La Voce della Compagnia di Brescia, n, 2-2015

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LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

Gennaio r Febbraio r Marzo 2015

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VOCE DELLA

COMPAGNIA DI S. ANGELA DI BRESCIA GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2015

2 Via F. Crispi, 23 - 25121 Brescia Tel. 030/295675-3757965 Nihil obstat quominus imprimatur Aut. del Trib. di Brescia n. 24/69 del 5 sett. 1969 Direttore responsabile: D. Antonio Fappani Tipografia: Alfa - Brescia Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 nยบ 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia


La Redazione di “Voce” augura una Santa Pasqua in Cristo Risorto


La parola del Superiore

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- L’elezione del Consiglio di Compagnia si colloca in un contesto del tutto singolare, ricco di prospettive e carico di urgenze. Con tutta la Chiesa stiamo infatti vivendo l’Anno della Vita Consacrata e con la Chiesa bresciana l’anno montiniano. L’Anno della Vita consacrata ci stimola “a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita”.

“Abbracciare il futuro con speranza”

† Vigilio Mario Olmi

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La parola del Superiore Nell’Anno montiniano, in due convegni il 22.11.2014 e il 24.1.2015, abbiamo avuto modo di cogliere la particolare vicinanza di Papa Paolo VI rispettivamente alle Ven. Sorelle Maddalena e Elisabetta Girelli, da lui personalmente conosciute, e alla singolare figura di S. Angela Merici e alla Compagnia di S. Orsola da lei fondata. Queste ricorrenze trovano linfa vitale nel mistero pasquale che stiamo celebrando, sperimentando che anche quest’anno il Padre dà il suo Figlio primogenito perché vuole che tutti gli uomini siano salvati. Le Figlie di S. Angela, insieme a tutte le comunità cristiane, con fede ed amore professano che “Cristo nostra Pasqua si è immolato. E’ lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”.

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- La nostra Compagnia in queste ricorrenze riascolta la voce affettuosa con cui S. Angela esorta tutte le Figlie a vivere intensamente la propria appartenenza alla famiglia spirituale di vergini consacrate nel mondo: come dice il Direttorio al n. 6, esse si propongono di: – servire unite insieme Sua Divina Maestà, – esprimere la propria speciale appartenenza a Cristo vivendo la radicalità evangelica nei fermi propositi di obbedienza, castità e povertà, – partecipare alla missione della Chiesa nel mondo, in comunione con il Vescovo diocesano, – testimoniare con umiltà e gioia che Dio ama ogni persona, la assiste ed è presente nella storia. Esse rinnovano il proprio impegno con fiducia, perché non confidano sulle proprie doti o risorse umane, ma sulla fedeltà di Cristo Redentore e Sposo. Come dice il Papa “conosciamo le difficoltà cui va incontro anche la

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La parola del Superiore nostra Compagnia: la diminuzione delle vocazioni e l’invecchiamento, i problemi economici, le insidie del relativismo e l’irrilevanza sociale”. Proprio in queste difficoltà, occorre che tutte le figlie nutrano la speranza con la fede nel Signore della storia che anche oggi parla a ciascuna dicendo: “Non aver paura….perchè io sono con te”; Confermiamo perciò insieme che la nostra speranza si fonda su colui al quale ci siamo donati, e per il quale nulla è impossibile.

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- La speranza deve però essere alimentata ogni giorno. Lo sanno bene le figlie che volentieri ogni giorno si rivolgono a Cristo Redentore e Sposo, soprattutto nella preghiera, nella meditazione della sua Parola e nell’invocazione dello Spirito Santo, sull’esempio di S. Angela e delle ven. Girelli. E da Cristo ricevono la forza di testimoniare il vincolo sponsale coniugato con la carità fraterna e con la partecipazione attiva alla vita della Compagnia. E’ S. Angela stessa che rivolgendosi alle figlie le esorta: “Siate legate col vincolo della carità l’una con l’altra stimandovi, aiutandovi e sopportandovi in Gesù Cristo”. E tutte le figlie accolgono con venerazione l’esortazione della Madre, pur sapendo che incontreranno qualche difficoltà. Ad es. le figlie che appartengono a un gruppo, ma risiedono in parrocchie diverse e a volte piuttosto distanti, si troveranno in difficoltà ad incontrarsi, a condividere momenti di preghiere, di dialogo e di scambio di idee, di consiglio e di esperienze. In ogni caso è necessario sfruttare santamente tutte le occasioni di incontrarsi, specialmente le congregazioni, i ritiri spirituali e le assemblee e le giornate di studio. Devo poi evidenziare che, data la situazione attuale della Compagnia, ogni figlia dovrà valutare in quale modo potrà rendersi disponibile

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La parola del Superiore per qualche servizio per la Compagnia, e qualche disponibilità nelle commissioni. Il nuovo Consiglio, dopo aver preso atto del lavoro fatto e delle iniziative avviate dal Consiglio precedente, muoverà i primi passi valutando meglio esigenze e attese, e compiere scelte adeguate sempre alla luce della Regola e del Direttorio e in comunione con le indicazioni del Vescovo e gli indirizzi del Papa. In tal modo Consiglio, Responsabili e Figlie potranno confidare sulla presenza di Cristo Sposo e sull’assistenza materna di S. Angela.

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- Con questi sentimenti e intendimenti, uniamo mente e cuore per “abbracciare il futuro con la speranza”. Ci stimola anche nel prossimo futuro, la ricorrenza del 480° della fondazione della Compagnia di S. Orsola, prima che si concluda l’anno della Vita Consacrata. Avremo modo di riflettere sulla nostra storia, di rileggere le meraviglie operate dal Signore nella Compagnia e negli Istituti secolari e religiosi delle Orsoline. Per poi riprendere il cammino con una speranza meglio fondata e con un senso di responsabilità più motivato. Al primo posto ci sia ora il proposito di vivere con letizia e comunione fraterna il mistero pasquale, meditando le parole di S. Pietro: “Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po’ di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo; voi lo amate, pur senza averlo visto e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede cioè la salvezza delle anime”.

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Alle sorelle ammalate

Sorelle Carissime, Maria, la donna della disponibilità e dell’obbedienza, anno dopo anno, ci immerge sempre meglio nel grande mistero della salvezza. Lei ci insegna come rendere possibile che il Signore-Dio tocchi la nostra esistenza perché noi possiamo partecipare della sua vita. Ogni cristiano è chiamato a realizzare questo mistero di amore, tanto più noi che volontariamente abbiamo scelto di seguire Cristo nel suo mistero di Amore. L’esperienza della nostra (lunga) vita, talvolta cangiata dalla sofferenza, ci fa comprendere l’atteggiamento di Maria SS., nel suo peregrinare sulla terra, vissuto in intima unione con il Signore così profondamente da rendere possibile la sua incondizionata obbedienza. Perché non rivolgersi a Lei nei momenti dubbiosi? Perché non lasciare che il nostro cuore si dilati all’amore che il Signore vuole rivelare mediante la sofferenza della nostra vita? La nostra preghiera, specialmente in questo ultimo tempo, si è intensificata; ora possiamo e dobbiamo accogliere, con dolcezza di cuore, dalle mani di Dio ciò che Lui vuole realizzare nella nostra Compagnia. S. Angela ci incoraggia: “Fate, muovetevi, credete, sforzatevi, gridate a Lui col cuore vostro e senza dubbio vedrete cose mirabili”(dal Proemio ai Ricordi). Maria, col suo dolore, è rimasta sempre presente ai piedi della Croce

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Alle sorelle ammalate aspettando che si compisse il disegno del Padre, perché Lei ha creduto che il suo Gesù, nella sua grande misericordia, rigenerasse l’umanità mediante la sua Risurrezione. Accanto a Maria, offriamo la sofferenza della nostra precarietà. Con Lei vogliamo adorare il mistero del nostro Redentore per poi godere la gioia senza fine della vita eterna. Come dice S. Angela: “Stiamo unite col vincolo della carità, perché “in questo conoscerà il mondo che sarete dei miei, se vi amerete a vicenda”(Giov 13, 55)”. Nella gioia della Risurrezione, vi abbraccio fraternamente Enrica L.

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Spiritualità

Omelia del Vescovo Luciano Monari in occasione della Festa della Presentazione di Gesù al tempio e della Giornata mondiale di preghiera per la vita consacrata – 02 febbraio 2015

Fratelli e sorelle carissimi, è la vostra festa e proprio per questo è anche la festa di tutta la Chiesa nella quale siete una presenza necessaria. Sia benedetto dunque il Signore che ha messo nel vostro cuore il desiderio prima e poi la decisione di consacrare a Lui tutta la vostra vita servendo con fedeltà la Chiesa, che vi ha donato la fedeltà attraverso il tempo. Abbiamo bisogno di voi e della vostra testimonianza. Vale per tutti i fedeli battezzati la fede nell’amore di Dio, la speranza della vita eterna, il comandamento dell’amore fraterno fino al sacrificio di sé; vale per chi ha la vocazione al matrimonio, per chi sente il desiderio di fare una carriera umanamente soddisfacente, per chi è mosso a operare per la trasformazione della società nelle dimensioni della politica, della cultura, dell’economia. Ma questo impegno laicale, prezioso e necessario, non esaurisce l’ambito della testimonianza cristiana e, se rimane solo, si rivela insufficiente. Abbiamo ascoltato, nelle letture delle ultime domeniche, san Paolo che, scrivendo ai cristiani di Corinto, raccomandava loro la scelta della verginità come scelta capace di testimoniare con particolare chiarezza la speranza e la proiezione della vita cristiana verso il suo compimento oltre il mondo; come scelta che, orientando tutto il proprio desiderio verso l’obiettivo di “piacere a Dio”,

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Spiritualità dice quanto Dio possa essere presente nella nostra esperienza e quanto possa determinare scelte concrete e impegnative. Nello stesso modo abbiamo bisogno di testimonianze di povertà per potere dire che il vangelo è notizia di salvezza e di gioia per i poveri. Se chi annuncia il vangelo è ricco, la sua esperienza non può evidentemente dimostrare che il vangelo rende felici i poveri; ma se chi annuncia il vangelo è povero e nello stesso tempo è felice, allora le parole con cui egli annuncia il vangelo hanno una forza unica di convincimento. Infine, il sì dell’obbedienza religiosa e consacrata diventa invito a tutti a dire il ‘sì’ difficilissimo alla vita anche quando la vita diventa pesante e, dal punto di vista mondano, senza prospettive. Uno dei tanti paradossi della nostra società: abbiamo accarezzato l’ideale di una libertà senza limiti, abbiamo predicato che solo la libertà arbitraria è libertà piena e il risultato di questo sforzo di emancipazione sono tutte le diverse forme di dipendenza che ci umiliano e che sembrano allargarsi a dismisura nel mondo d’oggi. Dipendenze dolorose e nello stesso tempo umilianti: ci sottomettiamo da noi stessi alle cose più stupide come i videogiochi o la pornografia come anche a quelle più pericolose, come l’alcool o la cocaina. Tocchiamo con mano quanto l’uomo abbia bisogno di sostegno e di guida nel suo cammino nel mondo. L’obbedienza a Dio, quando è autentica, è sorgente di vera libertà così come l’obbedienza alla giustizia, alla verità, al bene, così come la fedeltà alle promesse, la perseveranza e la costanza nei progetti.

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Spiritualità Grazie dunque per la vostra testimonianza: sappiate che siete per la nostra chiesa motivo di fierezza e di consolazione; che preghiamo per voi e per la vostra gioia; che chiediamo umilmente ma insistentemente al Signore che non ci faccia mancare il dono della vostra presenza, che quindi doni a tutte le vostre famiglie numerose e sante vocazioni. L’anno della vita consacrata è occasione provvidenziale per tutta la Chiesa di prendere coscienza di ciò che la vita religiosa significa per lei, di quanto la vita religiosa sia spiritualmente feconda, capace non solo di promuovere itinerari seri di santità, ma anche di equilibrare tutto l’ambito variegato della testimonianza laicale impedendogli di mondanizzarsi. Ciò che custodisce la sanità del mondo è la sua apertura a Dio, a un Dio che non è ‘mondo’ e che proprio per questo è per il mondo sostegno, orientamento, correzione, energia. La tentazione del mondo è sempre quella di chiudersi in se stesso e cioè di fare dei suoi disegni valori assoluti e definitivi; ma paradossalmente, quando il mondo afferma se stesso con troppo vigore, come se non esistesse altro oltre i suoi desideri, il mondo stesso si ammala. La crisi ecologica che viviamo ne è un esempio eloquente: ci siamo illusi che non esistesse nessun limite alla crescita materiale dell’uomo, abbiamo prodotto per consumare e consumato per produrre e il risultato è che abbiamo creato degli stili di vita che tendono a distruggere l’ambiente in cui e di cui viviamo. Siamo allora costretti a correre ai ripari ma facciamo fatica a invertire serenamente una direzione e uno stile di vita che abbiamo giustificato con mille ragionamenti e abbiamo reso seducente variando e moltiplicando le occasioni di piacere. Per rinunciare a qualcosa, bisogna desiderare qualcos’altro più prezioso e più degno. La vostra testimonianza dice che è possibile vivere nel mondo, usare le cose del mondo, rispettare e promuovere i valori del mondo (la salute, la cultura, la fraternità, l’economia) senza diventare mondani, cioè senza restringere i propri desideri al mondo, senza assolutizzare le soddisfazioni che la vita nel mondo può offrire.

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Spiritualità Siamo nella condizione del vecchio Simeone che, sentendosi al traguardo della sua esistenza terrena, può intonare un inno commuovente di congedo: “Ora o Signore, tu lasci che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola…” Simeone ha atteso per anni la consolazione di Dio, la salvezza; si è comportato con pietà in questo mondo, cioè ha sempre riconosciuto e rispettato la grandezza di Dio e i suoi diritti di creatore e signore. Ora, dopo aver visto e riconosciuto nel bambino Gesù la speranza del suo popolo, può prendere congedo dal mondo e lo può fare senza rimpianti, ricco della speranza che Dio gli ha donato. Mi piacerebbe che il mio congedo dal mondo, quando avverrà, fosse accompagnato dalla medesima serenità e fiducia. Sarebbe il segno che la fede è penetrata fino nei recessi più profondi della psiche e ha purificato sentimenti, ha sanato ferite, ha creato desideri nuovi, ha liberato dalle tante forme della paura. Simeone è uomo riconciliato con la vita, proprio perché è vissuto non per fare la sua volontà, ma per cercare il compimento del disegno di Dio; ha amato nel modo giusto la vita e, proprio per questo è disposto a lasciarla (o a donarla?) senza risentimento. La nostra vita concreta è piena di limiti; alcuni che ci sono imposti dal nostro corpo, dalla nostra psiche, dall’ambiente in cui ci muoviamo; altri che ci procuriamo noi stessi, con i nostri errori, le nostre pigrizie, le nostre disattenzioni. Ma, come dice la prima lettera di Giovanni, “Dio è più grande del nostro cuore”; se la nostra speranza non è fondata su noi stessi e sui nostri meriti ma su Dio e sulla sua bontà, tutti questi limiti non ci dovrebbero togliere la fiducia. Come Simeone, sappiamo anche noi che il mondo non è un paradiso, che la storia dell’uomo non è una bella favola, che nel mezzo della vita rimane piantata una croce. Ma vorremmo, come Simeone, saper discernere i segni dell’opera di Dio. Quello che Simeone ha visto era solo un bambino; non ha visto miracoli clamorosi, non ha ascoltato discorsi affascinanti; gli è bastata una scena normale di vita

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Spiritualità interpretata, però, dallo Spirito di Dio che abitava in lui. Potesse essere così anche per noi! Potessimo vedere nel grigio del quotidiano lo splendore della volontà di Dio che si compie, anche nelle nostre umiliazioni, anche nonostante i nostri errori. Credo che questa riflessione valga per ciascuno di noi, ma possa valere anche per le istituzioni che arricchiscono la vita della Chiesa. Ci dicono i biologi che le forme di vita (le specie) animali si formano, si affermano poi muoiono, lasciando il posto ad altre forme di vita che le sostituiscono; ci dicono i sociologi che le istituzioni umane nascono per rispondere efficacemente a un bisogno; poi, col mutare dei bisogni, mutano anch’esse; alcune muoiono, altre nascono. Non so quante cose dovranno cambiare nei prossimi anni nella vita della Chiesa, ma le trasformazioni saranno necessarie: il numero dei preti è diminuito e probabilmente diminuirà ancora – la pastorale dovrà perciò percorrere strade nuove. Alcune famiglie religiose sono senza vocazioni in Italia – la vita di queste famiglie dovrà per forza avventurarsi per sentieri inesplorati. Alcune famiglie religiose probabilmente finiranno in quanto tali. Dobbiamo rattristarci? avvilirci? Considerare tutto questo un fallimento? L’unico vero fallimento è il nostro peccato. Per il resto l’essenziale è che cerchiamo di rimanere nella volontà di Dio e che sappiamo riconoscere in ogni cosa la sua mano che, come si legge nel libro di Giobbe, “fa la piaga e la fascia, ferisce e… risana.” Con questa convinzione guardiamo con speranza al futuro. Sappiamo che la consacrazione è necessaria per la Chiesa, che è utile per la società intera, che è proposta di uno stile di vita più libero e quindi più rispettoso delle persone e delle cose. Con questa convinzione affidiamo al Signore sogni e paure e gli chiediamo che ci sostenga per portare a compimento la nostra vocazione senza scandalizzare nessuno, senza tarpare le ali a nessuno ma muovendo tutti a desiderare che la volontà di Dio si compia in noi.

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Spiritualità

Pasqua di Cristo e Pasqua della Chiesa

Passione, sepoltura, morte e risurrezione sono le tappe di un unico mistero. Lo esprime a livello di celebrazione il triduo sacro con la sua unità. Ma il termine “Pasqua” può assumere un’ampiezza ancora maggiore: in esso è racchiuso tutto il mistero di Cristo e della Chiesa che lo prolunga nel tempo. Lo esprime con la sua unità il tempo pasquale, cui il ciclo natalizio a far da prologo. Secondo la costituzione liturgica, la liturgia attualizza tale mistero, soprattutto nel sacramento del battesimo per il quale si compie nei fedeli la morte – risurrezione di Cristo, ed essi ricevono lo Spirito santo nel quale hanno accesso al Padre, Spirito che li consacra sacerdoti del Dio altissimo, e nell’eucaristia che ripresenta la vittoria e il trionfo di Cristo sulla morte, perché i credenti, partecipandovi in gioioso rendimento di grazie, possano annunciare la morte del Signore fino a quando Egli verrà (SC 6). Il convito eucaristico in modo del tutto particolare costituisce il memoriale del mistero pasquale (SC 47) Ma da esso traggono efficacia e significato tutti i sacramenti, per mezzo dei quali la grazia in esso contenuta fluisce in tutti gli avvenimenti della vita, santificandoli (SC61). Il mistero pasquale viene celebrato pure durante l’anno liturgico, sia nella ricorrenza annuale della Pasqua (SC 102), sia ogni otto giorni nel giorno giustamente chiamato sin dall’età apostolica “del Signore” (SC 106), e persino nella memoria del giorno natalizio dei santi (SC 104). Nel mistero cristiano si colgono due movimenti. Col primo la “condiscendenza “ di Dio si abbassa fino a noi. Col secondo, la fragilità della nostra natura è innalzata ai fastigi di Dio. Nascita, passione, morte, discesa agli inferi: ecco le tappe di quella successiva e progressiva discesa con cui Dio entra nel nostro mondo, si annienta nell’abisso

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Spiritualità

della nostra miseria. La Croce è lo sviluppo logico dell’Incarnazione; logica divina, di cui solo l’amore ci dà la chiave di comprensione. “Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine” dice Giovanni (13,1), introducendo il racconto della passione. Quel Verbo che “era presso Dio” (Gv 1,1), si è umiliato fino alla morte di croce. Toccato il fondo, è incominciato il movimento inverso di esaltazione. Le tappe di questo movimento ascendente sono: la risurrezione, l’ascensione al cielo, la sessione alla destra del Padre. Tutto fa pensare che l’ascesa di Gesù al Padre precede le apparizioni del Risorto. Il racconto degli Atti, che ci mostra Gesù nell’atto di salire sensibilmente verso il Cielo, non significa che egli non fosse ancora salito alla destra di Dio: dice solo che in quel momento il Risorto si sottrae definitivamente all’esperienza sensibile dei suoi. In ogni caso, il Verbo non risale solo

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Spiritualità presso il Padre; trascina tutta l’umanità, con la quale si è reso solidale, nel suo movimento d’ascesa. Lo dice bene Giovanni Grisostomo in un Sermone dell’Ascensione: ”La nostra natura è stata elevata: sicché l’uomo, che si trova così in basso da non poter ulteriormente discendere, è stato elevato così in alto da non poter ulteriormente ascendere”. Con l’Incarnazione era il cielo che scendeva sulla terra. Con l’Ascensione è la terra stessa che entra nel cielo. Il risultato dei due movimenti è che il cielo ha invaso la terra, e la vita ha debellato la morte, l’ha assorbita: “La morte è stata assorbita nella vittoria”, come dice Paolo (1 Cor 15, 54). E’ così che la Pasqua di Cristo diventa la nostra Pasqua, la Pasqua della Chiesa e del mondo. Con la Risurrezione Dio chiama in vita una nuova creazione. L’eternità di Dio irrompe nel tempo, la sua luce trasfigura ogni realtà, la vita del Risorto entra con forza sempre più nella vita terrena e conquista spazio per sé in essa. Pensando alla nostra glorificazione, siamo soliti proiettarla nel futuro: non è esatto. Essa è già in atto quaggiù: attende solo di consumarsi e di rivelarsi. La vita eterna è già in mezzo a noi. Presente nel Risorto. Più ancora come dice Giovanni, è già presente dentro di noi, poiché viviamo della sua vita, in Lui siamo trasferiti dalla terra al cielo. In quel giorno cadranno i veli e apparirà nella gloria ciò che siamo. Allora saremo rivestiti di immortalità, entreremo nel gaudio del Signore e avremo parte alla gloria del nostro Capo. La vita cristiana risulta così contrassegnata dal già e non – ancora che caratterizza l’evento della salvezza pasquale e la sua celebrazione nella liturgia. Per cui essa si può definire come una liturgia pasquale celebrata nell’esistenza: tenere desta la memoria di Cristo che patì lasciandoci un esempio perché camminiamo dietro a Lui (1Pt 2, 21), e pertanto sbarazzarci del vecchio lievito della malizia e della perversità (1Cor 5,6), vivere come forestieri e pellegrini (1Pt 2, 11), in veglia per cogliere i segni del passaggio liberatore di Dio, con le lucerne accese e pronti ad accogliere il Cristo che viene, giudice, sposo e salvatore (Lc 12, 35) e a rendere a chiunque lo chiede ragione della speranza che è in noi (1 Pt

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Spiritualità 3, 15) cantando le opere meravigliose di Colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile (1 Pt 2, 9). Lo ha detto stupendamente Paolo: “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, vostra vita, apparirà, apparirete anche voi con Lui nella gloria” (Col 3, 3-4). Dunque la Pasqua è il momento più decisivo della storia della salvezza. Così si può dire che l’esistenza cristiana consiste nel realizzare nella vita il mistero celebrato nei sacramenti (colletta del venerdì nell’ottava di Pasqua), nel far passare nella vita ciò che si è ricevuto per la fede (colletta del lunedì nell’ottava di Pasqua), nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il salvatore Gesù Cristo. Rosa P.

Ricordiamo i corsi dei SS. Esercizi 2015 presso Casa S. Angela n.

Data

Predicatore

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24 - 30 maggio

Padre Giorgio Conventuale

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13 - 19 settembre

Da stabilirsi

3

11 - 17 ottobre

Kate Dalmasso Federazione Compagnie di Sant’Orsola

Iniziano la domenica mattina alle ore 9.30 con la giornata di fraternità e terminano il sabato successivo alle ore 9.30 Si raccomanda di: – prenotarsi presso Casa S. Angela almeno 20 giorni prima dell’inizio del corso; – partecipare al corso completo che comprende la giornata di fraternità sulla promozione della Compagnia; – portare con sé la Regola e il Breviario.

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Attualità

Farmaci contraffatti: una minaccia per la salute

“Avvenire” ha pubblicato una documentazione inchiesta sui guadagni senza precedenti che la criminalità sta accumulando mettendo sul mercato farmaci contraffatti. Nei primi mesi dello scorso anno i Nas hanno effettuato 1.300 controlli sui farmaci in circolazione, sequestrando materiale per un valore di 7 milioni di euro. Questi farmaci vengono per lo più dalla Cina, dall’India, dall’Est Europa e dal Messico; il crimine organizzato gestisce la produzione e le mafie internazionali curano la distribuzione dei falsi, pericolosi perché contengono principi attivi insufficienti, inefficaci o addirittura sostanze tossiche. Non sorprende che sempre più criminali abbandonino il narcotraffico per dedicarsi ai farmaci falsi, prodotti spesso negli stessi laboratori dove si raffinano gli stupefacenti. A fiutare il nuovo affare, sono state soprattutto la mafia russa e le triadi cinesi, nonché i narcos colombiani e messicani, tra i primi a diversificare le attività. Per arginare il fenomeno basterebbe applicare strumenti che, in parte, già esistono: la Convenzione Medicrime dell’Ue, ma soprattutto quella dell’Onu sul Crimine Organizzato Transnaziomale, recepita Don Franco Frassine in Italia attraverso la legge 146 /06, che

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Attualità

prevede l’aumento di pena fino alla metà per reati commessi da un gruppo criminale internazionale. Purtroppo le norme statali non sono uniformi e le mafie ne sfruttano le lacune. Inquinano la filiera di distribuzione oppure ricorrono a Internet, inesauribile dispensatore di medicine low cost ma così pericolosissime: il 50 % dei prodotti in vendita on line è contraffatto. L’Europa non è immune da rischi: il 5% della popolazione del Regno Unito starebbe comprando farmaci falsi senza saperlo. L’Italia ha dotato ogni farmaco di un bollino a lettura ottica, ma può non bastare: se la criminalità reimballa i medicinali, sostituisce il contenuto o altera le scadenze. Il mercato parallelo – secondo l’agenzia dell’Onu - sarebbe l’anello debole del sistema: un farmaco, prodotto o importato, in uno Stato dell’Ue può essere venduto liberamente in altri Paesi membri, ma necessita di una nuova confezione con le indicazioni tradotte nella lingua della destinazione. I falsari imitano alla perfezione le confezioni, ma non si curano né del contenuto né

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Attualità della sua conservazione. Conta solo ingannare il malato. Domenico Di Giorgio, direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco, rassicura gli italiani. “Da noi l’incidenza del problema é inferiore rispetto ad altri Paesi dell’Ue, grazie ad una serie di misure di prevenzione poste in essere da tempo. In primis si collocano la tracciatura dei farmaci, l’autorizzazione e il monitoraggio delle importazioni e la collaborazione tra istituzioni e i controlli delle forze di polizia. Tuttavia il fenomeno è in crescita, perché il problema è in larga parte legato al moltiplicarsi di farmacie web che vendono prodotti illegali a prezzi bassi senza chiedere la ricetta medica”. Alla domanda di come evitare rischi, il dirigente risponde: “I farmaci acquistati dai canali legali, farmacie o parafarmacie, così come i medicinali dispensati dalle strutture sanitarie, sono assolutamente sicuri. Negli ultimi anni non sono mai stati registrati casi riconducibili alla presenza di prodotti illegali o contraffatti nella filiera legale; il pericolo invece è rappresentato dai canali illegali”. E’ ovvio, quindi, che è meglio non affidarsi a questi soggetti per evitare di esporsi al rischio di assumere medicinali dei quali si ignora l’origine e chi li ha prodotti, con quali ingredienti e con quali cure nella conservazione. In alcuni casi le analisi su campioni sospetti hanno rilevato la presenza di gesso e vernice stradale: quest’ultima era utilizzata per la “colorazione” delle “compresse”. Ci si chiede se nei loschi traffici sia presente lo zampino delle nostre mafie. Al momento pare non ci siano prove, ma il collegamento con le organizzazioni criminali è probabile; per questo le agenzie predisposte sono allertate per impedire il diffondersi di un fenomeno che mina la salute dei cittadini, oltre a infrangere la legge.

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Missioni

Don Murgioni, confessore della Fede

Il 3 luglio 1966, in San Pietro papa Paolo VI consacra sacerdote don Pierluigi Murgioni a soli ventiquattro anni. Era uno dei sessanta che si apprestano ad andare missionari in America Latina. Con Murgioni c’è anche don Saverio Mori, col quale si era preparato nell’apposito seminario per l’America Latina alla periferia di Verona. La scelta di Pierluigi di essere missionario fidei donum nasce negli anni del seminario diocesano di Brescia da dove nel 1960 era partito per il Brasile il suo insegnante di matematica don Enzo Rinaldini, poi vescovo di Araçuaì, un riferimento molto significativo per lui. Brescia, come tutta la Chiesa, viveva i fermenti del Concilio Vaticano II. L’Uruguay sarà il suo paese di missione. Quando vi giunse nel 1968 il Paese era economicamente in regressione, politicamente turbolento, sull’orlo della dittatura. “America latina, questa è la tua ora!” Murgioni l’aveva sentito proclamare dal Papa durante il discorso per la consacrazione sacerdotale. Ma “quell’ora” era già per molti stati latino -americani una lunga ora di passione, ora cupa senza libertà, ora triste per la miseria e la diseguaglianza. Parroco per circa cinque anni ne passerà altri cinque e mezzo in carcere dopo aver subito violenze che all’inizio (ma non solo) furono

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Missioni torture pesantissime. La prima durò oltre cinquanta ore consecutive. La tortura era utilizzata come un sistema abituale per gli interrogatori. Don Pierluigi resiste, in silenzio, e senza odio non coinvolge nessuno. Sopporta il carcere perché era certo d’essere dalla parte giusta, quella dei poveri e degli oppressi, quella indicata dai documenti della Chiesa a Medellin, quella del Vangelo. Ma per seguire il Vangelo ci vuole coraggio. Don Murgioni ne ebbe molto di coraggio. Sapeva benissimo di rischiare il carcere e con esso le torture. Avrebbe potuto evitare l’uno e le altre senza disonore. Bastava rimanere sulla nave che lo riportava in Uruguay dopo una breve vacanza in Italia. Proprio sulla nave aveva ricevuto una lettera dell’ amico confratello don Saverio che lo avvertiva del pericolo. Poteva proseguire per l’Argentina. Scese in Uruguay. La forza morale dei grandi mette a nudo la debolezza dei mediocri. Così io mi sento, e ancora lo sono davanti a don Pierluigi. Il carcere e le torture non attesero molto a raggiungerlo. Mai disse una mezza parola che avrebbe potuto nuocere a qualcuno. Detenuto per anni senza condanna. “Dalla mia cella posso vedere il mare”, dice in una lettera e la frase è diventata il titolo del libro, splendido, di Anselmo Palini che ho utilizzato per stendere queste righe. Cinque anni di carcere, cinque anni di meditazione, cinque anni di studio, preghiera, e - pur nelle ristrettezze del carcere- di apostolato missionario. Nei cinque anni della sua carcerazione, la diocesi di Brescia con in testa il Vescovo Morstabilini e don Monolo gli fu vicino e molto ancor più l’amico Saverio Mori che continuava ad essere parroco non troppo lontano dal suo carcere. Ritornato in Italia, il suo ministero di parroco fu in linea con l’esperienza vissuta in Uruguay. Fedele a Cristo, all’uomo, alla Chiesa: testimone eroico fedelissimo anche nei momenti duri. Aldo Ungari

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Cronaca

Brescia in cammino

La ricca esperienza dei pellegrinaggi mericiani, che di manifestazione in manifestazione sono sempre più partecipati, ha portato, mercoledì 10 dicembre del 2014, alla nascita dell’Associazione “Brescia in Cammino”. La Fondazione Civiltà Bresciana, gli Amici di Sant’Angela, la Compagnia di S. Orsola Figlie di S. Angela e il Centro mericiano sono stati i promotori di questa iniziativa che si è svolta nella chiesa romanica di S. Giacomo al Ponte Mella. Oggi come nel Medioevo, le “vie della storia e della fede” conoscono un fortissimo incremento di pellegrini, mossi dall’ansia religiosa o bisogni esistenziali, verso Santiago de Compostela, sulla via Francigena verso Roma, Assisi o, come nel caso bresciano, i cammini sulle orme di Angela Merici. Nella nostra epoca, caratterizzata dalla velocità, si scopre che il cammino a piedi o in bicicletta, lento, faticoso e meditabondo, può favorire il riavvicinamento alla “bellezza, alla natura e al divino, e farci sperimentare sensazioni altrimenti nascoste nel nostro profondo. L’Associazione si propone di promuovere studi sulla viabilità storica, su varie forme di religiosià popolare, eventi culturali ed individuare nuove mete, non solo religiose. La Fondazione Civiltà Bresciana non solo metterà a disposizione la sua nutrita documentazione storica ma curerà la raccolta di diari e resoconti dei tanti cammini di singoli e gruppi. Già numerosi sono i cammini proposti dalla Compagnia di Sant’Angela di Brescia come l’ultimo effettuato il 27 gennaio 2015 dalle Grezze di Desenzano a Brescia in occasione della festa della Santa. In questa occasione i “viandanti” hanno avuto a disposizione un libretto per

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Cronaca un’attenta preghiera, da cui estrapoliamo la seguente meditazione di RubĂŠn Blades: Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi nĂŠ imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare. Camminando si apprende la vita, camminando si conoscono le cose, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Cammina guardando una stella ascoltando una voce seguendo le orme di altri passi. Cammina cercando la vita curando le ferite lasciate dai dolori. Niente può cancellare il ricordo del cammino percorso. Clara S.

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Le ricordiamo

Cristini Bernardina Nata a Marone il 22 dicembre 1919 Consacrata nel 1947 – Deceduta il 16 novembre 2014

Balduzzi Caterina Nata a Rudiano il 1° febbraio1920 Consacrata nel 1959 – Deceduta il 26 novembre 2014 Per tante generazioni di rudianesi è stata una vera istituzione, un punto di riferimento per tante generazioni, specialmente per i bambini ai quali ha insegnato catechismo per lunghi anni. Era una donna buona, generosa, ma anche severa. Negli anni si è presa cura della Parrocchia, cuciva e ricamava i paramenti liturgici. In tanti se la ricordano come la campanara del paese: era veramente bravissima. E proprio vicino al campanile ha vissuto per quasi tutta la sua vita.

Manerba Teresina Nata a Roncadelle il 24 aprile 1932 Consacrata nel 1964 – Deceduta l’8 dicembre 2014

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Le ricordiamo

Vezzoli Agnese Nata a Chiari il 3 luglio 1932 Consacrata nel 1954 – Deceduta il 24 febbraio 2015

Il Vangelo delle Beatitudini che è stato proclamato illumina la nostra mente e rasserena il nostro animo, mentre affidiamo alla bontà del Signore l’anima della nostra cara sorella. La morte per un cristiano segna il passaggio da questo mondo al Padre in comunione con Cristo vincitore del peccato e della morte. Per chi è vissuto alla luce della fede cercando di imitare Cristo mite ed umile di cuore, siamo fiduciosi che lo attenda, dopo l’ultima prova, Cristo stesso per introdurlo nella pace eterna. Questo pensiero ci conforta in questo momento, mentre ripensiamo alla vita della sorella Agnese, che presto ha incontrato Cristo in una famiglia permeata da timor santo di Dio e in una comunità che curava l’educazione cristiana delle fanciulle con la premura delle Figlie di S. Angela nell’Oratorio di Campagna. Nata a Chiari il 3 luglio 1932, Agnese ben presto comprese che il Vangelo è un messaggio di amore e che è bella la vita adornata di virtù. Già a sedici anni è scelta come assistente di una classe di catechismo e, sull’esempio di alcune zie Figlie di S. Angela, si apre all’impegno educativo come animatrice delle adolescenti nello stesso Oratorio. La vediamo entusiasta nel proporre il Vangelo attraverso iniziative che interpretano l’animo delle adolescenti. Nascono così il gruppo teatrale, il gruppo della musica, il gruppo missionario e di tanto in tanto, momenti di serenità con gite e pellegrinaggi.

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Le ricordiamo Anche se non ha frequentato corsi di una preparazione specifica, ha saputo interpretare il metodo educativo che unisce la proposta della verità con il coinvolgimento libero e sereno dell’adolescente. Viene alla mente in questo contesto il messaggio offerto da Papa Francesco con la Lettera apostolica “ Evangelii Gaudium” “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”. In questo clima di fede e di animazione educativa fiorisce nel cuore di Agnese la vocazione alla vita consacrata come la vede testimoniata dalle Responsabili dell’Oratorio. Conosce la figura e la Regola di S. Angela Merici, a 22 anni, il 16 giugno 1954, è ammessa alla prima consacrazione: diventa: “vera ed intatta sposa del Figliuol di Dio”. La vita ormai ha preso il suo itinerario di santificazione e di servizio nella Chiesa e nella Compagnia di S. Angela Merici. Continuerà la sua risposta a Cristo Redentore e Sposo partecipando alla vita della Parrocchia a fianco dei Sacerdoti che guidano l’Oratorio: il can. D. Giuseppe Posetti e il can. D. Vittore Antomelli, in piena adesione all’azione pastorale dei Prevosti, mons. Enrico Capretti, mons. Pietro Gazzoli, mons, Guido Ferrari, mons, Angelo Zanetti, fino agli ultimi anni della sua presenza a Chiari. Nella Compagnia di S. Angela darà il suo contributo di testimonianza propositiva, ora come consigliera, ora come responsabile di gruppo o come membro di commissione. Nel contesto dell’Anno della Vita Consacrata è bene da parte nostra rilevare la consonanza della testimonianza di Agnese con la dichiarazione di Papa Francesco: “Dove ci sono dei consacrati, là c’è la gioia”. Il dar rilievo alla gioia non intende tacere la presenza della croce in ogni itinerario di santificazione, appunto come insegna il Divino Redentore: “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso prenda ogni

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Le ricordiamo giorno la sua croce e mi segua”. E la croce segnò il cammino anche di Agnese per le inevitabili situazioni di prove, difficoltà e qualche incomprensione. Soprattutto la croce si è fatta pesante negli ultimi anni di vita, quando dovette lasciare la sua casa, la sua parrocchia e ritirarsi nella casa di riposo”Sorelle Girelli” a Marone. Ma anche durante questo periodo non è venuta meno la sua fedeltà a Cristo Sposo, la disponibilità all’animazione per quanto limitata e la partecipazione alla vita della Compagnia nelle varie ricorrenze e iniziative che si sono susseguite nel contesto del piano pastorale della Chiesa particolare e universale. La nostra celebrazione perciò vuol essere di suffragio per l’anima di Agnese, ma anche di rendimento di grazie per il bene con cui il Signore ha voluto arricchire la sua vita e per il bene che ha affidato alla testimonianza e all’azione di Agnese. La nostra preghiera esprime anche un desiderio, che cioè Agnese, purificata dalla sofferenza e dalla misericordia di Cristo Sposo, sia accolta nella compagnia dei Santi, mentre pensiamo riferita a lei l’antifona “Vieni, sposa di Cristo, ricevi la corona che il Signore ti ha preparato per l’eternità”. Il Superiore della Compagnia ª Vigilio Mario Olmi

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Le ricordiamo

Bettoni Virginia Nata a Monte Isola il 18 ottobre 1928 Consacrata nel 1952 – Deceduta il 25 febbraio 2015 Quando penso a lei, mi riaffiora l’immagine di un piccolo faro che nel silenzio fa una grande luce. Lei era una donna che possedeva la grandezza dei piccoli che fa innamorare Dio. Nella sua vita lunga e nascosta ha fatto crescere in lei le virtù della semplicità, dell’umiltà, della fedeltà a Dio, alla Chiesa, alla Congregazione e a tutte le persone che la circondavano nel servizio costante e nella preghiera. In tutte le sue riflessioni sulla Parola di Dio, sulla Regola, sulle situazioni del mondo ha sempre mostrato di possedere un’intelligenza profonda, ma sempre moderata dalle virtù della prudenza, della giustizia, della fortezza e pazienza e questo anche in tutte le numerose difficoltà della vita. E’ sempre riuscita ad inquadrare ogni vicenda umana, sua e degli altri, nella luce della fede, della misericordia, della tolleranza, della carità profonda, nella sicura speranza, che le vicende del mondo sono affidate alla provvidenza amorosa del nostro Dio. Le sue mani operose hanno servito tutti in particolare la sua Chiesa di Peschiera, nel nascondimento, ma con grande amore, rispetto e fedeltà, sempre … fino all’inizio della sua grave malattia che l’ha resa simile al nostro Signore Gesù Cristo, crocifisso sulla croce. La sua testimonianza di sofferenza tra noi è stata possibile perché i suoi familiari, in particolare Imelda e Marcello, con i loro figli, hanno voluto tenerla nella sua casa e servirla in ogni momento nell’amore e nel sacrificio di ogni giorno. Mariateresa Fenaroli Resposabile del suo gruppo

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Risultato delle elezioni della Compagnia di S. Angela di Brescia per il quinquennio 2015-2020 Sono risultate elette: Pollini Rosa

Superiora

Barboglio Stefania

Consigliera

Boninsegna Flora

»

Coglio Adelaide

»

Nodari Letizia

»

Orlandi Pasquina

»

Pagani Lucia

»

Stella Clara

»

Vezzoli Natalina

»

Alla nuova Superiora un augurio di ogni bene, alla Superiora emerita un sentimento di gratitudine e ringraziamento dettato dal cuore. Il Dio Padre e Spirito Santo accompagni il vostro cammino.

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Indice

Indice

La parola del Superiore (S. Ecc. Mons. Vigilio Mario Olmi) “Abbracciare il futuro con speranza” pag.

3

pag.

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Spiritualità Omelia del Vescovo Luciano Monari pag. Pasqua di Cristo e Pasqua della Chiesa (Rosa Pollini) pag.

9 14

Attualità Farmaci contraffatti: una minaccia per la salute (Don Franco Frassine)

pag.

18

Missioni Don Murgioni, confessore della fede (Aldo Ungari)

pag.

21

Tra noi Brescia in cammino (Clara Stella)

pag.

23

Le ricordiamo

pag.

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Alle sorelle ammalate (Enrica Lamberti)

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