire intorno al personaggio di Sant’Angela, sia grazie alle modalità metodologiche adottate. Narrazione, rappresentazione, conversazione rispetto ai contenuti proposti hanno permesso infatti ad ogni bambino di cogliere attraverso le parole di Angela insegnamenti antichi ma sempre fortemente attuali per la vita di ciascuno. CONCLUSIONI Sant’Angela Donna del XVI secolo, figura dal tratto gentile affabile e luminosa, ma sobria e fortemente consapevole della necessità di un impegno civile, ha entusiasmato il nostro gruppo di lavoro che, attiva-


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mente, si è lasciato guidare da Lei verso orizzonti antichi caratterizzati da un lato, da lotte tra fazioni, da disagi e difficoltà e, dall’altro, dalla novità rappresentata dalle grandi scoperte geografiche, dalla nascita di nuovi movimenti culturali e religiosi che hanno portato nuovi modelli di riferimento in relazione all’ Umanesimo e al Rinascimento. Leggendo la Sua storia abbiamo accolto la forza delle Sue parole ed attraverso il Progetto “Sant’Angela: Una Santa Per Amica” abbiamo tentato di delineare, attraverso la strutturazione del percorso l’attualità per tutti i bimbi futuri cittadini del terzo millennio. “Fate, muovetevi, credete, sforzatevi, sperate, gridate a Lui col vostro cuore e vedrete cose mirabili” (Angela Merici – Introduzione ai Ricordi)

Angela chiaramente si è espressa e noi, donne del XXI secolo, abbiamo cercato di essere Sue umili testimoni porgendo e proponendo agli alunni i Suoi insegnamenti preziosi, trasmettendo l’impegno per la costruzione quotidiana del BENE, della BONTÀ e della BELLEZZA, parole preziose a Lei ispirate.

Mostra sull’acqua al santuario di Sant’Angela Mostra pedagogico-didattica “Acqua simbolo di amore per un nuovo umanesimo ispirato alla figura di Sant’Angela Merici”. Il progetto del Gruppo Sant’Angela per educare, ideato e coordinato da Donatella Maldina dell’Ufficio di Documentazione e Ricerca Pedagogica del Comune di Brescia, in collaborazione con l’ufficio Missionario e la Pinacoteca dell’Età evolutiva di Rezzato, ha visto la partecipazione degli alunni delle 21 scuole comunali, di alcune primarie e pure di classi della secondaria superiore. Il tema dell’acqua, elemento essenziale per la vita viene declinato secondo l’acronimo “Amore, Creatività, Qualità, Umanità e Armonia” ed è stato affrontato a livello grafico dagli alunni secondo tecniche e stili diversi in relazione alle diverse fasce d’età: una mostra quindi che offre modo di scoprire la creatività dei ragazzi su un tema nobile. (Articolo tratto da: Giornale di Brescia di martedì 31 gennaio 2012)


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Cronachette di drammaturgia Mericiana PAO L A FAC CH ET T I

Il primo contatto tra le Figlie di S. Angela e l’Associazione teatrale Scena Sintetica avviene nel 2005 allorquando il gruppo teatrale in procinto di essere sfrattato da San Desiderio, si era messo alla ricerca di un luogo alternativo dove alloggiare l’attività artistica e i corsi della Scuola dell’Attore “Emo Marconi”. Durante la ricerca, venne fuori la possibilità di dare uno sguardo a un piccolo chiostro quattrocentesco con portico e loggia, in parte murato, che si trovava (e si trova) in piazza Moretto al n. 3 ed è di proprietà delle Figlie di S. Angela (Angeline). Il luogo, incantevole, colpì


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fortemente l’immaginazione del gruppo; ma ancora più sorprendente fu l’incontro con le Figlie di S. Angela. Risultato: il chiostrino è sempre nei nostri pensieri, tanto che ci ha sollecitati a redigere uno specifico progetto denominato “Tempo di poesia”, però è sempre lì in attesa di restauro; la collaborazione artistica invece, va a gonfie vele e ha prodotto, finora, rappresentazioni significative che hanno anche varcato le mura della città, imponendosi per il loro alto valore di testimonianza e di divulgazione. Tutto ebbe inizio con una timida lettura, sotto la neve, nel marzo del 2005, di un singolare poemetto dal titolo “Io sono” firmato da Edith Stein (Suor Teresa Benedetta della Croce) nel 1939, pochi mesi prima di essere deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. In esso veniva evocato lo stile pedagogico mericiano poggiato su pilastri quali la perseveranza, la pazienza, la fedeltà, l’amore...Le coraggiose attrici furono Maura Benvenuti e Domenica Lorini. L’anno dopo, il 26 novembre 2006, vedeva la luce “Angela Merici legge il Cantico dei Cantici” inno gioioso alla mistica nuziale di Angela, spettacolo giovanile e coloratissimo nel quale i versetti del Cantico di Salomone s’intrecciano con i legati mericiani, esaltazione della consacrazione verginale all’unico Amatore, all’unico Sposo: Gesù Cristo. La scena e i costumi disegnati da Giovanni Marconi, la musica di Giorgio Guerra e di Fabrizio Palermo eseguita dal vivo da una mini orchestra diretta dallo stesso Palermo, il luogo stesso della rappresentazione, il Centro Paolo VI, la folla di spettatori accolti nelle due repliche, hanno fatto di questo lavoro un evento memorabile che ha spinto le Figlie di S. Angela a proporlo alle consorelle della casa di Verona. Davvero una bella impresa forse non replicata abbastanza. Ma urgeva, evidentemente, dare vita ad un evento scenico che diffondesse la nuda biografia della Santa, dal momento che andava a maturazione la tenace perorazione di Mons. Vigilio Mario Olmi, finalizzata all’ottenimento del Co-Patronanato, con i Santi Faustino e Giovita, di Angela Merici, non del tutto nota a moltissimi bresciani. In occasione della solennità di Sant’Angela Merici del 2008, infatti, la Compagnia di S. Orsola Figlie di S. Angela e Scena Sintetica pre-


CRONACHETTE

D I D RA M M AT U R G I A

MERICIANA

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sentano “Et fati vita nova. Angela Merici: l’inchiesta, i testimoni”, rappresentazione teatrale della biografia della Santa. Il testo, redatto e curato da Giampietro Belotti, ripercorre la vicenda umana e l’apostolato di Sant’Angela a cavallo fra il Quattrocento e la prima metà del Cinquecento. La sua straordinaria esperienza evangelica, concretizzatasi nella fondazione della Compagnia di Sant’Orsola, ha conferito nuova dignità alla donna, con la consacrazione vissuta non più nei chiostri, ma nel mondo, all’interno della famiglia. Guidata da un profetismo audace e nuovo, Sant’Angela ha posto al centro della sua moderna devotio il modello della Chiesa primitiva e delle prime comunità cristiane. La rappresentazione teatrale offre un’esposizione puntuale degli eventi prodigiosi e dei pellegrinaggi che hanno segnato la vita della Santa, ricavati dalle fonti originali per garantire una ricostruzione il più possibile fedele. Le preziose testimonianze di Antonio Romano, Giacomo Chizzola, Padre Landini, Giacomo Tribesco, Agostino Gallo, Girolamo Patengola e Gabriele Cozzano si trovano riassunte nell’opera Vita della reverenda et quasi beata madre suor Angela fondatrice della Compagnia di S. Orsola di Brescia, scritta dal notaio Giovan Battista Nazari che aveva raccolto le testimonianze giurate di quattro testimoni oculari sull’esemplarità della vita della Santa nel cosiddetto “Processo Nazari”, istituito con l’approvazione del Vescovo Bollani. Lo spettacolo vede la luce nella cripta della chiesa di Sant’Angela a Brescia, in via Crispi e vanta subito un consenso di pubblico così ampio da essere riproposto negli anni seguenti in città e fuori: nella chiesa di Sant’Angela del quartiere di San Polo, nella chiesa di San Giorgio nel centro storico cittadino e nella parrocchia di Sant’Angela Merici a Milano. La performance di Scena Sintetica si evolve nel tempo (del resto, ogni evento teatrale è per sua natura unico e irripetibile) e si arricchisce nel 2010 di un intenso coup de theatre, di cui la scena sentiva il bisogno. Intensamente evocata dalle testimonianze storiche lette dagli attori, la Santa compare tra gli spettatori stupefatti e con grande emozione rivive nei suoi arricordi, proprio per “ricordare” in punto di morte gli straordinari precetti: “Non ve perdeti d’animo, habiate speranza et ferma fede in Dio,


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che egli ve agiutarà in ogni cosa. Fate, movetive, credete, sforzative, sperate, che senza dubio vedereti cose mirabile, drizzando tutto a laude et gloria di sua Maestade et utilitade delle anime”. In questa veste definitiva, lo spettacolo si fa missionario, è pronto cioè a portare la vita della Santa (che è anche Co-patrona di Brescia) in tutte le realtà ecclesiali che ne facciano richiesta secondo l’intuizione di Giampietro Belotti. Vogliamo concludere con qualche notizia su Scena Sintetica. È una compagnia teatrale costituitasi in Brescia nel 1986 per iniziativa di un gruppo di professionisti del teatro e della comunicazione. Da anni si distingue nel panorama culturale per un approccio originale ai temi della Cultura e della Rappresentazione. Scena Sintetica persegue attraverso il teatro - rito umano per eccellenza - un’estrema sintesi tra le tre tradizionali e fondamentali direttrici lungo le quali sin dall’inizio della storia dell’uomo si è orientata la strada della conoscenza, ovvero la religione, l’arte e la scienza, nella convinzione che la settorialità della ricerca sia ormai destinata - nel XXI secolo - a lasciare spazio ad una sola, nuova unità di linguaggio complessa ed articolata. La regia degli spettacoli è del direttore artistico della compagnia, il dottor Antonio Fuso; le voci recitanti sono degli attori storici e “nuovi” del gruppo, Maura Benvenuti, Lorenzo Biggi, Paola Facchetti, Elena Chiarini, Armando Leopardo, Stefania Mazzoni. All’attrice Domenica Lorini spetta il ruolo di Sant’Angela.


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Relazioni della Presidente ANGIOLINA PEDERZANI MESSALI

ASSEMBLEA 23 MAGGIO 2009 L’anno trascorso è stato per il Centro Mericiano un periodo che potremmo definire ancora di prosecuzione del grande bicentenario. Per vari motivi: 1) nel gennaio 2009 sono stati ufficialmente presentati gli “Atti” del Convegno del novembre 2007; 2) sono continuati i rapporti con alcuni degli studiosi, che avevano prodotto i loro lavori per i recenti Convegni e che desiderano proseguire la loro collaborazione con noi; 3) si sono consolidati i legami che in questi anni si sono creati con tutto il mondo orsolino (istituti secolari, istituti religiosi vari …); 4) vi sono state visite e pellegrinaggi sull’eco dell’anno giubilare. Alla luce di quanto sopra desidero fare delle riflessioni generali sul Centro stesso e sul suo operato. Ricordo innanzitutto che il Centro Mericiano si prefigge sostanzialmente due fini: uno storico/culturale ed uno educativo/pastorale. È quindi proprio per rispondere ad uno specifico obiettivo, ben definito dallo Statuto, che il Centro, in questi anni, ha prodotto convegni, incontri, studi, ricerche. Il lavoro svolto in questo ambito è molto (basti pensare al Convegno del 2007), ma non ci si può fermare qui, pensando di aver già raggiunto buoni risultati. L’esperienza comune insegna che ciò che non cresce, diminuisce: non resta uguale a se stesso, ma ripeto, diminuisce. (nel campo del lavoro, della ricerca, nei rapporti personali).


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Ecco perché quindi ritengo importante non fermare il lavoro svolto finora. Infatti:  se i rapporti con i vari studiosi non vengono coltivati, questi indirizzano altrove il loro interesse (al momento sono loro stessi –docenti universitari, ricercatori ecc. italiani e anche stranieri- che sollecitano la continuazione del loro rapporto con il Centro Mericiano – come dicevo più sopra).  se non si mantengono i rapporti con la stampa e con i mezzi televisivi, S. Angela (a Brescia) ritorna per la “gente comune” (se va bene) come la Santa della “fiera” e del Santuario. In questi ultimi anni è capitato invece più volte di sentire persone che, dopo aver letto qualche articolo sul Giornale di Brescia, su Brescia Oggi, o visto qualche servizio su Teletutto, hanno detto: “non conoscevo S. Angela, eppure sono di Brescia; che Santa grande è stata, fate bene a farla conoscere, può ancora insegnare tante cose”. Lo stesso vale per iniziative, quali il “recital” su S. Angela e le varie rappresentazioni a cura di Scena Sintetica, che hanno permesso di entrare in sintonia con il messaggio mericiano a persone che ne erano estranee, iniziative da riprendere, magari aggiustando il tiro.  se non si tengono sollecitati le istituzioni politiche (comune, provincia...) ed economiche (fondazioni, banche...) S. Angela passa, per loro, in secondo piano rispetto ad altre iniziative; si perdono i contatti con le persone preposte, un domani si deve ricominciare da capo a intessere relazioni, ma lo si può fare naturalmente solo su iniziative qualificate, bene organizzate, su progetti interessanti. A tale proposito vorrei ricordare come in questi ultimi anni vi sia stato un sostegno concreto alle iniziative del C.M. da parte delle istituzioni innanzitutto con la presenza delle persone: ricordo la presenza ai vari convegni dell’allora Sindaco Prof. Corsini (i 2 convegni, la mostra alla Pinacoteca) e dell’attuale Sindaco Avv. Paroli (presentazione Atti), del Presidente della Provincia Cavalli (convegno 2007- mostra alla Pinacoteca), dei Vescovi mons. Sanguineti e Mons. Monari (convegni e celebrazioni eucaristiche solenni), di vari Assessori, dei Sindaci di Desenzano e Salò, del dott. Camadini, del dott. Trombi (per le fondazioni) ed altri ...


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Bisogna infine continuare sulla strada dell’unione con le varie famiglie orsoline. In questi anni si sono creati e poi consolidati rapporti di stima e fiducia reciproca ed il Centro Mericiano, coinvolgendo nei propri convegni relatori e rappresentanti di queste Famiglie, si è proposto come punto di riferimento. In tale ottica è significativo quanto proposto dalla CIM nell’incontro delle superiori Generali e Provinciali del 22.11.2008 “si propone l’eliminazione del proprio Gruppo di Studio” ed invece “si rimanda ad una fattiva adesione al Centro Mericiano, organismo a livello internazione, già predisposto per organizzare momenti di studio ed eventualmente convegni mericiani, con la collaborazione del prof. Belotti”. Pubblicazione delle Fonti Devo richiamare quanto già detto l’anno scorso relativamente all’impegno sia degli studiosi (dott. Ferraglio, don Giuseppe Fusari, il prof. Ruggeri Carissimo, il prof. Arch. Volta, il dott. Leonardo Leo, la prof.ssa Claudia di Filippo Bareggi, coordinati dal prof. Belotti) sia delle abilissime volontarie (Lucia Baruffi e Rosa Pollini, madre Clemente delle Orsoline di Verona – Marieta Pia delle Orsoline dell’Unione Romana della Slovenia – Maria Cristina Barbieri copresidente della CIM e Membro dell’Istituto Federato). Si spera che saranno pubblicate l’anno prossimo ed il costo della pubblicazione sarà coperto da un finanziamento della Cattolica Assicurazioni. Festa di S. Angela 27 gennaio 2009 Oltre ai tradizionali momenti (celebrazioni, visite al Santuario ecc.) il sabato 25 gennaio vi è stata la presentazione degli Atti e la rappresentazione “Angela Merici, l’inchiesta, i testimoni”, a cura di Scena Sintetica e la domenica mattina l’inaugurazione della mostra “Che santo è? Altre storie e altri santi”. I Santi (tra cui quest’anno gli arcangeli e in primo piano S. Angela) raffigurati con la tecnica dei fumetti giapponesi “manga”. Queste raffigurazioni sono piaciute moltissimo ai bambini e ai ragazzi che con gli oratori o le scuole hanno visitato la mostra. Inviterei chi


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non l’avesse ancora vista ad andarvi al termine della riunione. Anche se magari lontana dalla sensibilità tradizionale è un modo nuovo per incontrare i ragazzi e fare “catechismo”. Pellegrinaggi Numerose sono le visite da ogni parte del mondo. Tuttavia i problemi legati alla crisi economica si fanno sentire anche in questo campo. Infatti sono giunte comunicazioni di persone che con molto rammarico sospendono i pellegrinaggi, proprio per questi motivi. Convegno di Sacerdoti Il tradizionale di febbraio è stato incentrato sul tema “A vent’anni dalla Mulieris dignitatem”. Nell’occasione mons. Olmi ha illustrato ai sacerdoti presenti la proposta di S. Angela compatrona di Brescia. Centro studi internazionale on-line e Recupero del chiostro Sono i due grandi obiettivi per il futuro. Richiedono impegno, persone disponibili, ricerca di forti finanziamenti. Sembra che qualcosa si stia muovendo in questo campo.

ASSEMBLEE: 9 OTTOBRE 2010 E 1 OTTOBRE 2011 Il 2010 è stato un anno estremamente importante per il Centro Mericiano: S. Angela è stata proclamata compatrona della città di Brescia insieme ai santi Faustino e Giovita. Questa proclamazione è il frutto di un intenso lavoro di sensibilizzazione e preparazione, cha ha visto in primo luogo l’attività instancabile di mons. Olmi, che ha per primo voluto questo evento e si è poi prodigato per realizzarlo, poi l’impegno deciso della Compagnia di Brescia, del coordinamento delle Aggregazioni Femminili Laicali cattoliche, e naturalmente (e non ultimo) anche il nostro. Il 24 gennaio è stato un momento solenne e insieme impegnativo. Impegnativo perché Angela compatrona vuol dire anche una nostra maggiore sollecitudine a renderla sempre più conosciuta, più viva e presente nella nostra città. Ricordo anche la nostra partecipazione alla processione che ha portato le reliquie di S.Angela alla chiesa di S. Fausti-


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no: un segno visibile per Brescia della compresenza di questi santi nella nostra vita civile. Ricordo anche la presentazione, in tre momenti successivi della rappresentazione “et fati vita nova” su testo di Giampietro Belotti, a cura di Scena Sintetica, rappresentazione che ha visto un notevole successo ed una nutrita partecipazione. Molte persone si sono accostate per la prima volta, in modo chiaro, non solo alla vita ma soprattutto alla spiritualità di Angela. È stato dunque un momento assolutamente positivo. Anche se non riguarda direttamente il Centro Mericiano, ricordo poi, che nell’occasione, si è ottenuto da parte della parrocchia di S. Afra, di riportare le due tele raffiguranti Faustino e Giovita nel Santuario, quasi a suggellare visivamente l’unione di tutti questi nostri santi nel proteggere e guidare la città di Brescia. A quasi un anno di distanza sappiamo però che, perché S.Angela sia davvero percepita dai bresciani come loro patrona, bisogna che ci sforziamo ancora molto. Sono state fatte alcune proposte. Per ora l’unica concretizzata è un Convegno, da tenersi il 29 gennaio, proposto dal Coordinamento delle Aggregazioni, di cui il Centro Mericiano è parte attiva e a cui dà il proprio sostegno fattivo. Questo convegno dovrebbe essere il primo di una serie che si dovrebbero tenere ogni anno, sempre in occasione della festa di S. Angela: un appuntamento annuale per ricordare ogni anno ai Bresciani la loro compatrona. Il titolo del convegno (provvisorio ma comunque indicativo): “Esiste un pensiero femminile cattolico oggi”? Ovvero le donne cattoliche possono proporre oggi alla società un modo di pensare comune di fronte ai grandi temi etici, educativi, di convivenza sociale e politica? – oppure le donne cattoliche si propongono nella confusione, nelle differenze, in posizioni non chiare? C’è la possibilità di essere punto di riferimento per la nostra società? Partendo dalla Lettera di Mons. Morstabilini alle donne del 1977, e riallacciandosi al grande fermento di pensiero che ha segnato in quegli anni l’associazionismo femminile cattolico bresciano, ci si vuole confrontare con l’oggi, iniziando da un excursus storico (S. Angela, le grandi donne bresciane del ‘500, i movimenti femminili degli anni ’70 e quelli attuali) per arrivare


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ad un confronto (in una tavola rotonda) con le donne di oggi. Verrebbero assicurati l’intervento dei giornali e di Teletutto. Il convegno si terrà presso l’Università cattolica, che offre gratuitamente i propri spazi. 2) Dal 25 al 28 novembre 2010 si è svolto il Convegno internazionale dal titolo: “La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese: la rinascita delle compagnie e degli istituti religiosi delle orsoline fra ottocento e primo novecento”. È importante sottolineare:  L’apertura del Convegno in S. Barnaba,con la presenza delle autorità religiose e civili di Brescia;  La partecipazione di trenta relatori, provenienti da tutta Italia, che hanno illustrato la presenza delle compagnie e delle congregazioni nelle varie regioni. L’ultimo giorno relazioni sulle Orsoline europee (Germania, Francia, Belgio, paesi slavi e Malta)  Qualificata e numerosa la presenza, di ottimo livello le relazioni. Il Convegno, del quale lo stesso Centro Mericiano sentiva la necessità proprio per concludere un ciclo di lavoro, era stato anche sollecitato e sostenuto dalla CIM (Conferenza Italiana Mericiana) e da varie congregazioni orsoline. Significativo è il fatto che molte, sia delle compagnie, che delle congregazioni, abbiano dato il proprio apporto economico per la realizzazione del Convegno stesso. Credo che questo sia un bell’apprezzamento per quanto fatto in questi anni (colgo anzi l’occasione per ringraziare chi ha portato avanti il lavoro con molta competenza, entusiasmo e determinazione: il prof. Giampietro Belotti). 3) La Commissione educativo pastorale si è riunita con frequenza mensile. Ha svolto, sotto la giuda della prof.ssa Valetti Bonini (che ringrazio vivamente) un ottimo lavoro. (leggo direttamente quanto scritto in un loro documento riassuntivo). La commissione ha riletto innanzitutto gli scritti di S. Angela per ricavare da questi alcune indicazioni di base, che dovrebbero essere tenute presenti nella stesura dei progetti educativi da parte di quanti, operando nella scuola, nelle parrocchie, comunque a contatto con i giovani, si ispirano allo spirito della Merici....


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Due sono i principi che la Commissione ha evidenziato: che il fondamento di ogni attività educativa deve essere esplicitamente posto nella Parola di Dio ... mentre il secondo principio è la centralità della persona: il dialogo educativo si fonda sulla consapevolezza della dignità di ciascuno e si svolge nel reciproco, necessario rispetto... ... quanto al metodo esso si basa sulla conoscenza personale... sull’esempio ... sulla piacevolezza .... per quanto concerne i contenuti la ricerca della Verità ... richiede ... concretezza nelle proposte conoscitive ... per orientare i giovani a costruire un personale criterio di ricerca .... infine per quanto riguarda le correzioni... prevalgono gli inviti alla prudenza, alla carità, ma anche alla vigile fermezza”. La Commissione ha senz’altro svolto un ottimo lavoro, che ora intende concretizzare in convegni/incontri, rivolti innanzitutto agli insegnanti, ai catechisti, ma anche ai genitori e a tutti quanti in vario modo sono a contatto con i giovani. 4) Il giorno 11 gennaio 2010 vi è stato il tradizionale Convegno Sacerdotale (una quarantina i sacerdoti presenti), con interventi di don Mario Trebeschi, di don Pierino Boselli e della prof.ssa Valetti Bonini, che ha incentrato il suo intervento sul tema dell’educazione in S. Angela. 5) Il 27 novembre 2010: concerto d’organo del maestro Giancarlo Parodi, in occasione dell’inaugurazione del nuovo organo. 6) Nella primavera del 2011 il maestro Alessandro Casari ha proposto alcuni concerti tematici alla domenica pomeriggio (dopo la S. Messa). Molto interessanti, purtroppo forse per difficoltà di giorno ed orario (era già quasi estate) con scarsa presenza. 7) Per quanto riguarda i pellegrinaggi: sono sempre numerose le visite da ogni parte del mondo: fin dall’Australia e dal Giappone. E poi pellegrinaggi dal Canada, molti dalla Germania e dai vari Paesi europei. Sempre molto preziosa, per traduzioni e per accompagnamento la prof.ssa Franca Tagliaferri e la dott.ssa Clara Stella.


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Ricordo infine il pellegrinaggio che “gli amici di S. Angela” svolgono tradizionalmente il giorno il 27 gennaio, a piedi, da Desenzano a Brescia. Il C.M. guarda loro con tanta stima e interesse. Percorriamo due strade diverse ma il punto di riferimento è identico: S. Angela a cui ci si ispira come maestra; e unico è l’obiettivo: far conoscere e amare la vita e la spiritualità di questa grande santa perché quello che la conoscenza di bello e grande può dare a noi, noi la possiamo trasmettere anche agli altri. 8) Il restauro del chiostro: richiede forte impegno economico e conseguente ricerca di forti finanziamenti. Sembra che qualcosa si stia muovendo in questo campo. 9) centro studi internazionale on-line: Sta diventando una bellissima realtà, grazie al lavoro infaticabile del prof. Belotti e della sig.na Giusy Pelucchi in primis. Il Centro on-line è ormai veramente punto di riferimento per il mondo internazionale “orsolino” e per il mondo “femminile”. La maggiora parte delle congregazioni orsoline e le varie compagnie stanno sostenendo con grande interesse questa iniziativa: hanno assunto un impegno economico ed inoltre ognuna ha indicato una persona che sarà di riferimento per il proprio istituto. (Orsoline S. Maria degli Angeli di Brescia, Orsoline di Asola, Orsoline Figlie di Maria Immacolata di Verona, Orsoline di Breganze, Orsoline di Gandino di Bergamo, Orsoline dell’Unione Romana, Orsoline di S. Carlo, Orsoline della Federazione Tedesca, l’Istituto Federato, la compagnia di Verona). 10) realtà che interagiscono con il centro mericiano:  In collaborazione la Compagnia di S. Orsola ed il Coordinamento, di cui fa parte il Centro Mericiano, hanno sostenuto in questi ultimi tempi l’opera della dott.ssa Donatella Maldina volta a far conoscere il messaggio di S. Angela nello spirito educativo mericiano ai bambini della scuola primaria e alle loro famiglie. La mostra di disegni dei bambini “Una santa per amica. S. Angela Merici Messaggera di Pace e Amore a Brescia e nel mondo” ha avuto un notevolissimo successo. A fine


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maggio 2011 la mostra è stata conclusa con un incontro su “L’attualità del messaggio educativo di S. Angela Merici” presentato da Elisabetta Selmi dell’università di Padova. Sabato 17 settembre scorso nel Santuario di S. Angela si è avuta per bambini, genitori ed insegnanti una messa in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, alla presenza di mons. Olmi e di don Comini Direttore dell’Ufficio Famiglia.  Altre iniziative, a cura sempre della dott.ssa Maldina, sono previste per Natale: rappresentazione teatrale “Nativitas” e laboratori didattici per l’anno 2011-2012 sulla vita di S. Angela Merici.  Il Coordinamento Aggregazioni Laicali femminili di Brescia con il Centro mericiano promuove insieme ad altre Associazioni femminili una serie di incontri iniziatisi il 22 settembre di quest’anno e che si protrarranno per buona parte del 2012 dal tema “ Di donna in donna Essere donna. Risposte d’amore nella Sofferenza”. Al termine di queste esposizione desidero trarre due riflessioni: Una prima conclusione: Il lavoro di questi anni ha prodotto studi numerosi e qualificati, ma soprattutto ha permesso la creazione di una rete di sostegno e collaborazione che ha unito il Centro Mericiano stesso, le istituzioni religiose, le istituzioni civili, fondazioni e banche, studiosi di varie università italiane e straniere e soprattutto il mondo orsolino (laiche consacrate e conventuali). Una seconda conclusione: A fronte di tanto interesse e movimento intorno a S. Angela rimangono delle difficoltà non indifferenti sulle quali sarebbe bene riflettere insieme:  il numero dei soci non aumenta  la stragrande maggioranza dei soci, dopo l’iscrizione del primo anno, non solo non ha più sostenuto economicamente il Centro, con il versamento di quote annue, ma non ha più risposto agli inviti di presenziare ad incontri e tanto meno alle assemblee annuali  il lavoro viene condotto sostanzialmente dal Direttivo, parzialmente dalla Commissione Educativo/Pastorale.


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Allora, se vogliamo essere una associazione seria, nella quale crediamo perché riteniamo che i suoi obbiettivi siano tuttora validi, dobbiamo domandarci:  che cosa possiamo fare per dare nuovo impulso al C.M.?  quali sono le persone alle quali rivolgerci in particolare, per portare loro il nostro messaggio? (più che un operare generico è sempre meglio che lo stesso sia mirato). Sono solo le Orsoline? O le figlie? O le giovani ragazze? I genitori? Gli insegnanti? I catechisti? ...  per farci conoscere basta pubblicare il notiziario con il resoconto di quanto fatto ovvero gli ATTI dei Convegni, le relazioni degli incontri e quant’altro o si devono trovare altre strade? Infine desidero ringraziare tutte le persone che in questi anni si sono prodigate con entusiasmo e impegno costante: in particolare ricordo mons. Vigilio Mario Olmi, sempre presente, prodigo di suggerimenti e disponibile per supportarci nei nostri contatti con gli Enti Istituzionali, il prof. Belotti, che ho già ricordato per i suoi studi, nostro referente per le iniziative culturali, Clara Stella segretaria, la Commissione educativa pastorale ed i membri del consiglio direttivo. Naturalmente grazie ai soci che ci sostengono con il loro lavoro, la presenza ed anche il contributo economico. Compito ingrato, ma vorrei sollecitarli a versare una quota (a loro discrezione) ogni anno, in modo che il Centro diventi sempre più in grado di gestire autonomamente le proprie spese. Ed infine un invito perché ogni socio diffonda la bellezza di far parte di questa associazione ed inviti anche altri a farne parte.


Indice Presentazione (Clara Stella) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

IL CARISMA DI SANT’ANGELA, COMPATRONA DI BRESCIA Il Centro Mericiano guarda con fiducia al futuro (Mons. Vigilio Mario Olmi) 7 Sant’Angela compatrona di Brescia (Mons. Vigilio Mario Olmi)

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11

S. Messa per la solennità di Sant’Angela Merici. Omelia del vescovo Luciano Monari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

LA SETTIMANA MERICIANA 2012 La valorizzazione della personalità femminile: aspetti psicologici ed educativi (Cristiana Calvagna)

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23

Sant’Angela Merici: proposte educative per la valorizzazione della personalità femminile (Irma Bonini Valetti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese (Paola Vismara) . . . . 37

ANGELA MERICI PELLEGRINA Angela Merici, pellegrina alla ricerca della sua identità (Giampiero Belotti) Orsoline in rete: Il Centro Internazionale di Studi

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53

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69

Dieci anni di convegni e pubblicazioni (Suor Melania Balini)

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75

Sant’Angela Merici messaggera di pace e amore a Brescia e nel mondo e amica dei bambini (Donatella Maldina) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77 Cronachette di drammaturgia Mericiana (Paola Facchetti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81 RELAZIONI DELLA PRESIDENTE Assemblea 23 maggio 2009 (Angiolina Pederzani Messali) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85


Finito di stampare nel mese di Maggio 2013 presso CDS Graphica srl - Brescia




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